29 BOVINI Large Animals Review, Anno 10, n. 2, Aprile 2004 MALATTIA DELLE MUCOSE DA BVDV TIPO 2: DESCRIZIONE DI UN FOCOLAIO IN PUGLIA NICOLA DECARO1, MICHELE CAMERO1, GABRIELLA ELIA1, VITO MARTELLA1, ANNAMARIA PRATELLI1, PIETRO GARGANO2, SEBASTIANO TINELLI3, GIOVANNI LEOGRANDE3, CANIO BUONAVOGLIA1 1 Dipartimento di Sanità e Benessere Animale - Facoltà di Medicina Veterinaria di Bari Strada per Casamassima Km 3 - 70010 Valenzano (BA) 2 Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno - Sezione di Cosenza 3 Veterinario Libero Professionista Riassunto Gli autori descrivono un focolaio di infezione acuta sostenuta da uno stipite del virus della diarrea virale bovina tipo 2 (BVDV-2) in un allevamento di bovine da latte della Puglia. Quattro vitelloni di 10 mesi di età hanno sviluppato una grave forma morbosa, caratterizzata da febbre elevata, diarrea emorragica e fenomeni emorragico-necrotici a livello della mucosa della cavità orale e nasale, e sono morti a distanza di 6-7 giorni dalla comparsa delle manifestazioni cliniche. L’isolamento virale, effettuato a partire da campioni d’organo prelevati da uno dei 4 animali morti, ha evidenziato la presenza di uno stipite BVDV citopatogeno, che è stato caratterizzato come BVDV tipo 2 in base ai risultati della tipizzazione mediante nested-PCR e dell’analisi di sequenza. Anticorpi specifici per BVDV sono stati messi in evidenza in 51 dei 55 bovini allevati: dei 4 animali sieronegativi, 2 sono stati successivamente identificati come persistentemente infetti in base ai risultati degli esami virologici effettuati sul sangue. Da questi soggetti, un vitello di 6 mesi ed una bovina di 1 anno, è stato isolato uno stipite BVDV-2 non citopatogeno, con identità nucleotidica, a livello del gene Erns, del 100% rispetto allo stipite citopatogeno isolato dal vitellone morto. Le caratteristiche cliniche ed epidemiologiche del focolaio descritto farebbero pensare ad una infezione da BVDV-2 trombocitopenico. Tuttavia, l’isolamento di uno stipite citopatogeno BVDV tipo 2, mai descritto in precedenza come responsabile di sindrome emorragica, e l’identificazione in allevamento di soggetti con infezione persistente depongono per un episodio atipico di malattia delle mucose. Summary A severe outbreak of bovine viral diarrhoea virus type 2 (BVDV-2) infection in a dairy cattle herd of Apulia (Italy) is reported. Four calves, 10 months of age, developed a severe illness with fever, haemorrhagic diarrhoea, haemorrhages and necrosis of the oro-nasal mucosa, and died within 6-7 days from the onset of the clinical signs. A BVDV cytopathogenic strain was isolated from tissue samples collected from a dead calf and was characterized as BVDV type 2 by both nested-PCR and sequence analysis. BVDV antibodies were detected in 51 out of 55 bovines: 2 (a 6-month-old calf and a 12-month-old heifer) of the 4 seronegative animals were found BVDV persistently infected by virological investigations carried out on blood samples. The BVDV-2 non cytopathogenic strain isolated from these animals showed a 100% nucleotide identity (E rns gene) to the cytopathogenic strain isolated from the dead calf. Clinical and epidemiological pattern of the outbreak might indicate an acute infection by a BVDV-2 thrombocytopenic strain. However, the isolation of a BVDV-2 cytopathogenic strain, which has never been associated to the haemorrhagic syndrome, and the detection of persistently infected animals in the same herd lead to the diagnosis of a severe outbreak of mucosal disease. 30 Malattia delle mucose da BVDV tipo 2: descrizione di un focolaio in Puglia INTRODUZIONE Il virus della diarrea virale bovina (BVDV), isolato per la prima volta nel 1946 da bovini con diarrea, febbre e leucopenia (Olafson et al., 1946; Olafson e Rickard, 1947), è associato a varie forme morbose che comprendono infezioni subcliniche, immunodepressione, forme respiratorie, forme intestinali e disturbi della sfera riproduttiva (ritorni in calore, aborti, mummificazione fetale) (Baker, 1995). BVDV appartiene alla famiglia Flaviviridae, genere Pestivirus, che comprende il virus della peste suina classica (CSFV), il virus della border disease (BDV) e due distinti genotipi di BVDV, BVDV tipo 1 e BVDV tipo 2 (Ridpath et al., 1994; Heinz et al., 2000). Si tratta di virus ad RNA monocatenario, a polarità positiva, codificante per una poliproteina, che è scissa, ad opera di proteasi cellulari e virali, in proteine strutturali (C, Erns, E1, E2) e non strutturali (Npro, NS2-3, NS4A, NS4B, NS5A, NS5B) (Thiel et al., 1996; Heinz et al., 2000). Entrambi i genotipi, BVDV 1 e BVDV 2, possono esistere in due diversi biotipi, citopatogeno (cp) e non citopatogeno (ncp). Stipiti non citopatogeni particolarmente virulenti di BVDV 2, detti trombocitopenici, sono associati ad una patologia grave, chiamata in passato sindrome emorragica (HS) e, più recentemente, diarrea virale bovina acuta grave (SA-BVD), la quale è caratterizzata da febbre elevata, trombocitopenia, diatesi emorragica, leucopenia, diarrea emorragica e morte (Rebhun et al., 1989; Corapi et al., 1990; Pellerin et al., 1994; Ridpath, 2003). In Italia, la circolazione di BVDV tipo 2 è documentata fin dal 1990 (Buonavoglia et al., 1991) ed interessa sia la popolazione ovina (Pratelli et al., 2001) che bovina (Giangaspero et al., 2001; Luzzago et al., 2001). Tuttavia, è stato descritto un solo episodio di infezione da virus trombocitopenico, in bovini vaccinati con un vaccino contaminato da uno stipite BVDV tipo 2 altamente virulento (Falcone et al., 2000). L’infezione di una bovina gravida con uno stipite BVDV ncp ha, generalmente, esiti diversi a seconda dell’epoca di gestazione. Nelle prime settimane di gravidanza si possono verificare riassorbimento embrionale, con conseguente ritorno in calore, aborto o mummificazione fetale, mentre l’infezione nell’ultimo stadio di gestazione può esitare in malformazioni fetali o nella nascita di vitelli perfettamente sani e sieropositivi (Baker, 1995). Tuttavia, ai fini epidemiologici risulta particolarmente importante l’infezione tra il terzo ed il quarto mese di gravidanza, quando il feto non ha ancora raggiunto l’immunocompetenza. In queste condizioni, il virus diffonde liberamente nei tessuti fetali e, quando il sistema immunitario raggiunge la piena maturazione, riconosce come self il virus e non produce anticorpi specifici. Di conseguenza, si assiste alla nascita di vitelli immunotolleranti nei confronti di BVDV, perché sieronegativi, e persistentemente infetti (PI). Questi soggetti rappresentano il serbatoio dell’infezione ed eliminano costantemente BVDV attraverso secreti ed escreti (Brownlie, 1990; Baker, 1995; Moenning e Liess, 1995). I vitelli PI, in particolari condizioni, possono sviluppare la malattia delle mucose (MD), una patologia sporadica ad esito letale, che si manifesta per lo più in animali di età compresa tra 6 mesi e 2 anni. La MD è caratterizzata da febbre elevata, diarrea, a volte emorragica, disturbi respiratori ed ulcerazioni estese su mucosa orale, esofagea e ga- strointestinale, con morte entro 1-2 settimane dall’esordio della sintomatologia (Baker, 1987; Moenning e Plagemann, 1992). L’insorgenza della MD in bovini PI è legata all’acquisizione della citopatogenicità da parte dello stipite ncp responsabile dell’infezione persistente. L’attitudine citopatogena è correlata all’espressione della proteina virale NS3, che rappresenta un segnale apoptotico per le cellule infette. Nel biotipo ncp questa proteina non strutturale è parte integrante del complesso NS2-3 e non esplica attività citolitica, mentre nel biotipo cp la proteina NS3, grazie a meccanismi biomolecolari alquanto complessi, è libera e determina apoptosi cellulare (Meyers e Thiel, 1996). Nella presente nota si descrive un focolaio di infezione acuta sostenuta da uno stipite BVDV-2 in un allevamento di bovine da latte della Puglia. MATERIALI E METODI Animali I casi clinici sono stati osservati in un allevamento di bovine da latte della provincia di Taranto (Puglia). All’epoca dell’insorgenza del focolaio l’effettivo comprendeva 59 bovini: 32 vacche in produzione (25 brune, 6 frisone ed 1 jersey), 9 manze (6 brune e 3 frisone), 7 vitelli di 2 mesi (4 bruni, 1 frisone, 1 jersey e 1 incrocio), 4 vitelli bruni di circa 6 mesi di età, 6 vitelloni all’ingrasso di 10 mesi (2 bruni, 2 frisoni e 2 incroci), 1 bruno di 18 mesi destinato alla fecondazione delle bovine presenti in azienda. Le diverse categorie di animali erano allevate in locali separati. In Giugno 2003, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, 4 dei 6 vitelloni all’ingrasso hanno manifestato una grave sintomatologia, caratterizzata inizialmente da febbre (39,5°C) e diarrea emorragica; l’ampolla rettale si presentava ripiena di feci miste a sangue e materiale necrotico. A distanza di 2-3 giorni dalla comparsa dei primi segni clinici, si potevano apprezzare, sulla mucosa orale, emorragie diffuse ed erosioni ricoperte da materiale fibrinoso, con prevalente localizzazione a livello delle gengive (Fig. 1), palato duro (Fig. 2), superficie interna delle guance. Successivamente le emorragie comparivano anche sulla mucosa delle cavità nasali e sul musello (Fig. 3), con presenza di scolo nasale mucoso (Fig. 4). A livello oculare si evidenziavano congiuntivite e scolo siero-mucoso. Gli animali colpiti sono stati trattati con antibiotici e soluzioni reidratanti, ma, nonostante la terapia, non hanno presentato alcun miglioramento e sono morti a distanza di 6-7 giorni dall’esordio della sintomatologia. Poco prima della morte, il veterinario aziendale ha effettuato un prelievo di sangue per la raccolta del siero da un vitellone con sintomatologia in atto, mentre, dopo la morte, dallo stesso animale sono stati prelevati campioni di polmone, fegato e milza per gli accertamenti di laboratorio. Non è invece stato possibile disporre di un campione di sangue intero per gli esami ematologici. L’indagine epidemiologica ha accertato che nell’estate del 2002 in allevamento erano state introdotte 4 bovine di razza frisona, di cui 2 erano gravide ed hanno partorito vitelli sani. Inoltre, circa un anno prima erano state acquistate 2 frisone gravide, una delle quali è stata identificata come madre di uno degli animali malati. 31 BOVINI Large Animals Review, Anno 10, n. 2, Aprile 2004 FIGURA 1 - Emorragie ed erosioni sulla mucosa gengivale. FIGURA 3 - Emorragie su musello e cavità nasali. FIGURA 2 - Emorragie sul palato duro. FIGURA 4 - Scolo nasale mucoso. Isolamento virale Frammenti di ciascun organo da esaminare sono stati omogenati in terreno minimo essenziale di Dulbecco (DMEM) (10% p/v); l’omogenato è stato centrifugato a 4.000 x g per 15 min ed il surnatante di ciascun campione, opportunamente trattato con antibiotici, è stato inoculato su monostrati di cellule di polmone embrionale bovino (PEB). Le colture cellulari sono state osservate quotidianamente al microscopio rovesciato per la evidenziazione dell’eventuale effetto citopatico; dopo 5 giorni di incubazione, monostrati infetti sviluppati su vetrini sono stati sottoposti a test di immunofluorescenza indiretta (IFI), utilizzando anticorpi monoclonali panpestivirus ed un siero anti-IgG di topo marcato con fluoresceina (Sigma-Aldrich, Milano). Caratterizzazione dello stipite pestivirus Nested-PCR Dal criolisato delle cellule infette e da ciascun organo è stato estratto l’RNA virale mediante RNeasy Total RNA kit (Qiagen GmbH, Hilden, Germania). Su ciascun estratto è stato effettuato un test RT-PCR panpestivirus, utilizzando il kit GeneAmp® RNA PCR (Applied Biosystems, Applera Italia, Monza) e la coppia di primers P1/P2, in grado di amplificare un frammento del gene della proteina strutturale Erns di 826 basi appaiate (bp) di BVDV tipo 1, BVDV tipo 2 e BDV (Sullivan e Akkina, 1995). Sono state utilizzate le seguenti condizioni termiche: trascrizione inversa (RT) a 42°C per 30 min, inattivazione della MuLV Reverse Transcriptase a 99°C per 5 min, attivazione della Amplitaq Gold DNA polymerase a 94°C per 10 min, 40 cicli di 94°C per 1 min (denaturazione), 55°C per 1 min (annealing), 72°C per 1 min (polimerizzazione), seguiti da una estensione finale a 72°C per 10 min. Un’aliquota (2 µl) della diluizione 1:500 del prodotto PCR è stata sottoposta ad un ulteriore processo di amplificazione (nested-PCR), utilizzando il primer antisenso P2 ed un set di primers senso (TS1, TS2, TS3) tipo specifici, in grado cioè di legarsi in maniera selettiva a BVDV tipo 1, BVDV tipo 2 o BDV e di produrre amplificati di ampiezza diversa a seconda del genotipo virale (Sullivan e Akkina, 1995). Le condizioni termiche erano le seguenti: 94°C per 10 min, 30 cicli di 94°C per 1 min, 50°C per 45 sec, 72°C per 45 sec, seguiti da una fase di polimerizzazione finale a 72°C per 10 min. Aliquote (8 µl) dei prodotti RT-PCR e nested sono state analizzate mediante corsa elettroforetica a 60 V per 90 min e visualizzazione al transilluminatore UV dopo colorazione con etidio bromuro. Le sequenze dei primers utilizzati e le loro specificità sono riportate nella Tabella 1. 32 Malattia delle mucose da BVDV tipo 2: descrizione di un focolaio in Puglia Tabella 1 Primers utlizzati nei test RT-PCR e nested-PCR a b Primer Sequenza (5’→ 3’) Senso Specificità Ampiezza amplificato P1 a P2 a,b AACAAACATGGTTGGTGCAACTGGT CTTACACAGACATATTTGCCTAGGTTCCA + - BVDV-1, BVDV-2, BDV 826 bp TS1 b TS2 b TS3 b TATATTATTTGGAGACAGTGAATGTAGTAGCT TGGTTAGGGAAGCAATTAGG GGGGGTCACTTGTCGGAGG + + + BDV BVDV-2 BVDV-1 566 bp 448 bp 223 bp RT-PCR nested-PCR. Analisi di sequenza Gli amplificati RT-PCR sono stati purificati su colonnine Ultrafree-DA (Amicon, Millipore, Bedford, USA) ed inviati alla Genome Express (Labo Grenoble, Francia), per il sequenziamento diretto con entrambi i primers. Le sequenze ottenute sono state assemblate utilizzando il software BIOEDIT (Hall, 1999) ed il consensus è stato confrontato con le sequenze presenti nelle banche dati (EMBL/GenBank) mediante BLAST (NCBI, www.ncbi.nih.gov). Esami sierologici I sieri del vitellone morto e degli altri bovini presenti in allevamento sono stati sottoposti al test di virusneutralizzazione (VN) per BVDV. La diluizione 1:5 di ciascun siero da testare è stata messa a contatto per 45 min a 37°C con 100 TCID50/50 µl dello stipite BVDV tipo 2 omologo isolato dall’animale morto. Le miscele siero-virus sono state inoculate in piastre microtiter a 96 pozzetti contenenti cellule di polmone embrionale bovino (PEB) e la lettura è stata effettuata dopo 5 giorni di incubazione a 37°C. Identificazione degli animali immunotolleranti e persistentemente infetti (PI) Allo scopo di identificare eventuali soggetti PI presenti in allevamento, dai 4 bovini sieronegativi per BVDV sono stati effettuati, a distanza di 30 giorni, due prelievi di sangue intero da sottoporre agli esami virologici. Da ciascun campione di sangue è stato raccolto il buffy coat mediante stratificazione su Lympholyte®-H (Cedarlane, Hornby, Ontario, Canada), seguendo le istruzioni della casa produttrice. I buffy coats così ottenuti sono stati utilizzati in prove di isolamento virale e nested-PCR per BVDV. Gli amplificati PCR sono stati sequenziati e confrontati con i dati di sequenza dello stipite BVDV-2 isolato dagli organi del vitellone morto. Diagnosi differenziale In sede di diagnosi differenziale sono state prese in considerazione alcune malattie infettive ad eziologia virale, in grado di determinare quadri clinici anche solo in parte sovrapponibili alla sintomatologia osservata. In particolare, sono stati effettuati test PCR per ovine herpesvirus-2 (OvHV-2), responsabile della febbre catarrale maligna (Baxter et al., 1993), e per le infezioni sostenute da herpesvirus bovino tipo 1 (BoHV-1) (Vilcek, 1993) e tipo 4 (BoHV-4) (Boerner et al., 1999). Inoltre, è stato effettuato un test RT-PCR per la ricerca dell’acido nucleico dei virus della bluetongue (BTV) (Katz et al., 1993). RISULTATI Gli omogenati d’organo non hanno determinato la comparsa di effetto citopatico al primo passaggio su cellule, mentre, al secondo passaggio, è stato evidenziato un effetto citopatico tipico di BVDV, caratterizzato da vacuolizzazione del citoplasma, aumento della rifrangenza e lisi cellulare. Il test IFI per pestivirus ha fornito esito positivo, evidenziando una caratteristica fluorescenza citoplasmatica (Fig. 5). Il test RT-PCR per pestivirus ha prodotto un amplificato delle dimensioni attese (826 bp) in tutti i campioni esaminati (Fig. 6A). Con la nested-PCR sono stati ottenuti amplificati di 448 bp, che hanno permesso di caratterizzare il virus isolato come BVDV tipo 2 (Fig. 6B). L’analisi di sequenza mediante BLAST ha evidenziato per lo stipite pestivirus isolato una elevata omologia con sequenze BVDV tipo 2 presenti nella GenBank. In particolare è stata dimostrata una identità nucleotidica del 99% con lo stipite BVDV-2 Parker (numero di accesso AF145971), isolato negli Stati Uniti, e del 98% con lo stipite BVDV-2 Giessen-1 (numero di accesso AF104030, Becher et al., 1999), isolato in Germania. Il test VN per BVDV ha evidenziato la presenza di anticorpi in 51/55 bovini dell’allevamento, con una sieroprevalenza pari al 93%, mentre il vitello morto, come atteso, è risultato sieronegativo. Gli esami virologici sui buffy coat dei 4 bovini sieronegativi presenti in allevamento hanno permesso di individuare due animali con infezione persistente da BVDV-2: una manza di 1 anno risultava positiva in RT-PCR e in n-PCR ed un vitello di 6 mesi positivo solo in n-PCR. Da entrambi i soggetti è stato isolato uno stipite BVDV non citopatogeno caratterizzato come BVDV-2. A distanza di 30 giorni tali risultati sono stati confermati. L’analisi di sequenza del frammento amplificato ha dimostrato una perfetta identità nucleotidica rispetto allo stipite BVDV-2 isolato dal vitellone. I test PCR per BoHV-1, BoHV-4, OvHV-2 e BTV hanno fornito esito costantemente negativo. 33 DISCUSSIONE FIGURA 5 - Test di immuonofluorescenza su PEB infette con lo stipite BVDV isolato: fluorescenza citoplasmatica. La diagnosi clinica di MD nei bovini non è particolarmente difficoltosa in quanto i sintomi, le lesioni e l’evoluzione sono tipici e, molto spesso, patognomonici. Nel focolaio descritto nella presente nota è stato difficoltoso effettuare una diagnosi clinica in quanto, in base ai sintomi e alle lesioni, si poteva anche sospettare una infezione acuta grave da BVDV-2 trombocitopenico (SABVD). La mancanza di esami ematologici (conta piastrinica, ecc.) e i risultati preliminari di biologia molecolare effettuati sugli organi dell’animale morto (stipite BVDV2) hanno reso ancora più complicata la formulazione di una diagnosi precisa. Tuttavia l’isolamento dall’animale morto di uno stipite BVDV-2 cp ha permesso di sospettare un focolaio di MD piuttosto che di SA-BVD, in quanto in tutti i focolai finora descritti è stato sempre isolato uno stipite BVDV-2 ncp (Corapi et al., 1990; Ridpath, 2003). L’individuazione nell’allevamento di 2 soggetti PI, dai quali è stato isolato uno stipite BVDV-2 ncp identico allo stipite cp isolato dall’animale morto, ha permesso di chiarire in modo definitivo che il focolaio osservato era un grave episodio di MD. BVDV-2 è stato più volte segnalato in Italia sia nei bovini (Giangaspero et al., 2001; Luzzago et al., 2001) che negli ovini (Pratelli et al., 2001). In particolare negli ovini è stato isolato in allevamenti con gravi forme di clostridiosi neonatali. Il grave episodio di MD descritto nella presente nota pone in evidenza la necessità e l’urgenza di effettuare piani di profilassi verso l’infezione da BVDV negli allevamenti bovini ed ovini prevedendo l’impiego di vaccini calibrati sulle nuove “realtà” epidemiologiche, allestiti cioè con BVDV-1 e BVDV-2. Figura 6A Parole chiave Bovino, pestivirus, malattia delle mucose. Key words Bovine, pestivirus, mucosal disease. Bibliografia 1. 2. 3. Figura 6B FIGURA 6 - PCR e nested-PCR per pestivirus. (A) PCR panpestivirus (826 bp): linea 1, marker GeneRulerTM 100bp DNA Ladder, MBI Fermentas GMBH, Germania; linea 2, controllo positivo BVDV-1; linea 3, controllo positivo BVDV-2; linee 4-6, organi del vitello morto (polmone, fegato, milza); linea 7, controllo negativo. (B) Tipizzazione mediante nested-PCR: linea 1, marker GeneRulerTM 100bp DNA Ladder, MBI Fermentas GMBH, Germania; linea 2, controllo positivo BVDV-1 (223 bp); linea 3, controllo positivo BVDV-2 (448 bp); linee 4-6, organi del vitello morto (polmone, fegato, milza); linea 7, controllo negativo. 4. 5. 6. Baker JC. Bovine viral diarrhea virus: a review. J. Am. Vet. Med. Assoc. 1987, 190: 1449-1458. Baker JC. The clinical manifestations of bovine viral diarrhea virus infection. Vet. Clin. North Am. Food Anim. Pract. 1995, 11: 425445. Baxter SIF, Pow A, Bridgen A, Reid HW. PCR detection of the sheepassociated agent of malignant catarrhal fever. Arch. Virol. 1993, 132: 145-159. Becher P, Orlich M, König M, Thiel H-J. 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