l’occhio le proprietà della luce la luce è il mezzo attraverso il quale il sistema visivo svolge la sua funzione ! la luce è una radiazione magnetica visibile ai nostri occhi e viene descritta utilizzando parametri quali lunghezza d’onda, frequenza e ampiezza d’onda. ! una radiazione ad alta frequenza possiede molta energia come ad esempio i raggi x ! una radiazione a bassa frequenza possiede meno energia come le onde radio l’occhio le proprietà della luce il nostro sistema visivo coglie solo una piccola parte dello spettro elettromagnetico compresa tra i 400 e i 700 nanometri ! un colore “caldo” come il rosso deriva da radiazioni ad onda lunga ! un colore “freddo” come il blu deriva da radiazioni ad onda corta ! la combinazione della gamma visibile emessa dal sole appare bianca ! l’occhio la struttura dell’occhio ! la pupilla permette ai raggi di raggiungere la retina, i suoi pigmenti neri assorbono luce e la sua dimensione è controllata da un muscolo chiamato iride i cui pigmenti sono il nostro “colore” degli occhi. ! pupilla e iride sono rivestiti dalla cornea. ! questa struttura è priva di vasi e viene rifornita di fluido dall’umor acqueo. la parte “bianca” dell’occhio è la sclera alla quale sono collegati tre muscoli extraoculari che permettono lo spostamento dell’occhio. l’occhio la struttura dell’occhio la retina è ricca di vasi sanguigni che si originano dal disco ottico una regione completamente priva di recettori e perciò “cieca”. ! al centro della retina troviamo una regione più scura chiamata macula mentre il centro esatto della retina è la fovea. ! la parte di retina che va dalla fovea al naso è detta nasale mentre la parte di retina opposta è detta temporale l’occhio la struttura dell’occhio andiamo ad analizzare l’occhio più da vicino: ! sezionando l’occhio troviamo il cristallino. localizzato dietro l’iride è controllato da due muscoli ciliari. ! gli aggiustamenti del cristallino ci permettono di “mettere a fuoco”. ! lo spazio tra cristallino e retina è riempito dall’umor vitreo, una sostanza più densa dell’umor acqueo. l’occhio la formazione dell’immagine nell’occhio quando la luce colpisce l’occhio i suoi raggi vengono deviati attraverso la rifrazione convergendo verso la parte posteriore dell’occhio ! il punto in cui i raggi deviati convergono è detto distanza focale e questa distanza dipende dalla cornea; più stretta è la curvatura minore è la distanza focale. ! il reciproco in metri della distanza focale è la diottria l’occhio la formazione dell’immagine nell’occhio il cristallino contribuisce alla rifrazione della luce. il suo elevato potere di messa a fuoco, specie con gli oggetti posti vicino all’occhio avviene modificando la sua forma attraverso un processo chiamato accomodamento. quando la luce colpisce l’occhio i suoi raggi vengono deviati attraverso la rifrazione convergendo verso la parte posteriore dell’occhio l’occhio la formazione dell’immagine nell’occhio anche la pupilla cambia in relazione alla luce. quando passiamo da un ambiente scuro ad uno più illuminato le pupille si restringono. ! questo riflesso pupillare alla luce è dato dal collegamento tra retina e neuroni del tronco. si tratta di un riflesso consensuale; stimolando un solo occhio anche l’altro reagisce l’occhio la formazione dell’immagine nell’occhio quanto spazio visivo catturano i nostri occhi? possiamo rispondere a questa domanda analizzando il campo visivo. ! se fissiamo un oggetto davanti ai nostri occhi e mentre li teniamo fissi spostiamo questo oggetto in diverse direzioni, ci accorgiamo che a un certo punto l’oggetto esce dal campo visivo. l’occhio la formazione dell’immagine nell’occhio la capacità dell’occhio nel distinguere due punti vicini è detta acuità ed è determinata dalla spaziatura tra i recettori della retina e dalla precisione della rifrazione ! le distanze sulla retina vengono descritte in termini di angolo visivo l’occhio ! ! nella tabella di Snellen i caratteri vengono distinti uno dall’altro in base ai diversi angoli visivi. ! la nostra vista è 20/20 se si riconoscono lettere che sottendono un angolo di 0,083° l’occhio anatomia microscopica della retina il sistema base per l’elaborazione dell’immagine retinica prevede fotorecettori, cellule bipolari e gangliari. ! ! inoltre le cellule orizzontali ricevono i segnali dai fotorecettori e comunicano con le cellule bipolari mentre le cellule amacrine ricevono i segnali dalle cellule bipolari e comunicano con le gangliari ! IMPORTANTE! ✓SOLO i fotorecettori sono fotosensibili ✓SOLO le cellule gangliari lasciano la retina l’occhio anatomia microscopica della retina la retina ha un’organizzazione laminare e le sue cellule sono organizzate in strati. ! i diversi strati sono denominati in questo modo: ! 1.strato di cellule gangliari (contiene le gangliari) ! 2.strato plessiforme interno (contiene le sinapsi tra bipolari, amacrine e gangliari) ! 3.strato nucleare interno (contiene i corpi cellulari di bipolari, amacrine e orizzontali) l’occhio 4.strato plessiforme esterno (contiene le sinapsi tra bipolari, orizzontali e fotorecettori) 5.strato nucleare esterno (contiene i corpi cellulari dei fotorecettori) 6.strato dei segmenti esterni l’occhio anatomia microscopica della retina milioni di fotorecettori si occupano di tradurre la luce in segnale nervoso ! ogni fotorecettore può essere diviso in quattro settori: un segmento esterno, uno interno, un corpo cellulare e una terminazione sinaptica. ! a livello del segmento esterno sono presenti molti dischi membranosi ! i bastoncelli hanno un segmento esterno grande e ricco di dischi mentre i coni hanno un segmento esterno breve e povero di dischi l’occhio anatomia microscopica della retina in condizioni di visione scotopica (bassa luminosità) solo i bastoncelli contribuiscono alla visione in quanto ricchi di fotopigmenti ! al contrario in condizioni di visione fotopica (alta luminosità) i coni svolgono un ruolo determinante ! i bastoncelli possiedono un solo fotopigmento mentre i coni esistono in tre varianti ognuna con un proprio fotopigmento ! l’occhio anatomia microscopica della retina la struttura della retina varia tra fovea e periferia; ! la retina nelle porzioni periferiche presenta bastoncelli sensibili a basse luminosità e quindi questa porzione di retina è più sensibile alla luce ! ogni cellula gangliare riceve input da diversi fotorecettori ! l’occhio anatomia microscopica della retina la visione diurna richiede l’intervento dei coni e un basso rapporto tra fotorecettori e cellule gangliari in quanto l’immagine dev’essere dettagliata ! la zona della retina in cui la visione è maggiormente dettagliata è la fovea ! IMPORTANTE: in corrispondenza della fovea la retina si “infossa” permettendo alla luce di colpire i fotorecettori senza attraversare gli altri strati cellulari ! nella fovea NON ci sono bastoncelli ma SOLO coni l’occhio la fototrasduzione per capire come avviene la conversione da luce a potenziali d’azione seguiremo come esempio i bastoncelli che sono molto più numerosi dei coni nella nostra retina ! la fototrasduzione ricorda molto da vicino quanto succede in una comune trasmissione sinaptica ! la stimolazione luminosa attiva la proteina G la quale attiva un enzima che va a modificare la concentrazione citoplasmatica del secondo messaggero. ! tutto questo porta alla chiusura dei canali ionici con conseguente modifica del potenziale di membrana ! l’occhio la fototrasduzione al buio il potenziale a riposo del segmento esterno dei bastoncelli è -30mV (nelle cellule nervose normalmente a -65mV) per via del continuo ingresso di Na in appositi canali ! questo movimento di Na è detto corrente al buio ! un particolare secondo messaggero chiamato GMPciclico (guanosinmonofosfato ciclico) viene continuamente prodotto dai fotorecettori e stimola l’apertura dei canali Na ! capitoli 8-9-10-11-12-13-14-18-20-21-24 l’occhio la fototrasduzione in condizioni di buona luminosità, la luce riduce il GMPc provocando la chiusura dei canali Na, il potenziale si abbassa ulteriormente con conseguente iperpolarizzazione dei bastoncelli alla luce ! l’occhio la fototrasduzione l’iperpolarizzazione è determinata dall’assorbimento della luce da parte di un fotopigmento dei bastoncelli chiamato rodopsina. ! la rodopsina è una proteina di membrana composta da una parte proteica (l’opsina) e da un agonista chimico (il retinale) ! l’assorbimento della luce modifica la conformazione del retinale che a sua volta attiva l’opsina. questo processo è detto “sbiancamento” l’occhio la fototrasduzione lo sbiancamento stimola una proteina G chiamata transducina ad attivare l’enzima fosfodiesterasi (PDE) il quale riduce la concentrazione di GMPc e la conseguente chiusura dei canali per Na dei bastoncelli ! l’occhio la fototrasduzione ma cosa succede nei coni? nei coni la fototrasduzione è simile a quella appena descritta con una sola grande differenza data dal diverso tipo di opsina presente nei dischi del segmento esterno. ! troviamo infatti tre opsine con sensibilità sprettrali diverse: coni “blu” coni “verdi” e coni “rossi” ! l’occhio la fototrasduzione questi tre coni sono alla base della percezione del colore. in ogni punto della retina esiste un gruppo di tre tipi di coni (teoria tricromatica) per cui in base alla risposta di questi tre coni percepiamo i diversi colori. ! oggi sappiamo che almeno in parte anche i bastoncelli partecipano alla rilevazione del colore, infatti siamo in grado di distinguere il colore anche in condizioni di bassa luminosità. ! l’occhio la fototrasduzione sappiamo bene che passare dalla luce al buio non è rapido. occorrono diversi minuti per un buon adattamento al buio. ! per adattarsi al buio è necessario dilatare le pupille, rigenerare rodopsina oltre ad un generale riassestamento retinico. ! passare dal buio alla luce (specie se intensa) richiede molto meno tempo. per un buon adattamento alla luce seguiamo un percorso opposto rispetto a quello appena descritto. ! l’occhio l’elaborazione retinica ! la verità è che lo stimolo preferito di un fotorecettore è il buio, quindi in condizioni di buio i fotorecettori liberano il loro neurotrasmettitore; il glutammato. ! ricordiamo che nello strato plessiforme esterno le cellule bipolari e orizzontali entrano in sinapsi con tutti i fotorecettori quindi in questo strato l’input visivo viene raccolto e smistato verso le cellule gangliari ! Membrane potential (mV) Light flash Least intense flash response −40 −45 −50 −55 −60 Most intense flash response −65 0 100 200 300 Time (ms) 400 500 600 Figure 10.5 gle cone sti (the cone h which acco of the respo to a brief fla highest ligh rates (at abo response is tors; interes tors depola and Baylor, nella retina i fotorecettori NON presentano dei veri e propri PdA. la much of the processing within the retina is mediated by graded potentials, luce produce dei cambiamenti nel potenziale membrana e questo largely because action potentials are not di required to transmit information influisce sulla nt liberato over the quantità relativelydishort distances involved. Perhaps even more surprising is that shining light on a photoreceptor, either a rod or a cone, leads to membrane hyperpolarization rather than depolarization (Figure 10.5). In the dark, the receptor is in a depolarized state, Dark e Rod Light Rod outer segment Ca 2+ Na e - r r s Rod outer segment Na+ Ca2+ Na+ cGMP cGMP cGMP cGMP Inside s - + Outside 0 − 0 + Rod inner segment − + Rod inner segment la visione si basa su un continuo aggiustamento tra le condizioni di luminosità e la quantità di ntinliberato the photopigment rods and cones that contributes to the functional specialization of these two receptor types. Most of what is known about the ! molecular events of phototransduction hasconcentrazione been gleaned from la liberazione di nt dipende dalla di experiments Ca. in rods, in which the photopigment is rhodopsin (Figure 10.7A). When the ! retinal moiety in the rhodopsin molecule absorbs a photon, its configuration al buio numero di canali aperti retinal; per il Ca alto mentre si abbassa changes fromilthe 11-cis isomer to all-trans thisèchange then triggers a di in alta seriescondizioni of alterations theluminosità protein component of the molecule (Figure 10.7B). The changes lead, in turn, to the activation of an intracellular messenger called transducin, which activates a phosphodiesterase that hydrolyzes drasticamente in sodium channels in the outer segment membrane. (A) (B) Outer segment membrane C 3 PDE hydrolyzes cGMP, reducing its concentration Opsin GMP GMP GMP 1 Light stimulation of rhodopsin leads to activation of a G-protein, transducin 2 Activated G-protein activates cGMP phosphodiesterase (PDE) Light α 11-cis retinal GTP Transducin βγ GDP Na+ Na+ Closed Na+ channel Disk Rhodopsin N cGMP cGMP cGMP Open Na+ channel GTP 4 This leads to closure of Na+ channels Disk membrane α PDE Inside of cell Outside of cell stimolazione luminosa - attivazione proteina G (transducina) attivazione fosfodiesterasi (PDE) - riduzione della concentrazione di GMPc - chiusura canali Na. rves10 5/14/04 10:45 AM Page 242 242 Chapter Ten −6 −4 −2 Starlight Luminance (log cd/m−2) 2 0 Moonlight 4 Indoor lighting 6 8 Sunlight Luminance of white paper in: Good color vision Best acuity No color vision Poor acuity Visual function Scotopic Absolute threshold Mesopic Cone threshold Figure 10.9 The range of luminance values over which the visual system operates. At the lowest levels of illumination, only rods are activated. Cones begin to contribute to perception at about the level of starlight and are the only receptors that function under relatively bright conditions. Photopic Rod saturation begins 50% bleach Best acuity Indirect ophthalmoscope Damage possible elderly individuals suffering from macular degeneration (Box C). People who have lost cone function are legally blind, whereas those who have lost rod function only experience difficulty seeing at low levels of illumination (night blindness; see Box B). Differences in the transduction mechanisms utilized by the two receptor types is a major factor in the ability of rods and cones to respond to different ranges of light intensity. For example, rods produce a reliable response to a single photon of light, whereas more than 100 photons are required to produce a comparable response in a cone. It is not, however, that cones fail to effectively capture photons. Rather, the change in current produced by single l’occhio l’elaborazione retinica comunemente classifichiamo le cellule bipolari in OFF e ON. ! bipolari off si depolarizzanno in risposta al glutammato ! bipolari on si iperpolarizzano in risposta al glutammato bipolari off: depolarizzazione se la luce si spegne bipolari on: depolarizzazione se la luce si accende l’occhio l’elaborazione retinica ! ogni bipolare riceve afferenze da un numero variabile di fotorecettori oltre ad essere connessa con le cellule orizzontali ! questa rete di connessioni determina il campo recettivo della cellula per campo recettivo si intende quell’area della retina che stimolata dalla luce produce una modificazione del potenziale di membrana. il campo recettivo di una bipolare si divide in due: un’area circolare che riceve afferenze direttamente dai fotorecettori chiamata centro del campo recettivo mentre la parte adiacente che riceve afferenze dalle cellule orizzontali è detta periferia del campo recettivo. ! l’occhio l’elaborazione retinica la risposta di una bipolare alla luce verso il suo centro è opposta alla risposta alla luce diretta verso la sua periferia. ! se la luce al centro depolarizza la cellula (centro ON) la luce diretta alla periferia la iperpolarizza (risposta OFF). per questo si parla di campi recettivi centro-periferia antagonisti. ! l’occhio le efferenze retiniche la retina invia al cervello segnali che provengono unicamente dalle cellule gangliari e la maggior parte di queste cellule possiede un campo recettivo centro-periferia come quello appena descritto. ! avremo quindi gangliari centroON e centroOFF in cui la risposta al centro è contrastata dalla risposta alla periferia ! of ganglion cells, “on”-center and “off”-center (Figure 10.14). Turning on a spot of light in the receptive field center of an on-center ganglion cell produces a burst of action potentials. The same stimulus applied to the receptive field center of an off-center ganglion cell reduces the rate of (B) (A) (C) Dark spot in center Light spot in center changes. (A) Effects of light spot in the receptive field center. (B) Effects of dark spot in the receptive field center. (C) Effects of light spot in the center followed by the addition of light in the surround. Center plus surround Center only t3 t2 t2 t2 t1 t1 t1 t0 t0 t0 ++ +++ ++ + + +++ ++ On-center ganglion cell +++++ ++++++++ +++++++++ ++++ ++++ +++ +++ +++ +++ +++ +++ ++++ ++++ + + + + + + + ++ ++++++ +++ Off-center ganglion cell t0 t1 t2 Time t0 t1 t2 Time t0 t1 t2 t3 Time gangliari centro ON e OFF sono presenti in numero pressoché uguale. la parziale sovrapposizione dei campi recettivi comporta che ciascun punto sulla retina venga analizzato da diverse cellule gangliari on e off ! le informazioni sull’aumento/riduzione della luce vengono portate separatamente al cervello dalle gangliari on e off ! in questo modo ogni piccola variazione nell’intensità luminosa viene comunicata al cervello. Se questa informazione arrivasse lungo una sola via sarebbe meno efficace in quanto un aumento (più luce) rispetto al livello basso di frequenza di scarica verrebbe colto molto prontamente mentre una riduzione (meno luce) verrebbe colta più lentamente. dark spot in the center of the ganglion cell receptive field. intracellular cascade that closes cGMP-gated Na channels, reducing inward (A) (B) Surround Center (C) Light spot in center Surround Dark spot in center t2 t2 t1 t1 t0 Center cone Glutamate mGluR6 – AMPA kainate + t0 Center cone Center cone la depolarizzazione graduale delle cellule bipolari aumenta il rilascio di glutammato e provoca la depolarizzazione delle gangliari associate attraverso i recettori Cainato e NMDA t0 t1 t0 t1 t2 t2 ! Time Time Off-center la differenzaOff-center tracellle bipolariOn-center on cell e off è data dai diversi bipolar bipolar bipolar cell recettori per il glutammato presenti sulla loro membrana: On-center bipolar cell On-center bipolar cell Off-center bipolar cell Glutamate AMPA, kainate, NMDA ! + t1 t2 t1 t2 t1 t2 t1 t2 t2 t1 t2 t1 t2 t1 t2 ON - mGluR6 (iperpolarizzazione) Off-center On-center Off-center On-center ganglion cell ganglion cell ganglion cell ganglion cell OFF - AMPA e Cainato (depolarizzazione) + ! On-center ganglion cell Off-center ganglion cell t1 dark spot in the center of the ganglion cell receptive field. (A) (B) Surround Center (C) Light spot in center Surround t2 sinapsi tra fotorecettori e bipolariOFF sono chiamate signconservative in quanto la modificazione del potenziale della membrana viene mantenuto ! Glutamate AMPA, kainate, NMDA On-center ganglion cell t2 t1 t1 t0 t0 Center cone Center cone Center cone Glutamate sinapsi tra fotorecettori e AMPA mGluR6 kainate – + bipolariON sono chiamate signinverting in quanto la modificazioneOn-center del potenziale dellaOff-center bipolar cell bipolar cell membrana è opposta ! ! ! ! ! ! Dark spot in center t0 t1 Time t2 t0 t1 Time t2 On-center bipolar cell Off-center bipolar cell On-center bipolar cell Off-center bipolar cell t1 t1 t1 t1 + + t2 t2 t2 t2 On-center ganglion cell Off-center ganglion cell On-center ganglion cell Off-center ganglion cell t1 t1 t1 t1 Off-center ganglion cell t2 t2 t2 t2 l’occhio le efferenze retiniche le gangliari rispondano a differenze di luminosità all’interno del loro campo recettivo ! prendiamo una cellula centroOFF; in caso di luminosità uniforme centro e periferia si annullano a vicenda (a) ! quando l’ombra entra nel campo periferico la cellula si iperpolarizza (b) ! al contrario quando l’ombra entra nel centro del campo la cellula si depolarizza (c) ! infine quando l’ombra è uniforme centro e periferia tornano ad annullarsi (d) ! l’occhio le efferenze retiniche quando consideriamo l’output di tutte le cellule centroOFF ognuna di esse avrà uno dei quattro possibili output appena elencati ! in questo modo possiamo concludere che questa organizzazione centroperiferia dei campi recettivi amplifica il contrasto tra i bordi. infatti il nostro sistema visivo è tarato più sulla detezione di variazioni locali piuttosto che sulla grandezza assoluta della luce ! receptive field of an on-center cell toward its periphery, the response of the cell to the spot of light decreases (Figure 10.16). When the spot falls completely outside the center (that is, in the surround), the response of the cell falls below its resting level; the cell is effectively inhibited until the distance from the center is so great that the spot no longer falls on the receptive field at all, in which case the cell returns to its resting level of firing. Off-center la stessa cosa riguarda una gangliare centro ON Light ++ +++ ++ ++ +++ ++ ++ +++ ++ + + +++ ++ ++ +++ ++ + + +++ ++ ++ +++ ++ + + +++ ++ ++ +++ ++ + + +++ ++ Response rate (impulses/s) 100 80 60 40 20 Spontaneous level of activity 0 1 2 3 4 Distance (degrees) from center of receptive field 5 Figure 10.16 Rat on-center ganglion as a function of the from the receptive the x axis correspo distance of 5°, the receptive field. Dark A ++ +++ ++ + + +++ ++ Light Edge B C ++ +++ ++ + + +++ ++ D ++ +++ ++ + + +++ ++ ++ +++ ++ + + +++ ++ On-center ganglion cells E ++ +++ ++ + + +++ ++ D Response rate a hypothetganglion A–E) are k edge. most that lie E C A Spontaneous level of activity B Position cells exhibit a similar surround antagonism. Stimulation of the surround by l’occhio le efferenze retiniche un esempio può chiarire quanto detto: fissate la figura e rispondete se i due quadrati grigi al centro sono dello stesso grigio la maggior parte di noi vede il grigio a sinistra come più scuro di quello a destra nonostante siano perfettamente identici l’occhio vi sembrano ancora diversi? ce - h s ve en xt to s h . ir d. s (B) (C) ce - h s ve en xt to s h . ir d. s (B) (C) l’occhio i tipi di cellule gangliari oltre alla distinzione centroON e OFF è possibile distinguere le gangliari anche in base alla loro morfologia, fisiologia ed alle loro proprietà elettrofisiologiche. ! le gangliari di grandi dimensioni sono dette di tipo M (circa il 5% delle cellule gangliari) mentre quelle piccole sono dette di tipo P (circa il 90%). il restante 5% di cellule sono classificate come nonM-nonP. l’occhio i tipi di cellule gangliari le cellule M hanno campi recettivi più ampi e sono più sensibili a stimoli con basso contrasto e inoltre rispondono ad uno stimolo al centro del campo con una risposta transiente mentre le P rispondono con una scarica continua. ! per tali ragioni si pensa che le M siano importanti per la detezione del movimento mentre le P per l’analisi di dettagli fini l’occhio le cellule P sono sensibili a differenze nella lunghezza d’onda della luce, per questo vengono dette anche cellule opponenti ai colori. ! come funzionano queste cellule? consideriamo una cellula P con centro ON per il rosso e periferia OFF per il verde. la luce rossa verso il centro depolarizza la cellula mentre la luce verde diretta alla periferia annulla la risposta del centro alla luce rossa queste cellule vengono dette R+V- l’occhio i tipi di cellule gangliari ! l’opponenza tra blu e giallo (a carico delle cellule nonM-nonP) funziona allo stesso modo: prendiamo una cellula centroON per il blu e periferiaOFF per il giallo. ! una luce blu al centro attiva i coni blu mentre una luce gialla in periferia attiva sia quelli verdi che quelli rossi. ng, Helmholtz, Maxwell, , and Mach, to name only a omas Young first proposed must have three different rticles”—i.e., the three cone ental problem has been h the relative activities of pes can more or less explain ceived in color-matching performed in the laboratory, n of color is strongly influtext. For example, a patch exact same spectrum of to the eye can appear quite ending on its surround, a called color contrast (Figure , test patches returning difa to the eye can appear to be r, an effect called color cone B). Although these phee well known in the niney, they were not accorded a in color vision theory until s work in the 1950s. In his demonstration, Land (who achievements founded the pany and became a billionollage of colored papers that erred to as “the Land Monuse of their similarity to the Dutch artist Piet Mondrian. lemetric photometer and ble illuminators generating , and long wavelength light, d that two patches that in modern debate about how color percepts are generated that now spans several decades. For Land, the answer lay in a series of ratiometric equations that could integrate the spectral returns of different regions over the entire scene. It was rec- LAND, E. (1986) Recent advances in Retinex theory. Vis. Res. 26: 7–21. PURVES, D. AND R. B. LOTTO (2003) Why We See What We Do: An Empirical Theory of Vision, Chapters 5 and 6. Sunderland MA: Sinauer Associates, pp. 89–138. (A) (B) The genesis of contrast and constancy effects by exactly the same context. The two panels demonstrate the effects on apparent color when two similarly reflective target surfaces (A) or two differently reflective target surfaces (B) are presented in the same context in which all the information provided is consistent with illumination that differs only in intensity. The appearances of the relevant target surfaces in a neutral context are shown in the insets below. (From Purves and Lotto, 2003) l’occhio i tipi di cellule gangliari le cellule M non sono opponenti al colore in quanto ricevono input da tutti i diversi tipi di coni per cui la percezione del colore è data dall’attività relativa delle cellule gangliari che ricevono input da tutti e tre i tipi di coni. ! fissate per circa 1 minuto la croce al centro del quadrato rosso ! poi passate a quello bianco vicino l’occhio i tipi di cellule gangliari l’affaticamento dei coni rossi ci fa vedere come verde il quadrato bianco l’occhio i tipi di cellule gangliari la stessa cosa accade fissando il quadrato blu e passando poi a quello bianco. ! l’affaticamento dei coni blu ci farà percepire il quadrato bianco come se fosse giallo