Apnea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . G. Ghersina L’apnea
Cos’è?
Il termine deriva dal al greco “άπνοια”, senza respiro. Letteralmente questa parola non include nessun riferimento “acquatico” ma, nel linguaggio corrente, è usata per riferirsi a una specialità sportiva: l’immersione in acqua senza l’aiuto di respiratori. Le origini di questa disciplina si perdono nella notte dei tempi fra leggende, dati storici e cronaca, attualmente è uno sportben codificato, con specialità ben definite, record registrati, atleti di altissimo livello, campionati mondiali e, naturalmente, migliaia di appassionati che la praticano per divertimento.
La sicurezza nell’apnea
L’apnea è una disciplina che richiede grande impegno individuale, ma non per questo deve essere praticata da soli. Il sistema di coppia costituisce la prima regola della sicurezza in acqua, per l’apnea come per tutte le discipline acquatiche questa regola è un imperativo. La sicurezza dipende anche dallo stato mentale, dallo stato fisico dell’atleta e da tutti i fattori esterni o interni che possono contribuire alla salute psicofisica individuale. Infine per chi si vuole cimentare seriamente in questo sport esistono numerosi corsi tenuti da specialisti del settore che possono insegnare a gestire il “non respirare” in maniera corretta. I rischi dell’apnea Come si è detto in precedenza l’apnea è una disciplina molto antica, tuttavia, molte persone non ne conoscono i rischi e si cimentano in pericolose prove “fai da te” basandosi su credenze e miti che risultano essere sbagliati e soprattutto pericolosi. Alcuni di essi sono di seguito riportati e analizzati, altri invece non sono trattati perché avvengono in situazioni, come le apnee profonde oltre i 20 m, che sono meno comuni nei “profani” o chi comunque pratica questa disciplina in maniera non sportiva. •
Iperventilazione. Circa 40 anni fa alcuni precursori del profondismo italiano avevano messo a punto una tecnica di ventilazione che sembrava Apnea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . G. Ghersina potesse permettere all’uomo di rimanere in apnea più a lungo. Questa tecnica fu definita iperventilazione. Essa consiste in una tecnica di ventilazione forzata e veloce di espirazione e inspirazione che porta, a livello fisiologico, a una riduzione della riduzione parziale della anidride carbonica (CO2); dopo l’iperventilazione il nostro sangue non è, come si è portati a credere, più ricco di ossigeno ma soltanto più povero di CO2. Il motivo per cui è molto pericoloso iperventilare è legato al fatto che nella respirazione e lo stimolo a respirare è mediato da particolari chemiocettori che percepiscono la quantità di anidride carbonica nel sangue e, quando essa sale oltre un certo livello, iniziamo a farci sentire la necessità di respirare. Sono un campanello di allarme che ci dice “c’è troppa anidride carbonica devi respirare aria fresca”. Iperventilando prima dell’apnea ci immergiamo con poca anidride carbonica nel sangue ma la quantità di ossigeno è la stessa in quanto respiriamo aria che ha sempre la stessa percentuale di ossigeno ovvero 21%. Mentre siamo in apnea iniziamo a consumare ossigeno e a produrre CO2 in virtù dei normali processi metabolici della respirazione cellulare che consumano ossigeno e producono anidride carbonica. In questo caso però essendoci poca CO2, anche se dovessimo finire tutto l’ossigeno che abbiamo immagazzinato, la quantità di anidride carbonica prodotta sarebbe troppo bassa per attivare i nostri chemiocettori, per loro va tutto bene e quindi non sentiamo alcun malessere o fame d’aria prima di andare in sincope! Per usare una metafora è come avere una macchina che fa 100 km con 10l di benzia e sperare di fare più strada togliendo la spia che ci avvisa di essere in riserva, l’unico risultato è di rimanere a piedi all’improvviso senza alcuna spia che ci avvisi di fare benzina! MAI IPERVENTILARE PRIMA DELL’APNEA! •
Fase critica dell’uscita. La fase più critica e delicata di un apnea “tirata” è l’uscita. Proprio il modo corretto in cui si fa il primo respiro all’uscita può decidere il successo dell’emersione e quindi del non sopravvenire della sincope. Uno degli errori più frequenti che si fanno in apnea è quello di espirare forzatamente! Questo provoca un abbassamento repentino della pressione parziale dell O2 nel sangue con rischio di sincope o Apnea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . G. Ghersina presincope. La presincope è definita anche “effetto samba”. Si intende una condizione in cui non c’è perdita di coscienza ma neanche vigilanza. L’individuo non sa quel che fa si muove in modo disordinato e convulso (da qui la “samba”). La procedura corretta è ESPIRARE DOLCEMENTE l’aria dalla bocca senza svuotare dolcemente l’aria dalla bocca SENZA SVUOTARE I POLMONI e PRENDERE SUBITO ARIA CON UNA BOCCATA DECISA per ricaricarli immediatamente di ossigeno. SI
NO
ü SEMPRE IN COPPIA
ü STATO PSICOFISICO
OTTIMALE
ü ALL’USCITA BREVE
ESPIRAZIONE CHE NON
SVUOTI I POLMONI
SEGUITA DA UNA
PROFONDA
INSPIRAZIONE
ü IPERVENTILAZIONE
ü ESPIRAZIONE FORZATA
ALL’USCITA
DALL’ACQUA