MUSEOLOGIA e ARCHEOLOGIA
Anno Accademico 2010/2011
Docente Patrizia Gioia
[email protected]
VISITA 4:
• L’AREA ARCHEOLOGICA DEL
PORTICO D’OTTAVIA E DEL
TEATRO DI MARCELLO
Giovedì 26 maggio ore 15
Via del Portico d’Ottavia 29
IL PORTICO D’OTTAVIA
Il portico d'Ottavia, con il quale il
quartiere odierno del “Ghetto”
viene praticamente identificato,
risale al II secolo a. C.; fu poi
completamente riadattato da
Augusto e dedicato alla sua amata
sorella Ottavia.
E’ un complesso monumentale,
edificato nella zona del Circo
Flaminio.
Va immaginato come un vero e proprio centro culturale dell'antica città.
"Fu fabbricato da Ottaviano Augusto un magnifico Portico in onore d'Ottavia sua
Sorella, il quale consisteva in lunghe gallerie sostenute da doppie colonne, con cui
cinse il suddetto Tempio di Giunone Regina, e quello d'Apollo.
Gli avanzi, che ora ci restano di questo portico, sono quelli, che formavano il suo
ingresso principale, il quale, come anche ora si riconosce, aveva due facciate
consimili, una dalla parte di fuori, e l'altra al di dentro, ciascuna ornata di quattro
colonne, e di due pilastri Corintj, che sostenevano un cornicione, che girava
all'intorno, e che, come apparisce anche al presente, terminava con un frontone.
Questa fabbrica essendosi incendiata, fu ristaurata dagli Imperadori Settimio
Severo, e Caracalla.“
Per quanto si deduce daquanto dice Vellejo Patercolo, sembra che questi due
templi coi loro portici peristili, siano stati edificati da Metello Macedonio. Davanti
ai due templi si ergevano le statue equestri che Metello trasportò dalla
Macedonia.
E' l'unico conservato dei grandi portici che limitavano, sul lato settentrionale, la
piazza del Circo Flaminio, insieme al Portico di Ottavio e al Portico di Filippo. Esso
fu preceduto sullo stesso luogo da un edificio più antico, il Porticus Metelli, portico
di Metello, iniziato da Q. Cecilio Metello Macedonico nel 146, dopo la sua vittoria
e il trionfo sullo pseudo-Andrisco, inaugurato probabilmente nel 131 a.c.
LA STORIA
Nel 179 a.c. il censore Marco Emilio Lepido dedicò il tempio di Giunone Regina,
probabilmente un tempio di tipo italico, su alto podio, la cui statua della Dea,
come riferisce Plinio, era opera dello scultore Timarchide.
Nel 143 a.c. Quinto Cecilio Metello Macedonico, dopo aver celebrato un trionfo
nel 146 a.c. sulla Macedonia, fece erigere un tempio dedicato a Giove Statore, il
primo in Roma integralmente in marmo, su progetto dell'architetto greco
Ermodoro di Salamina. Il tempio venne dedicato entro il 131 a.c., anno in cui
Metello rivestiva la carica di censore. Il tempio viene descritto da Vitruvio come un
vero periptero di tipo greco, il primo edificio sacro costruito interamente in
marmo a Roma. Alla costruzione sono legati i nomi di Sauro e Batraco,
probabilmente gli scultori incaricati della sua decorazione, che avrebbero lasciato
come firma la rappresentazione di una lucertola (saurus) e di una rana
(batrachus).
Contemporaneamente venne probabilmente ricostruito anche il precedente
tempio di Giunone Regina e i due edifici vennero inseriti nel "portico di Metello"
(porticus Metelli), un recinto con portici sui quattro lati (quelli laterali a due
navate), ornato da opere d'arte greche. Anche statue delle due divinità furono
affidate a scultori greci, Polycles e Dionysios.
Tra queste era celebre la turma Alexandri, ossia le 24 statue equestri dei compagni
di Alessandro Magno morti nella battaglia del Granico, opera di Lisippo, che
Metello aveva asportato come bottino di guerra da Dion, in Macedonia. Vi era
inoltre esposta la statua in bronzo di Cornelia, madre dei Gracchi, celebre per
essere stata la prima statua femminile esposta in pubblico a Roma.
Le statue di culto dei due templi furono eseguite dagli scultori Dioniso e Policle,
figli di Timarchide (la testa della statua di Giunone è forse riconoscibile nella
cosiddetta "Giunone Albani" dei Musei Capitolini).
Il rifacimento di età augustea ebbe inizio nel 33 a.c.,
dedicato alla sorella dell'imperatore, Ottavia Turina
minore, moglie di Gaio Claudio Marcello e di Marco
Antonio, una dimostrazione pubblica di affetto e di stima.
Descritta da Plutarco come un “tesoro di donna”, nonchè
“bella, austera e intelligente", Ottavia di certo fu molto
amata dal fratello, che del resto amava le donne severe ma
intelligenti, come del resto era sua moglie Livia.
La pianta severiana mostra, posteriormente ai templi, un
edificio absidato: è questa la Curia Octaviae allora inserita,
insieme alla biblioteca omonima, nel complesso, che
dovette essere ampliato verso nord raggiungendo così le
dimensioni attuali.
Infatti nel corso del tempo erano sorti qui vari templi
importanti, tutti costruiti dagli imperatori vittoriosi per
sciogliere i voti fatti o per ringraziare gli Dei, ma pure per
ingraziarsi il popolo. Il Circo Flaminio, da cui partivano
appunto i cortei trionfali, era già sede di diversi templi,
edificati dai trionfatori, ma fu probabilmente il primo
complesso monumentale di templi racchiusi da lussuosi
portici.
Nell'80 il complesso subì danni in seguito ad un incendio e venne probabilmente
restaurato da Domiziano. Nel 203 il portico e probabilmente anche i templi,
vennero ricostruiti, probabilmente con la stessa pianta, e nuovamente dedicati da
Settimio Severo e Caracalla, il Porticus Severi, dopo le distruzioni dovute
all'incendio del 191 d.c..
Nel 442 subì un terremoto, per cui due delle colonne del propileo di ingresso
vennero sostituite dall'arcata tuttora esistente. Intorno al 770 a partire dal
propileo di ingresso venne edificata la chiesa di San Paolo in summo circo, poi
Sant'Angelo in Pescheria, tuttora esistente.
Il portico era un passaggio monumentale dall'aspetto maestoso.
Era largo ben 119 m e lungo 132, tutto rivestito di marmo candido,
e al suo interno custodiva numerose opere d'arte. Ne restano il
propileo d'ingresso e del tratto di portico alla sua destra, fino
all'estremo angolo meridionale. Lo scavo di quest'ultima parte ha
riportato alla luce il pavimento antico, da cui emerge che l'edificio
sorgeva su un basso podio colonnato.
La parte meglio conservata è il grande propileo che sporge
internamente ed esternamente al portico, costituito lateralmente
da due muri in mattoni, allora rivestiti in marmo, in cui si aprono i
grandi archi in corrispondenza del portico. Delle decorazioni
rimangono solo pochi resti e alcune parti del monumento, dei
capitelli e un architrave, ancora visibili nei muri delle case che lo
circondano.
Nella ricostruzione il portico venne ampliato verso sud-ovest e vi
furono aggiunti l'ingresso monumentale sporgente al centro del
lato verso il Circo Flaminio e forse il portico esterno, che tuttavia
potrebbe essere già stato presente nella fase metelliana.
L'ingresso aveva due facciate uguali e simmetriche, esterna e
interna, con quattro colonne tra due pilastri a capitelli corinzi
figurati, con un'aquila al posto del fiore dell'abaco. I resti del
porticato esterno, chiuso sul fondo da un muro, comprendono fusti
di marmo cipollino e di granito grigio alternati, con capitelli corinzi.
Sull'architrave della facciata fu incisa la seguente
iscrizione, del 203 d.c., che ricorda il restauro di
Settimio Severo e Caracalla:
"L'imperatore Cesare Augusto Lucio Settimio Severo Pio
Pertinace Arabico Adiabenico, Partico Massimo, nella
sua undicesima potestà tribunizia, salutato undici volte
imperatore, console per la terza volta, padre della
patria e l'imperatore Cesare Augusto Marco Aurelio
Antonino Pio Felice, nella sua sesta potestà tribunizia,
console e proconsole, hanno restaurato dai danni di un
incendio”
Sui fianchi l'ingresso presenta pareti in laterizio, in
origine rivestite da lastre in marmo bianco, con arcate
che mettevano in comunicazione il propileo con i
portici esterni. Anche i pilastri e l'intradosso dell'arcata
erano rivestiti di lastre di marmo. Sui fianchi gira la
trabeazione della facciata, che viene più oltre sostituita
da elementi in tufo destinati ad essere ricoperti in
stucco. La copertura presentava tegole e antefisse di
marmo.
A partire dal X secolo, il portico
e gli archi del Teatro di Marcello
divennero sede di attività
commerciali e artigianali, che
furono all'origine del
trasferimento in questa zona
degli ebrei, costretti ad
abbandonare Trastevere,
impoverito nel corso del
Medioevo. In questa zona gli
ebrei godevano della protezione
delle potenti famiglie romane: i
Mattei, i Cenci, i Pierleoni.
Mercato del pesce
Durante il medioevo il propileo, situato
nel rione di Sant'Angelo, ha ospitato il
mercato del pesce ( o di "Pescheria
Vecchia" da cui Sant'Angelo in Pescheria).
È ancora visibile una lapide di questo
periodo con l'iscrizione:
"CAPITA PISCIUM HOC MARMOREO
SCHEMATE LONGITUDINE MAJORUM
USQUE AD PRIMAS PINNAS INCLUSIVE
CONSERVATORIBUS DANTO" (le teste dei
pesci più lunghi di questa lapide, pinne
comprese, devono essere date ai
conservatori).
Il mercato del pesce fu spostato dal
Portico d'Ottavia a piazza S. Teodoro nel
1885, dopo l'unità d'Italia.
IL TEMPIO DI APOLLO SOSIANO
Il Tempio di Apollo nell’area del Circo Flaminio, fu
l’unico a Roma dedicato al dio fino alla costruzione
dell’altro grande tempio sul Palatino. Venne votato
nel 433 a.C. in seguito ad una pestilenza e
consacrato ad Apollo Medicus, quindi dedicato nel
431 a.C. dal console Cneo Giulio. Questo tempio
venne eretto nei Prata Flaminia, nel luogo dove già
da tempo esisteva un santuario di Apollo
(Apollinar). L’edificio venne restaurato nel 359 a.C. e
ancora nel 179 a.C. con la realizzazione della nuova
statua di culto del dio opera dello scultore
Timarchides.
IL TEMPIO DI APOLLO SOSIANO
Nel 34 a.C. fu integralmente ricostruito da Caio Sosio, da cui l’appellativo di Sosiano. I resti del tempio
appartengono proprio a questa ricostruzione: il podio (21 x 40 m.) alto 5, 50 m. è costituito da calcestruzzo
con blocchi di travertino e tufo, e al suo interno sono stati trovati resti appartenenti al restauro del 179 a.C.
tra cui un’iscrizione a mosaico; sul podio si trovano le tre colonne corinzie di marmo lunense (Carrara)
rialzate dopo lo scavo e alte circa 14 m., sormontate da fregio con bucrani e ghirlande di olivo. Per la
costruzione del vicinissimo Teatro di Marcello il tempio venne arretrato di qualche metro e addossato al
Portico di Ottavia, e la scala frontale di accesso venne eliminata per far posto a delle scalette laterali.
IL TEMPIO DI APOLLO SOSIANO
Il tempio originariamente si presentava come uno pseudoperiptero, con un pronao con sei
colonne sulla fronte e tre sui lati e sette semicolonne per ogni lato della cella; l’interno della
cella era articolato in una doppia fila di edicole riccamente ornate da colonnine di marmo
policromo e timpani triangolari e lunati inquadrati da colonne di marmo africano e capitelli
corinzi; l’architrave era decorato da un fregio con scene di battaglia e cortei trionfali, i cui resti
sono conservati nei Musei Capitolini; sappiamo dagli autori antichi che frequentemente
all’interno del tempio si svolgevano le riunioni del senato ed inoltre erano qui conservate
numerose opere d’arte, tra cui alcune pitture di Aristide di Tebe, sculture di Fisilisco di Rodi,
l’Apollo con la cetra di Timarchides e un gruppo di Niobidi di Skopas o Prassitele.
All’esterno il frontone era decorato con scena di Amazzonomachia con statue di marmo pario,
forse provenienti da un tempio greco di Eretria, databili al V secolo a.C. Nove di queste statue tra
le quali compaiono Atena, Ercole. Teseo e Amazzoni a cavallo sono conservate nei Musei
Capitolini.
IL TEMPIO DI BELLONA
Si trova davanti il Teatro di Marcello al fianco del
Tempio di Apollo Sosiano. Il Tempio di Bellona fu
votato da Appio Claudio Cieco nel 296 a.C. in seguito
ad una battaglia vittoriosa contro gli Etruschi. Venne
costruito accanto al già presente Tempio di Apollo (431
a.C.) nella zona del Circo Flaminio.
Fu ricostruito verso la fine del I secolo a.C. da un altro
esponente della gens Claudia, Appio Claudio Pulcro,
console nel 38 a.C., poiché il tempio era considerato
un sacrario della gens. Nel 1939 scavi portarono alla
scoperta del nucleo del podio del tempio, in opera
cementizia, e dei resti di un portico che circondava il
tempio insieme al vicino Tempio di Apollo Sosiano.
Studi della pianta marmorea severiana (Forma Urbis)
permettono di ricostruire la sua pianta: aveva nove
colonne sui lati e sei sulla fronte, preceduta da una
scalinata di accesso. Dalle fonti letterarie sappiamo
che durante la guerra contro Pirro venne alzata di
fronte al tempio la Columna Bellica, e che ospitava
spesso sedute del senato con discussioni inerenti alla
guerra e alla concessioni dei trionfi.
TEATRO DI MARCELLO
Il teatro di Marcello fu iniziato da Cesare nel
luogo che comunemente veniva adibito alla
costruzione di teatri provvisori in età
repubblicana. Finito da Augusto verso il 17 a.C.
venne dedicato solo verso l’11 a.C. in onore del
nipote e successore designato dell’imperatore,
Marcello, morto in giovane età. L’edificio subì
dei restauri in età Flavia e nel medioevo venne
occupato dalla famiglia dei Savelli che lo
trasformarono in fortezza lavori di
adattamento fatti da Baldassarre Peruzzi). Nel
Settecento passò alla famiglia degli Orsini.
Il teatro di Marcello venne costruito in travertino, su tre ordini (dorico, ionico, corinzio) con i primi due ordini
caratterizzati dalla presenza di 42 archi, a loro volta decorati da grandi maschere teatrali marmoree. L’altezza
originaria doveva così raggiungere i 33 m. Le strutture murarie interne degli accessi sono invece costruiti in
opera quadrata di tufo e calcestruzzo con rivestimento in opera reticolata, le volte, in calcestruzzo, erano
decorate con stucchi lavorati (se ne conserva qualche frammento).
La grande cavea (diam. 129,80 m.) che poteva contenere circa 15000 spettatori si affacciava sull’orchestra
(diam. 37 m.) e quindi sulla scena (ne rimangono poche tracce). Ai due lati della scena si trovavano due
grandi aule absidate (rimane una colonna e un pilastro di una delle due sale). Dietro la scena venne costruita
una grande esedra dove vennero ricostruiti due piccoli templi in onore di Pietas e di Diana già demoliti in
precedenza per far posto all’imponente mole del teatro.
In epoca medioevale venne man mano occupato da piccole costruzioni e si trasformò in un castello
fortificato, inizialmente di proprietà dei Pierleoni e poi passato ai Faffo e quindi (dal XIII secolo) ai Savelli, che
fecero edificare da Baldassarre Peruzzi il palazzo tuttora esistente sopra le arcate della facciata.
Nel XVIII secolo ne divennero proprietari gli Orsini, fino agli espropri degli anni trenta e ai successivi lavori di
liberazione (1926-1932), con i quali furono eliminate le numerose botteghe e abitazioni che occupavano le
arcate e lo spazio circostante; contemporaneamente i fornici, allora interrati per circa 4 m di altezza, vennero
sterrati. I restauri comportarono il consolidamento di una parte delle arcate interne, con speroni in mattoni,
e il rifacimento di parte della facciata, con ripresa dello schema architettonico delle arcate in pietra sperone.
La sistemazione del teatro avvenne negli anni 1926-1932 quando si liberarono laPiazza
Montanara e le arcate del teatro dalla presenza degli edifici e delle botteghe e si
eseguirono restauri.
SISTEMAZIONE ATTUALE
LAURA ROMAGNOLI E GUIDO BATOCCHIONI (progettisti)
PAOLA CIANCIO ROSSETTO (archeologa)
La sistemazione dell'area
del propileo del Portico
d'Ottavia, si configura
come una proposta di
soluzione del conflitto tra
funzionalità del sito
odierno e fruizione e
conservazione delle
strutture antiche, con
l'acquisizione del
monumento archeologico
come luogo urbano.
E' stata realizzata la liberazione della fronte e delle ali del
propileo, compreso lo spazio interno, con un adeguato
ripristino dei piani di calpestio.
Vari ingressi collocati in zone chiave del limite dello scavo, permettono l'accesso all'area
monumentale superando i dislivelli attraverso una serie di rampe, scale e raccordi.
La chiesa di S. Angelo in Pescheria, pur mantenendo l'accesso alla quota urbana, è stata dotata
di una scala in corrispondenza dell'ingresso, che attribuisce al propileo anche la funzione di
sagrato.
E' stato anche ripristinato il collegamento diretto tra il Portico e l'area del Teatro di
Marcello, grazie all'asportazione della porzione di terreno che isolava il lato orientale del
propileo; al suo posto si è installata una passerella pedonale realizzata in metallo e legno.
“Un angolo prezioso nel centro che, con tutte le sue numerose stratificazioni, dalla Roma imperiale al
medioevo, viene finalmente restituito ai romani diventando un passaggio pedonale che permette di
collegare il Ghetto con le falde del Campidoglio, attraversando luoghi suggestivi e fino a poco tempo fa
inaccessibili. «È una grande emozione trovarsi qui stasera, davanti al Portico d'Ottavia che diventa la via
d'accesso principale al parco archeologico del Teatro di Marcello, trasformato, in pochissimo tempo, in
un'ampia zona che tutti possono visitare - dice soddisfatto Walter Veltroni - E' come riappropriarsi di
qualcosa che avevamo senza sapere di averlo» E aggiunge: «Stiamo riconquistando pezzi perduti della
città, la via Biberatica al Foro di Traiano, Palazzo Braschi, l'Auditorium (inaugureremo la terza sala il 21
dicembre), oggi il Portico d'Ottavia, e continueremo poi con il Casino di villa Torlonia».
stato il sindaco insieme all'assessore Gianni Borgna, al rabbino capo Riccardo Di Segni ed ai responsabili
della Sovraintendenza ai Beni Culturali del Comune che hanno seguito i lavori, Eugenio La Rocca, Paola
Virgili e Paola Ciancio Rossetto, ad inaugurare dopo i restauri il primo tassello di quello che diventerà il
Parco Archeologico del Teatro di Marcello, che il pubblico potrà visitare a partire dalla prossima
settimana, grazie ad una nuova rampa e ad una scalinata realizzate di fronte al più antico quadriportico
della città.
Percorrendo infine l'ala orientale si giunge al teatro di Marcello e forse, in futuro, si arriverà anche ai
giardini del Campidoglio e ai Fori Imperiali. «Stiamo analizzando l'ipotesi di un concorso internazionale
per la sistemazione dell'intero parco e non si esclude un passaggio sotterraneo che colleghi il Teatro di
Marcello con i Fori Imperiali» , spiega La Rocca. I lavori al Parco Archeologico, con lo scavo che ha messo
in luce il basamento del propileo, parte della pavimentazione dell'antico Circo Flaminio e la più
importante necropoli medievale conosciuta in un area urbana, sono iniziati nel gennaio del 2001. Al
termine della cerimonia il sindaco ha donato al rabbino un pilastrino, rinvenuto durante gli scavi, che nel
1555 chiudeva l'ingresso al Ghetto. “
di Cecilia Cirinei
da La Repubblica del 24/07/2002
MUSEOLOGIA e ARCHEOLOGIA
Anno Accademico 2010/2011
Docente Patrizia Gioia
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VISITA 4:
• L’AREA ARCHEOLOGICA DEL
PORTICO D’OTTAVIA E DEL
TEATRO DI MARCELLO
Giovedì 26 maggio ore 15
Via del Portico d’Ottavia 29