Fitofarmaci e patologie dell’apparato cardiovascolare
Tra le patologie dell’apparato cardiovascolare che vengono maggiormente trattate
con terapia fitoterapica ritroviamo: ipertensione e ipotensione arteriosa, insufficienza
venosa linfatica, emorroidi, aterosclerosi.
Ipertensione arteriosa:
è un disturbo dovuto all’aumento anormale della pressione arteriosa e un importante
fattore di rischio per malattie cerebrovascolari, scompenso cardiaco, cardiopatia
ischemica e infarto miocardico, vasculopatie periferiche e insufficienza renale.
Secondo la classificazione WHO-ISH-ESH i valori della PA possono essere suddivisi
in categorie:
Ottimale fino a 120/80
Normale fino a 130/85
Normale-alta fino a 140/90
Ipertensione grado I (lieve) fino a 160/100
Ipertensione grado II (moderata) fino a 180/110
Ipertensione di grado III (severa) oltre 180/110
Ipertensione sistolica isolata ≥ 140 < 90
L’ipertensione sisto-diastolica si divide in primaria o “essenziale”e in secondaria.
Le cause dell’ipertensione primaria possono essere genetiche, legate allo stress, alla
sedentarietà, alla cattiva alimentazione, all’invecchiamento, all’obesità; mentre
quelle dell’ipertensione secondaria risultano essere di natura renale (glomerulonefrite,
nefropatie, rene policistico, vasculite renale, stenosi dell’arteria renale, tumori
secernenti renina); di natura endocrina (ipotiroidismo, ipertiroidismo, acromegalia,
sindrome di Cushing, feocromocitoma, tumori extrasurrenalici); inoltre altri fattori
determinanti sono gravidanza, stress, patologie neurologiche, farmaci (contraccettivi
orali, FANS, corticosteroidi, tacrolimus, litio, antidepressivi triciclici, betabloccanti),
abuso di alcool e sostanze stupefacenti, liquirizia.
La fitoterapia permette di controllare l’ipertensione prevenendone i danni da essa
causati. E’ necessario citare due piante in maniera particolare ovvero Biancospino e
Olivo.
Studi clinici hanno dimostrato i fattori benefici dell’impiego del Biancospino, la cui
droga è data dalle foglie e dalle sommità fiorite di Crataegus oxyacantha o monogyna
e Laevigata appartenente alla famiglia delle Rosaceae. I componenti principali del
Biancospino sono flavonoidi (modulano il calcio intracellulare) e procianidine
oligomere (azione protettiva sull’endotelio vascolare e antiossidante), inoltre amine,
aminopurine, steroli e acidi triterpenici penta ciclici (ac.ursolico, avente azione
coronarodilatatrice). Ha effetti inotropi e dromotropi positivi e batmotropi negativi.
L’azione terapeutica si svolge a livello della circolazione coronarica (azione
vasosilatatrice coronarica e periferica) e come sedativo nervoso antispasmodico
associato alla Valeriana e alla Passiflora. Essendo un cardiosedativo è importante
nella tachicardia, nelle palpitazioni, nelle extrasistoli ventricolari, nell’insufficienze
cardiache. Utile inoltre nell’ipertensione arteriosa lieve e nelle manifestazioni d’ansia
che derivano dalla menopausa, nell’angina pectoris, nel cuore senile e negli squilibri
neurovegetativi. Si utilizzano l’infuso dei fiori, la tintura madre e il macerato
glicolico. Per il suo meccanismo d’azione il Biancospino può potenziare l’attività di
farmaci inotropi, ipotensivi e antianginosi se assunti contemporaneamente.
L’Olivo è la droga dell’Olea europea appartenente alla famiglia delle Oleaceae.
Le foglie dell’Olivo contengono diversi principi attivi, quali pigmenti flavonici e
colina, acido oleanolico, oleuropeoside, saponine, tannini, cinconina e cinconidina,
resine e alcaloidi. L’olio vergine è costituito da glicerdi di acidi grassi (ac. oleico,
ac.isoleico, ac. palmitico, ac.linoleico e ac.miristico). Esso è usato come colagogo
nella litiasi biliare, come lassativo, emolliente e protettivo negli stati infiammatori del
tubo enterico e negli avvelenamenti da caustici; all’esterno per frizioni e unzioni, in
lesioni cutanee(bruciori, eczemi, escoriazioni) e per clistere nella stipsi ostinata.
Entra in una grande quantità di preparazioni farmaceutiche: oli medicinali, linimenti,
pomate, unguenti, saponi, ecc. Viene usato anche come veicolo di medicamenti nelle
preparazioni ad uso parenterale. Le foglie dell’olivo hanno proprietà febbrifughe ed
ipoglicemizzanti. L’azione ipoglicemizzante sarebbe dovuta all’oleuropeoside.
Inoltre la foglia provoca anche la diminuzione dell’ipertensione arteriosa e attiva la
diuresi. Gli effetti della droga sono buone nelle ipertensioni essenziali e
nell’aterosclerosi. L’azione ipotensiva sarebbe duplice, immediata e diretta
dall’oleoside, indiretta e più lontana dovuta all’acido glicolico, diuretico epato-renale.
Inoltre l’olivo è ipolipidemizzante, coronarodilatatore, antiaritmico e spasmolitico.
Vengono preparati infusi o decotti delle foglie da sole o associate ad altre piante (per
esempio Menta piperita, Matricaria recutita, Ginkgo biloba) per trattare
l’ipertensione, le vasculopatie periferiche, l’aterosclerosi, l’ipercolesterolemia e
l’iperglicemia. Inoltre può essere utilizzato anche il macerato glicerinato di gemme
fresche.
Anche la Gramigna o Elymus repens appartenente alla famiglia delle Gramineae
presenta proprietà ipotensive. La droga è costituita dal rizoma, ricco di glucidi,
saccarosio, zuccheri riduttori e un fruttosano, detto triticina. Inoltre al suo interno vi
sono piccole quantità di vanilloside e trace di olio essenziale, contenente agropirene
dalle proprietà antimicrobiche. La tisana di gramigna è un buon diuretico- ipotensivo.
E’ raccomandato il suo utilizzo nei casi di malattie infiammatorie del fegato, delle vie
urinarie, nella gotta e nella milza. Utile anche nell’artrosi, artrite ed eczema.
Ipotensione arteriosa:
è una condizione in cui valori pressori di una persona sono in maniera permanente
più bassi di quelli considerati normali, ovvero con una massima inferiore a
100mmHg. Può essere di origine costituzionale (ipotensione essenziale o
permanente) oppure conseguenza a malattie debilitanti, etilismo, insufficienza
epatica, interventi chirurgici. L’ipotensione ortostatica si manifesta transitoriamente
nel passaggio dalla posizione supina a quella verticale. Si può verificare un
abbassamento della pressione arteriosa con segni clinici da diminuita perfusione
distrettuale (cute pallida, sudaticcia, fredda, tachicardia, alterazioni dell’equilibrio
metabolico, oliguria, ecc.) in diverse condizioni morbose ovvero shock anafilattico,
collasso, sincope, sindrome del seno carotideo, disidratazione causata da diarrea,
vomito e sudorazione intensa, emorragie gravi, cardiopatie (aritmie e scompenso
cardiaco), ecc. Altre cause sono l’abuso di farmaci antipertensivi, l’utilizzo di alcuni
sedativi e antidepressivi.
Quando l’ipotensione è di lieve entità e non è associata a patologie di rilievo, si
possono assumere per contrastarla piante adattogene, quali Ginseng, Guaranà e
Liquirizia.
Il Ginseng è una droga costituita dalle radici di Panax ginseng appartenente alla
famiglia delle Araliaceae. La qualità più pregiata è quella coreana. Essa contiene
saponine triterpeniche tra cui diversi ginsenosidi (il più importante è quello “Rg”),
panoxosidi (per idrolisi danno acido oleanoico), polisaccaridi, steroli, vitamine,
minerali, acidi grassi. I ginsenosidi derivanti dal propanoxodiolo sono Rb, Rb2, Rc,
Rd, mentre quelli derivanti dal propopanaxatriolo sono Rc, Rg, Rg1, Rg2. E’ una
droga “adattogena”, cioè in grado di migliorare le capacità fisiche e mentali di un
soggetto, ciò è dovuto ai ginsenosidi, mentre i panaxani hanno attività
ipoglicemizzante. Il ginseng aumenta i livelli ematici di ACTH e corticosterone,
inibisce l’aggregazione piastrinica, agisce sul metabolismo di lipidi e carboidrati.
Agisce sulla flora intestinale. In occidente si usa nello stress fisico come infuso o
polvere. Oltre all’azione adattogena, il ginseng è tonico, immunostimolante,
ipoglicemizzante, ipolipidemizzante, antiossidante, antiaggregante piastrinico,
epatoprotettivo, cardiotonico e psicostimolante. Viene inoltre utilizzato nei casi di
debolezza, stanchezza, nella convalescenza e nella perdita di concentrazione.
E’controindicato nei casi di trombosi coronarica, emorragie, diabete e nei pazienti in
terapia con antipsicotici, stimolanti e ormoni. Il ginseng deve essere evitato nel caso
di ipertensione e se si assumono farmaci anticoagulanti e inibitori delle
monoammino ossidasi. Estratti di ginseng inibiscono al sintesi di trombossano e
l’aggregazione piastrinica, come il ginkolide B, che è capace di inibire l’azione del
PAF (fattore di attivazione piastrinica). Il suo utilizzo non deve mai superare i 2-3
mesi.
Il Guaranà è costituito dai semi di Paullinia cupana appartenente alla famiglia delle
Sapindaceae. La droga contiene caffeina, legata alla guaranatina; inoltre tannini,
tracce di teobromina, caffeina, teofillina, amido, resine e saponine. Il guaranà ha il
più alto contenuto in caffeina rispetto alle altre droghe caffeiche e possiede proprietà
antidiarroiche, dimagranti, diuretiche e cardiotoniche. E’utile nell’ipotensione,
nell’astenia, nelle attività mentali, nei disturbi circolatori, nell’emicrania, nello stress
mentale e fisico. Le bevande vengono usate come stimolanti e rinfrescanti, assunte a
stomaco pieno per evitare irritazioni della mucosa gastrointestinale.
La Liquirizia è costituita dalle radici o dai fusti sotterranei essiccati di Glycyrrhiza
glabra appartenente alla famiglia delle Papilionaceae. E’ composta principalmente
da saponine triterpeniche (glicirrizina, acido glicuronico + acido glicirretico),
flavonoidi (liquiritina, isoliquiritina), derivati cumarinici, mannitolo, glucosio, resine,
acido benzoico. La glicirrizina è 150 volte più dolce del saccarosio e per idrolisi dà
origine ad acido glicirretico e a due molecole di acido glicuronico. L’acido
glicirretinico inibisce a livello gastrico la 15-idrossi-prostaglandino-deidrogenasi e la
Δ13 – prostaglandino reduttasi, consentendo un accumulo di prostanoidi, sostanze
citoprotettive. Inoltre sembra inibire anche l’enzima
11-β-idrossi- steroido deidrogenasi, con aumento tessutale di glucorticoidi.La
liquirizia è usata come aromatizzante, per mascherare il sapore amaro di diversi
farmaci; inoltre possiede proprietà espettoranti, emollienti, sfruttati nella tosse e nei
catarri bronchiali.
Si utilizza il suo estratto o la droga in polvere, ma esistono anche pomate
antiinfiammatorie contro gli eczemi, contenenti acido glicirretico puro. La liquirizia
entra come lenitivo nella composizione di prodotti impiegati per lenire i disturbi
gastrointestinali. Se assunta in elevate quantità provoca ritenzione idrica,
ipopotassemia e ipertensione.
Devono assumerla con cautela gli ipertesi, i cardiopatici e coloro che hanno
insufficienze renali o che assumono digitalici o corticosteroidi.
Insufficienza venosa linfatica (IVC):
è una patologia in forte crescita e piuttosto comune. Può restare asintomatica per un
lungo tempo ma, una volta consolidata, diviene seria e difficilmente risolvibile. I
sintomi iniziali sono senso di pesantezza e dolore alle gambe, gonfiore e stanchezza
agli arti inferiori, crampi, sensazione di calore e bruciore, formicolio e prurito alle
gambe. Diversi sono i fattori etiopatogenetici che influiscono nella sviluppo della
IVC ovvero ereditarietà, uso di anticoncezionali orali, sovrappeso e ritenzione idrica,
anomalie ortopediche, fumo e alcool, stipsi cronica, ecc.
Per prevenire l’IVC è necessario evitare un ortostatismo prolungato, dormire con le
gambe leggermente sollevate, svolgere un’attività fisica, evitare tacchi troppo alti o
troppo bassi in modo frequente, evitare la prolungata esposizione al sole e bagni
troppo caldi, correggere difetti posturali, ecc.
L’IVC è una patologia a decorso cronico progressivo che se non viene trattata in
modo adeguato, possono insorgere lesioni ulcerose e alterazioni dicromiche della
pelle. E’ necessario quindi prevenirla e controllare la sua progressione.
La fitoterapia può essere un valido aiuto in questo tipo di patologia. Vi sono diversi
estratti vegetali che possiedono azione flebotonica, flebotropa, antiflogistica,
antiossidante e antiaggregante piastrinica. In campo flebologico i rimedi più storici
sono l’Ippocastano e la Centella asiatica.
L’Ippocastano o Aesculus hippocastanum L. appartenente alla famiglia delle
Ippocastanaceae è un albero la cui droga si estrae dalla corteccia dei giovani rami e
dai semi contenuti nel suo frutto (cassula carnosa). I principi attivi sono saponosidi
triterpenici, di cui il principale è l’escina e derivati flavonici (quercetolo e
kempferolo), proantocianidine, tannini (ac.esculitannico), amidi, allantoina ed
esculoside (derivato cumarinico). L’ippocastano ha un’attività terapeutica
flebotonica, antiflogistica, antiemorragica, antiedemigena. Studi clinici (Haas, 1991)
hanno dimostrato che l’escina ha la proprietà di inibire l’attività enzimatica
lisosomiale e di diminuire la permeabilità capillare e quindi ha un’azione positiva
sulla flogosi, sull’edema, aumentando il tono vasale. L’esculoside diminuisce la
fragilità capillare. Le indicazioni cliniche dell’ippocastano sono l’IVC, le flebopatie,
le varici, le emorroidi, i geloni e gli edemi post-traumatici.
L’ippocastano può provocare flogosi gastrica ad alte dosi, nausea e diarrea ed è
controindicato in gravidanza, nell’allattamento, in età pediatrica e in presenza di
ulcere peptiche e epatopatie. Evitare l’associazione con farmaci come warfarin e
eparina. In fitoterapia si utilizza la tintura madre, l’estratto secco titolato in modo da
garantire una dose giornaliera di 100-150 mg di escina, l’estratto idroalcolico e il
decotto.
La Centella asiatica o Hydrocotyle asiatica appartenente alla famiglia delle
Apiaceae è un’erba contenente saponosidi triterpenici (ac.asiatico, indocentoico,
asiaticoside,ecc.); flavonoidi (quercitina e kaempferolo); tannini; indocentelloside;
acidi, fitosteroli, vit. C. La droga è costituita dalle parti aeree. La centella ha
un’attività terapeutica trofodermica, flebotonica, antiedemigena, capillaroprotettiva,
elasticizzante e cicatrizzante. Clinicamente è indicata nell’IVC, nelle varici, negli
edemi agli arti inferiori, nelle emorroidi, nelle ulcere venose e nelle piaghe da
decubito. Dosi eccessive possono causare sonnolenza, vertigini e irritazione gastrica.
La centella è controindicata nell’allattamento e nella gravidanza. Viste le sue
proprietà sedative, non è escluso che l’uso concomitante con antidepressivi
(sertralina), atropina, anticonvulsivanti (carbamazepina) o antistaminici (cetirizina),
possa facilitare l’insorgenza di sedazione, per via dell’effetto additivo sul SNC. La
centella può interferire con statine, fibrati, ipoglicemizzanti orali. Sembra che questa
pianta medicinale aumenti i livelli sierici di colesterolo e glucosio. Di conseguenza i
diabetici devono evitare di assumerla. In fitoterapia si usano dalla parte aerea la
tintura madre, estratto, l’infuso e le creme al 10% da tintura madre.
Emorroidi:
sono costituite da varicosità delle vene del plesso emorroidario esterne o interne.
La patologia delle emorroidi è data da uno scivolamento verso il basso di una parte
del rivestimento del canale anale. La mucosa rettale, spingendo verso l’esterno le
emorroidi interna, trascina fuori anche le emorroidi esterne.
Le condizioni che predispongono lo sviluppo di questa patologia sono fattori
ereditari, gravidanza, costipazione, stress psichico, epatopatie, sforzi eccessivi,
farmaci (supposte e clismi).
I sintomi delle emorroidi sono prolasso mucoso (classificabile dal 1̊ al 4̊ grado),
rettorragia, dolore, prurito e dolore, rigonfiamento esterno sensibile.
La fitoterapia della sindrome emorroidaria è una metodica efficace e ben tollerata dal
paziente.
In fitoterapia di base si utilizzano per il trattamento delle emorroidi oltre che
all’Ippocastano anche il Ruscus aculeatus,l’Hamamelis virginiana, la Vitis vinifera.
Il Rusco o Ruscus aculeatus appartenente alla famiglia delle Liliaceae, anche noto
come pungitopo è una pianta perenne, la cui droga è costituita dai rizomi e dalle
radici, che contengono saponosidi steroidici e furostanolici i cui agliconi sono
rappresentati da ruscogenine e neuroruscogenine, con presenza di fitosteroli
(sitosterolo e campesterolo), un olio essenziale, flavonoidi, tannini e Sali minerali.
Il Rusco è un potente vasocostrittore del sistema venoso, un antinfiammatorio, un
antiedematoso, efficace nel trattamento di varici e delle emorroidi.
Viene utilizzato l’estratto secco di rizoma mentre per le forme sanguinanti e molto
dolorose si usa la tintura madre.
L’Amamelide o Hamamelis virginiana appartenente alla famiglia delle
Hamamelidaceae, è un arbusto e la droga è data dalle foglie che contengono derivati
flavonici (quercitina, kaempferolo, astragalina), tannini (amamelitannino), ac.gallico,
aceltadeide, resine e saponine.
L’amamelide ha proprietà astringenti, dovute ai tannini, ma viene usato per uso
interno, come vasocostrittore venoso. Infatti è usato nelle affezioni venose (varici,
emorroidi, flebiti) e contro le metrorragie, soprattutto sotto forma di tintura ed
estratto fluido. Per uso esterno è un astringente, cicatrizzante (lozioni, pomate,
supposte).
La Vite o Vitis vinifera appartenente alla famiglia delle Vitaceae è un arbusto
contenente flavonoidi (quercetina) nelle foglie; flavanoli (OPC) nei semi; antociani;
resveratrolo nella buccia degli acini; colina-inositolo; glutamina; tannini; Sali
minerali; tannini; ac.organici; tartrati; vit.C. L’attività terapeutica della vite è legata
alla sua azione flebotonica, flebotrofa, capillaroprotettiva (foglie e semi);
antiossidante (semi e buccia); antiflogistica e antireumatica (foglie e succo);
depurativa, vitamuizzante e detossicante (succo). Trova applicazione
nell’insufficienza venosa, nella sindrome emorroidaria, nelle varici, nelle ulcere
venose, nei disturbi del microcircolo, nei reumatismi infiammatori e nelle malattie
cardio-cerebrovascolari croniche. Si utilizza la tintura madre delle foglie, il macerato
glicerico delle gemme, l’infuso o l’estratto delle foglie, l’estratto di semi o di semi e
buccia.
Aterosclerosi:
è una condizione morbosa particolarmente diffusa, che colpisce generalmente
individui di 50-60 anni, ma riscontrabile anche in età giovanile. Nei soggetti che
sviluppano l’aterosclerosi è possibile identificare l’esistenza di alcune condizioni e di
particolari abitudini di vita, definite “fattori di rischio”. I fattori di rischio sono molto
vari ed eterogenei, ma possono essere classificati in base alla loro reversibilità.
Tra quelli non reversibili abbiamo l’invecchiamento, il sesso maschile e la
predisposizione genetica; mentre tra i fattori reversibili ritroviamo il fumo di
sigaretta, l’ipertensione arteriosa, il sovrappeso corporeo, l’ipercolesterolemia,
l’iperglicemia, lo stress, la mancanza di attività fisica.
All’inizio, l’aterosclerosi si manifesta a carico della tunica intima delle arterie con la
presenza di placche giallastre, dette ateromi, che tendono a diventare rilevate, di
grandezza variabile, spesso confluenti e, in un secondo tempo, possono ulcerarsi e
calcificarsi con formazione di trombi, andando così più o meno ad occludere il lume
del vaso. L’aterosclerosi è di grande importanza clinica per la sua predilezione per le
coronarie, le arterie cerebrali e quelle degli arti, nelle quali viene ridotto il lume, con
eventuale trombosi e occlusione totale. Quella a carico delle coronarie è senza dubbio
la principale causa di infarto e angina pectoris; mentre le lesioni a carico delle arterie
cerebrali possono determinare ictus o la morte improvvisa.
E’ necessario eliminare i fattori di rischio e correggere squilibri alimentari.
Importante risulta essere la correzione dell’iperlipidemia attraverso la
regolarizzazione del peso corporeo e la riduzione del colesterolo e dei grassi saturi.
In fitoterapia un rimedio importante è rappresentato dall’Aglio o Allium sativum
appartenente alla famiglia delle Liliaceae, la cui droga è data dal bulbo e contiene un
componente volatile, allina, prostanoidi (PGA1), l’enzima allinasi e vitamine (B,C e
D). l’allina, per azione dell’allinasi, forma ac.piruvico ed allicina, un prodotto
instabile che all’aria e in acqua si decompone in un prodotto più stabile, l’ajoene,
responsabile dell’odore e sapore caratteristico dell’aglio. L’aglio è stato adoperato fin
dai tempi antichi come antisettico, diuretico e vermifugo. L’ajoene inibisce
l’aggregazione piastrinica ed è il responsabile dell’azione antitrombotica ed
ipocolesterolemizzante, mentre la PGA1 di quella ipotensiva. L’ajoene è anche
antiossidante e l’allicina ha azione antibatterica e sembra stimolare il sistema
immunitario. L’attività antitumorale è attribuita all’allicina e al solfuro di allile.
L’allicina riduce la conversione batterica dei nitrati in nitriti, limitando la formazione
di nitrosamine e quindi di tumori. Studi in vitro hanno dimostrato che l’aglio
sopprime l’Helicobacter pylori. L’aglio assunto per un mese si rivela un ottimo
antitrombotico; inoltre riduce l’aggregazione piastrinica, la viscosità del sangue e i
valori di ematocrito. L’aglio se assunto per lunghi periodi può provocare bruciori di
stomaco, nausea e vomito. Particolare cautela va posta nei gastropazienti, ulcerosi o
affetti da reflusso gastroesofageo o esofagite. E’controindicato in gravidanza e
nell’allattamento. Non deve essere associato ad anticoagulanti e antinfiammatori,
perché ne potenzia l’azione.
TABELLE
FITOFARMACI-APPARATO CARDIOVASCOLARE
FITOFARMACI
PATOLOGIA
Crataegus oxyacantha o monogyna,
Olea europea, Elymus repens
Panax ginseng, Paullinia cupana,
Glycyrrhiza glabra.
Aesculus hippocastanum L.,
Hydrocotyle asiatica.
Ruscus aculeatus, Hamamelis
virginiana, Vitis vinifera.
Allium sativum.
PIANTA-FARMACO
Crataegus oxyacantha o
monogyna
Antiaggreganti piastrinici
Digossina
Farmaci inotropi, ipotensivi e
antianginosi
Fenilefrina
Panax ginseng
Warfarin
Fenelzina
Alcool
IPERTENSIONE ARTERIOSA
IPOTENSIONE ARTERIOSA
INSUFFICIENZA VENOSA
LINFATICA
EMORROIDI
ATEROSCLEROSI
RISULTATI
INTERAZIONE
COMMENTO
Modula la glicoproteina-P (P-gp).
Inibisce la biosintesi di
trombossano A2
Potenzia l’effetto
Potenzia l’attività
Interviene nell’attività enzimatica
del citocromo P450.
Sconsigliata l’associazione
Diminuzione INR, trombosi
Mal di testa, tremore, mania
>clereance alcoli
Allium sativum
Warfarin
Aumento INR, antagonismo
PAF.
Saquinavir
Riduzione biodisponibilità,
< AUC, < Cmax.
ACE inibitori
Ipotensione
Aumento attività alcool
deidrogenasi e aldeide
deidrogenasi.
L’aglio inibisce CYP2E1e induce
CYP1A1/2, CYP2B1/2 e
CYP3A4.
Emorragia post-operatoria,
ematoma epidurale spinale
spontaneo.
Possibile inibizione del CYP450 e
della P-gp.
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