SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO NOVENA 2013 Viviamo la gratitudine e ritroviamo un nuovo slancio apostolico nella compagnia dei Santi Apostoli Pietro e Paolo Carissime sorelle, nel cammino verso la celebrazione del 75° anno di fondazione della nostra congregazione (7 ottobre 2013), non possiamo dimenticare il tema: “Nella gratitudine del dono annunciamo la Salvezza … per una rinnovata presenza nella Chiesa…” In occasione della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo chiediamo la loro intercessione per sviluppare sempre di più il senso della gratitudine e ritrovare un nuovo slancio per trasmettere il dono della fede a quanti sono stati affidati alla nostra cura pastorale. Le lettere degli Apostoli Pietro e Paolo, le omelie dei Papi e la parola del nostro Fondatore ci siano di aiuto per riflettere insieme e pregare. Il salmo 118 è la Parola di Dio posta sulle nostre labbra che conferma il desiderio di rimanere “radicate nella Parola” ed eleva al Signore la nostra lode. Dalla Regola di Vita: Nella nostra missione ci ispiriamo agli apostoli Pietro e Paolo: dal pastore della Chiesa universale impariamo a servire il gregge di Dio con gratuità e gioia nella fedeltà a Cristo e alla Chiesa; dall'apostolo delle genti il necessario coraggio della ricerca per forme sempre più idonee di pastorale. (9) Invochiamo i ss. apostoli Pietro e Paolo come pastori della Chiesa e nostri modelli nell'apostolato perché ci aiutino a vivere in Cristo e di Cristo facendoci «tutto a tutti» nella carità pastorale con gratuità e gioia. (35) - Roma, casa generalizia sjbp, giugno 2013 - PRIMO GIORNO Giovedì 20 giugno Grazie Signore per il dono della CREAZIONE Invocazione allo Spirito Santo … IN ASCOLTO Dalla seconda lettera di Pietro (3,1-9) Questa, o carissimi, è già la seconda lettera che vi scrivo, e in tutte e due con i miei avvertimenti cerco di ridestare in voi il giusto modo di pensare, perché vi ricordiate delle parole già dette dai santi profeti e del precetto del Signore e salvatore, che gli apostoli vi hanno trasmesso. Questo anzitutto dovete sapere: negli ultimi giorni si farà avanti gente che si inganna e inganna gli altri e che si lascia dominare dalle proprie passioni. Diranno: "Dov'è la sua venuta, che egli ha promesso? Dal giorno in cui i nostri padri chiusero gli occhi tutto rimane come al principio della creazione". Ma costoro volontariamente dimenticano che i cieli esistevano già da lungo tempo e che la terra, uscita dall'acqua e in mezzo all'acqua, ricevette la sua forma grazie alla parola di Dio; e che per queste stesse ragioni il mondo di allora, sommerso dall'acqua, andò in rovina. Ora, i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima Parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della rovina dei malvagi. Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno. Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.. Dalla predicazione del Beato Alberione Dio è il bene infinito, ed il bene tende a diffondersi: bonum est diffusivum sui, dicono i filosofi. Ecco il motivo della creazione. Dio volle comunicare le sue infinite perfezioni alle creature, per la sua gloria estrinseca. La glorificazione di Dio da parte delle creature è, in definitiva, la ragione ultima della creazione. La spiegazione è evidente, anche alla luce della sola ragione naturale, non illuminata dalla fede. E' un fatto filosoficamente indiscutibile che ogni essere che agisce, agisce per un fine, soprattutto quando questo essere è dotato di intelligenza. Dio, dunque, primo agente intelligentissimo, deve operare sempre per un fine. Ora, siccome gli attributi di Dio e le sue azioni divine non si distinguono, ma s'identificano pienamente con la sua essenza, se Dio avesse inteso nella creazione un fine distinto da se stesso, avrebbe subordinato questa azione a tale fine - poiché ogni agente pone l'azione a servizio del fine che si è proposto agendo - e con l'azione avrebbe subordinato se stesso, dal momento che la sua azione è egli stesso. (Il fine della vita cristiana p. 328) Dall’Omelia del Santo Padre Giovanni XXIII San Pietro e San Paolo sono venerati dappertutto nel mondo per la più alta dignità del loro compito quale si è manifestato nel disegno di Cristo. 2 San Leone Magno dice (…) «Questi sono in verità i grandi personaggi che hanno fatto splendere innanzi a te, o Roma, il Vangelo di Cristo; e da maestra che tu eri di errore, sei divenuta discepola della verità». Ed ancora aggiunge S. Leone : «Pietro e Paolo sono veramente i tuoi padri e pastori. Essi hanno inserito il tuo nome nei regni celesti e ti hanno edificato Chiesa di Cristo assai meglio e con successo più felice, o Roma, di coloro che hanno costruito le tue mura. È al loro merito apostolico che si intitolano la gloria singolare della tua storia e l'onore di essere proclamata gente santa, popolo eletto, città sacerdotale e regia, posta in condizione di presiedere dalla cattedra di Pietro ad una dominazione spirituale nel mondo intero più carica di vittorie e con diritto di impero sulla terra e sui mari, e con più vasta fortuna che non quella degli antichi conquistatori». (11 maggio 1961) Preghiamo (Salmo 118, 1-24) SECONDO GIORNO Venerdì 21 giugno Grazie Signore per il dono della VITA Invocazione allo Spirito Santo … IN ASCOLTO Dalla lettera di S. Paolo ai Galati (1,15-24) Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me Figlio suo perché lo annunziassi in mezzo alle genti, subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. In ciò che vi scrivo – lo dico davanti a Dio - non mentisco. Poi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia. Ma non ero personalmente conosciuto dalle Chiese della Giudea che sono in Cristo; avevano soltanto sentito dire: "Colui che una volta ci perseguitava, ora va annunziando la fede che un tempo voleva distruggere". E glorificavano Dio per causa mia. Dalla predicazione del Beato Alberione Recitare il Te Deum per le grazie ricevute: il dono della vita, della salute, della provvidenza. Com'è stato buono Gesù con noi! Ci ha mandato sempre l'aria per respirare, il sole che illumina e riscalda. Si pensa poco a queste cose, eppure il Padre celeste ha provveduto una casa, i genitori, una famiglia buona, un paese in cui c'era la scuola, la chiesa. (…) Ringraziare per i meriti che ci siamo fatti; sono già sulla porta del paradiso, vi attendono e vi accompagnano. Che bella vita santa! Se c'è qualcuno che debba dimostrare di esser lieto, siete proprio voi. Se non avessimo questo corpo che alle volte è insensibile alle cose spirituali, noi esploderemmo in un continuo canto di gioia, quello che cantò Maria: Magnificat! (PrP VIII, 1956, pp. 167-168) 3 Dall’ Omelia di Giovanni Paolo II “Tu sei il Cristo!". Alla confessione di Pietro Gesù replica: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli" (Mt 16,17). Beato te, Pietro! Beato, perché questa verità, che è centrale nella fede della Chiesa, non poteva emergere nella tua consapevolezza di uomo, se non per opera di Dio. "Nessuno - ha detto Gesù - conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare" (Mt 11,27). Noi riflettiamo su questa pagina di Vangelo singolarmente densa: il Verbo incarnato aveva rivelato il Padre ai suoi discepoli; ora è il momento che lo stesso Padre rivela ad essi il Figlio suo unigenito. Pietro accoglie l'illuminazione interiore e proclama con coraggio: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente"! Queste parole sulle labbra di Pietro provengono dal profondo del mistero di Dio. Rivelano l'intima verità, la vita stessa di Dio. E Pietro, sotto l'azione dello Spirito divino, diventa testimone e confessore di questa sovrumana verità. La sua professione di fede costituisce così la solida base della fede della Chiesa: "Su di te edificherò la mia Chiesa" (Mt 16,18). Sulla fede e sulla fedeltà di Pietro è edificata la Chiesa di Cristo. (Giovedì 29 giugno 2000) Preghiamo (Salmo 118, 25-48) TERZO GIORNO Sabato 22 giugno Grazie Signore per il dono della FAMIGLIA Invocazione allo Spirito Santo … IN ASCOLTO Dalla seconda lettera di S. Paolo a Timoteo (1,1-8) Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio e secondo la promessa della vita che è in Cristo Gesù, a Timoteo, figlio carissimo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro. Rendo grazie a Dio, che io servo, come i miei antenati, con coscienza pura, ricordandomi di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno. Mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia. Mi ricordo infatti della tua schietta fede, che ebbero anche tua nonna Lòide, e tua madre Eunìce, e che ora, ne sono certo, è anche in te. Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l'imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il vangelo. 4 Dagli scritti del Beato Alberione La vocazione è una creazione di Dio, e il Signore semina dove si può avere speranza di frutto. In altri siti invece le vocazioni vere e sode fioriscono e si moltiplicano. (…) Spesso però quando il fiore della vocazione è spuntato, nascono le difficoltà: intrinseche ed estrinseche, timori e contraddizioni: le prime si vincono con un largo spirito di fiducia in Dio, le seconde colla fedeltà alla voce di Dio. (…) Per quanto affetto portiamo ai nostri figliuoli non dobbiamo mai dir no al Signore. Il provvedere ad un figliuolo o ad una figliuola che vuol servire a Dio non sarà mai di aggravio reale alla famiglia, perché il Signore per quelli che chiama a sé provvede lui stesso, e la famiglia dovrà dirsi fortunata, se la Divina Provvidenza si serve del suo mezzo. Del resto non deve già ritenersi un premio grande il poter onorare Dio con la propria sostanza, col frutto del proprio sangue? Né credano i genitori che la mancanza di questi figli sia cagione di stenti per loro. Non sarà certo il Signore che toglierà i figli per lasciare i parenti in angustia. Sono riflessioni mille volte ripetute, specialmente mille volte comprovate da quanti genitori han dovuto dir sì alla chiamata divina. (Unione Cooperatori Buona Stampa 1922, p. 4) Dall’Omelia di sua Santità Benedetto XVI La festa dei santi Apostoli Pietro e Paolo è insieme una grata memoria dei grandi testimoni di Gesù Cristo e una solenne confessione in favore della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. È anzitutto una festa della cattolicità. Il segno della Pentecoste – la nuova comunità che parla in tutte le lingue e unisce tutti i popoli in un unico popolo, in una famiglia di Dio – è diventato realtà. La nostra assemblea liturgica, nella quale sono riuniti Vescovi provenienti da tutte le parti del mondo, persone di molteplici culture e nazioni, è un’immagine della famiglia della Chiesa distribuita su tutta la terra. Stranieri sono diventati amici; al di là di tutti i confini, ci riconosciamo fratelli. Con ciò è portata a compimento la missione di san Paolo, che sapeva di "essere liturgo di Gesù Cristo tra i pagani… oblazione gradita, santificata dallo Spirito Santo" (Rm 15,16). Lo scopo della missione è un’umanità divenuta essa stessa una glorificazione vivente di Dio, il culto vero che Dio s'aspetta: è questo il senso più profondo di cattolicità – una cattolicità che già ci è stata donata e verso la quale tuttavia dobbiamo sempre di nuovo incamminarci. Cattolicità non esprime solo una dimensione orizzontale, il raduno di molte persone nell’unità; esprime anche una dimensione verticale: solo rivolgendo lo sguardo a Dio, solo aprendoci a Lui noi possiamo diventare veramente una cosa sola. Come Paolo, così anche Pietro venne a Roma, nella città che era il luogo di convergenza di tutti i popoli e che proprio per questo poteva diventare prima di ogni altra espressione dell’universalità del Vangelo. Intraprendendo il viaggio da Gerusalemme a Roma, egli sicuramente si sapeva guidato dalle voci dei profeti, dalla fede e dalla preghiera d’Israele. Fa parte infatti anche dell’annuncio dell’Antica Alleanza la missione verso tutto il mondo: il popolo di Israele era destinato ad essere luce per le genti. (29 giugno 2005) Preghiamo (Salmo 118,49-72) 5 QUARTO GIORNO Domenica 23 giugno Grazie Signore per il dono del BATTESIMO Invocazione allo Spirito Santo … IN ASCOLTO Dalla lettera di S. Paolo agli Efesini (2,4-10) Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in essi camminassimo. Dalla predicazione del Beato Alberione La fede viva produce i frutti. Ma anche nella vita religiosa la fede può illanguidirsi. «Una volta avevate cominciato bene perché ora siete così tiepidi e trascurati?», dice il Signore. Una fede debole non produce più la carità. La fede è nel cuore e non si vede, non si tocca, è nascosta, ma i frutti non sono nascosti: dalle opere conoscerete i frutti del cuore. Gesù diceva: «La tua fede ti ha salvato» (Lc 7,50). C'è molta differenza tra avere solo un po' di fede ad avere una fede sentita. Mentre ringraziamo Dio di averci infuso questa virtù nel battesimo, ci interroghiamo se in noi essa è viva o semi-viva o morta. (PrP VI, 1953, p. 132) Dall’Omelia di Giovanni Paolo II (…) Cristo sente la confessione di Pietro, che poco prima e stata pronunciata. Cristo guarda nell’anima dell’Apostolo, che confessa. Benedice l’opera del Padre in questa anima. L’opera del Padre raggiunge l’intelletto, la volontà e il cuore, indipendentemente dalla “carne” e dal “sangue“; indipendentemente dalla natura e dai sensi. L’opera del Padre, mediante lo Spirito Santo, raggiunge l’anima del semplice uomo, del pescatore di Galilea. La luce interiore proveniente da quest’opera trova espressione nelle parole: “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente” (Mt 16,16). Le parole sono semplici. Ma in esse si esprime la verità sovrumana. La verità sovrumana, divina, si esprime con l’aiuto di parole semplici, molto semplici. Tali furono le parole di Maria nel momento dell’annunciazione. Tali furono le parole di Giovanni Battista al Giordano. Tali sono le parole di Simone nei pressi di Cesarea di Filippo: Simone, che Cristo ha chiamato Pietro. Cristo guarda nell’anima di Simone. Sembra che ammiri l’opera compiuta in essa dal Padre, mediante lo Spirito Santo: ecco, confessando la verità rivelata sulla figliolanza divina del suo Maestro, Simone diventa partecipe della divina Conoscenza, di quella inscrutabile Scienza, che il Padre ha del Figlio, così come il Figlio ha del Padre. E Cristo dice: “Beato te, Simone figlio di Giona” (Mt 16,17). (29 giugno 1979) Preghiamo (Salmo 118,73-96) 6 QUINTO GIORNO Lunedì 24 giugno Grazie Signore per il dono della CHIESA Invocazione allo Spirito Santo … IN ASCOLTO Dalla seconda lettera di S. Paolo ai Corinti (2Cor 1,1-5) Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Timòteo, alla chiesa di Dio che è a Corinto e a tutti i santi dell'intera Acaia: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo. Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione! Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio. Perché, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. Dalla predicazione del Beato Alberione Il cristiano ama in modo simile la Chiesa cioè le persone, le anime che compongono la Chiesa e prega per tutte, interponendo l'intercessione di S. Giuseppe. Come il Padre affidò a san Giuseppe la famiglia di Nazaret, che era la Chiesa nascente, così il Papa affidò a san Giuseppe la Chiesa, ormai sviluppatasi, come il granello evangelico, in un maestoso albero. (PrP VI, 1953, p. 20) Dall’Omelia di Paolo VI Questa è per noi una solenne rievocazione; la memoria riprende in noi coscienza e chiarezza; essa ci ricorda la morte tragica e gloriosa di questi due pellegrini, venuti dalla terra di Gesù, e diventati, mediante la loro predicazione, il loro ministero, ed il loro martirio, fondatori di Roma cattolica. Si chiamavano Pietro e Paolo. Entrambi, in diverso modo, furono discepoli dapprima del Messia, Figlio di Dio e Figlio di Maria, Gesù, il Maestro e il Salvatore del mondo; poi suoi apostoli; coloro che hanno annunciato il Vangelo di Cristo, e hanno saputo in esso scoprire, per opera dello Spirito Santo, la novità liberatrice dall’antica concezione particolaristica della vera religione, ed hanno rivelato all’umanità il carattere unitario e universale del cristianesimo, il suo genio rinnovatore delle coscienze e delle forme della vita umana, la sua speranza escatologica. Essi, fondati sull’insegnamento di Gesù e sempre edotti dal suo Spirito, hanno basato il nuovo sistema religioso-sociale, che da tale concezione scaturiva e che si chiamò la Chiesa, sopra un principio originario e generatore dei rapporti vitali e salvifici fra Dio e l’uomo, la fede, l’accettazione cioè della Parola rivelatrice di Dio, quale in Cristo, Lui stesso Verbo eterno di Dio fatto uomo, trovò compimento e quale essi, gli Apostoli, dovevano promulgare e, mediante il magistero da loro proveniente, dovevano insegnare, interpretare, difendere e diffondere, Il Concilio ecumenico, testé celebrato, ricordò queste cose (cf. Cost. «Dei Verbum», 7), e ci ha esortato a risalire a queste 7 sorgenti della Chiesa e a riconoscere nella fede il suo principio costitutivo, la condizione prima d’ogni suo incremento, la base della sua sicurezza interiore e la forza della sua esteriore vitalità. (…) Pietro e Paolo sono stati i primi maestri della fede, e con le fatiche e le sofferenze del loro apostolato vi hanno dato la sua prima espansione, la sua prima formulazione, la sua prima autenticità; ed affinché non restasse dubbio sulla certezza del loro nuovo, meraviglioso, e duro insegnamento, sull’esempio del Maestro e con Lui sicuri d’una finale vittoria, hanno sigillato col sangue la loro testimonianza(…) (29 giugno 1967) Preghiamo (Salmo 118,97-112) SESTO GIORNO Martedì 25 giugno Grazie Signore per il dono della VOCAZIONE Invocazione allo Spirito Santo … IN ASCOLTO Dalla prima lettera di S. Pietro (1Pt 1,1-9) Pietro, apostolo di Gesù Cristo, ai fedeli che vivono come stranieri, dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadòcia, nell'Asia e nella Bitinia, scelti secondo il piano stabilito da Dio Padre, mediante lo Spirito che santifica, per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi del suo sangue: a voi grazia e pace in abbondanza. Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco – torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Voi lo amate, pur senza averlo visto; e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: cioè la salvezza delle anime. Dalla predicazione del Beato Alberione Se conosceste la vostra vocazione! Il dono di Dio! Eh, niente più sarebbe pesante, niente! Avremmo delle pastorelle di fuoco: umili, generose, sempre pronte a tutto. Quante cose si eliminerebbero: nel cuore, nella testa, nella immaginativa, nelle relazioni a destra o a sinistra, e nella congregazione... voglio dire in casa e fuori casa... E quanto di più, vivendo la vostra vera vocazione, quante anime attirereste! È una sofferenza continua vedere le necessità delle anime e vedere il nostro piccolo gruppo, che arriviamo così scarsamente. Allora, viver la propria vocazione: questo assicura un grande frutto alla congregazione, un grande progresso. (AAP 1958, 261) 8 Dall’omelia del Santo Padre Giovanni Paolo II (…). "Avvolgiti il mantello e seguimi!" (At 12, 8). Così l'angelo si rivolge a Pietro, detenuto nella prigione di Gerusalemme. E Pietro, secondo il racconto del testo sacro, "uscì e prese a seguirlo" (At 12, 9). Con questo intervento straordinario Dio venne in aiuto al suo apostolo perché egli potesse proseguire nella sua missione. Missione non facile, che comportava un itinerario complesso e faticoso. Missione che si concluderà con il martirio proprio qui, a Roma, dove anche oggi la tomba di Pietro è meta di incessanti pellegrinaggi da ogni parte del mondo. (…) "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?.. Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare" (At 9, 4-6). Paolo fu folgorato dalla grazia divina sulla via di Damasco e da persecutore dei cristiani divenne l'apostolo delle genti. Incontrato Gesù sul suo cammino, votò se stesso senza riserve alla causa del Vangelo. Anche a Paolo veniva riservata come meta lontana Roma, la capitale dell'impero, dove avrebbe predicato insieme a Pietro Cristo, unico Signore e Salvatore del mondo. Per la fede anch'egli avrebbe un giorno versato il sangue proprio qui, associando per sempre il suo nome a quello di Pietro nella storia della Roma cristiana (…) (29 giugno 2002) Preghiamo (Salmo 118,113-128) SETTIMO GIORNO Mercoledì 26 giugno Grazie Signore per il dono della CONGREGAZIONE Invocazione allo Spirito Santo … IN ASCOLTO Dalla prima lettera di S. Paolo ai Corinti (1Cor 9,16-23) Infatti annunciare il vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Quale è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il vangelo senza usare del diritto conferitomi dal Vangelo. Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero: mi sono fatto come Giudeo per i Giudei, per guadagnare i Giudei. Per coloro che sono sotto la legge – pur non essendo io sotto la Legge – mi sono fatto come uno che è sotto la Legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono sotto la Legge. Per coloro che non hanno Legge - pur non essendo io senza la legge di Dio, anzi essendo nella legge di Cristo – mi sono fatto come uno che è senza Legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono senza Legge. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io. 9 Dalla predicazione del Beato Alberione Ringraziare per questo e per i benefici spirituali: per il battesimo, per averci condotte in questa congregazione. E' questa una grazia grande grande, che ne contiene tante altre: l'istruzione religiosa e civile, l'educazione religiosa ed umana, i sacramenti, le messe, le pratiche di pietà. Comprende tutte quelle grazie che vi portano alla vita religiosa: ambiente, madri che vi guidano, buon esempio delle sorelle. (PrP VIII, 1956, p. 168) Dall’Omelia del Santo Padre Benedetto XVI (…) Mediante il martirio, mediante la loro fede e il loro amore, i due Apostoli indicano dove sta la vera speranza, e sono fondatori di un nuovo genere di città, che deve formarsi sempre di nuovo in mezzo alla vecchia città umana, la quale resta minacciata dalle forze contrarie del peccato e dell’egoismo degli uomini (…) In virtù del loro martirio, Pietro e Paolo sono in reciproco rapporto per sempre. Un’immagine preferita dell’iconografia cristiana è l’abbraccio dei due Apostoli in cammino verso il martirio. Possiamo dire: il loro stesso martirio, nel più profondo, è la realizzazione di un abbraccio fraterno. Essi muoiono per l’unico Cristo e, nella testimonianza per la quale danno la vita, sono una cosa sola. Negli scritti del Nuovo Testamento possiamo, per così dire, seguire lo sviluppo del loro abbraccio, questo fare unità nella testimonianza e nella missione. Tutto inizia quando Paolo, tre anni dopo la sua conversione, va a Gerusalemme, «per consultare Cefa» (Gal 1,18). Quattordici anni dopo, egli sale di nuovo a Gerusalemme, per esporre «alle persone più ragguardevoli» il Vangelo che egli predica, per non trovarsi nel rischio «di correre o di aver corso invano» (Gal 2,1s). Alla fine di questo incontro, Giacomo, Cefa e Giovanni gli danno la destra, confermando così la comunione che li congiunge nell’unico Vangelo di Gesù Cristo (Gal 2,9). Un bel segno di questo interiore abbraccio in crescita, che si sviluppa nonostante la diversità dei temperamenti e dei compiti, lo trovo nel fatto che i collaboratori menzionati alla fine della Prima Lettera di san Pietro – Silvano e Marco – sono collaboratori altrettanto stretti di san Paolo. Nella comunanza dei collaboratori si rende visibile in modo molto concreto la comunione dell’unica Chiesa, l’abbraccio dei grandi Apostoli (…) (29 giugno 2008) Preghiamo (Salmo 118,129-144) 10 OTTAVO GIORNO Giovedì 27 giugno Grazie Signore per il dono della COMUNITÀ Invocazione allo Spirito Santo … IN ASCOLTO Dalla lettera di S. Paolo ai Filippesi (Fil 1,3-11) Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi. Sempre quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il vangelo, dal primo giorno fino al presente. Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. È giusto, del resto, che io provi questi sentimenti per tutti voi, perché vi porto nel cuore, sia quando sono in prigionia, sia quando difendo e confermo il Vangelo, voi che con me siete tutti partecipi della grazia. Infatti Dio mi è testimone del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell'amore di Cristo Gesù. E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere sempre il meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio. Dalla predicazione del Beato Alberione La carità fraterna è necessaria per avere la pace nei conventi. Se si rompe la carità il male è grave, perché il Signore, che è carità viene molto offeso. Saremo tanto più vicine a Dio quanto più avremo di carità. Una carità buona, larga, pazientissima, che solleva, che incoraggia, che salva; prontezza al perdono e mansuetudine. L’amore agli altri è il riflesso della carità che avete in casa, nei cuori e nella comunità. (PrP IV, 1949, p. 109) Dall’Omelia di Giovanni Paolo II (…) L’apostolo dei gentili (…) si è incontrato con Pietro a Gerusalemme, poi ad Antiochia, e solo dopo a Roma, dove ambedue erano attesi dall’ultima prova. Tuttavia, fu sempre unito con Pietro, e Pietro con lui, in questo: che Dio si è compiaciuto di rivelare in lui suo Figlio. Per la prima volta presso le porte di Damasco, quando era stato prostrato a terra e accecato da una luce del cielo, e alla domanda “Chi sei, o Signore?” aveva sentito la risposta: “Io sono Gesù, che tu perseguiti” (At 9,5). Allora si compì in Paolo quello stesso che si era compiuto in Pietro nei pressi di Cesarea di Filippo, quando egli confessò: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Il Padre gli ha rivelato in Cristo il Messia: suo Figlio. Il Figlio del Dio vivente. E Paolo accettò internamente le parole del Padre “senza consultare nessun uomo”, così come Pietro, che sentì dalla bocca di Cristo: “Né la carne né il sangue te l’hanno rivelato”. (…) Prevedendo questo giorno, Paolo scriveva a Timoteo, come leggiamo nella liturgia di oggi “il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione” (2Tm 4,6-8). (…) Come Paolo, potrebbe scrivere di se stesso Pietro. Di ciascuno di essi si può dire che hanno amato in modo particolare la manifestazione del Signore. Che lo hanno accolto con tutto il cuore, che gli hanno reso 11 testimonianza con tutta la vita e con la morte. Hanno reso testimonianza non a ciò che “la carne e il sangue” possono rivelare all’uomo, ma a ciò che “ha rivelato il Padre”. La verità e la potenza di questa rivelazione permane nella Chiesa e cresce in essa costantemente dalla radice della fede di entrambi gli apostoli: Pietro, che è la “pietra”, e Paolo che è diventato lo “strumento eletto” (29 giugno 1980) Preghiamo (Salmo 118,145-160) NONO GIORNO Venerdì 28 giugno Grazie Signore per il dono di OGNI SORELLA Invocazione allo Spirito Santo … IN ASCOLTO Dalla prima lettera di S. Pietro (4,8-11) Conservate tra voi una carità fervente, perché la carità copre una moltitudine di peccati. Praticate l'ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare. Ciascuno, secondo il dono ricevuto, lo metta a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l'energia ricevuta da Dio, perché in tutto sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen! Dalla predicazione del Beato Alberione L'attività esterna quindi: le relazioni con le sorelle, relazioni di carità, relazioni di pazienza, relazioni di buon esempio, relazioni di preghiera, relazioni che portino sempre all'incoraggiamento, che sembrano segno di invito alla virtù, alla santità. Tutto l'insieme di una vita in una casa, specialmente dove le case sono più numerose, tutto l'insieme che sia edificante, costruttivo. (AAP 1960, 416) Dall’Omelia di Paolo VI (…) Che cosa dobbiamo fare, dunque, oggi che celebriamo negli Apostoli i campioni, i testimoni, gli araldi del Vangelo e della fede? Dovremo proferire questa preghiera: Fa’, o Signore, che la mia fede sia beata, sia sicura di una felicità interiore, sia il risultato di una coincidenza di verità in parte credute e accettate dalla Parola di Dio, in parte sperimentate dalla mia capacità di pensiero; e fa’ che risulti da questa sintesi una felicità, la felicità che deve essere propria del cristiano, di chi segue ancora questa secolare tradizione che ci porta, nell’anno in cui viviamo, l’immutato messaggio di Pietro; ed egli qui sulla sua tomba ce lo ripete: Tu sei Cristo Figlio del Dio vivente (…) (29 giugno 1971) Preghiamo (Salmo 118,161-176) 12