Storia

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Storia
Preistoria
Una questione di importanza fondamentale nella storia thailandese riguarda
l’origine e la provenienza dei thai. Gli storici hanno sostenuto per molto
tempo che gli antenati degli attuali thai, chiamati tai, migrarono dalla Cina
meridionale nelle fertili terre del Sud-est asiatico continentale intorno al
XIII secolo d.C., ma gli studi più recenti mostrano che i tai arrivarono in
Thailandia nei primi secoli dopo Cristo, se non prima. Oggi, inoltre, molti
sostengono che la storia thailandese dovrebbe includere anche il retaggio
dei popoli che risiedevano nella zona prima dell’arrivo dei tai, fra i quali
una civiltà oceanica proveniente da una zona indefinita del Pacifico occidentale. Anche se sono ben poche le tracce lasciate dalle civiltà esistenti in
Thailandia prima della metà del I millennio a.C., infatti, sono stati scoperti
nella provincia settentrionale di Lampang fossili di Homo erectus risalenti
ad almeno 500.000 anni fa. Nell’insediamento preistorico più importante
della Thailandia, quello di Ban Chiang nella provincia di Udon Thani, nel
nord-est del paese, sono state rinvenute inoltre prove che dimostrano che nel
periodo compreso fra il 4000 e il 2500 a.C. gli abitanti della zona coltivavano
il riso e producevano oggetti in ceramica e utensili in bronzo.
A Lampang Man sono
state rinvenute le prime
prove della presenza
dell’Homo erectus in Asia
al di fuori dell’Indonesia
e della Cina.
l’arrivo dei Tai
I tai giunsero in Thailandia nel corso di ondate successive. Le coste della
regione erano già state interessate dalle perlustrazioni dei commercianti indiani, che a partire dal III secolo a.C. avevano fra le altre cose fatto conoscere
alle popolazioni del posto l’hinduismo. Le loro rotte erano state poi seguite
dai mercanti cinesi, tanto che nel 230 a.C. numerose aree della Thailandia
risultavano ormai annesse al potente regno di Funan.
I tai parlavano il tai-kadai, termine che indica una famiglia di idiomi
monosillabici e tonali che si dice rappresentino il gruppo etno-linguistico
più significativo del Sud-est asiatico. Stanziatisi nell’entroterra della regione,
i tai diedero vita a villaggi che praticavano l’agricoltura, la caccia e il commercio su brevi distanze. Tali villaggi erano raggruppati in meu·ang, unità
amministrative che riunivano le comunità legate fra loro ed erano governate
da un capo. Dai meu·ang sarebbero poi sorti gli stati tai.
Entro la fine del primo millennio d.C., infatti, i tai avevano raggiunto
anche le zone appartenenti all’attuale Thailandia meridionale, dove avevano
sostituito o assimilato i mon (originari della Birmania, oggi Myanmar) e i
khmer (provenienti dalla Cambogia), oppure coesistevano accanto a loro.
Ma altri gruppi appartenenti al ceppo linguistico tai-kadai si separarono e si
trasferirono in diverse zone del Sud-est asiatico continentale, come il Laos
(nel caso dei lao) e la Birmania (dove si stabilirono gli shan). Così, ancora
CRONOLOGIA
4000-2500 a.C.
Gli abitanti preistorici della
Thailandia nord-orientale
iniziano a lavorare la ceramica e il
bronzo e a coltivare il riso.
III secolo a.C.
I commercianti indiani arrivano
nel territorio dell’odierna
Thailandia e diffondono
l’hinduismo.
VI-XI secolo
Nella Thailandia centrale e
nord-orientale fioriscono le
città-stato dvaravati, la cui civiltà
si basa sulla cultura mon e sul
buddhismo theravada.
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nel IX e X secolo d.C., quando ormai prosperavano gli imperi della Cina
meridionale (Nanzhao), del Vietnam (Champa) e della Cambogia (Angkor),
i tai rimanevano confinati ai margini della storia a causa dell’assenza di
un’amministrazione centralizzata.
regni antichi e regni tai
Dvaravati, Angkor e Srivijaya
Due libri fortemente
consigliati in inglese
sono Thailand: A
Short History (2003)
di David K. Wyatt e
A History of Thailand
(2005) di Chris Baker
e Pasuk Phongpaichit.
In italiano, potete
leggere la scheda
dedicata alla Thailandia
– all’ambiente, ai
popoli, ma anche
alla storia del paese,
dall’antichità ai giorni
nostri – nel libro di
Giulio Soravia Il sud-est
asiatico (Pendragon,
Bologna 1999).
Lo storico francese
Georges Cœdès sostiene
che ‘l’indianizzazione’
sia stato un fenomeno
assai frequente negli
antichi stati del Sud-est
asiatico, ma oggi si
preferisce parlare di
‘localizzazione’.
Nell’arco di tempo interessato dall’arrivo dei tai , il territorio dell’odierna
Thailandia era stato via via occupato, come si diceva, anche dai mon e dai
khmer, stabilitisi soprattutto nella pianura centrale; i khmer si erano poi
spinti fino al nord-est, mentre il sud era controllato soprattutto dai malesi
(alcune popolazioni di pelle scura provenienti dalla penisola malese, i mani,
vivono tuttora nell’entroterra della Thailandia meridionale).
I khmer avevano creato un regno hindu diventato famoso per le sue
sculture e i templi di dimensioni imponenti, che influenzarono nel corso
del tempo l’arte, la religione e la lingua della regione. Quanto ai mon, erano
stati convertiti al buddhismo dai missionari dell’imperatore indiano Ahoka
e controllarono l’area occidentale del paese soprattutto dal III al VI secolo,
diffondendo la loro religione e costruendo il primo stupa buddhista della
Thailandia a Nakhon Pathom, a ovest di Bangkok.
Tra il VI al IX secolo d.C., cominciò a prendere piede nelle regioni centrali
e nord-orientali della Thailandia una cultura buddhista distinta, associata ai
mon e al nome ‘Dvaravati’. La scoperta a Nakhon Pathom di varie monete
recanti la scritta ‘Signore di Dvaravati’ avvalora l’ipotesi secondo la quale
Dvaravati era un regno il cui centro principale era costituito da Nakhon
Pathom. Gli storici ritengono che potrebbe essersi trattato di un’aggregazione di città-stato che avevano in comune la cultura mon e buddhista e di
cui facevano parte Ku Bua (Ratburi), Srimahosot (Prachinburi), Nakhon
Ratchasima e U Thong. I manufatti rinvenuti nei siti dvaravati e l’attuale
mappatura di questi luoghi indicano inoltre la presenza a quel tempo di
numerose rotte commerciali via terra, precisamente a ovest verso la Birmania, a est in direzione della Cambogia, a nord alla volta di Chiang Mai
e del Laos e a nord-est verso l’altopiano di Khorat.
Nelle città dvaravati si riscontrano un’arte e un’architettura che presentano un proprio stile caratteristico, oltre a iscrizioni su pietra in lingua
mon. Vi sono anche molti segni di influenza indiana, che pervadono vari
aspetti della cultura dvaravati, come i nomi delle città, le credenze religiose e la cultura materiale – anche se il processo che portò alla nascita
delle civiltà e degli stati nell’antico Sud-est asiatico, in passato indicato
dal termine ‘indianizzazione’, ora viene spesso definito ‘localizzazione’,
in quanto non viene più visto come una semplice ricezione passiva della
cultura indiana.
Nell’XI secolo, l’importanza delle città-stato mon-dvaravati declinò
rapidamente dopo l’espansione dell’impero khmer verso ovest nell’odierna
VIII-XIII secolo
Espansione dell’impero
marittimo di Srivijaya nella
Thailandia meridionale e
ingresso della religione islamica
nel territorio.
X secolo
I tai si sono ormai stanziati
in Thailandia in villaggi
indipendenti diffusi su tutto il
territorio.
XI-XII secolo
Massima espansione e fioritura
del regno di Angkor nella
Thailandia centrale e nordorientale.
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Thailandia centrale e nord-orientale. I centri amministrativi regionali khmer
erano Lavo (Lopburi), Sukhothai e Phimai (Nakhon Ratchasima), collegati
alla capitale Angkor da strade lungo le quali sorgevano grandi templi in
stile khmer, simbolo evidente del potere imperiale. La cultura thailandese
di questo periodo è in generale pervasa da elementi khmer e da tracce
di brahmanesimo e di buddhismo theravada e mahayana. I bassorilievi
dell’Angkor Wat risalenti all’inizio del XII secolo raffigurano anche alcuni
mercenari tai al servizio degli eserciti khmer; i khmer chiamavano questi
soldati ‘syam’, termine forse adottato dai tai stessi che in seguito prese a
indicare i vari regni tai diventando ‘Sayam’ e infine ‘Siam’.
Dall’VIII al XIII secolo la Thailandia meridionale rimase invece sotto il
dominio dell’impero marittimo di Srivijaya, una confederazione di cittàstato malesi che controllava i commerci fra il Mar Cinese Meridionale e
l’Oceano Indiano e aveva il suo centro principale in territorio thailandese
a Chaiya (vicino a Surat Thani). Qui, così come nel museo di Nakhon
Si Thammarat, è possibile ammirare alcuni reperti risalenti alla cultura
srivijaya. In questa città sono nate numerose forme artistiche tipiche del
regno di Srivijaya, come il năng đà·lung (spettacolo di ombre) e il lákon
(teatrodanza classico), successivamente entrate a far parte della cultura
thailandese moderna, e sempre a Nakhon Si Thammarat si trova l’antico
monastero di Wat Phra Mahathat, che molto probabilmente risale all’epoca
di massimo splendore del regno Srivijaya. Durante il cosiddetto regno
di Srivijaya si verificò nel Sud-est asiatico una differenziazione culturale
destinata a rivelarsi essenziale per la regione: la città-stato di Tambralinga
(Nakhon Si Thammarat) adottò il buddhismo, mentre le città-stato malesi
più a sud si convertirono all’Islam. Così, già nel XV secolo, si era ormai
creata nella penisola una frontiera religiosa definitiva fra il Sud-est asiatico
continentale, di fede buddhista, e la Malesia musulmana.
Tutti questi grandi imperi iniziarono gradualmente a declinare fra il XII e
il XVI secolo, periodo durante il quale i popoli tai dell’entroterra del Sud-est
asiatico fondarono alcuni nuovi centri da cui nacquero gli stati buddhisti
di Lanna e Sukhothai, affiancati in breve tempo Ayuthaya.
Srivijaya fu l’impero
commerciale più
importante dell’antico
Sud-est asiatico e si
ritiene che il suo centro
fosse Palembang, a
Sumatra.
Il regno di Lanna
Il regno di Lanna fu creato dal re tai Mangrai, che nel 1292 stabilì la propria
capitale a Chiang Mai (che significa ‘città nuova’). Il successo di questo
sovrano fu determinato dalla creazione di un’identità tai comune e dalla
realizzazione di una rete di rapporti con gli altri re tai confinanti, soprattutto
con Ngam Muang di Phayao e con Ramkhamhaeng di Sukhothai. Il sovrano
inoltre adottò un sistema legale – dal titolo Le sentenze di re Mangrai – che
dava prova di grande benevolenza e ragionevolezza.
Nella seconda metà del XIV secolo salì al trono Kü Na, un monarca
particolarmente erudito che fondò la setta singalese del buddhismo theravada. Nello stesso periodo il Lanna assunse la leadership culturale dell’area
XIV secolo
Pattani diventa capitale di un
sultanato malese asservito ai
regni tai.
1238
Nascita del regno tai di
Sukhothai.
1283
Il re Ramkhamhaeng di
Sukhothai inventa la prima
scrittura thai.
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tai settentrionale (Tai Yuan) e la sua egemonia si rafforzò nel XV secolo
con il lungo regno di Tilok. Un’altra fase di generosi patrocini a favore del
buddhismo portò negli anni ’20 del Cinquecento alla creazione delle grandi
cronache in lingua pali dal titolo Jinakalamali, contenenti la narrazione della
vita del Buddha e della diffusione del buddhismo. Il Lanna era però afflitto
da complicati intrighi dinastici e guerre, specialmente contro Sukhothai e
Ayuthaya, e alla fine del XVI secolo cadde vittima della lotta di potere fra
il Laos e Ayuthaya.
Il regno di Sukhothai
Il Traiphum Phra Ruang
(I Tre Regni del Re
Ruang), descrive la
cosmologia buddhista
e lega il sistema di
gerarchia sociale di
Sukhothai al merito
religioso.
Intorno alla metà del XIII secolo, i sovrani tai Pha Muang e Bang Klang
Hao riunirono le forze per espellere l’avamposto khmer dalla regione di
Sukhothai e nel 1238, con il consenso di Pha Muang, Bang Klang Hao
fu incoronato re di uno nuovo stato indipendente con il nome di Sri
Indraditya. Sotto la guida del figlio di questi Ramkhamhaeng, il regno di
Sukhothai divenne pian piano una potenza a livello dell’intera regione, con
possedimenti nell’est (Phitsanulok e Vientiane), nel sud (Nakhon Sawan,
Chainat, Suphanburi, Ratburi, Phetburi e Nakhon Si Thammarat), nell’ovest (Pegu e Martaban) e nel nord (Phrae, Nan e Luang Prabang). Questi
territori, che si estendevano fino all’alta valle del Fiume Mekong nel Laos
e a Bago (Pegu) nel Myanmar meridionale e costituivano quindi un’area
ben più ampia della Thailandia attuale, non furono conquistati sempre
con la forza: quello meridionale, per esempio, fu probabilmente annesso
per via di matrimonio o grazie all’esistenza di un rapporto di parentela fra
Ramkhamhaeng e le famiglie dei sovrani locali. Il tai siamese stava inoltre
diventando la lingua dell’élite e si dice che nel 1283 il re abbia inventato una
variante della scrittura che rappresentò la prima versione del thai odierno.
Quanto alla città di Sukhothai, era un importante centro del buddhismo
theravada del Sud-est asiatico continentale, come dimostrano le opere d’arte
e il Traiphum Phra Ruang, uno dei testi buddhisti fondamentali scritto dal
re Li Thai nel 1345. Dopo la morte di Ramkhamhaeng, tuttavia, l’impero
si dissolse rapidamente.
Il lungo periodo di Ayuthaya
Verso la metà del XIV secolo, nel bacino del Fiume Chao Phraya iniziò a
emergere una nuova potenza, il regno di Ayuthaya, che le fonti contemporanee fuori dalla Thailandia spesso chiamavano Siam. Il suo leggendario
fondatore, U Thong, ha peraltro origini oscure: nativo forse di Phetchaburi
o della Cina, sembra essersi alleato per via di matrimonio con le potenti
case di Suphanburi e Lopburi.
L’ascesa di Ayuthaya dipese comunque dalla capacità del suo sovrano di
mobilitare un’ingente forza lavoro e di trarre vantaggio dai traffici internazionali. Grazie alla ricchezza accumulata e agli intensi rapporti commerciali,
Ayuthaya si trovò infatti particolarmente avvantaggiata nell’accesso alle
1292
Chiang Mai diventa la capitale
del regno tai del Lanna.
1351
Data leggendaria della
fondazione del regno di
Ayuthaya.
1431-32
Il regno tai di Ayuthaya
sconfigge quello di Angkor.
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L’iscrizione di Ramkamhaeng
In un’iscrizione del 1292, il re Ramkhamhaeng descrive il suo regno come un luogo idilliaco, privo di
costrizioni, e se stesso come un benevolo patriarca:
Ai tempi del re Ramkhamhaeng la terra di Sukhothai è fiorente. Le acque sono ricche di pesci e
i campi abbondano di riso… chiunque voglia commerciare elefanti, lo fa; chiunque voglia commerciare cavalli, lo fa; … se un suddito ha motivi di lamentele… è facile, va a suonare la campana
che il re ha appeso; il re Ramkhamhaeng ode il suono della campana, va a interrogare l’uomo,
esamina il suo caso e prende la decisione giusta per lui.
Dalla traduzione inglese di A.B. Griswold e Prasert Na Nagara,
Journal of the Siam Society (luglio 1971)
armi da fuoco e ai mercenari portoghesi. La capitale fortificata, inoltre,
sorgeva su una piccola isola circondata da fiumi.
Con 36 re e cinque dinastie avvicendatisi per un periodo di 416 anni,
Ayuthaya ebbe una vita politica interna caratterizzata da episodi di grande
violenza, dal momento che, quanto più un sovrano detiene il potere
assoluto sulla popolazione, sul territorio e sulle risorse che amministra,
tanto più difficile diventa per lui gestirli. Una pratica alquanto grottesca,
per esempio, prevedeva che i re o principi vittime delle manovre di corte
venissero avvolte in un telo e picchiate a morte con una mazza di legno di
sandalo (un legno raro e lussuoso) per evitare che il loro sangue (sacro)
penetrasse nel terreno.
Per rafforzare il sistema amministrativo del regno, il re Trailok (rimasto
sul trono dal 1448 al 1488) promulgò la Legge della Gerarchia Civile e la
Legge delle Gerarchie Militari e Provinciali. Le due disposizioni definivano
la struttura governativa per mezzo di elaborati elenchi degli incarichi
ufficiali, con titoli e categorie specifici che chiarivano la posizione e le
mansioni dei singoli individui all’interno di una complessa scala sociale.
La posizione sociale individuale era infatti misurata in unità numeriche
di sàk·dì·nah, corrispondenti alla quantità di territorio posseduto (virtualmente) dal singolo, e anche le sanzioni o eventuali punizioni erano
proporzionali al sàk·dì·nah della persona in questione. A grandi linee,
la società del regno di Ayuthaya risultava così costituita da membri
della cerchia reale, nobili e comuni cittadini. Questi ultimi erano prai
(uomini liberi) oppure tâht (schiavi). I liberi cittadini erano comunque
assegnati a un protettore dell’aristocrazia, se non reale, e per sei mesi
all’anno dovevano lavorare per l’élite al governo svolgendo commissioni
personali, partecipando ai lavori pubblici o prestando servizio militare.
Nonostante questa gerarchia sociale ben definita, una certa mobilità
rimaneva comunque possibile, pur dipendendo, oltre che dalle capacità
personali, dalle conoscenze o parentele (inclusi i legami acquisiti per
1511
Ad Ayuthaya si insedia
un’ambasciata portoghese.
1518
Ayuthaya conclude il suo
primo trattato con una nazione
occidentale, un accordo
commerciale con il Portogallo.
Alcuni studiosi
ritengono che
l’iscrizione di
Ramkhamhaeng sia
in realtà un falso del
XIX secolo, realizzato a
sostegno della teoria
secondo la quale la
regione di Sukhothai
faceva storicamente
parte del Siam.
1569
Ayuthaya è sconfitta una prima
volta dalla Birmania.
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Sembra che le armi
da fuoco siano state
introdotte nel Sud-est
asiatico fra il XIII e il XV
secolo prima dai cinesi e
dagli arabi e in seguito
dai portoghesi.
Il primo Treatise on
Victorious Warfare
(Trattato sulla vittoria
militare) del Siam
fu scritto per istruire
le armate del re
Ramathibodi II nel 1498.
Nel 2008, a Phetchabun
è stata anche rinvenuta
una versione autentica
di un trattato risalente
all’antica era di
Bangkok.
Nel XVII secolo la
Thailandia esportava
in Giappone grandi
quantitativi di pelli di
animali, pari all’incirca a
100.000 pezzi all’anno.
l o n el y p l an et . c o m
via di matrimonio) su cui si poteva contare e dal favore di cui si godeva
presso la corte reale.
La sfera d’influenza di Ayuthaya si rafforzò con il contributo delle
città di frontiera: Khorat a est, Kanchanaburi a ovest, Phitsanulok a
nord e Nakhon Si Thammarat a sud. Dopo aver sconfitto Angkor nel
1431-32, inoltre, l’élite di Ayuthaya adottò le usanze di corte, i titoli
onorifici e la concezione monarchica del governo dei khmer. Tuttavia,
benché l’appellativo del monarca fosse ormai diventato devaraja (re
divino), come per i sovrani khmer, anziché dhammaraja (re giusto),
secondo la tradizione di Sukhothai, Ayuthaya continuò a pagare i tributi
all’imperatore cinese, che ricambiava questo rito di sottomissione con
doni generosi e invidiabili privilegi commerciali. D’altra parte il regno
siamese aveva anche diversi regni vassalli, costretti a fornire soldati e
a versare tributi, come i regni di Songkhla, Cambogia e Pattani, che
manifestavano simbolicamente la loro sottomissione donando alberi
d’oro e d’argento di squisita fattura.
Questa fu un’era di intensi commerci per il Sud-est asiatico. Fiorente
centro politico ed economico, Ayuthaya traeva grandi profitti dai traffici
marittimi, perché, oltre a essere la capitale del regno, ne era anche il porto
principale, collegato all’entroterra da un’articolata rete fluviale. Che avvenissero via mare o via terra, comunque, i commerci con l’estero rivestivano
grande importanza, visto che, oltre al riso, Ayuthaya esportava i prodotti
della foresta. La gestione degli affari e dei commerci esteri era affidata al
ministero di Phra Khlang, che deteneva il monopolio su determinati prodotti
d’importazione e di esportazione stabilendo di conseguenza prezzi e tariffe.
A partire dal XVII secolo, quindi, l’economia commerciale di Ayuthaya
estese sempre più i propri confini.
All’inizio del XVI secolo, inoltre, avevano iniziato ad arrivare gli europei e nel 1511 ad Ayuthaya si insediò un’ambasceria portoghese. Sarebbe
stato poi il turno degli olandesi nel 1604, degli inglesi nel 1612, dei danesi
nel 1621 e dei francesi nel 1662. La folta presenza di stranieri nel regno di
Ayuthaya è testimoniata ancora oggi dai resti degli insediamenti giapponesi,
olandesi e francesi sulle sponde del fiume attorno all’isola e dall’esistenza
di antiche mappe cinesi, moresche e inglesi. I visitatori provenienti dai
paesi esteri hanno lasciato anche diversi testi in cui descrivono la corte
e i mercati cosmopoliti di Ayuthaya. Le comunità straniere avevano un
governo autonomo, anche se i loro leader furono via via assorbiti nella
burocrazia siamese diventando sempre più dipendenti dal favore del re.
Gli occidentali erano comunque terrorizzati dalla legge siamese e dalle sue
crudeli punizioni fisiche, finché gli olandesi per primi chiesero, e nel 1664
ottennero, il riconoscimento dei diritti territoriali, sottraendosi così alla
giurisdizione siamese.
Le ingenti ricchezze e la prosperità che Ayuthaya derivava dai tributi
e dai profitti commerciali figuravano fra gli argomenti più diffusi nella
1604-12
1621-22
Arrivo sul territorio di olandesi
e inglesi.
Giungono dall’Europa anche
danesi e francesi.
1767
Distruzione di Ayuthaya da parte
dei birmani.
S T O R I A 27
l o nely p lanet ita l ia.it
il mondo del re Narai
L’interesse del re Narai (sul trono dal 1658 al 1688) per i paesi stranieri si manifestò attraverso uno
scambio di ambasciate con i grandi sovrani di Persia, Francia, Portogallo e Vaticano negli anni ‘80 del
XVII secolo. Le ambasciate siamesi in Francia suscitarono un grande interesse nei confronti di questo
paese e, da parte sua, il re si mostrò interessato ad acquistare e utilizzare materiali, cultura e idee
straniere. Anche la sua corte ordinò diverse merci, quali binocoli, clessidre, carta, noci, formaggi, vino
e fontane di marmo. Prima di invitare i gesuiti francesi a osservare l’eclisse nel suo palazzo di Lopburi,
del resto, il monarca siamese aveva già ricevuto numerosi doni, fra cui un mappamondo donato da
Luigi XIV.
Nell’ultimo ventennio del Seicento Narai reclutò al proprio servizio l’avventuriero greco Constantine Phaulkon, il quale approfittò della propria posizione di intermediario fra i siamesi e il mondo
occidentale per abusare del proprio potere di ministro e di favorito del re.
Quando il re Narai morì senza lasciare eredi, Phaulkon cadde in disgrazia e rimase vittima degli
intrighi di corte siamesi che si intrecciarono durante la ‘rivoluzione di palazzo del 1688’, nella quale
peraltro svolse un ruolo importante. Diversi autori dell’epoca scrissero libri ispirati all’ascesa e caduta
di Constantine Phaulkon.
letteratura di viaggio europea dell’epoca. L’ostentazione del benessere era
del resto uno degli elementi della propaganda reale e si manifesta tuttora
con evidenza nelle aree storiche del regno.
Ma le glorie di Ayuthaya furono bruscamente interrotte dall’espansione
birmana. Nel 1569 la città fu conquistata dal grande re birmano Bayinnaung
e riottenne l’indipendenza soltanto con il re Naresuan.
Poi, negli anni ’60 del Settecento, l’ambiziosa dinastia birmana di Kongbaung, da poco ascesa al trono, tornò a rivolgersi a est allo scopo di eliminare
la concorrenza politica e commerciale di Ayuthaya. Le truppe birmane
assediarono la capitale per un anno prima di riuscire a distruggerla nel 1767,
quando la città fu completamente devastata: i suoi edifici vennero rasi al
suolo, la popolazione sterminata e le zone circostanti abbandonate fino a
restare disabitate. I saccheggi e le distruzioni furono talmente agghiaccianti
che ancora oggi nella mente di molti thailandesi persiste la concezione che
i birmani siano un popolo di aggressori e nemici spietati.
l’era di Bangkok
La rinascita
La successione reale venne dunque interrotta, così, grazie anche al malcontento popolare esploso a seguito dell’invasione birmana, un ex generale,
Taksin, avanzò i propri diritti al trono. Dopo aver sconfitto gli altri contendenti, fra cui un fratello dell’ultimo re di Ayuthaya, il nuovo sovrano scelse
come capitale Thonburi, un insediamento a valle sulle rive del Fiume Chao
Phraya, di fronte all’odierna Bang­kok. Il luogo, dotato di un forte costruito
dai francesi, era più facilmente difendibile e aveva un migliore accesso ai
1768-82
Il re Taksin regna dalla nuova
capitale, Thonburi, ed espande i
confini del Siam.
1782
Morte del re Taksin; fondazione
della dinastia Chakri; Bangkok
diventa la nuova capitale.
Il re Naresuan è ritenuto
un eroe nazionale ed è
diventato una figura di
culto, in particolare fra
l’esercito thailandese.
La sua storia ha
ispirato una trilogia
cinematografica, King
Naresuan (2007), girata
con grande dispendio di
risorse economiche dal
regista Chatrichalerm
Yukol.
1805
Codifica delle Leggi dei tre Sigilli.
28 S T O R I A
I resoconti sull’Ayuthaya
del Seicento scritti da
Jeremias van Vliet,
Simon de la Loubère,
Nicolas Gervaise ed
Engelbert Kaempfer
sono ottime letture.
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commerci anche rispetto ad Ayuthaya. Figlio di un immigrato cinese e di
una donna tai, Taksin consolidò il proprio potere promuovendo appunto i
traffici commerciali con la Cina, ma pare che verso la fine dei suoi 15 anni
di regno fosse diventato mentalmente instabile, arrivando a comportarsi
impropriamente nei confronti dei monaci buddhisti. Anche i membri del
suo governo cominciarono a diffidarne, così, nel 1782, due dei generali
più potenti organizzarono un colpo di stato e lo fecero giustiziare. Uno di
essi, Chao Phraya Chakri, fu incoronato re con il nome di Yot Fa (Rama I)
e diede inizio alla dinastia Chakri, sul trono ancora oggi. Anche in questo
caso, il nuovo sovrano decise di trasferire la capitale, ma questa volta sulla
sponda opposta del Fiume Chao Phraya. La nuova città (Bangkok) fu
chiamata Rattanakosin (Gioiello di Indra), più comunemente nota come
Krungthep (Città degli Angeli).
Nei 70 anni che trascorsero fra i regni di Taksin e di Nangklao (Rama
III), i sovrani si dedicarono a ripristinare l’unità del popolo siamese e
riportarono in vita i modelli di Ayuthaya, reinstaurando le conoscenze
e le pratiche di quel periodo che ancora non erano andate perdute, oppure incorporandole in nuove leggi, manuali di governo, testi storici e
religiosi o libri di letteratura. I nuovi monarchi centralizzarono il potere
amministrativo e militare, trasformando le azioni difensive in tattiche
di espansione territoriale e muovendo guerra contro gli altri stati per
estendere la propria influenza in tutte le direzioni. Dopo aver distrutto le
capitali del Laos e della Cambogia, il Siam contenne l’aggressione birmana
e ridusse a condizioni di vassallaggio Chiang Mai, che era stata anch’essa
attaccata dalla Birmania. Le popolazioni sconfitte furono trasferite in
territorio siamese e svolsero un ruolo importante nell’aumento della
produzione del riso, gran parte del quale veniva esportato in Cina – il re
Nangklao nutriva infatti un profondo interesse per la cultura cinese ed
era pertanto incline a intrattenere rapporti commerciali con quel paese. A
differenza dei re di Ayuthaya, che si identificavano con la divinità hindu
Vishnu, i re Chakri assunsero il ruolo di difensori del buddhismo e a tale
scopo fecero compilare e tradurre nella propria lingua i principali testi
LE DONNE ThaiLANDESI NELLA STORIA
I visitatori stranieri che si recavano in Siam durante il periodo di Ayuthaya notavano che in quel paese
le donne svolgevano praticamente qualsiasi lavoro, incluse le attività commerciali. Soltanto nel 1868,
tuttavia, il re Mongkut (Rama IV) abolì il diritto del marito di vendere la moglie o i figli senza il permesso della consorte, sostenendo che la vecchia legge trattava la donne ‘alla stregua di un bufalo’.
In un’opera scritta a metà Ottocento, Suphasit Son Ying (Detti per le donne), risulta d’altra parte che
le donne di classe elevata volevano avere voce in capitolo riguardo alla scelta del marito e che contribuivano alle attività economiche della famiglia; il testo aveva proprio la funzione di consigliarle in
questi due campi.
1851-68
Regno del re Mongkut (Rama
IV); l’influenza cinese declina,
mentre aumenta quella
dell’Occidente.
1855
Il Siam e la Gran Bretagna
concludono il Trattato di
Bowring, che stimola l’economia
di mercato thailandese e
garantisce diritti territoriali ai
cittadini inglesi in Siam.
1868-1910
Regno del re Chulalongkorn
(Rama V): modernizzazione e
imperialismo europeo.
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