Number 4/10 edico non è … … per chi Il documento dell’European Heart Network per una sana alimentazione MARIA LUISA ELIANA LUISI Ricercatore Specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio, Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS, Centro S. Maria agli Ulivi di Pozzolatico Firenze IRCCS, Firenze Anche se il documento da cui si trae spunto per suggerire gli obiettivi da seguire per raggiungere e mantenere una buona salute è stato pubblicato nel 2002, alla luce delle più recenti evidenze scientifiche del settore, rimane attuale nei contenuti [1]. L’European Heart Network (EHN) è un’unione con base a Bruxelles, che collega 30 fondazioni nazionali cardiologiche e organizzazioni non governative responsabili della prevenzione cardiovascolare in Europa. Svolge un ruolo di connessione e collaborazione affinché la malattia cardiovascolare non resti a lungo la maggior causa di morte in Europa. Nel documento si fa riferimento ai 51 Stati Membri del World Health Organisation’s European Region che va dall’Islanda, a ovest, al Kazakhstan, a est, includendo gli stati dell’Europa unita. In Europa il 49% della popolazione muore per malattia cardiovascolare: molti europei vengono colpiti da ictus cerebrale e malattia coronarica prima di andare in pensione. Frequentemente ciò comporta l’instaurarsi di una disabilità permanente che pesa sulla famiglia e sulla società. A causare queste patologie sono l’aterosclerosi e la trombosi, fenomeni che è possibile contenere seguendo un’alimentazione corretta. In Europa l’EHN ha pubblicato gli obiettivi dietetici per la popolazione europea affinché la malattia cardiovascolare non resti a lungo la maggior causa di morte. La crescente omogeneizzazione e l’aumento della scelta dei cibi attraverso l’Europa e un’occidentalizzazione della dieta ricca in grassi e zuccheri e povera in carboidrati complessi è estesa; a ciò si accompagna l’aumento del rischio di comparsa di malattie croniche. Negli ultimi anni che ci hanno portato alla globalizzazione, la diversità culinaria è tanto celebrata, ma è bene anche tener presenti le differenze nutrizionali fra i vari tipi di alimentazione. Questa è materia di studio per i governi interessati al progetto. Gli obiettivi in sintesi (goal) • Acidi grassi saturi: meno del 12% delle calorie totali. • Frutta e verdura: più di 400 g/die. • Sale: meno di 6 g/die. • Livello attività fisica: più di 1,75 PAL. • Indice di massa corporea: 21–22. • Grassi totali: meno del 30% di calorie totali. • Acidi grassi polinsaturi ω6: 4–8% delle calorie totali. • Acidi grassi polinsaturi ω3: 2 g acido linolenico + 200 mg acidi grassi a catena molto lunga. • Carboidrati totali: più del 55% delle calorie totali. • Fibre alimentari: più di 25 g/die. • Folati: più di 400 µg/die (alimentare). • Vitamine e sali minerali: nessun obiettivo. • Alcol: 2 bicchieri di vino, preferibilmente rosso, per gli uomini e 1 per le donne. • Dolci: raramente (meno di 4 volte al dì). Gli obiettivi in dettaglio • I grassi saturi e trans (cioè quelli dannosi) devono rappresentare rispettivamente meno del 10 e del 2% delle calorie totali introdotte. Questi grassi si trovano negli alimenti di derivazione animale (tipo latticini e carni) e in alcuni oli vegetali (tipo olio di cocco e di palma), in particolare dopo idrogenizzazione (gelati, prodotti confezionati di pasticceria e panetteria) o cottura. Riducendo l’introito di alimenti contenenti grassi saturi e trans si riduce anche quello di colesterolo alimentare, perché questo è contenuto negli stessi cibi. Maggiore è la quantità di energia della dieta derivata dai grassi saturi e trans, più alto è il livello di colesterolo LDL, supe- riore è il rischio di malattia cardiaca coronarica. C’è una riduzione netta della mortalità per malattie cardiovascolari e anche per cancro se si riducono i grassi saturi della dieta al di sotto del 10%. • Per frutta e verdura è consigliato introdurne più di 400 g in un giorno. La mortalità e morbilità per malattie coronariche, ictus, cancro, diabete mellito 2, asma, bronchite cronica e cataratta si riduce se la dieta è ricca di frutta e verdura. L’effetto benefico è dovuto al fatto che questi alimenti sono ricchi di fibre alimentari che sono indigeribili (dunque per l’uomo non apportano calorie) e, una volta ingeriti, danno senso di ripienezza gastrica e quindi rendono sazi facilmente e a livello intestinale riducono l’assorbimento di grassi e zuccheri. La frutta e la verdura sono anche ricche di sali minerali, in particolare di magnesio e potassio che favorisce l’abbassamento della pressione arteriosa. Inoltre contengono più di 100 fattori benefici fra cui vitamine C ed E, fitoestrogeni, antiossidanti, carotenoidi. I 400 g includono: frutta e verdura fresche, surgelate, secche e in scatola; legumi freschi e secchi; le patate non sono considerabili tra questi alimenti anche se sono prodotti dell’orto. La mortalità e la morbilità per malattie coronariche, ictus, cancro, diabete mellito 2, asma, bronchite cronica e cataratta si riduce se la dieta è ricca di frutta e verdura, perchè queste sono ricche di fibre e vitamine; una supplementazione con vitamine e fibre non ha lo stesso effetto che mangiare frutta o verdura. • Il sale da cucina (cloruro di sodio, NaCl) dovrebbe essere introdotto in dose minore di 6 g al giorno, perché se consumato in eccesso comporta un aumento della pressione arteriosa che, a sua volta, incrementa il rischio di avere un ictus. Non c’è correlazione fra ipertensione ed età nelle società con dieta povera di sale. Quindi la riduzione del sale nella dieta rappresenta uno degli obiettivi fondamentali per diminuire il rischio cardiovascolare in Europa. Negli ipertesi la combina- zione fra riduzione di sale e grassi nella dieta e aumento di consumo di frutta e verdura, che è ricca di potassio, riduce la pressione arteriosa più della terapia farmacologica antiipertensiva. Mediamente noi italiani consumiamo dai 10 ai 15 g di cloruro di sodio al giorno. Dovremmo abituarci a fare uso di cloruro di potassio, minerale quest’ultimo che, come già detto, favorisce la diminuzione della pressione arteriosa. • Per quanto riguarda il livello di attività fisica le indicazioni sono di effettuare almeno 30 minuti al giorno di jogging o 60–80 minuti di cammino. Questo significa avere un PAL (Physical Activity Level: è una misura dell’energia spesa nell’attività fisica in relazione all’energia spesa dall’organismo per tutto il resto) di 1,75. L’attività fisica è benefica perché aiuta a mantenere un peso corporeo adeguato, abbassa il lavoro cardiaco, riduce la tendenza a coagulare del sangue, aumenta la sensibilità all’insulina (il contrario di quello che succede nel diabete mellito), abbassa i trigliceridi e aumenta il colesterolo HDL “buono” nel sangue. Dunque l’attività fisica è legata alla prevenzione della malattia coronaria, dell’ictus, dell’ipertensione, di alcuni tumori, dell’osteoporosi e della patologia articolare. • Un altro obiettivo è quello di mantenere un indice di massa corporea (IMC = peso (Kg)/altezza (m²), cioè il peso espresso in Kg diviso per l’altezza espressa in metri, al quadrato) intorno a 21–22, cioè mantenere un peso corporeo normale in rapporto all’altezza. All’interno del range di riferimento è considerato il minimo di mortalità. Un IMC superiore fa incrementare il rischio di malattia cardiaca coronaria, ipertensione, ictus, diabete mellito 2, tumori, malattie osteoarticolari, patologie respiratorie. L’obesità (IMC uguale o superiore a 30) è fattore scatenante e aggravante le malattie cardiovascolari, fa aumentare la pressione arteriosa, il rischio di contrarre il diabete mellito 2, che comporta un rischio ancor più elevato di sviluppare una malattia cardiovascolare perché l’iperglicemia induce un rapido peggioramento dell’aterosclerosi. L’80% dei nuovi casi di diabete mellito è da attribuirsi all’obesità. La tendenza degli europei è quella di aumentare di peso: infatti in Europa un adulto su 4 è in sovrappeso e uno su 10 obeso e purtroppo anche la prevalenza di obesità e sovrappeso nei bambini sta aumentando. Anche il tipo di distribuzione del tessuto adiposo è importante per definire il rischio di insorgenza delle malattie cardiovascolari: il rischio maggiore è per coloro i quali presentano un’obesità centrale (cioè una distribuzione del grasso prevalentemente intorno all’addome) piuttosto che periferica (intorno ai fianchi). Per gli uomini il giro vita non deve essere superiore ai 94 cm, per le donne non deve essere superiore a 80 cm. • I grassi totali devono rappresentare meno del 30% delle calorie totali introdotte con la dieta. In realtà è la qualità che fa la differenza: quando l’introito totale dei grassi è alto ma è basso l’introito dei grassi saturi, come per esempio in Grecia, il rischio coronarico è basso. Infatti in assoluto non è la riduzione dei grassi totali che ha un beneficio sul colesterolo plasmatico, ma è la diminuzione dei grassi saturi della dieta. • Come detto in precedenza, si ottiene una riduzione del colesterolo alimentare diminuendo gli alimenti ricchi di grassi saturi, per cui una dieta povera di grassi saturi è automaticamente una dieta povera di colesterolo. L’obiettivo è di introdurre meno di 300 mg al giorno di colesterolo con l’alimentazione (un tuorlo d’uovo ne contiene 200 mg). • I grassi con azione benefica sono gli acidi grassi monoinsaturi di cui è ricco l’olio di oliva e gli acidi grassi polinsaturi, in particolare gli ω3 di cui è ricco il pesce azzurro. Obiettivo:acidi grassi polinsaturi ω6: 4–8% delle calorie totali introdotte. Si trovano in oli di girasole, mais, soia e arachide e per gli acidi grassi polinsaturi ω3: 2 g linolenico + 200 mg acidi grassi a catena molto lunga (si trovano in pesce azzurro, verdura, ravizzone e soia). Sostituendo gli acidi grassi saturi con i mono- e i polinsaturi, si ottiene una ridu- • • • • zione del colesterolo LDL e un aumento delle HDL. Gli acidi grassi polinsaturi ω3 sono coinvolti nella sintesi delle prostaglandine. Hanno effetti antitrombogenici e antinfiammatori, abbassano la pressione arteriosa e i trigliceridi nel sangue riducendo il rischio di morte, aritmie e attacchi cardiaci. I carboidrati complessi devono rappresentare più del 55% dell’introito calorico giornaliero. Questi zuccheri che si trovano nei cereali e loro derivati (pane, pasta, patate, riso ecc.) non fanno aumentare troppo il livello di glucosio ematico e quindi non promuovono l’aterosclerosi in confronto agli zuccheri semplici (zucchero della zuccheriera, miele, zucchero contenuto nella frutta), ma mantengono la glicemia a un buon livello e a lungo garantendo la sensazione di sazietà. La nostra dieta deve contenere più di 25 g al giorno di fibre per contrastare l’insorgenza di stipsi, emorroidi, diverticolosi, aiutare a mantenere un peso equilibrato e prevenire l’insorgenza di diabete mellito 2 e tumori. Gran parte di questi effetti sembra dovuto alla riduzione del tempo di transito intestinale. L’introito di acido folico (obiettivo: più di 400 µg/die) in Europa è molto basso. La carenza induce anemia e difetti nella spina dorsale dei feti; infatti in gravidanza si consigliano supplementi. Oggi sappiamo che l’acido folico protegge contro la malattia coronarica abbassando i livelli di omocisteina plasmatica (che è un fattore aterogeno), riducendo quindi il danno arterioso. I folati nella dieta sono disponibili al 50% quindi, mangiando più frutta e verdura, in particolare quella a foglie verdi, legumi e cereali integrali assicuriamo un maggior introito di acido folico. Per le vitamine e sali minerali non c’è nessun obiettivo da raggiungere: infatti non esistono evidenze che supportino il fatto che l’uso di supplementazioni di vitamine prevenga la malattia cardiovascolare. Le vitamine antiossidanti A, C ed E sono in parte responsabili dell’effetto protettivo della frutta e della verdura, ma non ci sono evidenze sufficienti che l’uso di vitamine antiossidanti da solo possa essere benefico. Il potassio contenuto nella frutta e verdura abbassa la pressione arteriosa e il rischio di ictus; il calcio assunto con la dieta forse diminuisce l’assorbimento di acidi grassi nell’intestino. • È descritto che il consumo eccessivo di alcolici sia in grado di aumentare il rischio di ipertensione, ictus e cancro. Un uso moderato di alcol invece si ritiene abbassi il rischio di malattia coronaria, ma per gli astemi non è raccomandato. Per i bevitori abituali si consiglia di non superare le seguenti quantità: uomini, non più di 2 bicchieri al giorno; donne, non più di 1 bicchiere al giorno (le donne devono bere di meno per la loro maggior sensibilità metabolica e tossicologica). I moderati bevitori sono più protetti in senso di mortalità e morbilità per le malattie cardiovascolari dei non bevitori. • A livello mondiale si raccomanda per la salute una riduzione dell’introito di zucchero. Non c’è una relazione diretta fra lo zucchero e l’insorgenza di malattia cardiovascolare, ma questa è collegata all’insorgenza di obesità. Si consiglia di ridurre il consumo di dolci perché il loro abuso provoca l’aumento del peso corporeo e quindi un incremento del rischio cardiovascolare se non si pratica sufficiente attività fisica per smaltire le calorie introdotte. Il documento si chiude dicendo che …c’è un’opportunità per la nutrizione: rappresentare una nuova priorità nell’agenda della salute pubblica… cioè i governi ci invitano a seguire un’alimentazione corretta per prevenire la malattia cardiovascolare e ci esortano anche a diffondere queste informazioni affinché la mortalità per malattia cardiovascolare si riduca in tutta Europa. Bibliografia 1. European Heart Network (2002) Food, Nutrition and Cardiovascular Disease Prevention in the European Region Challenges for the New Millennium. EHF Report IMPRESSUM Inserto alla rivista "Internal and Emergency Medicine" Vol. 5 Num. 4 Editore: Springer-Verlag Italia Srl, Via Decembrio 28, 20137 Milano Copyright © SIMI, Società Italiana di Medicina Interna