Numismatica Impossibile non riconoscere la figura che staziona sui 5 centesimi. Certo, qualcuno potrebbe anche non riconoscerla, ma dovrebbe trattarsi di uno di quei giapponesi che durante la Seconda Guerra Mondiale sono stati paracadutati su un’isoletta del Pacifico nord-occidentale e lì dimenticati per 65 anni – ammesso che esistano giapponesi così longevi – durante i quali hanno sempre pensato che la Guerra fosse in atto, perché sui 5 centesimi è raffigurato l’anfiteatro Flavio, ovvero il Colosseo. Due date: 75 d.C., quando fu edificato dall’imperatore Vespasiano e 80 d.C., quando fu inaugurato dall’imperatore Tito. I 10 centesimi, invece, ci portano a Firenze. Vinciamo la tentazione di tornare a casa, scoraggiati dalla coda di turisti che resiste a caldo, freddo, disidratazione, sete, fame, insetti, miasmi e sudorazioni inopinate. E come premio potremo osservare La nascita di Venere di Botticelli. Si ha quasi timore e vergogna a parlare di questo dipinto e siccome di timore e vergogna abbiamo già fatto il pieno lasciamo che siano gli storici dell’arte a disquisire di questo capolavoro del Rinascimento (databile al 1482-1485 circa), marchio di fabbrica di quell’orgoglio italiano che ha anticipato il Made in Italy. Sempre di arte parliamo, ma stavolta di scultura. Le monete da 20 centesimi, infatti, riportano la celebre scultura di Umberto Boccioni Forme uniche della continuità nello spazio (1912). Boccioni fu uno degli animatori del Futurismo, che rappresenta senza dubbio una delle avanguardie italiane più influenti al mondo, se non l’unica, vituperata poi a causa dell’ottusa brutalità di Marinetti, il suo alfiere, strenuo predicatore del verbo fascista. Ma l’opera di Boccioni, conservata al Museo di Arte Contemporanea di San Paolo, è indubbiamente un perfetto distillato dell’illusione futurista: saper riprodurre in forme plastiche l’effimero. Un supremo tentativo per cogliere l’istantaneità che fugge. Una zampata sul demone del tempo, per inchiodarlo al qui e ora. La moneta da 50 centesimi, invece, ci riporta indietro nel tempo, alle origini della nostra civiltà. Raffigura, infatti, la Statua Equestre di Marco Aurelio (176 d.C.), meglio nota come l’unica statua equestre della classicità giunta fino a noi in modo integro. Oggi l’originale è a Palazzo dei Conservatori, a Roma, mentre una riproduzione si trova in piazza del Campidoglio (Roma). Andiamo ai “pezzi grossi”. Il primo è la moneta da 1 euro. L’Uomo Vitruviano stende le braccia dentro al cerchio e al quadrato. Mirabile studio sulle proporzioni del corpo umano, disegnato da Leonardo da Vinci. Un disegno a matita e inchiostro, su carta, del 1490. La figura dimostra come il corpo dell’essere umano possa iscriversi nel cerchio e nel quadrato, ma più di tutto è un’indefessa dichiarazione di fiducia e d’amore nei poteri dell’ingegno. Quando Carlo Azeglio Ciampi scelse l’Uomo Vitruviano, in qualità di Ministro dell’Economia, pensò che quell’immagine rappresentasse la misura umana come applicazione alla realtà. Ma al sottoscritto piace pensare che anche nella mente aritmetica del buon Ciampi veleggiasse un vascello di fantasia, il piacere avventuroso della scoperta scientifica nei misteri evidenti dell’uomo. E così arriviamo ai 2 euro. Il percorso non poteva che concludersi con la poesia, con Dante. Ma anche con la pittura, in un caleidoscopico gioco di citazioni e omaggi, perché il volto di Dante coniato sui 2 euro è quello dipinto da Raffaello, incluso nel “pantheon” del Parnaso, nelle stanze vaticane di Giulio II. E così il cerchio si chiude e avvicina poesia e pittura, forse le qualità più esibite dall’Italia nei secoli o forse quelle che ci fa comodo ricordare, ignorando una fortissima cultura scientifica che pure esiste, ma che è stata stroncata nel tempo dall’ignavia dei nostri “reggenti”. Ci rendiamo conto che questo percorso è stato superficiale e leggero, ma ha avuto anche gli indiscutibili meriti di: salvare dalla dimenticanza questi piccoli oggetti di valore, ricordarci che il valore di qualcosa è indipendente dalle sue dimensioni e, infine, di aver stimolato la curiosità di tutti coloro che, con competenza e passione, vorranno riprendere queste righe e ampliarle, spostare la discussione su altri lidi, occupare con la loro felice erudizione le anse della numismatica. O almeno ci speriamo. 6]W^MLQZMbQWVQn. 1 gennaio-febbraio 2011 46