Le pag - SIPPO

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SAPIENZA, Università di Roma
Seconda Facoltà di Medicina e Chirurgia
Scuola di Specializzazione in Ginecologia e Ostetricia
Direttore: Prof. Massimo Moscarini
Gravidanza, parto e puerperio fisiologico
Prof. Roberto Corosu
LE PAG
Le PAG ( pregnancy-associated glycoproteins) glicoproteine associate alla gravidanza,
anche
conosciute come proteine seriche della gestazione sono state per la prima volta descritte negli anni ’80
nell’ambito di alcuni studi eseguiti su bovini. Dalla placenta bovina, infatti, furono isolate due proteine:
la PSP-A, identificata in seguito come α-fetoproteina non strettamente limitata alla gravidanza e la
PSP-B, specifica invece per la gravidanza.
Studi hanno dimostrato che le PAGs vengono sintetizzate dalle cellule binucleate del trofoblasto
(sottile strato di cellule che circonda la blastocisti, embrione alle prime fasi di sviluppo) a partire dalle
prime settimane e durante tutto il corso della gravidanza, e che le loro concentrazioni sono dosabili nel
sangue materno poco dopo la fecondazione. Nei bovini infatti, attualmente, il dosaggio di queste
glicoproteine viene utilizzato come test di gravidanza e come biomarker della funzione trofoblastica.
Queste molecole appartengono alla famiglia delle proteasi aspartiche, enzimi che vengono resi
biochimicamente inattivi dalla presenza di alterazioni strutturali; ciò nonostante esse sono in grado di
mantenere la loro capacità di legare e sequestrare molecole suscettibili al riconoscimento da parte del
sistema immunitario materno e quindi potrebbero essere capaci di esercitare un ruolo
immunomodulante a livello dell’interfaccia materno-fetale. E’ noto infatti che in corso di gravidanza, il
sistema immunitario materno presenta delle fisiologiche modificazioni per non rigettare il prodotto del
concepimento che, ricordiamo, è costituito per metà da patrimonio genetico estraneo alla madre.
Diverse pubblicazioni hanno messo inoltre in correlazione concentrazioni elevate di PAG con una
diminuita attività dei neutrofili polimorfonucleati, cellule appartenenti al sistema immunitario materno.
La specifica funzione delle PAG ancora non è stata chiaramente descritta.
Alcuni studi del 2003 (Hughes et al) hanno evidenziato che le sequenze geniche delle PAG sono
espresse in differenti specie animali, anche quelle con la più disparata origine filogenetica e ciò ha
fatto ipotizzare un ruolo importante nella fisiologica progressione della gravidanza, proprio in
considerazione del fatto che la loro espressione a livello placentare si è mantenuta per un così lungo
periodo evolutivo. Altresì lavori svolti sul capriolo hanno dimostrato un ruolo ormonale di queste
proteine: questo mammifero adotta difatti una strategia riproduttiva di diapausa embrionale, impianto
ritardato in cui l’embrione rimane in una fase di blastocisti (30 cellule) per alcuni mesi. La riattivazione
della blastocisti e il riavvio della gravidanza, che in altre specie è indotta da uno stimolo ormonale
(progesterone), nella cerva avviene proprio tramite il rilascio delle PAG. Queste proteine sono capaci di
agire da segnale per la reazione ormonale che porta alla ripresa dello sviluppo dell’embrione. A
suffragare questa ipotesi è stata proprio la scoperta nei bovini di una PAG2 che pare avere alcune
caratteristiche in comune con LH (ormone luteotropo), che tra le sue funzioni ha anche la capacità di
stimolare la sintesi di progesterone.
Due pubblicazioni del 1983 e del 1985 riportano i risultati di lavori condotti in donne gravide affette
da patologie autoimmuni (artrite reumatoide e tireopatie autoimmuni) nelle quali si è correlata la
sintomatologia della malattia con i livelli sierici della PAG. In entrambi gli studi è stato dimostrato che
maggiori erano i livelli sierici delle PAG e maggiore era la remissione clinica della patologia
autoimmune durante la gestazione.
In considerazione dei risultati ottenuti, sarebbe interessante condurre dei lavori scientifici con lo scopo
di identificare la specifica funzione di queste molecole e approfondire la loro azione immunomodulante
al fine di poterne sfruttare farmacologicamente la loro attività al di fuori di una gravidanza, come ad
esempio in patologie autoimmuni o trapianti.
Dott.ssa Giulietta Bruno
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