I FENOMENI VULCANICI
Con il termine vulcanismo s’intende l’emissione attraverso condotti e
fenditure sia di fluidi a composizione silicatica (lave), sia di componenti solidi
(materiali piroclastici), sia di vapori e gas. Non esiste uno strato interamente
fuso da cui provengono i materiali che alimentano l’attività intrusiva o le
eruzioni vulcaniche, infatti la crosta terrestre è solida fino ad una profondità di
2900 Km.; il magma si trova nella crosta e nel mantello in regioni circoscritte
sotto forma di sacche isolate di materiale fuso. I materiali rocciosi della crosta
e del mantello litosferico si trovano allo stato solido poiché all’aumentare della
profondità aumenta anche la pressione a causa del peso delle masse
rocciose (pressione litostatica) e quindi la temperatura di fusione diventa più
alta. Solo una piccola parte del mantello si trova in uno stato di parziale
fusione; i magmi si producono in questo strato del mantello (magmi primari) o
in regioni circoscritte della crosta (magma secondario) solo quando vi è un
aumento di temperatura o un abbassamento di pressione (e quindi della
temperatura di fusione). I magmi che si formano più vicini alla superficie sono
prevalentemente sialici (acidi) e sono quindi più viscosi e scorrono
difficilmente, mentre quelli che si formano in profondità sono più femici
(basici) e quindi più fluidi e scorrono più facilmente.
L’inizio e lo sviluppo di attività vulcanica in un settore della crosta sono legati
alla pressione litostatica sulle parti più profonde della crosta o sul mantello
superiore, dove, per l’alta T, il materiale presente è in parte fuso o vicino alla
fusione. Se, in conseguenza dei movimenti della litosfera, la P litostatica in
qualche punto della crosta diminuisce o si annulla, per esempio per la
formazione di fratture, il materiale già fuso o che, proprio a causa della
caduta di P, fonde rapidamente, può risalire fino in superficie.
Perché si verificano le eruzioni
Dal mantello terrestre, il magma risale verso l'alto perché è meno denso, e
quindi meno pesante, del materiale solido che gli sta intorno, come una bolla
d'aria o un pezzo di legno che risale nell'acqua.
La spinta di galleggiamento del magma tende a diminuire verso la base della
crosta terrestre, dove si trovano rocce meno dense di quelle del mantello.
Quando la densità del materiale solido è simile a quella del magma, questo
rallenta fino a fermarsi.
Le zone in cui il magma si accumula vengono chiamate camere magmatiche.
Le parti solide che circondano le camere magmatiche sono dette rocce
incassanti
Perché il magma raggiunga la superficie terrestre si deve rompere la
situazione di equilibrio creatasi tra il liquido fermo nella camera magmatica e
le rocce incassanti e in queste devono formarsi fratture lungo le quali il
magma possa infiltrarsi.
Un possibile meccanismo che rimette il magma in movimento è la variazione
di pressione che può essere determinata o da un aumento della pressione
all'interno della camera magmatica o da una diminuzione di quella esterna,
rappresentata dal peso delle rocce incassanti.
La pressione all'interno della camera può aumentare per la formazione e la
risalita di nuovo magma, quella esterna può diminuire per lo stiramento della
crosta, fino alla lacerazione, causato dai movimenti che avvengono nella
parte più esterna del globo terrestre. I due meccanismi possono anche
combinarsi
TIPI DI ERUZIONI
La suddivisione fondamentale è tra eruzioni effusive ed eruzioni esplosive.
A seconda della composizione chimica del magma e delle condizioni che
questo incontra durante la risalita dalla camera magmatica, un'eruzione può
avere caratteristiche molto diverse.
I fattori che influenzano il tipo di attività vulcanica sono la viscosità del
magma in risalita e il contenuto di aeriformi. Grazie a questi fattori possiamo
distinguere:
1. ATTIVITA’ EFFUSIVA DOMINANTE
( magma, materiale fuso presente all’interno della terr 414i84e a, molto
fluido)
•
Eruzioni di tipo Hawaiano: sono caratterizzate da abbondanti
effusioni di lave molto fluide che danno origine ai vulcani a scudo.
I gas, invece, si liberano tranquillamente e sono seguiti da
“fontane di lava” alte più di 100m.
•
Eruzioni di tipo islandese: sono caratterizzate sempre da lave
molto fluide che escono però da lunghissime fessure.
2. ATTIVITA’ EFFUSIVA PREVALENTE
( magma meno fluido )
•
Eruzioni di tipo stromboliano: sono caratterizzate da un’attività
esplosiva regolare dovuta all’accumulo di gas presente nel
cratere, e una volta raggiunta una pressione alta la sorta di
“tappo”, costituitosi in precedenza, si rompe e inizia l’attività.
3. ATTIVITA’ MISTA ( EFFUSIVA – ESPLOSIVA )
•
Eruzioni di tipo vulcaniano: sono caratterizzate da un
meccanismo simile allo stromboliano solo che la lava in tal caso è
molto più viscosa e il “tappo” è molto più spesso per questo
l’eruzione è più forte.
•
Eruzioni di tipo pliniano o vesuviano: sono caratterizzate
dall’estrema violenza dell’esplosione iniziale e i gas escono a
velocità elevatissime formando delle colonne che avanzano verso
il cielo per chilometri e chilometri.
•
Eruzioni di tipo peléeano: sono caratterizzate dall’emissione di
lava ad altissima viscosità e a temperature relativamente bassa (
600-800°C ). Dall’eruzione si sprigionano grandi nuvole di gas e
vapori caldissimi che portano in sospensione molte ceneri.
ERUZIONI EFFUSIVE
In quelle effusive il magma emesso in superficie prende il nome di lava e
forma colate che scendono lungo i fianchi del vulcano. La manifestazione più
imponente di vulcanismo effusivo avviene sott’acqua ed è associata ad una
serie di profonde fessure che tagliano l’intera crosta e che segnano l’asse
delle dorsali oceaniche. Se i materiali eruttati ( basalti ) si trovano a notevole
profondità, la lava fluisce tranquillamente dalle fessure e si consolida con le
tipiche strutture “a cuscini”. Se però l’eruzione sottomarina avviene, a
profondità moderata la lava può accumularsi e l’edifici inizialmente
sottomarino può arrivare ad emergere dal mare. Uno degli esempi più studiati
di vulcanismo effusivo è quello delle isole Hawaii . L’origine di tali edifici è,
però, associata all’attività di un “punto caldo”. Quest’ultimi sono zone ristrette
della superficie terrestre caratterizzate da vulcanismo attivo persistente da
milioni di anni
ERUZIONI ESPLOSIVE
Nelle esplosive, il magma viene frammentato in particelle di varie dimensioni
che vengono scagliate all'esterno con violenza e si raffreddano formando
pomici, scorie e ceneri, chiamate piroclasti. Quando il magma che risale è
viscoso, i gas iniziano a liberarsi in singole bollicine, ma, a causa dell'alta
viscosità del magma, non riescono ad espandersi liberamente e la pressione
da essi esercitata sale continuamente. Quando si arriva all'esplosione, i gas
roventi fuggono dal condotto con estrema violenza, trascinando frammenti di
rocce sbriciolate e lava polverizzata. Si forma così una nube ardente, una
densa sospensione ad alta temperatura (oltre 300°C) di gas, vapori e
frammenti solidi, che sale verticalmente e a gran velocità (da 100 a 400 km/h)
per migliaia di metri.
Quando la nube perde energia e i gas si disperdono, la colonna di materiale
solido (polveri, ceneri e lapilli) ricade sul vulcano (nube ardente ricadente) e
scorre velocemente lungo le sue pendici, formando estese colate
piroclastiche (o flussi piroclastici), prima di arrestarsi (dopo decine di km) e
di originare un accumulo di piroclastiti. Se l'esplosione avviene lateralmente,
a causa di una parziale ostruzione del cratere, la nuvola rotola lungo il pendio
con grande velocità (nube ardente discendente), come è avvenuto nel 1902
per il vulcano Montagna Pelée.
La forma più devastante di queste esplosioni è però quella delle nubi ardenti
traboccanti che fuoriescono da fessure lunghe vari kilometri, invece che da
condotti centrali, e che arrivano a centinaia di km di distanza dal punto di
emissione, muovendosi con grande velocità (oltre 100 km/h). L'accumulo
piroclastico cui danno origine viene detto ignimbrite ("pioggia di fuoco"), ed è
formato da frammenti di vetro (dovuti al rapido raffreddamento della lava),
rocce e cristalli, saldatisi tra loro al momento del deposito, a temperature
ancora oltre i 500 °C, nonostante il lungo percorso effettuato. Il vulcanismo
esplosivo porta in definitiva all'accumulo di enormi quantità di prodotti
piroclastici e molto meno lave. Inoltre, durante un'eruzione esplosiva, gas,
vapori e ceneri permangono a lungo nell'atmosfera, modificandone l'attività.
Nel 1815 l'eruzione del vulcano Tambora, in Indonesia disperse i suoi prodotti
su un'area di 2500000 km2 (pari a un quarto della superficie dell'intera
Europa). Le ceneri più fini salirono fino alla stratosfera e presero a girare
intorno alla Terra, riflettendo nello spazio parte della radiazione solare, che
riscalda l'atmosfera: il 1816 è noto come "l'anno senza estate" e si ebbero
raccolti scarsi in tutto il mondo. Un fenomeno simile si è avuto, più di recente,
nelle Filippine.
Un cenno a parte merita il vulcanismo idromagmatico, dovuto
all'interazione tra magma ( rocce riscaldate da un magma) a modesta
profondità (fin a qualche km) e l'acqua che permea le rocce (acqua di falda).
Il brusco passaggio dell'acqua allo stato di vapore genera enormi pressioni
che possono far saltare l'intera colonna di rocce sovrastanti, aprendo un
condotto verso l'esterno. Dal cratere esce con grande violenza una colonna
di vapore che trascina con sé frammenti di rocce e, se c'è stato contatto con il
magma, lava finemente polverizzata. Dalla base di tale colonna parte una
specie di onda d'urto concentrica, tipica di esplosioni violente, che dà origine
a una densa nuvola di vapore e materiali solidi, a forma di anello, chiamata
base-surge; la nube si espande a grande velocità (oltre 150 km/h), lasciando
accumuli piroclastici con forme tipiche. Crateri di origine idromagmatica e
relativi prodotti si riconoscono nei vulcani laziali e campani, tra i quali il
Vesuvio, la cui eruzione del 79 d.C. ebbe tragiche conseguenze proprio per
l'innescarsi di una forte attività idromagmatica
Alcuni vulcani hanno attività prevalentemente esplosiva, altri prevalentemente
effusiva. Una stessa eruzione può avere fasi esplosive e fasi effusive.
Struttura dei vulcani
• Condotto principale (o camino vulcanico): grande fessura della
crosta lungo la quale risale il magma.
• Condotti secondari: fessurazioni laterali lungo le quali si ha intrusione
di magma.
• Cratere camino: apertura alla sommità di un vulcano, in
comunicazione con il camino principale attraverso la quale fuoriescono
lava e altri prodotti
• Cratere avventizio: aperture laterali, lungo i fianchi del vulcano, da cui
fuoriesce lava.
• Edificio vulcanico: struttura esterna del vulcano, spesso di forma
pseudoconica
PROPRIETÀ CHIMICO-FISICHE DEL MAGMA
Le proprietà che rivestono maggiore importanza sono, la composizione
chimica, la temperatura, la densità e la viscosità e dalla quantità di gas.
Il composto principale è la silice, che può variare dal 35 al 80% circa in
peso. In funzione del diverso contenuto in SiO2 è possibile classificare le
rocce ignee in:
rocce acide, con contenuto in silice >63%;
rocce intermedie, con silice compresa tra 63 e 52%;
rocce basiche, con silice compresa tra 52 e 45%;
rocce ultrabasiche, con contenuto in silice < 45%.
In generale magmi basici sono caratterizzati da alte temperature al
momento dell'eruzione (nell'ordine dei 1000-1200°C), mentre magmi acidi
sono caratterizzati da temperature più basse (700-900°C).
La densità di un magma dipende dalla sua composizione: i magmi basici
mediamente più densi di magmi acidi, anche se bisogna tenere conto della
temperatura.
La velocità di risalita dipende dalla composizione chimica del magma, dal suo
volume, dalla profondità da cui ha origine e dalla temperatura delle rocce
circostanti. Quando il magma arriva in superficie hanno origine i fenomeni
vulcanici.
La viscosità può essere definita come la resistenza opposta da una sostanza
a deformarsi sotto l'azione di una sollecitazione meccanica applicata
I magmi acidi sono più viscosi di quelli basici.
• Basso contenuto di acqua e silice portano ad un’effusione tranquilla di
lava fluida.
• Basso contenuto di acqua e alto contenuto in silice generano una lava
viscosa che fluisce molto lentamente formando una cupola di ristagno.
• Basso contenuto in silice e alto contenuto di acqua producono un
vapore che si espande trascinando verso l’alto la lava fluida e dando
origine a spettacolari fontane di lava.
• Se il magma ha un elevato contenuto sia di acqua che di silice, la sua
viscosità ostacola la liberazione del vapore che raggiunge pressioni
molto elevate prima di provocare violentissime esplosioni.
QUELLO CHE ESCE DA UN VULCANO: GAS, LAVE, PIROCLASTI
Materiali aeriformi ( gas e vapori ) e materiali solidi ( rocce effusive, cioè
derivate dalle lave, e piroclastiti ) sono tipici prodotti dell’attività vulcanica.
La natura dei materiali aeriformi non è ancora completamente nota a causa
della difficoltà di campionare materiali che si liberano e immediatamente si
mescolano con i gas dell’atmosfera. Comunque sappiamo che i prodotti più
abbondanti sono il vapor d’acqua, l’anidride carbonica, lo zolfo, l’azoto, il
cloro e il fluoro.
I materiali solidi prodotti dall’attività vulcanica sono, invece: le colate di lava (
o, più esattamente, le rocce effusive cui le lave danno origine per
raffreddamento ) e le piroclastiti, che si formano per l’accumulo di frammenti
solidi di varie dimensioni e natura, espulsi da un vulcano nella fase esplosiva
della sua attività.
GLI EDIFICI VULCANICI
Gli edifici vulcanici si presentano con:
• una estremità aperta in superficie (cratere),
• un condotto cilindrico o quasi (vulcani centrali o areali), oppure
• una apertura lineare della crosta da cui risale il materiale fuso.
La parte esterna del vulcano è in comunicazione con la camera magmatica di
alimentazione, che può trovarsi da qualche decina a oltre 100 Km di
profondità.
Durante la sua risalita il magma può ristagnare in un bacino magmatico, o
serbatoio magmatico, che si trova fra 2 - 3 km e 10 km di profondità, che,
periodicamente, alimenta un'eruzione.
La forma di un edificio vulcanico dipende strettamente dal tipo di prodotti
eruttati; dipende in particolare dalla composizione chimica delle lave e dalla
loro viscosità al momento dell’eruzione, dal volume dei prodotti eruttati, dalla
forma del condotto e dalla durata della stasi tra due eruzioni successive.
Vulcano-strato
Vulcano a forma di cono che si forma da una successione di emissioni
effusive con emissioni esplosive di frammenti minuti di lava (scorie, lapilli,
ceneri) che si depositano intorno al cratere dando origine alle piroclastiti.
L’edificio risultante è un’ alternanza di strati di lava e di piroclastiti.
(Colli Euganei, Etna).
Vulcano a scudo
E' caratterizzato da una forma appiattita dovuta alla presenza di lave
basaltiche molto calde e fluide che scorrono in larghe colate per molti
chilometri prima di solidificarsi.
Il Mauna Loa nelle isole Hawaii è un vulcano di questo tipo.
TIPI DI ERUZIONI
Dal magma fluido effusivo avranno origine:
Eruzioni di tipo Hawaiiano
Sono caratterizzate da lave molto fluide. I vulcani hanno la forma a scudo alla
cui sommità si trova una depressione chiamata caldera.
Eruzioni di tipo islandese
La lava, sempre molto fluida, risale da lunghe fessure aperte nella crosta
anziché da un edificio centrale.
Queste eruzioni portano alla formazione di plateaux basaltici
Dal magma meno fluido del precedente si formeranno :
Eruzioni di tipo stromboliano
L'attività prevalente è quella esplosiva e la lava piuttosto fluida. La lava che
ristagna nel cratere solidifica. Si forma così una crosta solida al di sotto della
quale si accumulano i gas che si liberano dal magma e generano una
pressione così alta da far esplodere la crosta soprastante. Le esplosioni
generate sono di modesta entità e, esaurita la spinta dei gas, la lava torna a
ristagnare sul fondo del cratere dove formerà nuova crosta.
Un nuovo accumulo di gas darà origine ad una nuova esplosione. (Stromboli)
Dal magma viscoso avrà origine una attività effusiva - esplosiva con:
Eruzioni di tipo vulcaniano
La lava è molto acida e viscosa e, solidificandosi alla sommità del condotto,
forma un tappo piuttosto spesso. Le pressioni dei gas sufficienti a vincere
l'ostruzione sono altissime e l'esplosione è violenta .
Eruzioni di tipo vesuviano
Le attività indicate con questo nome sono caratterizzate da una violenta
esplosione iniziale in cui il magma, proveniente da zone profonde, esce dal
cratere espandendosi in maniera esplosiva e dissolvendosi in una nube di
goccioline finissime. Dal condotto si espande con violenza una lunga colonna
di vapori e gas che assume una forma caratteristica che ricorda un pino
marittimo e che ricade su un'ampia area sottoforma di lava vetrificata e
pomici.
Le esplosioni più violente sono chiamate anche eruzioni di tipo pliniano (da
Plinio il Giovane che descrisse l'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.).
Eruzioni di tipo peléeano
Prendono il nome dalla montagna Pelée, sull'isola della Martinica. La lava
emessa ha una temperatura di circa 600-800° C, quindi abbastanza bassa,
ed è molto viscosa, quasi solida. Si formano cupole o torri alte centinaia di
metri da cui si liberano nuvole di gas e vapori caldissimi ricchi di sospensioni
di ceneri e lava finemente polverizzata. Queste emulsioni roventi prendono il
nome di "Nubi ardenti discendenti" e si espandono lungo le pendici del
vulcano ad alta velocità come le valanghe.
PRODOTTI DELL’ATTIVITA’ VULCANICA
Fanno parte dei prodotti dell'attività vulcanica sia materiali aeriformi come gas
e vapori che materiali solidi, rocce effusive e piroclastiti.
Tra i prodotti aeriformi più abbondanti si trova il vapore acqueo, presente in
percentuale che di solito è superiore al 50% e che può arrivare anche al 98%.
L'acqua è associata a quantità varie di CO, CO2, H2, composti dello zolfo,
dell'azoto, del cloro e del fluoro. La loro presenza in un magma favorisce
l'innesco e la risalita delle eruzioni.
LAVE SUBAEREE
Lava pahoehoe: “ci si può camminare sopra a piedi nudi”. Superfici di solidificazione lisce. Lava fluida.
Lava a corda: Superficie corrugata dovuta ad una riduzione della velo-cità di
flusso a causa di asperità topografiche.
Lava aa: “ Non ci si può camminare sopra a piedi nudi”. Superficie tagliente.
Lava viscosa
LAVE SUBACQUEE
Lava a cuscino: materiale fluido che a contatto con l’acqua solidifica con una
crosta vetrosa.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEI VULCANI
I vulcani recenti non sono sistemati in modo casuale sulla superficie terrestre,
ma in base a determinate fasce geografiche. Attualmente sono attivi circa
500 vulcani concentrati in lunghe fasce o in catene di edifici. fenomeni
vulcanici sono associati alle dorsali oceaniche, lungo il margine di un
continente, oppure all'interno di aree continentali e di piane abissali
oceaniche. In generale la distribuzione dei vulcani corrisponde a quella dei
terremoti, perché sismicità e vulcanesimo sono collegati ai movimenti della
litosfera causati dal mantello.
Vulcanismo lungo le dorsali medio-oceaniche
Le dorsali medio-oceaniche sono i margini tra le zolle in espansione dalle
quali fuoriesce il magma che forma nuova crosta. Dalle dorsali oceaniche si
osserva l'emissione di grandi quantità di lave fluide basaltiche, che formano i
fondali oceanici. In genere il fenomeno non è osservabile in quanto
sottomarino; tuttavia talvolta si manifesta sopra il livello del mare: nell'Islanda
la Dorsale Medio-Atlantica emerge per circa 500 km; nelle Azzorre e nelle
isole Galapagos i vulcani emergono dall'oceano Pacifico. Anche la fossa
tettonica africana rappresenta, insieme al Mar Rosso, una nuova dorsale in
via di formazione.
Vulcanismo lungo il margine di un continente
Fanno parte di questi vulcani quelli a cono con un cratere alla sommità. La
maggior parte si sviluppano a fianco delle fosse abissali, depressioni del
fondo oceanico corrispondenti alle zone di subduzione. La maggior parte di
questi forma la famosa "cintura di fuoco", che circonda l'intero margine
dell'oceano Pacifico. Nella cintura di fuoco circumpacifica è concentrato più
del 60% dei vulcani attivi esplosivi. Le lave dense hanno caratteristiche
intermedie, o neutre, o acide. Hanno questa origine anche le catene
montuose della costa americana del Pacifico, le Montagne Rocciose e le
Ande.
Vulcanismo in centri isolati o punti caldi
Sono aree oceaniche o continentali dove si riscontrano edifici vulcanici
formati da materiale caldo in risalita che proviene dalle parti più profonde del
mantello o addirittura dal nucleo esterno. Il materiale caldo in risalita prende il
nome di "plume" .
I plumes, o pennacchi, restano nella stessa posizione nel matello, mentre il
vulcano soprastante si muove con la zolla, dando origine alle caratteristiche
file di vulcani che rendono riconoscibile la struttura. Le isole Hawaii
rappresentano uno degli esempi più noti di plume, attivo da più di 70 milioni di
anni.
VULCANISMO SECONDARIO
L'attività vulcanica è collegata a fenomeni detti "secondari" dovuti all'elevato
flusso di calore sprigionato dalle profondità della crosta. Anche se pericolose
e rischiose per la popolazione, le manifestazioni geotermiche, legate ai
fenomeni vulcanici, sono utilizzate per la produzione di energia pulita. Le
sorgenti termali
Sono formate da acque sotterranee che raggiungono magmi sepolti e
vengono da questi riscaldate. Sono molto diffuse in Italia (Abano,
Montecatini, Saturnia, Ischia, Agnano, etc.). Sono acque calde ricche di gas e
sali minerali, spesso sfruttate per le loro qualità terapeutiche
I geyser
Sono getti di acqua calda alti fino a 60 metri che fuoriescono a intervalli
regolari da aperture del terreno.
Famosi sono quelli dell'Islanda, sfruttati per la produzione dell'energia
termoelettrica.
I soffioni boraciferi
Sono getti caldissimi di vapor d'acqua, di acido borico e di altri gas (CO2,
H2SO4, NH3 etc.) che fuoriescono ad alta pressione e temperatura di circa
200 °C attraverso fessure del terreno, raggiungendo fino a 20 m di altezza. I
soffioni boraciferi di Larderello, in Toscana, erano un tempo sfruttati per
l'estrazione dell'acido borico; oggi sono utilizzati per la produzione di energia.
Le solfatare
Sono emissioni di vapori d'acqua surriscaldato assieme all'anidride carbonica
e ad acido solfidrico: da queste si libera zolfo libero che si deposita come
incrostazione attorno alle bocche di emissione. La più importante solfatara in
Italia è quella di Pozzuoli, situata all'interno del cratere di un vulcano estinto.
Le fumarole
Sono emissioni di acqua e anidride carbonica ad alta temperatura. Sono
presenti nei Campi Flegrei, a Ischia, alle pendici dell'Etna e nelle Isole Eolie
Le mofete
Sono emissioni di CO2 dal suolo a temperature normali. Sono riconoscibili per
la produzione di bollicine nell'acqua o nel fango. L'energia geotermica o
geotermoelettrica rappresenta una risorsa naturale pulita anche se di piccola
entità in quanto le località sfruttabili sono limitate.
I lahar
Sono colate di fango composte da detriti vulcanici formati dall'incontro tra una
nube ardente ed un corso d'acqua. Talvolta si formano dall'interazione di gas
vulcanici che incontrano acque sotterranee in risalita. (Ercolano)
Vulcanismo in Italia
L’Italia è costellata di vulcani presenti sulla terraferma, sommersi dal mare ed
emersi come isole.
Molti sono ormai estinti da qualche decina di migliaia di anni, come il M.
Amiata, i Colli Albani e le Isole Pontine.
I vulcani ancora attivi sono l’Etna, il più grande vulcano attivo d’Europa, e le
isole Eolie. In fase di temporaneo riposo sono i Campi Flegrei, Ischia, e, in
particolare, il Vesuvio.
Quest’ultimo, a riposo dal 1944, è oggetto di numerosi studi per la
prevenzione del rischio vulcanico, data l’alta densità abitativa delle aree
circostanti.