CAPITOLO 12/3 I vulcani I magmi prendono origine all’interno della crosta e nella parte alta del mantello e si chiama lava quando fuoriesce in superficie. Questo materiale caldo all’interno della terra è ancora solido, ma si trasforma pian piano in una massa di consistenza pastosa al cui interno si individuano minuscole gocce di magma che se raggiungono il 20% del materiale originario si fondono tra loro e essendo meno densi si muovono verso l’alto. La velocità di risalita di un magma dipende da molti fattori, come la sua viscosità, il suo volume, la profondità della zona in cui si origina, la temperatura delle rocce attraverso cui risale e cosi via. Gli edifici vulcanici si accrescono o all’estremità aperta in superficie (cratere) di un condotto di forma cilindrica oppure lungo spaccature che penetrano profondamente nell’interno della terra. Il condotto o camino vulcanico mette in comunicazione l’edificio esterno con l’area di alimentazione. Il magma può ristagnare in un bacino magmatico o camera magmatica a debole profondità. I vulcano strato si formano quando fasi di effusioni laviche si alternano con emissioni esplosive di frammenti sminuzzati di lava dando origine alle piroclastiti. L’edificio che ne risulta assume la forma di cono e viene chiamato vulcano strato o composto. Il vulcano a scudo ha la forma appiattita ed è dovuta alla notevole fluidità delle lave eruttate in grado di scorrere per molti kilometri in larghe colate prima di consolidarsi; gli episodi esplosivi sono quasi assenti. I fattori che influenzano il tipo di eruzione sono la viscosità del magma in risalita e il contenuto in aeriformi, soprattutto acqua. La viscosità è molto elevata nei magmi acidi e minore in quelli basici. Eruzioni di tipo hawaiiano: effusioni di lava molto fluida, la sommità del vulcano è caratterizzata da una depressione detta caldera; i gas si liberano in maniera tranquilla e qualche volta creano delle fontane di lava. Eruzioni di tipo islandese: la lava fluida esce da fessure. Il ripetersi di queste eruzioni porta alla formazione di vasti espandimenti lavici basaltici quasi orizzontali (plateaux basaltici). Eruzioni di tipo stromboliano: attività esplosiva regolare, la lava è abbastanza fluida, ristagna periodicamente nel cratere dove inizia a solidificare. Al di sotto della crosta che si forma si accumulano i gas che fanno saltare la crosta con modeste esplosioni che lanciano in aria brandelli di lava fusa Eruzioni di tipo vulcaniano: caratterizzate da un meccanismo simile a quello stromboliano, solo che la lava è molto più viscosa e forma un tappo di grosso spessore. I gas impiegano tempi più lunghi per raggiungere pressioni sufficienti a vincere l’ostruzione, quando ciò avviene, l’esplosione è violentissima. Il termine vesuviano indica un’intensa attività vulcanica caratterizzata dall’estrema violenza dell’esplosione iniziale che svuota un gran tratto del condotto superiore: il magma si espande e esce dal cratere in maniera esplosiva dissolvendosi in una gigantesca nube di goccioline, Quando tali esplosioni raggiungono un livello violento vengono dette eruzioni di tipo pliniano. La colonna di vapori esce dal condotto con foza e velocità da salire diritta verso l’alto per alcuni km prima di perdere energia ed espandersi in una grande nube da cui ricadono frammenti di lava vetrificata. Eruzioni di tipo peléeano: la lava ad altissima visosità e a temperatura relativamente bassa viene spinta fuori dal condotto quasi solida e forma cupole o torri alte qualche centinaio di metri. Dalla base sfuggono grandi nuvole di gas e vapori. Dal vulcano possono uscire i materiali aeriformi: tra di essi i più abbondanti sono l’anidride carbonica e il vapore d’acqua: essi hanno contribuito a formare l’atmosfera e favoriscono le eruzioni del magma. Possono uscire inoltre materiali solidi, come le colate di lava e le piroclastiti che si formano per accumulo di frammenti solidi. Altri fenomeni legati all’attività vulcanica sono le colate di fango ovvero i detriti piroclastici accumulati sulle pendici del vulcano formati da granuli sciolti possono assorbire l’acqua presente sotto forma di neve o vapore acqueo e diventano saturi e finiscono per diventare colate di fango o lahar. Quando si arresta il fango indurisce rapidamente e si trasforma in una solida roccia che imprigiona tenacemente tutto quello che ha travolto e sepolto. Altri fenomeni sono quelli che caratterizzano le fasi tardive. Per molto tempo dopo che è cessata l’emissione di lava risalgono i gas residui accompagnati da acque termo-minerali. Fenomeni legati a ciò sono i geyser che si manifestano quando da una cavità aperta si superficie viene emessa a intervalli quasi regolari una colonna d’acqua calda che viene spinta a grandi altezza. © Federico Ferranti S.T.A. www.quintof.com