1 G. TOZZI Università di Padova Scuola di dottorato in Studi storici

CANAZEI, 21-23 GIUGNO 2012
G. TOZZI
Università di Padova
Scuola di dottorato in Studi storici, geografici, storico-religiosi
Indirizzo in Studi storici e storico-religiosi
tutor: prof.ssa A. Coppola
Titolo e indice provvisori della tesi:
ISCRIZIONI DAL TEATRO DI DIONISO ELEUTEREO E DAI TEATRI DEI DEMI.
Funzione e significato politico del teatro ateniese tra IV e I secolo a.C.
Indici (del volume e delle illustrazioni)
Norme e convenzioni per la trascrizione epigrafica
Abbreviazioni
Prefazione
Introduzione
Parte I:
Il teatro come luogo di assemblea: tempi, motivazioni e modalità di riunione nel teatro
attraverso le testimonianze epigrafiche e letterarie.
1.
Capitoli di commento
2.
Tavole cronologiche
Parte II:
I decreti del teatro di Dioniso Eleutereo ad Atene. Cronologia, motivi e valenza della loro
erezione nell’area del teatro.
1.
Capitoli di commento e schede epigrafiche
2.
Tavole cronologiche
Parte III:
I decreti dei teatri dei demi. Cronologia, motivi e valenza della loro erezione nell’area dei
teatri demici.
1.
Capitolo di commento e schede epigrafiche
2.
Tavole cronologiche
Indici (delle iscrizioni, dei passi citati, dei nomi propri, ecc.)
Bibliografia
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GIULIA TOZZI
CANAZEI, 21-23 GIUGNO 2012
SEMINARIO ANNUALE
DISCUSSIONE DELLE RICERCHE DEI DOTTORANDI DEL XXVI CICLO
IL TEATRO DI DIONISO ELEUTEREO AD ATENE:
CRONOLOGIA E PERTINENZA AL SITO DI ALCUNI DECRETI ONORARI
∗
In questa sede presento a grandi linee il lavoro che sto conducendo per la tesi di dottorato, focalizzando
l’attenzione sugli aspetti metodologici e nodali che caratterizzano la ricerca. A tale scopo, ho deciso di
soffermarmi su tre documenti epigrafici molto frammentari e problematici da diversi punti di vista, per i
quali propongo una collocazione nel teatro di Dioniso ad Atene in base ad elementi storico-cronologici
interni e ai dati di scavo. Nella prospettiva di uno studio più ampio e approfondito su questi tre testi, che sto
attualmente conducendo, illustro qui i risultati preliminari di tale analisi e il metodo e le problematiche
connesse a questo tipo di ricerca.
Introduzione
Il teatro di Dioniso Eleutereo fu, fin dall’antichità, uno dei luoghi più importanti e
frequentati di Atene1. Dall’inizio del V secolo a.C. qui si svolsero le Grandi Dionisie2 e
∗
Abbreviazioni (per le riviste si segue l’année philologique):
IG I3: Inscriptiones Graecae I: Inscriptiones Atticae Euclidis anno anteriores. Fasc. 1, D. Lewis (ed.), Decreta et
tabulae magistratuum (nrr. 1-500), Berlin 19813.
IG II/III2: Inscriptiones Graecae II et III: Inscriptiones Atticae Euclidis anno posteriores, Parts I, fasc. 1, J.
Kirchner (ed.), Decreta annorum 403-229 a. Chr., Berlin 19132.
Lawton, Reliefs: C.L. Lawton, Attic Document Reliefs. Art and Politics in Ancient Athens, Oxford 1995.
LGPN II: A Lexicon of Greek Personal Names, vol. II, M. J. Osborne - S. G. Byrne (eds.), Attica, Oxford 1994.
Meyer, Urkundenreliefs: M. Meyer, Die griechischen Urkundenreliefs, in MDAI(A) Beiheft 13, 1989.
PA: I. Kirchner (ed.), Prosopographia Attica, voll. 2, Berolini 1901-1903¹.
PCG, vol. VII: R. Kassel - C. Austin (edd.), Poetae comici graeci, vol. VII: Menecrates-Xenophon, Berolini 1989.
RE: Paulys Realencyclopädie der classischen Alterumswisseschaft, hrg. von G. Wissowa, W. Kroll, K.
Mittelhaus, K. Ziegler, Stuttgard 1893 ss.
Syll.3: W. Dittemberger, Sylloge Inscriptionum Graecarum, 4 voll., con F. Hiller von Gaertringen, J. Kirchner,
H. Pomtow, E. Ziebarth, Lipsiae 1915-1924³.
Rhodes – Osborne, GHI: P.J. Rhodes - R. Osborne, Greek Historical Inscriptions. 404-323 BC, Oxford 2003.
Tod, SGHI: M.N. Tod, A selection of Greek historical inscriptions, vol. II, From 403 to 323 b.C., Oxford 1948.
1 Il teatro di Dioniso Eleutereo è il progenitore di tutti i teatri greci e romani. Annesso nel V sec. a.C. al
santuario di Dioniso sorto già in epoca arcaica alle pendici meridionali dell’Acropoli, fu costruito, ampliato e
trasformato a più riprese nei secoli fino al periodo ellenistico e romano, quando acquisì, con il santuario,
un’organica articolazione urbanistica e architettonica monumentale. L’epiteto Eleuthereus – poi assimilato
all’aggettivo eleuthereus ‘liberatore’, del tutto consono al dio del vino e dell’estasi (vd. H. Jeanmarie, Dionysos:
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accorsero periodicamente Ateniesi e stranieri per assistere alle rappresentazioni
drammatiche. Inoltre, dal IV al I sec. a.C. circa, come testimoniano documenti storicoletterari ed epigrafici, esso ospitò con una certa regolarità riunioni e assemblee cittadine,
che si svolgevano all’indomani delle feste3 ma anche in altri periodi dell’anno per
particolari occasioni. L’area del teatro ebbe dunque un forte significato non solo cultuale,
ma anche sociale e specificamente politico che, con alterne fasi di ripresa e declino,
mantenne nei secoli.
Pur essendo stato oggetto di innumerevoli studi e contributi fin dalla metà
dell’Ottocento4, l’edificio teatrale non è stato tuttavia indagato approfonditamente nella
sua destinazione politico-assembleare, che risulta invece piuttosto importante dalle fonti a
nostra disposizione. Proprio tale aspetto è alla base del mio progetto di ricerca per il
dottorato, il cui fine è quello di far luce sul valore politico del sito nel corso dell’età
ellenistica attraverso lo studio della documentazione epigrafica5. A tale scopo sto
histoire du culte de Bacchus, Paris 1951, pp. 365-366) – deriva dal villaggio di Eleutherai, situato al confine tra
Attica e Beozia, dal quale, secondo la tradizione, era giunta la statua lignea (xoanon) del dio, che gli Ateniesi
avevano poi posto nel santuario, all’interno del tempio.
2 Le ‘Grandi Dionisie’ – dette anche ‘Dionisie cittadine’ per distinguerle dalle ‘Dionisie rurali’ che si
svolgevano nei demi – si celebravano annualmente nel mese di Elaphebolion (Marzo-Aprile). Istituite secondo
la tradizione da Pisistrato, esse erano uno degli eventi più importanti della città, cui partecipavano tutti i
cittadini (esenti in quei giorni da tutte le attività lavorative e giudiziarie) e moltissimi stranieri. Il calendario
delle feste, che richiedevano un enorme impegno collettivo dal punto di vista organizzativo ed economico
(vd. a questo proposito P. Wilson, Costing the Dionysia, in M. Revermann - P. Wilson (edd.), Performance,
Iconography, Reception. Studies in Honour of Oliver Taplin, Oxford 2008, pp. 88-127), prevedeva una solenne
processione iniziale, lo svolgimento degli agoni ditirambici, comici e tragici, articolati su più giornate, e
un’assemblea finale nel teatro organizzata “per occuparsi dello svolgimento del culto e degli atti illeciti o
illegali che erano stati commessi nei confronti della festa” (Dem. 21, 8-9). Queste feste, in cui la valenza
cultuale fu indubbiamente molto forte, assunsero anche un chiaro significato politico, essendo strettamente
regolamentate dalla polis e costituendo, soprattutto in età periclea, un’importante vetrina del potere e della
grandezza della città rivolta sia all’interno che all’esterno del corpo civico (per una sintesi sulle principali
manifestazioni organizzate durante la festa vd. M. Di Marco, La tragedia greca, Roma 2000).
3 Vd. nt. 2. Due tra i decreti superstiti eretti nel teatro di Atene ricordano lo svolgimento dell’assemblea
nel teatro di Dioniso (ἐκκλησία ἐν Διονύσου) all’indomani delle feste Dionisie (IG II/III2 780 e 896).
4 Gli scavi nell’area meridionale dell’Acropoli, in stato di totale abbandono e quasi completamente
coperto da materiale di risulta, cominciarono subito dopo la fondazione della Arkaiologiki Etaireia di Atene
(1837). Il teatro fu il primo sito delle pendici ad essere scavato: le indagini archeologiche si svolsero tra il
1839 e il 1841, poi di nuovo tra il 1862 e il 1867 e tra il 1882 e il 1895. Nel corso del Novecento sono continuati
i lavoro di restauro e conservazione e recentemente è stata creata una “Commissione per il restauro e la
valorizzazione del teatro e del santuario di Dioniso e dell’Asklepieion”. Per un quadro completo e aggiornato
dell’amplissima bibliografia vd. S. Gogos, Das Dionysostheater von Athen (trad.), Wien 2008.
5 La ricerca si inserisce nel solco di un filone di studi relativamente recente che – distaccatosi
dall’impostazione ottocentesca di stampo strettamente filologico-letterario che riguardò soprattutto lo studio
del teatro di V secolo a.C. e la sua funzione puramente ‘scenica’ – ha cercato di approfondire l’aspetto
politico dell’edificio teatrale, concentrandosi ora sull’analisi della struttura architettonica dello spazio, ora
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schedando e studiando, da un lato, i decreti esposti in antico nel teatro e nell’area ad esso
adiacente, dall’altro, i decreti che lo ricordano come luogo di assemblee6. Poiché infatti la
pubblicazione su stele di pietra era riservata solo a un numero limitato di documenti
pubblici emanati dalla città (documenti che come noto erano redatti su materiale non
durevole e conservati in archivio), è del tutto rilevante individuare la tipologia e il
contenuto delle iscrizioni che furono esposte nel contesto monumentale del teatro e così
comprendere il valore simbolico ed ideologico che l’erezione in tale sito conferì loro. Nello
stesso modo, è significativo indagare sulle circostanze che da un certo momento in poi
determinarono lo svolgimento delle riunioni cittadine nel teatro (piuttosto che sulla Pnice,
ove il demos solitamente si riuniva), poiché anche in questo caso la scelta del luogo sarà
stata dettata da una precisa motivazione.
Dato lo stato di conservazione spesso mediocre e frammentario dei documenti
epigrafici pervenutici, la ricerca è stata preceduta da un’attenta e paziente selezione dei
testi da prendere in considerazione, che ho scelto in base alle notizie di scavo7 e al
contenuto8.
Tale lavoro è stato naturalmente più immediato per i testi attestanti lo svolgimento di
assemblee nel teatro, per i quali l’indicazione del luogo della riunione ha determinato
l’inclusione o l’esclusione dal novero dei testi oggetto della tesi.
sull’organizzazione civica, sulla disposizione del pubblico e sul messaggio veicolato dalle feste Dionisie, ora
sulle fonti epigrafiche e letterarie che danno notizia di assemblee cittadine ivi svoltesi. Per quanto riguarda
quest’ultimo punto – che è alla base del mio progetto di dottorato – la bibliografia non è estesa e il più delle
volte tratta l’argomento all’interno di discussioni di più ampio respiro o risulta ormai, dopo le nuove
scoperte epigrafiche dell’agorà, incompleta. Ricordo in particolare in questa sede, per l’importanza data ai
documenti epigrafici, il volume di W.A. McDonald, The Political Meeting Places of the Greeks, Baltimore 1943.
6 I decreti sono documenti ufficiali emanati dalla città in cui venivano registrate le decisioni prese dal
consiglio (boulé) e/o dall’assemblea popolare (demos o ekklesia) riguardo ad un determinato argomento di
interesse pubblico. Essi costituiscono certamente la tipologia di epigrafi più rappresentata in Grecia – e in
particolare ad Atene, la cui cancelleria fu un modello anche per le altre città greche – e furono, almeno a
giudicare dai testi pervenutici, soprattutto di carattere onorario, atti dunque a ratificare il conferimento di
onori e/o privilegi a personaggi benemeriti. Si compongono solitamente dei seguenti elementi: prescritto (i
cui elementi variano tuttavia almeno fino alla metà del IV sec. a.C.; vd. infra); motivi dell’onore, spesso
accompagnati da una frase di esortazione; eventuale formula probuleumatica; elenco degli onori e privilegi
concessi dalla polis; provvedimenti per l’erezione del decreto (per un quadro dettagliato sulla struttura e
l’evoluzione del varie parti che compongono il decreto vd. M. Guarducci, Epigrafia Greca, vol. II, Roma 1969).
7 I rendiconti di scavo sono stati fondamentali per riconoscere la pertinenza o meno di iscrizioni al teatro
(vd. tuttavia infra), meno importanti per le altre epigrafi su cui sto lavorando, per le quali il luogo di erezione
non è così rilevante.
8 Questo aspetto è stato fondamentale per entrambi i gruppi di iscrizioni oggetto della tesi, poiché da un
lato ha permesso di individuare i decreti che registravano l’avvenuto svolgimento dell’assemblea nel teatro,
dall’altro quelli che ricordavano come loro luogo di erezione il teatro.
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La selezione è stata invece più complessa per i decreti pertinenti al teatro, poiché a volte
né il testo (in molti casi è andata perduta l’indicazione del luogo destinato alla
pubblicazione) né il contesto di ritrovamento (molte epigrafi rinvenute nel sito non sono in
realtà pertinenti al teatro ma alla soprastante area dell’Acropoli o al limitrofo Asklepieion)
consentono di avere l’assoluta certezza sul luogo originario di collocazione. Bisogna
inoltre ricordare che le notizie degli scavi, effettuati in gran parte nell’arco della seconda
metà dell’Ottocento9, sono spesso poco precise circa il punto esatto in cui le iscrizioni
furono trovate, il che naturalmente non agevola la ricerca. Ad ogni modo, l’analisi della
cronologia, del contenuto e dei dati archeologici a disposizione mi ha finora permesso di
riconoscere come certamente pertinenti al teatro un numero non esiguo di documenti e di
individuarne altri per cui si può proporre, con maggiore o minore certezza, una
collocazione nel teatro, scartando nel contempo le epigrafi che, pur trovate in situ, non
potevano rientrare nella mia catalogazione per evidenti motivi contenutistici o
cronologici10.
In questa sede focalizzerò l’attenzione sul gruppo di decreti che, attraverso la ricerca,
possono dirsi certamente o probabilmente pertinenti all’area del teatro di Dioniso. Si tratta
di un insieme di diciassette documenti, di cui dodici del tutto o parzialmente integri e
cinque molto frammentari, dai quali pertanto non è possibile trarre notizie determinanti
sull’identità dell’onorato, sull’entità degli onori o sulla datazione. I provvedimenti sono
tutti di carattere onorario e si collocano in un arco di tempo piuttosto circoscritto (IV-II sec.
a.C.); l’identità dei destinatari è varia e permette di classificare gli onorati in più categorie.
Tra questi decreti desidero presentare i tre più antichi, datati o databili nel primo terzo
del IV sec. a.C.11, poiché costituiscono un gruppo omogeneo e per identità dei personaggi
onorati e per cronologia, più alta rispetto a quella di tutti gli altri provvedimenti. Dal
momento che in tutti e tre i testi, pervenuti in forma molto frammentaria, non è
esplicitamente espressa o è andata perduta l’indicazione del luogo destinato alla
pubblicazione del decreto, l’ipotesi che propongo di un’originaria collocazione nel teatro
di Dioniso si basa su motivi di ordine contenutistico, prosopografico e sui dati di scavo,
che certificano per tutti e tre il ritrovamento nel o presso il teatro. Poiché questo è l’aspetto
che mi propongo di mettere in luce, individuerò in particolare il contenuto e le
motivazioni dell’erezione, tralasciando altri aspetti pure degni di attenzione ma non
pertinenti a questa relazione.
Vd. nt. 4.
I documenti riconosciuti come pertinenti all’area del teatro di Atene e catalogati da chi scrive sono
databili tra l’inizio del IV sec. a.C. e la metà del III sec. d.C. Ai decreti, di cui mi occupo principalmente, si
aggiungono numerosissime dediche, i seggi riservati ai proedri, alcuni cataloghi.
11 Per ragioni di copyright e diritti di pubblicazione, non inserirò nel paper le foto dei decreti, che tuttavia
potrò mostrare durante il seminario.
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1. Decreto onorario per Dionisio I di Siracusa.
Il primo documento, in ordine cronologico, pertinente a questo gruppo è un frammento
isolato di marmo pentelico che conserva la parte iniziale di un provvedimento in onore del
tiranno di Siracusa Dioniso I, dei suoi fratelli Leptines e Thearidas e del cognato
Polyxenos12, promulgato nel mese di Gamelion (gennaio-febbraio) del 393 a.C., durante
l’arcontato di Euboulides (394/3 a. C.)13.
Il frustolo, di medie dimensioni14, è stato trovato nel teatro di Dioniso durante gli scavi
effettuati nella seconda metà dell’Ottocento15 ed è attualmente conservato nel nuovo
Museo dell’Acropoli16. Lo stato di conservazione è mediocre: nessun lato è integro e la
superficie, abrasa ed erosa, presenta leggere fratture e scheggiature; il confronto tra la
prima e le successive edizioni dell’iscrizione lasciano intendere che il marmo,
irrimediabilmente danneggiato già al momento del rinvenimento, è soggetto a
deterioramento.
Il manufatto costituisce la parte superiore di una stele coronata da un rilievo finemente
inciso, ora solo parzialmente superstite, che ritrae una scena di dexiosis, ‘stretta di mano’,
tra Atena – raffigurata a sinistra con gli usuali attributi dell’egida e del serpente – e una
Polyxenos, fratello della moglie del generale siciliano Ermocrate (noto per l’inimicizia con Atene nella
seconda metà del V secolo a. C.), aveva sposato la sorella di Dionisio Teste (RE XXI 2, s.v. Polyxenos nr. 7
(Schaefer)); egli operò attivamente a fianco di Dioniso per diversi anni, ma ebbe in seguito con il sovrano
forti dissensi, che lo portarono a fuggire di nascosto dalla Sicilia e a ritirarsi in esilio (D.S. 14, 8, 5; 62, 1; X.,
Hell., 5, 1, 26 e 28; Plu., Dion., 21, 7-9). Leptines (RE XII 2, s.v. Leptines, nr. 2) e Thearides sono invece ricordati
nelle fonti come costanti sostenitori della pratica di governo e delle iniziative militari del fratello (D.S. 14,
102-103; 109, 2).
13 Questo decreto è l’unico, tra quelli qui presentati, che può essere datato ad annum, grazie alla
conservazione del nome dell’arconte, e di cui si conosce anche il mese della promulgazione, attraverso
l’esplicitazione del numero di turno della tribù alla pritania (ll. 1-2). Per le altre due iscrizioni qui prese in
esame è invece necessario avvalersi di altri elementi di cronologia interni (prosopografia, menzione di eventi
o personaggi noti) ed esterni (dati archeologici, paleografici, formulari ecc.).
14 Alt. 0,58 m, largh. 0,42 m, spess. 0,095 m.
15 S.A. Koumanoudes, Philist. IV (1863), pp. 542-543 nr. 2 (ed. pr.). Le principali edizioni successive di
riferimento sono le seguenti: IG II/III2 18; Syll.3 128; TOD, SGHI, nr. 108; RHODES – OSBORNE, GHI, nr. 10.
16 Inv. EM 6899. Non mi è stato possibile visionale direttamente il frustolo che, originariamente
conservato nel Museo Epigrafico di Atene (come indica la sigla inventariale EM), è stato trasferito nel nuovo
museo, ma, evidentemente, non è ancora stato collocato nelle sale espositive. Ho potuto ad ogni modo
studiare il pezzo attraverso le foto pubblicate nelle seguenti edizioni: vd. K.F. Stroheker, Dionysios 1.: Gestalt
und Geschichte des Tyrannen von Syrakus, Wiesbaden 1958, tav. V; Lawton, Reliefs, pl. 9, nr. 16; Rhodes Osborne, cit., pl. 2; Meyer, Urkundenreliefs, p. 88 e tav. 11, nr. A3.
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figura femminile che sorregge una torcia con la sinistra, da interpretare come figurazione
allegorica della patria dell’onorato17.
L’epigrafe, di cui si conservano solo dieci righe di scrittura lacunose a destra e nella
parte inferiore, è iscritta in modo piuttosto elegante e accurato, con lettere di forma
armoniosa e lineare, con interlineatura e spaziatura regolare. Il prescritto è inciso con
caratteri alti e spaziati disposti ordinatamente sulla pietra ma non stoichedón18, mentre il
testo del provvedimento, separato dal prescritto da uno spazio libero lasciato sulla pietra,
è redatto secondo l’ordine stoichedico con lettere (34 per riga) di modulo minore.
Riporto il testo e, di seguito, la traduzione:
ἐπ' Εὐβολίδο ἄρχοντος ἐπὶ τῆς Π̣[ανδιο]νίδος ἕκτης πρυτανευόσης· vacat
ἧι Πλάτων Νικοχάρος Φλυεὺ[ς ἐγρα]μμάτευε.
ἔδοξεν τῆι βολῆι· Κινησίας εἶπε· π[ερὶ ὧν Ἀν]δροσθένης λέγει ἐπαινέσαι Δι[ο]ν[ύσιον τὸ][ν Σικ]ελίας ἄρ̣χ̣[ο]ντ̣[α] καὶ Λεπτίνην τὸ[ν ἀδελ][φὸν] τὸν Διον[υ]σ[ίο κα]ὶ Θεαρίδην τὸ[ν ἀδελφὸ][ν] τὸν Διονυσ[ίο καὶ Πολύ]ξενον τ[ὸν κηδεστὴ][ν τὸν Διονυσίο – – – –]
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Sotto l’arconte Eubolides, mentre esercitava la sesta pritania la tribù Pandionis, nella
quale era segretario Platon figlio di Nikochares (del demo) di Phlya. Sembrò bene al
Consiglio; Kinesias propose: riguardo a ciò che riferisce Androsthenes, si lodi
Dionysios, arconte19 di Sicilia, e Leptines il fratello di Dionysios e Thearidas il
fratello di Dionysios e Polyxenos il cognato di Dionysios – –
L’iscrizione conserva solo il prescritto e i nomi dei personaggi benemeriti, ma non è più
possibile conoscere né le motivazioni della proposta di lode né l’entità degli onori o dei
Vd. Lawton, cit.
Il termine si riferisce alla disposizione delle lettere sulla pietra che, incise esattamente una sotto l’altra,
formano due allineamenti (stoichoi) perpendicolari (l’uno verticale, l’altro orizzontale), come se fossero
inserite in una scacchiera. L’utilizzo di tale sistema scrittorio, che conferiva eleganza e armonia all’iscrizione,
è caratteristico dell’età classica e, in parte, ancora nel primo periodo ellenistico, ma si dissolve
progressivamente dalla metà del III sec. a.C.
19 Per il titolo ‘archon’ e il valore che assume in questa iscrizione vd. G. Vanotti, Denominare il tiranno: usi o
abusi epigrafici dalla Sicilia antica?, in M. G. Angeli Bertinelli e A. Donati (a cura di), Serta Antiqua e Mediaevalia
VI, Usi e abusi epigrafici: Atti del Colloquio Internazionale di Epigrafia Latina (Genova 20-22 settembre 2001), Roma
2003, pp. 43-52.
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privilegi conferiti loro (alla l. 6 si legge il semplice ἐπαινέσαι, ‘lodare’), né se fossero lodati
anche altri personaggi.
Pur nella sua frammentarietà, il testo conservato permette comunque di evincere
informazioni di notevole interesse ai fini dell’indagine qui proposta. Tra i diversi elementi
costituenti il prescritto20, è importante individuare l’identità del proponente del decreto,
che può essere riconosciuto con quasi assoluta certezza con il ben noto ditirambo grafo
Cinesia21, vissuto ad Atene tra il 450 e il 390 a.C. circa22. È interessante inoltre porre
l’attenzione sul periodo di formulazione della proposta, il mese Gamelion, poiché in questo
periodo si svolgevano le feste Lenee in onore di Dioniso23. Sebbene infatti non si conoscano
le motivazioni della proposta di lode, la presenza di un poeta e il mese di promulgazione
sono molto significativi, soprattutto se messi in relazione con il personaggio principale
onorato nel decreto, Dionisio I di Siracusa, che come testimoniano diverse fonti letterarie,
scrisse opere teatrali egli stesso e patrocinò in Sicilia l’attività drammatica24.
È del tutto verosimile dunque che la mozione di Cinesia sia stata presentata
appositamente dal poeta nella speranza che Atene guadagnasse l’appoggio politico del
tiranno siracusano, allora alleato di Sparta, una speranza che tuttavia sarà realizzata solo
20 Per la formulazione del prescritto vd. Rhodes - Osborne, cit., p. 48; A.S. Henry, The prescripts of Athenian
decrees, Lugduni Batavorum 1977, p. 25. La struttura del prescritto, che come s’è detto era la prima tra le parti
costitutive del decreto (vd. nt. 6), non fu sempre la stessa, ma più semplice e varia nell’epoca più antica (V e
inizio IV sec. a.C.), si modificò e ampliò nel tempo fino ad assestarsi su uno standard definitivo in età
ellenistica (vd. M. Guarducci, Epigrafia greca, vol. II, Roma 1969, pp. 15-19). L’inizio del IV sec. a.C. – in cui si
datano le tre iscrizioni qui presentate – è dunque un periodo di passaggio tra la formulazione ancora ‘di
vecchio tipo’ del prescritto e la ‘nuova’ che si stava affinando: ne è spia in questo decreto la presenza del
numero di turno della tribù alla pritania, elemento che compare qui per la prima volta.
21 Il termine indica il compositore di ditirambi, inni in onore di Dioniso; la gara nel ditirambo era nel
calendario delle feste Dionisie (vd. nt. 2).
22 Cinesia è un nome molto raro ed è attestato ad Atene in questo periodo solo per questo poeta, rimasto
famoso soprattutto per la veemente satira di Aristofane (Av. 1373-1409; Ec. 328-330; Ra. 1437-38) e di altri
commediografi (PCG, vol. VII, s.v. Pherecrates, fr. 155; ibidem, s.v. Plato Comicus, fr. 200; ibidem, s.v. Strattis, frr.
14-22) contro la sua audace e innovativa produzione poetica e per gli attacchi di Lisia per il suo
comportamento riprovevole ed empio (Lys. fr. 53, Thalheim (Lysias, Lysiae Orationes, recensuit T. Thalheim.
Maior editio altera correctior, Lipsiae 1913); cfr. Ath. XII, 551E). Vd. anche A.W. Pikard-Cambridge, Dithyramb,
Tragedy and Comedy, Oxford 1927, pp. 59-61; RE XI 1, s.v. Kinesias (Maas); LGPN, s.v. Κινησίας, nr. 2 (PA
8438). Cinesia fu anche maestro del coro, come testimonia una dedica coregica di vincitori alle Dionisie
databile all’inizio del IV sec. a.C. (IG II/III2 3028).
23 Le Lenee (in onore di Dioniso Leneo, da lenai, ‘menadi’), istituite ufficialmente nel 422 a.C., erano feste
in onore di Dioniso organizzate nel periodo invernale, cui partecipavano per lo più gli Ateniesi poiché, dato
il maltempo del periodo invernale, era difficoltoso per gli stranieri raggiungere la città per mare.
24 Vd. L.J. Sanders, Dionysius I of Syracuse and Greek Tyranny, London-New York-Sydney 1987, 1-5; cfr.
anche RE V 1, s.v. Dionysios, nr. 1, in part. col. 903 (Dieterich).
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molti anni dopo25. Questi ultimi avrebbero dunque promulgato il decreto al fine di
persuadere Dionisio a passare dalla propria parte, non solo assecondando la passione
artistica del sovrano occidentale, ma forse, vista la data di pubblicazione del
provvedimento, anche inserendo una delle sue composizioni poetiche nelle gare
drammatiche che la città organizzava in quel periodo.
La presenza di Cinesia come proponente e il contesto di promulgazione possono essere
significativi anche per stabilire la collocazione del decreto. Infatti, pur non essendo
conservata la menzione del luogo in cui la stele doveva essere originariamente collocata,
questi elementi, associati alla circostanza che il frammento fu trovato nel sito del teatro di
Dioniso, hanno indotto diversi studiosi a credere che l’iscrizione sia stata esposta in
origine proprio nell’importante teatro ateniese dove il frustolo è stato rinvenuto, un’ipotesi
che ben si accorderebbe con l’interesse politico di Atene che, come s’è detto, voleva
ottenere il favore del tiranno facendo leva sulla sua passione teatrale26.
2. Decreto onorario per Evagora di Cipro.
Probabilmente proprio nello stesso anno in cui sanciscono gli onori per Dionisio I di
Siracusa, gli Ateniesi varano in assemblea un altro decreto onorario per un altro sovrano
straniero, Evagora di Salamina di Cipro27, lodato per la benevolenza dimostrata nei loro
confronti.
Il testo è conservato in tre frammenti non contigui di marmo pentelico, rinvenuti in
contesti e momenti diversi ad Atene e riconosciuti come appartenenti alla medesima stele
Atene approfittò della positiva congiunzione della vittoria navale di Cnido sugli Spartani (394 a.C.) e
della pace tra Siracusa e i Cartaginesi (396 a.C.) per tentare di creare una coalizione antispartana insieme a
Dionisio e ad Evagora, re di Salamina di Cipro, già suo alleato (vd. infra). Lisia (19, 20) tramanda la notizia
secondo la quale il generale ateniese Conone, vincitore a Cnido grazie all’appoggio di Evagora (vd. infra),
avrebbe mandato un’ambasceria a Dionisio affinché si alleasse con Atene e sposasse la sorella di Evagora
(cfr. Meyer, cit., che propone di attribuire la promulgazione del nostro decreto onorario proprio a Conone).
In realtà Dionisio rimase ancora alleato agli Spartani per diversi anni, almeno fino al periodo tra il 368 e il
367 a.C., quando stipulerà un trattato di φιλία καὶ ξυμμαχία, ‘amicizia e alleanza’, con Atene (IG II/III2 105 =
TOD, SGHI, nr. 136) e otterrà la cittadinanza ateniese (IG II/III2 103 = TOD, SGHI, nr. 133).
26 Solo per questa, tra le iscrizioni qui presentate, è stata già ipotizzata un’originaria collocazione nel
teatro, ipotesi che oggi è accolta unanimemente; vd. Tod, cit.; Lawton, cit.; Rhodes - Osborne, cit.; S.D.
Lambert, Polis and theatre in Lykourgan Athens: the honorific decrees, in A.P. Matthaiou - I. Polinskaya (edd.),
Mikros Hieromnemon. Meletes eis mnemen Michael H. Jameson, Athens 2008, pp. 56 e 62.
27 Re di Salamina di Cipro dal 411 a.C. (quando riuscì a riconquistare il potere, che era appartenuto fino
alla metà del V sec. alla sua stirpe) al 374/3 a.C. È noto soprattutto per il filellenismo e la benevolenza con cui
accolse diversi rifugiati esiliati da Atene, tra cui Conone (vd. infra). Si ricorda l’orazione scritta in suo onore
da Isocrate: l’Evagora.
25
9
GIULIA TOZZI
solo in tempi relativamente recenti28: si tratta di un piccolo frustolo29 trovato nel 1970
riutilizzato nel muro di una casa moderna sita in odos Adrianou 40 (fr. a) e di altri due
frammenti di analoghe dimensioni30, l’uno di provenienza ignota, acquistato sul mercato
antiquario all’inizio del XIX sec. (fr. b)31, l’altro scoperto prima del 1877 nell’area tra
l’Odeion di Erode Attico e il teatro (fr. c)32. Lo stato di conservazione è nei tre casi mediocre,
soprattutto per quanto concerne il fr. b, abraso e coperto da una patina grigia sulla
superficie. Il fr. a conserva nella parte superiore un rilievo, ormai quasi del tutto perduto,
che raffigura una donna con chitone ed himation in posizione stante33.
Le lettere sono iscritte con spaziatura e interlinea regolare, secondo l’ordine
stoichedico34. In base al testo superstite, molto lacunoso, si è tentato di ricollocare i tre
frammenti nella posizione che originariamente occupavano sulla stele, anche se non è
stato possibile stabilire il numero di righe perdute tra i tre frustoli. Il decreto, di cui
restano 35 linee di scrittura, può essere parzialmente ricostruito grazie a confronti con altri
documenti coevi e tradotto come segue:
a
[Εὐαγόρα το̑ Σαλαμ]ινίο̣.
[Ἀριστοκλῆς ․ ․ ․ ․ ․ ․ ․19-20․ ․ ․ ․ ․ ․ ․ ․ . . . . . . .]σιος ἐγραμμάτευε·
[ἔδοξεν τῆι βολῆι καὶ τῶι δήμωι· Αἰαντὶς / Λεωντὶς ἐ]πρυτάνευε, Ἀριστοκλ[ῆς ἐγραμμάτευε, Εὐβολίδης ἦρχε, ․ ․ ․7․ ․ ․ . ἐ]πεστάτε, Σώφιλος εἶ[πε· ἐπειδὴ ἀνὴρ ἀγαθός ἐστιν περὶ τὸν δῆμο]ν τὸν Ἀθηναίων καὶ ν[ῦν καὶ ἐν τῶι πρόσθεν χρόνωι Εὐαγόρας ὁ Σαλ]αμινίων βασιλεὺς
[. . . . . . . . . . . . . . . . . .36. . . . . . . . . . . . . . . . . .]Ι πεμφθέντας ὑπ̣[ὸ]
[. . . . . . . . . . . . . . . . . . .37. . . . . . . . . . . . . . . . . .]Σ δὲ τῆς πόλε[ως . ]
[. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .43. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .] ι̣ρ̣ [. . .5. .]
––––––
5
Vd. D.M. Lewis - R.S. Stroud, Athens honors king Euagoras of Salamis, in Hesperia 48, nr. 2 (1979), pp. 180193 (ed. pr.). Per il fr. c, l’unico ad essere stato pubblicato prima del 1979, le principali edizioni di riferimento
sono le seguenti: IG II/III2 20, add. p. 656 (Kirchner); Tod, SGHI, nr. 109; Rhodes – Osborne, GHI, nr. 11.
29 Alt. 0,29 m, largh. 0,235 m, spess. 0,113 m.
30 Fr. b: alt. 0,295 m, largh. 0,195 m, spess. 0,11 m; fr. c: alt. 0,285 m, largh. 0,195 m, spess. 0,12 m.
31 Già nella collezione del marchese di Sligo (Irlanda), fu acquistato il 9 dicembre del 1958 dal British
Museum.
32 Luoghi e tempi diversi di rinvenimento hanno causato una diversa collocazione dei frustoli in età
moderna: il fr. a è conservato nel Museo dell’Agora (inv. I 7121), il fr. b – come detto – al British Museum
(inv. 1959.4-14.4), il fr. c nel Museo Epigrafico (inv. EM 6889).
33 Vd. Lawton, Reliefs, pl. 45, nr. 84; Rhodes – Osborne, cit., pl. 2; Meyer, Urkundenreliefs, pp. 276-277 tav.
9,2, nr. A39.
34 Vd. nt. 18. Secondo la ricostruzione offerta dagli studiosi dopo l’edizione dei tre frammenti, le linee
sarebbero composte da 50 e non da 34 lettere ciascuna, come aveva ipotizzato il Köhler nel pubblicare il fr. c
(IG II Add. 10 b p. 397); cfr. tuttavia Stroud - Lewis, cit, p. 185-186.
28
10
CANAZEI, 21-23 GIUGNO 2012
b
––––––
10
15
20
vestigia
[. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .48. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .]ΟΝ
[. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .41. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ἕλλ]η̣νες Εὐ[αγόρα . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .41. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .] . ι . τ
[. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .44. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .] ἀνειπε[ιν . . . . . . . . . . . . . . . . .36. . . . . . . . . . . . . . . . . . . ἀγω]νίζωντα[ι] Ο
[. . . . . . . . . . . . . . . . .36. . . . . . . . . . . . . . . . . . . Σαλα]μ[ι]νίων βασ[ι]-[λε . . . . . . . . . . . .27. . . . . . . .
. . . . . . . ὑπὲρ τῆς Ἑλλ]άδος Ἕλλην [. .]
[. . . . . . . . . . . . . . . . .37. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . κ]ηρύξει προ[. . .]
[. . . . . . . . . . . . . . . . . .39. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .]ΣΘ[. .]ν Ἀθη̣ν[. .]
[. . . . . . . . . . . . . . .32. . . . . . . . . . . . . . . . . ὁ γραμ]ματεὺς ὁ τ̣[ῆ]ς βολ[ῆς . . . . . . . . . . . . . .30. . . . . . . . . . . . . . . . πρόσθ]ε̣ν τοῦ ἀγάλμα[το][ς . . . . . . . . . . . . . .30. . . . . . . . . . . . . . . . ἐπαινέ]σαι δὲ κ[α]ὶ τὸς [. .]
[. . . . . . . . . . . . . . . . . . .39. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .]ΟΤ[. . .6. . .]Ν[. .]
––––––
c
25
30
35
––––––
[– – – –]ΗΝ[– – – –]
[– – – –]ι̣επ[α – – – –]
[– – – – π]ρυταν̣[– – – –]
[– – – –] Κόνωvvν [– – – –]
[– – – – ἐπαιν]έσαι τὲ αὐ[τ – – – –][– – – – στεφ]άνωι· ὁ δὲ κῆ[ρυξ – – – –]
[– – – –]Ι ὅταν οἱ τρα[γωιδοὶ – – – –][– – – – Ἀθη]ναίων Εὐαγόρ[α – – – –][– – – –]ῆς ἐς Ἀθηναίο[ς – – – –]
[– – – – α]ὐτὸν καὶ τὸς ἐκ[γόνος – – – –][– – – –] πάντας τοὺς ἀ̣[ – – – –][– – – –]I [. ἀν]αγράψα[ι – – – –]
––––––
Evagora di Salamina. Aristokles figlio di – – del demo di – – era segretario. Sembrò
bene al consiglio e all’Assemblea popolare. La tribù Aiantis / Leontis era alla
pritania: Aristokles era segretario; Eubolides era arconte; – – era presidente.
Sophilos disse: poiché Evagora re di Salamina è un uomo onesto verso il popolo
degli Ateniesi e ora e nel tempo passato – – mandati da – – della città – –
––
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GIULIA TOZZI
– – i Greci Evagora – – proclamare – – si confrontano – – re di Salamina – – per la
Grecia greco – – proclamerà – – il segretario del Consiglio – – davanti alla statua –
– di lodare anche – –
––
– – pritania – – Konon – – di lodarlo e (di incoronarlo) con una corona – –. Il
messaggero (proclami) – – quando i tragediografi – – che (il popolo) degli Ateniesi
– – Evagora – – verso gli Ateniesi – – lui e i suoi discendenti – – tutti gli – – faccia
incidere – –
Come si evince dalla limitata porzione di testo ancora leggibile, il decreto, piuttosto lungo,
era costituito dal prescritto35, da un’ampia trattazione delle motivazioni (introdotte come
di consueto dalla congiunzione ἐπειδή, ‘poiché’, che si legge alla l. 5) del provvedimento e
dall’elenco (introdotto dal solito verbo ἐπαινέσαι, ‘lodare’, alla l. 28) degli onori concessi
all’onorato e ai suoi discendenti (l. 33), dei quali resta ormai solo l’indicazione della corona
(l. 29)36; nella parte finale dovevano essere indicate le disposizioni per l’erezione del
provvedimento, del tutto perdute (resta solo il verbo ἀναγράψαι, ‘iscrivere’, l. 35).
La frammentarietà del testo non permette di evincere i motivi che decretarono l’onore,
che tuttavia andrà senz’altro messo in relazione con l’appoggio che il sovrano cipriota
diede ad Atene per la vittoria nella battaglia navale di Cnido contro gli Spartani (394 a.C.).
È noto infatti che il generale ateniese Conone – il cui nome compare anche nell’iscrizione
(l. 27) – esiliato dopo la battaglia di Egospotami (405 a.C.) e rifugiatosi a Cipro alla corte di
Evagora37, aveva ottenuto, proprio grazie al supporto del sovrano salaminio, il comando
della flotta del Satrapo Farnabazo e, con questa, la vittoria a Cnido38. Proprio basandosi su
tali eventi è stata proposta per il decreto la datazione al 394/3 a.C. – che ben si accorda con
le caratteristiche paleografiche e linguistiche dell’iscrizione – integrando nel prescritto il
nome dell’arconte Eubolides (l. 4), lo stesso dell’iscrizione per Dionisio I39. Non è certo se
Per il prescritto vd. nt. 20.
Ho riportato il testo del fr. c secondo l’edizione di Lewis – Stroud, cit. (cfr. Rhodes - Osborne, cit.) che
per rigore filologico inserisce giustamente nel testo solo le integrazioni sicure. Ritengo tuttavia, soprattutto
per la proposta che avanzo in questa sede, attraenti ma anche del tutto plausibili le congetture ipotizzate dal
Köhler e dal Wilhelm (per le quali rimando rispettivamente ad IG II/III2 20 e Ibid., add. p. 656).
37 X. H. 2, 1, 29; D. S. 13, 106, 1. Evagora era alleato degli Ateniesi e aveva ricevuto intorno al 407 a.C. la
cittadinanza ateniese (IG I3 113).
38 Isoc. 9, 55-56; D. S. 14, 39, 1-2. Conone tornerà poco dopo trionfante ad Atene (D. S. 18, 85, 1), da cui
riceverà alti onori, tra cui l’erezione di una statua di bronzo presso la Stoà Basileios nell’agorà.
39 La collocazione cronologica contemporanea dei due decreti potrebbe essere messa in relazione con la
volontà degli Ateniesi di formare una coalizione impostata sui tre vertici Atene – Cipro – Siracusa; cfr. nt. 25.
Vd. tuttavia le considerazioni sulla datazione del decreto espresse da Lewis - Stroud, cit., che infatti lasciano
il nome dell’arconte non integrato.
35
36
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CANAZEI, 21-23 GIUGNO 2012
Evagora venne mai ad Atene, ma senza dubbio deve aver condiviso il trionfo con cui fu
accolto Conone al ritorno dalla vittoria sugli Spartani: è noto ad esempio che ad entrambi
fu concesso l’onore dell’erezione di una statua onoraria nell’agorà, presso la statua di Zeus
Sotèr40.
Anche in questo caso sono andate perdute le indicazioni riguardo la collocazione della
stele, per le quali è possibile solo proporre delle congetture. Tuttavia, dalle parole
parzialmente conservate nel fr. c e soprattutto dal confronto con altri decreti che
presentano il medesimo formulario, è possibile ricostruire a grandi linee alcune
informazioni interessanti a questo proposito: alle ll. 29-34 si dice infatti che il messaggero
(κῆρυξ, l. 29) dovrà annunciare la corona (στέφανος, l. 29) nell’occasione in cui i poeti
tragici (ὅταν οἱ τραγωιδοί, l. 30) metteranno in scena le loro tragedie, cioè durante le feste
Dionisie. Questa notizia è significativa perché, sebbene non determini di per sé la
collocazione del decreto nel teatro, ricorda il sito e il contesto fortemente politico delle
Grandi Dionisie, in occasione delle quali la città comunicava al pubblico – che come s’è
detto era ampiamente variegato per provenienza geografica – importanti eventi e notizie
di carattere pubblico. All’area del teatro rimandano inoltre il legame storico-cronologico
tra questo e il decreto per Dionisio I di Siracusa ma soprattutto, a mio parere, la
circostanza secondo la quale il fr. c – l’unico tra i tre nel contempo di provenienza certa e
non reimpiegato – è stato trovato tra il teatro e l’Odeion di Erode Attico. Dati questi
presupposti, ritengo sia dunque plausibile ipotizzare che la città decise non solo di dare
notizia nel teatro degli onori tributati al sovrano straniero, ma anche di pubblicare il testo
del provvedimento nel sito, forse insieme o accanto a quello per Dionisio I. Si tratta ancora
di un’ipotesi di lavoro da approfondire – diversa da quelle proposte in passato da altri
studiosi, che hanno congetturato una collocazione accanto alla statua di Athena
Promachos sull’Acropoli41 o presso la statua di Zeus Eleuthereus nell’Agora42 – ma credo
non priva di verosimiglianza.
3. Decreto onorario per un re dei Pelagoni.
Il terzo e ultimo documento che presento è un frammento isolato di marmo pentelico,
corrispondente al lato inferiore destro di una stele marmorea, trovato a Sud della scena del
teatro di Dioniso durante gli scavi intrapresi dopo la metà dell’Ottocento43.
Vd. nt. 37. Per le due statue cfr. Isoc. 9, 56-57; Dem. 11, 62 e 20, 68-72; Paus. 1, 3, 2.
Vd. Lewis - Stroud, cit., p. 191-192; Lawton, cit.
42 Vd. Lewis - Stroud, cit., p. 192-193; Rhodes - Osborne, cit.
43 S.A. Koumanoudes, Athen. 6, 1877, pp. 474-491 (ed. pr.). Per le edizioni successive vd. IG II/III2 190
(Kirchner) e E. CULASSO GASTALDI, Atene onora il re del Pelagoni (IG II2 190), «ZPE» 131, 2000, pp. 69-79, con
bibliografia precedente.
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GIULIA TOZZI
Il frustolo, di piccole dimensioni44, è gravemente danneggiato, integro solo nel margine
destro e nel retro, deteriorato ed eroso superficialmente soprattutto nella parte destra e al
centro. Sulla superficie sono ancora visibili otto linee di scrittura lacunose a sinistra, delle
quali si conservano solo le lettere finali delle prime e la seconda metà delle ultime quattro
righe. La scrittura è disposta secondo l’ordine stoichedico, ma il ductus è poco accurato e
spesso impreciso. Lo spazio vuoto sulla pietra sotto all’epigrafe e il contenuto del testo
lasciano credere che il provvedimento non constasse più di dieci righe.
L’iscrizione costituisce la parte finale di un decreto votato dagli Ateniesi in onore di un
re dei Pelagoni45, cui sono conferite, unitamente ai suoi discendenti, la proxenia e
l’euergesia46.
Il testo, di cui do la traduzione più in basso, è il seguente:
––––––?
[ἔδοξεν τῆι βουλῆι καὶ τῶ]
[ι δήμωι . . . . . . .14. . . . . . .]
[. . . . . . . . .18. . . . . . . . .] ΕΠ̣
[. . . . ἐγραμμάτευε, Δα]ί̣φρ[ων? ἐπεστάτε, Ναυσιγ]ένης
[ἦρχε, Κεφισόδο]το[ς]? εἶ[π]ε· Γ[. . .6. . . τὸν Πε]λαγόνων βα[σιλέα ἀναγρ]άψαι πρόξεν[ον καὶ εὐεργ]έτην Ἀθηναί[ων αὐτὸν καὶ τ]ὸς ἐκγόνος47.
5
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vacat 0,16
– – sembrò al consiglio e all’assemblea popolare, – – era segretario, Daiphron era
presidente, Nausigenes era arconte, Kephisodotos propose: si registri G- re dei
Pelagoni come prosseno e benefattore degli Ateniesi, lui e i suoi discendenti.
Alt. 0,34; larg. 0,195; spess. 0,13.
Vd. infra.
46 Il privilegio della prossenia era uno dei più importanti tra quelli concessi dagli Ateniesi agli stranieri.
Esso consisteva nell’investire l’onorato della carica di prosseno (assimilabile, con le dovute distinzioni, a
quella del nostro console) e cioè nell’affidargli l’incarico ufficiale di accogliere gli Ateniesi che si sarebbero
recati in futuro nella sua città; spesso era associato al titolo di euergetés, ‘benefattore’. L’enorme onere della
carica era compensato dagli onori e benefici concessigli da Atene e dalla sua città. Entrambi i privilegi
divennero con il tempo meri titoli onorifici, ma ancora nel IV sec. a.C. detenevano la loro originaria valenza
(vd. M. Guarducci, Epigrafia greca, vol. II, Roma 1969, pp. 28-28).
47 Si segue l’edizione di E. Culasso Gastaldi, cit.
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Il provvedimento, costituito solo dal prescritto e dagli onori conferiti48, è molto sintetico e
l’esigua porzione superstite non fornisce informazioni né sulla datazione (del prescritto si
conserva solo il verbo di proposta εἶπε, ‘disse’) né sull’onomastica dell’onorato49, di cui
resta solo il titolo ufficiale di re dei Pelagoni (ll. 7-8: τὸν Πελαγόνων βασιλέα), un popolo
che abitava la regione dell’Alta Macedonia.
La formularità del testo, le lettere superstiti e lo spazio disponibile sulla pietra
garantiscono le integrazioni proposte per le ultime tre righe, mentre resta incerto il
contenuto del prescritto, per il quale sono state suggerite congetture diverse. In questa
sede riporto l’ipotesi di ricostruzione formulata dalla Culasso Gastaldi, che colloca il
decreto sotto l’arcontato di Nausigenes (368/7 a.C.)50, ma sono state proposte anche altre
datazioni, che fissano la promulgazione del provvedimento nel 371/0 a.C. (sotto
l’arcontato di Phrasikleides51) o nel 365/4 a.C. (sotto l’arcontato di Chion)52. Ad ogni modo,
data la lacunosità del testo, la questione deve restare aperta.
Poiché il territorio dei Pelagoni rientrava nelle mire espansionistiche dei Macedoni –
che spesso avevano tentato di impadronirsene – il decreto ateniese avrà costituito un atto
ostile nei confronti della monarchia macedone e sarà stato promulgato in un periodo di
irrequietezza tra questa e Atene. La collocazione cronologica al 368/7 a.C. individuerebbe
tale momento di crisi nell’assassinio del sovrano macedone filo-ateniese Alessandro II e
l’ascesa al potere del reggente Tolemeo Alorites, filo-tebano e dunque avverso agli
Ateniesi. Non è nota la natura dell’intesa tra Atene e la Pelagonia, che tuttavia dovette
durare per qualche tempo, come sembra testimoniare un altro decreto onorario votato
dagli Ateniesi per un pelagonio, Menelaos, proclamato euergetes nel 363/2 a.C. per aver
combattuto al fianco degli ateniesi contro Calcide e Anfipoli53.
Per questo motivo è stato interpretato come una versione ridotta del provvedimento originario, più
ampio e dettagliato (per la prima volta A. Wilhelm, Beiträge zur griechischen Inschriftenkunde mit einem Anhang
über die öffentliche Aufzeichnung von Urkunden, Wien 1909, p. 275).
49 Sulla pietra resta solo la lettera iniziale del nome all’inizio della l. 7, verosimilmente un gamma (Culasso
Gastaldi, cit., pp. 69 e 739), piuttosto che un pi (F. Papazoglou, Les villes de Macédoine à l’époque romaine,
Athènes-Paris 1988, in BCH Suppl. 16, pp. 276-278, che ipotizzava di integrare il nome ‘Patraon’; N.G.L.
Hammond - G.T. Griffith, A History of Macedonia, vol. II, 550-336 B.C., Oxford 1979, p. 19, nt. 1, che
proponevano di inserire in lacuna il nome ‘Pyraechmes’ o ‘Pelegon’).
50 Culasso Gastaldi, cit., p. 69.
51 D. M. Lewis, Notes on Attic Inscriptions, in BSA 49, 1954, pp. 38-39 (cfr. LGPN s.v. Ἀρχεπτόλεμος nr. 1 e
Ibidem s.v. Φρασικλείδης nr. 2): [ἔδοξεν τῶι δήμωι· Ἱπποθω-]|[ντὶς ἐπρυτάνευεν, Ἀρχ]επ-|τόλεμος
ἐγραμμάτευε,] Φρ-|[ασικλείδης ἦρχεν, Μ]ένης | κτλ.
52 W. S. Ferguson, The introduction of the Secretary-Cycle, in Klio 14, 1915, p. 393 e nt. 5, in base alla
trascrizione di Wilhelm (cfr. Kirchner, IG II/III2 190): [ – – – – – – – – ὶς] ἐπ-|[ρυτάνευε, . . .5. . ἦρχε]ν,
Φρ-|[ύνων ἐγραμμάτευε, Μ]ένης | [ἐπεστάτε, Ἄρκε]το[ς] εἶ[π]ε·.
53 IG II/III2 110; Tod, SGHI, 143.
48
15
GIULIA TOZZI
In questo decreto per il re dei Pelagoni mancano le disposizioni per l’erezione della
statua onoraria e non sono presenti, come accadeva negli altri due documenti, elementi
contenutistici che mettano esplicitamente in relazione l’iscrizione con il teatro che
inducano ad ipotizzare un’originaria collocazione nel sito; l’unico elemento cogente a
questo proposito è costituito dalle notizie di scavo, che riferiscono chiaramente che il
frammento venne trovato nella zona del teatro di Dioniso54. Poiché tuttavia, come nel caso
di Dioniso I di Siracusa e di Evagora di Cipro, il decreto è in onore di un sovrano straniero
con cui Atene è vincolata – o desidera essere vincolata – da un legame di benevola intesa,
ho ritenuto che non fosse da escludere l’ipotesi che, dopo l’erezione (eccezionale?) di quei
due decreti, la città avesse deciso di pubblicare nell’area del teatro anche altri
provvedimenti per personaggi stranieri di alto rango. Come s’è già detto, il teatro era un
luogo molto noto e soprattutto molto frequentato non solo dagli Ateniesi ma anche dagli
stranieri che, numerosi, assistevano annualmente alle rappresentazioni drammatiche.
Perché non credere dunque che già all’inizio del IV sec. a.C., forse proprio per
l’entusiasmo scaturito ne 394/3 a.C. dalla vittoria sugli Spartani a Cnido, gli Ateniesi non
abbiamo deciso di ‘pubblicizzare’ nel teatro i propri legami e/o rapporti diplomatici con
sovrani stranieri, conferendo già al teatro quella valenza politica che per noi è più
manifesta in età ellenistica?
Giulia Tozzi
[email protected]
54
“A Sud della scena del teatro di Dioniso, presso il viale alberato” (S.A. Koumanoudes, cit.).
16