ARTE E FEDE
CHE STORIE RACCONTANO I QUADRI DELLA NOSTRA CHIESA
Bellezza e mistero
Per chi rivolge lo sguardo verso l’alto
Ci meraviglia ed incanta la bellezza di tante nostre chiese, ci amareggia e sconforta la disadorna povertà di tante altre. Però se
guardiamo a quelle romaniche, disadorne e spoglie, ne ammiriamo le meravigliose armonie architettoniche. Nei secoli la
Chiesa ha perseguito la bellezza nei suoi templi in forme e per scopi diversi; e di bellezza, dal romanico al rinascimento, li ha
continuamente arricchiti e nutriti. Così, negli affreschi e nelle tele si sono svolte, tra parentesi profane, le vicende della fede e
della salvezza; come in un libro aperto i fedeli vi leggevano le storie dell’Antico e del Nuovo Testamento. Che vi troviate a
Padova agli Scrovegni o alla Collegiata di Castiglione Olona, sulle pareti dei luoghi di culto si dipanano e fluiscono i
“fumetti” degli antichi divulgatori della fede e dei suoi fatti. Anche i testi sacri, gli evangelari, i messali e i libri d’ore erano
ornati delle più ricche e strabilianti raffigurazioni disegnate dai miniaturisti. Nel periodo gotico la cattedrale è addirittura immagine dello splendore del mondo intero che culmina, nelle cupole e nei soffitti, con l’oro delle stelle ed il blu di lapislazzuli
della volta celeste. Sotto i vostri piedi, negli arabeschi del pavimento, sta il mondo: orbe terraqueo, interpretato nei suoi dati,
conosciuti e condivisi simboli. Poi, dopo il Concilio di Trento (1545-1563), la Chiesa avverte una nuova impellente esigenza
e commissiona agli artisti dell’epoca barocca l’interpretazione pittorica dei dogmi sui quali si è fondata la fede. E il significato della bellezza espressa trascende il fatto materiale, l’avvenimento storico o i personaggi raffigurati, per svelare invece i
“misteri”. Di ciò l’Assunzione di Maria è un classico esempio. Con queste poche, semplici, note “La Scossa”, invita i suoi
lettori a guardare in alto, nella nostra come in qualsiasi altra chiesa, cercando di afferrare quanto c’è di bello e tentando di individuarne, il recondito o palese significato. Se poi non riuscissimo a svelarne il mistero, pazienza; questo è comunque dato:
nella sua bellezza così come nelle meraviglie del creato di cui Dio ci ha fatti partecipi e, oseremmo dire, responsabili.
Occhio indiscreto e naso curioso
Sapete come sono fatti i curiosi, ficcano il loro benedetto
naso in ogni dove e mancano assai spesso del dovuto rispetto. Così tocca anche alle chiese dover sopportare la loro
sfacciata impudenza. Quindi, con occhio indiscreto, entriamo nella cappella dedicata alla Regina Pacis: la conosciamo
tutti, ma quella grande tela sulla parete di sinistra cosa rappresenta? E chi saranno mai i personaggi raffigurati? Una
delle figure, quella assisa su un cuscino di nuvole è, senza
ombra di dubbio, la Madonna; le due altre (i vecchietti)
sembrano monaci o forse frati. Uno di loro sembra ricevere
dalle mani della Vergine qualcosa che assomiglia a una mela. “Un pomm se disariss in milanes”. Un pomo… che non
può essere uno di quelli provenienti dal giardino delle Esperidi (Egle, Aretusa ed Esperetusa: Ninfe, figlie di Esperide e
del Titano Atlante, secondo la mitologia greca abitavano
nell’Estremo Occidente - dell’epoca - un giardino ricco di
pomi d’oro e difeso da un drago poi ucciso da Ercole NdR), tanto meno il celeberrimo pomo della discordia del
buon, si fa per dire, Paride (eletto da Giove a giudice nella
gara fra Giunone, Venere e Minerva per l’assegnazione del
pomo d’oro - gettato dalla Discordia sulla mensa degli dei
come premio alla dea più bella - decise per la seconda,
guadagnandosi l’eterno rancore delle altre due: tutto ciò fu
all’origine della guerra di Troia - NdR); quello di Eva
poi…! Non ci resta che indagare scartabellando perché, come dice il proverbio “chi cerca trova”. Scopriamo così che
nella iconografia greca il “pomo aureo” è simbolo di amore
costante. Noi iconolatri (adoratori di icone - immagini NdR) latini la sappiamo lunga in materia! Tentiamo allora di
interpretare il dipinto: la Vergine dalle nuvole (e quindi as-
sunta in cielo) appare “in La consegna del “pomo d’oro”
visione” ai due inginocchiati fedeli e, in pegno di predilezione e protezione, offre e
consegna loro il “pomo aureo” simbolo, come già detto, di
amore costante, eterno. Ancora un dubbio però ci tormenta:
il nostro pomo “El par pussee un pomm de tera che un pomo aureo”. Non ci rimane quindi che riprendere la ricerca e
chissà che, con un po’ di fortuna, non se ne venga a capo.
Quel che è certo è che di fronte ai nostri occhi non viene
delucidato lo svolgersi di un “fatto”; siamo invece invitati a
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n. 4 - dicembre 2002