Ci perseguitano dalla notte dei tempi e non li abbiamo ancora sconfitti. Ma i biologi stanno preparando il contrattacco. D a sempre, i nostri veri nemici naturali sono microscopici, invisibili a occhio nudo. Virus e batteri sono in grado di provocare gravi malattie, contro le quali solo negli ultimi due secoli siamo riusciti a fare qualcosa, inventando i vaccini (per battere i virus) e gli antibiotici (contro i batteri). NUOVI VACCINI. Tra le due microcreature, quelle che ci spaventano di più sono decisamente i virus. A loro sono dovute gran parte delle epidemie di cui ci parlano i giornali (da Eboia a Zika, passando per le influenze). Per batterli c'è una sola arma: lo sviluppo di nuovi vaccini «Vi sono due metodi per farlo», dice Rino Rappuoli, uno dei massimi esperti al mondo di vaccini e direttore della ricerca diGlaxoSmithKlineVaccines, con sede a Siena. «Il metodo classico, sviluppato da Louis Pasteur alla fine del XIX secolo, consistenelT isolare il virus responsabile della malattia, renderlo innocuo inattivandolo, per poi iniettarlo all'individuo, che diventa immune senza ammalarsi. La tecnica è stata perfezionata e oggi si cerca di inserire nel vaccino solo le molecole virali che sono importanti perché il sistema immunitario sviluppi la capacità di contrastare l'infezione, per • Un'esercitazione per il trasporto di un malato di Eboia all'aeroporto di Pratica di Mare nel 2014, anno clou dell'infezione. GARATTINI Ricerca GARATTINI I vaccini in fase di sviluppo sono almeno 137. Mirano a sconfiggere le malattie più varie, dalla salmonellosi all'Aids, a Eboia esempio proteine o zuccheri presenti sulla superficie del virus. Esiste poi un metodo, che abbiamo sviluppato in Italia, nel nostro laboratorio, e che va sotto il nome di reverse vaccinology». La "vaccinologia inversa" stravolge il processo. Si estraggono i genomi dell'agente infettivo e, grazie al computer, si identificano i geni essenziali per produrre proprio le proteine che devono essere inserite nel vaccino e che possono svolgere il ruolo di antigeni, cioè di attivatori del sistema immunitario. La tecnica permette di ridurre drasticamente i tempi di sviluppo del vaccino. È proprio grazie alla reverse vaccinology che Rappuoli è stato capace di sviluppare il primo vaccino contro il meningococco B (in commercio dal 2013), un batterio che può provocare meningiti e gravi necrosi generalizzate, come quella che ha colpito l'atleta paralimpica Bebé Vio e che ha obbligato i medici ad amputarle tutti e quattro gli arti. nea e Sierra Leone. Anche Johnson and Johnson sta sviluppando un vaccino contro Eboia, con una tecnica differente da quella dei primi due, in modo da poter contare su un diverso approccio in caso di fallimento. Nella gara contro Eboia sono entrati anche consorzi pubblici dalla Russia e dalla Cina, perché si stima che un eventuale vaccino possa avere un ampio mercato. Mai ampio quanto quello di un eventuale vaccino contro il virus Zika, un agente infettivo solitamente innocuo (dà sintomi assimilabili a un'influenza), che però è particolarmente pericoloso per le donne incinte. In tal caso può provocare EBOLA & CO. Lo sviluppo delle tecniche di sequenziamento genico ha accelerato la corsa alla prevenzione coi vaccini: la Food and Drug Administration, l'ente statunitense che governa la registrazione dei farmaci, ha contato pochi mesi fa 137 diversi vaccini in fase di sviluppo e l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha sponsorizzato, nel mese di giugno, un numero monografico della rivista Vaccirceper censirli tutti. Si va da quelli contro malattie che fanno strage nei Paesi invia di sviluppo, come la salmonellosi non tifoide (provocata da un batterio), fino ai vaccini attesi da molti anni, come quello contro il virus dell'HIV o i virus delle grandi epidemie. Contro Eboia, per esempio, sono già arrivati in fase 2 e 3 (ovvero, fasi avanzate di sperimentazione sull'uomo) due candidati, uno prodotto da GlaxoSmithKline e uno da NewLinks Genetics e Merck. Il secondo è disponibile sperimentalmente in Gui- Un'adolescente riceve l'antitetanica in Sierra Leone. In questo modo saranno protetti anche eventuali figli. GARATTINI danni al feto, e in particolare im gravissimo iposviluppo del cranio, con ritardo mentale e danni cognitivi. Ma nel mese di agosto scorso è arrivata la prima buona notizia: un vaccino, sviluppato da I novio Pharmaceuticals, è stato somministrato per la prima volta a 160 volontari a Portorico. Un altro vaccino sperimentale, sviluppato dai National Institutes of Health di Bethesda, negli Stati Uniti, è stato invece somministrato a 80 volontari. Bisognerà aspettare qualche mese per conoscere i risultati. BATTERI INVINCIBILI? Ma la lotta che sta diventando ogni anno più difficile è quella contro i batteri. Alla fine del 2015, in Danimarca, sono stati identificati alcuni ceppi di batteri capaci di resistere alle polimixine, una classe di antibiotici considerata l'"ultima spiaggia" per la cura di alcune infezioni. Da allora, in tutti i Paesi si registra una caccia al gene che provoca questo tipo di resistenza, per cercare di contrastarla. Nel timore che • Corazzati contro gli antibiotici Il problema della resistenza agli antibiotici riguarda soprattutto i cosiddetti batteri Gram-negativi. «I batteri Gram-positivi hanno una membrana cellulare più permeabile e per questo gli antibiotici mantengono la loro efficacia», fa notare Silvio Garattini, direttore dell'Istituto farmacologico Mario Negri. "I Gram-negativi, invece, hanno meccanismi di difesa maggiori, che non siamo ancora in grado di superare (alcuni riescono a "pompare" il farmaco fuori dalla cellula, v. disegno sotto): di questo gruppo fanno parte le Klebsielle o lo Pseudomonas, diffusi in ambiente ospedaliero e ormai resistenti a parecchi farmaci». BATTERIO GRAM-POSITIVO BATTERIO GRAM-NEGATIVO Antibiotici vari Proteina che pompa i farmaci all'esterno *• ^ ^ ' f IL" [ Membrana esterna Il futuro: fra chimica e Pc Gli antibiotici del futuro potrebbero essere progettati da team interdisciplinari di biochimici e di informatici. Con questo approccio, per esempio, l'anno scorso ricercatori dell'Università della California e della Genentech hanno ottenuto un nuovo potenziale antibiotico, unendo fra loro un anticorpo prodotto naturalmente dal nostro sistema immunitario con una versione modificata dell'antibiotico rifampicina. Il composto è capace di sconfiggere lo stafilococco Mrsa, resistente a molti farmaci. COSTRUZIONI. In maggio, invece, uno studio dell'Università di Harvard ha permesso di sintetizzare ben 305 promettenti molecole. La strategia ricorda il gioco delle costruzioni: i ricercatori hanno infatti prima sintetizzato "mattoncini base" (8 frammenti progettati al computer) e poi li hanno fatti interagire fra loro, grazie a una simulazione informatica, cambiando di volta in volta la successione delle reazioni chimiche, così da ottenere risultati diversi. I test su diversi ceppi batterici hanno dimostrato che la maggior parte dei nuovi composti ha un'efficacia superiore a quella dei farmaci in commercio. MF GARATTINI Ogni anno, in Europa, i batteri resistenti agli antibiotici uccidono 37.000 persone. In Italia i decessi sono 4.500-7.000 nel mondo possano diffondersi rapidamente i "super batteri", ovvero organismi che riescano a mettere insieme tutte le resistenze ai possibili trattamenti antibiotici e che così risultino, a questo punto, inattaccabili. «La scoperta è uno dei risultati del Rapporto sulla resistenza agli antibiotici commissionato nel 2014 dall'allora premier britannico David Cameron», spiega Jim O'Neill, economista e responsabile dell'analisi dei dati. «Abbiamo stimato che, se non cambia nulla, nel 2050 le infezioni resistenti alle cure potrebbero uccidere fino a 10 milioni di persone, una ogni tre secondi». O'Neill fa parte della schiera di coloro che temono che la ricerca di nuovi antibiotici non vada avanti con sufficiente velocità o, almeno, non quanto la diffusione dei batteri resistenti. MUTAZIONI GENETICHE. Gli antibiotici, infatti, sono i farmaci capaci di uccidere i batteri, diminuendo il loro numero in modo drastico durante un'infezione e permettendo così al sistema immunitario di combatterla più facilmente. «I responsabili di infezioni che, soprattutto in persone fragili come i malati cronici o i trapiantati, non riusciamo a debellare sono batteri come lo stafilococco, lo pneumococco o l'enterococco, un tempo eliminati dalla penicillina. D'altronde, i batteri acquisiscono caratteristiche genetiche tali da renderli resistenti in un tempo sorprendentemente breve: a volte bastano 18 ore», spiega Giuseppe Remuzzi, dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Bergamo. Le cosiddette resistenze non sono infatti altro che mutazioni genetiche che accadono casualmente nel succedersi delle generazioni. Come per ogni altro vivente, la pressione selettiva seleziona i ceppi più adatti a vivere nell'ambiente in cui si trovano. E se ibatteri si moltiplicano in un mondo dove tutti usano troppi antibiotici, e a sproposito, è facile chela mutazione casuale che permette al batterio di resistere all'azione del farmaco si stabilizzi e venga trasmessa alle generazioni successive. «Mentre noi umani creiamo nuove generazioni ogni 20-25 anni, la curva della crescitabatterica è rapidissima, con migliaia di nuove generazioni in poche ore», spiega Remuzzi. Che poi equivalgono a una quantità enorme di mutazioni. POCA RICERCA. Le terapie per debellare le infezioni batteriche s i basano sulla conoscenza dei meccanismi molecolari che governano la riproduzione batterica, e non sulla malattia che provocano. Bisogna quindi conoscere bene il "funzionamento" del batterio per trovare il farmaco capace di ostacolarlo oppure ucciderlo. "Dopo il picco degli anni '50, il numero di nuovi antibiotici è precipitato. Preoccupa in particolare il fatto che tutti gli antibiotici di cui disponiamo adesso sono derivatidamolecole scoperte tra l'inizio del '900 e il 1984", cita il rapporto emesso nel maggio scorso dal Non di rado, i batteri resistenti agli antibiotici si annidano negli ospedali. Lavarsi spesso le mani è la prima misura per prevenire il contagio. GARATTINI Pew Charitable Trust, un istituto non profit statunitense. Perché nonsi investe dipiù in questo settore? Oltre agli alti cos ti di sviluppo e alla concreta mancanza di conoscenze su possibili nuovi bersagli da attaccare all'interno della cellula batterica, c'è anche un banale problema di mercato, come ha spiegato recentemente John H. Rex, a capo della Infectious Disease Unit della casa farmaceutica AstraZeneca: «Le aziende farmaceutiche producono nuovi farmaci per venderli 0 più possibile. Ma con gli antibiotici questa strategia è sbagliata: più un antibiotico è diffuso, più è facile che insorgano resistenze. Quindi i produttori dovrebbero creare un nuovo prodotto ma dire ai medici di usarlo il meno possibile». Abbastanza assurdo. AMICI E NEMICI. C'è però chi resta ottimista, come Robert Kolter, del Dipartimento di microbiologia e immunologia della Harvard Medicai School (Usa): «È ora di abbandonare la forzabruta contro ibatteri e promuovere una nuova visione Militari brasiliani sulla spiaggia di Copacabana distribuiscono volantini sul virus Zika. Nella campagna informativa sono stati coinvolti 220.000 soldati. Zika anche in Italia Dopo aver flagellato l'America Latina, Zika è arrivato anche in Italia. È dell'estate scorsa la segnalazione di due casi in Emilia-Romagna. Si tratta di due turiste che sono state contagiate durante le vacanze in Sud America ma, poiché il virus viene trasmesso attraverso la puntura della zanzara tigre, presente anche da noi, è scattato l'allarme. Altri casi sono seguiti (al momento, però, sempre in persone contagiate all'estero). Il virus Zika può causare gravissimi danni al feto, se preso in gravidanza. Ma un numero crescente di studi sembra confermare che possa danneggiare anche il sistema nervoso degli adulti, causando la sindrome di Guillain Barre. Questa malattia determina una paralisi progressiva e può risultare letale. Secondo il New England Journal of Medicine, nell'anno di maggiore contagio, nei Paesi americani più colpiti i casi di Guillain Barre sono passati da 370 a 1.474. ecologica della lotta alle infezioni». Questa idea "morbida" consiglia due approcci complementari: da un lato si suggerisce di tornare a testare vecchi farmaci o sostanze naturali che possono avere un'azione antibiotica, ma che sono stati esclusi in passato. Con le tecniche di oggi, che permettono di andare a scovare il bersaglio molecolare del farmaco, ci sono buone possibilità di tirar fuori nuovi prodotti efficaci anche da quelli che una volta venivano scartati. Dall'altro, si può lavorare sull'ecologia batterica: come in ogni ecosistema, anche trale colonie dibatteri che prosperano nell'organismo umano vi sono quelli benefici e quelli pericolosi. «Oggi sappiamo che il microbioma, l'insieme dei batteri che vivono nel corpo imiano, può essere manipolato dall'esterno con sostanze che promuovono lo sviluppo dei batteri amici e bloccano quello dei batteri che provocano malattie», spiega Kolter. Insomma, si può provare a convincere i nostri "microamici" a lavorare per noi. © Il batterio Haemophilus influenzae fi (in giallo) sulla mucosa nasale. Nei bambini piccoli può causare meningiti, che si prevengono con il vaccino. Daniela Ovadia GARATTINI