LA REPUBBLICA 17 MERCOLEDÌ 21 DICEMBRE 2005 IL BOOM CINESE Dieci anni di ascesa irresistibile, mentre qui si sconta una lunga stagnazione Harbin M O N G O L I A Prodotto interno lordo in miliardi di dollari Pechino avrà maggiore influenza sul gruppo del G7, di cui ancora non fa parte 1.930 Consumo di energia 66% Taiyua PPONE PPO 1.100 C I N A 2000 Fiu 3% Lanzhou me Ya ntz e Gas naturale di 8% Idrica 2004 Investimenti stranieri 55 miliardi di dollari 40 Utenti di internet TAIWAN GGolfo del Bengala 0 2001 2002 2003 DAL NOSTRO CORRISPONDENTE FEDERICO RAMPINI PECHINO — E’ un sorpasso che segna un’epoca. La Cina ha ufficialmente scavalcato l’Italia nella classifica delle nazioni industrializzate, relegandoci al settimo posto. L’exploit cinese è avvenuto un anno fa ma è stato rivelato solo ieri dalla revisione delle statistiche sul Prodotto interno lordo: l’equivalente dell’Istat di Pechino ha ritoccato a 1.930 miliardi di dollari il Pil cinese del 2004, contro i 1.670 miliardi dell’Italia. La Cina più di noi, quindi, dovrebbe avere voce nel G-7, il Gruppo dei sette grandi, di cui invece ancora non fa parte. Lo scossone nella classifica delle potenze industriali è il risultato di due fattori. Il primo è il divario tra una Cina in irresistibile ascesa e un’Italia inchiodata al suo declino: è da un decennio che Pechino mette a segno regolarmente una crescita del Pil del 9% all’anno, mentre nello stesso periodo l’Italia è affondata nella stagnazione. L’altra novità è la revisione delle statistiche di contabilità nazionale, con cui la Cina ha misurato più accuratamente le dimensioni della sua economia: in un colpo solo il suo Pil è cresciuto di 300 miliardi di dollari, +17%, grazie all’ultimo censimento economico nazionale che ha rilevato un’ampiezza inattesa del settore dei servizi. Si è anche scoperto che la crescita cinese non è solo trainata dalle esportazioni, perché i consumi interni sono più alti di quanto si credeva: un segnale positivo anche per chi guarda al gigante di 1,3 miliardi di abitanti come a un mercato. In realtà il ritocco al rialzo del Pil di Pechino dovrebbe essere molto superiore. Il peso reale dell’economia cinese è ancora più elevato di quanto non dica il sorpasso sull’Italia. Il valore di 1.930 miliardi di dollari infatti utilizza i prezzi correnti, e li converte usando la parità fra la moneta locale (renminbi o yuan) e il dollaro. E’ quindi un valore ancora inesatto per due ragioni: da un lato perché la moneta cinese è sottovalutata (gli americani sostengono che dovrebbe valere 2004 Triinchieri 0 7 milioni 320 km Crescita del Pil, scalata tra i paesi industrializzati un 20-25% in più), d’altro lato perché il Pil nominale non tiene conto che il livello dei prezzi in Cina è molto inferiore. A parità di reddito il potere d’acquisto è molto più alto a Shanghai e Canton che a Roma e Milano (o New York). Il vero Pil è quello che viene misurato dalla Banca mondiale applicando il metodo della «parità di potere d’acquisto»: la ricchezza reale di ogni paese viene 1.930 mld 94 milioni 22.5 milioni 2000 La Cina “sorpassa” l’Italia parte l’assalto agli Stati Uniti I calcoli della Banca mondiale indicano che anche Francia, Germania e Gran Bretagna sono state superate. Insidiato il Giappone Repubblica Nazionale 17 21/12/2005 100 80 60 40 20 0 Mar Cinese Orientale I N D I A 38 miliardi di dollari 2000 23% Petrolio N 60 20 Carbone 2001 2002 2003 2004 dei sorpassi: quello della Cina sugli Stati Uniti. Già la settimana scorsa gli americani hanno avuto un assaggio della sfida in atto. L’Ocse ha rivelato che il made in China ha rubato agli Stati Uniti il ruolo di leader nelle esportazioni di prodotti hi-tech. Dopo un decennio di crescita-record della sua industria elettronica la Cina ha superato per la prima volta l’America come maggiore fornitore mondiale di tutti i prodotti dell’Information Technology: l’insieme delle sue vendite di personal computer, laptop, telefonini e videocamere digitali ha raggiunto i 180 miliardi di dollari contro i 149 miliardi delle esportazioni americane. Il sorpasso sull’Italia, se è assai meno importante della sfida CinaUsa, è però un segnale d’allarme per il nostro paese. Coincide con la notizia che nella classifica di Business Week delle 500 multinazionali più grandi del mondo sono scomparse due italiane e hanno fatto il loro ingresso 18 grandi imprese cinesi. L’Italia è il paese che soffre di più per l’irruzione del made in China sui mercati mondiali, perché il nostro modello di sviluppo è il più vulnerabile a questo tipo di sfida. Abbiamo coltivato specializzazioni in settori come il tessile-abbigliamento e il calzaturiero, dove la disponibilità di un immenso bacino di manodopera a buon mercato dà alla Cina un vantaggio competitivo inesauribile. Abbiamo tentato di spostarci su fasce a più alto valore aggiunto — puntando sulla qualità e il lusso — ma rapidamente si affacciano sulla scena dei designer asiatici che hanno l’ambizione di gareggiare anche a quei livelli. Si prepara lo sbarco delle auto cinesi in Europa, un altro choc nel settore delle utilitarie come lo fu l’arrivo delle giapponesi e poi delle coreane. Altri paesi industrializzati riescono a compensare almeno in parte gli squilibri commerciali grazie alle multinazionali e alla ricerca scientifica: i francesi vendono alla Cina centrali nucleari, i tedeschi treni ad alta velocità, gli americani i Boeing. Sono tutti settori dai quali l’industria italiana si è ritirata ormai da tempo. Il modello italiano è il più vulnerabile alla sfida cinese, dal tessile alle calzature. Ora sotto attacco anche design e automobili IN FABBRICA La lavorazione del rame in una fabbrica di Shandong. A destra, un’operaia al lavoro in una fabbrica di televisori a Guiyang e, a sinistra, in un’industria tessile 1,3 mld 40 anni calcolata in proporzione al costo della vita locale. Secondo quel metodo la Cina non ha sorpassato solo l’Italia ma anche la Francia, l’Inghilterra e la Germania, e insidia il Giappone nel ruolo di seconda economia mondiale dietro gli Stati Uniti. E’ usando quello stesso metodo che la Cia, la centrale di intelligence di Washington, prevede che entro quarant’anni avverrà il sorpasso 180 mld IL PIL DELLA CINA IL MERCATO IL SORPASSO LEADER HI-TECH La revisione delle statistiche ha ritoccato a 1.930 mld di dollari il Pil del 2004 contro i 1.670 mld dell’Italia La crescita è dovuta alle esportazioni ma anche ai consumi interni di un paese con 1,3 mld di abitanti Secondo i calcoli della Cia, tra 40 anni la Cina potrebbe superare anche gli Stati Uniti La Cina è già leader mondiale delle esportazioni di prodotti hitech, con vendite per 180 mld di dollari 2005 I NUMERI L.U.C Regulator Riferimento assoluto La collezione L.U.C è disponibile esclusivamente presso i puntivendita autorizzati L.U.C Ambassador. Per conoscere il Vostro rivenditore più vicino contattare Chopard Italia, 055 213115 www.chopard.com