1 Lingua tedesca II aa 2007-2008 Prof. Elena Di Venosa Indicazioni

Lingua tedesca II
a.a. 2007-2008
Prof. Elena Di Venosa
SINTASSI DEL TEDESCO – ESEMPI TRATTI DAL ROMANZO DI GRETE WEIL,
MEINE SCHWESTER ANTIGONE.
Indicazioni per l’esame:
Il corso intende approfondire alcuni aspetti della sintassi tedesca scegliendo esempi dal romanzo di
Grete Weil Meine Schwester Antigone.
Prima di presentarsi all’esame verificare di aver tutto il materiale richiesto dal programma:
- gli appunti del modulo monografico (ovvero questa dispensa);
- il romanzo di Grete Weil, Meine Schwester Antigone (Mimesis);
- l’articolo di Marie Rieger Ausgewählte be-, er- und ver-Verben und ihre Wiedergabe im
Italienischen: ein Forschungsprojekt (disponibile a Germanistica);
- l’articolo di Claudio Di Meola I verbi deittici di moto in italiano e tedesco (disponibile a
Germanistica).
Svolgimento dell’esame:
si può scegliere tra:
- una interrogazione tradizionale sui contenuti del corso e sulle due letture (saranno poste domande
sulle regole grammaticali e sulle strutture sintattiche usando gli esempi tratti dal romanzo e/o dati a
lezione o dagli autori degli articoli);
- la preparazione a casa di una relazione da consegnare alcuni giorni prima dell’appello, contenente
l’analisi di una o più pagine a scelta del romanzo. All’orale si rivedranno insieme i contenuti della
relazione ed eventualmente si completerà il discorso con gli argomenti non evidenziati dall’analisi
del testo.
Con la relazione si devono individuare nel testo i seguenti elementi:
- divisione in paragrafi, periodi, frasi
- il tipo di frasi (affermative, principali, ecc.)
- i costituenti della frase (soggetto, predicato, complementi, ecc. )
- la valenza dei verbi (con le Ergänzungen e le Angaben)
- i connettivi (avverbi, congiunzioni, ecc.)
- i coreferenti (pronomi relativi, ipernonimi, ecc.)
- elementi anaforici / cataforici; tematici / rematici
- i campi della frase
- posizione degli elementi nella frase (focus, orizzonte)
- verbi con prefisso / particella
- usi di hin / her
- posizione del pronome es
- aspetto verbale (ingressivo, abituale, ecc.)
- eventuali infinitive e doppio infinito
- eventuali frasi passive (personali, impersonali)
- eventuali frasi nominali
- eventuale discorso indiretto
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L’opera
Il romanzo è stato scritto dall’autrice bavarese ebrea Grete Weil (1906-1999), pubblicato a Zurigo
nel 1980. Per informazioni dettagliate sull’opera si possono leggere la prefazione e i saggi in
appendice. L’autrice inizialmente non ha ricevuto il consenso della critica, in tarda età invece ha
finalmente ottenuto successo, e nel 1988 ha ricevuto il Geschwister-Scholl-Preis. Purtroppo il suo
successo editoriale è limitato, forse a causa del delicato argomento delle sue opere, in cui si riflette
la sua esperienza di persecuzione razziale, ma da cui emergono anche le sue idee di dissidente
militante, come la sua scelta discussa di tornare a vivere in Germania alla fine della guerra. La Weil
denuncia anche le differenze sociali all’interno della comunità ebraica e il ruolo del consiglio
ebraico, che sfiora il collaborazionismo. Anche nel romanzo Meine Schwester Antigone sono
presenti tratti autobiografici, in cui per es. l’autrice ricorda gli anni di esilio a Amsterdam, la sua
partecipazione al consiglio ebraico e la deportazione e uccisione del marito a Mauthausen.
Il titolo del romanzo si riferisce al fatto che la narratrice si identifica (la considera sua sorella
elettiva) con l’eroina della mitologia greca Antigone, figlia di Edipo e Giocasta, descritta da Sofocle
e nota per il suo amore per il fratello Polinice. Creonte, lo zio di Edipo e tiranno di Tebe, vieta di
seppellire Polinice, e Antigone è pronta a sacrificarsi per lui affinché riceva i giusti onori funebri. A
differenza di Antigone, pronta a morire per amore, Grete Weil desidera sia amare che vivere.
Nel romanzo, ambientato a Francoforte negli anni ’70, anni di terrorismo, la protagonista sta
scrivendo un racconto ispirato ad Antigone, e la narrazione passa dal piano dei ricordi, al piano
dell’attualità, a quello mitologico (a volte la distinzione dei piani, forse volutamente, non è chiara).
Primi cenni linguistici: la morfo-sintassi
1. Morfologia: È lo studio della struttura delle parole. Può essere:
- flessiva = quando studia la flessione, cioè i morfemi flessivi (= le desinenze) e tutto ciò che
permette di distinguere numero, genere, caso, persona ecc. del nome o del verbo;
- derivativa = quando studia la formazione della parola mediante affissazione e composizione (vista
al I anno a proposito di Ableitung e Zusammensetzung).
2. Sintassi: È lo studio delle modalità con cui le parole si combinano in unità di estensione
maggiore (= le frasi), e lo studio delle regole che sovrintendono alle relazioni tra categorie
grammaticali (es. se il soggetto è plurale, anche il verbo deve essere al plurale). L’unità minima
della sintassi è il sintagma, che può essere nominale (es. mein Bruder Markus: ci sono più parole,
ma formano un’unità concettuale; Bruder è la testa, Markus e mein sono il modificatore) oppure
verbale (es. er hat nach Hause gehen wollen: anche qui l’insieme di più verbi ne forma uno solo, la
testa, e nach Hause è un sintagma preposizionale modificatore). Nella frase l’ordine dei sintagmi
non è libero: ogni lingua ha regole diverse.
3. Morfo-sintassi: È lo studio di quegli elementi morfologici capaci di esprimere funzioni
sintattiche, cioè
- i morfemi flessivi (le desinenze)
- i morfemi clitici = quegli elementi che si legano a una parola precedendola (proclisi, es. der Tisch,
am Ende) o seguendola (enclisi, es. zum < zu dem). Quanto più una lingua è flessiva, tanto più
frequenti saranno i morfemi con valenza morfosintattica.
Per fare l’analisi testuale:
4. Testo (der Text): Il termine viene dal lat. textus, “tessuto”, part. pass. di texere “tessere”; indica
quindi qualcosa di “tessuto”, di “messo insieme ad arte”, quindi la “trama di un discorso”, un
complesso linguistico, un insieme di un ragionamento o di un racconto.
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Oggi possiamo definire “testo” un insieme strutturato di elementi linguistici che ci permette di
esprimerci in una certa situazione e con una certa intenzione. In base alla situazione e alla nostra
intenzione comunicativa (studiati dalla pragmatica), uno stesso testo può avere significati diversi.
Per es. Wann haben Sie das letzte Mal geduscht?
Questa domanda si può analizzare su tre piani:
- locutivo (successione di suoni, di parole),
- illocutivo (è una interrogativa, scopo del parlante è chiedere qualcosa),
- perlocutivo (dalla situazione si capisce che il parlante vuole offendere).
Secondo una definizione più tradizionale il testo è un enunciato autonomo e autosufficiente, che
può essere costituito da una frase o da un libro intero.
Inizialmente con testo si indicava qualcosa di scritto, oggi un testo può essere sia scritto che orale,
anche una semplice frase (o singola parola, pensiamo per es. a un’esclamazione) di un dialogo, ecc.
Certamente i testi sono unici e irripetibili, in quanto strettamente legati a precise condizioni di
realizzazione, e il loro numero è illimitato.
Ci sono molte interpretazioni di “testo” a seconda che ci rifacciamo a una visione tradizionale di
esso o di una concezione più moderna, generativa e poi pragmatica.
La grammatica tradizionale studiava la frase come unità testuale, oggi si è capito che spesso una
frase da sola non ha senso, se non è messa in rapporto con altre frasi attigue o almeno al contesto.
Struttura del testo:
der Text (-e)
der Abschnitt (-e)
testo
capoverso, paragrafo
das Satzgefüge (-n)
periodo
der Satz (ä-e)
proposizione, frase
das Satzglied (-er)
costituente della frase
parte di testo (scritto) compresa tra due capoversi
(in italiano “capoverso” indica sia l’inizio e la fine,
che il brano stesso all’interno dei due punti)
unità sintattica complessa, di massima estensione,
identificabile con una frase composta almeno da
due proposizioni. In tedesco di solito si tratta di un
Hauptsatz + uno o più Nebensätze.
unità sintattica indipendente e di senso compiuto,
formata almeno da soggetto e predicato. L’unione
di più frasi (per mezzo di coordinazione o
subordinazione) dà vita a un periodo.
elemento della frase che ha una funzione sintattica,
per es. soggetto, predicato, oggetto, complemento
das Wort (ö-er)
parola
Scomponendo ulteriormente, individuiamo anche Morphem > Phonem > Laut > Buchstabe.
Tra i complementi, ricordiamo: Ergänzung (complemento obbligatorio) e Angabe (complemento
accessorio, che completa il messaggio). Esempi:
es schneit: schneien è zerovalente, es non è un soggetto vero e proprio
Otto schläft, der Wind weht: schlafen, wehen sono monovalenti, richiedono solo il soggetto.
Ich frage dich: fragen è bivalente e richiede un oggetto diretto all’accusativo
Wir helfen dir: helfen è bivalente e richiede un oggetto diretto al dativo
Wir gedenken der toten Soldaten: gedenken è bivalente e richiede un oggetto diretto al genitivo
Ich verzichte auf meinen Beitrag: verzichten è bivalente e richiede un oggetto preposizionale
Die Krankheit dauerte sechs Wochen: dauern è bivalente e richiede un complemento di tempo.
Der Schüler legte das Buch auf den Tisch: legen è trivalente e richiede un oggetto diretto e un
complemento di luogo.
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Esempio da Antigone, p. 58:
In questa pagina ci sono tre Abschnitte. Nel primo Abschnitt, alla terza riga, la frase Die
Schwierigkeit für einen, der allein lebt und keinen Beruf hat è un Satzgefüge, formato da un
Hauptsatz (ellittico) e da due Nebensätze.
alla sesta riga, la prima del secondo paragrafo:
(ich werfe) ein(en) Blick zum Telefon, das nicht läutet: qui abbiamo
- un Satzgefüge formato da due Sätze.
- tre Satzglieder (ich werfe / einen Blick zum Telefon / nicht läutet)
- Ergänzung o Angabe? In base al Duden il verbo werfen può essere:
monovalente (cioè intransitivo), es. er kann gut werfen “è un buon lanciatore”, wie weit
kannst du werfen? “a che distanza tiri?”
bivalente, es. er hat einen Stein geworfen “ha lanciato un sasso”
trivalente, es. ich werfe einen Blick in die Zeitung “do un’occhiata al giornale”.
In generale, il verbo werfen è bivalente quando è usato in senso concreto, trivalente quando è in
senso traslato. Quindi quando si cercano frasi di esempio nel dizionario, si deve fare attenzione alla
valenza, che dipende dall’uso.
Nel nostro testo è trivalente, quindi einen Blick / zum Telefon sono Ergänzungen.
alla quinta riga del terzo paragrafo:
Nella frase Geben wir seinem Leben eine winzige Chance abbiamo un caso simile, dove geben è
trivalente, con due Ergänzungen (Leben, Chance) e qui c’è anche una Angabe (winzig).
Si studiano anche i diversi generi testuali, a seconda dei quali un testo può essere più lungo o più
breve o avere determinate caratteristiche. I “tipi di testo” sono di numero limitato e dipendono da
modelli di situazione. Certi testi sono prevedibili, per es. quando ci si congratula o si esprime
dispiacere per qualcosa, o quando si racconta una barzelletta. In questi casi i testi formulati
riflettono uno schema noto tipico di quel genere testuale (che hanno ognuno un determinato tipo di
contenuto, funzione, forma, canale di comunicazione, articolazione, scelta lessicale, intonazione).
Oggi nasce la grammatica del testo: se una frase ha un significato solo se messa in rapporto con
altre frasi, il rapporto tra loro deve sottostare a delle regole, che vanno oltre la sintassi e riguardano
la coerenza e la coesione:
Coerenza:
Un testo per essere considerato “testo” deve essere “coerente”, cioè deve contenere una sequenza di
frasi che possiedano una unità tematica riconoscibile. Per es.
1. Hans kommt nicht zur Konferenz. Er ist krank.
2. Anna kommt zur Konferenz. Sie ist krank.
3. Anna kommt zur Konferenz, obwohl sie krank ist.
Di queste, solo le frasi 1. e 3. sono “coerenti”, perché secondo la nostra logica se si è ammalati si sta
a casa, oppure facciamo notare se il soggetto esce di casa nonostante sia ammalato. La frase 2.
invece sembra incoerente. Ma tutto dipende dal contesto: se sappiamo che alla conferenza si parla
proprio della malattia di cui è affetta Anna, Anna potrebbe aver voluto uscire per andare alla
conferenza che la riguarda. In questo caso anche la frase 2. sarebbe coerente.
Nella narrativa, soprattutto quella più attuale, si incontrano spesso frasi apparentemente
incoerenti o per lo meno slegate tra loro, come: Melanie seufzte auf. Kurz nach Mitternacht. Von
Polizei war weit und breit nichts zu sehen. Anche in Antigone, p. 56, troviamo frasi simili, per es.
nel paragrafo che inizia con So war es. Zum ersten Mal. ecc.
In questi casi manca sia la coerenza (almeno apparentemente), sia la coesione (cioè mancano i
legami superficiali di tipo grammaticale).
Infatti cos’è la coesione?
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È il “collante” tra elementi della frase, per fare in modo che si crei un “tessuto”, un “testo”. Se un
testo manca di coerenza, non saranno certo i coesivi a crearla, ma rendono il testo più discorsivo,
meglio legato, e ne fanno capire meglio la coerenza. Esempio:
Peter ist gestolpert. Er war betrunken. = le due frasi sono scollegate, ma il testo è coerente grazie
alle conoscenze extralinguistiche: sappiamo che se una persona è ubriaca può inciampare.
Peter ist gestolpert. Er war nämlich betrunken. = il testo è coerente grazie a un elemento di
coesione tra le frasi esplicito, l’avverbio nämlich esplicativo.
ELEMENTI DI COESIONE:
- connettivi
- coreferenza
I CONNETTIVI sono i mezzi logico-sintattici fondamentali per la coesione testuale. Si tratta di:
- avverbi
(das Adverb, -ien)
es. nämlich, schon
- avverbi pronominali
(das Pronominaladverb, -ien)
es. darüber, worauf
- preposizioni
(die Präposition, -en)
es. wegen, an
- congiunzioni
(die Konjunktion, -en)
es. aber, weil
Modi in cui si può tradurre in tedesco la frase rimasero a casa per paura, avvalendosi dei vari
connettivi:
- Sie blieben aus Angst zu Hause (= sintagma preposizionale)
- Sie blieben zu Hause, weil / da sie Angst hatten (= subordinata causale introdotta dalla
congiunzione weil, da)
- Sie blieben zu Hause, denn sie hatten Angst (= coordinata introdotta dalla congiunzione denn)
- Sie blieben zu Hause. Sie hatten nämlich /doch Angst (= due principali rese coerenti grazie
all’avverbio nämlich / doch.
- Sie blieben zu Hause. Sie hatten Angst. (= due principali con relazione causale implicita)
- Sie hatten Angst. Aus diesem Grund blieben sie zu Hause (= due principali legate da un sintagma
preposizionale).
- Sie hatten Angst. Deshalb / deswegen bliebenz sie zu Hause (= due principali legate dall’avverbio
deshalb / deswegen).
- Sie hatten Angst und blieben zu Hause (= coordinata introdotta dalla congiunzione und).
- Sie hatten Angst. Sie blieben zu Hause (= consecutiva implicita)
La COREFERENZA invece è la relazione che lega due espressioni linguistiche riferite allo stesso
referente testuale. Esempio:
Gestern habe ich einen Vogel beim Nestbau beobachtet. Der Vogel war klein. Ich wollte den Vogel
fotografieren.
Qui il referente testuale è der Vogel, che viene semplicemente ripetuto. Anche se le frasi sono
corrette e il testo è coerente, stilisticamente le tre frasi si potrebbero collegare con diversi elementi
di coesione: iperonimi, iponimi e pronomi. Es.
Gestern habe ich einen Spatz beim Nestbau beobachtet. Der Vogel war klein. Ich wollte ihn
fotografieren.
Qui abbiamo un iponimo (der Spatz), il suo iperonimo (der Vogel) e un pronome (ihn).
Lo stesso vale con gli avverbi di luogo, di modo, ecc., es.
Er ist mit dem Auto nach Paris gefahren > Er ist mit dem Auto dorthin gefahren / Er ist damit nach
Paris gefahren.
Nelle frasi di p. 58:
(ich werfe) ein(en) Blick zum Telefon, das nicht läutet il pron. rel. das funge sia da connettivo tra le
due frasi che da coreferente, perché si riferisce a Telefon.
Nella frase
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Geben wir seinem Leben eine winzige Chance abbiamo un coreferente, il possessivo sein, che si
riferisce a qualcosa di detto in precedenza.
Dove sono dislocati i riferimenti testuali rispetto ai coreferenti?
- anafora
- catafora
- anafora: è il caso più frequente, quando i riferimenti testuali sono a sinistra, ovvero sono già stati
espressi, e poi vengono ripresi, a destra, dai coreferenti, es. Er ist mit dem Auto dorthin gefahren:
dorthin fa riferimento a Paris, che è già stato espresso prima.
- catafora: è quando il coreferente, a sinistra, anticipa il riferimento testuale, a destra, es. Vergiss
das nicht, dass er dir geholfen hat. Qui das è il coreferente, che anticipa il riferimento testuale,
costituito da una frase intera.
Nella frase di p. 58 vista sopra, seinem è un coreferente anaforico, perché il riferimento testuale è a
sinistra, e il coreferente si riferisce a qualcosa di già espresso prima. Anche nella prima frase das
nicht läutet è anaforico, perché si riferisce a Telefon, a sinistra.
Altri due casi di catafora:
a pag. 28 (due righe prima della fine del primo paragrafo): Es ist mir egal, ob Sie ihn waschen. Qui
es anticipa quello che viene detto dopo, è un coreferente che sostituisce una frase intera.
a pag. 30 (penultima riga): ihre Tragik bestand nicht darin, dass sie Geschwister waren. Qui darin è
una catafora, perché anticipa la proposizione successiva.
LA DEISSI
I deittici sono tutti quegli elementi linguistici che “rimandano” a qualcosa, che “indicano” qualcosa,
quindi:
- i pronomi dimostrativi
(das Demonstrativpronomen, -ina), es. dieser, jener
- i pronomi personali
(das Personalpronomen, -ina), es. er, sie, uns
- gli avverbi di tempo
(das Temporaladverb, -ien), es. heute, neulich
- gli avverbi di luogo
(das Lokaladverb, -ien), es. dort, hinauf
- gli avverbi pronominali
(das Pronominaladverb, -ien), es. darüber, worauf
I deittici:
La deissi in ted. è chiamata anche Zeigfeld, appunto perché è quel “campo” della frase che indica
qualcosa, che fa riferimento a qualcosa. Il deittico può essere un coreferente, cioè il suo riferimento
può essere presente nel testo (è un referente testuale), come già visto, ma può anche essere assente
nel testo, cioè può rimandare alla realtà extralinguistica:
Die Kinder spielen im Garten. Sie haben dort viel Spaß. Qui sie e dort sono deittici coreferenti
perché si riferiscono a elementi già presenti nel testo, e sono anaforici perché Kinder e Garten sono
già stati espressi prima.
Welches Kleid gefällt dir? Das! = qui il deittico fa riferimento alla realtà esterna, perché il Das si
può comprendere solo se il parlante indica il vestito con la mano.
Questo non può essere analizzato nella narrativa scritta, eventualmente solo nei dialoghi.
TEMA / REMA (Thema / Rhema) (Thema = “ciò che è posto”; Rhema = “parola, verbo”)
Il tema e il rema sono gli elementi costitutivi dell’enunciato. Il tema è ciò di cui si parla; il rema è
ciò che si dice a proposito del tema, in pratica è tutto il resto dell’enunciato che non sia tema, è
quello che si aggiunge al tema, che si dice di nuovo a proposito del tema.
Mentre in un enunciato è possibile che manchi il tema (questo capita a volte all’inizio di un
discorso, quando ancora non è stato identificato l’argomento), non è possibile che manchi il rema,
altrimenti cadrebbe la sua funzione informativa.
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Cioè il tema può essere sottinteso, o può essere ricavato dal contesto o dalla situazione, invece il
rema deve essere per forza espresso linguisticamente.
L’individuazione del tema e del rema aiuta a comprendere la progressione tematica del testo.
Ci sono vari tipi di progressione tematica:
1. PROGRESSIONE LINEARE: Es war einmal ein König. Der hatte einen großen Wald. Darin lief Wild
aller Art herum. Qui abbiamo der e poi darin che non solo costituiscono dei deittici coreferenti
anaforici, ma sono anche il rema del tema che lo precede (der riferito a König, darin riferito a
Wald).
2. PROGRESSIONE CON UN UNICO TEMA: Einstein wurde 1879 geboren. Er erhielt 1921 den
Nobelpreis. Er emigrierte 1933 in die USA. Qui abbiamo la sostituzione del referente testuale
(Einstein) con un pronome personale (er) usato come coreferente anaforico. Il tema è Einstein, ed è
l’unico del testo.
3. PROGRESSIONE CON UN IPERTEMA NON NOMINATO: (Geographie der Schweiz) Die Schweiz liegt in
Mitteleuropa. Ihre Fläche beträgt 41300 QKm. Die Einwohnerzahl ist 6,3 Mio. Qui l’ipertema
(Geographie der Schweiz) non è nominato, ma a esso si riallacciano tutti i temi degli enunciati.
4. DA UN REMA SI DIPARTONO DUE TEMI: Es gibt verschiedene Virenarten. P-Viren sterben in
trockener Luft. G-Viren dagegen passen sich an. Qui Virenarten è rema di es (o comunque il tema
non è esplicitato). Da questo rema si dipartono due nuovi temi (P-Viren e G-Viren).
5. PROGRESSIONE CON SALTO TEMATICO: Gestern war eine Hochzeit. Das Brautkleid war aus purer
Seide. Qui c’è un salto tematico, nel senso che da Hochzeit si passa a Brautkleid grazie alle
conoscenze enciclopediche (della realtà esterna) del destinatario del testo, il quale sa che Hochzeit
implicitamente si lega alla figura della sposa, anche se concettualmente le due frasi non sono
coerenti.
Es. dal testo:
p. 42 (a metà pagina): Sie sagt, dass sie für mich lebt. Das ist doch der helle Wahnsinn. Qui la
progressione è lineare. Das è un deittico anaforico che continua il tema precedente.
p. 62 (a metà dell’ultimo paragrafo): Si parla di Haverkamp, tutto il passo successivo ha una
progressione con unico tema.
Il conecetto di tema e rema da Harald Weinrich, Textgrammatik:
A parte il problema della progressione tematica, non è chiaro cosa sia definibile “tema” e cosa
“rema”. Prima di tutto la distinzione in tema/rema ci serve per valutare la comprensibilità di un
testo. Affinché un testo sia più comprensibile, il parlante deve fare in modo che l’ascoltatore non
debba fare la fatica di prestare attenzione a ogni singolo segno linguistico. Allora per semplificare la
comprensione, il parlante fornisce al suo testo un diverso profilo informativo, in modo che
l’ascoltatore rivolga la sua attenzione solo verso le informazioni più importanti. Queste
informazioni vengono suddivise in base a quelli che Weinrich chiama Stufen der Auffälligkeit, cioè
“gradini di vistosità, visibilità”. Le informazioni cioè vanno da un minimo di vistosità (Horizont,
“orizzonte”) a un massimo di vistosità (Fokus, “focus”). Il focus è la parte del testo che richiede la
massima attenzione da parte dell’ascoltatore. Tra l’orizzonte e il fuoco si pongono vari gradini di
“vistosità”, che si inseriscono nel testo secondo la Thema-Rhema-Struktur.
È tematico ciò che è meno vistoso, più vicino all’orizzonte;
è rematico ciò che è più vistoso, più vicino al fuoco.
In un testo avviene spesso (ma non sempre) che la informazione più vecchia e più nota sia
considerata tematica, quella nuova e sconosciuta sia tematica.
In realtà dipende da cosa il parlante vuole sottolineare.
Ci sono tre modi di rendere una informazione “vistosa” (Fokussierung):
1- intonazione
2- posizione all’interno della graffa verbale, meglio se alla fine del Mittelfeld
Questi due modi si possono combinare e portano a una gradazione molto sfumata della vistosità.
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3- uso di particolari morfemi grammaticali, che dirigono l’attenzione verso di sé o verso un altro
elemento, es. il pronome-orizzonte es o il pronome-fuoco das.
LA FRASE
Il prototipo di frase è tradizionalmente quello a due elementi: il soggetto e il predicato, ai quali si
possono legare altri elementi formando delle relazioni sintattiche. Es. Das Kind spricht può stare da
solo, oppure si può aggiungere Das Kind spricht Deutsch.
Però una frase è compiuta ed è comprensibile solo se segue certe regole, in tedesco per es. non
possiamo dire spricht das Kind oppure spricht Deutsch das Kind.
Queste “varianti” sintattiche sono ammissibili solo se accompagnate da una intonazione particolare
(nel parlato) e da una particolare interpunzione nello scritto. Per es. spricht das Kind? è strutturata
in modo corretto se intesa come interrogativa. Nel secondo caso probabilmente la frase sarebbe
accettabile con un punto esclamativo e una particolare intonazione: spricht Deutsch das Kind!,
anche se di solito, quando si vuole enfatizzare una parte della frase, la si mette in prima posizione,
quindi sarebbe più probabile trovare Deutsch spricht das Kind! (e così il verbo ripassa in seconda
posizione).
Quindi a seconda dell’intenzione del parlante, che viene rivelata dalla posizione del verbo nella
frase e dalla intonazione, individuiamo tre tipi di frase:
- Aussagesatz (affermativa, dichiarativa), es. Die Sonne scheint.
- Fragesatz (interrogativa), es. Kommst Du mit? (in questo caso la risposta sarà ja / nein / vielleicht,
e la domanda è chiamata Entscheidungsfrage, in italiano è la “domanda chiusa”); Wer kommt mit?
(in questo caso si dà una risposta informativa, e la domanda è chiamata Ergänzungsfrage, in italiano
“domanda aperta”).
- Aufforderungssatz (esortativa, imperativa), es. Bring mir das Buch!
- Ausrufesatz (esclamativa), es. Wie kalt ist es heute!
- Wunschsatz (ottativa), es. Wenn das Wetter schöner wäre!
In che posizione può stare il verbo?
- al secondo posto: nelle affermative (Aussagesatz), es. Er geht ins Kino.
nelle interrogative aperte, es. wann kommt er?
- al primo posto:
nelle interrogative chiuse, es. kommt er?
nelle esortative, es. komm sofort her!
nelle condizionali, es. wäre das Wetter schöner, dann würden wir….
- in ultima posizione:
nelle secondarie (Nebensätze), introdotte da un connettivo, cioè da una congiunzione, da un
pronome, o da un avverbio che appunto introduce una frase, es. ich weiß, dass er kommt.
Se la secondaria non è introdotta da un connettivo, allora il verbo va in seconda posizione, es. Ich
weiß, er kommt morgen, e si creano di fatto due principali non collegate.
La struttura della frase dipende dalla posizione del predicato o degli elementi che compongono il
predicato. La struttura della frase è chiamata verbale Klammer (“graffa verbale”) o Satzklammer.
(Die Klammer significa anche “parentesi”, infatti nei dettati diciamo “Klammer auf - Klammer zu”.
Klammer altrimenti significa “graffa”, anche “molletta”.)
La graffa frasale chiude dentro di sé il Satzfeld (“campo della frase”); il campo a sua volta include
tutti i Satzglieder, i costituenti della frase.
Quando il verbo è in prima posizione, tutti gli elementi sono chiusi nella graffa, es. (in grassetto il
Satzfeld, chiuso tra due Klammer):
Mach bitte alle Fenster auf!
Könnte er doch endlich kommen!
Quando il verbo è in seconda posizione, allora si creano diversi campi:
il Vorfeld = ciò che precede il predicato, quindi per es. nelle affermative è il soggetto;
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il Mittelfeld = ciò che è chiuso tra le graffe;
il Nachfeld = non c’è sempre, dipende se qualcosa segue il Mittelfeld.
Es.
Vorfeld
linke
Mittelfeld
rechte
Satzklammer
Satzklammer
Peter
hat
ein Buch
gelesen
Peter
liest
ein Buch
Ø
Peter
hat
ein Buch
lesen wollen
Peter
kauft
ein neues Buch
ein
Nachfeld
als er mit der
Bahn nach Bonn
fuhr.
wenn er mit der
Bahn nach Bonn
fährt.
als er mit der
Bahn nach Bonn
fuhr.
wenn er in Bonn
ist.
Nella graffa sinistra c’è sempre un verbo finito, la graffa destra è variabile, può anche essere vuota,
come nella seconda frase, o completata in vario modo, con un participio, un prefisso separabile, ecc.
Il numero maggiore di informazioni si incontra nel Mittelfeld:
- il soggetto e le principali Ergänzungen del verbo secondo la sua valenza, es.
Gestern abend hat der Vater (Subjekt) den Kindern (Dativ-Objekt) eine Geschichte (Akk-Objekt)
erzählt.
- gli avverbi, es.
Ein Geschichtenerzähler muss wahrscheinlich manchmal sein Gedächtnis sehr anstrengen.
- le Angaben, anche sintagmi e secondarie, purché non siano troppo lunghe, es.
Die Kinder hörten mit Hingabe und ohne zu ermüden dem Geschichtenerzähler zu.
- tutte le particelle, anche “accumulate” (Häufung), che si spargono nel Mittelfeld, es.
Haben wir denn nicht eigentlich diese Geschichte doch schon mal von dir gehört?
- la negazione nicht, es.
Wir haben die alten Geschichten nicht vergessen.
Il susseguirsi di questi elementi segue la regola secondo cui all’inizio del Mittelfeld ci sono gli
elementi meno “vistosi” (e quindi tematici), poi man mano si va verso quelli più “vistosi” (e quindi
rematici).
Quindi il Mittelfeld è ricco di informazioni, dalle quelle meno importanti alle più importanti, che
spingono l’ascoltatore ad aumentare la sua attenzione man mano che procede la frase. Spesso il
crescendo di informazioni corrisponde a un crescendo dell’intonazione, es.
Vorfeld
ich
linke Satzklammer
bin
Mittelfeld
gestern abend ziemlich früh ins Bett
rechte Satzklammer
gegangen
La posizione degli elementi varia a seconda dell’elemento che si vuole sottolineare. Esempio:
Vorfeld
LSk Mittelfeld
RSk
Die Bank
hat
in München eine neue Filiale
eröffnet
Die Bank
hat
eine neue Filiale in München
eröffnet
Nel primo caso interessa maggiormente l’oggetto, nel secondo caso il luogo.
In generale si può dire che il soggetto, che spesso in un testo rappresenta il tema costante, si trova
all’inizio della frase: quindi già nel Vorfeld, oppure, con inversione, all’inizio del Mittelfeld.
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La posizione degli altri elementi nella frase dipende anche dalla lunghezza degli elementi stessi: di
solito gli elementi più brevi (e meno significativi) precedono quelli più lunghi (Æ ecco perché si
segue di solito la regola che i pronomi vengono comunque prima dei nomi!). Però dipende dalla
rilevanza che si vuole dare agli elementi.
Quando gli elementi sono pronominali, si segue la regola soggetto + acc. + dat., es.
Heute hat sie es ihm endlich gesagt
(In italiano di solito si parla di “dislocazione a sinistra” o “a destra”, che serve a sottolineare un
elemento.)
Nella lingua colloquiale può essere omesso, sottinteso, qualche elemento, es.
Vorfeld
linke
Mittelfeld
rechte
Satzklammer
Satzklammer
Ø
komme
heute nicht
Ø
kenne
ich nicht
Nachfeld
Nel primo caso manca il soggetto, nel secondo caso manca il compl. ogg. Si tratta di casi particolari
di apparente mancanza di Vorfeld. Nella lingua parlata le frasi ellittiche sono molto frequenti, e
lasciano sottintendere parti della frase facilmente deducibili dall’ascoltatore.
In alcuni tipi di frase è possibile che parte del Mittelfeld si sposti nel Nachfeld. Per es.
- nelle frasi in cui compare un complemento di paragone:
du | hast dich wie ein kleines Kind | benommen
> du | hast dich benommen | wie ein kleines Kind
wir | sind diesmal länger als im vorigen Jahr unterwegs | geblieben
> wir | sind diesmal länger unterwegs geblieben | als im vorigen Jahr
- nelle relative:
er | hat mich in das Ferienhaus, das seinen Eltern gehört, | eingeladen
> er | hat mich in das Ferienhaus eingeladen, | das seinen Eltern gehört
- con l’infinito retto da zu:
es | hat zu regnen | aufgehört > es | hat aufgehört | zu regnen.
Oggi nella lg. colloquiale la disposizione a cornice, quella regolare, viene spesso disattesa: questo
fenomeno si chiama Ausrahmung (cioè esclusione dal Rahmen). Questo vale anche per lo scritto
quando il verbo della Klammer destra risulta troppo lontano e non è più facilmente individuabile.
Oppure quando si vuole enfatizzare una parte della frase, ponendola nel Nachfeld, es.
Ihr einziger Sohn | ist gefallen | in diesem furchtbarem Krieg (dislocazione a destra).
USO DEL DIZIONARIO
- il significato (Bedeutung) di una parola costituisce il nucleo semantico relativamente costante nel
variare degli usi, è legato a un concetto.
Il significato quindi non è la stessa cosa del
- senso (Sinn), che invece dipende dal contesto (infatti esistono le espressioni den Sinn von etwas
begreifen, im engeren Sinn, im weiteren Sinn)
In pratica il significato è legato alla langue, il senso alla parole.
Il significato delle parole dipende dalla storia della lingua, dal luogo in cui la parola viene usata, da
quale gruppo sociale e con quale funzione. Si devono osservare quindi le diverse accezioni (=
significati particolari) della parola, oltre che i suoi possibili registri linguistici.
Primi elementi:
- dove sono le vocali con umlaut nel dizionario?
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- dove sono le consonanti non presenti nell’alfabeto italiano?
- cos’è la “testatina” (Kolumnentitel)?
- il diz. contiene i lemmi = Stichwörter, e le glosse = Erläuterungen (la spiegazione delle voci).
- all’interno della glossa si trovano raggruppamenti maggiori di più significati o usi (es. se un verbo
è usato transitivamente o intransitivamente, oppure un ambito semantico particolare) e all’interno di
questi raggruppamenti ci sono altre voci con le diverse accezioni. A seconda del vocabolario, si
possono distinguere con numeri romani e numeri arabi, oppure con numeri arabi e lettere, ecc.
Analizzare bene il proprio dizionario!
- dove si trovano i sinonimi? (sono dati all’interno delle glosse)
- dove si trovano gli omografi? (di solito con lemmi diversi)
- come sono indicati i termini polisemici? (a seconda del dizionario, con lemmi diversi o con
distinzioni all’interno della glossa di un unico lemma)
- cercare le tabelle grammaticali: tutti i maggiori dizionari hanno all’inizio tabelle riassuntive della
grammatica: imparare a usarle!
- subito dopo il lemma è indicato l’articolo, l’eventuale desinenza del gen. sing. e del plurale. Il
Wahrig invece indica il numero della tabella dove è riportato lo schema della declinazione del
nome.
Confronto tra Wahrig, Duden e Langenscheidt
Lemmi scelti:
- übersetzen: il lemma fa vedere se il prefisso è separabile o non separabile.
- Atlas: quandi significati ha?
- angst / Angst: quando si usa minuscolo, e quando si usa maiuscolo?
- Steuer: che genere grammaticale ha? che significati ha?
- Satz: che significati ha?
I verbi con prefisso.
Prima distinzione:
- sono considerati composti i verbi con prefisso separabile (tonico, di solito è una preposizione o un
elemento che può stare da solo)
- sono considerati derivati i verbi con prefisso inseparabile (atono, un prefisso semplice che non ha
significato da solo, sono:
be- (bedeuten, bewegen)
ent- (entsprechen, anche: entwerfen)
er- (erkennen, anche: erfahren)
ge- (gehören, gedenken)
emp- (empfangen, empfehlen)
ver- (verkaufen, verbringen)
zer- (zerreißen, verlegen)
L’aspetto e i verbi con prefisso:
I verbi con prefisso separabile o inseparabile hanno diverse funzioni, tra cui quella di modificare
l’aspetto del verbo.
Che cos’è l’aspetto? È una categoria grammaticale del verbo che esprime il tempo dell’azione
espressa da quel verbo. In base all’aspetto, un verbo può essere:
>perfettivo, quando esprime il compimento di un’azione, es. lesse il giornale.
>imperfettivo, quando si esprime un’azione durante il suo svolgimento, es. stava leggendo il
giornale.
Questo aspetto manca in tedesco, dobbiamo esprimerlo con una perifrasi, es. con un avverbio, er las
gerade die Zeitung, als…o con una locuzione temporale, es. beim Lesen…
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- abituale, quando si esprime una consuetudine, come l’espressione inglese to be used to, ma anche
questo manca in tedesco, deve essere reso con l’espressione er ist daran gewöhnt, opp. con
l’avverbio gewöhnlich, o con il verbo pflegen.
- continuo, come con la perifrasi continuare a. In questo caso in tedesco possiamo esprimere
l’aspetto iterativo con il prefisso weiter-, es. weitergehen, weiteressen, ecc.
*telico (gr. télos “fine, compimento”), quando il verbo esprime un’azione di cui si può immaginare
il compimento, es. fare qc., es. Hans baut eine Hundehütte.
* atelico, i verbi che non hanno questa caratteristica, es. Hans singt.
L’espressione dell’aspetto in tedesco è affidata quindi al lessico, mediante perifrasi o la
prefissazione atona, con prefisso non separabile. per es.,
per esprimere L’INGRESSIVITÀ (l’avvio di un’azione), si può usare il pref. er-:
rot sein / rot werden Æ erröten (anche in italiano, ar-ross-ire)
müde sein / müde werden Æ ermüden (anche in italiano, af-fatic-ar-si)
Oppure il prefisso ent-, come in
entbrennen “scoppiare, infiammarsi”, es. es entbrannte ein Streit, sein Herz entbrannte in Liebe für
sie, zu ihr.
entzünden, “infiammarsi, accendersi”, es. ein Streichholz entzünden, das Heu hat sich entzündet.
Altre possibilità:
- L’aspetto EGRESSIVO, quello che indica il completo svolgimento di un’azione, di solito viene
espresso dal prefisso ver- oppure er-, es.
verblühen, “sfiorire” es. die Rosen verblühen schon, ihre Schönheit war verblüht
erjagen “prendere [a caccia], es. Wild erjagen, den Erfolg erjagen “cogliere il successo”
- L’aspetto INTENSIVO, quando si vuole mettere in rilievo un’azione, può essere espresso da vari
prefissi, senza modificare il valore del verbo base. Si tratta di varianti generalmente considerate di
registro linguistico più alto, es.
schützen / beschützen “proteggere”
retten / erretten “salvare”
bleiben / verbleiben “rimanere” (il secondo è usato nelle formule burocratiche, come in wir
verbleiben mit freundlichen Grüßen…)
fliehen / entfliehen “fuggire”
- Per esprimere la NEGAZIONE di un evento si possono usare diversi prefissi, es.
fesseln / entfesseln “incatenare” / “scatenare”, “liberare dalle catene”
achten / verachten / missachten “stimare” / “disprezzare”
hören / überhören “udire” / “non sentire, ignorare”
- Per esprimere un evento FALLITO, es.
laufen / sich verlaufen “camminare” / “perdersi”
deuten / missdeuten “interpretare” / “fraintendere”
- Per esprimere un’azione che CONTRASTA con la norma si usano über- o unter (in questi casi il
prefisso è sempre atono), es.
fordern / überfordern / unterfordern “esigere” / “pretendere troppo” / “richiedere poco”
schätzen / überschätzen / unterschätzen “valutare” / “sopravvalutare” / “sottovalutare”.
- Per esprimere un evento DISTRUTTIVO di solito si usa zer-, es.
schlagen / zerschlagen “colpire” / “fracassare”
reden / zerreden “parlare” / “parlare troppo di” (es. etwas zerreden).
Lo stesso vale per quei verbi che si creano da una base nominale o aggettivale con un prefisso, es.
da sostantivi:
- verbi “applicativi” transitivi, che esprimono l’azione di “dotare qualcosa di” (versehen mit)
das Gold > vergolden
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das Gitter > vergittern, umgittern “munire di inferriata”
- verbi “agentivi” transitivi, che esprimono l’azione di “comportarsi come” (sich verhalten wie)
die Mutter > bemuttern (jdn. bemuttern “fare da mamma a”)
der Wirt > bewirten (jdn. mit Getränken bewirten “servire”)
- verbi “privativi” transitivi, che esprimono l’azione del “portare via” (etwas von etwas wegnehmen)
das Gift > entgiften “depurare”
die Schuppe > entschuppen “squamare”
- verbi “causativi” transitivi, che esprimono l’azione del “rendere qualcosa” (etwas zu etwas
machen)
der Film > verfilmen
das Fleisch > zerfleischen “sbranare”
- verbi “ingressivi” intransitivi, che esprimono l’azione del “diventare qc.” (zu etwas werden)
der Trottel > vertrotteln “rimbecillire”
die Weise > verweisen “diventare orfano”
- verbi “strumentali” transitivi, che esprimono l’azione del “fare con l’aiuto di” (etwas mit Hilfe von
tun):
das Gift > vergiften “avvelenare”
die Kette > verketten “chiudere qc. con la catena”
da aggettivi:
- verbi “causativi” transitivi, che esprimono l’azione del “fare qc.” (etwas machen)
frei > befreien
möglich > ermöglichen
frisch > erfrischen
- verbi “ingressivi”, intransitivi o riflessivi, che esprimono l’azione del “diventare qc.” (etwas
werden)
bleich > erbleichen
arm > verarmen
flach > verflachen “appiattire”
Vediamo dunque che lo stesso prefisso può svolgere più funzioni. Per es. ver-:
- per indicare errore: rechnen > sich verrechnen = falsch rechnen;
- per indicare il materiale: Gold > vergolden = mit Gold bedecken
- per svolgere un’azione tratta da un aggettivo: deutlich > verdeutlichen “chiarire, spiegare”
- per indicare uno “spreco”: trinken > vertrinken, es. das Geld vertrinken
- per indicare un’azione svolta durante qualcosa: schlafen / verschlafen: einen Termin verschlafen
“dimenticare un appuntamento [perché si è dormito troppo]”
Di solito il prefisso tonico è separabile. C’è solo un’eccezione, quella dei verbi derivati da nomi
composti, che hanno un prefisso tonico ma non separabile, es. der Schriftsteller > schriftstellern
“fare lo scrittore”. In questo caso si porrebbe il problema di come rendere il primo elemento. Se
fosse separabile, verrebbe visto come un sostantivo e verrebbe scritto maiuscolo, *er stellert Schrift.
Æ lettura prime due pagine dell’Antigone: qui vediamo che i verbi con prefisso separabile sono
molto più numerosi di quelli con prefisso non separabile.
aufwachen
anfangen
auskosten
einsehen
entgegenschlittern
herunterleiern
bedeuten
entkommen
erkennen
entsprechen
bewegen
bedanken
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zurückkommen
umbringen
einstellen
vorbeifahren
verabscheuen
zurückholen
aufstehen
einlassen
skilaufen
herumwühlen
mitnehmen
vorbauen
vertrauen
beschließen
verhalten
erziehen
C’è un motivo. Sono molto più diffusi e produttivi i verbi con prefisso separabile perché meglio si
inseriscono nella struttura sintattica tipica tedesca, quella della graffa frasale, la Klammerbildung.
Alcuni verbi con prefisso non sono tratti necessariamente dalla base, o meglio la base non è più
riconoscibile o usata singolarmente. Questi verbi si chiamano “demotivati”, es. bedeuten, bewegen.
Tra i verbi visti in questa pagina, alcuni sono chiaramente riconducibili a una base, sono “motivati”:
entkommen < kommen “sfuggire”. Qui abbiamo il prefisso ent- che ha funzione negativa.
erkennen < kennen “riconoscere”
bedanken < danken “ringraziare”
A proposito di bedanken: appartiene a un registro linguistico diverso, più elevato, quindi danken
non è perfettamente equivalente, è più “neutro”. Se dico ich bedanke mich è più formale e più
ossequioso.
La derivazione deverbale può causare due fenomeni:
- uno sintattico: si ristruttura la cornice valenziale (Valenzrahmen) del verbo base mediante
Transitivierung (“transitivizzazione”)
Inkorporation (“incorporazione”)
- uno semantico: l’azione viene descritta nel suo svolgimento o in una sua particolare fase, oppure
assume l’aspetto telico: questo fenomeno lo abbiamo già visto, quando per es. un verbo con prefisso
assume l’aspetto intensivo, egressivo, ecc., come erretten, verblühen, ecc.
Transitivierung:
I verbi intransitivi diventano transitivi, cioè ricevono un oggetto all’accusativo; quindi cambia il
numero di complementi. I verbi base possono essere:
- monovalenti
schlafen > etwas verschlafen
- bivalenti con oggetto al dativo,
jdm. folgen > jdn. verfolgen
(anche “perseguitare”, opp. ein Ziel verfolgen)
jdm. dienen > jdn. bedienen “servire”
- bivalenti con oggetto preposizionale,
auf etw. steigen > etw. besteigen
(einen Berg, das Fahrrad)
um etw. bitten > etw. erbitten
(es. ich erbat mir seine Hilfe, registro ling. più elevato)
Inkorporation:
In questo caso il numero di complementi rimane uguale, ma cambiano di posto. Quando il verbo
base prende il prefisso, il complemento diretto diventa indiretto e viceversa: cambiano i ruoli
(Handlungsrollen) degli elementi.
Es. con il prefisso be-, uno dei più produttivi, con cui il fenomeno è ben visibile:
streuen / bestreuen:
ich streue Zucker auf die Torte
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ich bestreue die Torte mit Zucker
die Firma X baut ein Hochhaus (in der Stadt)
die Firma X bebaut die Stadt (mit Hochhäusern).
In questi esempi l’oggetto diretto (Zucker, Hochhaus) diventa un oggetto preposizionale e il
complemento di luogo (Torte, Stadt) (obbligatorio con streuen, trivalente, e non obbligatorio con
bauen, bivalente) diventa l’oggetto diretto (obbligatorio in entrambi gli esempi). Nel caso di
Hochhaus, nell’esempio con bebauen dobbiamo usare il plurale (Hochhäuser): questo ci mostra che
la variante derivata (bestreuen, bebauen) assume una sfumatura di significato diversa: “spargere” /
“cospargere di” e “costruire” / “riempire di”, “corredare di” (in questo caso “di costruzioni”).
bauen / bebauen:
Il fenomeno dell’incorporazione però è ancora più evidente con alcuni prefissi che coincidono con
una preposizione, si tratta di um-, durch- e über-, perché il verbo base regge quella preposizione,
che si trasforma in prefisso, es.
wickeln / umwickeln:
er wickelt Isolierband um das Kabel
er umwickelt das Kabel mit Isolierband
Qui umwickeln non è separabile e significa “fornire qc. di qc. avvolgendolo”. È transitivo e richiede
l’ausiliare haben (er hat das Kabel mit Isolierband umwickelt).
Però c’è anche um|wickeln: il prefisso è separabile, e il significato è “letterale”, è la “somma” degli
elementi, cioè “avvolgere diversamente”, es.
die Schnur muss umgewickelt werden
um|wickeln significa anche “avvolgere / avvolgersi in qc.”, es.
ich wickle dem Kind (opp. mir, ecc.) einen Schal um
(però si potrebbe dire anche ich wickle einen Schal um das Kind)
fahren / durchfahren:
er fährt durch den Tunnel
“passa attraverso il tunnel”
“percorre, attraversa”
er durchfährt den Tunnel
durchfahren non separabile significa “attraversare, percorrere” (er durchfährt die Gegend) ed è
transitivo (er hat das Land durchfahren).
durch|fahren separabile invece è intransitivo come il verbo base e richiede l’ausiliare sein. Significa
“passare attraverso”, “passare senza fermarsi”, “senza interruzione”, es.
er fährt durch den Tunnel durch
er ist unter einer Brücke durchgefahren Æ NB con dativo!
der Zug fährt in Hamburg durch (passa senza sosta)
der Zug fährt bis Hamburg durch (arriva senza soste intermedie)
malen / übermalen:
er malt über den Fleck
er übermalt den Fleck
übermalen non è separabile ed è diventato transitivo; significa “dipingere sopra”, “ritoccare”.
über|malen è registrato solo come colloquiale con il significato di “dipingere fuori dai margini”, es.
er hat beim Malen ein paarmal übergemalt.
gießen / begießen /
übergießen
er gießt Sahne über den Auflauf
er begießt den Auflauf mit Sahne
er übergießt den Auflauf mit Sahne
Qui vediamo che sia begießen che übergießen sono transitivi (e übergießen non è separabile).
Significano “cospargere di”, “bagnare di”.
über|gießen separabile invece significa “versare”, “rovesciare”; vuole sempre l’ausiliare haben. es.
er hat mir einen Eimer Wasser übergegossen
er zitterte und goss die Milch über
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Oltre alle particelle um, durch e über appena viste, ce n’è altre che fungono anche da prefisso, e che
quindi possono essere toniche o atone, separabili o non separabili: unter e più raramente hinter e
wider.
Di solito il verbo si lega a questi elementi solo in un modo, cioè come prefisso o come particella,
per es.
non separabili:
separabili:
durchstreifen “pattugliare”
però durchtragen “portare attraverso”
überprüfen
“verificare”
però überwechseln “passare a”
umsorgen
“avere cura di”
però umfallen
“cadere, rovesciarsi”
unterbrechen “interrompere”
però untergehen “tramontare, decadere”
widerrufen
“ritirare, revocare” però widerhallen “riecheggiare”
hinterfragen “mettere in discussione”però hintertragen “portare dietro”
(es. di umsorgen a pag. 20 di Antigone).
ma abbiamo visto che altri accettano entrambe le possibilità con lo stesso determinato. Abbiamo già
visto um, durch e über, vediamo ora un esempio anche con unter e hinter (mentre con wider non ci
sono verbi che accettano entrambe le possibilità):
unterstellen / unter|stellen: das Amt ist dem Innenministerium unterstellt (“sottoposto”)
er stellt sich unter einem Balkon unter (“si mette sotto”)
hintergehen / hinter|gehen: er hat seine Frau mit einer Kollegin hintergangen (“tradire”)
separabile = solo dialettale “nach hinten gehen”
Esempi dal testo:
pag. 17:
überwachen (non sep.) “controllare, sorvegliare”
unterbrechen (non sep.) “interrompere”
unter|tauchen (sep.) “immergere, sparire”
überfallen (non sep.) “assalire” (Bank, Gedanke)
pag. 21:
umsorgen (non sep.) “prendersi cura di” (cfr. sich um jdn. sorgen)
überfahren (non sep.) “investire, oltrepassare”. Esiste anche separabile: über|fahren
= trasportare al di là”
überarbeiten (non sep.) “rielaborare”
pag. 23:
umspringen (non sep.) “saltare attorno”. Esiste anche separabile: um|springen =
“cambiare improvvisamente, scattare”, oppure “trattare male”.
um|gehen (sep.) “maneggiare, trattare”. Qui il significato “concreto” è dato dal verbo
non separabile: umgehen “girare intorno a”, “aggirare”.
I verbi composti (Partikelverben). Chiamaremo “prefissi” gli elementi non separabili (nei verbi
“derivati”), e “particelle” gli elementi separabili (nei verbi “composti”).
Di solito i verbi separabili sono formati da una base verbale + una particella (che ha anche un
significato autonomo). A differenza dei prefissi, che modificano sintassi e semantica del verbo base,
i composti verbali hanno un significato più trasparente dei singoli elementi.
I casi con più elementi separabili sono pochi e possibili solo con una combinazione di particella +
prefisso, es. vorbesprechen “fare una discussione preliminare”, hinbemühen “sforzarsi, adoperarsi
per raggiungere qc.”, dazuverdienen “guadagnare in più”, anvertrauen “affidare”, auserwählen
“prescegliere”, ecc. Questo è dovuto a problemi di accento: non ci possono essere due accenti tonici
uno dopo l’altro.
Le particelle, sempre toniche, possono essere di vario tipo:
- preposizioni
ab, an, auf, aus, bei, durch, hinter, mit, nach, über, um, unter, vor, wider, zu;
a queste si aggiunge ein = in e altre preposizioni meno diffuse, come:
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- avverbi
- aggettivi
- sostantivi
entgegen, entlang, gegen, gegenüber, zwischen (che sono anche da avverbi)
her, hin, herunter, hinunter, dahin, zurück
fest, frei, hoch
preisgeben, standhalten, teilhaben, teilnehmen
Più frequenti sono i verbi composti con preposizioni e avverbi (anche per questioni numeriche).
Quasi tutti i verbi possono legarsi con questi elementi. Di solito però sono i verbi dal significato più
“generico” che aggiungono delle particelle, così che il loro significato si specializza. Spesso la
variante verbo + particella è di registro più colloquiale di verbi propri, es.
anrufen / telefonieren
lieb haben / lieben
beibringen / lehren
zumachen / schließen
aufmachen / öffnen
(altri esempi a p. 42 di H. Weinrich, Textgrammatik).
Gli avverbi di direzione hin/her.
Esempi:
Ich muss heute noch zum Bäcker hin, um die Torte zu kaufen (qui il verbo è sottinteso, ma il
movimento è espresso da hin)
Der Bäcker hat gerade angerufen, er kommt gleich selber her (qui her sottolinea il movimento
verso il parlante).
Nel romanzo ci sono poche espressioni con hin/her, mentre avevamo visto molti esempi di verbi
con prefisso e con particella. Alcuni esempi a pag. 26: ginge ich nicht hin “non ci andrei”, hergeben
“lasciare andare” (letteralmente: “dare qua”), pag. 36: ich lege die Feder hin “poso la penna”, pag.
46: natürlich fuhr ich hin “naturalmente ci andavo”. Gli altri casi sono tutti di verbi + avverbi (es.
hinunterfahren, hinausgehen).
Se è vero, come afferma Weinrich, che i verbi composti e derivati sono spesso di registro linguistico
più colloquiale rispetto ad altri verbi, ne deduciamo che Grete Weil usi uno stile colloquiale e che i
suoi contenuti non siano ricchi di azione (di movimenti da esprimere con hin/her). Si può capire
molto di un autore anche dall’analisi superficiale del testo.
hin/her sono tra le parole più frequenti in tedesco; si trovano da sole, oppure con il 10% circa dei
verbi, ma anche in avverbi come hinab, herab, oppure fungono da prefisso di sost. e aggettivi, es.
. con verbi: herleiten, hinfallen, ecc.
. con sostantivi deverbativi: Hingabe, Herfahrt, ecc.
. con aggettivi deverbativi: hinfällig, herkömmlich, ecc.
. con avverbi: hierher, dorthin, ecc.
. con pronomi: wohin, woher
. con preposizioni: hinauf, heraus, vorher, ecc.
In linea di massima si tratta di deittici che hanno una funzione centrifuga (hin) o una funzione
centripeta (her) rispetto al parlante o rispetto a chi è coinvolto nel movimento, ma non è sempre
così. Si deve analizzare il tipo di movimento e l’azione.
Esempio di uso centrifugo e centripeto:
Hans Peter
o
o
o
Max
Peter dice a Hans:
Wirf mir den Ball herüber!
Hans non risponde.
Max dice a Hans:
Du sollst Peter den Ball hinüber werfen!
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Attenzione al cambio di prospettiva, che si nota nel discorso indiretto.
In base all’uso di hin/her, so capisce in che direzione sta andando il movimento. Questo è utile nella
narrativa. Es.
Sie stampfte wütend die Treppe hinauf
Langsam schiebt sich ein Demonstrantenzug vom Markt her heran
I significati principali di hin/her, con uso “locale”:
1- servono a indicare i punti: Start – Weg – Ziel, il percorso
2- servono a indicare solo lo Start o lo Ziel
3- servono a indicare solo il Weg
1- servono a indicare i punti: Start – Weg – Ziel, tutto il percorso
hin/her si possono legare:
- a un verbo: qui hin/her sono tonici.
Otto ging zur Unfallstelle. Ich lief auch hin.
.<
oÆ
.
Start Weg
Ziel
Qui una persona “o” si muove dal punto di osservazione “<” verso una meta. Il punto di
osservazione si trova vicino alla posizione Start.
Ich stand an der Unfallstelle. Otto kam auch her. .
oÆ
>.
Start Weg
Ziel
Qui la persona “o” si muove verso il punto di osservazione. Il punto di osservazione si trova vicino
alla posizione Ziel e osserva la posizione Start.
Il caso della formula hin und her: qui il movimento è tipo pendolare, “avanti e indietro”, “su e giù”.
- a un nome: anche qui hin/her sono tonici.
Den ganzen Weg hin hat er gelacht.
Den ganzen Weg her hat er gelacht.
Qui l’avverbio ci fa capire qual è il punto di osservazione del parlante, se vicino allo Start o al Ziel.
Questo uso di hin/her si lega a sostantivi che si possono legare al verbo zurücklegen “percorrere”,
come: Weg, Strecke, Fahrt, Flug.
2- servono a indicare solo lo Start o lo Ziel
Hin/her sono tonici.
Nach Ulm hin / nach Westen hin bewegen sich riesige Wolken.
Von Ulm her / von Westen her bewegen sich riesige Wolken.
Qui il movimento può essere reale o immaginato, comunque anche in questo caso è il punto di vista
del parlante che cambia: l’oggetto in movimento si allontana o si avvicina.
Zur Mitte hin wird die Bildfläche dunkler.
Von der Mitte her wird die Bildfläche heller.
Qui è lo sguardo del parlante che si muove: nel primo caso va verso la Mitte; nel secondo caso parte
dalla Mitte.
3- servono a indicare solo il Weg
In questi casi non c’è un vero avvicinamento o allontanamento dal parlante. Si tratta solo di uno
sguardo in movimento.
Die Straße verläuft kilometerweit am Ufer hin = (am Ufer) entlang
La differenza con entlang è solo una sfumatura: con hin si sottolinea maggiormente il movimento
dello sguardo. L’osservatore scorre con lo sguardo un movimento, non conta che si trovi vicino allo
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Start o vicino al Ziel, ma comunque lo sguardo si allontana dal parlante. Infatti si potrebbe sostituire
hin anche con weg.
HER:
Der Hund lief neben dem Radfahrer her = (neben dem Radfahrer) des gleichen Weges
In questo caso abbiamo due persone che si muovono nella stessa direzione in modo continuato, o
per molto tempo. La preposizione indica in che posizione si trovano le due entità in movimento
(hinter X her, vor X her, über X her, ecc. )
Questa costruzione è possibile solo con verbi di spostamento (gehen, fahren, reiten, ecc.), ma non
con verbi che indicano l’inizio del movimento o l’arrivo (verlassen, betreten, erreichen,
ankommen).
Caso particolare di hin: serve a sottolineare lo spostamento, indipendentemente dall’osservatore, es.
Der Mann schwankte plötzlich und fiel hin.
Si potrebbe dire anche Der Mann schwankte plötzlich und fiel zu Boden.
Però non si può dire *Der Sack fiel hin, ma solo Der Sack fiel zu Boden. Infatti questo avverbio hin
che accompagna il movimento si può usare solo con le persone.
Lo stesso vale con verbi come hinstürzen, hinsinken, sich hinkauern, sich hinstrecken, ecc.
L’immagine del movimento si può estendere all’attività della scrittura:
Er schrieb die Nachricht sofort hin, anche: hinmalen, hinzeichnen, hinpinseln, ecc.
Il fatto che la posizione dell’osservatore sia indifferente rispetto alla direzione del movimento lo
dimostra il seguente esempio: se l’osservatore/parlante si trova già seduto per terra, può chiedere a
un’altra persona di mettersi per terra anch’essa, e dirà Wirf’ dich hin! Setz dich hin! anche se questa
persona verrà a trovarsi per terra vicino all’altra.
Un altro caso di hin è con il riflessivo, es. vor sich hin, che si può accompagnare anche a verbi non
di movimento. Es. da una poesia di Goethe: Ich ging im Walde / So vor mich hin /
Altro es. Er sah lange starr vor sich hin.
Questa costruzione ha una valenza semantica particolare: indica che la persona si trova da sola e
agisce senza uno scopo particolare: vor sich hingehen, vor sich trotteln, vor sich bummeln, vor sich
schaukeln, vor sich blicken, vor sich träumen, vor sich hin pfeifen, ecc.
hin/her si possono trovare anche nei complementi di tempo, di solito nelle espressioni con
- schon… her, es. Es ist jetzt schon zwei Wochen her, dass... (tempo passato)
- noch… hin, es. Nun sind es nur noch fünf Tage hin, bis… (tempo futuro)
Avverbi di posizione combinati: avverbio semplice da, hier, dort + avverbio di direzione hin/her:
dahin / daher
hierhin / hierher
dorthin / dorther
Es. Würden Sie bitte einmal hierher kommen?
Schauen Sie doch einmal dorthin!
Sie schaute bald hierhin, bald dorthin
Schreiben Sie ihren Namen hierhin!
La combinazione più frequente è quella di hin/her + preposizione (hindurch, heran, ecc.). Si indica
così la direzione su cui dovrebbe agire la preposizione. Es.
Das Dach scheint kaputt zu sein, wir müssen unbedingt hinauf und nachsehen.
Der Weg hinüber zu dir ist genau so weit wie der Weg herüber zu mir.
Le forme infinite del verbo.
L’infinito lo troviamo frequentemente con:
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- i verbi modali, es. kann ich sofort kommen?
- con werden / würde…, es. er wird bald kommen.
In questi csai il verbo modale o l’ausiliare werden formano una linke e una rechte Satzklammer e
racchiudono un Satzfeld. Il verbo reggente e l’infinito formano un verbo composto, si tratta cioè di
unità grammaticali-semantiche dove la parte infinita è quella che porta il significato lessicale.
Nel romanzo ci sono anche molte frasi all’infinito semplice (è una questione stilistica).
- l’infinito sostantivato, es. p. 36 um ihr Kommen anzukundigen “per annunciare il suo arrivo”.
p. 34. Angst vor dem Verreisenmüssen, dem Kofferpacken “paura di dover partire, del fare le
valigie”. Quindi il verbo all’infinito è morfologicamente una forma mista, verbale e nominale allo
stesso tempo, infatti può diventare un sostantivo di genere neutro che segue la declinazione forte
(des Kommens).
In italiano si può nominalizzare sia la forma presente (es. “Il passeggiare dopo pranzo fa bene”, das
Spazierengehen nach dem Mittagessen tut gut), sia quella passata (es. “L’aver bevuto è stato un
errore”), mentre in tedesco è possibile solo la sostantivazione dell’infinito presente, altrimenti si usa
una forma verbale coniugata (Es war ein Fehler, zu viel zu trinken / zu viel getrunken zu haben).
- anche in questi casi l’infinito ha funzioni simili a quelle nominali, cioè il sintagma verbale può
essere sostituito da un sintagma nominale, es. Er liebt zu Turnen > Er liebt das Turnen.
Alcuni infiniti sostantivati sono diventati dei veri e propri sostantivi, sempre con una flessione
nominale forte (das Lesen > des Lesens). Es.
das Andenken (-): die Erinnerung, das Souvenir
das Einkommen (-): Gesamtsumme der regelmäßigen Einnahmen (“stipendio”, “le entrate”)
das Essen: die Mahlzeit
das Leben: die Existenz.
das Unternehmen: der Betrieb (e) (“l’impresa”) / das Vorhaben, der Plan (“il progetto”)
das Vergnügen: inneres Wohlbehagen, die Freude
das Vermögen: Kraft, Fähigkeit, etw. zu tun; gesamter Besitz
das Vorhaben: der Plan
das Wesen: Lebewesen (“l’essere”).
- Nell’Antigone ci sono anche tanti casi di infinito preposizionale, quando l’infinito è retto da un
nome o da un altro verbo. L’infinito in genere è preposizionale. La prep. è sempre zu, mentre in
italiano può essere di, a, da. Es. Es gibt wenig zu tun “c’è poco da fare”.
p. 16: wir waren nicht dazu erzogen, uns zu wehren “non eravamo stati educati a opporci”
p. 18: ich habe wenig Lust, anderen von mir zu erzählen “ho poca voglia di raccontare di me agli
altri”.
p. 18: es wäre mir nicht möglich, dort meine Lektionen zu memorieren “lì non mi sarebbe possibile
imparare a memoria le mie lezioni” (qui in italiano non c’è preposizione).
Ersatzinfinitiv:
Il problema dei modali è il cosiddetto “doppio infinito” o Ersatzinfinitiv.
I verbi modali, quando sono usati come verbi pieni, hanno il part. pass. con il pref. ge-, ma quando
il modale è usato come ausiliare di un infinito, allora al posto del participio passato si usa la forma
dell’infinito, es.
Diese Übungen habe ich früher alle gekonnt Æ Diese Übungen habe ich früher alle tun können.
Wir haben immer das Beste gewollt Æ Wir haben immer das Beste erreichen wollen.
Gestern haben wir ins Kino gedurft Æ Gestern haben wir ins Kino gehen dürfen.
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L’Ersatzinfinitiv riguarda anche i verbi lassen, brauchen, heißen, helfen e i verbi di percezione
come hören e sehen. Es.
lassen
p. 18. der vor dem Tod einen Priester kommen läßt: trasformato al Perfekt: er hat vor dem Tod
einen Priester kommen lassen
p. 20: er hat sich nicht stehlen lassen
p. 30: das hätte sich arrangieren lassen
brauchen
p. 30: braucht nicht Hunger und Durst zu leiden > ihr habt Hunger und Durst nicht zu leiden
brauchen (nella lingua parlata si può omettere zu).
hören
p. 14: höre ich unten die Autos vorbeifahren > ich habe unten die Autos vorbeifahren hören
sehen
(es. non da Antigone). Ich habe sie am Fenster gesehen > ich habe sie am Fenster winken sehen
heißen “comandare, ordinare”, es.
Er hat mich den Brief vorlesen heißen
helfen
Er hat der Dame geholfen > er hat der Dame die Koffer tragen helfen (anche geholfen)
Se un caso di Ersatzinfinitiv si verifica in una proposizione secondaria, la costruzione diventa più
complessa a causa dell’Oberfeld. Questo termine indica la posizione anticipata dell’ausiliare, che
non compare, come nelle secondarie “semplici”, all’ultimo posto, bensì prima del participio e
dell’infinito retto dal verbo coniugato. Es.
p. 46: wie ich sie einmal wichtig habe nehmen wollen.
Nelle secondarie, quando il tempo non è composto il verbo coniugato si trova nella posizione finale
(Verbletztsatz). Es.
Er muss das Haus bauen Æ dass er das Haus bauen muss
Er hat das Haus gebaut Æ Er hat das Haus bauen müssen Æ dass er das Haus hat bauen müssen
Il caso del tempo futuro è diverso. Nella frase Er wird das Haus bauen müssen non c’è
l’Ersatzinfinitiv, in quanto werden regge regolarmente l’infinito, ma morfologicamente la struttura è
identica a quella dell’Ersatzinfinitiv.
Una frase secondaria al futuro può avere sia la forma finita in ultima posizione, sia anticipata per
influsso della struttura dei tempi passati:
Er wird das Haus bauen müssen Æ dass er das Haus bauen müssen wird
dass er das Haus wird bauen müssen.
Entrambe le forme sono considerate corrette. E comunque, perché si possa creare un Oberfeld, è
necessario che la secondaria contenga almeno tre forme verbali.
Questa costruzione in particolare ha suscitato l’interesse degli studiosi, che hanno cercato di capire i
motivi sia della scomparsa del participio passato regolare (che si verifica solo in tedesco e
nederlandese), sia dell’anticipazione dell’ausiliare.
Il problema dell’Ersatzinfinitiv è stato osservato sin dai primi grammatici dell’Ottocento. Fino ai
primi del XX sec., però, gli studiosi si sono limitati a constatare che il fenomeno è molto antico e ha
similitudini con il nederlandese; inoltre nessuno ha fatto caso alla anomala costruzione delle
secondarie.
Jakob Grimm nota che il fenomeno si riscontra già nel XIII-XIV sec., e secondo lui è dovuto al fatto
che il prefisso ge- può cadere, così da provocare identità formale tra il participio passato e l’infinito,
es. gelesen > lesen, e lo stesso con alcuni dei verbi che richiedono l’Ersatzinfinitiv, es. gelassen >
lassen, geheißen > heißen. Però questa osservazione non tiene conto dei verbi deboli che possono
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avere il doppio infinito, es. hören – gehört. È stato osservato, però, che il fenomeno è più antico con
i verbi di percezione piuttosto che con i verbi modali: quindi questi ultimi potrebbero aver fatto
proprio il doppio infinito in analogia ai verbi di percezione, proprio perché comunque hanno la
funzione di formare un verbo composto con l’infinito.
Il primo (e unico) studioso che abbia studiato a fondo il problema e che si chiede il perché di questa
costruzione è il generativista Gunnar Bech, autore di un libro intero sull’infinito (Studien über das
deutsche Verbum infinitum, 1955). È lui il primo a far caso alla coincidenza tra Ersatzinfinitiv e
spostamento del verbo finito nell’Oberfeld nella secondaria, e cerca di capire quale dei due
fenomeni sia conseguenza dell’altro. Per fare questo, osserva la struttura delle frasi in tedesco.
Di solito il tedesco viene considerato una lingua centrifuga, cioè gli elementi principali della frase
tendono ad allontanarsi dal centro, come mostrano le secondarie, dove il verbo finito si trova in
ultima posizione. In questi casi si verifica il fenomeno detto pied-piping “suonare il piffero”. Questa
espressione si rifà alla fiaba del pifferaio magico, nella quale il pifferaio, suonando, fa sì che tutti
(topi e bambini) gli vadano dietro. Lo stesso vale con il verbo finito che, pur essendo in ultima
posizione, si tira dietro gli altri verbi retti da esso. Esempio:
dass man ihn hier liegen5 bleiben4 lassen3 können2 wird1
(“che lo si potrà far stare a giacere”).
Essendo un futuro, è corretto lasciare in ultima posizione il verbo finito; però, in analogia ai verbi
modali, anche questa costruzione si può modificare creando un Oberfeld. Bech ha intervistato dei
tedescofoni e ha chiesto loro quali varianti considerassero corrette; le tre varianti accolte sono le
seguenti:
- dass man ihn hier wird1 liegen5 bleiben4 lassen3 können2
- dass man ihn hier wird1 können2 liegen5 bleiben4 lassen3
- dass man ihn hier wird1 können2 lassen3 liegen5 bleiben4.
L’unica che i parlanti hanno giudicato scorretta è *dass man ihn hier wird1 können2 lassen3 bleiben4
liegen5.
Questa anomala tendenza centripeta, anziché centrifuga, di anticipare nell’Oberfeld il verbo finito, è
però obbligatoria solo con i tempi composti del passato dei verbi modali (incluso nicht brauchen
senza zu); in tutti gli altri casi la costruzione con l’Oberfeld è facoltativa.
Bech ha diviso in sette gruppi i verbi che hanno il doppio infinito e che si comportano diversamente
riguardo all’anticipazione dell’ausiliare al futuro e al passato:
1) VERBI MODALI: dass sie arbeiten kann.
passato
dass sie hat arbeiten können
futuro
dass sie arbeiten können wird opp.
dass sie wird arbeiten können
2) NICHT BRAUCHEN SENZA ZU: dass sie nicht arbeiten braucht
passato
dass sie nicht hat arbeiten brauchen
futuro
dass sie nicht arbeiten brauchen wird opp.
dass sie nicht wird arbeiten brauchen
3) LASSEN:
passato
futuro
dass sie ihn arbeiten lässt
dass sie ihn arbeiten gelassen hat opp.
dass sie ihn arbeiten lassen hat opp.
dass sie ihn hat arbeiten lassen
dass sie ihn arbeiten lassen wird opp.
dass sie ihn wird arbeiten lassen
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4) ACCUSATIVO CON L’INFINITO: questa costruzione (ACI) contiene un verbo finito che regge un
accusativo, che a sua volta è il soggetto del verbo infinito retto dall’altro verbo. Si trova con i verbi
sehen, hören, heißen, es. dass sie ihn arbeiten sieht
passato
dass sie ihn arbeiten gesehen hat opp.
dass sie ihn arbeiten sehen hat opp.
dass sie ihn hat arbeiten sehen
futuro
dass sie ihn arbeiten sehen wird opp.
dass sie ihn wird arbeiten sehen
5) LERNEN, HELFEN, LEHREN: i verbi di questo gruppo tendono a diventare “normali” perché sempre
più spesso si usano con zu. Es. dass sie (zu) arbeiten lernt / dass sie lernt, zu arbeiten
passato
dass sie arbeiten gelernt hat opp.
dass sie hat arbeiten lernen
futuro
dass sie arbeiten lernen wird opp.
dass sie wird arbeiten lernen
6) BLEIBEN + verbi di stato: dass sie sitzen bleibt
passato
dass sie sitzen geblieben ist
futuro
dass sie sitzen bleiben wird opp.
dass sie wird sitzen bleiben
dass sie arbeiten geht/fährt…
7) VERBI DI MOVIMENTO:
passato
dass sie arbeiten gegangen ist
futuro
dass sie arbeiten gehen wird opp.
dass sie wird arbeiten gehen
In questi ultimi due casi, dove si usa l’ausiliare sein invece di haben, l’Ersatzinfinitiv e quindi la sua
(probabile?) conseguenza, l’Oberfeld, non sono possibili. Comunque la costruzione viene sentita
come simile alle altre, infatti è possibile formare un Oberfeld al futuro.
Sembra quindi che ci sia un legame tra l’ausiliare haben e la sua anticipazione nelle secondarie con
doppio infinito. Per indagare meglio questa ipotesi, è stato studiato il ruolo degli ausiliari prendendo
come esempio il verbo monovalente schlafen / einschlafen e il verbo bivalente öffnen:
- Das Kind schläft
- Das Kind schläft ein
- Das Kind öffnet das Fenster
Schlafen ha l’aspetto durativo, mentre einschlafen ha l’aspetto puntuale.
Quando un verbo è durativo, esprime un intervallo di tempo; quando il verbo è puntuale, esprime un
“prima” e un “poi” (cioè un intervallo di tempo precedente lo svolgimento dell’azione, e un
intervallo di tempo successivo allo svolgimento dell’azione; tecnicamente si chiamano source statetime [ts] e target state-time [tt]).
Anche il verbo öffnen ha l’aspetto puntuale, ma essendo bivalente, esprime due tipi di azione: quella
riferita al soggetto, che è di tipo [ts] (indica il “prima”, perché il soggetto si sta attivando); e quella
riferita all’oggetto, che esprime due tempi: un altro tempo [ts] (prima la finestra è chiusa) e un
tempo [tt] (ora la finestra è aperta).
Queste tre frasi possono essere trasformate usando il participio presente, in quanto tutte e tre hanno
un tempo di tipo [ts], cioè esprimono un’azione svolta dal soggetto e quindi un intervallo di tempo
che lo riguarda:
das schlafende Kind
das einschlafende Kind
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das das Fenster öffnende Kind
Però non tutte e tre le frasi possono essere trasformate usando il participio passato; nel primo caso è
impossibile:
*das geschlafene Kind
das eingeschlafene Kind
das geöffnete Fenster
Infatti il participio passato si può usare solo quando l’azione è compiuta, cioè quando il verbo
possiede un [tt] che invece non esiste con i verbi durativi come schlafen. Anche il verbo öffnen ha
un [tt] solo riferito all’oggetto, quindi il participio passato può essere riferito solo a questo, e non al
soggetto.
Un altro esperimento trasformazionale riguarda il tempo verbale: invece del presente si usa il
passato prossimo:
das Kind hat geschlafen
das Kind ist eingeschlafen
das Kind hat das Fenster geöffnet.
In questo caso, la prima frase accetta il participio passato, perché l’aggiunta dell’ausiliare haben
permette al soggetto di un verbo monovalente durativo di avere anche un [tt]. Questo vale anche per
la terza frase: anche qui il soggetto aveva solo il tempo [ts]: è l’ausiliare haben che fornisce un
tempo [tt] al soggetto. Invece i verbi che per loro natura hanno un tempo [tt] anche riferito al
soggetto hanno sempre l’ausiliare sein.
Però questo non spiega perché proprio l’ausiliare haben può essere spostato nell’Oberfeld e non
l’ausiliare sein. Si tratta di una questione non ancora risolta.
Una ipotesi può essere formulata osservando che i tempi composti, nelle frasi principali, hanno
l’ausiliare che precede sempre la forma infinita (er wird schlafen, er hat geschlafen, er ist
eingeschlafen); nella secondaria, invece, si invertono (dass er schlafen wird, dass er geschlafen hat,
dass er eingeschlafen ist).
Nelle secondarie, il participio passato permette comunque di indovinare che ausiliare seguirà. Se
con l’Ersatzinfinitiv non si creasse l’Oberfeld, l’ausiliare si troverebbe invece vicino a un infinito
(es. *dass er schlafen können hat), e questo impedirebbe di riconoscere il tempo verbale, perché
manca il *gekonnt. Solo la presenza di un participio permette di prevedere il suo completamento
con un ausiliare. Ecco perché l’Oberfeld è obbligatorio solo con i tempi passati, e non con il futuro,
e solo con i modali, che hanno l’ausiliare haben, l’unico ausiliare che permette di indicare il tempo
[tt].
I semimodali.
Sono chiamati semi-modali i verbi brauchen, scheinen, bekommen, belieben “piacere, volere”
gedenken “commemorare”, suchen (nel senso di versuchen) e wissen. Sono diversi dai modali
perché hanno una coniugazione regolare, ma sono simili ai modali perché specificano l’azione del
verbo retto. Altra differenza con i modali: richiedono zu (solo brauchen nella lingua colloquiale
viene usato anche senza zu).
L’uso di questi verbi come semi-modali è limitato a particolari sfumature semantiche:
brauchen = (nicht) müssen (usato con la negazione o con nur):
Er braucht heute nicht zu kommen (anche senza zu, come diceva Bech)
Du brauchst mir nur seinen Namen zu sagen
scheinen = Eindruck erwecken; si usa solo al presente e al preterito + infinito presente o passato:
Er schien, keine Lust zum Spaziergang zu haben
Sie scheint mich nicht erkannt zu haben
Poiché la costruzione avviene frequentemente con sein + agg., nella lingua letteraria si può
sottintendere il verbo essere:
Das junge Paar schien ganz glücklich [zu sein]
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bekommen = Möglichkeit erhalten:
Niemand bekam den Schwerkranken zu sehen.
belieben = geneigt sein “aggradare”; è usato in senso ironico:
Er beliebt zu scherzen.
gedenken = beabsichtigen; si usa in un registro linguistico elevato:
Wie lange gedenken Sie in Berlin zu bleiben?
suchen = sich bemühen, solo al presente e al preterito:
Sie sucht ihren Kummer zu vergessen.
p. 28: versuchte trotzdem seinen Puls zu fühlen.
wissen = imstande sein, können:
Er weiß sich stets zu benehmen. Er wusste viel zu erzählen.
I verbi-fase.
Si tratta di verbi che specificano l’infinito dal punto di vista temporale. Sono: bleiben, anfangen,
beginnen, aufhören. A questi si possono aggiungere drohen, kommen, fortfahren (o fortsetzen),
pflegen.
In comune con gli ausiliari e con i (semi)modali, i verbi-fase hanno il carattere relativamente non
autonomo nella frase. Dal punto di vista morfologico si comportano diversamente dagli ausiliari e
dai modali, perché richiedono la preposizione zu (tranne bleiben), es. Sonntags pflegt er lange zu
schlafen; Trotz ihrer Bitte blieb er sitzen.
Un’altra caratteristica dei verbi-fase è che non sempre ammettono il connettivo (es. *Das Haus
droht damit, einzustürzen).
Il passato dei verbi-fase si forma con il participio passato regolare e non con l’Ersatzinfinitiv; in
genere l’infinitiva dipendente da questi verbi è esterna alla cornice, ovvero è nel Nachfeld, es. Er
hat begonnen, Spanisch zu lernen.
Questi verbi servono ad esprimere le fasi di un’azione:
La fase iniziale:
- drohen esprime un’azione che per certe ragioni non si compie (azione quasi compiuta), es.
Das Lagerfeuer drohte zu erlöschen.
- anfangen e beginnen possono esprimere un’azione incoativa (progressiva) oppure ingressiva
(improvvisa). Es.
Am 1. September fängt er an zu arbeiten;
p. 28: Das Zimmer begann sich zu drehen.
I verbi anfangen e beginnen possono essere usati con il connettivo, ma in questo caso svolgono
funzione di verbi pieni e indicano due tipi di azione:
1- un’azione iniziale volontaria (sul connettivo non si pone l’accento), es.
Er hat damit begonnen, seine Dissertation zu schreiben;
2- un’azione iniziale all’interno di un avvenimento complesso (il connettivo è tonico), es.
Er beginnt seinen Vortrag damit,
eine Anekdote zu erzählen /
dass er eine Anekdote erzählt.
- kommen può indicare la fase iniziale di un’azione, es.
Am Ende der Diskussion kamen wir über die Sprache im Roman zu sprechen
(= … bot sich die Möglichkeit, über die Sprache im Roman zu sprechen).
La durata:
- fortfahren e bleiben esprimono un’azione durativa. Il verbo fortfahren indica un’azione che viene
interrotta e poi ripresa, es.
Fahren Sie fort zu lesen!
Si usa invece bleiben (senza zu) per indicare un’azione in corso che viene proseguita anche con
insistenza, es.
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Obwohl im Abteil mehrere Plätze frei waren, ist er am Fenster stehen geblieben.
(A volte bleiben viene sentito come verbo pieno, e non come verbo-fase, es.
Er sagte ihnen, sie sollten stehen bleiben und nicht weiter gehen).
- pflegen invece si usa soprattutto nella lingua letteraria e indica un’azione ripetuta e abitudinaria
(iterativa), es.
Er pflegt mittags eine Stunde zu schlafen.
La fase finale:
- aufhören indica la conclusione di un’azione (egressiva), es.
Am 31. August hört er auf zu arbeiten;
Das Kind hörte auf zu weinen.
p. 20: und kann nicht aufhören, an ihn zu denken.
L’infinito senza preposizione.
L’infinito non è introdotto da alcuna preposizione quando è retto da un ausiliare (werden, lassen) o
da un verbo modale. Es. Sie wird uns morgen besuchen, Wir müssen ihn benachrichtigen, Das Buch
lässt sich gut verkaufen, Er ließ den Besucher lange warten.
In tedesco l’infinito si usa senza zu anche quando è retto dai verbi gehen, bleiben, lernen, helfen,
lehren, heißen e dai verbi di percezione sehen, hören, fühlen, spüren. Es. Wir hörten den Jungen im
Garten singen, Sie spürte ihr Herz schlagen, Das Kind lernt schreiben.
L’infinito non è retto da zu anche in determinate locuzioni dopo haben, finden e legen. Es. Du hast
gut reden, Er hat sein Auto vor dem Haus stehen, Sie fand den Toten auf dem Boden liegen, Sie legt
das Kind schlafen.
L’infinito con preposizione.
La preposizione zu è obbligatoria quando l’infinito è retto da un altro verbo, ovvero quando la frase
è costruita con un Matrixverb (verbo-matrice) (il verbo della principale, la “testa” del sintagma
verbale) + infinito.
Il verbo-matrice può essere un verbo pieno oppure una copula o un verbo-funzione + aggettivo /
sostantivo.
L’infinito può essere soggetto o oggetto della costruzione:
- verbo pieno
Es freut mich, dich zu sehen (soggetto)
Ich freue mich, dich zu sehen (oggetto)
- copula + aggettivo
Es ist gesund, täglich zu turnen (soggetto)
Er war einverstanden, das Buch zu bezahlen (oggetto)
- verbo-funzione + sostantivo
Es bereitet ihr Freude, alle zu beschenken (soggetto)
Er hat Angst, ihr die Wahrheit zu sagen.
Il verbo-matrice può essere anche un verbo-fase oppure un semi-modale. Es. Er begann zu
sprechen, Er schien sie gut zu kennen.
Si deve usare la preposizione zu anche quando l’infinito viene usato in modo avverbiale con le
particelle um, ohne e (an)statt. Es.
p. 36. klingelt, um ihr Kommen anzukündigen.
Er trat ins Zimmer, ohne zu grüßen,
Sie ging tanzen, statt die Hausaufgaben zu machen.
La particella zu è obbligatoria anche in due casi di infinito sintatticamente non dipendente: 1. nelle
inserzioni, es. Wohnung zu vermieten; 2. nelle esclamazioni commentate, es. Einem Kind solche
Geschichten zu erzählen!.
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L’infinito con preposizione zu facoltativa.
1. quando l’infinito è soggetto davanti a un verbo finito, soprattutto in caso di copula + aggettivo:
Kalt (zu) trinken schadet der Gesundheit,
Lange Auto (zu) fahren ist anstrengend.
2. quando l’infinito è oggetto dopo helfen, lehren, lernen, es.
Er half(,) das Auto (zu) putzen, / er half ihm, das Auto zu putzen.
Ich habe mich (zu) beherrschen gelernt,
3. quando l’infinito ha funzione avverbiale dopo alcuni verbi di movimento, es.
Er geht zum Bahnhof(,) seine Mutter ab(zu)holen.
4. dopo la congiunzione als, es.
Man sollte lieber erst einmal alles durchdenken(,) als sofort (zu) streiten.
Il pronome “es”.
Il pron. es funge da proforma (Pro-Form) rispetto a diverse categorie grammaticali. Può sostituire:
. il sintagma nominale concordando in genere, numero e caso:
p. 20. dann falte ich das Blatt zusammen und lege es auf das Tischchen
poi ripiego le pagine e lo appoggio sul tavolino
Qui es si riferisce a Blatt, concorda all’acc. sing. neutro, ed è un accusativo.
Das Kind hat die Mutter geküsst – Es hat die Mutter geküsst
Anche qui es concorda con il nome di cui è proforma, ma in questo caso è nominativo.
. il sintagma nominale con funzione predicativa:
Anna ist eine fleißige Schülerin – Inge ist es auch.
Qui es è in funzione predicativa e sostituisce tutto il sintagma nominale “eine fleißige Schülerin”.
Qui es non è più declinato.
. il sintagma aggettivale con funzione predicativa:
p. 20. ich bin neugierig, war es immer
sono curiosa lo sono sempre stata
Qui es è in funzione predicativa, non si declina, è come se la frase fosse “war immer fleißig”.
. il sintagma verbale:
Inge muss für die Prüfung lernen – Anna muss es auch.
Qui “für die Prüfung lernen” è il sintagma verbale, e es lo sostituisce.
. la frase subordinata soggettiva:
Dass er nicht kommen wird, ist unglaublich – Es ist unglaublich
. la frase subordinata oggettiva:
Ich hoffe, dass er die Prüfung bestanden hat. – Ich hoffe es.
In che posizione si può trovare es?
Può trovarsi nel Vorfeld solo quando sostituisce un soggetto, quindi nel caso di Das Kind /es hat die
Mutter geküsst, oppure nel caso di Dass er nicht kommen wird /es ist unglaublich.
Altrimenti occupa sempre la cosiddetta “Wackernagel Position” = subito a destra della linke
Satzklammer (il nome deriva da Jakob Wackernagel, un indeuropeista).
Quando la frase inizia con una subordinata soggettiva non si può mettere poi es, perché il soggetto è
già espresso.
dass er nicht kommen wird,_ ist unglaublich.
Però è ammessa la frase
dass er nicht kommen wird, das ist unglaublich,
perché la subordinata è una dislocazione a sinistra, e das è un coreferente anaforico.
Es può svolgere anche la funzione di oggetto impersonale, es. ich habe es eilig
o di coreferente cataforico, es. ich bedaure es, dass Hans nicht mitgekommen ist.
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Quando es è relativo a un oggetto non può mai stare nel Vorfeld ma solo nel Mittelfeld.
Una funzione particolare di es è quella del “segnaposto” (Platzhalter-Es, Platzhalter im Vorfeld):
- Nelle costruzioni passive impersonali si trova es nel Vorfeld nelle frasi affermative, es.
Es wurde die ganze Nacht getanzt.
Se trasformiamo questa frase in una interrogativa “chiusa” (Entscheidungsfrage, risposta sì/no), il
soggetto impersonale sparisce:
Wurde die ganze Nacht getanzt?
- Con i verbi intransitivi; in questo caso è anche una questione rematica: la “Auffälligkeit” cresce
man mano che l’elemento si sposta a destra, quindi es può essere considerato il tema, e Freund il
rema. Es.
Es wartet mein Freund auf der Straße.
Es sind viele Jungen gekommen.
Anche in questo caso il discorso vale solo per l’affermativa, mentre es sparisce nella interrogativa:
Sind viele Jungen gekommen?
In questo caso perché il soggetto c’è (viele Jungen). Infatti es non sostituisce viele Jungen, ma
anticipa il soggetto, ha una funzione cataforica. Si potrebbe sostituire anche con una particella
avverbiale, per es. Da sind viele Jungen gekommen.
Questo dimostra che l’importante è mettere qualcosa nel Vorfeld. Infatti se il Vorfeld è già occupato
da un altro elemento, es sparisce. Es.
Es friert mich > Mich friert.
Es wird ihr schlecht > ihr wird schlecht.
Anche la frase passiva di prima, se viene girata, perde es:
Es wurde die ganze Nacht getanzt > Die ganze Nacht wurde getanzt.
Il pronome indefinito “man”.
si riferisce a persone non definite, ma concorda con il nom. sing. maschile, es.
Hauptsache, man braucht sich um seine Zukunft keine Sorgen zu machen.
L’acc. e il dat. sono espressi da einen e einem. Non esiste un genitivo. Es.
man ärgert sich über so etwas
so etwas ärgert einen
so etwas geht einem nahe
Questa soluzione è frequente nella lingua colloquiale, mentre nella lingua scritta si preferisce uns (il
parlante al plurale), oppure un nome riferito a persone generiche (die Leute, die Menschen), oppure
si gira la frase al passivo. Es.
so etwas ärgert uns,
so etwas geht den Leuten / den Menschen nahe
ich bin über so etwas geärgert (qui è un Zustandspassiv)
(altro es. man ist schon zufrieden, wenn der Chef einen in Ruhe lässt > man ist schon zufrieden,
wenn man (vom Chef) in Ruhe gelassen wird).
Il passivo.
Al passivo cambia la cornice sintattica-semantica (Konversion), e si riduce la valenza del verbo:
In tutte le costruzioni passive abbiamo il soggetto che si trasforma in un oggetto preposizionale
(Agensphrase, o Agensangabe, complemento d’agente), mentre l’oggetto all’accusativo assume la
funzione di soggetto.
Il complemento d’agente però è presente solo nel 10% circa delle frasi, spesso non è espresso,
perché spesso non è noto chi compie l’azione (“Täterverschweigung”).
Æ Inoltre questo succede ovviamente sempre quando nella frase attiva il soggetto è man. Es.
oft beachtet man die Geschwindigkeitsvorschrift nicht > die Geschwindigkeitsvorschrift wird oft
nicht beachtet.
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1) “persönliches / subjekthaltiges Passiv”: se il verbo attivo regge un oggetto all’accusativo, questo
assume al passivo la funzione di soggetto:
Der Mechaniker reparierte den Motor > der Motor wurde (vom Mechaniker) repariert.
2) “unpersönliches / subjektloses Passiv”: se invece il verbo attivo non regge un oggetto
all’accusativo, al passivo non può esserci un soggetto. Se nella frase attiva il sogg. è man, nella
passiva questo cade sempre.
Hier arbeiten alle fleißig > hier wird (von allen) fleißig gearbeitet.
Sie tanzten im Saal > Es wurde von ihnen im Saal getanzt / Im Saal wurde von ihnen getanzt.
Man tanzte im Saal > Es wurde im Saal getanzt / Im Saal wurde getanzt.
Quest’ultimo è un caso di sintagma preposizionale (ovvero complemento di tempo, di luogo, ecc.),
che impedisce che al passivo ci sia un soggetto:
Der Schüler hat den ganzen Urlaub gelesen > Den ganzen Urlaub ist von dem Schuler gelesen
worden.
3) ancora “unpersönliches / subjektloses Passiv”: se il verbo attivo regge un oggetto preposizionale
o al dativo o genitivo, questo rimane tale al passivo, che quindi è subjektlos:
Der Lehrer hilft dem Schüler > dem Schüler wird geholfen
Der Lehrer sorgt für die Schüler > für die Schüler wird gesorgt.
4) non esiste il passivo dei verbi modali. Quando all’attivo abbiamo un verbo modale o un verbo di
percezione (oltre a lassen, lehren, lernen), questi verbi non possono essere volti al passivo:
er kann sie besuchen > *sie wird besuchen gekonnt! > sie kann besucht werden.
ich höre ihn kommen > *er wird von mir kommen gehört!
La Nominalisierung.
Quali categorie grammaticali possono trasformarsi in sostantivo?
- i pronomi possessivi preceduti da articolo anaforico:
er hält mein Arbeitsgebiet für hochinteressant und ich das seine / das seinige.
Al plurale die Meinen si usa maiuscolo perché è lessicalizzato con il significato di “i miei parenti”.
- gli aggettivi e i verbi:
Die Lehrerin begrüßte die Neuen herzlich; die Großen fressen die Kleinen.
Das Lesen machte uns Spaß; Thomas hasst Warten; er verbringt den Nachmittag beim Teetrinken
(qui una frase infinitiva intera si trasforma in infinito)
Tra gli aggettivi nominalizzati ci sono anche i sintagmi aggettivali, con participio presente o passato
come determinato, e un comparativo o un avverbio come determinante:
die Besserverdienenden (coloro che guadagnano di più)
die Schlechtergestellten (che hanno una peggiore posizione sociale o lavorativa)
die Leichtverletzte, das Neugeborene, der Langersehnte (“agognato da tempo”)
- i participi presenti, es. der/die Auszubildende
- i colori, es. ein leuchtendes Blau, ein kräftiges Rot.
- alcuni aggettivi lessicalizzati come sostantivi, es. ein Hoch über dem Atlantik, im Dunkel der
Nacht, das (un)bewegliche Gut, das kleinere Übel, mit großem Stolz
- formazioni participiali lessicalizzate, come die Illustrierte, der Gefangene, der Angestellte, meine
Bekannten, meine Verwandten, ecc.
- in formule binarie idiomatizzate, es. jenseits von Gut und Böse, für Groß und Klein.
- avverbi: mein Gegenüber, ein ewiges Hin und Her, das Hier und Heute, im Diesseits und Jenseits,
unser neues Zuhause.
- pronomi: das Ich, das Es, ein gewisser Jemand, das Du anbieten
- i numerali: die Eins, die Zwei, ecc.
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- le particelle: ein gehauchtes Ja, ein lautes Hurra, ein entschiedenes Nein, ein nachdenkliches Hm
La nominalizzazione si trova soprattutto nello stile burocratico insieme ai verbi-funzione. Per fare la
conversione è necessario conoscere molto bene il lessico (verbi e nomi derivati), e le preposizioni e
le congiunzioni nel caso di frase da trasformare.
Vediamo vari modi di tradurre il “complemento di circostanza” (Umstandssatz):
mentre il bambino lo raccontava, piangeva > indem das Kind das erzählte, weinte es.
(indem si usa quando il soggetto della principale e della subordinata è lo stesso)
mentre andavamo a casa, incontrammo il nostro amico > als wir nach Haus gingen, trafen wir
unseren Freund.
uscendo incontrai il mio amico > beim Ausgehen traf ich meinen Freund
mangiando non si deve parlare > beim Essen darf man nicht sprechen
sperando di vederLa di nuovo, La saluto… > in der Hoffnung, Sie bald wiederzusehen, grüße…
In particolare la preposizione bei si usa per indicare:
- un’azione limitata nel tempo:
bei der Arbeit vergeht mir die Zeit wie im Fluge > während ich arbeite… (congiunzione + verbo)
- una condizione:
bei Widerspruch dürfen Sie nicht sofort nachgeben > wenn man Ihnen widerspricht, dürfen…
bei Nichtgefallen wird die Ware ohne weiteres zurückgenommen > falls Ihnen die Ware nicht
gefällt, wird…
- una concessione:
bei allem Verständnis für Ihre Lage kann ich Ihrem Wunsch leider nicht entsprechen > obwohl ich
volles Verständnis für Ihre Lage habe, kann….
Anche la preposizione ohne si trova spesso in sintagmi nominali:
- una condizione:
ohne Bücher kann ich nicht leben > wenn ich keine Bücher habe, kann…
ohne Wörterbuch hätte ich den Text nicht verstanden > hätte ich kein WB gehabt, so hätte ich…
I complementi di tempo si possono rendere con le preposizioni vor / bei / nach (anteriorità,
contemporaneità, posteriorità) da trasformare con l’aiuto di congiunzioni:
vor Sonnenaufgang begannen wir den Ausflug
> bevor die Sonne aufging…
beim Sonnenaufgang
> als/während die Sonne aufging…
nach Sonnenaufgang
> nachdem die Sonne aufgegangen war…
seit(dem) indica sia anteriorità (con verbi perfettivi) che contemporaneità (con verbi durativi):
seit dem Umzug meines Freundes sehen wir uns selten > seitdem mein Freund umgezogen ist…
während indica la contemporaneità:
Während seines Studiums in Berlin ging er oft ins Theater > während er in Berlin studierte, …
complemento di causa: con le preposizioni wegen, aufgrund > weil / da:
wegen des schlechten Wetters blieben wir zu Hause > wir blieben…weil das Wetter schlecht war
aufgrund dessen, dass er erkältet war, … > da er erkältet war…
frasi condizionali: bei > wenn / falls / in dem Falle, dass.
bei Regen > wenn es regnet, falls es regnet…
frasi concessive: trotz > obwohl
Trotz Anstrengung war die Reise toll > obwohl die Reise anstrengend war, war sie toll
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indem = während (compl. di tempo); dadurch, dass (strumentale)
je mehr / desto, umso besser: congiunzioni comparative composte, es.
je älter er wird, desto realistischer werden seine Bilder.
Qui vengono paragonati due processi: il “diventare vecchio” e il “diventare realistico”. La
principale è la seconda, quella introdotta da desto; la secondaria di solito è davanti. I due processi
sono descritti con aggettivi o avverbi al grado comparativo e seguono immediatamente la
congiunzione. La “gradazione” nella principale è di tipo qualitativo, quella nella secondaria è di tipo
quantitativo.
Variante con immer al posto di desto nella principale, che però ora si mette al primo posto:
Seine Bilder werden immer realistischer, je älter er wird.
je nachdem: esprime due alternative nella principale, che dipendono dall’azione espressa, sempre
con due alternative, nella secondaria, es.
je nachdem, ob sie [viel oder wenig] Zeit hat, kommt sie vorbei oder nicht.
Indirekte Rede.
Il passaggio dal discorso diretto a quello indiretto causa diverse trasposizioni:
1. cambiano i pronomi riferiti agli interlocutori, es.
Sie hat zu mir über dich gesagt:
“Er ist schon lange weg”
…dass du schon lange weg bist / seist
…du seiest schon lange weg
Er hat zu ihr gesagt:
“Hans ist dir sehr ähnlich”
…dass Hans ihr sehr ähnlich ist / seist
…Hans sei ihr sehr ähnlich
2. cambia l’indicazione del tempo: il tempo verbale non cambia rispetto al discorso diretto; cambia
il modo di esprimere il complemento di tempo a seconda che si tratti di un “Besprechen” o di una
“Erzählung”, es.
Ich habe gestern angerufen
Besprechen: Er sagt, er habe gestern angerufen
Erzählung:
Er sagte, er habe am vorigen Tag angerufen
Le altre possibilità sono:
Besprechendes Tempus-Register
Erzählendes Tempus-Register
heute
(noch) am gleichen Tag
gestern
am Vortag / Tag davor
morgen
am nächsten Tag / Tag danach
vorhin
kurz davor
gleich
kurz danach
neulich
einige Zeit zuvor/davor
(am) vorigen Mittwoch
am Mittwoch zuvor
(am) nächsten Sonntag
am Sonntag darauf
3. cambia l’indicazione del luogo: l’avverbio hier diventa da, dort, es.
Er rief: “Wenn ich mich hier nicht wohlfühle, wo denn sonst!”
er rief, wenn er sich dort / da nicht wohlfühle, wo denn sonst.
L’uso dei tempi:
Per indicare un tempo PRESENTE:
Indicativo presente > congiuntivo I, II oppure würde + inf.
- si usa il cong. I se si capisce che la forma verbale è un congiuntivo, quindi sempre in caso
di sein, es.
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Ich habe ihm gesagt:“Ich bin zu Hause” > , ich sei zu Hause.
- si usa il cong. II se la forma verbale si confonde con l’indicativo. Si usa soprattutto con i
verbi più comuni: haben, dürfen, können, mögen, müssen, es.
“Ich habe wenig Zeit” > , ich hätte wenig Zeit.
e con i verbi che al pret. hanno la vocale apofonica a, u, che si metafonizza: bringen
(brachte > brächte), fahren (fuhr > führe), finden (fand > fände), kommen (kam > käme),
sprechen (sprach > spräche), treffen (traf > träfe), verstehen (verstand > verstände), wissen
(wusste > wüsste), es.
“Wir fahren um 16 Uhr ab” > , wir führen um 16 Uhr ab
con gli altri verbi, soprattutto alla prima persona sing. e alla prima/terza persona plurale dei
verbi deboli, si preferisce würde, es.
“Ich arbeite bis 16 Uhr” > , ich würde bis 16 Uhr arbeiten.
Per indicare un tempo PASSATO:
Indicativo preterito > tempi composti del congiuntivo
- si usa il pass. pross. quando la forma è riconoscibile come congiuntivo, cioè tutti i verbi
con ausiliare sein, e la terza pers. sing. e seconda sing./plur. dei verbi con l’ausiliare haben.
Ich habe ihm gesagt: “Ich war krank” > , ich sei krank gewesen.
- con le forme non riconoscibili di congiuntivo:
Ich habe ihm gesagt: “Ich hatte Grippe” > , ich hätte Grippe gehabt.
Per indicare un tempo FUTURO:
Indicativo futuro o presente > congiuntivo futuro (es. er werde kommen) oppure würde + inf.
quando il werden non è chiaramente congiuntivo.
Er hat mir gesagt: “Ich komme morgen zu dir” > , er werde morgen zu mir kommen.
Ich habe ihm gesagt: “Ich erwarte dich gegen 8 Uhr” > , ich würde ihn gegen…
Per indicare un IMPERATIVO:
Imperativo > müssen o sollen (comando), mögen (preghiera) + inf.
“Komm doch morgen zu uns!” > , ich müsse unbedingt am folgenden Tag zu ihnen
kommen.
“Ruf aber vorher an, wann wir dich erwarten können!” > , ich solle aber anrufen,
wann sie mich erwarten könnten.
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