la riabilitazione con elettrostimolazione sequenziale Il ginocchio La

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Elettroterapia nella riabilitazione funzionale: la
riabilitazione con elettrostimolazione sequenziale
Winform storicamente si è occupata di elettrostimolazione ed è l’unica azienda ad avere realizzato il rivoluzionario
sistema di generatore ad impulsi perfettamente compensati in grado di lavorare in sequenza, reclutando e detendendo in
contemporanea, per la riabilitazione tradizionale e neurologica.
Da tempo la visione segmentaria dei muscoli è stata superata da un concetto più globale che li colloca all’interno di una
struttura più complessa: la “catena cinetica o catena muscolare”, che è costituita dall’insieme dei muscoli che
intervengono nella realizzazione di un’azione motoria.
L’azione motoria è il risultato dell’intervento di più muscoli legati tra loro da una sequenzialità di intervento: alcuni si
contraggono (agonisti) ed altri si decontraggono (antagonisti), tutti integrati in un sistema di “coordinazione
intermuscolare”. Uno squilibrio muscolare porta ad una serie di adattamenti posturali che possono alterare questo
meccanismo perfetto, fino all’insorgenza di un evento patologico.
Il ginocchio
Per poter comprendere correttamente l’origine della patologia rotulea è indispensabile conoscere la biomeccanica del
ginocchio e porre estrema attenzione all’importanza della rotula nei movimenti di flesso-estensione e rotazione.
Analizzando gli spostamenti della rotula sul femore, si osserva che la troclea femorale e la superficie intercondiloidea
formano una scanalatura verticale nel fondo della quale scorre la rotula.
Il movimento corretto della patella, durante la flessione del ginocchio, consiste dunque in uno spostamento verticale
lungo la gola fino alla superficie intercondiloidea e si conclude sotto i condili nella flessione estrema.
Gli spostamenti della rotula rispetto alla tibia sono indispensabili tanto per i movimenti di flesso-estensione che per quelli
di rotazione assiale.
Durante i movimenti di flesso-estensione la rotula si sposta sul piano sagittale, mentre durante i movimenti di rotazione
assiale gli spostamenti avvengono sul piano frontale. Durante la rotazione esterna della tibia il femore trascina la rotula
in dentro ed il legamento rotuleo diviene ancora più obliquo in basso ed in fuori rispetto alla posizione neutra; nella
rotazione interna, invece, il femore, ruotando all'esterno rispetto alla tibia, porta la rotula in fuori ed il legamento rotuleo
diviene obliquo in basso ed in dentro.
Per quanto riguarda i componenti muscolo-legamentosi, la rotula si trova sotto il controllo di due sistemi: SISTEMA
TRASVERSALE costituito dal legamento alare interno, dal vasto obliquo mediale (VOM) e da alcune espansioni
fibrotiche del tratto ileo-tibiale cui si inserisce il muscolo tensore della fascia lata;
SISTEMA LONGITUDINALE costituito dal tendine del quadricipite femorale (QCF) in alto e dal tendine rotuleo in basso.
Quando uno od entrambi i sistemi di controllo sono alterati, da tensioni fasciali e/o da ipotrofie con relativi squilibri
muscolari, possono insorgere patologie dolorose.
Una volta superata la fase dolorosa, grazie a trattamenti mirati, si può intervenire con un lavoro specifico di riequilibrio
muscolare.
La spalla
Nel considerare le componenti muscolari della spalla, sia quelle afflitte da sindrome da conflitto che quelle operate, è
necessario superare il concetto della valutazione isolata della spalla, per inserirla nel contesto della funzionalità globale
dell’arto superiore e della componente scapolotoracica.
All’esame clinico dei movimenti della spalla si può notare che, per la maggior parte dei casi, l’abduzione del braccio è
inibita dopo pochi gradi di movimento o da una sintomatologia dolorosa e/o da una deficienza muscolare.
Una volta superata la fase dolorosa, grazie a trattamenti mirati, si può intervenire con un lavoro specifico di riequilibrio
muscolare.
Considerando che il muscolo tricipite lavora estendendo l’avambraccio contro gravità (nell’estensione dell’avambraccio
verso gravità lavorano eccentricamente i muscoli flessori), nella situazione prima esposta non viene mai sollecitato.
Questo porta, nel tempo, ad uno squilibrio muscolare dell’apparato flesso estensore dell’avambraccio con ipertonia e
retrazione delle guaine miofasciali dell’apparato flessore.
Dato che il muscolo bicipite omerale è anche un muscolo supinatore del polso, un’alterazione della sua tonicità potrebbe
causare uno squilibrio muscolare nei movimenti rotatori del polso.
Il paziente, giorno dopo giorno, assume un “atteggiamento antalgico” con la spalla anteposta ed il braccio flesso ed
addotto.
Questi adattamenti negativi sono stati evidenziati con una valutazione isocinetica delle articolazioni di spalla, gomito e
polso.
Il primo approccio riabilitativo sarà, quindi, una detensione delle fasce retratte con esercizi di stretching e di detensione
con l’elettrostimolatore. Successivamente sarà opportuno tonificare i muscoli che stabilizzano la
spalla e la scapola, gli estensori dell’avambraccio, i flessori dorsali del polso e gli estensori delle dita.
Per quanto riguarda il lavoro attivo dei muscoli elevatori ed abduttori del braccio non è possibile eseguirlo con
sovraccarichi, anche minimi, per il mancato intervento dei muscoli della cuffia dei rotatori. In questa circostanza, infatti,
non si abduce il braccio, ma si eleva il moncone della spalla per l’intervento sia del muscolo trapezio, con i suoi fasci
superiori, che del muscolo elevatore della scapola e conseguente ipertonia di questi muscoli e retrazione della fascia che
li ingloba.
Utilizzando l’elettrostimolazione si può riequilibrare questo deficit muscolare, inducendo un lavoro corretto del deltoide in
sinergia con i muscoli extrarotatori, grazie alla stabilizzazione della scapola.
Solo successivamente si potrà cominciare un lavoro attivo degli elevatori della spalla.
Il rinforzo muscolare
Le funzioni primarie del sistema muscolo-scheletrico sono il sostegno del corpo, il suo trasporto ed il suo uso per
realizzare attività fisiche.
Il sistema neuromiofasciale ha la caratteristica di rispondere ad uno stimolo reiterato con un processo anabolico di
adattamento. Quando lo stimolo viene a mancare, come in situazioni particolari che prevedono un riposo obbligato od
un’immobilità funzionale (traumi, interventi chirurgici o gravi patologie internistiche), il muscolo normalmente innervato
incorre in una serie di modificazioni: ipotrofia delle fibre, diminuzione della forza e della resistenza alla fatica ed allo
sforzo, retrazione fasciale e compromissione della sensibilità propriocettiva-cinestesica.
La letteratura riporta una perdita dei valori di forza iniziale fino al 40% in due settimane e concentrata soprattutto nella
prima. E’ stato anche dimostrato che l’ipotrofia delle fibre muscolari può cominciare già dopo un giorno di
immobilizzazione; in un mese di immobilità è stata osservata una notevole diminuzione dei diametri trasversi, fino ed
oltre il 30% nei confronti di quelli iniziali.
La modificazione quantitativo-strutturale colpisce sia le fibre di tipo I a contrazione lenta che le fibre tipo II a contrazione
rapida, anche se maggiormente le prime.
Per limitare il processo involutivo e ripristinare precocemente il tono ed il trofismo muscolare si utilizza
l’eletrostimolazione con programmi specifici, in grado di produrre un lavoro selettivo per le fibre rosse e bianche,
senza gravare sull’articolazione o strutture da tutelare nella prima fase riabilitativa.
Il generatore di corrente ad impulsi compensati, è riportato in letteratura come metodo indispensabile e dalle migliori
performance.
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