XI LE NOSTRE INIZIATIVE MARTEDÌ 9 APRILE 2013 L’impresa più difficile è stata quella di attraversare le Alpi •• Gli elefanti sono stati la grande innovazione della strategia di Annibale Le due alunne erano assenti ma hanno voluto partecipare al lavoro con un loro disegno Scuola primaria «SAN FRANCESCO D’ASSISI» - Valera Fratta (Lodi) LA REDAZIONE - CLASSE V: Elisa Baini, Luca Bertelli, Giada Burnengo, Giuseppe Cuscianna, Christian D’Ignazio, Nicole Dante, Letizia Lunco, Sofien Mallouli, Chiara Miragoli, Ilaria Pandini, Flavio Rognoni e Samantha Zucchelli. DOCENTE COORDINATORE: Cristina Dallù Oggi gli animali con la proboscide non fanno più paura. Ci sono invece le terribili armi nucleari Gli alunni della classe V^ della scuola primaria «San Francesco d’Assisi» di Valera Fratta (in provincia di Lodi), colpiti dalla strategia militare del generale, hanno immaginato di intervistare il signor Annibale Barca, valoroso condottiero e politico cartaginese, nato a Cartagine nel 247 a.C e morto a Lybissa nel 182 a.C. Ecco le nostre domande e le sue risposte. LA CLASSE ha accolto molto calorosamente il Generale, ed anche Lui ha gentilmente risposto a tutte le domande che gli sono state fatte. È stata per entrambi una bellissima esperienza. Chi sei? Barca è il tuo nome vero? «Sono nato a Cartagine nel 247 A.C. e sono un generale, mio padre era anch’esso un valoroso generale, si chiamava Amilcare e fu soprannominato Barca (fulmine) dai romani ecco perché io porto questo soprannome. Mio padre perse contro i romani nella prima guerra punica e cercava la rivincita infatti, riorganizzò un poderoso esercito in Spagna, purtroppo però è scomparso quindi ho deciso di aiutarlo nell’impresa che avrebbe voluto fare lui». Com’è stato il viaggio che ti ha permesso di raggiungere Roma? Come l’hai vissuto? Come hai fatto a sopravvivere? «Sono partito nella Primavera del 218 A.C. da Nuova Cartagine (vicino a Barcellona) accompagnato da: 90mila fanti, 12mila cavalieri e 37mila elefanti, il mio obiettivo era quello di raggiungere l’Italia e battere i romani, come avrebbe voluto fare mio padre. L’impresa fu veramente difficile, in particolare il viaggio. Iniziarono i problemi subito dopo aver varcato la soglia del fiume Ebro, dovetti combattere contro quattro tribù: gli Ilergeti, i Bargui, gli Ausetani e i Lacetani; in Agosto riuscii ad oltrepassare i Pirenei con un esercito ridotto a 50mila fanti, 9mila cavalieri e 37 elefanti. Subito dopo dovetti scontrarmi con le tribù galliche ma fu un “gioco da ragazzi” dominarle e riuscii a raggiungere il Rodano a Settembre dove mi aspettava il mio alleato Magilo e decisi in seguito di oltrepassare le Alpi attraverso il Piccolo San Bernardo. Ai primi di ottobre raggiunsi la Pianura Padana con 20mila fanti, 6mila cavalieri e 21 elefanti di cui purtroppo solo uno riuscì a superare il gelido Inverno e i numerosi attacchi dei nemici. Nella primavera successiva (217) decisi di spostarmi con il mio Annibale: «Un genio militare in pensione» Intervista impossibile al generale esercito un po’ più a Sud. Avanzai in Etruria vincendo i romani sul lago Trasimeno, volevo scendere verso Roma ma mi resi conto di non avere più un valido esercito che mi permettesse di assediare la città, inoltre nelle zone umbre, le popolazioni erano molto fedeli a Roma quindi opponevano molta resistenza. Decisi allora di spostarmi in meridione e provare a suscitare una rivolta generale contro i dominatori romani, inizialmente questo tentativo fallì ma nell’anno successivo, nell’Italia meridionale riscossi molti successi riuscii infatti a conquistare: Capua, Taranto e la Campania. Era finalmente il momento di attaccare Roma ma mi ritrovavo ormai con un esercito veramente esiguo e non potevo certo intraprendere una guerra in quelle condizioni! Purtroppo Roma aveva vinto anche la seconda guerra punica e tornai in patria nel 203 con il cruccio di non essere riuscito a vendicare mio padre. Senza ombra di dubbio il viaggio è stato difficile ma ne valse la pena perché in Italia non avevano mai visto gli elefanti infatti, molte popolazioni di fronte a quegli enormi animali si rifiutarono anche di combattere, il problema principale fu la difficoltà nell’attraversare la cate- na alpina e gli inverni gelidi dell’Italia settentrionale, avevo fatto troppi chilometri …..l’esercito era troppo provato e poco numeroso, probabilmente avrei dovuto partire da un punto più vicino all’Italia. Inoltre le popolazioni locali non erano mai «molto ospitali» non ci hanno nemmeno permesso di assaggiare i piatti tipici italiani conosciuti in tutto il mondo! ». Cos’hai fatto dopo la guerra? E adesso cosa fai? «Dopo la guerra tornai a Cartagine e nel 195 divenni Capo del Governo, governai sempre onestamente e ci fu nel mio stato una grande ripresa; purtroppo però fui accusato ingiustamente di aver tradito la Patria nel periodo in cui mi fermai a Roma e di fronte a quest’accusa probabilmente fondata solo su invidia preferii andarmene in esilio….infatti ancora oggi viaggio molto, meno male sono in pensione!». È forte il popolo romano? «Annibale: Devo ammettere che fu una popolazione molto forte, la più forte che io abbia mai incontrato, ed io credo di essere stato un valido nemico per loro, alla loro altezza». Rifaresti la tua fantastica impresa ai giorni nostri? «Oggi i tempi sono cambiati, sono cambiate le armi, i mezzi di trasporto e soprattutto le persone. Se fossi partito in questi periodi non avrei viaggiato con gli elefanti perché non fanno più paura a nessuno! Avrei dovuto inventare qualcos’altro! Inoltre sono mezzi di trasporto troppo lenti e si arriva al luogo destinato già molto stanchi e provati. Dal momento che ci troviamo ormai in una società molto moderna e ben equipaggiata a livello bellico sarei partito con del materiale nucleare, avrei utilizzato dei mezzi più veloci e avrei addestrato personalmente i soldati. Ma oggi non vale la pena entrare in guerra con altri stati a meno che non ci sia una validissima causa, le guerre di oggi sono finalizzate ad accaparrarsi solo “beni” materiali come il petrolio, diamanti… io avevo idee diverse, volevo rivendicare l’impresa di mio padre, volevo diventare un eroe per aver sconfitto il grande esercito romano, oggi i miei ideali non sarebbero apprezzati. Gli stati stessi a causa di altre guerre hanno assunto altre forme di governo ed oggi il popolo romano come lo intendo io non è più lo stesso. Compiere un’altra impresa di quel genere non avrebbe nessun senso». LA CLASSE V di Valera Fratta saluta e ringrazia il grande Generale Annibale che si è gentilmente prestato all’intervista e spera che tutti lo ricordano come un “genio militare” che per quindici anni è riuscito a tenere testa al popolo romano. Gli studenti di V, grazie a questo progetto, hanno trovato un modo simpatico per abbinare un’interessante intervista e un’affascinante lezione di storia!