Lesioni cutanee da compressione

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ASUR MARCHE
ZT n. 5 JESI (AN)
Unità Operativa di Medicina Interna
Direttore Dr. Paolo AGOSTINELLI
Lesioni cutanee da compressione (1b): cause
Partecipanti:
CAPISALA:
Marcella ROMAGNOLI
Nazzareno BAMBINI
INFERMIERI:
Lidia AUGELLO
Donatella DANTI
Milena DE SANCTIS
Barbara FALCIONI
Doriziana GIACCAGLIA
Raica LANCIONI
Carla OLIVETTI
Claudia ORTOLANI
Sonia SCHIAVONI
Paola SPAGNUOLO
Silvano ZENOBI
Marcello ZINGARETTI
O.T.A.
Mirella COCCIARINI
Oggi è ampiamente riconosciuto come metodo valido, per la valutazione delle
condizioni generali, l'applicazione della Scala di Norton.
Questa scala permette di rilevare alcuni parametri ai quali viene dato un punteggio da
1 a 4 a secondo della gravità.
Sommando il punteggio relativo ad ogni singola funzione del paziente si possono
attuare interventi mirati e specifici per la prevenzione della comparsa di LDC, in
particolare:
.Da 0-12 il rischio di LDC è alto e gli interventi devono essere attuati in maniera
tempestiva ed efficace.
.Da 12-14 il rischio lieve e gli interventi possono essere dilazionati nel tempo
.Per un punteggio a 14 il paziente non è momentaneamente a rischio di LDC
Condizioni Locali:
PRESSIONE:
S'intende per pressione una forza applicata perpendicolarmente a un'unità di
superficie. Il punto critico dello sviluppo di una lesione da compressione si raggiunge
quando la forza comprimente fra superficie corporea e piano di appoggio è più
intensa della pressione del sangue nel distretto arteriolo-capillare, perciò viene a
crearsi una condizione di ischemia persistente. Ciò avviene quando in un'area di cute
si applica una forza pressoria superiore a 32 mmHg per un periodo sufficientemente
prolungato. Normalmente I'ipoperfusione tissutale è tollerata per un breve periodo,
ma se prolungata può modificarsi in una cascata di ipossia, acidosi, emorragia
interstiziale (comparsa di eritema fisso), accumulo di cataboliti tossici e necrosi
cellulare.
Quando si verifica questa situazione si determinano la chiusura dei vasi sanguigni,
danni endoteliali, edema interstiziale, autolisi e necrosi cellulare. L'occlusione dei
vasi linfatici aggrava l'accumulo di cataboliti tossici, I'anaerobiosi e I'acidosi
tissutale. Le alterazioni infiammatorie che si verificano sono mediate da neutrofili e
da eosinofili; l'aggregazione piastrinica nei vasi compressi determina la formazione di
microtrombi e la diminuzione dell'attività fibrinolitica favorisce la disposizione di
fibrina.
FORZE DA STlRAMENTO O DI TAGLIO:
I vari segmenti corporei tendono a "scivolare" da una posizione ad un'altra se non
sono sorretti da un'idonea postura, determinando a livello della cute interessata una
pressione tangenziale con effetto di stiramento: si verifica una trazione dei tessuti
molli, ancorati alle fasce muscolari profonde con effetto di stiramento, possibile
inginocchiamento, ostruzione e recisione dei piccoli vasi, trombosi del microcircolo e
conseguente necrosi tissutale profonda. La superficie cutanea può essere
compromessa ed esposta al rischio di piaghe da decubito. Specialmente in soggetti
anziani profondamente defecati e magri, la mancanza di grasso sottocutaneo aumenta
il danno provocato dallo stiramento
Le forze di stiramento agiscono parallelamente al piano interessato e sono più intense
a livello sacrale nella posizione semiseduta, pertanto il corpo tende a scivolare in
avanti e in basso fino a raggiungere la posizione supina. In tal modo la pelle tende ad
aderire alla superficie del letto mentre lo scheletro continua a scivolare in avanti
provocando zone di stiramento dei tessuti superficiali su quelli profondi. Lo
stiramento e la strozzatura dei vasi, che dagli strati più profondi vanno a nutrire la
cute, provocano ischemia e necrosi. Tali forze intervengono unitamente alla
compressione e riducono in maniera significativa i valori pressori necessari per
determinare il danno tissutale.
ATTRITO O FRIZIONE:
E' la forza esercitata da due superfici che si muovono l'una contro l'altra quando tra
loro esiste un contatto che genera calore per sfregamento delle due parti. Non è un
fattore determinante, ma può giocare un ruolo importante asportando gli strati
superficiali dell'epidermide e rendendo più suscettibile la cute agli eventi lesivi..
Il fenomeno attrito diventa particolarmente evidente quando si debba spostare un
paziente nel letto: quest'operazione deve essere eseguita sollevando il paziente o
eventualmente facendolo rotolare ma mai trascinandolo.
Gli effetti dell'attrito o frizione sono potenziati dall'esposizione prolungata della cute
all'umidità.
AUMENTO DELLA TEMPERA TURA LOCALE:
Cuscini e materassi mantengono il calore e riscaldano la cute aumentandone il
metabolismo con conseguente aggravamento degli effetti dell'ischemia. Questo ffetto
si può protrarre per oltre un'ora dopo che si è intervenuti per decomprimere la zona.
L'aumento della temperatura inoltre provoca sudorazione con conseguente
macerazione cutanea.
UMIDITA':
la costante esposizione della cute all'umidità può macerare la cute esponendola
maggiormente ai danni della compressione e della frizione.
L'eccessiva umidità può essere determinata da incontinenza urinaria non
adeguatamente corretta, diarrea e/o sudorazione. Il contatto prolungato della cute con
urine e feci
determina un danno diretto alle cellule epiteliali per effetto sia di agenti chimici che
tossici e per la conseguente modificazione del p H cutaneo.
L'incontinenza non adeguatamente gestita e corretta è quindi un importante fattore di
rischio per lo sviluppo della lesione in quanto la persistenza di urine e feci a contatto
della cute determina alterazioni dello strato epidermico per riduzione della secrezione
lipidica e sebacea.
Si esamineranno quindi con più attenzione le zone che più frequentemente vengono
interessate :
.Sacro (43 %),
.Grande trocantere (12 %), .Talloni (11 %),
.Sporgenze ischiatiche (5 %), .Malleolari (6 %).
SEDI ANATOMICHE INTERESSATE NELLE VARIE POSIZIONI:
POSIZIONE SUPINA: regione del sacro, apofisi spinose vertebrali, spina della
scapola, nuca, talloni.
POSIZIONE PRONA: zigomo, regione temporale, padiglione auricolare, arcate
costali, zone antero-laterali del torace, spina iliaca antero-superiore, ginocchia.
POSIZIONE LATERALE: regione del trocantere, cresta iliaca, malleoli, bordo
esterno del piede, ginocchio, spalla, regione del scapola, gomito, padiglione
auricolare, zigomo.
POSIZIONE SEDUTA: gomito, regione del coccige, regione ischiatica, aree
compresse dai bordi della sedia, da ciambelle, cuscini, padelle, angoli di sporgenza
costale nei cifoscoliotici.
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