La Chiesa Collegiata di S. Silvestro Papa

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Il Duomo
La Chiesa Collegiat
a
di S. Silvest
ro Papa
Forse la chiesa più antica di Fabrica di Roma, la cui costruzione è legata
ai primordi della vita cittadina, quando sorgeva ai margini delle mura castellane. La Bolla del pontefice Alessandro III, del 1177, che ne conferma
l’appartenenza al monastero di S. Elia, presuppone l’esistenza dell’edificio già prima di questa data. Dunque si dovette costruire tra il 1093, data
in cui è accertata l’esistenza del fundus Fabricae, e il 1177.
Diverse fasi costruttive, ricostruibili grazie alle delibere del Consiglio Comunale,
hanno conferito l’aspetto attuale della chiesa, ad un’unica navata e con volta a botte.
L’intervento più importante risale al XVI secolo, quando l’edificio fu ingrandito, divenendo chiesa parrocchiale, secondo le direttive del 1571 del Visitatore Apostolico.
Già nel 1556 (come si legge nel cartiglio) erano stati realizzati gli splendidi affreschi
dell’abside, attribuiti da alcuni a Taddeo Zuccari (basandosi, anche, sulla tradizione
orale riportata nella lettera dell’arciprete Ponti) e da altri a Guido da Viterbo. Cesare
Verani però, dopo un attento studio, li ha attribuiti ai fratelli Torresani, riconoscendo
i caratteristici tratti manieristici che si rifanno a Raffaello, riscontrabili nelle opere
realizzate dagli stessi nelle chiese di Corchiano.
Nel 1630 fu rifatta la facciata mantenuta semplice ed austera: una finestra oculare,
che nella Tuscia viene spesso preferita al rosone, si apre nel prospetto, semplicissima,
senza che alcuna cornice la impreziosisca.
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Circa quaranta anni dopo proseguivano i lavori con la costruzione del campanile affidata a Mastro Darri di Canepina, seguendo il disegno di Sigismondo Iannone. Due abitazioni vennero allora abbattute per dare il giusto spazio
alla struttura. L’inaugurazione nel 1672, dopo soli due anni dell’importante
luogo di culto, venne salutata con una solenne cerimonia e con la gioia del popolo, che da tempo ne lamentava la mancanza. Il campanile, i cui caratteri sono
riconducibili alla scuola romana con le marcate linee orizzontali dei vari piani in
cui si aprono finestre bifore e monofore, è inserito nel prospetto della chiesa, di base
quadrata e coronato dalla cuspide conica. A differenza dei prototipi romani questo
campanile, come gli altri che si costruiscono un secolo prima nella Tuscia, ha la peculiarità di essere costruito in blocchi di pietra anziché in laterizi. Da un documento
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dell’Archivio di Stato, sappiamo che nel 1772 venne realizzata la bussola
di legno dietro la porta d’ingresso, finanziata dai proprietari di bestiame
che così volevano evitare le continue molestie, durante le funzioni religiose,
causate dai rumori esterni e dall’entrata degli animali da cortile.
Nel 1776 il Consiglio Comunale indisse l’asta per costruire la volta della
chiesa parrocchiale, da realizzarsi seguendo il progetto dell’architetto Camporesi.
Il 22 Settembre 1791, venne trasportato da Roma a Fabrica il corpo di S. Giustino,
preziosa reliquia donata da papa Pio VI: l’urna nell’altare maggiore contiene ancora
oggi il corpo del Santo e viene portata in solenne processione ogni quattro anni nello
stesso giorno del primo trasporto, a ricordo dell’evento.
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Gli Affreschi
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L’abside della Chiesa Collegiata di S. Silvestro Papa è magnificamente affrescata e
attorno alla figura di Cristo si sviluppa un ciclo pittorico degno di nota.
I temi rappresentati nella nicchia semicircolare sono il preludio al grande Trionfo di
Cristo che si afferma con magnificenza nella calotta semisferica, manifestando la fusione tra il Nuovo e il Vecchio Testamento e la garanzia della Chiesa con i suoi Apostoli e i Santi. Una partizione in tre riquadri scandisce gli episodi laterali dell’Ultima
Cena e della Flagellazione, entro contesti architettonici in cui forti sono gli intenti
prospettici, e della Crocifissione, la scena centrale e più importante.
Nel catino absidale è rappresentata la Gloria del Redentore, attorniato da angeli (alcuni con i segni della passione: spine, chiodi, lancia, croce e colonna della flagellazione); più in basso sono, invece, la Madonna e S. Giovanni Battista, e in posizione di
secondo piano, Adamo ed Eva, Noé recante l’arca e Abramo col coltello del sacrificio
e il piccolo Isacco. Nel piano sottostante in posizione dominante, Mosè ed Aronne e
subito dietro Giosuè, il re David e San Giuseppe, quindi schierati a destra e a sinistra
gli apostoli (riconoscibili dai propri simboli e dal colore delle vesti che sono gli stessi
utilizzati nell’Ultima Cena) e nel fondo la corte dei Santi.
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Il Visitatore Apostolico, giunto a Fabrica, nel 1571, per l’applicazione del Concilio
di Trento, dovette trovare questi affreschi consoni alle nuove direttive, se vi ordinò
il trasferimento della parrocchia (prima nell’antica chiesa di Santa Maria). Seppure l’esecuzione di queste opere pittoriche sia anteriore all’approvazione papale dei
Decreti tridentini (1564), ne rispecchiava in pieno i contenuti. Tra di essi si legge
infatti:
“...debbono essere poste e conservate particolarmente nelle chiese le immagini di
Cristo, della Vergine Madre di Dio e degli altri santi [...]; i Vescovi con ogni diligenza insegnino che attraverso le storie dei misteri della nostra redenzione, raffigurate
nei quadri o in altre rappresentazioni, il popolo viene istruito e confermato nel ricordare e rimeditare assiduamente gli articoli di fede; e ancora che da tutte le sacre
immagini si ricava gran frutto, non solo perchè si ricordano al popolo i benefici e i
doni che gli sono stati fatti dal Cristo, ma anche perchè vengono posti sotto gli occhi
dei fedeli i miracoli che Dio compie attraverso i santi e gli esempi salutari, sicché ne
ringrazino Dio e regolino la loro vita e i loro costumi ad imitazione dei Santi e siano
spinti ad adorare e ed amare Dio e coltivare la pietà”.
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IL PALAZZO
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La famiglia Cencelli, originaria di Fabrica, esercitò un ruolo determinante nella vita politica e sociale del paese. Il fondatore della famiglia fu Giulio Cesare, che morì durante
l’assedio che il Legato Pontifico mosse al Prefetto di Vico.
Tra le personalità eminenti della famiglia, si ricordano Stefano e Giuseppe Cencelli che
nel XVII secolo furono sacerdoti e cappellani della cappella della Madonna del Carmine, nel Duomo di Fabrica di Roma. Un’altro insigne esponente di cui si ha notizia, fu
Giovan Nicola Cencelli, noto notaio dell’XVIII secolo.
Nel 1756 la Reverenda Camera Apostolica diede in enfiteusi per 40 scudi all’anno, e in
un secondo momento in vendita, il territorio di Fabrica a Stefano e Leopoldo Cencelli.
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L’edificio è stato costruito nel XVI secolo
per volere della facoltosa famiglia Cencelli e nonostante sia stato più volte
rimaneggiato, conserva ancora
oggi al suo interno pregevoli affreschi insieme a buona
parte dell’arredo originale.
Attualmente il Palazzo Cencelli è sede del Comune di
Fabrica di Roma.
Di sorprendente bellezza è il giardino storico in stile “italiano” appartenente al palazzo. Conserva originarie piante,
come le siepi di bosso e i cipressi, ed è
abbellito da zampillanti fontane.
Recentemente il Comune di Fabrica, al
fine di rendere fruibile il giardino al pubblico, ha costruito un ponte in legno, che
lo collega direttamente al palazzo.
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SUTRI
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