L`enigma del numero delle cappelle della Chiesa delle Croci in Foggia

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Andrea Amato
L’enigma del numero delle cappelle della Chiesa
delle Croci in Foggia
di Andrea Amato
Un importante contributo alla ricostruzione delle vicende relative all’erezione
delle Cappelle della Chiesa delle Croci possiamo ricavarlo dall’esame di vari atti,
riuniti in un unico fascicolo depositato presso l’Archivio di Stato di Foggia, finora
solo parzialmente pubblicati.
Da un primo documento del 1699, pubblicato da Vittoria Pilone, sembra
dedursi l’esistenza di un progetto che prevedeva la costruzione di una chiesa, oltre
le sette cappelle. In esso si dice, infatti, che: «fu fondata ... una divotione ... intitolata
Via Crucis, con piantarsi sette croci, sopra ognuna delle quali dalla divotione de’
Cittadini furono edificate altrettante cupole, e cavati li fundamenti d’una Chiesa da
edificarsi, fin hora non fatta per alcune differenze ...»1
Un altro documento, sempre del 1699, pubblicato da Gaetano Cristino
e Franco Mercurio, invece dice: «furono erette sette croci e sopra ciascheduna
di esse una cupola di fabrica e nell’ultima croce si cavarono le fundamenta per
farvisi la Chiesa quale non si eresse per alcune differenze insorte, ed intendiamo
che per detta fabrica vi sia non si che somma di denaro in deposito e che la b. a.
del Sig. Domenico della Porta habbia lasciato non si sa che quantità di materiale
di fabrica ...».2
Come si può notare, emerge una certa discordanza tra i due atti. Il primo
documento, infatti, non chiarisce se le fondamenta della chiesa dovevano interessare
l’ultima cappella, o se, letteralmente, esorbitavano dalle sette cappelle già costruite.
Il secondo documento, invece, in maniera più univoca, afferma che le fondamenta
furono sbancate al posto della settima cappella. In ogni caso, ambedue i documenti
attestano la iniziale presenza o previsione di una settima cappella. Del resto, le
stazioni della Via Matris sono sette.
Tuttavia, un terzo documento, di qualche anno più tardi, parla di «un
Calvario detto Via Crucis a petitione de’ P.P. Cappuccini in vicinanza del loro
1
Vittoria PILONE, Storia di Foggia dalla venuta di Carlo di Borbone al 1806, Foggia, [s.n.],1971.
Gaetano CRISTINO, Franco MERCURIO, Guida alla Chiesa delle Croci, Foggia, Cenacolo Culturale Contardo Ferrini, 1982.
2
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Monastero, e piantate nove croce ed in sei d’esse vi fu eretta una cupola di
fabrica ...»3
Questa descrizione risulta essere più vicina alla realtà attuale ed, inoltre, si
accorda con il disegno del complesso religioso realizzato dai di Rovere nel loro
Atlante delle Locationi. Nella raffigurazione della città qui disegnata, infatti, si
scorgono una teoria di sei cappelle ed un cappellone conclusivo, affiancato da due
croci laterali, facendo, così, ammontare a nove il numero complessivo delle croci
previste. Tante quante ne sono enumerate nel terzo documento. Ciò spiega pure
perché la chiesa, nei documenti dell’epoca, viene detta delle ‘Tre Croci’, in quanto,
appunto come ce la presentano i di Rovere, il cappellone maggiore (la chiesa vera e
propria) con le due croci laterali viene a formare un trittico.
Per venire a capo dell’intrico rappresentato dalle testimonianze fin qui
riportate dobbiamo mettere a confronto gli atti fin qui considerati con altri
documenti contenuti nello stesso fascicolo, conservato presso l’Archivio di Stato
di Foggia.
Innanzi tutto, sempre il terzo documento sopra citato precisa che «restò
la detta chiesa della Croce maggiore del Calvario imperfetta et senza la sua
dovuta fabrica della Cupola». Probabilmente, quindi, la futura chiesa era solo
contrassegnata e contraddistinta da una settima croce ed, inizialmente, avviata
soltanto a livello di sbancamento.
Può corroborare una tale ipotesi il testo di un ulteriore documento in
cui si chiede «licenza di fabricare in detto luogo dell’ultima croce una cupola a
somiglianza dell’altre erette benché un poco più alta e grande ... proporzione della
Croce maggiore, ultimo ornamento del suddetto luogo, e similmente erigere ...»4
Quindi, si tratta di completare l’ultima cappella, «restando la Croce maggiore
senza la fabrica della cupola suddetta, accagione che havendo voluto l’Ill.mo Sig.
Reg. Guerriero ... fabbricare una chiesa coll’infermaria per li Capuccini ... Mons.
Vescovo di Troia, doppo esservisi convenuto finalmente dissentì dalla fabrica della
Chiesa suddetta ...»5
Dobbiamo, perciò, dedurre che il progetto originario di realizzare la chiesa
laddove si era già proceduto allo scavo delle fondamenta, ossia in corrispondenza
della settima croce, viene, ad un certo punto, abbandonato ed, al suo posto, si optò
per una soluzione più ridotta, trasformando la sesta cappella, già esistente, che ora
vuole ricostruire e rendere più grande. Questa cappella, ampliata, doveva diventare
il Cappellone, o Chiesa, per le funzioni sacre. Insieme ad essa era prevista una
infermeria, destinata ai padri Cappuccini.
A cosa è dovuto un tale ridimensionamento delle previsioni iniziali?
3
Archivio di Stato di Foggia, Dogana Serie V, F. 70, f. 4684, p. 8.
Ibidem, pp, 6-7.
5
Ivi
4
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Probabilmente alla lunga, complessa e dolorosa diatriba che oppose il
convento dei Cappuccini ai due vescovi dell’epoca, prima Mons. Di Sangro e,
poi, Mons. Cavalieri. Di questa controversia ci parla già il documento riportato
da Cristino e Mercurio. Un altro atto dell’epoca, però, ci precisa i termini del
confronto, dato che si attesta che il Vescovado «have(va) havuta l’istessa pretentione
affine di fondarvi ò congregazione, ò cappellania, ò altro beneficio ...»6
Nell’intanto, le «differenze insorte» bloccavano i lavori ed, infatti, «Mons.
Sangro olim Vescovo vi si oppose, per lo che restò la detta Chiesa della Croce
maggiore del Calvario imperfetta ...»7. Lo scontro principale, tuttavia, verteva
soprattutto sull’infermeria, la cui realizzazione avrebbe consegnato una volta
per sempre la «devotione» delle Croci ai Cappuccini, mentre l’edificazione del
Cappellone rientrava negli intenti di ambedue i contendenti e avrebbe lasciato
aperta la questione della direzione del luogo sacro.
Nel 1697 la controversia si inasprì, e, probabilmente, vennero presentati due
distinti progetti di completamento delle opere: uno da parte dei Cappuccini, l’altro
da parte del nuovo Vescovo di Troia Mons. Cavalieri. Infatti, un ulteriore documento
del 1703 ci riferisce che: «nel principio di Settembre dell’anno 1697 a petitione
dell’Ill.mo Sig. Reggente Guerriero all’hora Presidente nella Reggia Douana di
Foggia, e per esso dalla comunità de locati ... fu da me (M. della Serra Capriola,
Ministro Provinciale dei Cappuccini, n.d.r.) proposto in pubblico Capitolo a tutti
i Padri [...] del sudetto se si contentavano di dare il placet alla richiesta faceva l’Ill.
mo Sig. Reggente Guerriero, che a nome di tutti i locati volevano, che i Cappuccini
possedessero il luogo delle Sante Croci di Foggia e che vi si reggesse un’infermaria
per li medesimi Cappuccini ..., e, ottenuto il consenso, si fè venir l’Incengniero per
farne la pianta, come infatto si fece, e nel manifestare tal conclusione a Monsig.
Vescovo di Troia non volle assentire e hora detto Mons. senza riflettere che il
terreno sia Reggio vi fa le proviste, per eriggervi un Cappellone, per introdurvi
una Congregazione de Secolari da esso eretto ...»8.
Inoltre, la controversia cominciava ad investire direttamente Mons. Cavalieri,
il quale, in un altro documento del 4 luglio del 1703, veniva addirittura accusato
che: «doppo esservisi convenuto, finalmente dissentì dalla fabrica della Chiesa
suddetta, è cusì restò detto luogo imperfetto, come adesso se trova ...»9.
L’oggetto della vertenza non riguardava tanto la soluzione progettuale,
quanto la gestione del complesso e cioè se essa dovesse essere affidata al Convento o
alla Chiesa secolare, per il tramite della Confraternita fondata da Mons. Cavalieri.
I Cappuccini si fecero forti del sostegno del Presidente della Dogana, dei locati
6
Ivi
Ibidem, p. 8
8
Ibidem, p. 3
9
Ibidem, p. 6
7
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e della fervida devozione popolare locale e forestiera, giacché «li Popoli ... con gran
divetione concorrono». Il già citato D. della Porta era, invece, il benefattore che
aveva finanziato i programmi vescovili, appoggiati dai principali Ordini religiosi:
Teatini, Domenicani, Agostiniani, Frati Minori Osservanti, la Congregazione dei
Fate Bene Fratelli, tutti firmatari di un documento.10
Alla fine, i due progetti sarebbero rimasti irrealizzati. Così che, quando, più
tardi, si decise di erigere la chiesa vera e propria, la si costruì al posto della sesta
cappella, rimasta nel frattempo incompiuta.
10
Ibidem, p.2
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