La caccia all’ unicorno Allegoria dell’ Annunciazione di Giovanni Maria Falconetto (1468 - 1535) Il pellicano ell’iconografia cristiana, il pellicano è un simbolo di Gesù. La leggenda dice che i pellicani danno ai loro piccoli tanto amore mentre crescono. Ad una certa età, i giovani pellicani cominciano a picchiettare il muso dei genitori con il loro becco. Questo fa infuriare i genitori al punto che, beccando a loro volta i piccoli, finiscono per ucciderli. Dopo tre giorni la mamma pellicano è così afflitta dal dolore che inizia a beccarsi il petto fino ad aprirlo per poter resuscitare il figlio col proprio sangue. L’apertura del petto diventa il simbolo del sacrificio di Gesù e della carità cristiana. Per questa ragione troviamo spesso immagini del pellicano su crocifissi, nelle chiese, su monumenti e in molte immagini e alto/ bassorilievi del Medioevo. Questo uccello viene rappresentato, nella mitologia, con un corpo ed un becco più piccoli oltre che con un diverso colore rispetto al vero. È possibile che le origini del mito del pellicano derivino dal suo naturale comportamento alimentare: i piccoli di pellicano mangiano il pesce pescato dai genitori, direttamente dalla sacca sotto al becco di quest’ultimi, dando così l’impressione di essere intenti a nutrirsi della carne del petto del genitore. Più che altro si tratta di una peculiarità del pellicano dalmata (Pelecanus crispus). Durante la cova infatti la sacca della gola che ha sotto il becco diventa di colore rosso e questo spiega perché questa parte del corpo possa sembrare una ferita aperta. N L’unicorno L’unicorno è un animale mitico con un corno sulla testa, rassomigliante a un cavallo. È considerato il più pregiato degli animali fantastici ed è un simbolo del Bene. Nell’ “Annunciazione” di Falconetto simboleggia la Vergine Maria. Il particolare rapporto tra l’unicorno e la Vergine Maria viene descritto nel Physiologus, un manuale riguardante gli animali risalente al Medioevo, nel seguente modo: “L’unicorno è un animale molto piccolo, che però, come dice Isidoro, ha in se una grande forza. È molto selvaggio e cattivo, in modo che nessun cacciatore lo può catturare con la violenza. Lo si prende però con una casta vergine. Se la si lascia seduta in un bosco da sola, l’unicorno che le passerà a fianco abbandonerà tutta la sua aggressività e ammirandola appoggerà la sua testa sulle sue gambe addormentandosi. In questo modo il cacciatore lo potrà catturare.” Nel quindicesimo secolo le raffigurazioni di unicorni vennero proibite dalla Chiesa. Nonostante ciò, l’animale mantenne il suo significato di virtù e sincerità, purezza e verginità. Viene inoltre anche sottolineata la forza femminile quando il maestoso animale si inchina davanti alla vergine: in questo modo infatti la ragazza attraverso la sua dolcezza riesce a vincere la cruda violenza dell’unicorno. Nella mitologia vengono attribuite all’unicorno diverse abilità. Per esempio, quando un uomo viene trasformato in pietra, quest’ultima si scioglie attraverso le sue lacrime. Quando qualcuno beve il suo sangue diventa immortale, ma allo stesso tempo la sua vita sarà infelice. Il corno dell’animale fantastico dovrebbe neutralizzare i veleni e servire come medicina per varie malattie. Per questo motivo in molte città ancora oggi le farmacie si chiamano “dell’unicorno”. Il leone Il leone è nell’arte, nella religione e nella mitologia uno degli animali più simbolici. Nella Bibbia è segno del potere, del pericolo, del diavolo e dell’inferno (“Vendetta del leone”), tuttavia viene anche visto come simbolo della forza protettrice di Dio. Il leone, che cancella le sue tracce con la coda, simboleggia la misteriosa origine di Gesù Cristo, quindi la trasformazione di Dio in un uomo. Gesù viene anche chiamato “leone della stirpe di Giuda”. Nella “Annunciazione” di Giovanni Maria Falconetto, il leone può probabilmente essere interpretato come il simbolo per la resurrezione di Cristo. Secondo una leggenda, il leone riesce a riportare in vita con il ruggito dopo tre giorni i suoi figli nati morti. Oggi, in molte culture, il leone ha il ruolo di “re degli animali”. Il fatto che fosse conosciuto in Europa nel passato, è dovuto alla sua diffusione nei paesi del Mar Mediterraneo. In seguito divenne ancor più conosciuto grazie alla sua comparsa nel Physiologus, un libro medievale sugli animali, che ebbe molta influenza sulla cultura occidentale del tempo. (H)ortus conclusus Hortus conclusus è il termine in latino per “giardino chiuso”. L’Hortus conclusus era un giardino medievale di vegetali o fiori, racchiuso, che gioca una parte importante nell’iconografia di Maria. Questo giardino rappresenta la purezza di Maria, ed è anche menzionato nel “Cantico dei Cantici” dell’Antico Testamento: Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata.. (Cantico dei Cantici, 4,12) In vari dipinti della Madonna, vi sono orti chiusi che indicano le origini dell´ Hortus conclusus. Alcuni fiori, che oggi si conoscono come simboli della Vergine, appaiono regolarmente in questi giardini. Insieme alle rose senza spine, vi sono gigli, aquilegie, fragole selvatiche, primule, mughetti, cipressi e palme. La verga di Aronne Aronne (in ebraico Aharon) è secondo la Bibbia il fratello maggiore di Mosè. Era il figlio di Amram e Jochebed e apparteneva alla stirpe di Levi. Attraverso Mosè gli venne assegnata da Dio la carica di sacerdote. Sempre secondo la Bibbia (4. Mosè 17,22) i rappresentanti delle 12 stirpi di Israele, tra cui anche Aronne, dovevano scegliersi un bastone. Sarebbe diventato sacerdote colui la cui verga sarebbe fiorita miracolosamente durante la notte. Aronne divenne prete proprio perché fu sua la verga che fiorì (il miracolo della verga di Aronne). Nel Medioevo Aronne era considerato colui che annunciò la verginità di Maria. In particolare il miracolo della verga venne visto come un simbolo per la nascita virginale di Gesù. In questo modo la verga di Aronne è una parte importante dell’iconografia di Maria e in questo senso si può vedere anche nell’ “Annunciazione” di Falconetto. Dal miracolo della verga venne succesivamente denominata una famiglia di piante (Aracae). Queste piante sono solitamente velenose, ma in quantità ridotte possono anche venire usate per scopi medicinali. Secondo il credo popolare una verga di Aronne messa in una culla di un bambino lo proteggerà dal Male. Lo struzzo La parola “struzzo deriva dal greco antico στρουθιων (strouthion) e significa “grande passerotto”. Nell’ “Annunciazione” di Giovanni Maria Falconetto lo struzzo è probabilmente il simbolo del parto verginale di Maria. Questa spiegazione deriva da una leggenda popolare, secondo la quale le femmine di struzzo covano le loro uova solo con lo sguardo. Anche nella Bibbia lo struzzo viene menzionato. Qui però viene descritto per lo più come un animale non premuroso: secondo Giobbe 39, 12-14, la femmina di struzzo lascia imprudentemente le sue uova al sole. Dato che lo struzzo, nonostante le piume, non può volare, esso è anche il simbolo dell’ipocrisia. L’interesse dell’uomo per lo struzzo esiste da almeno 5000 anni. Sia l’arte egizia che quella mesopotamica dimostrano che le piume di struzzo erano già allora usate come gioielli. Una particolarità di queste piume è infatti la loro straordinaria simmetria. L’orso L´orso è, accanto al leone e al lupo, uno degli animali feroci che viene piú volte nominato nella Bibbia. A lui vengono per lo più attribuiti aspetti negativi: l’orso infatti viene rappresentato come il simbolo del male, come la personificazione del mistero e del pericolo. Quando viene nominato positivamente è esempio di autocontrollo e capacità di ascolto. Nell’ “Annunciazione” di Falconetto l’orso è però considerato il simbolo della chiesa cattolica. Secondo Aristotele, i cuccioli dell’orso dopo la loro nascita non hanno ancora una forma definitiva. È compito della madre nutrire e crescere i suoi piccoli. L’orsa, che con il suo amore materno si occupa dei figli, diventa così il simbolo della Chiesa che attraverso il battesimo forma i suoi figli. L’arcangelo Gabriele e i suoi quattro cani Gabriele è il secondo dei quattro arcangeli. Nella Bibbia, è menzionato nel Vangelo di Luca. E’ considerato l’interprete delle visioni ed il messaggero di Dio. Secondo la religione cristiana e giudea, è guida di Cherubino e Serafino. In base ad un’antica interpretazione cristiana, Gabriele è il guardiano dell’acqua e del subconscio. Questo spiega anche il frequente uso del colore azzurro nei dipinti che lo rappresentano. Nella “Annunciazione” di Falconetto, Gabriele è rappresentato accompagnato da quattro cani e porta un bastone ed un corno con cui annuncia il messaggio “Ave gratia dominus tecu(m)”. Questi sono gli strumenti necessari per la caccia dell’unicorno. L’animale che ha forma di cavallo è però già conquistato dalla forza di una vergine e dorme sul grembo di quest’ultima. Accanto ai quattro cani si legge l’iscrizione “Pace, Giustizia, Misericordia” (Pax, Iustitia, Miserico(rdia), le virtù essenziali della chiesa cristiana. Una cosa interessante è che i domenicani, che costruirono la chiesa di San Giorgetto, erano chiamati nel medioevo “I cani del Signore” (domini canes). Mosè Secondo la Bibbia Mosè è la guida del popolo ebraico durante la fuga dalla schiavitù in Egitto fino nella terra promessa. Mosè era un israelita della stirpe di Levi. I suoi genitori erano due schiavi: Amram e Jochebed. Dopo la sua nascita, Mosè venne abbandonato in un cesto fatto di canne nel fiume Nilo, dato che il faraone aveva ordinato di uccidere tutti i discendenti maschi ebrei. Fu poi trovato da una principessa egiziana e crebbe nel palazzo di corte, accettato come figlio dal faraone stesso. Quando divenne un giovane uomo, Mosè uccise una guardia egiziana che maltrattava un ebreo e per questo fu costretto ad andare in esilio a Midian in Seir. Alcuni anni più tardi, mentre portava a pascolare delle pecore, vide, presso il monte Horeb, un cespuglio di spine che, benché bruciasse, non si consumava mai. In quel momento gli comparve davanti Dio (YHWH) che gli ordinò di ritornare in Egitto per liberare il suo popolo (il popolo di Israele) dalla schiavitù. Dopo aver subito le 10 piaghe, il faraone lasciò finalmente liberò il popolo ebraico. Mosè guidò la gente con l’aiuto della verga di Aronne, attraverso il Mar Rosso privo di acqua. Le truppe egiziane che li stavano inseguendo affogarono nell’acqua che nel frattempo era ritornata per volere di Dio. Sul monte Sinai Mosè ottenne da Dio i 10 comandamenti. Condusse il suo popolo insieme al fratello Aronne attraverso il deserto e fu testimone e protagonista di altri miracoli divini quali la fuoriuscita di acqua da un sasso, la benedizione della manna e delle quaglie. Falconetto raffigura Mosè davanti al cespuglio di spine. Vicino a lui si trova la scritta “Moises Moises noli accedere”. Al suo fianco sono rappresentate le pecore che simboleggiano la sua attività di pastore. Ovviamente nell’affresco di Falconetto il cespuglio che brucia si può anche interpretare come un simbolo per la misteriosa verginità di Maria, visto che esso non brucia anche se si trova tra le fiamme. Physiologus Il Physiologus è un manuale molto corto sulla simbologia degli animali risalente al secondo secolo d. C. in Alessandria. La sua stesura originale conteneva 48 capoversi e narrava di animali reali e fantastici o di oggetti inanimati. Ogni capoverso iniziava con una piccola introduzione aperta con un espressione formulare tipo “Il Physiologus narra di....”. Poi seguono riferimenti sul comportamento delle bestie in particolari situazioni, così come allegoriche interpretazioni cristiane sul comportamento. Solitamente il capoverso viene chiuso con un altra formula: “Si, il Physiologus ha parlato bene di...!” Il Physiologus divenne ben presto molto famoso nell’oriente cristiano. Esistevano traduzioni in copto, siriano, armeno e arabo. Intorno al 400 d. C. comparve la prima versione in lingua latina. Successivamente nel Medioevo, si sviluppò da questa prima versione una particolare forma della poesia animale: il Bestiario. L’influsso che ebbe questo importante manuale sulla cultura europea non potrà mai essere abbastanza valorizzato. Si possono trovare inoltre in testi scientifici allusioni al Physiologus, anche se ebbe maggiore influenza sul mondo spirituale. Una prova dell’effetto del Physiologus è la frequente rappresentazione di motivi della iconografia cristiana (pellicano,unicorno, leone), come si può anche vedere nell’ “Annunciazione” di Falconetto. Gli altri simboli La Fontana: La Fontana Sigillata (Fons signatus) è equivalente in significato al giardino chiuso (Hortus conclusus) come simbolo della verginità di Maria. Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata. (Cantico dei Cantici, 4,12) Le Porte: L’ Hortus conclusus è circondato da un muro con tre porte: La Porta Aurea (Porta aurea), la Porta Chiusa (Porta clausa) e la Porta del profeta Ezechiele (Porta ezechielis). Le Porte sono chiaramente chiuse e non permettono l’entrata al giardino, quindi s’interpretano come simbolo della verginità di Maria. Le Torri: Tra la Porta clausa e la Porta ezechielis, al fondo dell’ Hortus conclusus, vi sono due torri. La torre nella parte destra è chiamata Torre d’Avorio, simbolo della verginità della Madonna. La torre nella parte sinistra è la Torre di Davide costruita in Gerusalemme, con mille scudi. Giovanni Maria Falconetto 1468 - 1535 Giovanni Maria Falconetto fu un artista e architetto italiano. Falconetto nacque a Verona e crebbe in una famiglia di artisti veronesi. Per qualche tempo lavorò a Roma nell’atelier di Melozzo da Forlì. Al suo ritorno nella città natale, Falconetto venne assunto dall’imperatore Massimiliano, che dal 1509 al 1517 stabilì la sua sede a Verona: doveva dipingere stemmi imperiali, poiché i precedenti veneziani erano stati distrutti per ordine di Massimiliano. Quando Verona tornò sotto il dominio veneziano, Falconetto e la sua famiglia vennero cacciati e si dovettero trasferire a Trento. Successivamente Falconetto lavorò soprattutto in Padova come architetto, al servizio di Pietro Bembo e Alvise Cornaro. Infine progettò anche la Villa Cornaro a Este, di cui oggi si può ancora vedere l’impressionante porta. I buoni rapporti tra Cornaro e il vescovo di Padova permisero molto probabilmente a Falconetto di realizzare la Villa dei Vescovi a Luvigliano. Altre sue opere architettoniche a Padova sono la Loggia Cornaro, le porte San Giovanni e Savonarola, la porta del palazzo del Capitanio. Loggia Cornaro, Padova Alcune opere di Falconetto si possono ammirare al museo civico di Castelvecchio a Verona. Suoi affreschi si trovano nel Duomo, nelle chiese di Sant’Anastasia e di San Nazaro e Celso a Verona (cappella di San Biagio). Ulteriori opere gli vengono attribuite a Mantova, per esempio la decorazione della Sala dello Zodiaco nel Palazzo D’Arco. Giovanni Maria Falconetto morì a Padova nel 1535. “Resurrezione”, Cappella Maffei, Verona Il Cantico dei Cantici & Il Melker Marienlied L’ “Annunciazione” di Giovanni Maria Falconetto fu dipinta a Verona durante l’occupazione delle truppe imperiali (1509-1517). Due nobili tedeschi, consiglieri dell’imperatore Massimiliano, ordinarono l’affresco. Li troviamo rappresentati sul dipinto ad ambi i lati, armati e inginocchiati. I motivi dell’affresco che, a prima vista, sembrano essere mescolati senza alcun ordine, sono in maggioranza simboli della Madonna o motivi del Medioevo nordico. Probabilmente Falconetto riceve ordini esatti sulla composizione dei motivi. È possibile che abbia avuto un disegno o dipinto come bozza. Si possono trovare somiglianze fra l’ “Annunciazione” ed un arazzo svizzero, che fu forse il modello per l’opera di Falconetto. Naturalmente, i motivi dell’affresco possono essere interpretati separatamente. Un altro modo di interpretarli è cercarli in canzoni, versi e rime per trovare l’origine comune. Il Cantico dei Cantici Il Cantico dei Cantici oppure chiamato anche Cantico di Salomone è un libro del Vecchio Testamento e del Tanach ebraico. Si tratta di una poesia di contenuto erotico che racconta l’approccio di due amanti. Risale più o meno al 500 a.C. e solamente dal Medioevo è stato suddiviso in otto capitoli. Qualche strofa del Cantico dei Cantici può essere messa in rapporto con alcuni motivi dell’ “Annunciazione” di Falconetto. Hortus conclusus, la Fontana sigillata: Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata. (Cantico dei Cantici, 4,12) L’Unicorno: Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, ritorna, o mio diletto, somigliante alla gazzella o al cerbiatto, sopra i monti degli aromi. (Cantico dei Cantici, 2,17) Le Torre, i Muri: Io sono un muro e i miei seni sono come torri! Così sono ai suoi occhi come colei che ha trovato pace! (Cantico dei Cantici, 8,10) Il Melker Marienlied Il “Melker Marienlied” (Canto alla Madonna di Melk) è un inno alla verginità di Maria. Risale circa al 1150 e fece da modello per quasi tutti i successivi cantici dei menestrelli di corte. Anche nel “Melker Marienlied” alcune strofe richiamano diversi motivi dell “Annunciazione” di Falconetto. La Verga di Aronne: Le Porte: Oh, Aronne pose Il suo bastone nella terra, E nacquero mandorle Come noci preziose, Così, madre, senza la partecipazione di un uomo, Hai fatto nascere questo dolcezza, Santa Maria (Melker Marienlied, Strofa 1) Tu sei un portone chiuso, Aperto per le parole di Dio, Tu favo sgoggiolante dal miele, Così ricco di erbe [virtù] (Melker Marienlied, Strofa 8) Mosè e il cespuglio in fiamme: Hortus conclusus, la Fontana sigillata: Oh, Mosè, vide negli arbusti Un fuoco Il legno non bruciava Vide alzarsi una fiamma Era alta ed estesa; Questo simboleggia la tua verginità, Santa Maria (Melker Marienlied, Strofa 2) Pozzo sigillato, Giardino chiuso, Nel quale scorre balsamo, Che profuma come cannella (Melker Marienlied, Strofa 9) Queste strofe del ”Melker Marienlied” sono una traduzione della versione originale in tedesco.