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LEZIONE 2: COME NASCE IL CONCETTO DI
TOLLERANZA
4. Spesso il modo in cui il significato di un termine si è modificato nei
secoli, anche discostandosi molto dal significato originario, rappresenta
lo specchio della storia dell'uomo.
A partire dal Cinquecento d.c., quando la società europea sperimentò
l'effetto devastante delle guerre di religione, il sostantivo “tolleranza” si
identifica con il principio della libertà religiosa.
Nella società contemporanea il termine ha subito un'ulteriore
dilatazione. Oggi, oltre ad includere il significato di tolleranza religiosa,
l'idea di tolleranza è collegata per lo più alla convivenza con minoranze
etniche, religiose, sociali o linguistiche.
La tolleranza, nel linguaggio comune, si identifica con una sorta di
pluralismo dei valori e viene intesa, in maniera più vasta, «come
comprensiva di ogni forma di libertà, morale, politica e sociale» (N.
Bobbio1).
Il concetto saliente è che oggi come nel Cinquecento, la riflessione sulla
tolleranza può esistere perché stimolata dalla pratica dell'intolleranza.
5. Tolleranza e intolleranza sono concetti legati da un rapporto sempre
direttamente proporzionale e nascono con la storia della diffusione e
della istituzionalizzazione della dottrina cristiana.
L'uomo antico non aveva atteggiamenti tolleranti o intolleranti. La
cultura antica presentava forti e marcate forme di discriminazione nei
confronti degli "altri", dei "diversi". Ad esempio per l'uomo greco, lo
straniero, la donna, lo schiavo erano "i diversi". Ma in questo contesto
storico, discriminare è sinonimo di distinzione, non di intolleranza.
Chi discrimina. distingue in base a una scala di valori di cui egli ritiene di
incarnare quelli positivi e "gli altri" quelli negativi, ma nell'antichità ciò
non impedisce la convivenza reciproca all'interno di una medesima
società.
Si pensi, ancora una volta, alla società greca e alla condizione da essa
assegnata alla donna, di cui Aristotele aveva teorizzato l'inferiorità
naturale. O, ancora, ai barbari, nemici della repubblica romana ma, in
seguito, cittadini dell'impero multietnico dei Cesari.
La religione pagana si caratterizzò per la coesistenza pacifica di culti
diversi e per il sincretismo religioso. Nell'antichità ci furono anche
pratiche persecutorie, come nel caso dei martiri cristiani, ma molti
1
N. Bobbio, Le ragioni della tolleranza, in L'intolleranza: uguali e diversi nella storia, a
cura di R C. Bori, Il Mulino, Bologna 1986, p. 243
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storici concordano nel ritenere che non furono determinate da odio
religioso, bensì da ragioni politiche. I Romani non pretendevano la
conversione intima dei cristiani, ma l'atto di sottomissione simbolica
all'autorità dell'imperatore.
Per contro, l'intolleranza religiosa divenne appannaggio della politica
imperiale quando il Cristianesimo si trasformò in religione di Stato, dopo
l'Editto di Tessalonica del 380 d.c., suggellando quel processo di
reciproca integrazione tra Chiesa e Stato avviato da Costantino.
6. Allora, bisogna considerare l'intolleranza una componente strutturale
della religione?
Sicuramente No, ma su questo problema bisogna riflettere.
Il cristianesimo, l'ebraismo e l'islamismo, in quanto religioni rivelate,
cioè fondate su una rivelazione, sulla diretta comunicazione della verità
da parte di Dio, hanno in se una naturale "componente" di intolleranza.
Essa è radicata nel carattere esclusivistico connesso alla convinzione di
possedere l’unica assoluta verità. Ovviamente, ciò non basta a spiegare e
giustificare la presenza di un rapporto diretto tra religione ed agire
umano intollerante. Si pensi, ad esempio, alla politica religiosa
dell'impero ottomano che, pur imponendo il predominio della religione
islamica, tollerava che altre comunità religiose - Greci ortodossi, Armeni
ortodossi ed Ebrei - si organizzassero in modo autonomo e paritario.
L'intolleranza non nasce "tout court" da una fede religiosa, ma dal modo
e dalle procedure di diffusione e istituzionalizzazione della stessa fede,
nei vari contesti storici.
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