Roma antica: crisi della Repubblica
Dai Gracchi alla guerra
contro Giugurta
Conquiste del sec. II a.C.
Optimates contro populares
Riforme agrarie e guerra numidica
Guerra sociale e prima guerra civile
Le riforme di Mario
Guerra sociale e dittatura di Silla
Rivolta di Spartaco
Primo triumvirato
e morte di Cesare
La congiura di Catilina
A cura del
Primo triumvirato
prof. Luigi O. Rintallo
Ascesa e caduta di Cesare
Crisi della
Repubblica/1
Dai Gracchi alla guerra contro Giugurta
Nel sec. II a.C. Roma realizza una
grandiosa espansione del suo
territorio, divenendo la sola
potenza del Mediterraneo.
Dopo la conquista dell’Italia
meridionale con le guerre
sannitiche e aver battuto
Pirro, Roma vince il confronto
con Cartagine nelle tre guerre
puniche (264-241; 218-202;
149-146) ; sottomette parte
della Spagna nel 133; con le
tre guerre macedoniche (214205; 198-197; 172-167)
annette la Macedonia e fa
tributaria la Grecia, riducendo
in suo potere anche i regni
ellenistici di Bitinia, Galazia e
Pergamo. Infine nel 120
costituisce la provincia della
Gallia Narbonese (Provenza).
Ciò comporta profondi mutamenti.
Alla piccola proprietà agricola
subentra il latifondo; si incrementa
l’impiego di schiavi e si rafforza
l’ordine dei cavalieri, detentori di
varie attività economiche.
Tiberio rimane ucciso durante gli
scontri fra i suoi sostenitori e una
folla aizzata da agenti del Senato.
Nove anni dopo, nel 123, il fratello
Caio come tribuno della plebe fa
approvare nuovamente la legge
agraria. Inoltre promulga la «legge
frumentaria» che fissa un prezzo
conveniente alla vendita del
grano. Quando propone di
estendere la cittadinanza ai popoli
italici, perde consenso presso la
plebe dell’Urbe.
La maggiore estensione delle
conquiste romane rende difficile
l’amministrazione che, priva di un
potere esecutivo stabile, permette
l’ampliarsi del potere dei singoli
governatori spesso senza scrupoli.
Per attuare la ripartizione delle
terre, Tiberio istituisce una
commissione composta da lui
stesso, il fratello Caio e il suocero
Appio Claudio. Quando tenta la
rielezione, violando le leggi
repubblicane, il Senato si convince
che aspirava alla tirannide.
A Mario si deve la cattura del re della Numidia Giugurta, dopo che questi respinse due
campagne guidate dal console Metello. Giugurta era salito sul trono, dopo aver ucciso il
figlio del re Micipsa, e si era opposto alla divisione del regno imposta da Roma. Ritardò la
reazione romana praticando la corruzione dei senatori, finché Mario, nel 104, lo condusse
a Roma dopo che il questore Silla persuase Bocco, re di Mauritania , a consegnarlo ai
Romani.
L’ultimo secolo della Repubblica di
Roma è un periodo di accesi
scontri sociali. Si accentua la
distinzione fra optimates e
populares. Del secondo gruppo
fanno parte i fratelli Gracchi.
Tiberio Gracco, eletto tribuno della
plebe nel 133, propone una legge
agraria contro il latifondo,
prevedendo la redistribuzione
dell’agro pubblico in piccoli
appezzamenti .
Mancata la rielezione nel 121, Caio
Gracco si fa uccidere da uno
schiavo. Ne consegue la reazione
del Senato, sempre più oligarchico
e meno democratico. La ripresa del
partito popolare si ha con Caio
Mario.
Crisi della
Repubblica /2
Guerra sociale e prima guerra civile
Il prestigio conseguito tra i suoi
soldati, permette a Mario di farsi
eleggere console. Alla carica sarà
confermato per cinque volte.
La riforma interveniva per risolvere
la situazione creatasi dopo le
numerose guerre combattute da
Roma che avevano impoverito i
contadini-soldati costretti a pagarsi
l’equipaggiamento. L’aumento dei
nullatenenti aveva ridotto il
numero dei legionari: con
l’esercito di mestiere Mario
rafforza la struttura militare
romana, istituendo la coorte (di
600 uomini, divisi in tre manipoli di
200). Dieci coorti componevano la
legione.
Mario promulga la riforma
dell’esercito, stabilendo che lo
Stato avrebbe corrisposto una
paga a ogni soldato. Così le
milizie divenirono professionali.
Mentre Silla è in Asia, le truppe di
Mario si impadroniscono di Roma,
compiendo un massacro degli
esponenti del partito degli
optimates (87 a.C.). Battuto
Mitridate, Silla rientra a Roma e
sconfigge i sostenitori di Mario, nel
frattempo morto perché malato.
Per vendicare le stragi compiute
dai populares Silla compila le liste
di proscrizione che decimano gli
oppositori del partito senatorio.
Silla assume la dittatura a vita
nell’81 a.C.
Combattere diventa una occupazione
alla quale si dedicano molti proletari
urbani, che diventano la forza dei
generali per le lotte di potere a
Roma.
L’anno seguente, nell’88, il Senato
decide di intervenire contro Mitridate
VI, re del Ponto, che aveva invaso le
province asiatiche di Roma. La
campagna contro di lui è condotta da
Silla, fautore del partito senatorio,
che conquista il comando marciando
su Roma coi suoi legionari.
Fra gli scampati alle proscrizioni di Silla, vi è Quinto Sertorio che, rifugiatosi in Spagna,
organizza una rivolta contro Roma. Per contenerla, è inviato in Spagna uno dei generali di
Silla, Gneo Pompeo che tuttavia non riesce nell’impresa. Solo dopo che Sertorio fu tradito
dal suo luogotenente Perperna, Roma ristabilisce la pace in Spagna (72 a,C.). Negli stessi
anni scoppia in Italia la ribellione degli schiavi, guidata da Spartaco, un gladiatore della
Tracia che si pone alla guida di 120.000 uomini. Spartaco è sconfitto da Crasso, un
esponente dell’ordine dei cavalieri, con l’aiuto di Pompeo rientrato dalla Spagna. Entrambi
sono eletti consoli nel 70 a.C.
Amato dai suoi soldati, Mario è il
primo condottiero che usa
l’esercito per la sua scalata al
comando dell’Urbe. Nel 102 batte i
Cimbri e i Teutoni che dal nord
Europa avanzavano verso l’Italia.
All’inizio del sec. I a.C. lo
scontento degli alleati italici di
Roma esplode nella «guerra
sociale». Roma affida il comando
a Mario e Silla. Non ottenendo
successi militari, alla fine Roma
decide di concedere la
cittadinanza agli italici (89 a.C.).
La prima guerra civile fra Mario e
Silla segna la fine della Repubblica
nata dopo la cacciata dei Re. Silla
rafforza il Senato e indebolisce i
tribuni della plebe, che non
potevano più accedere al cursus
honorum. Per impedire che gli
eserciti entrassero in città, fissa il
confine dello Stato sul Rubicone.
Nel 79 a.C. Silla si ritira dalla
politica attiva, per risiedere nella
sua villa di Cuma.
Crisi della
Repubblica /3
Primo triumvirato e morte di Cesare
Su mandato dei Tribuni della
plebe e contro il parere del
Senato, a Pompeo è assegnato un
imperium proconsulare infinitum
per combattere i pirati Illiri.
Per il prestigio conseguito con
questa vittoria, Pompeo meritò il
soprannome di magnus (il
Grande). Intanto, a Roma si
riacutizza lo scontro fra ottimati e
popolari, i quali puntano a
cancellare le riforme di Silla e
limitare lo strapotere del Senato.
In questo clima tenta la sua
ascesa politica Catilina, che
organizza una congiura per
impadronirsi del potere. E’
scoperta dal console Cicerone,
che pronuncia in Senato le
orazioni dette «catilinarie.
Accresciuto il suo potere
personale, Pompeo intraprende
una nuova guerra contro Mitridate
che sconfigge nel 63 a.C..
Cesare piega la resistenza del
capo dei Galli, Vercingetòrice,
costringendolo alla resa dopo
l’assedio di Alesia (51 a.C.).
Intanto, dopo la morte di Crasso in
Siria durante la guerra contro i
Parti, il Senato punta su Pompeo
per contrastare i successi di
Cesare. Questi rifiuta di obbedire
al Senato. Coi suoi legionari
marcia su Roma e sconfigge a
Farsalo Pompeo, che si rifugia in
Egitto dove Tolemeo lo fa
uccidere.
Cicerone fa uccidere, senza
processo, alcuni dei congiurati ,
mentre Catilina tenta l’ultima
resistenza a Pistoia dove è
sconfitto e ucciso.
Al termine del mandato, Cesare
diviene proconsole delle Gallie per
5 anni e avvia una guerra di
conquista che porterà
all’annessione della Gallia centrosettentrionale (attuale Francia).
Dopo l’accordo di Lucca, Cesare
ottiene di prolungare di altri 5 anni
il proconsolato in Gallia.
Nel 44 a.C., il partito senatorio – con il contributo di Cicerone – organizza contro Cesare
una congiura. A capo della congiura erano Cassio e Bruto, il quale era figlio naturale del
dittatore. Alle Idi di marzo, Cesare fu ucciso da 23 pugnalate. La reazione dei Romani non
fu quella sperata dai congiurati, anche perché Antonio – luogotenente di Cesare – fu abile
a riprendere in mano la situazione. Tuttavia, nel suo testamento Cesare lascia tre quarti
del suo patrimonio al pronipote Ottaviano, allora nemmeno ventenne. Per rivendicare i
suoi diritti, egli mosse guerra ad Antonio costringendolo a ripiegare in Gallia. Nel 43,
Ottaviano marcia quindi su Roma e ottiene di essere eletto console.
Fra quanti si pronunciarono contro
la condanna a morte dei congiurati
è Giulio Cesare che, desideroso di
pervenire al consolato, tesse
un’abile trama politica realizzando
un accordo con Crasso e Pompeo.
Nasce così il primo triumvirato.
Con esso sono di fatto esautorate
tutte le magistrature della
Repubblica, che passa sotto il
controllo personale dei tre uomini
politici. Ottenuto il consolato nel
59 a.C., Cesare si adopera per
ridurre il potere dei senatori.
Tornato a Roma vittorioso, Cesare
riceve la dittatura per ristabilire
pace e ordine dopo la guerra civile.
Avvia importanti riforme contro il
latifondo, estende la cittadinanza ai
transpadani, intraprende una serie
di lavori pubblici. Riforma inoltre il
calendario, passando dall’anno
lunare a quello solare di 365 giorni.