Guerra Civile Romana (88-31 a.C.) L’insieme degli eventi che determinarono la crisi e la fine della Roma repubblicana. Nella Roma antica, all’inizio del I secolo a.C., le antiche istituzioni repubblicane cominciarono a rivelarsi insufficienti sia a governare il sempre più ampio dominio territoriale, sia a regolare il conflitto politico-sociale tra optimates e populares e l’ascesa del nuovo ordine equestre. Dopo le morti violente dei più combattivi esponenti dei populares, i fratelli Gracchi (Caio Sempronio e Tiberio Sempronio) e Marco Livio Druso, si ebbero due forti segnali di questa Radicale Trasformazione: 1)Il primo segnale era stata la trasformazione, voluta dal console Caio Mario, del servizio militare da obbligatorio in volontario, scindendolo così dal diritto di cittadinanza al quale era fin dalle origini indissolubilmente legato. 2) Il secondo era stato la “guerra sociale” (90-88 a.C.), ossia la rivolta degli alleati italici, ai quali, pur sconfitti, si era dovuto estendere la cittadinanza romana. LA GUERRA CIVILE ROMANA SI ARTICOLA IN 3 FASI: 1 MARIO E SILLA (88-86 a.C.) La crisi si aggravò quando alla testa dei due partiti si presentarono due grandi generali, Caio Mario (populares) e Lucio Cornelio Silla (optimates), entrambi in grado di farsi seguire da potenti eserciti, ormai non più fedeli alla repubblica ma al proprio comandante, che garantiva loro il soldo. In una prima fase prevalse Silla, che nell’88 a.C. costrinse l'avversario a fuggire dall'Italia subentrandogli poi come comandante in Asia Minore. Successivamente il conflitto volse a favore di Mario, che avendo retto il consolato per ben sei volte, già ne aveva snaturato il ruolo di magistratura temporanea. Gli eventi precipitarono quando Lucio Cornelio Cinna, eletto console col consenso di Silla nell’87 a.C., in assenza di quest’ultimo si schierò con Mario e organizzò tumulti antipatrizi a Roma. Le truppe di Mario e Cinna assediarono la capitale e, dopo la resa di questa, massacrarono gli aristocratici della fazione di Silla. I due vincitori si proclamarono ancora consoli (86 a.C.), ma pochi giorni dopo Mario morì. Rientrato a Roma, Silla diede alla repubblica il colpo di grazia, assumendo la dittatura, che trasformò da temporanea in permanente, e redigendo delle “liste di proscrizione” di tutti gli avversari politici, che vennero uccisi o esiliati e a cui furono confiscati i beni. 2 DAL 1° TRIUMVIRATO ALLA MORTE DI CESARE (60-44 a.C.) Il ritiro di Silla dalla vita politica (78 a.C.) non fece cessare il conflitto: fu il suo generale Gneo Pompeo a occuparsi di reprimere le persistenti minacce al potere aristocratico portate dai seguaci di Mario, in particolare Marco Emilio Lepido in Sicilia e in Africa e Sertorio in Spagna (76-71 a.C.). La sua fama nel decennio seguente si accrebbe per la successiva repressione della rivolta di Spartaco e dei pirati nel Mediterraneo e quindi per la conquista della Siria, dell’Armenia e della Giudea. Al suo ritorno a Roma, la stessa fazione aristocratica ne ebbe paura e gli negò la distribuzione di terre che egli aveva promesso ai suoi veterani. Pompeo strinse così con i rappresentanti degli optimates, Marco Licinio Crasso, e dei populares, Caio Giulio Cesare un accordo politico noto come primo triumvirato (60 a.C., poi rinnovato nel 56), in base al quale i tre si spartirono il potere, esautorando di fatto il Senato. Tuttavia, la morte di Crasso e la gelosia di Pompeo resero insostenibile il patto e la guerra si riaccese, con la fuga di Pompeo da Roma occupata militarmente da Cesare (49 a.C.), che, sull’esempio di Silla, assunse la dittatura. Cesare inseguì poi Pompeo in Oriente, sconfiggendolo a Farsalo (48 a.C.), e, morto Pompeo in Egitto, continuando la guerra contro i suoi seguaci in Africa e in Spagna. 3 DAL SECONDO TRIUMVIRATO ALLA BATTAGLIA DI AZIO (43-31 a.C.) Il tentativo dei congiurati aristocratici di restaurare la repubblica con l’assassinio di Cesare (44 a.C.) fu vano. Fu lo stesso Senato ad affidare le sorti dello stato a un secondo triumvirato (43 a.C.), con poteri costituenti, composto da Caio Giulio Cesare Ottaviano, Marco Antonio e Marco Emilio Lepido.I triumviri assunsero le più alte cariche, adottarono come Silla il sistema delle liste di proscrizione e sbaragliarono i congiurati anticesariani a Filippi (42 a.C.). Ormai la repubblica era morta e il conflitto non aveva più lo scopo di far trionfare un programma politico, ma aveva per posta il potere personale su un impero sterminato, che i tre, in una prima fase, si spartirono (a Ottaviano l’Occidente, ad Antonio l’Oriente, a Lepido l’Africa). Ma ben presto Ottaviano si sbarazzò di Lepido e mosse guerra ad Antonio, di cui temeva la potenza basata sul matrimonio con Cleopatra, regina d’Egitto, e sulle grandi ricchezze orientali. Con la vittoria di Ottaviano ad Azio (31 a.C.) la guerra civile cessò e con essa l’esistenza di Roma repubblicana.