La vita
Molti storici hanno parlato di Margherita, una donna avvenente e coraggiosa, ma quasi tutti lo hanno fatto in maniera
negativa. Forse l’unico che ne parla con comprensione è lo storico Ciacci.
Per capire la personalità della Contessa e le sue vicissitudini, sono da tenere presenti la complessa situazione e la difficile
posizione della Contea aldobrandesca che era contesa tra il Comune di Siena e quello di Orvieto, come pure la rivalità e
le persecuzioni del papa Bonifacio VIII.
Non ultimo, il fatto che essendo donna subiva i condizionamenti dell’epoca.
Ella ha dovuto affrontare situazioni che richiedevano forza e assenza di pregiudizi e talvolta anche crudeltà. E forse avrà
avuto anche momenti di sconforto.
Tutti questi fattori portano a scusare e a giustificare il suo comportamento.
A noi piace raccontare la sua storia attingendo dalle fonti storiche, tenendo anche conto che le notizie sono a volte
contraddittorie e confuse, anche dal punto di vista cronologico.
Ci siamo affidate anche alla tradizione popolare che parla di Margherita anche con un po’ di fantasia.
Ella è passata alla storia come uno dei personaggi più particolari della famiglia Aldobrandeschi.
Si dice che fosse una donna molto bella e sensuale, orgogliosa e superba ed avesse un carattere forse poco soggetto a
sentimenti di intenso affetto.
Margherita nacque a Sovana nel 1254 (o1258) da Ildebrandino il Rosso e da Tommasa.
La sua nascita fu un evento gioioso per gli Aldobrandeschi in quanto essendo femmina avrebbe allargato le loro
parentele e le loro alleanze grazie ad adeguati matrimoni.
Fu battezzata nella cattedrale di Sovana alla presenza di nobili e prelati.
Di lei non si hanno notizie fino al suo matrimonio con Guido di Montfort. Si può solo supporre che trascorresse
un’infanzia tranquilla, non diversa da quella dei bambini della sua epoca e del suo lignaggio.
Mentre Margherita cresceva, in Italia si svolgevano le lotte tra il Papa e l’imperatore, tra Guelfi e Ghibellini.
Quando Carlo d’Angiò, re di Francia, scese in Italia su invito del Papa, per combattere contro Manfredi, il conte
Aldobrandino il Rosso, che era un fervente guelfo, fu uno dei primi ad incontrarlo e a mettersi al suo seguito. In questa
occasione conobbe il conte Guido di Montfort con il quale nacque una forte amicizia che portò Aldobrandino a proporgli in
sposa la sua unica figlia Margherita.
Ildebrandino con questa offerta pensò certamente alla reputazione e al rispetto che il Montfort godeva da parte del re
Carlo d’Angiò e prese in considerazione anche il fatto che i conti e i baroni della Maremma e delle terre vicine non
erano all’altezza né per nobiltà, né per ricchezza al conte di Montfort che apparteneva alla famiglia Leicester
d’Inghilterra.
Margherita, a quell’epoca, doveva avere dodici o quattordici anni, Guido circa trenta.
Non si sa se fu un matrimonio d’amore. Forse la giovane donna era affascinata dalla personalità e dalla fama di
Guido, ma sicuramente i motivi erano politici e dinastici.
Quando il conte Rosso combinò il matrimonio della figlia trattò anche sicuramente della costituzione della dote che
comprendeva un vasto territorio del quale Margherita sarebbe stata unica erede fino alla terza generazione e che, in
mancanza di figli maschi, sarebbe passata alle figlie primogenite.
Il matrimonio fu preparato con grande sfarzo in tutti i castelli del feudo; da luoghi e paesi lontani arrivarono nobili e
cavalieri guelfi, amici delle due illustri famiglie degli Aldobrandeschi e dei Montfort. Parteciparono le famiglie più nobili
come i Baschi, gli Ardengheschi, i Pannocchieschi.
Sovana era vestita a festa: pennoni, stemmi dovunque, soprattutto nella bella cattedrale dove avvenne la grande
cerimonia religiosa. Alle nove del mattino il corteo nuziale uscì dal palazzo degli Aldobrandeschi per raggiungere la
chiesa dove si trovavano molte persone e vassalli che erano giunti da ogni luogo della Contea.
Anche il Papa e la Repubblica di Firenze avevano mandato loro rappresentanti.
Il corteo arrivò in chiesa tra lo squillare delle trombe e il suono delle campane; al centro, Margherita, vestita di bianco,
accompagnata dalle damigelle, spiccava per la sua bellezza.
Le feste durarono diversi giorni con danze, tornei e menestrelli che cantavano canzoni d’amore.
Quali sentimenti corsero tra Margherita e Guido negli anni del loro matrimonio non è dato sapere da nessun documento.
Certo è che, anche se forse non ci fu una grande passione, ci furono certamente concordia ed armonia come risulta dai
vari documenti sottoscritti dai due coniugi.
Dal matrimonio nacquero due figlie, Anastasia e Tommasina.
Dopo il matrimonio Guido, che era stato nominato vicario del re Carlo, si spostò attraverso varie città della Toscana.
Dopo un anno, nel 1270, a Viterbo avvenne il fatto che avrebbe sconvolto la vita di Margherita.
Guido, avendo saputo dell’arrivo del re a Viterbo, dove erano riuniti i cardinali per eleggere il nuovo Papa, si recò
nella città, con il fratello Simone, per rendergli omaggio.
Tra coloro che accompagnavano il re Carlo vi era Arrigo di Cornovaglia, cugino del re Edoardo di Inghilterra. I fratelli di
Monfort che non avevano dimenticato l’oltraggio subito dal padre nella battaglia di Evesham, lo vollero vendicare.
Il 13 marzo 1270, mentre Arrigo assisteva ad una funzione religiosa nella chiesa di San Lorenzo (oggi chiesa del Gesù),
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Guido, aiutato dal fratello Simone, lo uccise a tradimento.
Dopo di che, i due fratelli fuggirono in fretta da Viterbo. Guido si rifugiò a Sovana dal suocero.
Come conseguenza del delitto, gli fu inflitta la prima scomunica e il re Carlo gli tolse il vicariato della Toscana.
Un anno dopo il delitto fu eletto papa Gregorio X (1271-1276). Guido tentò di chiedere scusa per il delitto commesso e
scrisse a dignitari e cardinali per giustificarsi. Ma sembra che non ricevesse risposta. Trascorse ancora un anno e
Eduardo divenne re di Inghilterra: egli era molto amico del Papa e si pensa che sia stata la sua influenza a convincerlo a
compiere alcuni atti contro Guido. Il Papa infatti emanò una bolla nella quale gli comandò di presentarsi davanti a lui entro
quindici giorni per subire il processo. La bolla fu affissa alle porte del Duomo di Orvieto e a quello di Sovana.
Quando Guido ne venne a conoscenza, si allontanò subito da Sovana e scrisse per ben tre volte al Papa chiedendo
clemenza, ma non ricevette risposta. Allora capì che dal Papa non avrebbe avuto nulla da sperare e continuò a fuggire e a
nascondersi nella vasta Contea aldobrandesca. Il Papa nel 1273 pronunziò una grave sentenza contro il conte di Montfort
con la quale lo scomunicava: questa per il tempo era una pena gravissima.
Quando il Papa si recò a Firenze anche Margherita si presentò a lui per chiedere indulgenza per il marito, ma il Papa fu
irremovibile. Allora Guido si presentò di persona a piedi nudi chiedendo perdono e misericordia, cosa che gli fu concessa.
Gli fu tolta la scomunica e fu imprigionato nella Rocca di Lecco che era sotto la giurisdizione di re Carlo, con il quale
Guido non aveva mai cessato i rapporti. Nel 1274 il Papa lo assolse, sembra dietro pagamento di una grossa offerta di
denaro e anche il re Carlo d’Angiò riabilitò Guido. Ma egli fu riammesso completamente nelle grazie della Chiesa
quando salì al trono pontificio Martino IV (1281-1285), suo amico personale.
Così per Guido e Margherita tornò la serenità.
Intanto i Siciliani insorgevano contro i Francesi, così re Carlo si recò in Sicilia per riconquistarla, ma fu costretto ad
abbandonare l’assedio; al suo seguito vi era anche Guido. Intanto i Ghibellini, che avevano ripreso animo,
cominciarono a combattere i Guelfi. Il Papa, approfittando del fatto che il Monfort era tornato dalla Sicilia, lo mandò a
combattere contro i Ghibellini, costringendo alla sottomissione gli insorti.
Mentre il Monfort compiva questa impresa, il conte Aldobrandino il Rosso fu colpito da malattia e morì. Guido fu
richiamato dalla moglie in quanto i cugini di Santa Fiora avevano invaso alcuni castelli e territori, poiché non
riconoscevano la successione di Margherita. Guido riuscì ad avere la meglio nel combattimento che seguì, anche se fu
ferito alla gola.
Nel periodo successivo Guido e Margherita compirono alcuni atti pubblici insieme: questo fa supporre che i due sposi
vissero un periodo di relativa tranquillità che però non durò a lungo, perché non molto tempo dopo Guido partì di nuovo per
combattere nella guerra tra Guelfi e Ghibellini che si era riaccesa dopo la morte di Carlo d’Angiò e di papa Martino
V. Successivamente, si recò a Napoli in aiuto degli Angioini contro gli Aragonesi, ma nella battaglia di Napoli, venne fatto
prigioniero e rinchiuso in carcere in Sicilia (1287).
Due anni dopo si diffuse, non si sa come, la notizia della sua morte in carcere.
Dopo che si era diffusa la voce che Guido era morto. Margherita si credette vedova: ora era sola a governare la Contea
e doveva affrontare gli attacchi dei cugini di Santa Fiora che, appoggiati dai Senesi, volevano toglierle parte del feudo.
Così chiamò Nello della Pietra Pannocchieschi e lo sposò.
Molti storici, per primo Giugurta Tommasi, parlano di una grande passione scoppiata tra Nello e Margherita, anche
quando Guido era vivo, ma frequentemente assente. Infatti negli anni del loro matrimonio, quasi diciassette, Guido era
stato con la moglie solo quattro o cinque. Altri storici, invece, ritengono che ella abbia visto in lui l’uomo giusto
quale difensore della Contea.
Nello è descritto dal Lisini “come tipo perfetto dell’antico feudatario maremmano, bello della persona,
robusto, rude, d’animo forte, spavaldo e anche prepotente” ma poi, “a tempo opportuno, galante e
piacevole cavaliere”. Secondo la tradizione popolare (forse poco attendibile), per poter sposare Margherita,
avrebbe ucciso la moglie, Pia de’ Tolomei, ricordata da Dante nel V canto del Purgatorio.
Il matrimonio tra Nello e Margherita non era benvisto né dalla famiglia, né dal Papa, tanto che erano costretti
continuamente a nascondersi e a spostarsi nei vari castelli della Contea.
Dalla loro unione nacque un bambino, Binduccio, la cui nascita rimase segreta: egli venne mandato a Massa Marittima,
affidato a persone di fiducia
Ben presto, però, Nello cominciò a rivelare il suo carattere prepotente, cercando di imporre la sua volontà a Margherita. Egli
importunava le proprietà della Chiesa, proteggeva banditi, derubava soldi ai mercanti. Alcuni storici riferiscono che
Margherita fosse stanca della condotta di Nello e non tollerasse più il fatto che egli spadroneggiava nella Contea,
togliendole dignità e prestigio. Del resto anche i signori vicini erano infastiditi dal comportamento di Nello ed anche il Papa
Niccolò IV ammonì Margherita perché non lo proteggesse più, altrimenti si sarebbe proceduto anche contro di lei.
Nell’estate del 1290, mentre erano nel castello di Pereta, si diffuse la notizia che Guido di Monfort era vivo.
Margherita era sconvolta. Il matrimonio con Nello non era valido, quindi la convivenza con lui era diventata illegale e
immorale. Così lo costrinse ad andarsene.
Ma le ragioni di questo allontanamento furono anche altre. La passione dei primi tempi era svanita e, anche se lei si era
innamorata per la prima volta, si era resa conto della distanza che esisteva tra loro.
Dopo un anno però giunse la notizia, questa volta vera, che Guido era morto in carcere.
Margherita, confusa, non sapeva cosa fare, così si consigliò con il Papa Niccolò IV che, con una “breve”,
incaricò il Cardinale Benedetto Caetani (futuro papa Bonifacio VIII) di proteggere e amministrare la Contea. Margherita si
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rifugiò ad Orvieto dove la famiglia possedeva un palazzo. La Contea, però, senza la guida di un capo che la governasse,
cominciò a perdere la sua importanza strategica. A questo contribuì anche il fatto che Margherita, malgrado il carattere
forte ed orgoglioso ereditato dagli Aldobrandeschi, non riuscì a pensare una politica ad ampio respiro: fu più attenta a
quanto accadeva intorno alla Contea che ai forti mutamenti che stavano cambiando il mondo attorno.
Intanto Benedetto Caetani, troppo occupato nella sua politica curiale a Roma, affidò al cardinale Napoleone Orsini gli
affari della Contea. Il Cardinale aveva mire sul feudo che era vasto e ricco, così fece sposare la contessa con Orso
Orsini, suo fratello, e l’anno dopo anche la figlia di Margherita, Anastasia, che era ancora una bambina, sposerà
Romano Orsini.
Il conte Orso era un uomo buono, molto amato e apprezzato, amante della pace. Egli dimostrò subito una grande forza
per difendere la Contea, rinnovò gli accordi già stipulati con i Senesi, mentre affrontò subito una guerra con Orvieto, al
termine della quale Margherita e Orso dovettero arrendersi e giurare fedeltà a questo Comune.
Nel 1295 quando viene eletto papa Benedetto Caetani – Bonifacio VIII – Margherita si rallegrò molto, in
quanto lo riteneva suo amico e protettore. Il futuro le appariva roseo, il suo matrimonio era ben assortito e procedeva
senza difficoltà. Tra lei ed Orso non c’era passione, ma sicuramente affetto e appoggio reciproco. Anche i rapporti
con Orvieto erano ottimi, tanto che ad Orso fu affidato il comando dell’esercito.
Ma pochi mesi dopo l’elezione del Pontefice, improvvisamente Orso morì a Pitigliano e Margherita rimase
nuovamente vedova con un’altra figlia, Maria.
Saputo della morte di Orso, Nello tenta di tornare da Margherita cercando di commuoverla mandandole il figlio
Binduccio, ma non riesce nell’impresa.
Margherita riallacciò i rapporti con il Papa, ritenendo questa la soluzione migliore per tutelare la Contea, ma quello che
successe in seguito scoprì il vero volto del Papa che, come si sa, aveva adottato una politica nepotistica, affidando ai
suoi parenti più stretti i posti di maggiore potere. Nella vedovanza di lei, egli vide l’occasione per conquistare la
Contea ed allargare i suoi possedimenti, così combinò (1296) il matrimonio con il nipote Loffredo (o Goffredo) Caetani,
giovane frivolo e scapestrato. Egli, molto più giovane di Margherita, certo non la sposò per amore, ma per assecondare
l’avidità dello zio; Margherita, da parte sua, lo sposò perchè lusingata dalla potenza della famiglia. D’altra
parte, proprio per la potenza del Papa, altra soluzione non era possibile. Inoltre ella ritenne conveniente questo
matrimonio perché pensò che gli Orsini non fossero più in grado di difendere la Contea.
Il matrimonio venne celebrato in Anagni dallo stesso Papa, in pompa magna, in una cattedrale splendidamente
addobbata. La corte papale, che era presente in tutta la sua fastosità, sottolineava la potenza della famiglia Caetani. Nel
palazzo del Papa si tenne un lungo banchetto al quale parteciparono centinaia di ospiti.
Da Orvieto gli sposi furono accompagnati a Sovana da damigelle e cavalieri che, per festeggiarli, davano spettacolo di
giostre e di giochi.
Dagli atti pubblici della famiglia Aldobrandeschi di quel periodo non appare mai il nome di Goffredo: da questo si desume
che i due coniugi erano quasi sempre separati oppure che la contessa non permise al marito di interferire sulle decisioni
relative alla Contea.
Anche questo matrimonio non durò a lungo. Le incomprensione tra i due cominciarono subito: tra loro c’era una
notevole differenza di età: Goffredo aveva circa venti anni, Margherita quaranta. Lui era una persona scapestrata e frivola,
volubile, superficiale e non tollerava di vivere con una donna più vecchia di lui, anche se ancora molto bella. Lei era
superba e non lo considerava degno di sé.
Un anno dopo, il matrimonio venne sciolto dal Papa, che lo dichiarò nullo per bigamia a causa del matrimonio con Nello
Pannocchieschi, quando era ancora vivo Guido di Montfort. Così il nipote Loffredo poté sposare una giovane e ricca
contessa di Fondi, matrimonio che porterà un accrescimento del dominio della famiglia Caetani nella Campania.
Margherita era di nuovo sola in balia delle manovre del Papa che avevano lo scopo di toglierle la Contea. Gli Orvietani,
per non perdere i favori del Papa, cambiarono il loro atteggiamento verso di lei; si fece risentire anche l’ostilità dei
Senesi.
La Contea era di nuovo in pericolo, così ella si rivolse ai cugini di Santa Fiora. Tra loro fino ad allora era stata una guerra
continua, le loro scelte politiche erano state diametralmente opposte, ma di fronte al pericolo che incombeva sulla
Contea, i Conti di Santa Fiora misero da parte i loro rancori e corsero in aiuto di Margherita che si unì in matrimonio con il
biscugino Guido. Questo provocò il timore da parte dei Senesi che vedevano in questo matrimonio il pericolo che le due
contee che si erano separate nel 1274 si potessero unire di nuovo, rappresentando così un ostacolo alle loro mire di
espansione nella Maremma. I Senesi così mossero guerra agli Aldobrandeschi, occupando vari castelli della Contea.
Intanto anche papa Bonifacio inviò il suo esercito al comando dei conti Orso e Gentile Orsini contro gli Aldobrandeschi. La
guerra fu lunga e violenta, molti paesi e castelli cominciarono a sottomettersi ai Senesi. Dopo una strenua resistenza,
Guido fu costretto ad arrendersi e a sottomettersi al Papa.
Dopo poco tempo, Guido morì.
Margherita era rimasta di nuovo sola; le sue sventure non erano finite.
Il Papa emise una bolla nella quale accusava Margherita di incesto, poiché aveva sposato Guido, suo cugino, e la
privava di ogni diritto sul feudo. Dava inoltre ai Senesi il diritto di possedere le terre della Contea di Santa Fiora che essi
avevano sottomesso e agli Orsini quelle di Sovana che spettavano di diritto ad Anastasia.
Margherita, abbandonata da tutti, fu costretta dal Papa ad unirsi di nuovo in matrimonio a Nello, mentre la Contea passò
al pronipote del Papa, Benedetto Caetani.
Non si capisce la ragione per cui il Papa, dopo averla privata del feudo, la costrinse a sposarsi nuovamente con Nello,
cosa questa che non era desiderata da nessuno dei due. Margherita conosceva molto bene il carattere prepotente e
violento di Nello e, passata la passione della gioventù, non avrebbe desiderata trascorrere il resto della sua vita con lui.
Nello non desiderava più unirsi con una donna già matura e privata di tutte le sue ricchezze. Non si sa neppure come
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Margherita fu convinta o costretta a questo matrimonio. Forse, ormai umiliata, si rassegnò al destino, nella speranza che il
destino stesso le riservasse migliore sorte.
Nello, invece, radunò subito un esercito e cominciò a depredare il territorio della Contea, cercando di riconquistare qualche
terra o castello, tentativo che fallì.
Dopo la morte del Papa (1303), Margherita, che aveva condotto fino allora una vita dolorosa e triste, ridotta quasi alla
miseria, chiese ed ottenne lo scioglimento del matrimonio con Nello che le era stato imposto contro la sua volontà.
Si trasferì a Roma con le figlie e, dopo un breve soggiorno a Orvieto, ritornò nel 1312 nella Contea, a Pitigliano, con la
figlia Anastasia, il genero Romano ed il consuocero Gentile Orsini.
Dopo di che di lei non sappiamo più nulla.
Lei che era stata tanto famosa per la sua potenza, per la sua bellezza e per le vicende della sua vita, scompare in
silenzio dalla scena della storia.
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