L’INCUBATOIO DI FIUMELATTE
La storia
Nei primi anni del Novecento, Marco De Marchi, noto filantropo e naturalista, realizzò a Varenna
nella frazione di Fiumelatte in un edificio già adibito a fabbrica di vetri soffiati, un incubatoio
finalizzato al ripopolamento ittico del Lago di Como. L’incubatoio di Fiumelatte fu una delle prime
strutture dedicate alla riproduzione artificiale dei pesci realizzate in Italia e De Marchi vi svolgeva
lezioni di idrobiologia, ancora oggi all’interno della sala principale si può vedere il ballatoio dal
quale gli studenti seguivano le sue lezioni.
Le prime specie ad essere riprodotte artificialmente nell’incubatoio furono il Coregone lavarello (le
uova fecondate giunsero dal Lago di Costanza) e la Trota fario, poi a partire dal 1930 si effettuò
anche la riproduzione artificiale del Salmerino alpino (uova dal lago svizzero di Zug).
Nel 1927 De Marchi donò l’edificio alla Società Lombarda per la Pesca e l’Acquicoltura, per
l’allestimento di un grande centro di piscicoltura.
Dopo la morte di De Marchi, l’incubatoio venne donato allo Stato Italiano, con la precisa volontà
testamentaria di mantenerlo in funzione quale centro destinato ad aumentare la pescosità del
Lario; il 29 settembre 1940, il ministro Bottai vi inaugurò, con una solenne cerimonia, la sede
dell’Istituto Italiano di Idrobiologia, intitolato a Marco De Marchi. Il centro curato dal Consorzio
Provinciale di Tutela Pesca, dipendente dall’Amministrazione Provinciale di Como, divenne un
punto di riferimento per la riproduzione di specie ittiche, riceveva uova di pesce da varie zone
d’Italia ed anche dall’estero e gli avannotti ottenuti, venivano immessi nelle acque del Lario e di
altri bacini lacustri e fluviali.
L’incubatoio di Fiumelatte proseguì la sua attività fino al 1983 quando, a causa dell’obsolescenza
della struttura e delle attrezzature, venne chiuso.
Il nuovo incubatoio
Dopo alcuni anni di abbandono, che avevano accelerato il degrado dell’immobile, nel 1998 la
Provincia di Lecco, intenzionata a riattivare la struttura, indirizzò al Ministero delle Finanze una
richiesta d’acquisto in seguito alla quale si aggiudicò l’incubatoio vincendo un’asta pubblica.
Una volta entrata in possesso dell’immobile la Provincia si è occupata della sua ristrutturazione e
dell’acquisto di strumenti macchinari necessari per la produzione di novellame.
I lavori di ristrutturazione ed ammodernamento durarono quattro anni, il nuovo centro ittiogenico di
Fiumelatte è stato inaugurato il 16 marzo del 2002 e da allora non ha mai cessato la produzione.
All’avanguardia nella produzione
Per fare un esempo dell’entità e della qualità della produzione ittica dell’incubatoio si possono
consultare i dati esposti nella sottostante tabella relativi alla produzione dell’ultimo triennio.
Anno
2012
Specie
Destinazione
Stadio
accrescimento
Quantitativo
immesso
Coregone lavarello
Lario
11 - 25 mm
813.000
Coregone lavarello
Lario / (Garlate 17.700)
4 - 6 cm
584.000
Agone
Lario
larve
350.000
Salmerino alpino
Lario
4 - 6 cm
22.370
Trota fario
Torrenti
6 cm
36.400
Luccio
Lago Annone / Lario
15 - 20 mm
71.590
Temolo
Torrente Pioverna
12 - 16 cm
12.400
2
2013
2014
Coregone lavarello
Lario
11 - 25 mm
973.700
Coregone lavarello
Lario / (Garlate 21.600)
4 - 6 cm
559.500
Agone
Lario
larve
350.000
Salmerino alpino
Lario
4 - 6 cm
37.450
Trota fario
Torrenti
6 cm
35.700
Luccio
Lago Annone / Lario
15 - 20 mm
35.600
Temolo
Torrente Pioverna
12 - 16 cm
7.000
Coregone lavarello
Lario
11 - 25 mm
810.800
Coregone lavarello
Lario / (Garlate 21.600)
4 - 6 cm
671.990
Agone
Lario
> 6 mm
40.000
Salmerino alpino
Lario
4 - 6 cm
61.660
Trota fario
Torrenti
6 cm
22.480
Luccio
Lago Annone / Lario
15 - 20 mm
81.500
Persico reale
Lario / Adda
7 cm
14.260
Uova di Coregone lavarello poco dopo la fecondazione
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Uova di Coregone lavarello embrionate
La produzione di novellame svolta nell’incubatoio è contraddistinta dall’applicazione di tecniche
all’avanguardia sviluppate nel corso degli anni presso il centro ittiogenico che non sono applicate
su vasta scala da nessun’altro incubatoio in Italia:
1. Accrescimento tramite alimento naturale ed immissione di novellame “di taglia”
I principali fattori di mortalità per il novellame derivante da riproduzione artificiale sono
attiribuibili:
- alle dimensioni dei pesci immessi, più i pesci sono piccoli e maggiori sono le probabilità che
siano predati;
- alle difficoltà per reperire l’alimento, dovute alla ridotte dimensioni dei pesci;
- alle difficolta dovute dal passaggio dall’alimentazione artificiale a quella naturale.
Per ovviare a questi problemi, il novellame prodotto presso l’incubatoio viene immesso con
dimensioni tali per poter sfuggire ai predatori ed alimentarsi adeguatamente in modo autonomo.
Inoltre Coregone lavarello, Agone e Luccio, sono alimentati utilizzando esclusivamente
zooplancton, che è lo stesso alimento che gli avannotti trovano in natura. Con questa tecnica si
riducono sensibilmente fenomeni di mortalità imputabili alla predazione e all’adattamento
all’alimentazione naturale in quanto i pesci dopo l’immissione si nutriranno con lo stesso
alimento somministrato nelle fasi di allevamento.
Lo zooplancton per l’allevamento viene raccolto nel periodo autunnale nel Lago di Annone;
inoltre l’alimentazione naturale viene integrata con altri crostacei planctonici (Artemia salina)
che vengono prodotti direttamente in impianto.
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Avannotti di Luccio in cui si nota chiaramente lo stomaco pieno di Artemia salina.
Quando poi gli avannotti raggiungono i 20 – 25 mm non è più possibile alimentarli presso
l’incubatoio perché il consumo giornaliero di alimento aumenta in modo esponenziale. Per
completare l’accrescimento i pesci vengono quindi trasferiti sul vicino Lago di Annone dove è
stata posizionata una piattaforma attrezzata con apposite gabbie a maglia crescente. Per
accelerare l’accrescimento le gabbie sono anche dotate di lampade che attirano il plancton
nelle ore notturne. Con questa tecnica i Lavarelli raggiungono la taglia di 4 – 6 centimetri già nel
mese di maggio e sono pronti per l’immissione finale nel Lario.
Piattaforma per accrescimento novellame posizionata nel Lago di Annone e gabbie di
accrescimento
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Novellame di Coregone lavarello prima del trasferimento in gabbia e dopo due mesi, al termine
dell’accrescimento
Taglia del novellame pronto per l’immissione, da sinistra: Coregone lavarello, Agone e Luccio
Quando i pesci raggiungono una determinata taglia, da 3 a 6 cm a seconda della specie, non
ha più senso proseguire con l’alimentazione artificiale perché:
- dei pesci adulti difficilmente si adatterebbero all’ambiente naturale;
- servirebbero grandi quantità di zooplancton;
- l’accrescimento non potrebbe essere effettuato all’interno di un incubatoio, ma sarebbero
necessari ambienti assai più ampi.
2. Verifica sull’esito delle immissioni
Per valutare l’esito di una attività di ripopolamento non ci si dovrebbe basare, come spesso
avviene, sul numero di soggetti immessi, quanto sul numero di individui adulti ottenuti
dall’immissione. Questo dato non è facile da ottenere perché quando un pesce è adulto è molto
difficile stabilire se deriva dalla riproduzione naturale oppure da un’immissione. Inoltre è
necessario ottenere campioni numerosi, tali da rappresentare in modo significativo la reale
consistenza della popolazione. Poiché le immissioni di novellame hanno dei costi non
indifferenti, è indispensabile dimostrarne l’efficacia, ovvero dimostrare che i soldi investiti hanno
comportato un “ritorno” che giustifica il buon esito dell’investimento e l’eventuale proseguimento
dell’attività nel futuro.
Per questo motivo da alcuni anni presso l’incubatoio di Fiumelatte è stata messa a punto una
tecnica di marcaggio che consente di distinguere un Coregone lavarello adulto derivante da un
avannotto prodotto in incubatoio da un soggetto nato in natura. Tutti i Coregoni prodotti a
Fiumelatte sono trattati con una sostanza innocua, l’alizarina, che si fissa al tessuto osseo e
che è rilevabile se illuminata con raggi ultravioletti. Ogni anno i pescatori professionisti
forniscono alla provincia le teste dei Coregoni catturati che vengono opportunamente trattate in
laboratorio per consentire di distinguere i pesci immessi da quelli nati in natura.
Quindi è possibile stabilire con precisione l’esito dell’immissione effettuata nel precedente
biennio; attualmente le province di Lecco e Como sono le uniche in Italia in grado di dimostrare
l’esito delle attività di ripopolamento ittico con questa tecnica.
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Laboratorio presso l’incubatoio di Fiumelatte per indagini sulla fauna ittica
Osso del capo prelevato da un adulto di Coregone lavarello e fluorescenza emessa da un
campione prelevato da un soggetto marcato.
Nel 2014 sono stati raccolti i dati relativi all’immissione del 2012 e si è potuto stabilire che il 50%
dei soggetti di Coregone lavarello catturati dai pescatori professionisti provenivano da immissioni
di novellame prodotto nell’incubatoio di Fiumelatte.
Le province di Lecco e Como sono inoltre in grado di conoscre i chili di pescato perché dal 1996
hanno istituito un “libretto del pescato” che i pescatori professionisti sono tenuti a compilare
giornalmente (anche i pescatori dilettanti hanno un libretto del pescato per le catture di coregone).
Infine ogni anno vengono effettuate pescate con specifiche reti finalizzate a misurare i tassi di
mortalità e di accrescimento del Coregone. Quest’ultimo dato consente di elaborare delle
proiezioni sulle catture, ad esempio è possibile stabilire la produzione diretta derivante
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dall’immissione nel 2012 (584.000 soggetti da 4-6 cm) che risulta pari a 17.715 kg. catturabili dal
2014 al 2016.
Si consideri poi che tale valore è sottostimato, perché non considera la produzione derivante
dall’attività riproduttiva del lotto immesso nel 2012 e che ha deposto nel 2014. I nati da soggetti
marcati, logicamente perdono la marcatura, tuttavia avendo noti i tassi di mortalità è possibile
stimare anche il tributo alle generazioni future (produzione indiretta) e di conseguenza i
chilogrammi di pesce derivanti dall’immissione 2012 che porteranno ad una produzione globale di
51.195 kg in 7 anni.
Se si considera che il prezzo medio di vendita all’ingrosso del Coregone che è di circa 7,00 €/Kg,
l’immissione effettuata nel 2012, entro il 2016, porterà un introito di circa 124.000 Euro ed entro il
2019 di ben 358.000 Euro, tale valore è ampiamente sottostimato, perché:
-
è calcolato sul prezzo di vendita all’ingrosso, ma molti pescatori vendono al dettaglio con
prezzi superiori, inoltre e trasformano il pesce (es. filettatura, affumicatura, essicazione)
aumentando di conseguenza il valore del prodotto;
-
la stima dovrebbe considerare anche l’indotto economico prodotto dalla filiera, infatti una
consistente parte del pescato viene conferita a ristoranti e pescherie che a loro volta lavorano
il prodotto aumentandone sensibilmente il valore;
-
occorrerebbe anche stimare l’indotto derivante dal turismo legato alla ristorazione, alcuni piatti
di pesce di lago sono molto noti e ricercati, si pensi al “riso con filetti di pesce persico”, ai
“missoltini”, al “pesce in carpione”.
Si tenga poi presente che i calcoli sopra esposti sono effettuati solo su una delle specie prodotte,
il Coregone lavarello, a questi andrebbero sommati gli introiti derivanti dall’immissione di altre
specie come il Salmerino alpino, il Luccio, il Persico reale e l’Agone. Il pescato dei professionisti di
queste quattro specie nel 2014 ammonta a 71.757 Kg.
Infine non vanno sottovalutate le entrate derivanti dalla pesca dilettantistica: alcune delle specie
ittiche prodotte sono di prevalente interesse per la pesca professionale (Coregone lavarello e
Salmerino alpino), altre sono catturate sia dai professionisti che dai dilettanti (Luccio, Agone e
Persico reale), altre ancora sono di precipuo interesse per i dilettanti (Trota fario e Temolo). Il
nostro territorio è assai frequentato da pescatori dilettanti provenienti da altre province o regioni
che praticano la pesca alla trota nei torrenti e che frequentano quindi alberghi e ristoranti.
Attività di ricerca
Per precisa volontà delle province di Como e Lecco, alle attività di produzione ittica ogni anno
viene affiancata anche una ricerca scientifica volta ad approfondire la biologia della fauna ittica
lariana, o a mettere a punto nuove tecniche di allevamento, oppure per migliorare la consistenza
delle popolazioni ittiche. Ad esempio nell’ultimo biennio è stata messa a punto la tecnica per la
riproduzione artificiale con accrescimento in gabbie sommerse dell’Agone, del Persico reale e del
Luccio.
Quest’anno saranno sviluppati metodi di fecondazione artificiale sugli Agoni catturati dai pescatori
dilettanti così da rendere possibile ed efficace la fecondazione in loco delle uova prelevate dai
pesci catturati durante il periodo riproduttivo, uova che altrimenti andrebbero perse.
Attività didattiche
L’incubatoio di Fiumelatte è anche un importante centro culturale, infatti in collaborazione con
l’Istituzione Villa Monastero sono organizzate numerose visite di scolaresche. Anche l’Università
di Milano ogni anno organizza visite per i propri studenti. Inoltre presso l’incubatoio vengono
preparate tesi di laurea basate sulle attività di ricerca in corso e sono svolte attività di tirocinio
post-laurea.
Perché è indispensabile la produzione ittica dell’incubatoio di Fiumelatte
Come è noto il livello del Lario viene regolato dalla Diga di Olginate, gestita dal Consorzio
dell’Adda. Questa diga ha un ruolo strategico per l’economia regionale e nazionale poiché
gestendo i flussi idrici in uscita dal lago garantisce:
- la produzione di energia idroelettrica nelle 11 centrali che si trovano lungo il Fiume Adda;
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- l’irrigazione di ben 120.000 ettari di terreno agricolo alimentato dai 7 canali che attingono dal
Fiume Adda.
Logicamente lo sfruttamento delle acque del Fiume Adda ha come riflesso impatti sulla fauna ittica
ospitata nel fiume e nel Lario; in particolare nel periodo estivo può essere danneggiata la
riproduzione dell’Alborella, dell’Agone, del Cavedano, del Pigo e di altre specie ittiche; mentre nel
periodo invernale può risultare compromessa la riproduzione del Coregone lavarello. Non tutti gli
anni si verificano impatti sulla riproduzione, molto dipende dall’entità delle precipitazioni. Per fare
un esempio si pensi che nell’inverno 2013, cioè nel periodo nel quale sulle rive depone il Lavarello,
il Lario si è abbassato di oltre 90 centimetri, che proiettati sulle sponde corrispondono a diversi
metri di messa in asciutta. Questo significa che nell’inverno 2013 la riproduzione della specie è
stata pesantemente compromessa, e che il prelievo e quindi il reddito dei professionisti nei
prossimi anni si baserà essenzialmente sui soggetti prodotti a Fiumelatte, infatti il danno non è solo
dovuto alla mancata riproduzione ma anche al fatto che negli anni futuri si avranno meno
riproduttori.
Quindi l’attività svolta presso l’incubatoio di Fiumelatte, che da anni viena finanziata anche dal
Consorzio dell’Adda, è indispensabile per garantire il reddito dei pescatori professionisti e per
mantenere l’indotto derivante dall’attività di pesca descritto in precedenza.
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