UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI MILANO - BICOCCA
Facoltà di Sociologia
Corso di Laurea in Scienze del Turismo e Comunità Locale
RIEVOCANDO I CELTI: STORIA, TURISMO E
PARTECIPAZIONE
Relatrice:
Prof.ssa Novella Vismara
Tesi di Laurea di:
Laura Righi
Matr. 728297
Anno Accademico: 2011/2012
INDICE
INTRODUZIONE
P. 1
PARTE I - KELTOI: TRA STORIA E LEGGENDA
Capitolo 1 – LA STORIA DEI CELTI
1.1. Introduzione
p. 4
1.2. Ritratto di una popolazione
1.2.a. Localizzazione
p. 5
1.2.b. La società celtica e la condizione della donna
p. 5
1.2c. Il pantheon celtico
p. 7
1.3. L’espansione delle teuta celtiche
1.3.a. Le motivazioni e luoghi dell’espansione
p. 7
1.3.b. Le teuta e i rapporti con le altre popolazioni
p. 8
1.4. Sconfitte e repressioni
1.4.a. La repressione romana
p. 9
1.4.b. La conversione al Cristianesimo
p. 9
1.5. I resti archeologici
1.5.a. Sui luoghi delle antiche tracce celtiche
p. 9
1.5.b. Le necropoli
p. 10
1.5.c. Fonti iconografiche e reperti archeologici
p. 11
1.5.d. Le fonti letterarie
p. 12
1.5.e. Il Calendario di Coligny
p. 13
Capitolo 2 - LEGGENDE E ANALOGIE COL PRESENTE: COSA È RIMASTO?
2.1. Introduzione
p. 15
2.2. Feste e ricorrenze: tra passato e presente
p. 16
2.2.a. Una festa in continua emigrazione
p. 16
2.2.b. Le altre ricorrenze
p. 18
2.3. San Patrick’s Day e la Tripartizione
p. 19
2.4. Gustose bevande dal sapore antico
p. 21
2.4.a. La birra
p. 21
2.4.b. L’idromele
p. 21
2.5. L’invenzione di una tradizione
p. 21
2.6. Stonehenge, tra luogo e mito
p. 22
2.7. Un’identità per i Padani
p. 23
2.8. Come preservare la memoria?
p. 24
PARTE II - LE RIEVOCAZIONI CELTICHE:
UN MODO PER RIVIVERE LA STORIA
Capitolo 3 - COS'È UNA RIEVOCAZIONE
3.1. Introduzione
p. 26
3.2. Presentazione della Rievocazione Storica al pubblico
p. 27
3.2.a. Feste, Archeopark e Gladiators for Pictures
3.2.a.1 Eventi Rievocativi, feste e folklore in paese
p. 27
3.2.a.2 L’archeologia incontra la modernità
p. 29
3.2.a.3 Gladiators for Pictures
p. 30
3.2.b. La ricostruzione storica
3.2.b.1 Ieri..
p. 30
3.2.b.2 ..e oggi
p. 31
3.2.b.3 L’Evento Ricostruttivo: tra Living History e Re-enactment
p. 32
3.2.b.4 Archeologia sperimentale e ricostruzione storica
p. 34
3.2.c. Dove andare?
p. 35
3.3 Le rievocazioni celtiche
p. 36
3.3.a. Feste e rievocazioni celtiche: somiglianze e differenze
p. 37
3.3.b. Rievocazioni celtiche: caratteri generali
3.3.b.1 Localizzazione
p. 38
3.3.b.2 Periodo e durata
p. 39
3.3.b.3 Come informarsi per partecipare
p. 40
3.3.b.4 Costi da sostenere
p. 41
3.3.b.5 L’organizzazione dell’evento
p. 41
3.3.b.6 Che cosa fare a una rievocazione celtica
p. 42
Capitolo 4 – MUSICA PER LE RIEVOCAZIONI CELTICHE
4.1. Introduzione
p. 44
4.2. La strumentazione musicale dei Celti
p. 45
4.2.a. Archeologia musicale
p. 45
4.2.a.1 Lyrix
p. 46
4.2.a.2 Syrinx
p. 46
4.2.a.3 Aulos
p. 47
4.2.a.4 Carnyx
p. 47
4.2.b. L'evoluzione degli strumenti musicali celti
p. 48
4.2.b.1 Le discendenti dell'aulos
p. 49
4.2.b.2 Dal lyrix alla cetra, fino all'arpa
p. 49
4.2.b.3 Strumentazione medievale per arricchire le sonorità celtiche
p. 50
4.3. Sonorità celtiche
p. 51
4.3.a. Tradizione e cultura
p. 51
4.3.b. Ritmi irlandesi
p. 52
4.3.c. Melodie epiche
p. 53
4.4. La musica alle rievocazioni celtiche
p. 53
4.4.a. Musica presso gli accampamenti storici
p. 54
4.4.b. Musica itinerante
p. 54
4.4.c. Concerti serali
p. 56
Capitolo 5 - VISITANDO LE RIEVOCAZIONI
p. 57
5.1. La prima esperienza
p. 57
5.2. Una festa di richiamo Internazionale
p. 58
5.3. Tra dubbi, un po’ di amarezza e una sola piccola soddisfazione
p. 60
5.4. Una festa celtica che aspira a diventare rievocazione
p. 61
5.5. Una vera e propria rievocazione celtica
p. 63
Capitolo 6 - DIETRO LE QUINTE: LA VITA DA RIEVOCATORE STORICO
6.1. Il progetto
p. 66
6.2. I Gruppi Storici
p. 67
6.3. Alla scoperta di un mondo, attraverso le parole dei rievocatori
6.3.a. La nascita di una passione
p. 68
6.3.b. Come rievocare?
P. 70
6.3.c. La cultura non ha colore politico
p. 73
6.3.d. Feste e rievocazioni, ma dov’è il confine?
p. 74
6.3.e. Strumenti moderni in aiuto alla storia antica
p. 76
6.3.f. Costi vs fedeltà ricostruttiva: quanto costa rievocare?
p. 77
6.3.g. Le rievocazioni tra i banchi di scuola
p. 80
6.3.h. Gli amati spettatori
p. 82
6.3.i. Rievocazioni e turismo
p. 84
6.3.l. Passione.. ma non solo!
p. 86
PARTE III - IL TURISMO
Capitolo 7 – INCHIESTA SUL TURISMO PRESSO LE RIEVOCAZIONI CELTICHE
7.1. Introduzione
p. 88
7.2. Quale turismo per le rievocazioni celtiche?
p. 89
7.2.a. Una forma di potenziamento per il turismo urbano e archeologico
p. 89
7.2.b. Turismo come ricerca dell'autenticità: Heritage Tourism
p. 91
7.2.c. Edutainment: tra l'apprendimento attraverso la cultura e le altre
pratiche turistiche del divertimento
p. 93
7.2.c.1 Dark Tourism
p. 95
7.2.c.2 Turismo Spirituale
p. 96
7.2.c.3 Music and Tourism
p. 96
7.3. L'indagine: dalla parte dei fruitori delle rievocazioni celtiche
7.3.a. Descrizione dell'indagine
p. 97
7.3.b. Analisi dei dati
7.3.b.1 Dati socio-demografici
p. 98
7.3.b.2 Promozione dell'evento ricostruttivo "Mvtina Boica"
p. 99
7.3.b.3 Influenza della ricostruzione storica "Mvtina Boica" sui flussi
turistici
p. 103
7.3.b.4 Suggerimenti e consigli, utili ai fini dell'indagine: la parola ai
fruitori
7.3.c. Brevi conclusioni sull'indagine
p. 106
p. 107
7.4. Promozione e valorizzazione degli eventi rievocativi
p. 108
7.4.a. Connessione fra i luoghi dei Celti
7.4.a.1 Spazi virtuali
p. 108
7.4.a.2 Aree, Musei e Parchi Archeologici
p. 110
7.4.a.3 Eventi sul territorio
p. 110
7.4.b. Gli addetti ai lavori
p. 111
7.4.b.1 Scuola
p. 111
7.4.b.2 Soggetti Pubblici, Privati, Turistici e Cittadini
p. 111
7.4.b.3 L'esempio di Monterenzio (Bologna)
p. 113
CONCLUSIONI
P. 115
BIBLIOGRAFIA
P. 118
INTRODUZIONE
Chi erano i Celti? Quale peso hanno avuto nella storia del nostro paese e cosa ci hanno lasciato?
Com'è possibile rivivere gli usi e i costumi di un'epoca da noi così lontana?
Interpretazioni, associazioni, ritrovamenti, testi latini e greci, hanno permesso di tracciare i
confini di un’antica civiltà che, forse, in altre circostanze sarebbe rimasta nell’oblio.
Bisogna pensare ai Celti come a un insieme di tribù, vissuto all’incirca tra l'VIII secolo a.C. e il II
secolo d.C., quindi in uno spazio temporale molto arretrato e nello stesso tempo molto vasto, che
li ha visti protagonisti in diverse parti del continente Europeo, quali Austria, Svizzera, Francia,
Germania, Spagna, Italia, sino in Grecia e che culmina con l'isolamento delle tribù celtiche
sopravvissute al dominio romano, in Irlanda e in Scozia.
Un popolo sconfitto dai Romani, convertito dai Cristiani, rimasto avvolto dal mistero, poiché
sostenuto solo dalla tradizione orale, che ha fatto sì che la cultura celtica giungesse fino a noi
quasi come una leggenda.
La tanta, ma allo stesso tempo ancora scarsa, conoscenza dei Celti ha lasciato così spazio
all'immaginazione di creare storie fantastiche, di personaggi entrati nel mito, come: Re Artù e i
cavalieri della tavola rotonda, Fata Morgana, Mago Merlino e i Galli Asterix e Obelix. L’elenco
potrebbe continuare, e non solo con personaggi associati a film o a libri, ma anche con i luoghi
che, in questo secondo caso però, esistono veramente. Il mitico bosco di Broceliande in Bretagna
(Francia), dove la leggenda vuole che si trovi la tomba di Mago Merlino; la terra di Avalon,
presumibilmente l’isola di Anglesey in Galles, dove il mito colloca le sacerdotesse celte seguaci
della Dea Madre; il cerchio megalitico di Stonehenge, che si pensa sia associato ai riti druidici
celtici, sono solo alcuni dei numerosi esempi. Filmografia e libri prediligono l'Europa settentrionale come teatro di storie di magia, di amore o di guerra, e come ambientazione più
appropriata per narrare la storia dei Celti. Una scelta, questa, che coinvolge a 360° lettori e
cinefili i quali, in seguito alla visione o alla lettura, si recano nei luoghi descritti, dando vita al
così detto turismo mediatico.
1
Affinché si possa scindere il mito dalla vera storia legata alla popolazione celta, una strada
potrebbe essere quella di scoprire cosa ci è rimasto di quest'antica popolazione. Purtroppo però si
fatica meno, ad accettare un’usanza tramandata, per esempio, dai Romani piuttosto che dai Celti.
Una delle motivazioni è che forse questi ultimi erano costituiti da tribù nomadi (nonostante
fossero una popolazione numerosa e molto unita culturalmente); un’altra, potrebbe essere la
mancanza di fonti scritte, la quale ha fatto si che, solamente poco di quel che fu il ricco
patrimonio celtico si conservasse fino a noi. O ancora, quella più attendibile, è che se i Celti
avessero vinto contro i Romani e costituito un Impero, oggi giorno la storia avrebbe un'altra
trama.
Di recente si sta affermando un nuovo modo per sapere di più su quest'antica popolazione: le
manifestazioni di rievocazione storico - celtica. Si tratta di una forma esperienziale, e del tutto
originale, per rivivere e comprendere il passato che, attraverso gli eventi rievocativi (feste
celtiche) e quelli ricostruttivi (Living History e Reenactment), si sta facendo strada per mostrare
la cultura di quest'antica popolazione che ha abitato anche le nostre terre.
Molte rievocazioni prevedono un vero e proprio accampamento storico nel quale i rievocatori, nei
panni degli antichi Celti, adibiscono laboratori e attività didattiche per grandi e piccini; inoltre
mettono in scena i tempi delle battaglie, per far comprendere come poteva avvenire, per esempio,
uno scontro fra Celti e Romani. Si tratta di episodi di Re-enactment alle volte fittizi e altre
commemorativi di momenti di guerra realmente accaduti, come per esempio la battaglia di
Talamone del 225 d.C.. I terreni adibiti per allestire le rievocazioni sono, nella maggior parte, i
medesimi che un tempo occuparono le tribù celtiche, come per esempio dall'Italia Settentrionale
fino a Roma, la Germania, la Francia e l'Austria. La natura e in particolare i boschi, sono i siti
prediletti dalle rievocazioni, oltre ad essere quelli più consoni filologicamente.
Il ruolo dei rievocatori è fondamentale poiché la continua ricerca di informazioni, per l'ideazione,
la creazione e la sperimentazione di utensili, oggetti e marchingegni, gli permette di comprendere
e di testare a pieno l’utilità che avevano per i Celti. Con la Living History, mostrano al pubblico il
loro operato, in modo simpatico e coinvolgente, trasmettendo nello stesso tempo gli usi e costumi
di quest'antica popolazione, attraverso le attività didattiche presenti in rievocazione.
2
Le rievocazioni e le feste celtiche sono spesso animate dal suono della musica, che si ritrova
presso gli accampamenti storici e durante le giornate dell'evento. Spesso si sente parlare di
musica celtica, intendendo con essa la musica proveniente da paesi quali Irlanda e Scozia. Oggi
giorno non si può, però, parlare di musica celtica, ma di sonorità riecheggiate nei luoghi dove un
tempo vissero i Celti, e in particolare di musica irlandese o scozzese, proprio per l'autorità di cui
godono queste due Nazioni sullo spirito celtico, ivi conservato rispetto al resto dell'Europa. Gli
strumenti impiegati durante l'intrattenimento musicale presso le rievocazioni celtiche (a volte
accompagnato da danze), non sono propriamente i medesimi del periodo durante i quali vissero i
Celti; quel che è certo è che oggigiorno il panorama concernente la cosiddetta musica celtica è
molto vasto, è praticato da gruppi musicali e da cantanti provenienti da tutta Europa e la musica,
presso le rievocazioni storico- celtiche, non manca mai!
Attraverso la partecipazione diretta presso eventi rievocativi (feste) e ricostruttivi (rievocazioni),
è stato possibile capire i caratteri generali di queste manifestazioni, comprendere gli agi e i disagi
di chi lavora dietro le quinte e conoscere i pareri del pubblico rispetto alla promozione delle
stesse.
Le rievocazioni storico- celtiche rappresentano un nuovo modo di fare turismo, rinnovando i
modi di fare turismo archeologico e urbano, e ponendosi come una forma del turismo culturale,
Heritage e dell'Entertainment. Cultura, didattica e divertimento si uniscono per soddisfare i
desideri della società post moderna, desiderosa di provare nuove esperienze e sensazioni, di
toccare con mano e avere un sentore, seppur fittizio, dell'autenticità, nella piena logica
dell'Edutainment.
Colgo l'occasione per ringraziare Gian Battista Fiorani e tutti i rievocatori storici che mi hanno
aiutato, consigliato e incoraggiato in questo progetto. Ringrazio anche gli organizzatori del
Mvtina Boica: Celti e Romani tra due fiumi, senza i quali non avrei mai potuto completare la mia
indagine. Grazie a tutti di cuore.
3
PARTE I - KELTOI: TRA STORIA E LEGGENDA
Capitolo 1 – LA STORIA DEI CELTI
1.1. Introduzione
Keltoi: tutto ciò che non è greco o romano. Era questo il modo nel quale gli antichi Greci
chiamavano i Celti, ma non era l’unico. Galatae1, Galli2, Celtae3, furono i nomi attribuiti a una
grande popolazione, divisa in tante tribù nomadi che si espansero in tutta Europa.
Quando si pensa ai Celti, possono balzare da subito alla mente alcuni personaggi dei fumetti
come Asterix e Obelix; serie televisive come Le nebbie di Avalon e Merlin; film come Re Artù e
la tavola rotonda, Excalibur e molti altri, che mostrano diverse versioni dei Celti: da guerrieri a
innamorati, da maghi a sacerdotesse e persino una loro rilettura in chiave più comica.
La storia dei Celti alle volte, come nei casi appena citati, si perde tra mito e leggenda; tra le
ragioni possiamo annoverare: la mancanza di testi scritti e direttamente tramandati dalla
popolazione celta; le descrizioni riportate negli antichi testi romani, che spesso devono essere
interpretate, poiché scritte da loro nemici, e un utilizzo speculativo della cultura celtica sia
durante il Medioevo che in tempi più recenti. Ogni testo, mito o filmato proposto, deve essere
analizzato minuziosamente, poiché per raccogliere dati attendibili sulla storia serve una vita, ma
per rovinare tutto basta un attimo.
Gli stessi libri di storia faticano ad attribuire una precisa identità ai Celti. Sono citati col nome di
Galli durante la campagna di Giulio Cesare in Gallia4 ma poi, la popolazione celta rimane coperta
come da un velo di mistero, che ancora oggi archeologi e rievocatori storici cercano di scoprire.
1
Dal latino, “dalla carnagione color latte”.
Nome attribuito dall’imperatore Giulio Cesare, per indicare gli abitanti della Gallia
3
Dal latino, Celti.
4
Nome attribuito da Cesare per delimitare il territorio occupato dai Celti.
2
4
1.2. Ritratto di una popolazione
1.2.a. Localizzazione
Una grande popolazione, composta da tribù nomadi (secoli più tardi denominate indoeuropee),
intorno al III millennio a.C. si espanse muovendo dalla steppa meridionale russa giungendo nel
cuore dell’ Europa. Qui s'insediò e si sovrappose a comunità preesistenti, dando origine ad una
nuova popolazione: i Celti. Le motivazioni di questo lungo spostamento sono varie: dal clima,
all’approvvigionamento di cibo e acqua, dalla crescita demografica al bisogno di espansione,
ragioni che accomunarono gli spostamenti anche di numerose altre popolazioni.
Esistono più tesi su quale fosse stato il primo nucleo nel cuore dell’Europa, dal quale nacque e,
successivamente, si espanse la vera e propria cultura celtica ed il dibattito è ancora in corso. C’è
chi stabilisce l’epicentro a Hallstatt5, un piccolo paese austriaco ricco di miniere di salgemma,
nell' VIII secolo a.C., e chi lo situa a La Tène nel VI secolo a.C., una piccola località svizzera
dove sono stati ritrovati, nel 1800, antichi tumuli6, risalenti all’età del ferro. Ad ogni modo, è
indubbio che i proto Celti7, si stabilirono lungo il corso del Danubio in quanto, oltre ad essere un
fiume sempre ricco d’acqua, permetteva di lavarsi, di procurarsi il cibo e costituiva una preziosa
via di trasporto.
Tuttavia, la teoria più attendibile è quella che vede suddivisa la storia degli antichi Celti in
diverse fasi che, partendo dall'VIII secolo a.C., verosimilmente con il primo insediamento a
Hallstatt, culminano nel II secolo d.C. con il dominio romano in Europa e la repressione dei Celti
nelle Isole Britanniche.
1.2.b. La società celtica e la condizione della donna
La società celta era tripartita in Druidi, guerrieri (cavalieri) e produttori.
«I primi attendono alle funzioni religiose [..] interpretano i comandamenti della religione. A loro ricorre un
gran numero di giovani per essere istruito, e il rispetto di cui godono è grande; decidono infatti di quasi tutte
le controversie sia pubbliche che private [..]» (Giulio Cesare, VI, 13)
5
La teoria più attendibile.
Cumuli di pietre, posti sopra le tombe, formando collinette.
7
I primi Celti.
6
5
I Druidi erano i sacerdoti in diretto contatto con gli dei e tramandavano la religione e la cultura
celta. Prima di poter assumere questo ruolo all’interno della società, servivano anni di
esercitazione e pratica, soprattutto nella mnemonica, poiché tutto il sapere veniva tramandato
oralmente.
«L’altra casta è quella dei cavalieri. Costoro quando occorre e capita qualche guerra, [..] tutti vanno al fronte»
(Giulio Cesare, VI, 15)
I guerrieri non possedevano un’armatura vera e propria, come per esempio i Romani, né avevano
particolari tattiche di combattimento, se non l’utilizzo del cavallo durante le guerre. Si presume
che in battaglia si difendessero con scudi, lance e spade e che fossero soliti tingersi il viso di
colore blu, rosso e giallo, con coloranti vegetali. Spesso più clan erano chiamati a combattere
contro un nemico comune, come potevano essere i Romani, ma non era escluso che potessero
avviarsi anche guerre fra gli stessi clan.
La classe produttiva si occupava dell’agricoltura, dell’allevamento e dell'artigianato: i Celti
coltivavano presumibilmente cereali, legumi e ortaggi stagionali del luogo dove si trovavano; i
Druidi, attraverso l’attenta osservazione delle stelle e dei cicli stagionali, determinavano i periodi
di mietitura e del raccolto, ai quali gli agricoltori dovevano attenersi scrupolosamente. Le tribù
celtiche inoltre allevavano ovini, bovini e cavalli, che utilizzavano durante le guerre.
I Celti furono una fra le prime popolazioni dell'Età del Ferro, i reperti archeologici dimostrano
che erano degli abili artigiani: forgiavano armi, come scudi e lance, creavano utensili, oggetti di
uso quotidiano e macchinari per la tessitura e la lavorazione del grano, ma anche gioielli con i
quali amavano adornarsi, sopratutto le donne. Sono strati ritrovati bracciali e un particolare tipo
di collana, il torque, il quale era portato sia dalle donne sia dagli uomini, era aperto anteriormente
e le due estremità presentavano spesso delle lavorazioni molto particolari. Era un simbolo di
prestigio che non tutti i membri della popolazione potevano portare.
Una curiosità, in merito alla società celtica, riguarda la condizione delle donne. Esse potevano
parteciparvi attivamente, ricoprire i medesimi ruoli degli uomini e dunque essere sia Sacerdotesse
6
(la versione femminile dei Druidi) che guerriere, oltre che produttrici. Avevano dunque pari diritti
e doveri dell’uomo8.
1.2.c. Il pantheon celtico
I Celti adoravano Dei associati alla Grande Madre Terra, sia nella sua forma naturale sia in quella
animale. I nomi degli Dei erano associati a fenomeni della natura come per esempio Taranis, il
Dio della tempesta, o Lug il Dio del sole, o ancora Belenos il Dio della luce; e ad animali sacri
come Cernunnos, il Dio cervo, o agli uccelli, legati alla Dea Morrigan, simbolo di passaggio con
l’aldilà.
In una società dove poco si possedeva se non la materia prima, non è difficile comprendere come
fosse cercata la benevolenza della natura, la quale veniva trasmutata sottoforma essere superiore
all’uomo, cioè in Dea. Per queste ragioni, in onore del ciclo stagionale e degli stessi animali,
erano celebrate numerose feste, quali: Imbolc, Beltane, Lugnasadh (cfr. cap. 2.2). Inoltre, dal
Calendario Celtico ritrovato a Coligny nel 1897 (cfr. cap. 1.5.e), si può notare come per esempio
il nome di ogni mese corrisponda a stadi naturali: “la caduta delle foglie” (Samonios) per
l’autunno, “il tempo del ghiaccio” (Ogramios) per l’inverno, “tempo di lucentezza” (Simivisonios) per l’estate.
1.3. L’espansione delle teuta celtiche
1.3.a. Le motivazioni e i luoghi dell’espansione
Con il passare degli anni la popolazione cresceva. Molto verosimilmente per l’incremento
demografico, si formarono piccole teuta –clan, che si espansero in tutta Europa, durante la fase
storica di La Tène, VI secolo a.C. .
Partendo dalla culla della loro civiltà9, i Celti: occuparono la parte sud-occidentale della
Germania10, la Francia orientale (e in seguito quella centro-settentrionale), la Spagna meridionale
e l’Italia settentrionale.
La Gallia, così com'era chiamata dai Romani, si suddivideva in due regioni principali: la Gallia
Transalpina o Ulteriore (a nord delle alpi) e la Gallia Cisalpina o Citeriore (a sud delle alpi) cfr.
8
Un fattore che non passa inosservato se pensiamo a quanti anni ci sono voluti prima che la donna potesse avere
diritti nella nostra società.
9
Presumibilmente Hallstatt, in Austria, o La Tène, in Svizzera.
10
Nella quale erano presenti anche gli Elvezi.
7
cap. 2.7; quest’ultima si divideva a sua volta in: Gallia Transpadana e Gallia Cispadana, in base
alla posizione delle tribù celtiche rispetto al fiume Po’. In seguito i Celti s'insediarono in Asia
Minore fino a giungere in Grecia (dove però ebbero scarsi risultati di conquista) e infine, a
seguito della forte repressione romana, occuparono le Isole Britanniche.
L’espansione caratterizzò il periodo d’oro dei Celti: scambi e commercio con altre popolazioni,
prosperità culturale e religiosa, che li accompagnò lungo tutto il II secolo a.C. fino al I secolo
a.C. .
1.3.b. Le teuta e il rapporto con le altre popolazioni
Ogni teuta si assegnava un nome ed era
caratterizzata da alcuni tratti particolari
che la distinguevano dagli altri clan
celtici,
pur
mantenendo
forti
connessioni con la cultura e la religione
comune. Per esempio, il vestiario tipico
prevedeva delle brache con fantasia a
scacchi, il cui colore variava da clan a
clan; inoltre ogni tribù si attribuiva un
proprio
Figura 1- Immagine raffigurante la presenza celtica in Italia,
formata da: Salassi, Vertamocori, Taurini, Insubri, Cenomani,
Boii, Lingoni e Senoni (www.sagittabarbarica.org/Celti.).
animale
totemico
(quale
simbolo di protezione) che era scelto
fra quelli più sacri nella religione
celtica, come il cervo o il cinghiale.
Le teuta instaurarono buoni rapporti con molte popolazioni, come Etruschi, Liguri, Germani e
Belgi, che fruttarono loro delle preziose alleanze durante i periodi di guerra.
In alcuni luoghi le teuta si assimilarono con popolazioni presenti da prima di loro, come per
esempio gli Iberi in Spagna - dalla cui commistione emersero i Celtiberi, o come la cultura di
Golasecca in Italia, che si annovera come la prima fra quelle celte in Italia, presente in
precedenza all’arrivo dei Celti dall’Europa e alla quale, questi ultimi, verosimilmente si
sovrapposero.
8
In altri luoghi dapprima si allearono con le popolazioni preesistenti e poi vi entrarono in conflitto,
come con gli Etruschi, in Italia, e i Romani, in tutta Europa; mentre, in altri luoghi ancora, come
in Italia, le teuta celtiche si insediarono impiantando la loro cultura, come per esempio i Boi in
Emilia Romagna, gli Insubri in Lombardia e i Taurini in Piemonte.
1.4. Sconfitte e Repressioni
1.4.a. La repressione romana
Il periodo d’oro fu però destinato a terminare. Presto, infatti, i Celti entrarono in conflitto con gli
stessi Romani con i quali, in un primo momento erano stati alleati. Questi ultimi li sconfissero in
gran parte dell’Europa, grazie a rapporti di alleanza, con altre popolazioni minori, come Liguri in
Italia e gli Elvezi, in Germania. Sono molte le date, appuntate nella storia, nelle quali Celti e
Romani si scontrarono, fra alcune di esse si annoverano le numerose guerre, che si svolsero dal
283 al 231 a.C. tra Romani e Boi, una delle tribù celtiche, stanziate nell'attuale Emilia Romagna,
fra le più ostili all'assoggettamento romano nella storia, definitivamente sconfitte a Talamone, nel
225 a.C. (cfr. cap. 5.5)
La volontà di assoggettare nuovi territori e rispettive popolazioni, da parte dei Romani, costrinse
le popolazioni celte rimaste a rifugiarsi nelle Isole Britanniche intorno al I secolo d.C., dove,
nonostante la presenza di popoli stanziati lì da prima del loro arrivo, riuscirono a implementare la
loro cultura e religione.
1.4.b. La conversione al Cristianesimo
Le avversità per le popolazioni celte non terminarono nemmeno dopo il rifugio nelle Isole
Britanniche. Durante il II secolo d.C., la Chiesa Cattolica inviò molti dei suoi missionari col
preciso intento di cristianizzare le popolazioni celte dell’isola. Nonostante ciò, i Celti riuscirono a
conservare gran parte delle loro tradizioni, dando origine al Cristianesimo Celtico d’Irlanda (cfr.
cap.2.3).
1.5. I resti archeologici
1.5.a. Sui luoghi dove vissero i Celti
Oggi giorno possiamo recarci presso i luoghi dove vissero i Celti, visitando le aree archeologiche
dove sono stati trovati i resti di questa antica civiltà. Essi si annoverano sia in Italia, sia nelle
9
numerose località europee dove si stanziarono le tribù celtiche. Alcuni di essi sono: il comune di
Golasecca (in provincia di Varese, Lombardia) dove si sviluppò la prima tribù celtica della nostra
penisola; La Tène (in Svizzera), culla vera e propria della cultura celtica; Modena (Emilia
Romagna) presso il Novi Ark; Biella (in Piemonte), una zona ricca di boschi, dove furono
ritrovati i resti di un castelliere gallico dell’Età del Ferro. In tutti questi luoghi sono stati trovati
tumuli di pietra, ma anche reperti archeologici come vasi, utensili, gioielli datati all'epoca celta,
nei quali sono state create aree archeologiche accessibili al pubblico. I reperti ivi ritrovati si
possono osservare presso i numerosi Musei Archeologici, presenti sia in Italia sia in Europa,
come per esempio il Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena, il Museo Archeologico
Luigi Fantini (Monterenzio), il Celtic & Prehistoric Museum (Irlanda) e il Museo dei Celti di
Hallein (Austria).
1.5.b. Le necropoli
Per quanto la morte possa cancellare l’esistenza di qualsiasi essere vivente, essa può diventare
una fonte di scoperta. I luoghi dove la morte è racchiusa, ossia le tombe, sono da secoli i luoghi
prediletti per i ritrovamenti archeologici di antiche civiltà.
Intorno al 1800, nell’epoca del Romanticismo, sotto la scia di una passione antiquaria che
riguardò dapprima la Germania11 e a seguire le altre nazioni europee, numerosi furono gli scavi
per rinvenire reperti delle epoche passate. Nei luoghi dove si presumeva si fossero insediati i
Celti, furono trovati dei grossi tumuli di pietra che coprivano e costituivano delle tombe. Esempi
di necropoli dell'Età del Ferro sono state rinvenute, per esempio, a Monterenzio (Bologna),
Urago d'Oglio (Brescia), Heuneburg (Germania) e Rosegg (Austria).
I Celti, secondo le fonti latine, erano soliti bruciare i corpi di chi moriva e seppellirne le ceneri
insieme agli oggetti che nella vita terrena gli erano stati più cari. I luoghi delle sepolture erano
ricoperti da cumuli di pietra che formavano delle piccole collinette; queste costituivano delle
convenzioni affinché i parenti potessero commemorare i propri cari.
«In primo luogo essi cercano di creare questa convinzione, che le anime non periscono ma dopo la morte
passano dall’uno all’altro; secondo loro è questo un grandissimo incitamento al valore, poiché elimina la
paura di morire.» (Giulio Cesare, VI, 14 )
11
La vera e propria culla del Romanticismo.
10
I Celti, infatti, credevano nella reincarnazione dell’anima e nell’esistenza di un mondo magico
dedicato agli spiriti – il Sidhe, dove le anime potessero vagare durante la ricerca di un nuovo
ospitante. I Celti non consideravano il sidhe precluso ai defunti, esso era accessibile anche ai vivi
tramite le “Feste del Fuoco” (cfr. cap.2.2), come Beltane e Samain, per questa ragione il suo
nome significava “oltre la collina”, intendendo appunto un luogo facilmente raggiungibile.
La mitologia celtica vuole che quest'antica popolazione avesse un paradiso, simile al Giardino
dell’Eden Cristiano, dove potessero risiedere stabilmente le anime dei defunti, e che questo fosse
costituito da piante di melo – aval (in bretone). Probabilmente corrispondeva al sidhe, ma non se
ne ha la certezza.
1.5.c. Fonti iconografiche e reperti archeologici
Ciò che è certo, riguardo alla popolazione celta, è che il loro
pantheon era molto ampio. Nel corso degli anni sono state
ritrovate delle raffigurazioni, sui reperti, di probabili Dei,
queste nozioni, derivano dall’attenta integrazione fra le fonti
iconografiche, gli antichi testi latini e l’interpretazione del
Calendario di Coligny, di cui si parlerà a breve. Fra i più
celebri si annovera il Calderone di Gunderstrup, uno dei Figura 2 - Particolare del Calderone di
Gunderstrup: il Dio Cernunnos
manufatti celtici più antichi, ritrovato in una tomba in (www.bibrax.org/celti)
Danimarca e oggigiorno custodito al Museo Nazionale di Copenaghen che, fra i numerosi
particolari che lo caratterizzano, riporta una rappresentazione del dio Cernunnos, il Dio con le
corna di cervo.
Oltre al Calderone di Gunderstrup, anche altri resti come gioielli, quali bracciali e collane,
monete, fibule, situle in bronzo e terracotta, strumenti musicali (cfr. cap. 4) e numerose statue in
pietra e bronzo, hanno regalato agli archeologi nozioni importantissime sulla cultura celtica.
Esempi di questi reperti sono stati rinvenuti presso Hallstatt (Austria) la culla della civiltà celtica,
ma anche in Italia, Francia, Germania e Spagna, e sono conservate oggi presso i musei
archeologici.
11
Inoltre, il Galata Morente (custodito presso i Musei Capitolini a Roma), nonostante sia una statua
bronzea greca, realizzata da Epigono nel I secolo a.C., raffigura, nell'ideale greco, un guerriero
celtico sconfitto con indosso solo il torque.
1.5.d. Le fonti letterarie
Dei Celti si conosce la religione, la cultura, usi e costumi, ma il loro patrimonio, seppur ricco, è
sempre inferiore rispetto per esempio a quello lasciatoci dai Romani e dai Greci.
Sono proposte teorie e approssimazioni rispetto alla popolazione celta, e questo è dovuto
principalmente ad alcuni fattori: il nomadismo, la mancanza di testi scritti lasciati direttamente
dai Celti e la continua necessità di interpretare i testi romani e greci, che trattano delle tribù
celtiche con toni spesso discriminatori, al limite della barbarie (d’altra parte, era il punto di vista
del nemico). Lo stesso De Bello Gallico va letto con gli occhi dell’Imperatore Romano Giulio
Cesare: un conquistatore curioso di conoscere gli usi e costumi di un’altra popolazione, ma
altresì ansioso di assoggettare popoli e incrementare le terre sotto il suo dominio. Se non fosse
stato però per questi stessi testi, la cultura celtica forse sarebbe stata perduta.
La cultura e la religione celtica erano trasmesse oralmente, principalmente da Drudi ad altri
Drudi, i custodi del sapere; raramente era utilizzata la scrittura, se non per questioni commerciali
o funzionali.
«[…] molti corrono autonomamente a farsi istituire, altri sono mandati dai genitori o dai parenti. Li si dice
che imparino un gran numero di versi, e perciò c’è chi rimane alla scuola anche per vent’anni. Non è ritenuto
lecito affidare alla scrittura questi versi, mentre per tutto il resto, sia materia pubblica o privata, usano di solito
l’alfabeto greco. Questa regola mi sembra sia derivata da due motivi: dal desiderio di non divulgare i loro
insegnamenti, e perché gli apprendisti non trascurino la memoria fidando sull’uso delle lettere […]» (Giulio
Cesare, VI, 14).
Ciò ha fatto sì che miti e leggende si sviluppassero attorno ai Celti, fino ad arrivare alla mera
speculazione. La storia narra che Cesare, insieme al suo esercito di Romani, intraprese una lunga
battaglia contro i Galli e trasmise tutto quanto apprese dalle tribù celtiche nel De Bello Gallico
("Le guerre in Gallia"). Ma questa non è l’unica fonte che ci permette di parlare dei Celti.
12
1.5.e. Il Calendario di Coligny
A Coligny, città della Francia nei pressi di Lione, nel 1897 fu trovata un’epigrafe in lingua celtica
ma incisa in caratteri latini12, su una tavola di bronzo. Si presume che risalga alla fine del II
secolo d.C., e riporta il calendario lunare della popolazione celta. Si tratta di una delle pochissime
testimonianze, scritte, giunte fino a noi direttamente dai Celti che, forse con l’accresciuta
consapevolezza della presenza romana, nei territori da loro occupati in precedenza, e la
progressiva sostituzione di usi e costumi romani a quelli celti, decisero di trasmettere il loro
calendario: una delle fonti-chiave della loro religione e cultura.
La tavola bronzea riporta il nome di dodici mesi, ripetuti per cinque anni (il lustro era
probabilmente la loro unità di misura), con l’aggiunta di un mese in più per due anni (per un
totale di 62 mesi) per la presenza di mesi di 29 giorni (Anmat - sfavorevoli), mentre i mesi
restanti erano di 30 giorni (Mat - buoni, favorevoli).
L’anno celtico iniziava con Samonios (tra la fine di Ottobre e l’inizio di Novembre) ed era diviso
in due semestri: quello luminoso (formato dai mesi estivi) e quello oscuro (corrispondente ai mesi
invernali). I nomi dei mesi coincidevano a situazioni legate alla natura, per esempio Samonios
significava “caduta dei semi”, con riferimento all’autunno e cioè al tempo della caduta delle
foglie13, oppure Riuros (tra dicembre e gennaio) significava “tempo del freddo”, e così via. I
giorni s'iniziavano a calcolare partendo dal tramonto, mentre i mesi dai pleniluni, per questa
ragione li troviamo spesso a cavallo tra due nostri mesi.
Le date delle loro festività non ricorrevano dunque tutti gli anni negli stessi giorni, e di
conseguenza erano associate a periodi dell’anno. Dal medesimo calendario (e dai testi latini),
sappiamo che era usanza dei Celti festeggiare la natura, nei suoi cambi di stagione, durante gli
equinozi (i giorni in cui la lunghezza della notte e del giorno, sono di pari durata) ed i solstizi (i
giorni in cui il sole tocca lo zenit, massimo – più ore di sole - o minimo - più ore di notte -, lungo
la sua ellittica).
Il Calendario di Coligny, dunque, racchiude in se molto più di un semplice elenco di mesi: riporta
i nomi delle feste, dei riti e il sistema di calcolo del calendario lunare celtico il quale ci regala
preziose informazioni sulla religione - che permeava e costituiva il patrimonio maggiore della
12
La lingua celtica, come il latino, appartiene al ceppo linguistico indoeuropeo; molte parole sono rimaste nei dialetti
europei e dell'Italia settentrionale.
13
L'autunno, in inglese, viene anche chiamato (to) “Fall” (cadere).
13
cultura celtica -. Non fu comunque semplice per gli archeologi decifrarlo, poiché fu ritrovato in
frammenti e la sua ricomposizione richiese lungo tempo e numerose interpretazioni. Ancora oggi
non sono stati rinvenuti tutti i pezzi che lo componevano, quindi presenta dei “buchi” ai quali gli
archeologi hanno cercato di colmare grazie alla lingua irlandese arcaica, a quella antica14 e all’
inglese.
14
Rispettivamente del 400 -700 d.C., e del 700 -950 d.C.
14
Capitolo 2 - LEGGENDE E ANALOGIE COL PRESENTE. COSA È RIMASTO ?
2.1. Introduzione
Ciò che oggi conosciamo della cultura e della religione celtica lo dobbiamo, in egual modo, alle
fonti letterarie romane (testi giunti fino a noi, come il De Bello Gallico di Giulio Cesare, o Storie
di Polibio); alle fonti iconografiche e ai reperti archeologici, ritrovati nei siti dove le tribù
celtiche si stabilirono; al calendario celtico, ritrovato a Coligny (Francia) nel 1897; e alla lingua
irlandese15. Queste e molte altre fonti, permettono di fare deduzioni, seppur alle volte approssimative, su quella che poteva essere la cultura dei Celti.
Non solo, durante il Medioevo fu colto il lato più misterioso della cultura della popolazione celta,
così che i Bardi – i poeti, iniziarono a scrivere delle imprese dei sovrani Celti e del loro lato più
oscuro legato alla magia. Nei cicli epici medievali, conservati fino a noi, come per esempio Il
Ciclo Arturiano o La Battaglia degli Alberi, non mancarono caricature e attribuzioni alle volte
inappropriate, ma ciò che risalta nella lettura di questi antichi testi è l’aura che avvolge i Celti,
dipinti come popolo mitico e leggendario.
Sia che provengano dalla storia sia che provengano dalle leggende, di analogie con i Celti ce ne
sono ancora. Esse non sono state create dal nulla e le loro radici trovano dimora nella storia di
questa lontana popolazione che abitò le nostre terre dall'VIII secolo a.C. . Il Medioevo ha fatto
proprio il lato più misterioso e magico legato alla cultura celta; il folklore e la religione Cristiana
hanno rinnovato i nomi e rituali delle antiche festività; le correnti “New Age” hanno approfondito
alcuni aspetti di quella che fu la religione celtica16; la politica ne ha sfruttato la cultura e il legame
col territorio per la propria propaganda. Questi sono solo alcuni esempi di ciò che degli usi e
costumi dei Celti è stato tramandato, inventato o tramutato in leggenda nel corso dei secoli.
Quello che vorrei analizzare in questo capitolo è ciò che è stato documentato come appartenente
alle tribù celtiche: molti degli usi, costumi e tradizioni, seppur con nomi differenti o variazioni
15
Quella arcaica, parlata tra 400 e 700 d.C., e quella antica, parlata tra il 700 e il 950 d.C.
Per esempio la Wicca abbraccia il culto della Dea Madre, e il Neo Druidismo è una religione neopagana, nata
come ripresa dell’antica religione.
16
15
rispetto al passato, sono arrivate fino a noi pressoché intatte e ancora oggi permeano la nostra
cultura.
Prima di accennare ad alcuni di essi, premetto però che questo capitolo va letto senza scetticismo
o preconcetti. Non è escluso che qualcosa sia in contrasto con quanto già si conosce, è anche
probabile che non sia condiviso o accettato, ma è sicuramente è attestato da fonti che citerò alla
fine di questa ricerca. Credo inoltre che questo sia un modo per guardare alla storia da un altro
punto di vista: quello dei Celti.
2.2. Feste e ricorrenze: tra passato e presente
Molte di quelle che erano le usanze delle tribù celtiche durante i festeggiamenti, scoperti grazie al
Calendario di Coligny, ancora oggi si ritrovano celate sotto altri nomi o con un significato
diverso.
2.2.a. Una festa in continua emigrazione
Nelle scuole ci insegnano che durante Halloween, una festa di tradizione britannica, i bambini,
ma anche gli adulti, sono soliti travestirsi da streghe, fantasmi, zombie (ecc.) e vanno per le case
della città, bussando ed esclamando, trick or treat?! (dolcetto o scherzetto).
In Italia questa festa ha richiamo solo da pochi anni, e non è ancora annoverata fra le feste
ufficiali del nostro Paese, a differenza dei due giorni consecutivi: l’1 e il 2 Novembre,
rispettivamente il Giorno di Ognissanti e il Giorno dei Defunti (feste ufficialmente riconosciute
dal clero, con Papa Sisto IV nel XV secolo). Durante queste ricorrenze, si è soliti recarsi al
cimitero per commemorare i propri cari e accendere un lumino in loro memoria. Poco o nulla,
però, si dice sulle origini di queste due usanze, che finiscono per confluire, nel I secolo a.C. in tre
giorni di “festa”.
Samhain, insieme a Beltane, era chiamata Festa del Fuoco per via del grande fuoco che era
acceso durante i festeggiamenti. Le due ricorrenze segnavano e onoravano i due semestri
dell’anno, erano considerate solenni tra le varie teuta celtiche, dunque in queste occasioni, si era
soliti prendere decisioni importanti, come per esempio contrarre matrimonio. Samhain era anche
detta Samfuin (fine dell’estate), o Trinoux Samonia per via dei tre giorni di festeggiamento di fine
16
raccolto e inizio del semestre oscuro dell’anno; questa ricorrenza era per i Celti il Capodanno17.
Durante questi tre giorni i Celti18 erano soliti accendere un grande fuoco in un bosco e festeggiare
la fine del raccolto affinché fosse di buon auspicio per il terreno durante i mesi invernali e
fruttasse di conseguenza un buon raccolto nei mesi lucenti. Secondo questa ricorrenza, le porte
del mondo dei morti (formato da quello fatato – annwn - e da quello degli spiriti – sidhe -), per i
quali era portato grande rispetto, erano aperte a quelle dei vivi.
Nel folklore europeo, soprattutto nei paesi dell'Europa centrale, è rimasta questa credenza: in
onore dei defunti sono accesi dei lumini e lasciato del cibo sulla tavola, così che il ritorno dei
propri cari possa essere più gradevole.
Samhain (o Samain) si festeggia dunque da molto tempo prima di Hallowen (All Hallows Eve, la
vigilia di Ognissanti). Dalle usanze di Samhain, Halloween ha tratto i lati più oscuri e ludici: i
bambini in maschera impersonano gli spiriti dei defunti e, passando di casa in casa, chiedono
dolcetti (trick) in cambio di non arrecare alcuno scherzetto (treat). Altra particolarità, in comune
alle due feste – ma anche alle altre ricorrenze celtiche – è che iniziano a esser celebrate a partire
dal tramonto, proseguendo poi per tutta la notte.
Dolcetti tipici di questo periodo sono le fave, così dette “dei morti”. Secondo i Celti contenevano
le anime dei defunti, ed essendo uno dei primi legumi primaverili, simboleggiavano per loro la
rinascita, la luce, la nuova fioritura (concezione, dunque, molto antecedente la resurrezione, quale
festa cristiana). Per i Cristiani la resurrezione dell’anima, o comunque di una vita dopo la morte,
è intesa come una vita nel paradiso; mentre per i Celti costituiva la fase di un ciclo, un nuovo
inizio dopo la fine (per questa ragione non temevano la morte in quanto questa avrebbe portato
l’anima in una nuova vita).
Per quanto concerne l’insolito personaggio di Jack O’ Lantern, questo è stato creato dalla fantasia
anglo-americana, bastata su miti e leggende, e poi trasportata in Italia insieme alla festa di
Halloween. Forse è da qui che nasce l’uso di intagliare la zucca - anche se in Italia era già
presente questo rito. La creazione delle Lümere (zucche intagliate contenenti una candela), nel
17
A Milano, verso la fine di ottobre per chi ne fosse a conoscenza, si celebra il “Capodanno Celtico” nei pressi del
Castello Sforzesco.
18
È forse più probabile che si trattasse della sola classe dei Druidi, per via del clima freddo di questo periodo e
poiché erano i soli in diretto contatto con gli Dei.
17
periodo di Ognissanti e della Festa dei Morti, è un’usanza ancora oggi presente nella tradizione
italiana, soprattutto al Nord.
2.2.b. Le altre ricorrenze
Come prima accennato, dal calendario di Coligny, dalla lingua irlandese e da quella inglese, gli
archeologi hanno dedotto che i Celti erano costituiti da tribù molto religiose, per questa ragione le
loro festività si celebravano in onore alle divinità della natura (tranne Samhain), per ricevere la
loro benevolenza.
I nomi delle feste sono cambiati, ma le nostre usanze non sono mutate del tutto: hanno cambiato
la forma, ma l’idea alla loro base rimane la stessa. Forse le feste celtiche di Imbolc (in Febbraio),
Beltane (in Maggio) e Lughnasadh (in Agosto) ci diranno poco o nulla ma, prendendo un
calendario cristiano, si possono notare corrispondenze approssimative con la “Festa della
Purificazione della Vergine Maria”, il “Calendimaggio” e “Ferragosto”.
Sia i nomi sia gli usi, durante queste feste, furono cristianizzati e modificati, ma con uno studio
attento è possibile trovare ancora delle tracce celtiche. Per esempio: il primo Febbraio ricorre San
Verdiana ma in alcuni calendari è riportata anche Santa Brigida. Quest’ultima, col nome Brigid,
era la Dea della sapienza e della protezione, una delle principali divinità appartenenti al pantheon
celtico. Era festeggiata durante Imbolc e onorata affinché proteggesse il raccolto e il bestiame dal
grande freddo dell’inverno. I Romani la trasposero nel loro pantheon associandola a Minerva, dea
della sapienza e della bontà, mentre i Cristiani la associarono alla Vergine Maria e vi
accompagnarono il "rito della purificazione".
Due però, sono le feste celtiche che si affiancano maggiormente, in termini di significato, a quelle
cristiane: Yule e Ostara.
La festa di Yule, che cade verso la fine Dicembre, corrisponde al periodo dell’anno dove, nel
calendario cristiano, si festeggia la nascita di Gesù. Ieri come oggi, in questi giorni, si brucia il
ceppo dell'anno precedente (i Celti lo consideravano segno di buon auspicio) e si addobba
l’albero: ieri con oggetti che onorassero gli spiriti dei defunti e con doni da offrire alla Dea Madre
Terra, oggi con palline e fiocchi colorati, alla cui base si ripongono i regali di Natale19. Entrambe
19
Il Santo Natale deriva probabilmente da San Nicola da Bari, un noto personaggio dispensatore di doni, che fu poi
trasformato in Santa Claus negli Stati Uniti e in Babbo Natale in Italia.
18
le feste celebrano la nascita: l’una del Sole dopo il solstizio d’inverno, l’altra di Gesù, simbolo si
luce e pace.
La festa di Ostara20 (in Marzo) celebrava l’equinozio di primavera, anticipando la festa di
Beltane (in Maggio), la quale segnava l’inizio del semestre lucente dell’anno. La Pasqua cristiana
si celebra all’incirca nel periodo che separa queste due ricorrenze. Durante le celebrazioni di
Ostara e Beltane, oltre al grande fuoco, erano fatte rotolare giù da una collina delle uova, per
indicare il movimento del sole nel cielo come ringraziamento al ciclo e ai doni della natura. Oggi,
durante la Pasqua, le uova sono adornate, benedette ed infine mangiate; sono associate alla
rinascita, alla resurrezione del Cristo, e alla pietra che ha aperto il sepolcro dal quale è risorto.
Altro simbolo in comune alle due feste è il coniglio o lepre Pasquale21 quale simbolo di fertilità e
nascita.
Credo che in ogni festa o ricorrenza cristiana o nazionale, si possano ritrovare radici antiche,
collegate ai Romani, ai Celti o ad altre popolazioni che hanno abitato la nostra penisola, e che in
un modo o nell’altro hanno avuto un peso su quella che è oggi la nostra cultura. In questo caso mi
sono concentrata su alcuni particolari collegabili ai Celti, ma non è escluso che i mutamenti
possano essere attribuiti anche ad altre popolazioni.
2.3. San Patrick Day e la Tripartizione
Gli Irlandesi, che si potrebbero definire i diretti discendenti degli antichi Celti, il 17 marzo
festeggiano San Patrizio.
Maewyin Succat è conosciuto per aver portato il Cristianesimo in Irlanda, non sottoforma
d'inquisizione o repressione, ma col preciso intento di unire due religioni: quella celtica (la
religione di sua prima formazione e dell’isola) e quella Cristiana (fede alla quale si convertì).
Senza perdersi negli aneddoti della sua vita o negli eventi che oggi giorno si festeggiano in suo
nome, San Patrizio è noto soprattutto per aver fatto conoscere la religione Cristiana ai Celti
attraverso i loro stessi simboli, da tempo consolidati e imprescindibili nella loro cultura. Per lui fu
20
21
Da “Eostre” in irlandese arcaico ed “Easter” in inglese.
Di probabile derivazione anche dalle popolazioni germaniche.
19
difficile22 far comprendere il Cristianesimo ai Celti, poiché essi adoravano Dei associati alla
Grande Madre Terra, simboleggianti la natura nei suoi aspetti di madre benevola (come per
esempio il Dio Lug, della luce) o matrigna (con il Dio Dagda, degli inferi), o sottoforma di
animali (come Cernunnos, il Dio cervo) e non capivano come potesse essere venerato un dio
senza una forma o un collegamento alla natura.
Per spiegare il mistero della trinità si rifece a un trifoglio, l’attuale simbolo dell’Irlanda, e lo
comparò alla stessa religione celtica: anche quest’ultima23 considerava sacro il numero tre: tre
erano gli aspetti della Dea Madre Terra (giovane, madre e anziana) ad indicare il ciclo vitale della
natura e di ogni cosa ad essa appartenente; in tre parti era divisa la società celtica (i Druidi, i
guerrieri e la classe produttiva); tre erano i raggi, o le gambe del Triscele, il simbolo celtico per
eccellenza, le quali si congiungevano in un unico centro ad indicare i raggi del sole, la principale
fonte di vita, insieme alla terra.
La leggenda vuole che San Patrizio, per far sì che i clan celtici accettassero con meno ostilità la
nuova religione, unì la croce latina ad un cerchio (simbolo per i Celti della ciclicità della natura)
formando così la croce celtica. Questo dato non è attendibile, poiché esistono svariate forme di
rappresentazione della croce celtica: qualcuno la inscriverebbe totalmente all’interno del cerchio
con i due lati della medesima lunghezza, altri v'inscriverebbero solo la parte superiore della croce
(dove s'incrocia) e con le dimensioni della croce cristiana (un lato più lungo e l’altro più corto).
Inoltre, in merito alle origini di questa tipologia di croce e al modo in cui è stata creata, esistono
numerose altre leggende, non di carattere celtico.
Le fonti e i dati sulle opere da San Patrizio in Irlanda variano, c’è addirittura chi sostiene che
sull’isola non vi siano più serpenti dopo il suo arrivo. Non si sa quanto queste leggende siano
veritiere o meno, ma è certo che qualcosa ha fatto, poiché le tracce di commistione tra le due
religioni sono evidenti ed è altresì certo che il 17 marzo, se vi recate in Irlanda, sicuramente vi
troverete nel bel mezzo di una festa.
22
Ma anche per i numerosi missionari inviati dalla Chiesa Cattolica, col preciso intento di convertire le varie teuta
celtiche al cristianesimo
23
O sarebbe forse meglio dire: “anche la religione cristiana, come quella celtica”, la scelta sta alla discrezione del
lettore.
20
2.4. Gustose bevande dal sapore antico
Rimanendo in tema di feste. Due bevande che alle rievocazioni celtiche non mancano mai, sono
la birra e l’idromele.
2.4.a. La birra
Per quanto riguarda la birra, non si può affermare che sia stata creata da qualche tribù celta, ma è
certo che la sua massima diffusione avvenne attraverso questa popolazione e quella germanica.
I Celti, come molte altre popolazioni indoeuropee erano dedite all’allevamento, ma soprattutto
all’agricoltura e fra gli ortaggi da essi coltivati, si annoverano alcuni tipi di cereali tra cui l’orzo,
dal quale si ricava il malto per la produzione della birra. Si tratta di una bevanda che alle feste,
nei pub, alle rievocazioni e anche presso molte case, in Italia, non manca mai, come del resto in
Germania, Irlanda, Belgio, Francia e come dimenticare la Spagna con la sua cerveza, tutti Stati
nei quali si espansero tribù celte. Sull’etimologia della parola italiana Birra, pare che essa derivi
direttamente dalla lingua celta cerves (parola che richiama la cerveza spagnola), tradotta poi in
latino bibere, e infine declinata in tutti gli idiomi europei.
2.4.b. L’idromele
L’altra “tipica” bevanda celta, era l’idromele, ottenuta dalla fermentazione del miele. Anche le
sue origini non risalgono propriamente ai Celti, si annovera tra le bevande alcoliche da loro
preferite (probabilmente in sostituzione al vino). Si ritrova anche oggi nei pub, soprattutto quelli
di stampo “Irish” (irlandese).
2.5. L’invenzione di una tradizione
Per chi non conoscesse il tipico vestiario scozzese, questo è formato da una sorta di gonna con
fantasia a quadri, la cui principale particolarità è l’essere indossato da.. uomini.
Come abbiamo giù avuto modo di dire, i clan celtici, sopravvissuti all’espansione romana, furono
relegati presso le isole britanniche dove, si espansero fino a nord nella regione delle Hightlands
scozzesi. Il tipico vestiario celtico maschile non prevedeva una gonna, ma ciò che accomuna
quest’ultimo con il kilt è la fantasia. I Celti, erano soliti indossare abiti colorati, ottenuti da tinture
naturali come il guado e alla robbia (che donavano ai capi, rispettivamente il colore blu e rosso).
21
I pantaloni o bracae24 erano di fantasia a scacchi colorati (secondo la tribù di appartenenza),
erano indossati con lunghe tuniche che arrivavano fin sotto il pube, e con mantelli, della
medesima fantasia a scacchi. Le donne portavano lunghi abiti, anch’essi molto colorati, stretti in
vita da una cinta, ed erano solite adornarsi di gioielli.
Nel ‘700, prima che il kilt fosse introdotto come abbigliamento tipico scozzese, furono compiuti
molti studi sull’abbigliamento delle popolazioni che avevano abitato le Hightlands dopo i Celti:
queste indossavano un lungo panno, in plaid con fantasia a scacchi, portato sulla spalla che,
scendendo lungo il busto, cingeva vita, fianchi e gambe, in più giri. Era un abito molto scomodo,
soprattutto nell’attività di allevamento, così nel XVIII secolo d.C. un Inglese di nome Thomas
Rawilson inventò un nuovo modo, più funzionale e pratico, di portare il plaid. Il Kilt, così
denominato, piacque molto alla gente, tanto che, Rawilson, non si limitò a diffonderne l’utilizzo,
ma vi ricamò sopra anche una leggenda, la quale voleva che questa gonnella fosse portata dalle
popolazioni celtiche, che per prime arrivarono nelle Highlands scozzesi. Una vera e propria
invenzione della tradizione (Hobsbawm, Ranger, 1987).
2.6. Stonehenge, tra luogo e mito
Per quanto riguarda i siti dove si stabilirono le popolazioni celtiche si annovera, primo fra tutti,
Stonehenge. Si trova nel sud Inghilterra e risale all’Età Neolitica ma, per quanto sia stato
costruito molto tempo prima dell’arrivo dei Celti, sembra che fu uno dei luoghi a loro più sacri.
I Celti, come riportano le fonti storiche, non avevano templi, chiese o edifici adibiti alla
celebrazione dei rituali, per lo più questi si svolgevano all’aperto, soprattutto nei boschi, in onore
della Grande Madre Terra e agli dei della natura. Probabilmente la posizione circolare dei
megaliti, oltre a richiamare la ciclicità della natura, sacra nella religione celtica, fungeva anche ai
Druidi come osservatorio ideale del cielo: grazie al Calendario di Coligny, è stato dimostrato che
i Celti erano dei buoni conoscitori degli astri, tant’è che i Druidi, attraverso l’attenta osservazione
delle stelle, erano soliti presagire il futuro. Questa era un’attività comune anche a molte altre
popolazioni preistoriche: attraverso essa si comprendevano i cicli stagionali e si determinavano le
attività agricole di semina e mietitura.
24
“braghe” è un termine sopravvissuto anche in alcuni dialetti del nord Italia, tra cui il Bergamasco.
22
Numerosi miti e leggende gravitano intorno a questo sito ma nulla di effettivamente concreto e
attendibile risulta dall’uso che i Celti fecero all’interno del cerchio megalitico di Stonehenge. È
comunque plausibile lo abbiano adibito a loro luogo di culto, poiché molto verosimilmente,
giunti in Britannia, lo incontrarono sulla loro strada.
Oggi questo così antico luogo, riconosciuto Patrimonio dell’Unesco, è arrivato fino a noi
pressoché intatto, ma purtroppo rovinato dall’eccessivo sfruttamento turistico e di gruppi
appartenenti ad alcune correnti New Age e Hippy che, in passato, ne hanno comportato la
chiusura. Oggi giorno quest'antica area archeologia è tornata ad essere accessibile al pubblico, a
pagamento e a debita distanza; inoltre durante il mese di Giugno è ancora possibile partecipare
allo Stonehenge Free Festival (cfr. cap.7).
2.7. Un’identità per i Padani
Partiamo con un esempio. Come accadde per molti edifici o simboli del passato - si pensi ai fasti
dell’antica Roma o ai templi greci - questi furono ripresi in Italia, in epoca fascista, per dare forza
e importanza al regime dittatoriale. Il passato rafforza il presente: attraverso la sua importanza e
gli avvenimenti di rilievo che annovera, dà credito, visibilità e prestigio alle motivazioni per le
quali è usato. E questo succede tuttora.
L’ex Leader della Lega Nord, Umberto Bossi, ha, infatti, associato alla sua Padania, i Celti quali
primi abitanti dell'Italia settentrionale e della Padania stessa. È stato eseguito un vero e proprio
ripescaggio delle usanze e delle tradizioni delle tribù celtiche, che sono state mescolate insieme
ad ingredienti cristiani, creando una vera e propria identità padana. A Milano si festeggia il
Capodanno Celtico; a Pontida (provincia di Bergamo) si celebrano matrimoni con rito celtico; è
stato adottato il colore verde per richiamare i paesaggi irlandesi dove si stabilirono i Celti... e la
lista non finisce qui.
Senza argomentare ulteriormente quanto sia giusta o sbagliata un’azione di questo genere, è
sempre meglio risalire alle radici. È bene precisare che gli odierni padani, non sono di certo i
discendenti delle tribù celtiche e le odierne feste e ricorrenze, fatte passare come leghiste e di
lunga data, altro non sono che una riproposizione, a volte mal riuscita, di qualcosa di molto più
profondo.
23
La Padania, infatti, non è un'invenzione del partito leghista. Le sue origini risalgono alla fine del
II e gli inizi I secolo a.C. quando, dall'unione amministrativa dei territori dei Liguri, dei Galli e
dei Veneti, i Romani crearono un'unica provincia: la Gallia Cisalpina o Citeriore - nome
attribuito per connotare la forte presenza celtica. Della stessa, Giulio Cesare detenne il consolato
sino al 44 a.C. anno nel quale fu ucciso. Egli vi ritornava, periodicamente, nonostante la sua
campagna alla conquista della Gallia Transalpina (o Ulteriore), già avviata dal 143 a.C. La sorte
della Gallia Cisalpina, però, seguì presto quella del suo governatore, cessando di essere provincia
verso la fine del I secolo a.C., a causa delle numerose guerre di secessione per l'indipendenza da
Roma, avviate da Liguri e Galli (i Veneti si annoverarono sempre fra gli alleati più fedeli
all'Impero Romano). I Romani ebbero comunque la meglio (cfr. cap.1.4.a.) e durante il corso
degli anni assoggettarono tutte le tribù celtiche presenti sul territorio italiano (sino a spingerle a
rifugiarsi nelle Isole Britanniche) e ripartendolo nelle prime undici regiones che la storia d'Italia
conosce. (Staccioli, 2011, n. 317, pp. 30-55)
2.8. Come preservare la memoria?
Sono rimaste molte altre leggende e analogie col passato celtico: per esempio il torque (cfr. cap.1,
che, grazie a un nuovo restyling, oggi va di moda fra i giovani); le streghe (donne che curavano
attraverso l’uso sapiente delle erbe o delle preghiere agli dei, che durante il Medioevo furono
punite dalla Santa Inquisizione e che la storia ritrae come dirette discendenti dalle donne
celtiche,); o le celebrazioni di Sant’Antonio Abate, forse un antico Druido, che la religione
cristiana ha trasformato in santo. Il rischio rimane quello di cadere nella troppa speculazione e/o
fare sbagliate attribuzioni.
Purtroppo, per ora, non si può approfondire in modo perfetto tutto ciò che è appartenuto alla
tradizione celtica: le approssimazioni sono tante e la mancanza di testi scritti direttamente dai
clan celtici, comporta un vuoto incolmabile. Magari in futuro si giungerà a conclusioni più
accreditate, o a smentite clamorose.
Per conservare la memoria di questo popolo, però, si potrebbe partire dai libri di storia, dando il
giusto peso a ogni popolazione di epoca preromana e per esempio, se qualcuna di queste presenta
analogie, usi o costumi ancora in vigore, sarebbe bello poter approfondire e analizzare la loro
mutazione nella storia fino a noi. Giornali e telegiornali potrebbero fornire informazioni più
24
accreditate e veritiere: non è una novità che Halloween sia associata a culti satanisti. Una corretta
informazione sull’origine di questa festività, forse farebbe stare più tranquilli i genitori dei
bambini, che bussano di casa in casa, e permetterebbe anche ai seguaci delle nuove correnti New
Age di non essere stigmatizzati negativamente.
Sicuramente esistono più prospettive per interpretare un fenomeno. Partecipare a una
rievocazione permette di fare un salto nel passato che ci pone in prima persona in contatto con la
storia e ci consente di avere un’idea più realistica degli usi e costumi di un’epoca. In questo caso,
di quella celtica.
25
PARTE II - LE RIEVOCAZIONI CELTICHE:
UN MODO PER RIVIVERE LA STORIA
Capitolo 3 – COS'È UNA RIEVOCAZIONE
3.1. Introduzione
Tal volta può capitare, mentre si studia storia, di chiedersi come facciano i libri a descrivere
eventi passati e usi e costumi di un’epoca in modo molto minuzioso, o magari di pensare a come
sarebbe potuto essere vivere in un periodo storico diverso dal nostro.
Chi conosce il film fantascientifico Ritorno al Futuro, ricorderà come la mitica DeLorean,
modificata dal Dr. Emmett Brown, abbia riportato lo stesso Doc. e Marty nella Hill Valley
(cittadina immaginaria, usata come location della trilogia) del 1885, ma purtroppo questo era solo
un film. Forse, in futuro, ci sarà concessa l’opportunità di tornare indietro nel passato, e vedere
con i nostri occhi gli antichi popoli che abitarono le nostre terre.
Per ora però, se noi non possiamo tornare indietro nel tempo, il passato può rivivere in qualche
modo ai nostri giorni: a chi non è mai capitato di imbattersi in cortei storici? Oppure di recarsi a
Roma scattare una foto con un gladiatore romano? O di partecipare a feste folkloristiche di
paese? Di esempi se ne possono fare tanti, quanti sono i modi per rievocare il passato.
Dopo un primo excursus sulle differenze sostanziali che intercorrono fra le varie forme con le
quali si può riportare il passato tra noi (cfr. cap. 3.2), l’attenzione verterà su quello che è il cuore
di questa tesi: le rievocazioni celtiche (cfr. cap.3.3). Le rievocazioni in generale, e quelle celtiche
in particolare, sono adatte per grandi e piccini, costituiscono un ottimo modo per conoscere le
epoche che ci hanno preceduto e nello stesso tempo consentono di passare una piacevole giornata
in compagnia di tante persone che hanno la capacità di rendere questa esperienza unica nel suo
genere.
26
3.2. Presentazione della Rievocazione Storica al pubblico25
«La Rievocazione Storica è una attività artistica/culturale di intrattenimento, che può essere proposta al
pubblico sotto forma di spettacolo o di didattica, con la quale uno o più persone cercano di riproporre vicende
o situazioni di epoche passate.» (Rievocare, www.rievocare.it)
«Con il termine generico di Rievocazione Storica si indica quell’attività che, attraverso iniziative
d’intrattenimento con personaggi in abiti storici appropriati e allestimenti appositamente realizzati, intende
operare un’efficace azione di promozione della conoscenza storica e della cultura locale. [..] Nell’ambito della
26
Rievocazione Storica si possono individuare tre categorie principali» - A seguire, punto a). (CERS ,
Consorzio Europeo Rievocazioni Storiche, www.cersonweb.org)
Esistono più modi per proporre la storia ai giorni nostri. Per questa ragione, è necessario
analizzare brevemente le differenze che intercorrono fra questi, al fine di capirne la differenza e
concentrarsi in un secondo momento sulle rievocazioni storiche, e su quelle celtiche in
particolare.
3.2.a. Feste, Archeopark e Gladiators for pictures
3.2.a.1 Eventi Rievocativi, feste e folklore in paese
«[..]The term 'arts' is often closely linked to festival and events [..] and the arts are seen to be an integral part
of any celebration of a country's history and culture.[..]» (Yeoman, Robertson, Ali-Knight, 2003).
Le feste, il folklore e le sagre, sono tre attività che in qualsiasi paese ci si reca, non mancano mai.
Il palio degli asini, gli sbandieratori, la sagra della porchetta, le feste celtiche e medievali, sono
alcuni degli esempi che si possono citare. Nei giorni nel quale l’evento si svolge, le attività
ludiche animano la festa: cortei, musiche, danze e intrattenimento di ogni genere, purché il
divertimento non venga a mancare. Spesso, se si fa una piccola ricerca in internet o si chiede alle
persone del paese, si risale facilmente alle origini dell’evento celebrato: molti di questi si
25
Citazione dal testo di Susanna Tartari sul sito web www.rievocare.it.
Il CERS è un’associazione nata nel 1997 che riunisce i rievocatori storici in un unico grande gruppo, volto a far
conoscere la Rievocazione come un’espressione culturale e didattica.
26
27
svolgono da secoli per commemorare fatti storici o gli usi e costumi del posto; altri invece
vogliono essere un momento di convivialità per assaporare gli antichi sapori del luogo. Per
quanto ognuno di questi eventi sia svolto a fini ludici, racchiude in se momenti di storia.
«a)L’Evento Rievocativo, evento per lo più di piazza realizzato generalmente da Enti no profit o
Amministrazioni locali e basato sull’apporto fondamentale del volontariato, teso a promuovere, attraverso il
coinvolgimento diretto di una grande parte della popolazione, il ricordo di un evento o fenomeno storico, di
un personaggio, di un’epoca circoscritta, legati al proprio territorio. Tali eventi vedono equamente ripartite al
(50%) l’attenzione all’aspetto spettacolare e alla fedeltà storica» – A seguire punto b). (CERS, Consorzio
Europeo Rievocazioni Storiche,
www.cersonweb.org)
Durante gli eventi rievocativi, il folklore locale è l’anima dell’evento. Si tratta di eventi di
carattere prettamente ludico che, pur richiamando epoche storiche passate, lasciano ampio spazio
a musica, spettacoli e bancarelle. Fra gli esempi in questo senso si possono citare le numerose
manifestazioni in costume che rievocano gli usi e costumi di un'epoca, la quale può essere
medievale, ottocentesca o anche celtica. Come sottolinea la definizione: l'importante è che si
tratti di eventi dal carattere sia ludico sia didattico, ripartiti ugualmente. Tra gli esempi si
annoverano: i cortei, lunghe parate di persone vestite con costumi dell’epoca, che spesso sfilano
in apertura della festa, per citare il Medioevo, un esempio è quella che si svolge a Val Alta Val
Alta Medievale (Bergamo) o Medievalis a Pontremoli (Toscana). Ancora, sempre sotto la
categoria degli eventi rievocativi rientrano le Disfide, gli Sbandieratori, i Tamburini e Giullari i
quali, insieme ai figuranti in costume, permettono al pubblico di calarsi per un giorno nei panni di
cortigiani. Questi eventi sono anche, o meglio, conosciuti col nome di feste:
«[..]La festa è il tempo in cui una collettività (ristretta o allargata che sia, individuata sulla base di comuni
valori di riferimento culturali, storici, politici o d'interesse) si riunisce per celebrare i suddetti valori ed
evocarne le presenze simboliche.» (Zenoni, 2003)
Per questa ragione, all'interno dell'ambito rievocativo, inteso come momento di festa, si
annoverano anche le feste celtiche (cfr. cap. 3.3.a) come Bundan Celtic Festival (Bondeno,
Ferrara) e i Celtic Days di Ome (Brescia) cfr. cap. 5. O ancora, i numerosi Palii, che
caratterizzano la nostra penisola. A titolo di esempio, si ricordano il Palio degli asini, che si
28
svolge in alcuni paesi come Alba (Piemonte)27, giunta oggi alla sua 82esima edizione; o l’ancora
più conosciuto Palio di Siena (Toscana), una ricorrenza celebrata dal 1600 come evento di tipo
ludico, per rievocare le corse dei cavalli che solevano svolgersi nel XII e XIII secolo fra le varie
contrade della città.
Le storie delle varie ricorrenze e i programmi delle giornate nei quali si svolgono, sono
facilmente reperibili in internet, nei siti specifici dell'evento o nei portali che racchiudono gli
elenchi di questo tipo di manifestazioni e una piccola descrizione delle stesse, come
www.folclore.eu.
Per quanto riguarda un'altro tipo di festa, che caratterizza l'Italia da nord a sud, non si può
scordare la Sagra. Si tratta di una «[..]2 estens. Festa popolare che celebra un evento del raccolto
o dell'annata: la s. dell'uva[..]» (Devoto e Olt, 1971); è un particolare tipo di evento costituito da
un momento di convivialità, durante il quale si possono assaporare i prodotti tipici del luogo
rimanendo circondati da quel clima, tipico dei momenti di festa, e dal suono della musica. Questo
particolare tipo di evento possiede la capacità di far conoscere al palato sapori che sono
consolidati da molto tempo, e ancora presenti nelle nostre cucine, ma di cui non si conoscono le
origini. Storia e divertimento possono così convivere anche in degustazioni di cibo e bevande.
Fra gli esempi si annovera Balla con i cinghiali a Bardineto (Liguria) o, per citare nuovamente la
Toscana, Fivizzano Sapori (Provincia di Massa Carrara). È possibile partecipare a questi eventi
consultando, per esempio, il sito internet www.sagreinitalia.it.
3.2.a.2 L’archeologia incontra la modernità
L’antico è presente in varie manifestazioni della modernità, quali per esempio i Parchi a Tema. Il
primo fra tutti fu Disneyland: un parco inaugurato nel 1955 e interamente dedicato ai personaggi
della Disney, per la gioia dei più piccoli (ma pensato anche per far divertire i più grandi). Sulla
scia di questo concept sono nati numerosi parchi a tema, tra i quali si annoverano gli Archeopark:
s'inizia così a giocare con la storia!
L’Archeopark di Darfo Boario Terme (Brescia), per esempio, è interamente dedicato ai Camuni28:
comprende un percorso didattico per scoprire il villaggio e le incisioni rupestri che la popolazione
27
Per rievocare una battaglia fra le città Asti e Alba risalente al 1275, nella quale gli Albesi utilizzarono gli asini
come smacco verso gli Astigiani.
28
Popolazione preistorica che si stanziò in Val Camonica (nell’Italia Settentrionale) nel I millennio a.C.
29
camuna ci ha lasciato, ma prevede anche laboratori e attività didattiche per scoprire le tecniche di
lavorazione del passato e poterle sperimentare in prima persona. Un altro esempio è Park Asterix
(Francia) che però, a differenza dell’Archeopark di Boario, è completamente basato sulla storia
fittizia di Asterix e Obelix, creata da Goscinny e Uderzo nel 1959. Park Asterix tratta così della
storia dei Galli in modo filologico al fumetto (e non alla storia), e prevede anche numerose
attrazioni meccaniche di tipo ludico, con nomi dedicati all’antichità e ai miti, all’insegna del vero
parco divertimenti.
I Parchi a Tema s'inseriscono, a pieno titolo, nel concetto di Edutainment: education and
entertainment (Melotti, 2001, cfr. cap.7), una forma moderna dell’intrattenimento e
dell’esperienza, che sancisce il connubio tra educazione e divertimento. L’archeologia si adegua
dunque ai contesti, perdendo specificità (poiché filologicità e pertinenza a volte vengono a
mancare) ma conquistando spazi e maggior attenzione da parte del pubblico.
3.2.a.3 Gladiators for Pictures29
Come dimenticare poi i numerosi gladiatori che, vestiti da soldati romani, si fanno fotografare
con i turisti all’entrata del Colosseo? La loro attività rievocativa non si limita però ad alcuni
giorni o momenti dell’anno, ma è continua e imperterrita. Il rischio è l’esagerazione e la mancata
correttezza filologica, si contano, infatti, numerosi figuranti con orologi (che di certo non
appartenevano all’epoca romana), oppure dai tratti fisiologici chiaramente non Italiani. La
correttezza storica non è cosa da poco, ma per qualche euro e un sorriso in più sulla bocca dei
numerosi turisti che visitano la Città Eterna, “questo e altro”!
3.2.b. La ricostruzione storica30
3.2.b.1 Ieri..
La volontà di rivivere avvenimenti legati al passato, non ha origini recenti. Già durante l’Impero
Romano erano famose le Naumachie31 e alcuni giochi gladiatori, che si svolgevano col preciso
intento di esaltare il Sovrano in carica e i fasti portati dalla vittoria32.
29
Citazione da Turismo culturale e festival di rievocazione storica. Il re-enactment come strategia identitaria e di
marketing urbano, di Marxiano Melotti(c.s).
30
Nel corso del testo userò, convenzionalmente, i termini rievocazione storica e rievocazione celtica, intendendo con
esse gli eventi ricostruttivi (o ricostruzioni storiche), i quali si differenziano dagli eventi rievocativi (feste).
30
Anche nei secoli successivi si annoverano momenti dedicati alla rievocazione storica, per
esempio durante il Medioevo: nel quale anche i Sovrani si abbigliavano secondo i costumi della
rievocazione, per assistere a spettacoli che inscenavano momenti di guerra passati; o durante
l’Impero di Napoleone per celebrarne le vittorie.
È però il 1800, col culmine del Romanticismo33, che si iniziarono a celebrare veri e propri cortei
in costume, inscenare momenti di vita del passato e a svolgersi palii in molti Paesi Italiani (anche
se questi ultimi si svolgevano già dal 1500 in alcune città Toscane). Un esempio di questo nuovo,
o meglio, evoluto, modo di rievocare il passato, avvenne nel 1882 con la realizzazione del Borgo
e della Rocca Medioevali nel parco del Valentino (Torino), per opera dell’archeologo e architetto
Andrea D’Andrade, nei quali dispose figuranti in costume per rievocare gli usi e costumi dell’Età
di Mezzo34 (Melotti, c.s.).
3.2.b.2 .. e oggi
La passione per il passato è da secoli presente nella nostra cultura, sia in termini di collezionismo
e conservazione dei reperti antichi, sia in termini di celebrazione degli avvenimenti passati. Se
durante l’Impero Romano, l’Epoca Napoleonica e il Medioevo, la Rievocazione era prettamente
dedicata a episodi di morte (attraverso la celebrazione delle battaglie), col tempo, sopratutto
durante il XVII secolo, questa si è modificata dando spazio anche a momenti di vita, usi e
costumi delle epoche che ci hanno preceduto.
Oggi, come abbiamo visto, esistono numerose tipologie di evento rievocativo: dalle feste
medievali a quelle celtiche, dai cortei ai figuranti in costume. In questo caso l’aspetto ludico e
quello didattico si dividono la scena: l’intrattenimento e il divertimento sono garantiti, purché vi
sia fedeltà storica.
Negli anni si è sviluppato, parallelamente alle feste (o eventi rievocativi), una modalità di evento
più filologico e basato su studi effettuati da archeologi e studiosi delle epoche passate: la
ricostruzione storica o evento ricostruttivo.
31
Battaglie navali, svolte nei bacini d’acqua, che rievocavano i momenti di guerra del passato.
In quest’epoca era anche diffusa la passione per la collezione di reperti antichi alla quale, in alcuni casi, seguiva
un’operazione di restauro che ha alterato lo stato originario dei reperti archeologici ritrovati.
33
Durante il quale avviene il riconoscimento ufficiale di studi tra i quali si annovera l’archeologia. Con essa inizia
così lo studio dei reperti per capirne le loro funzioni.
34
Il suo progetto fu presentato all’Esposizione Generale Italiana Artistica e Industriale del 1884, nella quale venne
anche inaugurato.
32
31
3.2.b.3 L’Evento Ricostruttivo: tra Living History e Re-enactment
«b)L’Evento Ricostruttivo, evento dalle medesime finalità rievocative del precedente, ma che circoscrive il
più possibile l’arco temporale/tematico della propria azione in favore della massima fedeltà in sede di
realizzazione e utilizzo di abiti, attrezzature, musiche, pietanze, accessori, ambientazioni che dovranno il più
possibile richiamare i reperti originali a cui si rifanno. Nell’ambito dell’evento ricostruttivo si individuano: la
Living History (o Storia Vivente) e il Re-enactment» (CERS, Consorzio Europeo Rievocazioni Storiche,
www.cersonweb.org)
Accanto alle feste o eventi rievocativi, si trovano due modalità di rievocazione, meglio definite
modalità ricostruttive, più filologiche, e alla cui base vi è una profonda volontà di studio della
storia unita alla passione di riportare in vita il passato: la Living History e il Re-enactment. La
principale differenza fra le due, è che la prima si riferisce alla piena ricostruzione di usi, costumi
e tradizioni di un’epoca, comportando la creazione di abiti, manufatti, marchingegni e ricreando
così momenti, ambienti e stili di vita quotidiana dell’epoca (allestiti nel campo storico della
rievocazione). Mentre con Re-enactment s'intende la riproduzione di un episodio del passato,
come può essere una battaglia.
Un elemento che accomuna queste due tipologie di evento ricostruttivo, è il luogo. Questo deve
essere adatto a ospitare rievocatori, organizzatori, palcoscenici e un immenso pubblico, deve
essere dunque uno spazio ampio. Generalmente si preferiscono gli ambienti esterni, come parchi,
boschi, centri urbani o luoghi affascinanti per le loro bellezze, ma non è escluso che le
rievocazioni possano essere allestite all’interno di edifici, come castelli, rocche o palazzetti. I
luoghi possono essere i medesimi che un tempo ospitarono l’episodio e l’epoca, soggetto
rievocazione, in altri casi sono scelti per la loro localizzazione e/o la loro comodità, o per la loro
bellezza.
«Living History (o Storia Vivente): la riscoperta cioè del passato in ogni sua espressione (civile,
tecnologica, artistica o militare) e nella sua accezione più grande» (CERS, Consorzio Europeo Rievocazioni
Storiche,
www.cersonweb.org).
In quest’occasione i rievocatori (cfr. cap. 6.2) allestiscono un campo storico luogo nel quale
vivono secondo i costumi dell’epoca o della popolazione alla quale la rievocazione è dedicata.
L’ammirevole lavoro di queste persone, consiste nel procurarsi o crearsi il vestiario adatto, nel
32
forgiare o acquistare armi, nel costruire macchinari per filare la lana o per lavorare il grano,
secondo gli usi del tempo e in modo che ognuno di questi elementi sia il più filologicamente
corretto rispetto alla storia. In questo spazio si segue una sorta di percorso nel quale sono allestiti
stand storici, per esempio dedicati a spiegare l’uso e la costruzione delle armi, la religione, il
vestiario, mostrando così le varie attività del passato e raccontando gli usi e costumi della
popolazione rievocata. Inoltre è possibile partecipare a laboratori che, unendo l’utile al
dilettevole, insegnano tecniche di lavorazione, tattiche di guerra, tintura di oggetti, conio della
moneta, ecc. secondo gli usi del tempo. All’interno del campo storico il pubblico è così
catapultato in un’altra epoca e può osservare con i suoi occhi come poteva essere la vita passata.
Questa è un’esperienza che coinvolge in tutti i sensi, combinando apprendimento e svago in
modo del tutto innovativo, e inserendosi a pieno titolo nell’Edutainment (Melotti, 2011).
Tra gli esempi di Living History, si annovera: La Fano dei Cesari (Provincia di Pesaro - Urbino,
Marche), Tarraco Viva (Tarragona, Spagna) e Mvtina Boica: Celti e Romani tra due fiumi
(Modena, Emilia Romagna): quest'ultima verrà presentata nel dettaglio nel capitolo 5.5.
«Re-enactment- la ricostruzione di un preciso evento storico, sia esso militare, civile, religioso, del quale di
mettono in scena i fatti e lo svolgimento.» (CERS, Consorzio Europeo Rievocazioni Storiche
www.cersonweb.org)
Re-enactment o storia in azione significa che, dalla “staticità” del campo storico, si passa
all’animazione vera e propria. In quest’occasione i rievocatori prendono vita per mettere in scena
un episodio storico, come per esempio una battaglia. Si tratta di un momento davvero
coinvolgente che prevede regole ben precise, alle quali si devono scrupolosamente attenere per la
propria incolumità e per quella del pubblico, per questa ragione è preferibilmente scelto un
grande spazio, in genere all’aperto, che ospita la messa in scena dell’episodio. Il Re-enactment è
preceduto da numerosi esercizi: nulla è lasciato al caso (soprattutto quando è previsto l’uso di
armi e/o la presenza di cavalli). Partecipare a uno di questi eventi è davvero fantastico, grazie
anche a dialoghi e musiche (anche se le epoche rievocate sicuramente non avevano impianti
stereo e microfoni), che rendono l’atmosfera ancora più coinvolgente e suggestiva.
Fra gli esempi si ricordano: La Battaglia di Talamone (che si svolge durante la Rievocazione
Celtica Mvtina Boica: Celti e Romani tra due fiumi) e La Battaglia del Metauro (proposta
durante la Rievocazione de La Fano dei Cesari).
33
3.2.b.4 Archeologia sperimentale e ricostruzione storica
A proposito di Living History e Reenactment, è d’obbligo fare una distinzione tra archeologia
sperimentale e ricostruzione storica (Rievocare, www.rievocare.it).
«L’archeologia sperimentale è una disciplina attraverso la quale si tenta di verificare in maniera
misurabile e riproducibile, la tecnica costruttiva e di fabbricazione antica, la durata di manufatti o
di edifici così prodotti ed è complementare all’archeologia tradizionale. Prima di tutto chi applica
l’archeologia sperimentale deve studiare ed analizzare attentamente i reperti archeologici [..]. Si
passa poi alla realizzazione delle opere materiali antiche, adottando le tecniche del passato e una
volta finito il lavoro si devono provare nel modo e per lo scopo o scopi per cui era realizzato
l’oggetto. Ultima cosa ma non meno importante è l’analisi e l’elaborazione di tutti gli elementi
oggettivi e soggettivi emersi durante l’intero processo di ricostruzione e di utilizzo del materiale
riprodotto. [..] Non si può dire di praticare archeologia sperimentale se non si lavora a stretto
contatto di archeologi, paleontologi, antropologi, archeometristi, etnografi e addirittura geologi
(quando la materia in oggetto lo richiede), la formazione di un gruppo di lavoro così qualificato
potrà solo che avvalorare il lavoro finale.[..] Non basta avere una buona manualità ed esperienza,
bisogna avere una buona preparazione di base relativa alle problematiche del periodo in esame ed
essere costantemente aggiornati mediante ricerca bibliografica.» (Rievocare, www.rievocare.it).
L’archeologia sperimentale è nata in Gran Bretagna intorno al 1950 per far sì gli archeologi
potessero sperimentare l’uso dei reperti rinvenuti. Quest’attività è minuziosa nel suo genere,
poiché la filologicità è l’elemento che la caratterizza: ogni rievocatore che inserisce il proprio
operato nell’ambito dell' archeologia sperimentale, oltre a dover essere un archeologo o a
lavorare a stretto contatto con una persona di questo calibro, deve attenersi scrupolosamente a
regole ben precise tra le quali, prima fra tutte (e in seguito ad una rigorosa documentazione sui
reperti archeologici) quella di utilizzare solo ed esclusivamente materiali e lavorazioni dell’epoca
rievocata. È mal visto, in quest’ambito, l’utilizzo (seppur minimo) si strumentazioni o materiali
moderni, in modo tale che la ricostruzione sia il più veritiera e fedele possibile.
«Il ricostruttore storico è colui, che con dovizia di precisione, dedicandosi allo studio di testi e
fonti iconografiche, utilizzando diverso tipo di materiale e attraverso procedimenti lavorativi
34
simili a quelle in utilizzo nell’antichità, realizza copie di manufatti (un abito, un’arma, una
macchina da guerra, ecc.) risalenti all’epoca da lui rievocata. A differenza dell’archeologia
sperimentale, il ricostruttore storico può utilizzare strumenti di lavoro contemporanei [..] va
comunque detto, che ogni volta che ci si pone di fronte al pubblico, questo va evidenziato e si
deve dare una corretta spiegazione della cosa facendo notare allo stesso che si tratta di
ricostruzione storica e non di archeologia sperimentale[..]» (Rievocare, www.rievocare.it).
La ricostruzione storica, differentemente dall’archeologia sperimentale, permette dunque
l’utilizzo di aiuti provenienti dall’evoluzione moderna. Ciò che cambia è il modo di produrre,
creare, costruire, ma il risultato deve essere comunque filologicamente corretto e uguale al
manufatto, oggetto, vestito o arma del passato. È così possibile trovare l’occorrente presso
botteghe o negozi, facilitandone la creazione.
Fra archeologia sperimentale e ricostruzione storica, non si può sostenere che una sia migliore o
peggiore dell’altra: ogni Rievocatore o Gruppo Storico sceglie un metodo e si attiene alle regole e
conseguenze che prevede. All’interno delle rievocazioni storiche sono presenti entrambi i due
modi di operare, anche se «In questi ultimi anni si è fatto abuso del termine “archeologia
sperimentale” attribuendo ad essa semplici esempi di ricostruzione o di artigianato (false
sperimentazioni o falsa archeologia sperimentale) dando vita ad oggetti, utensili o strutture,
realizzati senza il rispetto del rigore scientifico e delle norme che regolano la materia»
(Rievocare, www.rievocare.it). Sta dunque alla correttezza del Rievocatore, durante la
illustrazione del suo lavoro, spiegare in quale ambito, tra archeologia sperimentale e ricostruzione
storica, si colloca, poiché l’occhio del pubblico (non per sua colpa) non sempre è in grado di
distinguerle.
3.2.c. Dove andare?
Sia che si assista ad eventi rievocativi (feste) sia che si partecipi ad eventi ricostruttivi
(rievocazioni: Living History e Reenactment), il coinvolgimento è garantito.
In quest’ambito non s'intende fare preferenze, ma solo approfondire il tema delle rievocazioni
poiché l’elemento che le caratterizza e le rende uniche nel loro genere è quello di unire la
didattica ad una giornata di svago. In queste occasioni i rievocatori presentano al pubblico gli usi
e costumi di un tempo e propongono attività sia didattiche sia ludiche, divertendosi in compagnia.
35
Inoltre sono previsti spettacoli come battaglie, concerti e momenti dedicati a conferenze, durante
le quali sono presentati il progetto della rievocazione e il popolo o l’epoca rievocata.
Partecipare a una rievocazione storica garantisce un’esperienza completa che sostituisce
televisione, computer e video giochi, dando spazio ai momenti di raccolta. Non è necessario che
ci si presenti vestiti secondo gli abiti previsti dalla storia rievocata, ma è sicuramente modo
divertente per calarsi sempre più nei panni del tempo e riscoprire personalmente gli agi e i disagi
di un’epoca, nella quale non possiamo tornare.
3.3. Le rievocazioni celtiche
Per riuscire a trasmettere l’emozione che una rievocazione storica può dare, la soluzione è
prendervi parte. Purtroppo, tempo e denaro sono due condizionali che influiscono sugli
spostamenti da compiere, non permettendo a tutti la partecipazione. Per queste ragioni cercherò
di spiegare di che cosa si tratta e, in seguito, cosa ha significato per me.
Come riportato in precedenza, le rievocazioni creano un connubio perfetto tra divertimento e
apprendimento: seguono un programma semplice e garantiscono momenti sia di svago sia di
didattica, coinvolgendo il pubblico passo dopo passo. Di rievocazioni ce ne sono di ogni genere,
proprio perché la storia che ci precede è tanta. Molti Stati del mondo organizzano rievocazioni
per commemorare epoche o episodi del passato: esistono rievocazioni di portata Nazionale e altre
Locali; a pagamento e gratuite; che prevedono scene di Re-enactment e non. Si contano così
numerose tipologie che a loro volta differiscono in termini di organizzazione e programmi. Sul
territorio italiano, sono numerose le rievocazioni dedicate al Medioevo (come la Rievocazione
Medievale di Volterra) e ai fasti dell’Impero Romano (come la già citata Fano dei Cesari): due
epoche che hanno profondamente segnato la storia italiana, gli usi e costumi popolari, per non
parlare delle tradizioni.
Poco, però, è detto di ciò che c’era prima, cioè la popolazione celta, poiché nella mente viene
come collegata alle leggende e i libri di storia forse non ne parlano attribuendole il giusto peso.
Le rievocazioni celtiche sono la chiave che sfata il mito e che permette di scoprire che c’è molto
di più di un film o un racconto: un vero popolo esistito prima dei Romani, sia in Europa sia sulla
nostra penisola, che non è caduto nell’oblio e ha lasciato molto più di quel che crediamo nella
36
nostra cultura. Anche per quest'epoca si annoverano così eventi ricostruttivi e rievocativi di vario
genere, per fare qualche esempio, si ricordano: I fuochi di Taranis- Monterenzio Celtica
(Bologna); Keltendorf-Sünna (Sünna, Turingia, Germania); Lughnasadh (Nassovrky, Repubblica
Ceca); Festival Interceltique de Lorient (Lorient, Bretagna, Francia) o ancora Celtival (Ginevra
del Montello, Treviso).
3.3.a. Feste e rievocazioni celtiche: somiglianze e differenze
Più correttamente, si dovrebbe parlare di: eventi rievocativi (feste) ed eventi ricostruttivi
(rievocazioni: Living History e Reenactment) cfr. cap.3.2. Il termine rievocazione, però, è
maggiormente inclusivo sia delle Ricostruzioni Storiche sia dell’archeologia sperimentale, come
le due strade possibili per perseguire la ricostruzione storica filologicamente corretta. Inoltre, al
di fuori dell’ambito accademico, si ritrova la suddetta distinzione (feste-rievocazioni) per
scindere, in modo più comprensibile e facilmente intuibile, l’argomento d’analisi. Per questa
ragione nel corso del testo si parlerà di feste celtiche e rievocazioni celtiche.
Prima di addentrarci nel cuore delle rievocazioni celtiche, una distinzione è d’obbligo: quella
dalle feste. Agli occhi del pubblico sono facilmente confondibili, proprio perché gli elementi che
le accomunano sono molti: il mercatino, costituito da bancarelle di vestiario, oggettistica e armi
celtiche- fantasy; la vendita di prodotti artigianali, come creazioni in legno o ferro, e
gastronomici, come birra e idromele; la musica itinerante, che accompagna i giorni della
manifestazione; e i gruppi musicali o cantanti in concerto che animano le serate dell’evento.
Vi sono però due elementi sostanziali, che distinguono una rievocazione da una festa celtica: il
campo storico e gli episodi di Re-enactment, sempre presenti nelle rievocazioni, ma non
obbligatori alle feste. Inoltre, le rievocazioni celtiche si svolgono nell’arco di più giorni nei quali
sono in programma svariate attività, conferenze, laboratori e musica; mentre le feste si
esauriscono nell’arco di una, massimo tre giornate. Le rievocazioni storiche e in particolare
quelle celtiche, hanno il preciso intento di trasmettere gli usi e costumi dell’epoca rievocata e
costituiscono un momento di unione per il pubblico, che divertendosi e passando una gradevole
giornata, rientra nella propria abitazione con un bagaglio culturale maggiore. In questo si
37
differenziano così dalle feste celtiche, cui primo intento è il divertimento in compagnia, tra
spettacoli e concerti, nonostante alle volte prevedendo l’allestimento del campo storico.
Non è escluso che le rievocazioni celtiche siano di portata maggiore rispetto alle feste celtiche,
anzi spesso accade l’opposto. Se si pensa a Festa Internazionale di Musica, Arte e Cultura
Celtica (Courmayeur, Val d'Aosta), questa è probabile che sia più conosciuta rispetto alla
rievocazione celtica di Mvtina Boica: Celti e Romani tra due fiumi (Modena, Emilia Romagna),
poiché la prima è di richiamo Internazionale e giungono partecipanti e spettatori da svariati Paesi
d'Europa, mentre la seconda è meglio conosciuta a livello locale, ma di questo si parlerà in modo
più approfondito nel capitolo 7. Inoltre, confondersi fra rievocazioni e feste è semplice,
soprattutto in ambito celtico, dove il marchandising è svariato e si passa da oggettistica di diretta
ispirazione celtica, o presunta tale, ad oggetti fantasy, proprio per il legame che accomuna i Celti
ad una favola mitica e non un popolo realmente esistito.
3.3.b. Rievocazioni celtiche: caratteri generali
3.3.b.1 Localizzazione
Per quanto riguarda i luoghi dove si svolgono le rievocazioni celtiche, prima che per le loro
bellezze paesaggistiche, essi sono scelti secondo la filologicità storica. Le Living History hanno,
infatti, luogo nelle zone territoriali che furono abitate dai Celti, quando essi occuparono la nostra
penisola giungendo sino a Roma. In particolare sono Val d’Aosta, Lombardia, Piemonte, Friuli
Venezia Giulia ed Emilia Romagna, i territori nei quali, rispettivamente, s'insediarono le tribù dei
Salassi, degli Insubri, dei Galli Cenomani, dei Taurini, dei Vertamocori, dei Carni, dei Boi, dei
Lingoni e dei Senoni.
L’area dove si svolge la rievocazione vera e propria, viene poi selezionata secondo le esigenze
della messa in scena del Re-enactment: sono privilegiati gli ampi spazi, come per esempio per la
Battaglia di Talamone del 225 a.C., rievocata nel Parco Enzo Ferrari (Modena, Emilia Romagna);
oppure i boschi, in quanto si ritiene che i Celti fossero soliti abitarli sia per la loro sacralità (cfr.
cap.1) sia come luoghi a loro più congeniali per sorprendere i nemici in battaglia35. In altri casi
35
Numerose battaglie fra teuta celtiche e fra Celti e Romani, si svolsero proprio nei boschi. Come per esempio la
prima battaglia fra Celti e Romani, a Chiusi del 390 a.C. lungo il fiume Allia (affluente del Tevere); o la battaglia di
38
ancora, sono scelti sia perché i Celti vi si stabilirono, ma anche per le bellezze paesaggistiche che
offrono, come il Bosco di Peuterey in Val Veny (Courmayeur, Val D’Aosta).
A tal proposito, la presenza d'indicazioni è fondamentale poiché spesso queste manifestazioni si
svolgono in luoghi di periferia, lontano dal traffico urbano, e le persone che non sono del luogo,
in mancanza di segnalazioni, si trovano in maggiore difficoltà a raggiungere l’evento in
questione.
Si prediligono gli ambienti esterni per la loro possibilità di ospitare un ampio pubblico, perché
più corretti filologicamente e per la possibilità di dividere l’area della rievocazione in più zone.
L’ambiente esterno, però, per quanto sia affascinante, nasconde delle insidie alle quali
organizzatori e gruppi storici devono porre rimedio, al fine di garantire la riuscita di una buona
rievocazione. Tra queste si trovano le condizioni meteorologiche, che possono mettere a dura
prova i rievocatori costretti all’interno di accampamenti costituiti da tende; i cavi per la corrente
elettrica per l’illuminazione notturna; le zanzare e gli insetti che si trovano nei boschi; la
raggiungibilità del luogo e la presenza di servizi igienici36. La vita all’interno del campo storico
non è semplice, rispecchia, anche se solo in parte e con qualche comodità in più rispetto al
passato, quella dell’epoca celta e fa comprendere come quest'antica popolazione viveva.
3.3.b.2 Periodo e durata
Le rievocazioni celtiche si svolgono tra la primavera (Marzo) e l’estate (Settembre): si tratta di
una convenzione più che una scelta filologica, poiché durante queste due stagioni le giornate sono
calde e le sere miti, le persone sono più propense a passare una giornata all’aperto e l’ora legale
permette di avere più ore di luce.
Per quanto riguarda la durata intrinseca delle rievocazioni in genere va dai tre ai sette giorni, ma
non è escluso che possa durare anche di più. La durata protratta nel tempo, permette la visita del
campo storico, sia nei giorni festivi (durante i quali spesso iniziano) sia in quelli feriali, in modo
da consentire a chiunque di far visita alla rievocazione. Il campo storico e il mercatino celtico Alesia del 52 a.C. , località della Gallia Transalpina nella quale si instaurarono i Celti e dove a loro volta, capeggiati
da Vercingetorige, furono sconfitti. (Percivaldi, 2003).
36
Spesso realizzati con toilette chimiche.
39
artigianale aprono intorno alle nove -dieci del mattino e chiudono la sera tra le ventidue e
mezzanotte; mentre gli stand gastronomici aprono intorno a mezzogiorno.
La durata e gli orari di apertura permettono di scandire le attività previste in più, e per più, giorni
dando la possibilità a chiunque di partecipare a laboratori, stage, giochi e assistere a conferenze e
concerti che, magari, si sono persi nei giorni precedenti, o per ripetere l’esperienza.
3.3.b.3 Come informarsi per partecipare
Sapere dove, come e quando si svolgerà una rievocazione celtica, non è uno dei compiti più semplici per chi desidera parteciparvi. Per coloro che abitano vicino al luogo della manifestazione è
più semplice informarsi sulle rievocazioni che avranno luogo nel loro paese, provincia o regione:
nelle città, in genere, vengono, infatti, affissi cartelloni pubblicitari che indicano luogo e data
dell’evento.
Per chi invece risiede lontano dai luoghi dove vengono allestite, i principali modi per venire a
conoscenza degli eventi ricostruttivi, a carattere celtico, che si svolgono dal nord Italia fino a
Roma, sono per esempio la consultazione dei portali internet come www.celticworld.it, o dei
gruppi storici come www.popolodibrig.it. Tempo fa esisteva il portale Trigallia.com (di cui oggi
esiste solamente la pagina Facebook), un sito veramente esaustivo sia in termini di informazione
riguardo gli eventi rievocativi, sia sulla storia degli antichi Celti.
Un altro fattore, fondamentale per chi desidera assistere ad una rievocazione celtica, oltre alla
consultazione dei siti internet e dei numerosi gruppi sui social network, come Facebook, delle
varie rievocazioni, è la partecipazione alle edizioni precedenti delle stesse. Spesso, infatti, le
rievocazioni si svolgono nei medesimi luoghi e periodi, questo fa si che le persone, digitando le
parole-chiave giuste in internet o cercando le informazioni in modo mirato ritrovino più
facilmente l’evento ricercato.
La difficoltà in questo tipo di ricerca è la non sempre facile scissione tra rievocazioni e festival
celtici. A volte, parole come fest o festival, come nel caso di Bundan Celtic Festival (Bondeno,
provincia di Ferrara, Emilia Romagna) o Festival Celtico di Pagazzano (Provincia di Bergamo,
Lombardia), possono far intuire che si tratta di una festa e non di una rievocazione celtica, ma in
altri casi, come Dumeltica (festa celtica, Dumenza, provincia di Varese, Lombardia), I fuochi di
Taranis- Monterenzio Celtica (Monterenzio, Bologna, Emilia Romagna) o ancora Venigallia
(Cesuna, provincia di Vicenza, Veneto) - entrambe rievocazioni celtiche- la distinzione non è di
40
così semplice intuizione. Sta a chi ricerca le informazioni, approfondire il programma e capire se
si tratta di una rievocazione o di una festa.
3.3.b.4 Costi da sostenere
Per quanto riguarda il costo, questo si suddivide in costo-viaggio e costo-ingresso. Per quanto
concerne il primo, esso varia a seconda da del luogo dal quale si parte a quello nel quale si svolge
la rievocazione, e dal mezzo di trasporto col quale si viaggia alla quantità di persone in viaggio.
Inoltre è possibile che coloro che si spostano per partecipare a una rievocazione soggiornino
anche per una o più notti in una struttura ricettiva, il cui prezzo dipende dalla tipologia scelta e
dalla quantità di giorni di pernottamento. Il costo-viaggio è una cifra che varia da persona a
persona, e costituisce una variabile considerevole nella scelta delle rievocazioni alle quali
partecipare (cfr. cap.7).
L’altro costo è rappresentato dal biglietto d’ingresso. Questo, nella maggior parte dei casi, è
costituito da un’offerta libera, ma non è da escludere la possibilità di biglietto a pagamento. Le
dimensioni e la portata dell’evento, sono le caratteristiche che lo stabiliscono. Fra feste celtiche e
rievocazioni celtiche, per esempio, troviamo un biglietto a pagamento per “Celtica”
(Courmayeur, Val d’Aosta), festa celtica di portata internazionale, e “Venigallia” (Cesuna,
provincia di Vicenza, Veneto), rievocazione celtica; mentre troviamo un ingresso libero, con
offerta a piacere, per “Mvtina Boica” (Modena, Emilia Romagna), rievocazione celtica, e per
“Bundan” (Bondeno, provincia di Ferrara, Emilia Romagna) festa celtica.
Ogni qualvolta sia presente l’ingresso a pagamento, si tratta di una cifra accessibile, che può
variare dalla quantità dei giorni di partecipazione, ad ogni modo è un prezzo rappresentativo del
grande impegno nell’organizzazione dell’evento.
3.3.b.5 L’organizzazione dell’evento
L’organizzazione delle rievocazioni storiche prevede che alcuni soggetti organizzatori di
rievocazioni storico - celtiche, come per esempio la Teuta Senones Pisaurenses o L’Associazione
di Rievocazione Storica e Archeologia Sperimentale ‘Aes Crànna - Teuta Boica’, o ancora
moroeventi.com, chiedano in concessione un terreno o uno spazio urbano al Comune o alla
Provincia di residenza. Ottenuta l’autorizzazione per l’allestimento della manifestazione, si
41
mettono in contatto da prima con i gruppi di Rievocazione, i quali si occuperanno del campo
storico e delle attività previste dalla rievocazione; in seguito, contatteranno le persone che
terranno eventuali conferenze; e con gruppi musicali e/o cantanti per organizzare concerti serali,
all’interno dell’evento.
I principali finanziamenti per allestire le ricostruzioni storico-celtiche provengono dal mercatino
celtico; purtroppo ciò fa si che le rievocazioni si svuotino degli artigiani, i quali sostengono già
elevati costi di realizzazione dell'oggettistica, lasciando spazio a bancarelle e stand con
merchandising prevalentemente fantasy.
3.3.b.6 Cosa fare ad una rievocazione celtica
Partecipare a una rievocazione celtica riempie sia la giornata sia l’animo: al suo interno è
possibile svolgere numerose attività e le ore non sembrano mai bastare.
Innanzi tutto la Rievocazione prende il suo avvio con l’accensione del Grande Fuoco Sacro: un
momento di aggregazione unico nel suo genere che, svolgendosi la sera, rende l’atmosfera carica
di magia.
Durante le giornate di Rievocazione, è possibile passeggiare tra le bancarelle del mercatino
celtico. Tra esse si possono trovare stand di artigiani, abiti, armi e oggetti dell’epoca celta, ma
anche oggettistica fantasy, abbigliamento e arredo etnico. Tra gli stand vi sono anche quelli
gastronomici che vendono bevande tipiche all’antico popolo rievocato, quali la birra e l’idromele.
L’aspetto ludico dell’evento, però, non termina qui: in queste giornate è possibile partecipare ad
attività di vario genere, come tiro con l’arco, scrittura su lamine, pittura, tessitura e filatura della
lana. È inoltre possibile seguire percorsi didattici all’interno dell’accampamento storico celta
oppure, interrompere qualsiasi attività si stia svolgendo per farsi trasportare dal suono della
musica itinerante e assistere a uno spettacolo d'intrattenimento musicale composto da cornamuse,
tamburelli e tamburi.
Alle rievocazioni celtiche sono dedicati anche momenti carichi di cultura, come conferenze sulla
storia e gli usi e costumi dei Celti che riguardano: gli aspetti della loro società, come l'attività
degli artigiani e la lavorazione del ferro, o gli aspetti riguardanti la religione dei druidi. Sono
42
previsti anche momenti di raduno per mostrare gli usi e costumi dell’epoca celta: come riti di
passaggio, l’allenamento dei guerrieri e stage di preparazione degli alimenti; il tutto a cura delle
varie teuta, intese in senso moderno: come i vari gruppi di rievocazione storica, provenienti da
diverse regioni dell’Italia centro- settentrionale. Inoltre si svolgono anche conferenze per spiegare
eventuali Re-enactment di antiche battaglie: per raccontarne le origini e permettere una
comprensione più ampia dell’episodio.
Sempre per alternare i momenti di apprendimento a quelli di divertimento, durante la sera si
svolgono concerti di gruppi musicali o cantanti che, con la loro voce e l'accompagnamento da
parte di strumenti quali cornamusa, arpa, piva, tamburi e tamburelli, coinvolgono il pubblico in
un momento di pura musica che riecheggia le sonorità irlandesi (cfr. cap.4).
Infine, ma non meno importanti, si trovano gli spettacoli di Re-enactment che propongono
episodi di guerre fra gli antichi Celti e i Romani. Molte di queste battaglie sono realmente
accadute, come per esempio la Battaglia di Talamone del 225 a.C. (cfr. cap.5.5), e sono proposte,
molto verosimilmente, dai gruppi di rievocatori. Altre invece sono messe in scena per far
comprender al pubblico come poteva essere uno status di guerra (cfr. cap. 5.4). Sono molto
emozionanti e cariche di significato proprio perché si svolgono in luoghi spaziosi e i rievocatori
si allenano ed informano in modo da risultare il più storicamente corretti sia nel vestiario, che
nell’armamento e nello schieramento. In queste occasioni spesso sono allestiti impianti stereo e
microfoni per dedicare spazio anche al dialogo o a musiche suggestive, e per rendere l’atmosfera
più coinvolgente.
Giunte al termine, alcune rievocazioni accendono simbolicamente il Grande Fuoco per chiudere
l’evento rimanendo in compagnia di pubblico e rievocatori, i quali si scambiano calorosamente
l’arrivederci all’anno successivo.
43
Capitolo 4 - MUSICA PER LE RIEVOCAZIONI CELTICHE
4.1. Introduzione
Durante le rievocazioni celtiche, un elemento che non manca mai è la musica. Non si può, però,
parlare di una vera e propria musica celtica, poiché l’arco temporale che riguarda la storia dei
Celti è molto vasto e poche sono le tracce di una loro testimonianza diretta, tramite la scrittura
(cfr. cap. 1.5). Per queste ragioni, per quanto siano stati rinvenuti reperti archeologici, dipinti su
situle e incisioni su monete e su oggetti di antichi strumenti musicali, poco si sa a riguardo della
musica da loro suonata.
La musica celtica, come la storia, è permeata da quell’aura di magia e leggenda (cfr. cap.2) che
caratterizza quest'antica popolazione che si insediò in Europa, sino in Irlanda: la patria della
cosiddetta musica irlandese, considerata, insieme alla Scozia (culla della scottish music), la
diretta discendente delle sonorità celtiche. Si tratta di un fattore che può essere visto come
favorevole alla conservazione dello spirito celtico, in questi due Stati, anche nelle epoche
successive all'Età del Ferro, poiché le tribù celtiche ivi rifugiate furono risparmiate
(differentemente dall'Inghilterra e dal resto dell'Europa) dal dominio romano. In Irlanda e in
Scozia, grazie (e nonostante) l'opera di cristianizzazione dei secoli successivi (cfr. cap.1.4.b),
molta della cultura e della musica, appartenenti ai Celti, sono state preservate ed è sopravvissute
fino al Medioevo. Durante questo periodo i tipici strumenti musicali celti hanno mutato la loro
forma e le antiche sonorità sono state soppiantate da nuovi generi musicali, che da queste, hanno
saputo trarre spunto.
Da qui giungono la maggior parte dei gruppi musicali che animano le manifestazioni celtiche, ma
non solo: gli artisti e gruppi provengono anche da tutta Europa e dal nord America. Gli Stati Uniti
furono infatti il luogo nel quale gli Irlandesi si rifugiarono durante la loro lunga diaspora e dove
fecero conoscere i ritmi di questo nuovo genere musicale (cfr. cap. 4.3.b).
Dalle fonti storiche, come per esempio il De Bello Gallico di Giulio Cesare, o Storie di Polibio,
sappiamo che i Celti erano soliti festeggiare i cambi stagionali, i solstizi e gli equinozi e che,
durante i rituali, le guerre ed i funerali erano soliti cantare, ballare ma soprattutto suonare
strumenti musicali. Oggi i momenti, o meglio, i luoghi nei quali si possono ascoltare le melodie
44
celtiche e i generi che da queste hanno tratto ispirazione, non sono i medesimi di allora: gli Irish
pub (bar di stampo caratteristico irlandese), gli eventi folkloristici (come Lo Spirito del Pianeta),
le rievocazioni e le feste celtiche, ma anche i numerosi concerti che, Paesi Europei e non (come
gli Stati Uniti), organizzano, ospitano questo ampio panorama di musiche che hanno saputo stare
al passo con i tempi, innovandosi secondo i gusti dell’epoca.
4.2. La strumentazione musicale dei Celti 37
Come abbiamo visto, la storia dei Celti è caratterizzata da una serie di miti e leggende, come per
esempio il personaggio di Re Artù e di Fata Morgana, o la mitica Camelot ecc., scritti e narrati
nel Medioevo (cfr. cap.2). E’ proprio durante questi stessi secoli che la produzione musicale si
arricchisce, fino ad attribuire agli stessi Celti strumenti musicali a loro mai appartenuti, come per
esempio la cornamusa, o derivati dai loro antichi strumenti, come l’arpa. Per queste ragioni è
necessario comprendere quando, perché e sopratutto cosa, quest'antica popolazione ha utilizzato
come strumenti musicali.
4.2.a. Archeologia musicale
I Celti erano soliti compiere cerimonie e rituali lungo il corso dell’anno, per onorare la natura ed i
suoi doni, cantando e danzando intorno ad un Grande Fuoco, l’elemento a loro più sacro (cfr.
cap.2.2). Le fonti iconografiche, la numismatica, le incisioni sugli oggetti, come per esempio sul
Calderone di Gunderstrup (cfr. cap.1.5.c), e le immagini riprodotte sulle situle (vasi in ferro o in
bronzo), lo dimostrano, ritraendo questa popolazione intenta nel suonare e danzare durante
banchetti, riti e celebrazioni funerarie.
Secondo i ritrovamenti effettuati nei primi luoghi dove s'insediarono i Celti, Hallstatt (Austria) e
La Téne (Svizzera), in quelli dove si stabilirono in seguito (Italia Settentrionale, Francia,
Germania, Spagna e parte dell'Europa Orientale), e le testimonianze di Greci e Romani, come per
esempio Polibio e Diodoro Siculo, i Celti possedevano quattro principali strumenti musicali e
nutrivano un forte interesse per la poesia, la musica e la danza. Di queste tre espressioni d’arte
non si conosce il modo nel quale i Celti danzavano o quali fossero le melodie che gli strumenti
echeggiavano, poiché la cultura celtica veniva tramandata oralmente e le fonti esterne, come lo
stesso Cesare, trattano purtroppo di questa popolazione in modo distaccato (cfr. cap.1.5.d). Dalle
37
Citazione, Popolo di Brig, La strumentazione musicale dei Celti nell'Età del Ferro, www.popolodibrig.it.
45
medesime fonti però, si sa che i poeti lirici galli erano suonatori e narratori di poesie, ed erano
noti in ambito tardo-celtico col nome di Bardi o Bardos (in gallico), definiti anche Bardoi da
Diodoro Siculo nel I sec a.C. (Moscati, 1991).
Ci sono quattro tipologie di strumenti musicali, ritrovati nelle zone sopra citate, datati a partire
dal VII secolo a.C., prima parte dell’Età del Ferro (Moscati, 1991): la lira (Lyrix) , la siringa
(Syrinx, meglio nota, in ambito Medievale, come Flauto di Pan), l’Aulos o flauto di canna
(singolo o doppio, dai quale nacquero in seguito le Zampogne), e il corno (Carnyx) usato
prettamente durante le guerre. Gli strumenti venivano ricavati da parti animali, come per esempio
metapodi di capra, o dalla sacca dello stomaco degli stessi. Inoltre, a seconda del luogo dove le
varie tribù celtiche si insediarono, questi strumenti mutarono la loro forma, assimilandosi a quelli
delle popolazioni preesistenti con le quali i Celti entrarono in contatto, come per esempio
Etruschi e Greci.
4.2.a.1 Lyrix
Tra i reperti musicali celtici, la lira è uno strumento approssimativamente a forma di u o di v, che
poteva essere formato dalle quattro alle sette corde; esistono tre tipologie di motivi a lira e
liriformi riscontrabili dalle incisioni sulle monete.
Fra le fonti della numismatica si trova, per esempio, «lo Statere d’Oro degli Averni, popolo
gallico della Francia centrale»; mentre un esempio di fonte iconografica è quella che si ritrova
sulle situle bronzee rinvenute in Britannia, Germania e Italia, come la «Situla della Certosa,
datata all’Età Tardo Celtica» (Popolo di Brig, www.popolodibrig.it).
Il Lyrix è con ogni probabilità l’antenato dell’arpa, strumento musicale ad esso simile ma di
dimensioni e forma più grandi, risalente al Medioevo.
4.2.a.2 Syrinx
Del flauto di Pan o Syrinx, esistono all’incirca nove versioni, diffuse maggiormente in Europa
Orientale, zona nella quale si insediarono i Celti e nella quale entrarono in contatto con i Greci. Si
46
tratta di uno strumento aerofono38, composto da tubi (siringhe) di diversa lunghezza, a scalare; in
epoca celtica era ricavato dai metapodi delle capre.
«Alcuni resti frammentati del flauto di pan, conosciuto anche come flauto d’osso, risalenti al 700
a.C., sono stati rinvenuti nel villaggio lacustre di Glastonbury39» (Moscati, 1991). Mentre
«possiamo vedere la siringa, nella sua integrità, sulla Situla di Vace, datata V secolo a.C. e su
quella di Providence» (Popolo di Brig, www.popolodibrig.it).
4.2.a.3 Aulos
Il flauto di canna o Aulos (dal Greco) può ritenersi l’avo della zampogna (Moscati, 1991), come
vedremo a breve. Questo strumento musicale, secondo le fonti iconografiche, poteva essere a
canna singola o doppia canna; secondo i ritrovamenti, si è diffuso maggiormente nell’Europa
Orientale, in particolar modo in Grecia. Data la scarsità di fonti iconografiche e letterarie in
merito, si presume, infatti, che l'Aulos sia uno strumento appartenente a quest'ultima area
geografica, e che i Celti lo abbiano accolto fra i propri strumenti musicali, in seguito al contatto
con i Greci, durante la loro espansione e successivo insediamento nell’Europa Orientale, in epoca
tardo-celtica.
L’utilizzo maggiore del flauto di canna risale però al Medioevo: periodo durante il quale il suo
impiego si espanse in alcune parti dell'Europa Occidentale, tra le quali si annoverano l'Irlanda, la
Scozia, la Francia e l’Italia settentrionali, e prese la forma, che conserva tutt’oggi a noi più
famigliare, della zampogna.
4.2.a.4 Carnyx
Il corno o Carnyx era verosimilmente lo strumento prediletto dai Celti. Non può essere
considerato un vero e proprio strumento musicale, poiché era principalmente utilizzato durante le
guerre per richiamare la popolazione alla battaglia e annunciare l’avanzata contro il nemico.
«Il numero dei suonatori di corno e di tromba era infatti incalcolabile, e poiché l’intero esercito strepitava
insieme a questi, si levava un clangore così forte e prolungato che sembrava che non soltanto gli strumenti e
l’esercito, ma anche i luoghi circostanti emettessero dei suoni per l’effetto dell’eco» (Polibio, II, 29,6).
38
Una tipologia di strumento che emette suoni per mezzo delle vibrazioni dell’aria provocate dal soffio al suo interno
o per mezzo della compressione (come avviene per la zampogna).
39
Località della Britannia, nella quale sono ambientate numerose leggende legate alla popolazione celta.
47
Si tratta probabilmente uno strumento di derivazione etrusca, poiché i ritrovamenti effettuati
nell’Italia settentrionale attribuiscono a questa popolazione il suo primo utilizzo e, in un secondo
momento, ai Celti, in seguito all’incontro fra le due popolazioni. Il Carnyx fu comunque, insieme
alle trombe da guerra, da questi ultimi, molto utilizzato.
Secondo le raffigurazioni sul Calderone di Gunderstrup, i corni avevano una forma allungata e
potevano essere suonati sia verticalmente, sia orizzontalmente. La loro sommità (opposta alla
parte dalla quale il suonatore immetteva il fiato) era caratterizzata da una testa zoomorfa,
solitamente quella del cinghiale (Moscati, 1991), in questo caso si trattava di Carnyx in bronzo o
ferro (motivo per il quale si sono conservati pressoché intatti fino a noi). In altri casi la struttura
del corno era ricavata dalle corna degli animali; per queste ragioni, a seconda del periodo e della
zona nei quali si diffuse il loro utilizzo, erano di forme differenti.
Una raffigurazione del Carnyx la si trova sulla «Situla Benvenuti, da Este, datata alla fine del VII
a.C., dove è rappresentato un suonatore di corno seduto su uno scranno pieghevole [..] attaccato
ad un guerriero armato di lancia». (Popolo di Brig, www.popolodibrig.it).
Inoltre il Carnyx era impiegato al pari degli altri strumenti musicali durante banchetti, funerali e
riti, una rappresentazione a tal proposito è quella che si ritrova sul Calderone di Gunderstrup,
anche se verosimilmente si tratta di una cerimonia militare.
La mancanza di fonti tramandate direttamente dai Celti fa si che le attribuzioni a questa
popolazione siano tal volta errate. Forse gli strumenti musicali furono importati da altri luoghi
(come dalla Grecia) o forse furono delle imitazioni di strumenti di altre popolazioni (come quella
etrusca). Fatto sta che fonti iconografiche mostrano chiaramente persone nell'atto di danzare e
altre di suonare, durante celebrazioni e rituali, in modo non dissimile dai nostri giorni.
4.2.b. L’ evoluzione degli strumenti musicali celti
Oggi giorno, quando assistiamo ad un concerto di musica celtica, intendendo con essa i generi
musicali che da questa derivano, possiamo notare che gli strumenti musicali impiegati non sono
di certo Carnyx, Lyrix, Syrinx e Aulos, ma i diretti discendenti di questi ultimi o almeno, in parte.
Durante i concerti che si svolgo presso le rievocazioni celtiche, ma anche in eventi slegati da
queste, gli strumenti che si ritrovano maggiormente sono: zampogna (chiamata anche cornamusa
48
o baghèt, secondo il luogo di provenienza, come si vedrà a breve), arpa, piva, percussioni,
bodhran ecc..
4.2.b.1 Le discendenti dell’aulos
La componente principale della zampogna, come precedentemente riportato, è il flauto a canna
doppia; nell’ Età di Mezzo a questo strumento musicale si sono aggiunte altre tre canne, ognuna
collegata ad una sacca, ricavata da parti animali, dando origine ad uno strumento aerofono.
Si usa, convenzionalmente, il termine zampogna, ma secondo il luogo dove ci si trova, questo
strumento musicale ha assunto forme e nomi diversi, per citarne alcune (ma l’universo musicale,
a tal proposito, è molto vasto): il Baghèt, il cui uso è diffuso nella bergamasca e nella bresciana, o
la Cornamusa, diffusa in Scozia e in Irlanda (meglio conosciuta, rispettivamente, come High
Bagpipe -Scozia e Uilleann Pipe in Irlanda), o ancora la Piva, tipica dell’ Emilia Romagna.
La vera e propria zampogna ha origini medioevali e le sue sonorità hanno conseguito grande
successo in Scozia, della quale è divenuta uno degli strumenti-simbolo. La cornamusa (variante
locale della zampogna) è stata oggetto di una lunga diatriba, tra il VI e il VII secolo, con
protagonista la stessa Scozia, affinché non fosse considerata una propaggine della vicina Irlanda e
solamente un luogo di passaggio del glorioso passato celta, ma si aggiudicasse una propria
autonomia culturale in merito. Come abbiamo visto per il kilt (cfr. cap.2.5) anche la cornamusa,
dunque, non si può definire uno strumento musicale prettamente celtico, ma più verosimilmente
un discendente del flauto di canna: un’altra invenzione della tradizione (Hobsbawm, Ranger,
1987).
4.2.b.2 Dal lyrix alla cetra, fino all’arpa
Per quanto riguarda l’arpa, le sue sonorità derivano probabilmente dalle melodie della lira.
Insieme alla cetra, strumento cordofono tipico greco, l’arpa e la lira sono strumenti a corda. Se la
lira e la cetra appartengono alla strumentazione musicale degli antichi Celti e Greci, lo stesso non
si può dire dell’arpa, il cui utilizzo si è diffuso, come per la zampogna, durante il Medioevo.
Il numero delle corde e la grandezza dello strumento si sono differenziate nel corso dei secoli: da
una lira, relativamente di piccole dimensioni, si è giunti all’arpa odierna, piuttosto grande e
suonata, nella maggior parte dei casi, da seduti.
49
La lira però non ha perso la sua fama, ed entrambi questi due strumenti (in particolar modo
l’arpa), insieme alla cetra, si ritrovano ancora oggi durante i concerti.
4.2.b.3 Strumentazione medioevale, per arricchire le sonorità celtiche
Oltre agli strumenti musicali propri dell’Età del Ferro, alla loro conservazione in epoca romana in
Irlanda e in Scozia (isole risparmiate dall'avanzata romana e nelle quali, nonostante la
conversione al cristianesimo - cfr. cap.1.4 - lo spirito celtico è sopravvissuto) e alla rivisitazione
degli stessi nel Medioevo, ne furono usati anche molti altri per arricchire le melodie delle ballate,
delle feste e dei banchetti (Ontanomagico, ontanomagico.altervista.org).
Questi strumenti non possono essere attribuiti direttamente ai Celti poiché non si trovano fra le
fonti iconografiche e letterarie di questa popolazione, ma possono classificarsi a pieno nella
musica del Medioevo e annoverarsi fra la strumentazione della musica irlandese e quella scozzese
(per l'autorità in merito di Irlanda e Scozia), quella galiziana e fra tutti i generi musicali che, dalle
sonorità celtiche, si sono sviluppati in Europa e in Nord America, come vedremo a breve.
Primi fra tutti, si annoverano bodhran (una sorta di tamburello) e le percussioni. Entrambi fanno
parte del repertorio medioevale, anche se il bodhran era probabilmente già conosciuto nel mondo
romano col nome di Tympanum (Popolo di Brig, www.popolodibrig.it). Per quanto riguarda le
percussioni, anche il loro utilizzo si è diffuso in ambito medievale, ma è comunque plausibile che
durante lo stato di guerra, in epoca celta, gli scudi (colpiti dalle spade) fungessero da percussioni,
col medesimo ruolo del Carnyx, come riportato in precedenza.
Altri strumenti musicali come bombarde, tarote, gralle e flauti di diverso tipo (cit. Chiara
Corriga40), o ancora liuteria, dulcimer, ghironda, liuto, cetra, chitarra, salterio, violino
(Ontanomagico, ontanomagico.altervista.org) e tin whistle, completano la strumentazione
musicale dell’Età di Mezzo: un’epoca in cui, presso le corti, durante i banchetti e i momenti di
festa, la musica non mancava mai.
40
Rievocatrice e componente del gruppo musicale Modi Versus.
50
4.3. Sonorità celtiche
Come abbiamo visto nel primo capitolo, i Celti, si rifugiarono in Irlanda e in Scozia in seguito al
dominio romano sulla parte continentale dell’Europa. Proprio per queste ragioni spesso la musica
celtica viene confusa con la sola musica irlandese.
Le sonorità o le musiche celtiche (o meglio, dei luoghi dove s'insediarono i Celti), sono una
moltitudine: alcune sono solo strumentali, altre danno ampio spazio alla voce, altre ancora sono
ritmate e accompagnate da balli singoli o di gruppo, infine altre riecheggiano melodie epiche. Si
tratta, dunque, di un mondo musicale molto vasto che accoglie cantanti e gruppi musicali che
hanno saputo cogliere, ognuno, una delle tante strade che all’interno delle sonorità celtiche si
possono seguire.
4.3.a. Tradizione e cultura
Alcune bande musicali si occupano dello studio accurato degli strumenti musicali di derivazione
celtica. Si tratta di gruppi di persone, solitamente molto numerosi e vestiti in modo uniforme ai
canoni del gruppo (per esempio con il kilt, cfr. cap.2.5), che suonano un medesimo strumento,
quale può essere la zampogna (o le sue varianti locali) o l’arpa, accompagnate da un piccolo
numero di percussionisti o tamburellisti. Ad esempio nella banda Berghèm Baghèt i musicisti
suonano il Baghèt (zampogna tipica del nord Italia); la Uilleann Pipe Band invece compone
melodie con la Uilleanpipe, la cornamusa tipica irlandese.
Chi appartiene a queste band, studia la storia dello strumento comune al gruppo per riproporne le
sonorità. Si tratta, in genere, di musica folkloristica - tradizionale, legata geograficamente alla
zona dove viene praticata, Come abbiamo visto, la zampogna non può ritenersi uno strumento
musicale prettamente celtico, come del resto anche l’arpa, anche se sono gli strumenti discendenti
da quelli che, presumibilmente41, appartenevano alla popolazione celta, dunque anche le musiche
proposte si inseriscono all'interno delle sonorità celtiche.
Le bande musicali si esibiscono in svariate occasioni che spaziano dalle feste di paese, a quelle
celtiche, alle rievocazioni. Tra gli esempi, si ricordano: la Celtic Harp Orchestra; l'Orobie Pipe
Band; il Berghèm Baghèt; la Uilleann Pipe Band; e la Barbarian Pipe Band.
41
Come abbiamo visto, alcuni strumenti come per esempio il flauto di canna, sono stati utilizzati dopo il contatto con
altre popolazioni, in questo caso con i Greci.
51
4.3.b. Ritmi irlandesi
Quando si parla di musica irlandese, s'intende la musica sia folkloristica sia tradizionale
dell’Irlanda. Forse la musica suonata nella terza classe del film Titanic può far comprendere di
che cosa si sta parlando.
Il ritmo e i balli che animano questo genere musicale hanno dato vita ad un revival culturale che,
prima in Europa, è emigrato poi negli Stati Uniti. Questo processo di emigrazione, e di
mutazione, da musica folk- tradizionale a globale che ha riguardato la musica irlandese è sorto in
seguito alla lunga diaspora che ha visto come protagonisti ondate di irlandesi, a partire dall' 1800
e durante i secoli successivi, emigrare dall’isola britannica al continente europeo e addirittura
oltreoceano, per cause politiche, economiche e religiose riguardanti la Gran Bretagna (Bohlman,
2006). Oggi giorno sono numerosi i festival che si svolgono in questi due continenti, come il
Festival Internazionale di Musica, Arte e Cultura Celtica (Courmayeur, Val d’Aosta) o il Festival
Interceltique di Lorient (Francia), ciò ha fatto si che la musica irlandese acquisisse tutti i
connotati della world music (musica del mondo) attraverso processi di fusione ed ibridazione con
altri generi musicali, senza perdere però i suoi caratteri propri ed originali (Bohlman, 2006).
Caratteristiche salienti della musica irlandese sono: il ritmo, scandito dalle percussioni e dai
tamburelli e dalle sonorità della Uilleann Pipe (la variante locale della cornamusa), o l'armonia
dell’arpa42, che danno vita ad un vero e proprio revival culturale, basato sulla ricerca del celtismo
(Bolhman, 2006). Per quanto riguarda le musiche, principalmente strumentali, si tratta di ballate
che prevedono tempi e danze differenti a seconda che siano reel (i balli più veloci e comuni), jigs
(che prevedono passi simili al reel, ma ballati su un tempo musicale più lento) o hornpipes (balli
caratterizzati dal medesimo tempo del reel, conteggiato però in modo differente) (The Session,
thesession.org).
La musica irlandese si può ascoltare pressoché ovunque: negli Irish pub (bar di stampo
irlandese), durante i concerti di gruppi musicali irlandesi, e alle feste e rievocazioni celtiche.
Oggigiorno il sound della musica irlandese si è molto arricchito, includendo fra gli strumenti
musicali quelli nati in epoca medioevale come liuteria, chitarra e ghironda, e aggiungendo a
questo genere musicale sonorità più moderne, mischiandosi con altri generi come il rock ed il
punk, e dando così vita a nuovi generi musicali come celtic rock, il celtic punk o ancora la musica
42
L’arpa è anche il simbolo della Guinness, la birra irlandese per eccellenza.
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etnica. Tra i gruppi musicali, di questo genere, si annoverano: i Kalevala; i Gaelic Storm (il
gruppo che ha composto le musiche per la terza classe del film Titanic); Saor Patrol (musicisti
scozzesi che animano le serate de Lo Spirito del Pianeta manifestazione che si svolge
annualmente in provincia di Bergamo); The Dubliners; Dropkick Monkey; Enya; Hevia (cui
principale successo fu Tierra de Nadie).
4.3.c. Melodie epiche
Le sonorità celtiche si dividono tra la vera storia della popolazione celta, restituitaci dai reperti
archeologici, dai musei e dalle iniziative di ricostruzione storico celtica, e dal mito di questa
popolazione, creato in ambito medievale, sulla scorta di lati più nascosti, misteriosi e legati alla
religione celtica (cfr. cap.2; Moscati, 1991). Accanto alla musica irlandese, e a quella suonata
dalle grandi bande musicali, risiedono queste ultime sonorità che non hanno nulla a che fare con
le ballate, i ritmi, le polke, il folklore e le danze, ma richiamano sonorità epiche, di antiche
leggende, magia e mistero. Questo genere musicale può essere, però, inscritto nella musica
celtica, intesa con le approssimazioni sopracitate, poiché riguarda la mitologia celtica, nata
durante il medioevo. I testi delle canzoni (differentemente da quelli della musica irlandese, che se presenti- spaziano dalla politica, alla diaspora irlandese, a temi nostalgici), parlano di Re Artù,
dei Misteri di Avalon, della natura, di fate, gnomi, folletti e di un mondo incantato permeato della
magia, dove il mito prende il soppravvento sulla storia attraverso il suono dell’arpa, dei violini e
dei flauti.
Anche queste melodie sono entrate in contatto con i generi musicali odierni, dalla musica classica
al metal, unendo gli strumenti tradizionali di entrambi i generi e creando nuove sonorità. I
cantanti e i gruppi, che praticano questo genere musicale, si esibiscono in singoli concerti o in
manifestazioni celtiche di larga portata, poiché si tratta di grandi interpreti e compositori, famosi
in ambito musicale. Tra gli esempi si possono citare Loreena McKennit; Trobar de Morte; Celtic
Woman; Lindsey Stirling.
4.4. La musica alle rievocazioni celtiche
Le feste, che si esauriscono nel giro di uno massimo tre giorni (cfr. cap.3.3), lasciano ampio
spazio egli eventi musicali, difatti è possibile che in una serata si svolgano anche concerti di più
gruppi. Durante le rievocazioni, invece, oltre ai concerti serali, si svolgono conferenze
53
sull'archeologia musicale celta e i rievocatori, presso il campo storico, mostrano gli strumenti
musicali al pubblico, facendone sentire il suono e spiegandone la storia.
Come abbiamo detto in precedenza, non esistono fonti attendibili su quali fossero le sonorità
intonate dai Celti: sappiamo che durante banchetti e rituali (come ci raccontano le fonti letterarie
e quelle iconografiche) i poeti lirici bardi erano soliti suonare strumenti quali la lira, l’aulos e la
siringa, e che il corno, insieme alla percussione dello scudo, era prettamente utilizzato per la
guerra. Abbiamo visto come gli strumenti musicali si siano conservati fino al Medioevo e col
passare del tempo si siano evoluti e arricchiti, sopratutto durante questi lunghi secoli, e come
oggi vengano create nuove sonorità grazie al contatto con altri generi musicali. La domanda sorge
dunque spontanea: quale genere musicale è allora suonato alle rievocazioni celtiche?
4.4.a. Musica presso gli accampamenti storici
Oggi giorno, per sentire il suono che producevano Carnyx, Lyrix, Syrinx e Aulos, ci si può recare
ad una delle rievocazioni celtiche che, dal nord Italia fino a Roma, si svolgono sul nostro
territorio. Alcuni gruppi di rievocazione, come il Popolo di Brig, presentano questi strumenti al
pubblico, presso il campo storico: mostrandoli, dando alcuni cenni storici a riguardo e facendo
sentire il suono che verosimilmente producevano. In questo caso ci si trova nell’ ambito della
ricostruzione storica e dell’archeologia sperimentale (cfr. cap. 3.2.b), dove gli strumenti
presentati sono ricostruiti in modo filologicamente corretto rispetto alla storia.
Inoltre, alle rievocazioni ma anche all'infuori di quest'ambito, è possibile partecipare alle
conferenze tenute dai rievocatori e dai gruppi musicali, i quali narrano la storia di questi antichi
strumenti, facendone ascoltare le melodie. Fra i gruppi musicali, che svolgono quest'attività di
ricostruzione e riproduzione delle antiche sonorità celtiche, si trovano i Bardomagus.
4.4.b. Musica itinerante
Per musica itinerante s'intende un gruppo ristretto di musicisti che spostandosi, compiendo un
tragitto all’interno della rievocazione (rigorosamente imbracciando e suonando uno strumento
musicale), raggiunge infine un luogo della stessa, dando vita ad un piccolo intrattenimento
musicale.
54
Durante l'indagine condotta (cfr. cap.5) ho avuto modo di assistere all'intrattenimento musicale di
due gruppi itineranti, uno presso Dumeltica (Festa Celtica di Dumenza, Varese) e l'altro presso la
Festa Internazionale di Musica, Arte e Cultura Celtica (Courmayeur, Val d'Aosta).
I gruppi di musica itinerante sono composti, nella maggior parte dei casi, da: zampognaro,
tamburellista e percussionista. Eseguono, per lo più, pezzi dal ritmo incalzante, secondo i canoni
del reel irlandese: si tratta di ballate che coinvolgono il pubblico in un momento di danza e
musica al quale chiunque può partecipare, proprio perché si svolgono tra la gente, e non sul
palco. La presenza di strumenti medioevali, fa si che la musica non possa definirsi “celtica” per
eccellenza, ma che comunque si ponga all’interno di questo genere. L’intrattenimento è
comunque assicurato e ballate come Ol bal de l’Ours, coinvolgono gli spettatori facendoli calare
nell’atmosfera che probabilmente un tempo era creata durante banchetti e rituali religiosi.
I Modi Versus, sono un gruppo musicale che si esibisce sia con intrattenimento di musica
itinerante, sia in concerto. Di seguito Chiara Corriga, descrive in breve ma in modo esaustivo la
sua esperienza e l’attività del gruppo musicale.
«Ciao!Ho suonato in un gruppo per molti anni e ora suono in un altro gruppo. Fondamentalmente suoniamo
alle rievocazioni medievali (quindi si tratta di musica itinerante), ma mi sono esibita anche a festival celtici
(concerto da palco). Ho sempre amato la musica folk sin da quando ero piccina, finché mi sono introdotta nel
mondo delle rievocazioni, soddisfando poi la mia passione con l'acquisto di due cornamuse: una gaita
galiziana ed una piva tedesca. Nei MODI VERSUS, il gruppo di cui faccio attualmente parte, gli strumenti
principali sono cornamuse e percussioni varie, a cui si aggiungono bombarde, tarote, gralle e flauti di diverso
tipo. […].Non ci siamo rifatti ad alcun gruppo, anche perché quello in cui suono è stato uno dei primi gruppi
in Italia ad intraprendere questa strada! Io sono entrata da poco, ma gli altri membri suonano da 20 anni
almeno! Diciamo che ci si è documentati sui pezzi tradizionali e poi si è dato il via all'avventura!» Chiara
Corriga, Modi Versus
Come descrive Chiara, alcuni strumenti musicali appartengono all’epoca medioevale, per questa
ragione non si può parlare a pieno titolo di musica celtica. Nonostante ciò, il lavoro di gruppi di
rievocatori -musicisti, è degno di nota per aver conciliato strumenti di due epoche, quella celtica e
quella medioevale, con sonorità che si accordano e congiungono perfettamente nella musica
itinerante.
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4.4.c. Concerti serali
Anche per quanto riguarda i concerti serali, non si può parlare di musica o meglio di strumenti
musicali celtici, ma nemmeno di un intrattenimento musicale quasi esclusivamente strumentale,
come per la musica itinerante e quella presso il campo storico delle rievocazioni.
Durante i concerti si esibiscono gruppi e cantanti che eseguono brani inscrivibili nel genere
musicale Irish o celtic, accompagnato dal nome di altri generi musicali, quali possono essere il
metal, il rock, il folk ecc. A volte si tratta di artisti famosi in altri casi sono gruppi musicali meglio
conosciuti a livello nazionale o locale.
I grandi festival celtici internazionali come quello di Lorient o quello della Val d’Aosta
annoverano artisti quali Lindsey Stirling, Gens D’Y, Vincenzo Zitello e molti altri. Essi si
esibiscono con un gran numero di musicisti, con strumenti tra i quali si annoverano violini, arpe,
percussioni chitarre e bassi, creando sia musiche dai ritmi incalzanti sia sonorità più lievi,
accompagnate dalla voce di uno o più cantanti.
I gruppi e gli artisti conosciuti a livello nazionale o locale, come per esempio Stramash, The Sidh,
Folkomondo ecc., si esibiscono prevalentemente alle feste e alle rievocazioni celtiche eseguendo
brani con cornamuse, percussioni, flauti di pan, tamburelli e con strumenti non propriamente del
genere Irish o celtic, quali chitarre (elettriche o acustiche), bassi e batterie, ricreando
perfettamente il sound delle ballate irlandesi.
Tutte le tipologie musicali che rientrano sotto la categoria musica celtica, regalano emozioni
uniche e diverse fra loro. Ognuna coinvolge in un modo diverso: le ballate irlandesi, dei musici
itineranti, invitano ad unirsi in danze di gruppo e a battere le mani al ritmo di musica, mentre le
melodie, echeggiate da arpe, violini e dalle voci delle interpreti, hanno la capacità di trasportarci
in un mondo di leggende che, seppur inventate, arricchiscono l’immaginario e coinvolgono in un
momento musicale emozionante.
La musica fu un aspetto fondamentale della vita dei Celti e le fonti letterarie, quelle iconografiche
e la numismatica lo dimostrano. Come per la religione, anche alla musica era dedicata una
cultura: le immagini di simposi e di rituali nei quali sono ritratte persone danzanti e altre
nell’intento di suonare, dimostrano che nel passato, come oggi, la musica era un mezzo di
aggregazione collettivo.
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Capitolo 5 - VISITANDO LE RIEVOCAZIONI
Complice di quest'avventura è stato il mio compagno Carlo che, carico di pazienza, mi ha
accompagnata, durante la primavera-estate 2012, a feste e rievocazioni celtiche, affinché potessi
parlarne in prima persona. Le informazioni in merito agli eventi (come luoghi, orari e
programma) li ho principalmente trovati sul forum di celticworld.it e sui social network, come
Facebook, e solo per alcuni di essi ho trovato un sito internet dedicato.
Premetto che in un primo momento mi sono ritrovata in una situazione confusionale, nella quale
non capivo la reale differenza tra rievocazione e festa, ciò ha comportato che partecipassi a più
feste che rievocazioni. Questo mi ha permesso di comprendere come la partecipazione sia uno
degli elementi basilari per cogliere a pieno la differenza che intercorre fra le due, poiché spesso,
le parole non bastano.
5.1. La prima esperienza
Dumeltica, Dumenza, Provincia di Varese, Lombardia, 15-16-17 Giugno.
Questa è stata la prima festa celtica alla quale ho partecipato. La prima cosa che ho notato, una
volta arrivata, è che il luogo dell'evento era ben segnalato con indicazioni, manifesti e cartelli che
conducevano all’ingresso della stesso. La festa è stata allestita in una sorta di campo sportivo; al
suo interno, in un campo da calcio presumo, si trovavano: il piccolo campo storico (nel quale non
erano presenti più di cinque accampamenti), il mercatino celtico, alcuni stand gastronomici, un
punto ristoro e un piccolo palcoscenico. Erano circa le quattro del pomeriggio di sabato 16 e la
festa, seppur non di grandi dimensioni, era piuttosto vuota. La musica itinerante ha colto così
l’occasione per animare l’evento. Tre persone munite di cornamusa, tamburo e tamburello, si
sono addentrate fra il pubblico che, sorpreso, è stato piacevolmente coinvolto in un momento
musicale.
Anche se si è trattato della prima festa celtica alla quale ho partecipato, non ho trovato il luogo
particolarmente filologico alla storia (cfr. cap.1), anche se era probabilmente quello più adatto, in
quell’ambiente, per allestire l’evento. Per quanto abbia trovato interessante la visita alla (mia
prima) festa celtica, non posso dire che questa abbia atteso le mie aspettative, sia per
ambientazione sia per l’animazione. Molteplici fattori sono però in gioco, come la riservatezza
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dell’evento, conosciuto presumibilmente dalla gente del posto; il caldo estivo e la portata
intrinseca dell'evento rievocativo: un momento di convivialità e ritrovo, più che un momento di
contatto con la storia. Inoltre mi sarebbe piaciuto trovare locandine o un info point riguardo ad
aree archeologiche o musei, a soggetto celtico, in merito al territorio di Varese, come per esempio
il sito archeologico di Golasecca che, per quanto si trovi a un'ora di distanza circa da Dumenza,
avrebbe potuto integrarsi nell'offerta turistica della festa. Oppure sempre a riguardo dell'offerta
turistica, mi sarebbe piaciuto trovare informazioni su eventi, quali feste o rievocazioni, nei paesi
limitrofi a Dumenza, magari nei pressi di Golasecca, in modo da poter prendervi parte durante il
periodo primaverile-estivo.
5.2. Una festa di richiamo Internazionale
Celtica - Festa Internazionale di Musica, Arte e Cultura Celtica, Courmayeur, Val D’Aosta, 6-78 Luglio, www.celtica.vda.it.
La definirei: la festa celtica iper organizzata. Ore 7.30 di Domenica 8 Luglio, partenza da
Bergamo per Courmayeur, arrivo ore 10.30, prezzo del biglietto per una sola giornata: 10 €.
Tempo e denaro, son valsi la pena. Per quanto non si trattasse di una rievocazione, Celtica
possiede le carte in regola per aggiudicarsi il titolo di Festa Internazionale di Musica, Arte e
Cultura Celtica, poiché è nella sua dettagliata organizzazione che si ritrova il cuore dell’evento.
La festa si è svolta in quattro punti (secondo il programma della giornata): Courmayeur (Val
Veny), punto focale della manifestazione; Pré Saint Didier; Forte di Bard e Sain Vincent.
Una volta giunti a Courmayeur, un pullman43 ci ha condotto alla festa. Lo staff, dopo averci fatto
indossare il bracialletino ad essa dedicato, ci ha mostrato la strada per recarci al suo interno: un
percorso di un centinaio di metri che costeggiava il fiume, ci ha portato al Bosco del Peuterey e
la scritta “Non ci sono estranei qui, solo amici che non abbiamo ancora incontrato” ci ha dato il
suo benvenuto.
43
Il servizio di trasporto era gratuito poiché convenzionato con gli organizzatori di "Celtica".
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Il programma era molto dettagliato e
interessante, ma chi partecipa la prima
volta, può trovarsi disorientato e non
sapere come muoversi (come, in effetti, è
capitato a noi). Purtroppo, dato l’orario di
arrivo, non siamo riusciti a partecipare alla
“sveglia
con
miele
e
pane
nero
valdostani”, così ci siamo addentrati
44
fra
gli stand del mercatino celtico, i quali
esponevano
e
vendevano
articoli Figura 3 - Ingresso al campo storico della Festa
Internazionale di Musica, Arte e Cultura Celtica
artigianali, fantasy, ma anche libri, oggetti (Courmayeur, Val d'Aosta)
d’arredo, di vestiario e piccoli strumenti a
fiato. Vi erano inoltre stand gastronomici di birra e idromele, ma anche di prodotti tipici
valdostani. In seguito abbiamo visitato il campo storico: era veramente ben allestito e al suo
interno45 molti laboratori erano già in corso, come quello d'incisione su lamine e di pittura.
Durante la passeggiata ci siamo imbattuti nella musica
itinerante composta, anche in quest'occasione, da tre musici
muniti di cornamusa, tamburello e tamburo. Non so se è stato
il fascino e la secolarità del bosco, l’atmosfera che creava la
luce del sole che fendeva le foglie degli alberi o la gente che
pian piano si avvicinava per assistere a questo spettacolo del
Figura 4 - Musica itinerante presso la
Festa Internazionale di Musica, Arte e
Cultura Celtica (Courmayeur, Val
d'Aosta)
tutto inatteso, ma il momento è stato davvero coinvolgente e
magico. Alcune persone hanno iniziato a ballare al suono
della cornamusa, altre a cantare e altre a catturare immagini
di quel’indimenticabile momento. Il programma della giornata è poi proseguito con una
conferenza sull’arpa celtica, tenuta dal musicista Myrdhin, un arpista di nazionalità Francese.
44
Poiché sia il mercatino celtico sia il campo storico sono stati allestiti fra gli alberi del meraviglioso Bosco del
Peuterey.
45
Lo spazio era delimitato da staccionate, in modo da essere ben separato dagli altri spazi della festa.
59
Dopo il pranzo e una piccola siesta ai raggi del sole, abbiamo assistito al concerto degli
Stramash, un gruppo musicale di origine scozzese, il quale, mischiando il rock della chitarra
elettrica con le sonorità della cornamusa, ha ricreato una perfetta scottish music in chiave
moderna.
Purtroppo però dopo un secondo giro nel bosco, fra il mercatino e il campo storico, abbiamo
dovuto dare l’arrivederci a Celtica e ripartire alla volta di Bergamo.
La festa, a mio parere, è degna del suo nome: c’era veramente gente proveniente da tutta Italia e
dall’estero. Il programma era ricco di conferenze, musica e tempo libero a disposizione per la
visita al campo storico, al mercatino celtico, ma anche per una passeggiata nell’area protetta del
Bosco. Inoltre il sito internet dell'evento (www.celtica.vda.it) era ricco di informazioni: dal
programma della festa, ai luoghi nei quali poter alloggiare, a notizie in merito alle edizioni
precedenti, ma sopratutto informazioni riguardo al territorio rispetto sia alle bellezze
paesaggistiche sia alle aree archeologiche e musei, a soggetto celtico, nei quali l'evento ha avuto
luogo.
Ultimo aneddoto prima di rientrare a casa, è stato sentire una signora che, seduta come noi al bar,
colloquiando con i suoi amici, ha esclamato “Ma chi erano poi ‘sti Celti?!” (riferendosi al tema
della festa). In tal senso forse il lavoro dei rievocatori non è poi così da sottovalutare.
5.3. Tra dubbi, un po’ di amarezza e una sola piccola soddisfazione
Festival Celtico, Pagazzano (Provincia di Bergamo, Lombardia) 13-14-15 Luglio.
Celtic Days, Ome (Provincia di Brescia, Lombardia), dal 12 al 15 Luglio.
Il 15 Luglio abbiamo partecipato a due feste celtiche. Il primo pomeriggio, ci siamo recati a uno
dei Celtic Days di Ome: il luogo era perfetto e ben suddiviso fra mercatino celtico,
accampamento storico, capannone dove poter mangiare e palcoscenico. La gente ha cominciato
ad affluire verso le tre del pomeriggio e vari giochi hanno iniziato ad animare la festa, come per
esempio tiro con l’arco. Il programma non era ricco e probabilmente la festa era dedicata
maggiormente ai concerti serali o comunque al ritrovo fra amici, poiché non prevedeva attività di
particolare coinvolgimento del pubblico, se non il momento dedicato alla battaglia. L'ho trovata
60
carina e ben articolata nel suo insieme, nonostante non mi sia soffermata fino alla fine della
giornata.
L’altro evento della giornata alla quale abbiamo partecipato è stato il Festival Celtico al Castello
Visconteo di Pagazzano. A riguardo vorrei solo dire che quel che vi era in programma non ha
rispecchiato la realtà dell'evento: un mercatino celtico composto da quattro stand, di cui uno per
poter bere e mangiare; la visita al Castello che non si è capito dove e come poteva essere
prenotata; intrattenimento e animazione nel pomeriggio del weekend totalmente assenti; e una
mostra fotografica che con il popolo celtico poco o nulla aveva a che fare. Tanta delusione e un
po’ di amarezza, che non ci hanno stimolato a soffermarci la sera per eventuali concerti.. di Dj
Set46. I commenti sul social network Facebook47 in merito a quest’evento sono stati aspri e
negativi. C’è stato chi ha mormorato vi fosse stato lo zampino della Lega Nord e chi, come me,
ha trovato la manifestazione per nulla attinente sia con le feste, sia con le rievocazioni celtiche.
5.4. Una festa celtica che aspira a diventare rievocazione
Bundan Celtic Festival, Stellata di Bondeno, Provincia di Ferrara, Emilia Romagna, 20-21-22
Luglio, www.bundan.com.
Il Bundan Celtic Festival è una festa celtica che aspira a diventare una rievocazione storica.
Ospitata nel fitto bosco del Parco Golenale della Rocca Possente di Stellata, la festa accoglieva
un ricco mercatino celtico, un capannone nel quale si poteva bere e mangiare, una zona dedicata
al palcoscenico e infine un grande spazio semicircolare, dedicato al campo storico.
Arrivati alle undici, di domenica 22 Luglio, ci siamo addentrati inizialmente fra i vari stand della
festa e in seguito ci siamo recati nella zona del campo storico, dove abbiamo assistito alle prove
della battaglia fra Celti e Romani, che si sarebbe svolta la sera. È stato interessante osservare
come il Re-enactment sia stato studiato, organizzato e curato nei dettagli: ogni persona aveva un
ruolo da compiere, doveva dunque attenersi scrupolosamente a regole ben precise, nulla è stato
lasciato al caso, e le premesse per la battaglia vera e propria già ci entusiasmavano.
46
Anche se per la serata di sabato 14 era previsto un concerto dell’Orobie Pipe Band, la quale si è esibita anche a
Celtica (Val D’Aosta).
47
Visibili nella pagina “Trigallia-Il portale delle Feste Celtiche”, sulla locandina del Festival Celtico di Pagazzano.
61
Alle quindici il campo storico ha preso vita. Sono stati aperti i
laboratori didattici per i bambini e per chi lo desiderava, una
guida conduceva nella visita attraverso un percorso didattico
fra i vari accampamenti. Ognuno di questi ultimi esponeva un
aspetto della vita dei Celti: c’era l’accampamento dedicato alla
Figura 5 - Mercatino artigianale,
presso il Bundan Celtic Festival
(Bondeno, Emilia Romagna)
tessitura, quello della fabbricazione delle armi, quello che
spiegava la religione, quello del vestiario, quello della cura
attraverso le erbe, e così via; inoltre, all'interno del percorso, vi era anche una zona dedicata
all’accampamento romano. Oltre alla partecipazione ai laboratori, era possibile intrattenersi con
alcuni giochi-rompicapo da tavolo, ideati dagli stessi rievocatori e dagli stand del mercatino.
Alle 18.30 tutto il pubblico si è riunito nel campo
storico, dove ha preso il via la battaglia,
interpretata dai rievocatori, ai quali va davvero un
sincero applauso per la messa in scena. Questa era
fittizia ma rispecchiava come poteva svolgersi
uno scontro fra Romani e Celti: i primi
mostravano visibilmente una tecnica di guerra
indistruttibile, un’armatura solida e il preciso
intento di assoggettare i Galli cispadani. I Celti Figura 6 - Campo storico: prove del Reenactment,
presso il Bundan Celtic Festival (Bondeno, Emilia
erano a loro volta fieri, disorganizzati e meno Romagna)
armati rispetto al nemico romano, ma pronti a difendere il proprio territorio. In un primo scontro
la fortuna ha assistito i Romani garantendogli la vittoria. Il momento è stato toccante: alcune
donne celte, sulla piana della battaglia hanno curato i feriti e inscenato un rituale. In un secondo
momento, chiamate le teuta celte alleate, i Galli hanno vinto sui Romani, grazie anche al bosco
circostante che ha giocato, in questo caso, un ruolo fondamentale a loro favore. Il bosco, le
musiche, il rituale a metà battaglia, ha reso l’atmosfera spettacolare e sembrava di esser stati
catapultati indietro nel tempo. Gli applausi sono stati tanti e duraturi. Infine, un momento
62
previsto dal programma del Bundan, ma al quale non siamo riusciti a partecipare48, è stata
l’accensione del Fuoco Sacro e del Grande Triskel.
In quest'occasione ho conosciuto i rievocatori Gian Battista, Marika e Riccardo i quali mi hanno
aiutata in questo progetto (cfr. cap. 6). Spero l’anno prossimo di poter partecipare a tutti e tre i
giorni di festa, magari diventata rievocazione, poiché merita davvero stima e considerazione.
5.5. Una vera e propria rievocazione celtica
Mvtina Boica49: Celti e Romani tra due fiumi, Modena, Emilia Romagna, 7-8-9 Settembre,
organizzata dall’Associazione di Rievocazione Storica e Archeologia Sperimentale: “Aes Crànna
– Teuta Boica”.
Questa è stata la prima, vera e propria rievocazione celtica alla quale abbiamo partecipato.
Potrebbe sembrare banale, ma, come detto, non è facile reperire informazioni sulle rievocazioni
celtiche sulla nostra penisola. Le feste hanno più successo e le informazioni per raggiungerle
sono dunque più semplici da trovare (cfr. cap.7).
Noi, abbiamo assistito agli eventi della giornata del 9 settembre, ma la rievocazione è stata aperta
la sera del 7 settembre con il rituale di accensione del Grande Fuoco, dei fuochi presso gli
accampamenti delle varie teuta, la celebrazione dei duelli e il concerto dei Folk U. Il programma
di tutte e tre le giornate è stato suddiviso in attività tenute dai seguenti gruppi di rievocazione:
Teuta Foionco,Teuta Pisaurenses, Touta Vertamocori, Popolo di Brig, Torcos au Bedo, Teuta
Nertobacos, Teuta dei Taurini e molte altre, poiché l’accampamento era veramente grande. Le
attività sono state suddivise in laboratori dedicati per esempio l’equitazione, al conio della
moneta, alla filatura della lana e alla preparazione del pane; in momenti dedicati
all’apprendimento e a conferenze su gli usi e costumi dell’antico popolo celtico, come la tintura,
l’utilizzo delle erbe medicinali, la lavorazione del ferro e del bronzo; e in momenti riservati alla
degustazione di birra e idromele. Durante la giornata dell’8 settembre si è inoltre svolto il corteo
dei rievocatori lungo la Via Emilia, da Largo Porta Bologna al Novi Ark.
48
Purtroppo per ragioni di tempo e denaro, poiché lo spostamento alle varie feste e rievocazioni da Bergamo non è
questione da sottovalutare.
49
Per “Mvtina Boica” si intende la città di Modena, che in passato era appartenuta ai Galli Boi.
63
Giunti al Parco Enzo Ferrari, luogo-rievocazione, ci siamo trovati con i rievocatori conosciuti al
Bundan Celtic Festival. L’ambiente era accogliente e ampio, come quello della festa di Ferrara
(Bundan Celtic Festival), ed era composto da settori ben suddivisi: l’area dell’accampamento
storico, quella del mercatino celtico, da uno spazio per bere e mangiare, da una zona con un
palco, nella quale si sono tenute conferenze e concerti serali, ed infine un ampio terreno dedicato
alla battaglia. Dopo aver fatto un giro nel mercatino celtico e ai vari accampamenti storici,
abbiamo assistito alle prove a cavallo di una parte del Re-enactment che si sarebbe svolto alle sei
di sera; alla “Battaglia dei Furetti” (creata per i più piccoli); e successivamente abbiamo avuto un
breve ma intenso colloquio con alcuni rievocatori delle teuta presenti al Mvtina Boica (cfr. cap.6).
Arrivate le 17.30, abbiamo assistito alla conferenza
a
cura
della
“Soprintendenza
per
i
Beni
Archeologici dell’Emilia Romagna” tenuta dal
Dott. Gambari. Riunito tutto il pubblico sul
perimetro
della
piana
della
battaglia,
il
Soprintendente ha brevemente riassunto la storia
del Re-enactment che si sarebbe svolto a breve.
Figura 7 - Momento del Reenactment della
Battaglia di Talamone, Mutina Boica: Celti e
Romani tra due fiumi (Modena, Emilia
Romagna)
La Battaglia di Talamone (provincia di Grosseto,
Toscana) del 225 a.C. fu uno scontro, realmente
accaduto, fra varie teuta celtiche contro il nemico
comune romano; la battaglia comportò: un elevato numero di morti fra i Celti (la stima è di
40.000), il richiamo di numerosi alleati da parte di entrambi gli schieramenti e la vittoria da parte
dei Romani. A fianco dei Galli Boi (Emiliani), i quali tentavano di difendere la Gallia Cisalpina
(cfr. cap.2.7) dall’imminente conquista romana, si schierarono i Taurini (Piemontesi) e gli Insubri
(Lombardi)50; mentre a fianco dei Romani si schierarono gli Etruschi -Sabini , i Liguri e i Veneti
– Cenomani. I Celti, attaccati su due fronti (a nord dai Liguri e a Sud-Est da Etruschi e Romani) e
trovandosi così accerchiati, riuscirono a uccidere Gaio Attilio Regolo. Le quattro legioni romane,
però, comandate da quest’ultimo e da Lucio Emilio Papo, vinsero sui 50.000 fanti e 25.000
cavalieri Celti che, in un secondo scontro sconfissero, definitivamente. La battaglia di Talamone,
50
Di questo schieramento, facevano parte anche alcune teuta di Elvezi e Gesati.
64
anche se costituì la più grande alleanza celta mai realizzata, anticipò la futura dominazione
romana e le alleanze che si crearono in seguito.
Una volta spiegati i punti salienti, la battaglia ha
preso vita. Un’emozione indescrivibile! L’ampia
area, l’elevato numero di rievocatori (appartenenti
sia allo schieramento celta, che a quello romano,
grazie alla partecipazione dell’associazione “Ars
Diminicandi”), i dialoghi e le musiche ci hanno
catapultato nel 225 a.C. e fatto rivivere la storia! Un
vero e proprio Re-enactment, ben riuscito e al quale Figura 8 - Momento del Reenactment della
vanno tutti i miei più sentiti complimenti.
Terminato
questo
indimenticabile
momento,
Battaglia di Talamone, Mutina Boica: Celti e
Romani tra due fiumi (Modena, Emilia
Romagna)
abbiamo salutato i rievocatori e siamo rientrati alla volta di Bergamo, con un bel ricordo nel
cuore e la speranza di poter partecipare, di nuovo, l’anno prossimo.
Come ho potuto constatare dalla partecipazione ad eventi rievocativi (feste) e ricostruttivi
(rievocazioni) a soggetto celtico: indubbiamente una festa lascia più spazio al divertimento e alla
convivialità, ma una rievocazione ha la capacità di donare un bagaglio culturale del tutto unico, in
modo simpatico, piacevole, non impegnativo e che rimane nel cuore.. spesso molto più di una
lezione fra i banchi di scuola.
65
Capitolo 6 - DIETRO LE QUINTE: LA VITA DA
RIEVOCATORE STORICO
6.1. Il progetto
Durante la partecipazione al Bundan Celtic Festival (Bondeno, Emilia Romagna), ho avuto modo
di conoscere alcune persone speciali: i rievocatori storici. Chi, se non loro, è la vera anima della
rievocazione storico - celtica? Ebbene, seduti in cerchio all’interno di un accampamento della
rievocazione celtica Mvtina Boica: Celti e Romani tra due fiumi (Modena, Emilia Romagna),
insieme a Gian Battista Fiorani, Marilena De Santis, Alessio Orlandi e Riccardo Roversi, ho
iniziato a dialogare. Dove nasce la passione per la rievocazione? Quanto conta la fedeltà storica?
Quanto costa rievocare? Chi o che cosa spinge a portare avanti questa passione? Queste, e molte
altre, sono state alcune delle domande intorno alle quali si è avviato un dialogo che, seppur breve
ma intenso, è proseguito in un gruppo su Facebook, Rievocazioni Celtiche: dalla parte dei
Rievocatori. L’idea, nata da me e dal rievocatore storico Fiorani Gian Battista, è stata quella di
riunire i rievocatori dei vari gruppi storici, all’interno di un unico spazio nel quale porre quesiti,
ricevere risposte, avviare discussioni e comprendere i lati più insidiosi ma anche, e soprattutto,
quelli più belli della passione per la rievocazione.
Le testimonianze dei rievocatori, raccolte grazie ad un'intervista di dieci domande e ai momenti
di dialogo nel gruppo del social network Facebook, sono state riportate con le testuali parole di
ogni rievocatore, affinché il risultato fosse il medesimo del dialogo avviato durante la
rievocazione di "Mvtina Boica" e per il rispetto di ogni singolo racconto.
Purtroppo lo spazio e il tempo non saranno mai sufficienti a capire cosa significa essere
rievocatori. Grazie a loro ho potuto scrivere ciò che le loro esperienze mi hanno trasmesso e
raccontare del loro operato. Come ho scritto nelle informazioni del gruppo di Facebook, senza il
loro apporto, questa sezione della Tesi, non sarebbe stata possibile. Grazie ancora.
66
6.2. I Gruppi Storici
Innanzi tutto è bene chiarire cosa è un Gruppo Storico:
“Struttura associazionistica senza scopo di lucro, non legata ad una particolare Manifestazione, finalizzata alla
divulgazione di una specifica parte della società civile, militare, religiosa di un epoca storica. Come
nell’Evento Ricostruttivo, anche nel Gruppo Storico l’attenzione è in primis rivolta alla fedeltà con cui
ripropone, fin nei minimi dettagli, tutto il proprio equipaggiamento e la propria attrezzeria” (CERS,
Consorzio Europeo Rievocazioni Storiche, www.cersonweb.org)
I rievocatori fanno parte di gruppi storici la quale denominazione richiama sia i nomi degli
antichi popoli celti (in questo caso) che abitarono la nostra penisola da nord fino al centro Italia,
sia la loro connotazione territoriale. Ad esempio: «Il nome TOUTAI ARGANTIA, ha una doppia
connotazione territoriale, TOUTAI significa tribù (TOUTA), nella lingua dei Marruncini, che con
i Fretani hanno popolato anticamente il territorio abruzzese che va dal versante est della Majella
al Mar Adriatico, ARGANTIA ne identifica la provenienza dalle terre di argenta (FE), dei
membri fondatori e si rifà ad una delle ipotesi che ne vuole il nome derivare dagli argentei riflessi
delle
acque
che
ricoprivano
il
territorio
(rura
arientea).»
(TOUTAI ARGANTIA,
www.argantia.it). O ancora: «Brig (collina, altura) è la radice da cui deriva il nome dell'attuale
Brianza (la zona posta a nord di Milano compresa tra Monza, Como e Lecco), abitata in epoca
preromana da popolazioni celtiche. Il simbolo del Popolo di BRIG è il fiume Lambro [..].»
(Popolo di Brig, www.popolodibrig.it).
I gruppi storici sono come grandi famiglie, che hanno il preciso intento di trasmettere la loro
passione per la storia al pubblico. Mostrano gli usi, i costumi e le tradizioni di un tempo,
vestendo i panni degli antichi Celti e creando, secondo le regole dell’archeologia sperimentale o
della ricostruzione storica (cfr. cap. 3.2.b), gli oggetti, ma anche gli strumenti, le armi e lo stile di
vita che erano appartenuti alla popolazione celta. Oltre ad occuparsi di Living History all’interno
delle rievocazioni storiche e di feste celtiche, allestendo l’accampamento storico e animando il
percorso mostrando la vita dei Celti, mettono in scena Re-enactment di battaglie passate.
Si citano, a titolo di esempio, alcuni gruppi storici come: la TOUTAI ARGANTIA, il Popolo di
Brig, la Teuta Foionco, la Touta Taurini, la Teuta Nertobacos, l'Associazione Storico Culturale
Sippe Ulfson e la Teuta Lingones.
67
6.3. Alla scoperta di un mondo, attraverso le parole dei rievocatori51
6.3.a. La nascita di una passione
Non esiste un unico, vero e proprio motivo per il quale iniziare a fare rievocazione. Ogni
rievocatore ha un suo personale racconto, che narra di com'è nata la passione per quest'attività;
nessun motivo è banale o scontato, ognuno ha il suo perché, nascosto fra ragioni che prima di
questa esperienza non avrebbe magari mai immaginato. Per la maggior parte dei rievocatori, la
passione per la rievocazione, è nata dal fascino delle ore di storia in classe o dal coinvolgimento
da parte di conoscenti, amici o fidanzati, o ancora, in modo del tutto casuale.
«Io faccio parte della categoria dei "contagiati" da altri rievocatori... sono venuto in contatto con la
rievocazione per
motivi
professionali,
mi
sono
occupato
per
alcuni
anni
del
sito internet
www.trigallia.com e tramite questo ho conosciuto molti di loro e frequentato molti eventi... Conclusa la
collaborazione con il sito ho deciso di "capitalizzare" l'esperienza fatta mettendomi in gioco come
rievocatore... Il mio approccio è condizionato (molto) dal fatto di avere un gruppo poco numeroso...
rigorosamente di tipo “famigliare”, cioè composto esclusivamente da membri che hanno tra loro legami di
parentela. Questo mi ha portato a sviluppare un’offerta di contenuti concentrata su alcune nicchie che
sviluppo in profondità.» Gian Battista Fiorani, Keltie, TOUTAI ARGANTIA
«La mia passione per la rievocazione storica nasce dal coinvolgimento in primis di mio marito (Gian Battista
Fiorani) il quale è riuscito, con la sua dedizione, ha inglobare anche la sua famiglia. Ormai dal primo
approccio (Trigallia 2003) sono passati dieci anni» Giuliana De Virgiliis, Iovia, TOUTAI ARGANTIA
«Ho iniziato a fare Rievocazione per caso, in quanto per caso, mi sono imbattuta in una multi epoca nel
lontano 2007 a Giaverno (Torino) dove ho incontrato la compagnia del Cardo & Brugo in abiti vichinghi. Li
ho tempestati di domande, e sono tornata a casa con la voglia di saperne di più, e il loro suggerimento di
rivolgermi al Gruppo Storico più vicino a me, cioè la Touta Taurini.» Marilena De Santis, Kebenna, Touta
Taurini
51
Colgo l'occasione per citare, e ringraziare per la partecipazione a questo progetto: Gian Battista Fiorani e Giuliana
de Virgiliis di TOUTAI ARGANTIA, Marika Bianco e Daniele Spezzani del Teuta Foionco, Marilena De Santis del
Touta Taurini, Alessio Orlandi e Aldo Brianzi del Teuta Nertobacos, Matteo Sfondrini del Popolo di Brig,
Massimiliano Salviati, Gimmy Gerardi e Andrea la Torre dell' Associazione Storico Culturale Sippe Ulfson e Luca
Ghetti del Teuta Lingones. Inoltre ringrazio Chiara Malagoli e Roberto Baldini de I Figli del Sole (rievocazioni
storico - greche), Giampietro Costanzi di Giano -Artigiani Storici Itineranti, Gigi Turri della Nona Legione, Ettore
Ruzza organizzatore del Patavium Celtic Festival, e Chiara Corriga dei Modi Versus.
Per ogni punto, le testimonianze dei rievocatori sono state selezionate, tra i ventuno questionari pervenuti, affinché
questa realtà fosse rappresentata al meglio tramite le parole degli stessi rievocatori e in modo da garantire a tutti uno
spazio.
68
«Io ho sempre amato la storia e lo studio di essa. Ho intrapreso questa attività perchè mi era parso lo "step"
perfetto per migliorare la mia passione della storia, passando da uno studio puramente didattico sui libri ad
uno studio dove potevo ricostruire e toccare con mano gli oggetti dell'epoca per farmi un'idea più "pratica" di
come fosse la vita dell'epoca.» Massimiliano Salviati, Associazione Storico Culturale Sippe Ulfson
«La passione per tutto ciò che è storico e archeologico era viva in me già dalla tenera età. Ora sto portando
avanti questa passione tramite studi universitari e appunto la rievocazione e ricostruzione storica che ho
imparato a conoscere ormai una decina di anni fa andando a feste e rievocazioni dapprima con i genitori e poi
con amici; da quattro anni faccio poi parte del gruppo storico Sippe Ulfson di Modena che ho conosciuto
grazie all'attuale Rix Max Salviati.» Andrea La Torre, Bodomar, Associazione Storico Culturale Sippe Ulfson
Questi, però, non sono gli unici motivi per i quali può nascere questa passione: per alcuni
rievocatori sono stati i giochi di ruolo, l'ascolto di musica irlandese, un momento di spiritualità o
la lettura del fantastico fumetto di Uderzo e Goscinny, "Asterix e Obelix", a spingere ad
intraprendere quest'attività:
«Il primo passo verso la rievocazione celtica l'ho compiuto grazie alla passione per la musica... Ma è stato un
insieme di varie esperienze ed interessi che mi hanno portato qui. All'inizio si confondevano allegramente
secoli di storia e si pensava di essere più fighi attaccandosi addosso pezzi di lampadario e amenità simili...
Andando avanti, studiando e confrontandosi con persone più esperte ho cominciato ad individuare un periodo
storico più preciso, ad usare riproduzioni e materiali giusti, fabbricate con attrezzature moderne... Con
l'obbiettivo di arrivare ad utilizzare solamente manufatti realizzati con attrezzi e lavorazioni filologici. Il
cammino è ancora lungo ma credo che la strada sia giusta..» Luca Ghetti, Tarvos, Teuta Lingones
«Il mio amore per "il mondo celtico" è iniziato circa 15/20 anni fa, ascoltando un brano di musica tradizionale
irlandese, il quale mi trasportò in un modo che, seppur di fantasia, aveva richiami molto forti, come se
risvegliasse in me ricordi di vite passate. Tempo dopo conobbi una persona, che divenne in seguito uno dei
miei più grandi amici, dall'aspetto (alto, grosso con capelli e baffoni lunghi) pensai fosse un motociclista
come me e glielo chiesi, lui mi rispose: "no, faccio rievocazione del mondo celtico", era il lontano 2002. Da li
mi si accese una lampadina e mi avvicinai al mondo della rievocazione, scoprendo che i Celti non erano solo
un popolo vissuto nelle isole britanniche, ma che anche il territorio in cui vivo era stata la sede che ospitò
quella cultura che stranamente mi affascinava tanto!...da quel momento è stato come un silenzioso richiamo,
un modo per far rivivere qualcosa che era rimasto in sospeso!» Anonimo
«Nel mio caso, nasce dalle arti marziali. Pratico Nova Scrimia, e nella ricerca delle basi culturali del
patrimonio marziale italiano ci siamo avvicinati, anni fa, al Pancrazio ed alla Gladiatura. Una volta conosciuto
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dal'interno il mondo della rievocazione romana, la fascinazione per l'ambiente celtico è stata quasi
istantanea.» Aldo Brianzi, Boiomaros, Teuta Nertobacos
«la mia passione nasce da una grande forza interiore difficile da comprendere per chi non e interessato e tutto
parte nel lontano 1990.dove in un sogno mi e apparso un grande uomo,capelli lunghi trecce vestito in maniera
spartana ma nello stesso tempo elegante,e questo me medesimo continuava nel suo disturbo ogni notte come
fosse per me un avviso.E tutto il mio inquietare d'animo si dissolveva alla mostra sui Celti del 1991 a palazzo
Grassi a Venezia.Mostra che andai a visitare 2 volte per ingrandire la mia fame culturale,condita poi con anni
di mio interessamento tramite letture a tema di svariate tipologie storiche.Senonchè nel febbraio 1997
organizzo una festa in costume celtico,penso la prima in Italia di questo tipo(volantino testimone)visto che la
Grande Orsa in Val D'Aosta organizza nell'agosto di quell'anno una cosa simile,bravi stava nascendo la
rievocazione storica in genere.Per me poi l'apoteosi e stata quello di avere organizzato nel 2001 e 2002 il
Patavium celtic festival che grande successo a avuto.» Ettore Ruzza, organizzatore del Patavium Celtic
Festival
Una volta nel mondo della Rievocazione, si entra in contatto con la vera e propria realtà: un
universo di soddisfazioni ma anche d'insidie, che a volte scoraggiano, altre incentivano, questa
attività.
6.3.b. Come rievocare?
Come abbiamo visto in precedenza, esistono vari modi secondo i quali i rievocatori danno nuova
vita alle epoche passate: alcuni gruppi storici operano seguendo le regole dell’archeologia
sperimentale, altri quelle della ricostruzione storica, e altri ancora, purtroppo, fanno abuso di
entrambi i termini (cfr. cap.3.2.b). Il dibattito in merito è ampio poiché per gli spettatori, non
storicamente specializzati, non è facile capire cosa è filologicamente corretto alla storia celta o
quanto una ricostruzione sia fedele o meno rispetto all'epoca rievocata. Sta dunque alla
discrezione dei rievocatori inserire il proprio operato all'interno di una di queste due categorie e
presentare i risultati del proprio lavoro ad un pubblico, comunque curioso e attento, senza
rischiare di cadere nell'errore. Dunque: la fedeltà storica: è importante? Che peso ha in una
rievocazione? La gente, è puntigliosa in merito alla filo logicità? In quale “categoria”, i
rievocatori, pongono il loro lavoro e quale peso ha, in merito?
«La fedeltà storica: è importante? Dipende. Diciamo che partendo con una ricostruzione perfetta, si sta sul
sicuro. Spesso però la perfezione non è tutto. Il pubblico infatti ha un livello di attenzione variabile a seconda
70
della fasi della rievocazione in corso. Se in una battaglia con 150 figuranti qualcuno ha il fodero della spada
inaccurato, il pubblico non lo vede e non se ne cura. Non è lì per farsi spiegare come sono fatti i foderi celtici,
ma per vedere uno spettacolo. Certo sarebbe bello avere tutti l'equipaggiamento perfetto! Però nelle fasi
didattiche sarebbe bene essere impeccabili, perché è in quel momento che lo spettatore si fa un'idea precisa di
chi erano i Celti. Non è rispettoso dei Celti e della verità storica dare in mano a qualcuno una fibula
approssimativa, soprattutto se non si specifica che è appunto una semplificazione di un oggetto in realtà molto
più complesso. Anche la scelta dei tessuti può essere importante per dare un'immagine corretta di chi era un
popolo. I Celti vengono spesso ritratti come barbari nel senso più rozzo del termine, ma sappiamo che questi
popoli conoscevano tecniche di tessitura molto articolate, come la tessitura a saia a diamante. Quindi
indossare un sacco di patate con gli orli fatti male non rende giustizia ai Celti. La fedeltà storica dovrebbe
essere sia il mezzo che il punto di arrivo. Spesso è difficile riproporre correttamente qualcosa (abito, armatura,
utensile...) e le cause possono essere di varia natura: limiti economici (oggetto molto costoso da riprodurre),
limiti logistici (il trasporto o l'esibizione dell'oggetto richiedono dei compromessi), limiti nella
documentazione (è difficile capire come era fatto l'oggetto perché mancano le fonti), limiti tecnici (certo
materiale non si trova più in commercio). Ognuno dà la sua definizione di "rievocazione storica" e
"ricostruzione". Tipicamente la prima è intesa come una riproposizione al pubblico di fatti passati, mentre la
seconda è maggiormente vincolata ad una elevata fedeltà, e non è strettamente connessa ad un'esibizione per
degli spettatori. L'archeologia sperimentale è più simile alla ricerca scientifica vera e propria: l'oggetto deve
essere ricostruito con i metodi del tempo, ma non l'archeologia sperimentale non necessita un pubblico. E' più
che altro un "criterio". Si può fare archeologia sperimentale nel salotto di casa, stando comodamente vestiti
con abiti moderni, mentre si tesse su una fedele ricostruzione di telaio.» Alessio Orlandi, Cauannos, Teuta
Nertobacos
«Secondo me tranne rarissimi casi la gente non è affatto puntigliosa, non ne ha le "competenze", ed ho
osservato che anche operatori professionisti dell'archeologia si dimostrano spesso "tolleranti" nei confronti
delle numerose "licenze" che spesso si prendono i rievocatori... Per poter affermare di fare archeologia
sperimentale è INDISPENSABILE innanzi tutto essere ARCHEOLOGI, in secondo luogo operare secondo i
principi della disciplina. Chi dichiara di fare archeologia sperimentale senza essere archeologo non so su quali
basi possa affermare di farlo. C'è chi dichiara semplicemente di operare seguendo i principi dell'archeologia
sperimentale e questo mi pare più "corretto"... Infine in merito all'importanza la "fedeltà storica" che definirei
meglio come "fedeltà ricostruttiva" è mia opinione che sia molto importante, l'archeologia e la storia
dovrebbero essere alla base delle conoscenze dei rievocatori (o di alcuni di loro che all'interno dei gruppi
hanno ruoli di responsabilità). Ma personalmente sono molto "tollerante" nei confronti delle "licenze" che ci
si può prendere. Oltre ai concetti di "distanza" proposti in maniera molto ragionevole (è da me condivisa in
pieno) da Cauannos io sarei per prendere in considerazione anche il concetto di "CONTESTO"... Mi spiego
meglio... se si sta operando in un museo a mio avviso è necessario essere più rigorosi che quando si opera in
un laboratorio didattico in una scuola elementare, o in una "festa della birra", o in una "battaglia", o in una
"festa celtica", o in una festa celtica con "ambizioni" e "propositi" didattici... Penso che in alcuni casi sia
71
sufficiente "creare l'atmosfera", in altri "rendere l'idea", in altri ancora "fare spettacolo", ecc. ecc. dipende
appunto dal contesto e dai fini che si pone l'iniziativa a cui si partecipa...» Gian Battista Fiorani, Keltie,
TOUTAI ARGANTIA
«La fedeltà storica, nel mio gruppo (i "Figli del Sole") è vista quale strumento. Lo scopo primario che ci
poniamo è quello di far vivere al pubblico una "esperienza storica", possibilmente immersiva. Per fare questo,
consideriamo più importante realizzare una buona "illusione" storica che non una perfetta ricostruzione.»
Roberto Baldini, Figli del Sole
«Dipende. Dipende a che 'punto' si trova sia il rievocatore che l'osservatore. Nella maggioranza dei casi
ritengo che sia sicuramente un bene, ma non indispensabile. Questo perchè la maggior parte del pubblico e
non solo, non è in grado di capire cosa è filologico e cosa non lo è, e quindi quello che possono apprendere è
comunque più significativo che non piccole 'licenze' magari dovute o a imprecisioni involontarie o a scelte per
abbattere i costi. Nel caso invece che ci si trovi davanti a visitatori esperti , rari si, ma non così tanto, è bene
almeno conoscere quali sono i punti deboli del proprio campo, in modo da poter spiegare o giustificare alcune
scelte » Chiara Malagoli, Figli del Sole
«secondo il mio modesto parere, dovrebbe essere il rievocatore a cercare di proporre al pubblico oggetti e
attività il più filo-storiche possibili, senza pensare "ma tanto il pubblico non se ne accorge"» Massimiliano
Salviati, Associazione Storico Culturale Sippe Ulfson
«Proprio perchè non è facile cercare di essere il più filologici possibile, molti cadono nel pressapochismo, per
fortuna ultimamente ho notato un enorme passo avanti e sforzo da parte di molti gruppi, ma cercare di essere
filologici spesso significa non rivolgersi a commercianti per le proprie attrezzature, significa re-imparare a
"usare le mani" per creare,. proprio come si faceva allora, perchè molte cose, almeno per il periodo storico
che abbiamo deciso di rappresentare, non ci sono in commercio e se ci sono troppo "moderne", ecco quindi
che si comincia un percorso a ritroso che, man mano, cerca di avvicinarsi sempre di più alle tecniche
utilizzate allora per creare gli oggetti di uso comune. Riscoprire le arti e i mestieri, un percorso di ricerca
continuo, alimentato unicamente dalla passione, dal mio punto di vista è un percorso di crescita personale!!»
Anonimo
«la fedeltà storica è molto importante perchè si tramanda un pezzo di vita sepolta nelle pieghe del tempo ed è
giusto farlo nel modo più corretto possibile. la gente sente il mio impegno in questo senso quando lavoro
usando arnesi che di poco sono cambiati tuttora, quando spiego le tecniche di lavorazione di marmi e
pietre.....ritengo che l'archeologia sperimentale sia fondamentale perchè prima devo essere io a capire il
funzionamento di ciò che ho in mente di proporre....altrimenti come posso farlo intendere a qualcuno che è a
digiuno in materia? e poi, nel mio caso, è anche importante far provare perchè chiunque per dare l'idea di cosa
72
possa voler dire essere, in questo caso, uno scalpellino che lavorava con diversi arnesi.» Giampietro Costanzi,
GIANO Artigiani Storici Itineranti
6.3.c. La cultura non ha colore politico52
Nel secondo capitolo abbiamo visto come l’ex leader della Lega Nord, Umberto Bossi, abbia
utilizzato i Celti come popolo della storia dal quale trarre le origini della Padania. Può capitare,
infatti, che le feste o le rievocazioni celtiche siano pilotate da gruppi politici, in modo da far
propaganda e avere più richiamo mediatico. Questo è però un fattore dal quale, la maggior parte
dei rievocatori, si astiene: la storia rimane tale, e la polita non c’entra con essa, o non deve
servirsene per ottenere maggior consenso fra la popolazione.
«Per quanto mi riguarda la politica in una rievocazione storica non centra niente e se coinvolta spesso
rappresenta un danno per il “movimento”.In alcuni casi la lega sostiene alcune feste strumentalmente, come
ha strumentalizzato la storia delle “origini celtiche” dei “padani”, questo è un vantaggio per quei pochi eventi
che possono godere dell’apporto di fondi pubblici, ma un grave danno per gli altri, perchè spesso questa
associazione Celti=lega crea ostacoli nell’organizzazione di eventi in località con amministrazioni di altro
colore politico, al contrario, ma anche questa è strumentalizzazione.» Gian Battista Fiorani, Keltie, TOUTAI
ARGANTIA
«in poche parole nella nostra associazione un punto fondamentale è che il POPOLO DI BRIG è
un'associazione storico culturale, gruppo di archeologia sperimentale e ricostruzione storica APOLITICO e
ACONFESSIONALE (tutti possono partecipare a prescindere dal credo religioso o politico, importante è il
credo storico.» Matteo Sfondrini, Boios, Popolo di Brig
«Inutile negare a che la politica entra in alcune feste e che in genere sono le meglio finanziate. Tolta questa
constatazione, più la politica rimane lontana dalle rievocazioni e meglio è. Legare la rievocazione alla politica
anche se in ristrette zone geografiche, non può che essere un danno per la rievocazione, in quanto si rischia di
allontanare una parte di rievocatori e di pubblico.» Chiara Malagoli, Figli del Sole
«La rievocazione è innanzitutto una festa di paese, ed è normale che le amministrazioni le utilizzino per darsi
prestigio. I problemi sorgono se nella rievocazione si vuole trasmettere l'ideologia del partito. Per fortuna non
ho mai assistito a questo fenomeno. E' probabile che molte rievocazioni celtiche siano state inizialmente
foraggiate da movimenti quali la Lega Nord, creando forse solo confusione sulla figura dei Celti storici. Oggi
direi che si possa affermare che nella stragrande maggioranza delle feste la politica è completamente assente.
52
Il sottotitolo è una citazione dalla testimonianza di Marika Bianco, rievocatrice storica della Teuta Foionco.
73
Quello che è certo, è che i rievocatori si sono sempre dimostrati imparziali.» Alessio Orlandi, Cauannos,Teuta
Nertobacos
«La rievocazione deve essere assolutamente lontana e totalmente spoglia da ogni coloritura politica.
Altrimenti il nostro lavoro crolla in una etichetta...» Aldo Brianzi, Boiomaros, Teuta Nertobacos
«La politica,purtroppo,si infiltra dappertutto! Se pero' e' costruttiva,nel senso serva alla divulgazione della
cultura allora ok!» Gigi Turri, Arquatus, Nona Legione
6.3.d. Feste e rievocazioni: ma dov’è il confine?
Come abbiamo visto, non è semplice scindere le feste dalle rievocazioni storiche. Il dilemma
maggiore l'ha il pubblico, il quale ritrovando, alle volte, Living History sia agli eventi rievocativi
sia a quelli ricostruttivi, può non comprenderne la differenza. Indipendentemente dal nome che
portano, esistono eventi più didattici che ludici (le rievocazioni) e viceversa (le feste), oppure
eventi puramente creati per intrattenere, far divertire e aggregare il pubblico. Dalla parte dei
rievocatori, se consideriamo il lato della pura partecipazione per l’allestimento del campo storico,
non vi è grande differenza: il pubblico che apprezza conoscere la storia e l'attività dei rievocatori
in questo senso, si soffermerà a ogni accampamento, domanderà, sarà incuriosito e
indubbiamente il suo bagaglio culturale crescerà e migliorerà. Secondo una parte dei rievocatori,
è comunque preferibile che incrementi il numero di rievocazioni storico – celtiche, poiché sono
un mezzo utile sia all’apprendimento sia come momenti di svago. Inoltre è solo in queste
occasioni che il vero lavoro del rievocatore può dare i suoi frutti migliori: spiegare la storia in
modo simpatico e piacevole, adatto per grandi e piccini, e sopratutto, in una manifestazione
specificatamente dedicata. Altri invece vedrebbero bene un connubio fra eventi rievocativi ed
eventi ricostruttivi, garantendo a pieno sia l'aspetto educativo sia quello del divertimento e dello
svago.
«Ormai, dopo tanti anni di "feste della birra a tema celtico" sarebbe ora di passare a rievocazione pura, senza
mezzucci per avvicinare il pubblico, ma spettacolarizzando ciò che la rievocazione ha di suo da offrire (duelli,
battaglie, stage in cui il pubblico viene coinvolto ecc). Trovo che sarebbe ora di far smettere il resto d'Europa
di ridere di noi.» Daniele Spezzani, Danbrenus, Teuta Foionco
«Da parte delle amministrazioni e degli enti locali, è fuori dubbio che una festa abbia una eco maggiore e
quindi un ritorno monetario più soddisfacente rispetto a una rievocazione storica che potrebbe attirare solo
74
amatori o addetti del settore. Il confine tra festa e rievocazione?Il tipo di offerta che si propone al pubblico:
vita da campo, archeologia sperimentale, piccole conferenze, dimostrazione di tecniche sono prerogative di
una rievocazione; mentre mercatini, concerti pseudo celtici, e purtroppo devo aggiungere anche
mastodontiche battaglie, servono solo ad attrarre gente che poi spenderà denaro ai vari banchetti. Da
rievocatore, preferirei più rievocazioni e meno baracca, anche perché se voglio divertirmi e sbronzarmi posso
sempre andare come spettatore a un altro evento!» Marilena De Santis, Kebenna, Touta Taurini
«le rievocazioni ora vanno a traino delle feste:dell'uva,del paese ecc,spero si riesca a svincolarsi e a costituire
le rievocazioni stesse degli appuntamenti indipendenti.» Gigi Turri, Arquatus, Nona Legione
«le feste sono feste: bancarelle di oggettistica e di leccornie varie, musica, bevande e cibo, divertimento
ludico....... le rievocazioni sono, a mio avviso, qualcosa di più: okay bancarelle, leccornie, musica, bevande e
cibo, ma tutto dovrebbe essere inerente all'epoca che si va a rievocare. ad es. in una rievocazione celtica, largo
alle esposizioni di tendenza, ai cibi tipici, alla birra, alla musica celtica, ma dovrebbe esserci tanta didattica
come ho visto, ad es., a Venigallia: gran bella rievocazione di battaglia durante la quale si è anche sottolineato
l'onore del combattente nel lasciar portare dall'avversario il ferito nel proprio campo e molto interessanti sono
state le visite "guidate" agli attendamenti..... sicuramente la rievocazione è quella che andrebbe valorizzata
maggiormente.» Giampietro Costanzi, GIANO Artigiani Storici Itineranti
«E' una semplice questione di nomenclatura. La rievocazione è già di per sè una festa, in quanto assemblea di
persone che si riuniscono per divertirsi. Se però diciamo "rievocazione celtica" è probabile che ci stiamo
restringendo ai Celti storici, mentre con "festa celtica" siamo più generalisti e intendiamo quelle feste che
celebrano la cultura delle cosiddette "nazioni celtiche" (Scozia, Irlanda, Britannia ecc ecc). In realtà il
celtismo così inteso è un prodotto dei movimenti identitari del XIX secolo. Scozia e Irlanda non sono più o
meno celtiche di Ungheria e Svizzera, ma nel 1800 si stavano formando le identità nazionali e ogni popolo era
alla ricerca delle sue radici. Questo s'è tramandato fino ai giorni nostri, e crea molta confusione sulla figura
dei Celti storici. Lo scopo della rievocazione, diversamente da una generica festa celtica, è far capire al
pubblico che i Celti non sono popoli delle isole britanniche che vestivano col kilt, ma genti vissute sull'arco
alpino che indossavano i pantaloni.» Alessio Orlandi, Cauannos, Teuta Nertobacos
«Capita spesso che si polemizzi sul rapporto tra queste due entità... A mio modo di vedere l'una non preclude
l'altra, la giusta miscela di queste due componenti è la maniera migliore per avvicinare il pubblico in maniera
efficace. Purtroppo ultimamente in nome della presunta promozione di eventi rievocativi, si assiste sempre
più spesso a spettacoli di infima qualità, orride pantomime da guitti che sviliscono sia chi le mette in scena
che tutto il mondo dei rievocatori. Sarebbe il caso di proporre parallelamente agli eventi rievocativi, spettacoli
e festeggiamenti vari di un livello più elevato... Io credo sia possibile...oltre che indispensabile!» Luca Ghetti,
Tarvos, Teuta Lingones
75
«Andrebbero promosse tutte e due contemporaneamente. La festa porta pubblico, fa vendere e consente di
avere fondi per portare avanti la rievocazione. E last but not least, la parte festa delle rievocazioni diverte
anche noi rievocatori. La parte rievocativa d’altro canto andrebbe promossa con sempre maggior attenzione al
rigore storico.» Aldo Brianzi, Boiomaros, Teuta Nertobacos
6.3.e. Strumenti moderni in aiuto alla storia antica
Le associazioni che organizzano le rievocazioni storiche, come per esempio moroeventi.com,
chiamano i vari gruppi storici per partecipare e allestire il campo storico, dove realizzeranno la
Living History e un eventuale Re-enactment. In genere i gruppi storici non sono isolati e
indipendenti, ma rimangono in contatto fra loro, in una grande rete di amicizia, che favorisce il
passaparola su feste o rievocazioni alle quali partecipare. Il passaparola è da sempre lo strumento
migliore per inviare un messaggio: oggi giorno grazie a telecomunicazioni, internet, servizio mail
e soprattutto ai social network questo è diventato più veloce ed immediato. Grazie ai forum come
www.celticworld.it e a vari gruppi su Facebook, i rapporti fra rievocatori (e fra questi ultimi e i
soggetti che organizzano rievocazioni), sono più rapidi ed economici, consentendo così la
partecipazione a più rievocazioni. Il web, ma sopratutto l'organizzazione interna degli stessi
gruppi storici, fanno si che si spostino anche all'estero per prender parte ad eventi ricostruttivi
negli altri stati europei, quali Francia, Germania e Austria.
Come abbiamo visto in genere le rievocazioni si svolgono nel periodo che intercorre tra Marzo e
Settembre e durano dai tre ai sette giorni. Molte rievocazioni si svolgono ormai da anni, dunque è
possibile sapere con anticipo, dove e quando si svolgerà successiva edizione.
«In genere nel mondo rievocativo, ci sono appuntamenti che si ripetono tutti gli anni, con le stesse
tempistiche. Semplicemente ci si "candida" e si spera che l'organizzazione ti ingaggi. Altre volte invece, vieni
direttamente chiamato dall'organizzazione. In ogni caso un calendario eventi si stila sempre ad inizio anno.Gli
spostamenti sono frequenti ed anche lontani, da regione a regione...Siamo arrivati fino a Roma!» Marika
Bianco, Teuta Foionco
«come popolo di brig ci spostiamo anche in altre regioni o nazioni (vedi RIEVOCAZIONI storiche in
Germania Francia o Austria) il contatto con altri gruppi e l'amicizia che ci lega è fondamentale per la nostra
passione e lavoro (senza contare la grande famiglia che si viene a creare) ma per lo più i contratti vengono
stipulati annualmente da parte degli organizzatori» Matteo Sfondrini, Boios, Popolo di Brig
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«Di solito si viene a conoscenza di una rievocazione attraverso la pubblicità (cartacea e non), siti web,
pubblicità sulla rete o sui social network oppure con il buon vecchio passaparola. Io mi tengo in contatto con
gruppi di altre regioni e anche altri Stati per partecipare alle rievocazioni, cercando di fare capire a loro che il
mio gruppo è un gruppo serio e che possono collaborare con noi senza nessun problema. Noi ci spostiamo di
Regione in Regione, anche fuori Italia, ovunque ci sia necessità di un gruppo come il nostro per una
Rievocazione Storica.» Massimiliano Salviati, Associazione Storico Culturale Sippe Ulfson
«Chi partecipa attivamente alla rievocazione (organizzatori, gruppi storici, musicisti, commercianti) lo viene a
sapere tipicamente per passaparola, attraverso diversi referenti (capigruppo, pro loco ecc), Il web e i social
network sono il mezzo più comodo per tenere i contatti e conservare le foto degli eventi come "memoria
storica". E' normale che un gruppo di rievocazione si sposti in regione. Qualcuno addirittura si reca in paesi
stranieri. Forse, più che i costi (spesso rimborsati) il principale ostacolo è l'ottenimento dei giorni di ferie dal
lavoro.» Alessio Orlandi, Cauannos, Teuta Nertobacos
«Il web gioca ormai un ruolo fondamentale in tutto ciò che è marketing e pubblicità quindi anche qua può
essere un fondamentale alleato (se usato bene) per far conoscere rievocazioni insieme anche al passaparola.
Per i cartelloni secondo me, avendo costi di produzione non bassissimi ed essendoci sempre meno fondi, sono
il metodo pubblicitario forse meno conveniente (bisogna imparare a sfruttare al max quei pochi che si
possono fare).» Andrea La Torre, Bodomar, Associazione Storico Culturale Sippe Ulfson
«Nel mondo della rievocazione celtica, alcune date sono dei must, si sanno di default: l'ultima di giugno c'è
Marzabotto, la prima di luglio l'Austria, le prime due di luglio Monterenzio, ecc. Cartelloni pubblicitari non
ne ho mai visti sinceramente, se non le varie locandine trovate sul web ma quando sai già cosa cercare e dove
(siti delle proloco o dei comuni o dei gruppi organizzatori, ad esempio). Ogni gruppo, poi, ha delle amicizie
interregionali (una sorta di alleanze, ecco) per cui ci si tiene informati e magari si collabora insieme per quella
data ('io porto il campo, tu mi presti 4/5 guerrieri?'). La mia associazione ha, come punto dello statuto, la
predilezione per gli eventi sul territorio ligure/piemontese, ma ciò non preclude la partecipazione ad altri
eventi di portata nazionale ed estera: diciamo che, nel vaglio delle disponibilità della stagione si cerca di
ritagliare uno spazio consistente alle date sul territorio.» Marilena De Santis, Kebenna, Touta Taurini
6.3.f. Costi vs fedeltà ricostruttiva: quanto costa rievocare?
Ci sono costi, all’interno delle rievocazioni storiche, che il pubblico non vede, ma che incidono
profondamente sulla realizzazione di una buona rievocazione. Oltre ai costi materiali, costituiti
dal tempo di ricerca delle informazioni per mostrare gli usi e costumi dell’epoca celta al
pubblico, i rievocatori devono realizzare, o eventualmente acquistare, gli oggetti e gli abiti di cui
si serviranno durante Living History e Re-enactment, seguendo scrupolosamente le regole della
77
fedeltà ricostruttiva. Inoltre sono da aggiungere i costi per allestire il campo storico, e quelli di
spostamento e di soggiorno in un’altra località, durante il periodo della manifestazione. Si tratta
di un lato insidioso e ricco di sfaccettature, dunque: quanto costa rievocare? Si riceve qualcosa
dal comune come compenso? Si rievoca per passione o per avere un ritorno economico- sempre
che vi sia?
«Come butto via i soldi. Ci sono 3 principali ostacoli alla ricostruzione perfetta: il vezzo, la mancanza di fonti
(o l'ignoranza) e la disponibilità economica. Siamo tutti vanitosi e tutti vorremo essere guerrieri fighissimi.
Poi però quel particolare elmo non ci piace, e ne scegliamo un altro. Quel paio di calze attillate mi fa
sembrare un po' pirla. Uso qualche altra soluzione, anche se antistorica. Se anche volessimo fare le cose bene,
spesso non sappiamo da dove copiare. "Mi faccio un vestito celtico!" Come è fatto? Di che materiale? Che
libri devo studiare? Posso usare un reperto celtico trovato in Danimarca per ricostruire dei Celti padani? Mi
compro un elmo che so per certo essere celtico, ma poi scopro che è celtico francese mentre in Italia si usava
un altro tipo. Compro una fibula celtica, l'ho vista uguale in un museo. Ma poi mi imparo che le fibule
celtiche si evolvono con nette differenze riscontrabili a distanza di 50 anni, allora vado dal mio capogruppo e
chiedo "ma noi quale 50ennio rievochiamo?" Questo per spiegare che in rievocazione si spende un sacco e si
fanno tanti acquisti sbagliati perché spesso non si sa dove si andrà a parare, poiché la conoscenza te la fai sul
campo. Chi non è guidato da un capogruppo molto esperto o chi fa di testa sua finirà per buttare via soldi, e
penso ci siamo passati quasi tutti. Sei avvantaggiato se hai già avuto esperienze rievocative in altri ambiti. [..]
Il problema è che chi inizia a far rievocazione non sa bene quanto a lungo gli durerà questa passione, quindi
tende ad andare al risparmio, prediligendo la tutela del portafoglio alla correttezza storica. Non lo si può
biasimare, ma allora forse conviene abbassare il tiro ("non fare il cavaliere, fai il fante", ma qui si entra in
conflitto con il proprio vezzo). Altre volte hai bisogno urgentemente di un pezzo (una spada, uno scudo) e te
lo produci senza badare alla correttezza storica o alla sua funzionalità. Dopo un anno capirai di aver buttato
via soldi. E' una lotta tra l'urgenza di avere e la saggezza del "diluire". Io personalmente ai nuovi arrivati do la
seguente raccomandazione: comprate poco, ma roba buona.[..]. Più esperienza faccio, più mi convinco che
conviene puntare subito all'alta qualità, perché sul lungo termine si viene ripagati.[..]. È davvero importante
essere perfettamente storici? Nell'età del ferro c'erano tanti boschi, tanti falegnami e un dislivello sociale che
consentiva ai ricchi di farsi fare scudi in continuazione. Se io volessi farmi uno scudo perfettamente storico,
probabilmente dovrei buttarlo via dopo due utilizzi. Ha senso? O mi faccio uno scudo da battaglia e uno da
"didattica per il pubblico"? È un hobby che richiede sicuramente molto tempo, difatti: 1) è un'attività di
gruppo, 2) richiede risorse economiche, 3) richiede un impegno manuale (costruzione del materiale), 4)
richiede un tempo di ricerca (indagine sulle fonti ecc), 5) richiede tempo e spazi per allenarsi e preparare gli
spettacoli, 6) richiede tempo per gestire la parte amministrativa e logistica.» Alessio Orlandi, Cauannos, Teuta
Nertobacos
78
«La rievocazione ha i suoi costi elevati: innanzitutto tutto l'equipaggiamento personale, di ogni membro di un
clan è da costruire per intero, dai vestiti, alle cinture, alle fibule, all'armamento per i guerrieri (e lì ci sono
cifre esorbitanti). Per la maggior parte dei gruppi si cerca di auto prodursi le cose, c'è sempre un bravo
artigiano in ogni gruppo, ma ci sono cose come elmi o spade che sono affidate ad artigiani esterni che si fanno
pagare tantissimo. Poi ci sono le spese di investimento per il campo: tende, tavoli, pelli, panchetti....(idem
come sopra) Infine le spese di spostamento di tutta l'attrezzatura per una festa: i più fortunati hanno all'interno
del proprio un clan un membro che possa disporre di un furgone per il trasporto, per latri, invece, c'è da
noleggiarlo. Il Ritorno economico per una festa è un pò misero, in genere si rientra sempre delle spese di
spostamento per noleggi e benzina, e pochissimo resta da reinvestire nel clan. Se invece si riesce ad avere un
finanziamento dal comune o un patrocinio, allora le cose cambiano... Non credo che qualcuno possa
"campare" di rievocazione! Sarebbe impossibile, ne deduco che lo si faccia per passione. Per me
sicuramente!» Marika Bianco, Teuta Foionco
«Rievocare può essere molto costoso, non solamente nel momento della “festa”: trasferta, pasti,
equipaggiamento da ripristinare, ma soprattutto in fase di preparazione: acquisto dei materiali, dei libri, visite
a musei, partecipazione a conferenze e convegni, riunioni tecniche e sperimentazioni. I ricavi della stagione di
rievocazione spesso coprono a malapena i costi, a volta si tratta di semplici rimborsi spese, altre volte alcuni
organizzatori hanno la possibilità (o la sensibilità) di riconoscere anche compensi e vadano oltre al semplice
rimborso spese, in altri casi usciamo a titolo completamente gratuito se si tratta di auto promozione, di
collaborazioni con musei e per attività didattiche rivolte ai ragazzi che vedano coinvolte le scuole.
Ovviamente è la passione il motore di tutto, ma il mio obbiettivo è quello di chiudere la stagione almeno in
pareggio economico.» Gian Battista Fiorani, Keltie, TOUTAI ARGANTIA
«Purtroppo la rievocazione è un hobby costoso. Se si vuole essere filostorici, bisogna far ricostruire gli oggetti
su richiesta, senza comprarli già fatti da negozi commerciali (esempio San Marino). Quindi tutto lavoro a
mano fatto da fabbri o orefici con conseguente costo maggiore. Di solito si riceve da Comuni un compenso
che il 90% delle volte serve solo a coprire (sì e no) i costi del viaggio. Se rimane una parte del compenso esso
entra nella cassa del Gruppo storico, essendo esso una associazione no-profit. Il ritorno economico non esiste
nel mio gruppo, quindi chi rievoca lo fa per passione» Massimiliano Salviati, Associazione Storico Culturale
Sippe Ulfson
«Parlando per la rievocazione celtica, il costo è assai basso, probabilmente il piu basso tra tutti i periodi
rievocati. Si ha sempre un rimborso delle spese ( viaggio, cibo etc ) dagli organizzatori della rievocazione, più
un tot ( prestabilito tra organizzatori e gruppo storico ) che va al gruppo, e viene usato per le spese del gruppo
( tende da campo, nuove armi etc etc ).Io rievoco per passione, e non per avere un tornaconto personale, ma
ha sentito di persone che lo fanno come mestiere. All'estero, da quel che mi è stato detto, un rievocatore
storico è considerato "dipendente statale"» Gimmy Gerardi, Associazione Storico Culturale Sippe Ulfson
79
«Rievocare costa tantissimo e fuori controllo la spesa ma sapendo panificare bene si riduce le perdite---Pensa
che il Patavium in 2 anni ci a rimesso 80000 euro per fortuna coperti da un grande sponsor. Guai a chi pensa
ad un ritorno economico perchè non e piu passione.» Ettore Ruzza, organizzatore del Patavium Celtic
Festival
6.3.g. Le rievocazioni tra i banchi di scuola
Durante l’incontro con i rievocatori a “Mvtina Boica” si è parlato anche di scuola e del rapporto
di quest’ultima con la storia. Per ragioni di tempo, spesso i Celti sono spiegati attraverso il
racconto delle imprese di Giulio Cesare in Gallia, in modo superficiale. Ovviamente i popoli
storici che ci hanno preceduto sono una moltitudine e per parlare di ognuno in modo accurato
bisognerebbe dedicarvi un intero libro. Purtroppo questo non è possibile nelle scuole, quindi si
cerca di mostrarne i tratti rilevanti e di dedicare più spazio a quelli che hanno per esempio eretto
grandi imperi, come i Romani, "sacrificando" la storia di altre popolazioni. Tra queste vi sono
proprio i Celti che, nonostante siano una delle prime popolazioni dell’Età del Ferro, che la loro
storia copra un arco temporale molto vasto e che ci abbiano tramandato numerosi usi e costumi,
sono illustrati solo in poche pagine.
Tra i rievocatori, Marika De Santis è un insegnante delle scuole elementari che per ovviare a
questa mancanza ha pensato di portare il suo gruppo storico tra i banchi di scuola per parlare del
lavoro dei rievocatori e far rivivere la storia in diretta ai suoi alunni. Le rievocazioni celtiche
possono essere quindi un modo per far conoscere la storia ai bambini, e perché no, anche agli
adulti?
«Io insegno appunto, e non mi vanto nel dire che spesse volte se non fossi stata io a parlare dei celti nelle mie
classi i sussidiari sarebbero passati allegramente dalle civiltà dei fiumi agli etruschi (poco e fatti male) ai
romani Naturalmente, le rievocazioni sono il modo migliore per avvicinare i bambini alla storia: il gioco
come strumento privilegiato di istruzione è ormai un concetto assodato e ben radicato!» Marilena De Santis,
Kebenna, Touta Taurini
«Ne sono pienamente convinto, infatti quello della “didattica” è uno settori in cui mi sono concentrato.
Ritengo che le capacità dei rievocatori rendano la comunicazione della storia e dell’archeologia estremamente
efficace sia ai ragazzi che agli adulti. C’è molto da lavorare per migliorare la “prestazione” dei rievocatori in
questo senso, ma da alcuni anni si sta lavorando su progetti estremamente interessanti.» Gian Battista
Fiorani, Keltie, TOUTAI ARGANTIA
80
«Sì, sui libri scolastici c'è poco sui celti ed è un vero peccato perchè fanno parte del nostro passato. I bambini
che vengono alla feste sono affascinati dalla "storia" raccontata come se fosse un racconto e non una lezione
noiosa. Molti bambini come anche diversi adulti amano toccare con mano, vestirsi e mangiare come facevano
i celti, penso sia un'esperienza in 3d davvero indimenticabile.» Giuliana De Virgiliis, Iovia, TOUTAI
ARGANTIA
«Assolutamente sì. Contrariamente a quello che si pensa, i bambini adorano la storia... basta capire che per
accendere il loro interesse è meglio un buon laboratorio e una ricostruzione, piuttosto che un libro. I bambini
che vengono in rievocazione restano sempre estasiati.» Roberto Baldini, Figli del sole
«Assolutamente. Anzi, io vorrei che le scuole fossero più partecipi nelle Rievocazioni Storiche, portando i
ragazzi e i bambini a fare delle proprie visite scolastiche nei campi storici, dove loro possono imparare molte
cose importanti sul passato del nostro territorio, molto più che da poche righe su un libro di scuola che la
maggior parte delle volte viene letto malvolentieri. Vorrei anche le scuole facessero delle giornate all'interno
dell'edificio scolastico, chiamando un gruppo storico della propria città a fare lezione di storia agli alunni.»
Massimiliano Salviati, Associazione Storico Culturale Sippe Ulfson
«Penso che la storia la scrivano i vincitori, se avessero vinto i celti probabilmente si parlerebbe poco dei
romani (...ci sarebero tante altre cose da dire in realtà, ma poi la tesi la farei io ahah).Sono convinto che le
rievocazioni siano un ottimo modo per imparare e attirare l'attenzione, un conto è leggere noiosissime righe su
un noiosissimo libro, un conto è vedersi un guerriero in carne e ossa che ti fa vedere la sua spada, imbracciare
il suo scudo e provare il suo elmo. Come associazione abbiamo avuto modo di eseguire delle giornate
didattiche in alcune scuole elementari, è stato bellissimo vedere l'espressione dei bimbi quando entravamo
nella classe e ascoltavano le nostre spiegazioni.....e anche gli insegnanti, in realtà si rivelavano interessati a
ciò che spiegavamo!! » Anonimo
«I Celti non hanno avuto un ruolo davvero fondamentale nella formazione dell'identità italiana e non c'è da
meravigliarsi che vengano trascurati. Certo ci hanno lasciato molto, come l'uso del sapone o la viticoltura, per
non parlare dell'uso della botte o l'introduzione dei pantaloni e dell'usbergo di maglia. Ma non avendo una
nazione e preferendo la tradizione orale a quella scritta, i Celti non hanno mai potuto produrre quella cultura
astratta come il diritto o la letteratura, in cui noi siamo soliti rintracciare le nostre origini. Però lo studio di
popoli quali i Celti ci può aiutare a capire il mondo di oggi. Si pensi al parallelismo tra Celti e Zingari:
entrambi sono popoli senza nazione, ed entrambi non si riferiscono a se stessi con questi termini, ma
precisano l'etnia di appartenenza pur riconoscendosi in una cultura comune (Boii, Insubri ecc per i Celti,
Rom, Sinti ecc per gli Zingari). Il parallelo persiste sotto altri aspetti con la cultura ebraica (popolo da sempre
senza nazione, oggi parzialmente insediatosi in Israele, dove affronta un altro popolo senza nazione, quello
palestinese). Questo può aiutare a capire la distinzione tra nazionalità e appartenenza etnica (è ciò che ha
portato alla disgregazione di URSS e Yugoslavia), e può aiutare a capire come mai esistono i conflitti e le
81
guerre civili. Certo, per spiegare ciò, la storia dovrà essere raccontata diversamente dal solito. Non è
importante memorizzare i nomi di generali e ricordare tutte le date. Sarebbe bene improntare lo studio sulle
relazioni tra i popoli, le loro migrazioni e il loro mescolamento. Lo studente spesso pensa che gli Etruschi si
"evolvono" in Romani, o che quando i Romani invadono l'Europa, è come se questa si riempisse di gente
dall'aspetto meridionale. In realtà la romanizzazione è un processo culturale simile a quello che noi oggi
chiamiamo "occidentalizzazione" o "globalizzazione". Si dà e si prende da altre culture. Un esempio lampante
è l'India colonizzata dagli Inglesi. Quando l'India diventò Inglese, non si riempì di gente pallida con i capelli
biondi, ma si adeguò a nuovi modelli politici, a nuovi gusti in termini di abbigliamento e via dicendo. Allo
stesso tempo gli Inglesi conobbero cucine esotiche e nuove filosofie. La storia è fatta di scambi, ed è questo
che dovrebbe essere messo in chiaro nelle scuole.» Alessio Orlandi, Cauannos, Teuta Nertobacos
6.3.h. Gli amati spettatori
A volte non si può farne a meno: critiche e commenti escono spontaneamente e spesso non ce ne
rendiamo conto. Se però esiste un pubblico, è perché ciò che si sta osservando o ascoltando ha
bisogno di ricevere un parere esterno, qualunque esso sia, per migliorarsi o per ricevere
complimenti. Così succede anche per le rievocazioni: di pubblico c’è n’è di tutti i tipi, da quello
disinteressato, a quello appassionato, a quello molto critico. Per queste ragioni il rapporto fra
quest’ultimo e i rievocatori non è sempre roseo. Dunque, il pubblico come si rapporta con i
rievocatori? In genere, predilige spiegazioni minuziose o va alle rievocazioni storiche per
“passare una giornata”? Si incontrano spesso amatori, che partecipano a tutte (o quasi) le
rievocazioni celtiche, o solo gente del posto? È giusto assecondare solo gli interessi del pubblico,
per esempio con i concerti e attività ludiche, o serve anche un po’ di storia e didattica?
«Per il mio approccio particolarmente orientato alla divulgazione mi trovo spesso ad essere in contatto con un
pubblico interessato, ma con livelli di coinvolgimento molto diverso, la vera difficoltà è a mio avviso saper
cogliere quanto i visitatori desiderano “andare a fondo” di un argomento ed essere capaci di adeguarsi alle
loro “disponibilità” senza così annoiarli e SEMPRE senza dare informazioni sbagliate o prive di fondamento.
Secondo me è INDISPENSABILE assecondare gli interessi del pubblico, non solo da parte dei singoli
rievocatori o dei gruppi, ma nel complesso dell’evento quindi che vi siano attività ludiche e/o ricreative in
programma lo ritengo indispensabile per la costruzione “della qualità dell’esperienza” per il visitatore.» Gian
Battista Fiorani, Keltie, TOUTAI ARGANTIA
«Questa domanda mi fa sorridere perchè mi vengono in mente episodi molti buffi!Alle rievocazioni partecipa
il pubblico più vario, da coloro che fanno solo un giretto per passare un pomeriggio, a chi è realmente
appassionato di storia e cerca un contatto un po più approfondito, personalmente ho incontrato gente che
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vedendomi esclama verso gli amici :"guarda i vichinghi!" oppure"hey... ci cono anche gli indiani!" e poi se ne
vanno sghignazzando tra di loro, ho incontrato persone che si professavano professori saccenti e poi
rivelavano conoscere un miscuglio poco chiaro di notizione inesatte, ma loro sapevano già tutto...inutile
spigare, ho incontrato persone che curiose o magari anche un po scettiche hanno posto domande e alla mie
risposte si sono incuriosite a appassionate! Solitamente dipende dall'entità dell'evento il tipo di pubblico, una
cosa piccola richiama principalmente un pubblico locale, un evento grosso e già conosciuto richiama anche
gente che arriva da lontano ed appassionata al discorso. Lo scopo dell'associazione di cui faccio parte è
"proporre e divulgare storia e cultura del nostro territorio" il Piemonte, in particolar modo nel III sec AC , per
far conoscere qualcosa a qualcuno il miglior modo è farlo divertendosi, serve tutto, dalle attività ludiche a
quelle didattiche...nella giusta proporzione!» Anonimo
«come rievocatore si incontrano diverse tipologie di persone, a seconda del luogo dove sei.....il "gioco" è
quello di far incuriosire e magari appassionare anche chi si avvicina in modo superficiale, quasi senza
considerarti.......perchè se si mette passione in ciò che si fa, questa si sente e l'importante è riuscire a far andar
via le persone con qualcosa in più, qualcosa di nuovo per loro.... » Giampietro Costanzi, GIANO Artigiani
Storici Itineranti
«Il pubblico è molto variegato. Si può osservare ogni possibile figura. Dal vecchietto che non sa come
impegnare il pomeriggio ed è lì solo per curiosità, alla coppietta di appassionati che si aggira per diverse feste
in regione. Ognuno nel pubblico può ritrovare alcune sue passioni in quello che facciamo. Spesso qualche
anziana signora si ferma a discutere di tessitura, o qualche artigiano ci interroga sulla forgiatura dei metalli. Si
incontra l'appassionato di gioielli indiani che nota l'incredibile somiglianza con alcuni gioielli celtici o
l'appassionato di giochi di ruolo che vuole sapere di tutto e di più sulle armi. Una buona rievocazione si pone
dei fini e dei mezzi. Il fine può essere l'arricchimento culturale, e il mezzo può essere anche il divertimento. Il
trucco è trovare la giusta ricetta, quindi saper mescolare didattica con spettacolo e nozionismo con
intrattenimento.» Alessio Orlandi, Cauannos, Teuta Nertobacos
«Come hai già fatto notare tu nella domanda, ci sono due principali categorie di pubblico: gli afecionados
delle rievocazioni che presenziano alla maggior parte di esse e cerca sempre di saperne di più magari
richiedendo anche spiegazioni più dettagliate e quelli che invece vengono per passare una giornata/serata un
po' diversa dal solito. Non è poi da escludere che, sapendoli prendere, questi ultimi inizino ad appassionarsi
degli argomenti trattati e vogliano sentire anche loro spiegazioni e delucidazioni minuziose su certi argomenti.
Come ho già accennato in precedenza, la percentuale di festa e quella di didattica devo essere bilanciate nel
giusto modo. Bisogna secondo me cercare di unire l'utile al dilettevole, fare cioè una grande festa con sempre
un pizzico di didattica intrinseca durante tutta la durata della rievocazione. Quest'anno si è poi messo a punto,
grazie all'amico Gian Battista Fiorani, un metodo di didattica basato su punti di interesse che ha coinvolto ed
interessato molto del pubblico presente alle singole rievocazioni.» Andrea La Torre, Bodomar, Associazione
Storico Culturale Sippe Ulfson
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“La gente, se non in sporadici casi, arriva in rievocazione con il loro bagaglio di preconcetti e falsi miti (se ne
sentono di castronerie in giro!) per cui a volte ti sta ad ascoltare per pura cortesia. Ci sono poi persone che
invece si mettono nella disposizione di chi vuole saperne di più, e sono coloro che danno più 'soddisfazione' al
rievocatore: sono quelli che domandano, approfondiscono, fanno notare ai figli degli oggetti o delle tue
parole, e ti ringraziano prima di andare via. E poi ci sono persone che, altro che filologicità!, t'arrivano in
campo e mentre parli smanacciano tutto senza chiedere permesso e se la ridono della grossa per delle
scemenze: ecco, questa è gente che viene attratta dalla birra e dal concerto, come dicevamo, e che si ritrova in
una situazione non prevista.» Marilena De Santis, Kebenna, Touta Taurini
6.3.i. Rievocazioni e turismo
Tra dialetti italiani e accenti stranieri, i rievocatori, come prime persone in contatto col pubblico,
e di conseguenza con i turisti, ascoltano e parlano, così, con una moltitudine di gente. In genere il
pubblico delle rievocazioni, è composto sia da famiglie, sia da coppie di giovani o gruppi di
amici; la maggior parte di essi risiede nel luogo dell'evento, ma non è escluso che provenga anche
da fuori. Le feste celtiche hanno in genere ampio richiamo, poiché agglomerano molti più
giovani, proprio per il loro essere principalmente dei punti di ritrovo per una passeggiata o per
assistere a concerti e uscire dall’ambiente chiuso, per esempio dei pub.
Anche le rievocazioni però si stanno facendo spazio, e intorno ad esse si stanno sviluppando
svariate forme turistiche, secondo ciò che le persone ricercano, ma purtroppo sono conosciute
maggiormente a livello locale che nazionale. Per far si che diventino una vera e propria
espressione culturale, e educativa nel medesimo tempo, tutti i rievocatori sono d'accordo
nell'affermare che le rievocazioni dovrebbero essere promosse meglio, e avanzano anche qualche
suggerimento in proposito.
«Le Rievocazioni andrebbero promosse meglio e di più e finalmente viste per quello che sono: non una
pagliacciata in 'costume' ma una seria ricostruzione e riproposta del patrimonio storico del territorio»
Marilena De Santis, Kebenna, Touta Taurini
«Le rievocazioni in genere andrebbe promossa meglio, perchè strumento per comunicare la storia, e la
STORIA è uno dei patrimoni più rilevanti e aimè meno “capitalizzati” di cui dispone il paese.» Gian Battista
Fiorani, Keltie, TOUTAI ARGANTIA
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«Si, indubbiamente. Anche se fare rievocazione è più passione che guadagno. Se le amministrazioni non
finanziano, non ci sono soldi per pagare chi suona, tutti i finanziamenti vengono dal mercatino, che così si
trova svuotato degli artigiani che fanno le cose più interessanti, ma che spesso hanno dei guadagni più bassi e
non possono permettersi di partecipare, ecc...Più gente più, amministrazione più contenta, più soldi e festa più
bella, è una catena inevitabile» Chiara Malagoli, Figli del Sole
«Assolutamente. Secondo me il turismo dovrebbe basarsi sulla storia delle regioni e chi meglio della
Rievocazione Storica (se fatta bene e con cognizione di causa) può dare al pubblico una chiara visione del
Passato, permettendogli di toccarlo con mano?» Massimiliano Salviati , Associazione Storico Culturale Sippe
Ulfson
«Decisamente si, nel nord Europa (nord Germania, Svezia, Danimarca...) ci sono archeopark a tema vichingo
che sono aperti tutto l'anno, che promuovono la storia e la vita delle loro antiche popolazioni in modo molto
fedele, non capisco perchè noi non si debba o possa promuovere e ricordare quali fossero i popoli che
vivevano sul nostro territorio prima di noi, da chi discendiamo, come si viveva a quei tempi, la storia antica
non è fatta solo di Romani, Egizi e Greci!» Anonimo
«Certo che sì, magari coinvolgendo di più i parchi archeologici. Basterebbe fare un salto a vedere come si
svolge una rievocazione celtica in Francia, Germania o repubblica Ceca per notare quanto più "serie"
sembrino queste cose in terra straniera piuttosto che da noi. E la gente ci và!» Daniele Spezzani, Danbrenus,
Teuta Foionco
«Ma io mi chiedo quando inizieranno ad aprire gli occhi ,tutti i centri turistici dovrebbero calendario alla
mano pilotare turisti in questi posti per promuoversi» Ettore Ruzza, organizzatore del Patavium
«La Storia dovrebbe insegnare a vivere,quindi la sua divulgazione e' importante! Ogni comune dovrebbe
promuovere almeno un giorno all'anno alla rievocazione!» Gigi Turri, Arquatus, Nona Legione
«Diciamo che la cultura in generale va maggiormente promossa. Eviterei però un'inflazionamento delle feste
storiche. Nelle rievocazioni medievali ciò ha prodotto risultati devastanti. Dilettanti allo sbaraglio hanno
contribuito a dare un'immagine distorta del medioevo, spesso infarcita di errori. Questo rischio è ridotto
nell'ambiente celtico, poiché essendo più giovane può fare tesoro degli errori passati commessi ad esempio
nelle rievocazioni medievali. Quindi più che alimentare altre rievocazioni celtiche (ne esistono già molte) si
può pensare a rendere più accattivanti altre epoche storiche solitamente trascurate. Ultimamente i gruppi
storici si stanno cimentando in nuove avventure (epoca longobarda, villanoviana, neolitica...) e sanno già a chi
chiedere aiuto, come condurre una ricerca sulle fonti e come ottimizzare le risorse. Dalla rievocazione
85
possiamo aspettarci solo dei miglioramenti. I musei e gli enti di promozione turistica devono imparare a
cogliere queste occasioni, e noi rievocatori dobbiamo sapere guadagnarci la loro fiducia.» Alessio Orlandi,
Cauannos, Teuta Nertobacos
6.3.l. Passione.. ma non solo!
Attraverso questo dialogo-intervista con i rievocatori, ho avuto modo di scoprire i lati positivi ma
anche quelli negativi del fare rievocazione. Come abbiamo visto le insidie non mancano: dai
costi, alle critiche, alla mancanza di finanziamenti, alla poca pubblicità positiva. È un’attività che,
coinvolgendo i rievocatori a 360°, li ripaga principalmente a livello emozionale, di coesione e di
soddisfazione. Chi o cosa, dunque, spinge e invoglia i rievocatori a portare avanti quest'attività?
«il piacere della storia,e di vivere a volte momenti di vita che l'uomo moderno,purtroppo sta perdendo» Gigi
Turri, Arquatus, Nona Legione
«Passione, innanzi tutto. Poi, lo spirito di clan, il senso quasi di famiglia che si prova a stare tra di noi. E'
come se in quell'ambiente potessimo essere i veri noi stessi, senza giudizi sociali... Infine, è una perenne sfida,
un invito a migliorare sempre.» Aldo Brianzi, Boiomaros, Teuta Nertobacos
«La passione, la voglia di divulgare e soprattutto vedere negli occhi dei visitatori lo stupore...» Marika, Teuta
Foionco
«vedere giovani sorridere davanti al nostro lavoro e a quello che lasciamo in loro.(da un avvenimento reale: io
termino la spiegazione sulla panoplia del guerriero e la dura vita che doveva affrontare. ragazza delle medie:
grazie mille, perchè a scuola tutte queste cose non me le hanno mai insegnate» Matteo Sfondrini, Boios, del
Popolo di Brig
«La passione è il principale motore, ma hanno molta rilevanza anche la consapevolezza di fare un “lavoro” di
valore per la “comunità” ed ovviamente la gratificazione per i riconoscimenti che si ottengono.» Gian Battista
Fiorani, Keltie, TOUTAI ARGANTIA
«Passione per "la vita quotidiana di un celta". Ovvero come si preparavano il cibo, come e dove dormivano,
come vestivano etc. E' anche un modo per portare avanti una passione, per me molto importante, l'artigianato.
Anche se non a livello lavorativo, ma da sempre una bella soddisfazione realizzare qualcosa con tecniche e
strumenti dell'epoca.» Gimmy Gerardi, Associazione Storico Culturale Sippe Ulfson
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«La passione per la mia terra, la mia gente e la sua storia.» Daniele Spezzani, Danbrenus, Teuta Foionco
«la passione sempre crescente, la conoscenza di persone e realtà che si va ad ampliare, la conoscenza di nuove
realtà legate ai lavori che già rappresento» Giampietro Costanzi, GIANO Artigiani Storici Itineranti
«La passione, assieme al divertimento e al piacere di condividere esperienze assieme a persone che stimo e
con le quali sto bene.» Luca Ghetti, Tarvos, Teuta Lingones
«Beh, la passione innanzi tutto. Poi lo stare sempre in ottima compagnia e il poter insegnare e trasmettere
quello che una volta eravamo in un modo diverso e divertente.» Andrea La Torre, Bodomar, Associazione
Storico Culturale Sippe Ulfson
«Difficile da dire. Direi un misto di curiosità, voglia di esplorare, narcisismo e spirito di competizione. Con la
rievocazione possiamo essere chi vogliamo. E' travestitismo, è cultura, è arricchimento personale e sociale. Si
fanno nuovi amici ma si entra anche in una sana competizione volta al miglioramento. Molti cittadini sognano
di andare in campeggio o di fare una grigliata in campagna. Noi lo facciamo per un quinto dei nostri fine
settimana. Molti vanno al cinema a vedere film in costume, noi quel film lo viviamo. E' estate. Perché fare un
magro aperitivo in spiaggia, quando posso banchettare davanti al fuoco? Perché passare la giornata a
guardare oggetti costosi in vetrina, se posso essere il re di un esercito in guerra? Perché annoiarmi con un
telecomando in mano, se posso brandire una spada?» Alessio Orlandi, Cauannos, Teuta Nertobacos
Una qualsiasi passione è dura a morire, ma sicuramente quella per la rievocazione non sarebbe
così forte se non ci fossero enti statali, organizzazioni, pubblico ma soprattutto i gruppi storici
stessi, a sostenerla.
Ogni persona ha le sue ragioni per parteciparvi (e come farlo) o meno. L’unico appunto, a tal
proposito, è: se si ha l’opportunità di vivere nelle poche passate, lasciandosi alle spalle per un
giorno il lavoro, lo studio o una qualsiasi altra attività che differentemente dalle rievocazioni si
può fare tutto l’anno, e concentrarsi solamente su quanto una giornata così può donare, perché
non provare?
87
PARTE III - IL TURISMO
Capitolo 7 - INCHIESTA SUL TURISMO PRESSO LE RIEVOCAZIONI CELTICHE
7.1. Introduzione
La storia dei Celti, ricoprendo un arco temporale che, partendo dall'VIII secolo a.C., culmina nel
II secolo d.C., li ha resi protagonisti in diverse parti del continente Europeo.
Tempo e spazio hanno comportato l'incremento dei luoghi nei quali è possibile trovare ancora
tracce del loro passaggio. Grazie all'archeologia, sono state rese note e oggi giorno sono
visitabili, insieme ai musei che conservano i reperti, ivi ritrovati, di questa lontana popolazione.
Croagh Patrick (Irlanda), Stonehenge (Inghilterra), l'Isola di Anglesey (Galles), Saint Martin de
Corléans (Aosta), Golasecca (Varese), Urago D'Oglio (Brescia), Monterenzio (Bologna), sono
solo alcuni dei luoghi che si annoverano quali celtici, che ne racchiudono le antiche
testimonianze o dove le leggende vi collocano i racconti mitici.
La recente affermazione delle rievocazioni storico- celtiche, intese sia come eventi rievocativi
(feste celtiche) sia come eventi ricostruttivi (Living History e Reenactment), che, dal Nord Italia
fino a Roma, si svolgono sul nostro territorio, si è affiancata alla visita dei già affermati siti e
musei archeologici, permettendo sia ai turisti sia ai cittadini di saperne di più su questa antica
popolazione. Questi eventi hanno luogo anche in molti altri paesi europei, quali Francia,
Germania, Spagna, Irlanda e Scozia53, dove riscuotono grande successo e sono perfettamente
integrati nell'offerta turistica territoriale.
Dal punto di vista della tassonomia sociologica del turismo, le rievocazioni storiche a soggetto
celtico possono essere inquadrate in diverse tipologie turistiche: dal turismo archeologico a
quello urbano e dall'Heritage Tourism alle diverse pratiche dell'Edutainment.
Per comprendere quale tipologia di turista partecipa alle rievocazioni storico- celtiche, se queste
ultime possono essere un reale catalizzatore di turismo e quali possono essere delle strategie di
promozione e valorizzazione in tal senso, è stato redatto un formulario. Dopo la partecipazione
presso gli eventi rievocativi e ricostruttivi (cfr. cap.5), l'indagine è proseguita attraverso la
53
In questa sede si intende analizzare gli eventi rievocativi con solo riguardo alla situazione Italiana.
88
somministrazione di un questionario ai fruitori della ricostruzione storico- celtica Mvtina Boica:
Celti e Romani fra due fiumi (Modena, Emilia Romagna), tramite il social network Facebook.
Attraverso il riscontro del pubblico, unito a quelli dei rievocatori (cfr. cap.6) è stato così possibile
avere un'idea più completa di questo mondo.
7.2. Quale turismo per le rievocazioni celtiche?
Chi partecipa agli eventi rievocativi storico- celtici, può farlo per diverse ragioni, ognuna
inscrivibile all'interno di offerte turistiche diverse. Scoprire la storia attraverso gli eventi
rievocativi, magari in completamento alla scuola e all'istituzione museale e alle aree
archeologiche, può essere un modo per sentirsi parte di un'epoca passata, per rivivere i sentimenti
di uno status di guerra, per passare una giornata all'aperto.. ognuna di queste motivazioni trova,
così, risposta in una specifica tipologia di turismo.
7.2.a. Una forma di potenziamento per il turismo urbano e archeologico
Dopo le numerose forme di turismo che stanno riportando successo nella post-modernità54, come
il turismo della notte, quello sotterraneo e il turismo d'avventura (Marra e Ruspini, 2011), ecco
una forma di turismo low cost (Melotti, c.s.), nata durante l'impero romano (cfr. cap.3.2.b) ma di
grande richiamo anche in tempi più recenti: quella che si può svolgere partecipando a una
rievocazione celtica.
I luoghi nei quali Living History e Reenactment di stampo celtico si svolgono, sono parchi e
boschi, ma all'elenco non mancano i centri urbani, per questo motivo questi eventi possono
rappresentare una fonte di turismo e valorizzazione degli stessi.
Ezio Marra nel suo Marketing Urbano: Comprendere le nuove potenzialità di attrazione della
città (2006), ha prontamente ipotizzato dieci punti chiave per la valorizzazione e la promozione
del centro urbano quale luogo per fare turismo, tra i quali si annoverano gli eventi culturali
ripetuti, come le rievocazioni storiche. Durante il Gran Tour erano le stesse città ad essere le
mete privilegiate dei viaggi d'istruzione della nobiltà, ma con l'avvento della fabbrica molte di
54
«[...]in riferimento alla società che si va delineando dopo quella moderna, è usato per la prima volta da Llyotard
(1979) e poco più tardi da Vattimo (1985)» (Marra e Ruspini, 2010)
89
esse hanno perso il loro fascino quali centri della cultura e motivo di visita; con la sua ricerca,
Marra, propone così una strada per riportarle al loro antico fascino.
Gli eventi culturali che si svolgono nei centri urbani in molti casi sono manifestazioni molto
dispendiose la cui portata supera la capacità di carico della città, e il Carnevale di Venezia ne è un
chiaro esempio. Esistono, però, anche altre tipologie di manifestazioni, come le rievocazioni
celtiche che, al contrario, sono poco dispendiose poiché coloro che le organizzano sono
associazioni ed enti privati che, dopo aver chiesto al comune di residenza la concessione di
allestire l'evento, si mettono all'opera per realizzarlo (cfr. cap.3.3.b)55. Gli eventi ricostruttivi e
rievocativi, portano turismo al centro urbano e questo sembra piacere ai cittadini, i quali vi
partecipano, a volte confondendosi con i turisti, sopratutto quando si tratta di manifestazioni a
livello locale.
In paesi come Germania, Francia e Gran Bretagna le rievocazioni storico celtiche che, come in
Italia, si svolgono nei luoghi dove si insediarono i Celti, fanno già parte dell'offerta turistica del
Paese, valorizzando così il ruolo storico del territorio e rientrando fra luoghi d'interesse degli
itinerari turistici. Non solo, nelle città dove si svolgono, si trovano anche musei e siti archeologici
che conservano i resti di antiche civiltà, come quella celtica; le istituzioni statali e turistiche,
dunque, fanno sì che le rievocazioni siano allestite nei pressi di queste ultime in modo da
valorizzare e promuovere il turismo archeologico. Un chiaro esempio in questo senso è quello
proposto dal professor Melotti nel suo: Turismo culturale e festival di rievocazione storica. Il Reenactment come strategia identitaria e di marketing urbano, riguardante Stonehenge. Esso non è
più semplicemente un sito archeologico (che fu presumibilmente utilizzato da alcune tribù
celtiche, quale luogo di culto, cfr. cap.2.6), fattore che già garantisce numerosi flussi turistici
lungo tutto il corso dell'anno, da molti anni nei suoi pressi si svolge anche lo Stonehenge Free
Festival, una manifestazione rievocativa New Age per ricordare il passato celta.
Un'azione di questo genere, in Italia, avviene anche nei pressi del comune di Golasecca (VA)
dove si svolge l'evento rievocativo I Celti a Golasecca. Si tratta di un sito archeologico abitato da
prima dell'arrivo dei Celti, il cui stanziamento ha caratterizzato il successivo insediamento in altre
55
Questo discorso si separa dal lavoro dei rievocatori i quali, per informarsi e procurarsi il materiale per calarsi nei
panni degli antichi Celti, necessitano di molto tempo e, sopratutto, denaro che mettono di propria tasca.
90
località italiane, fino a Roma, di numerose tribù celtiche. La differenza viene (o meglio, non
viene) fatta, però, dai media, dalle istituzioni pubbliche e da quelle turistiche che non valorizzano
e promuovono questa tipologia di eventi includendoli nell'offerta del territorio. Proprio a
Golasecca, per fare un esempio, si trova sia l'area archeologica del Monsorino, nella quale sono
stati rinvenuti tumuli e resti attribuiti alla popolazione celta, sia il Museo Archeologico che li
ospita, ma la pagina Facebook dedicata alla rievocazione e il relativo sito web, non riportano i
link di questi due luoghi, escludendo l'ipotesi di un itinerario sui Celti. Un esempio positivo, di
perfetta sinergia fra evento ricostruttivo e territorio, si trova invece a Monterenzio. Il sito web
della rievocazione storico- celtica, I Fuochi di Taranis- Monterenzio Celtica, riporta, infatti, i link
sia delle aree archeologiche relative alla popolazione celta e a quelle che abitarono il territorio di
Bologna, sia il link al Museo Civico Archeologico Luigi Fantini, garantendo così al turista in
visita, la possibilità, previa informazione, di effettuare un itinerario completo per rivivere la storia
dei Celti (Monterenzio Celtica, www.monterenzioceltica.it).
Un'azione congiunta con gli enti pubblici e turistici, associazioni private e cittadini, potrebbe
favorire una maggiore promozione sia delle rievocazioni storico-celtiche, sia dei siti archeologici
e dei musei a esse connessi. Ne gioverebbe sia il turismo del centro urbano sia le numerose altre
forme di turismo che nella città si svolgono, portando una ventata d'aria fresca al turismo
archeologico.
7.2.b. Turismo come ricerca dell'autenticità56: Heritage Tourism
«Ovviamente l’importanza che la Rievocazione Storica ha via, via acquisito all’interno delle politiche locali
in ambito culturale e turistico, rende necessario sempre di più il rispetto di due parametri fondamentali:
- autenticità (di abiti, oggetti artigianali, pietanze tradizionali offerte in occasione di tali iniziative)
- qualità (della rappresentazione nei suoi diversi aspetti, così come dei servizi allo spettatore).» (CERS,
Consorzio Europeo Rievocazione Storica, www.cersonweb.org)
«Tra le pratiche iper- esperienziali che stanno modificando il turismo archeologico vanno senza dubbio
ricordate le rievocazioni storiche [..]. Il re-enactment, nonostante le perplessità di numerosi studiosi, riesce a
rispondere con efficacia alla frammentazione e alla liquidità della società contemporanea e ai bisogni
56
Citazione, Gilli M., Autenticità e interpretazione nell'esperienza turistica, 2009.
91
d'identità, protagonismo e socialità delle persone con creative forme di associazionismo. Si tratta di una delle
più interessanti espressioni dell'edutainment contemporaneo e del processo di "tematizzazione" delle
esperienze che sta radicando nuove forme di autenticità relativa» (Melotti, 2011)
Il dibattito sulla questione dell'autenticità non è un frutto dei nostri tempi, ma si insidia negli
studi sul turismo dagli anni '60 del 1900, dopo una serie di avvenimenti, come la motorizzazione,
la globalizzazione e il boom del turismo di massa che hanno fatto si che il turismo da élitario
divenisse una forma accessibile a qualsiasi persona. A tal riguardo sono nate scienze, come la
sociologia del turismo e, in seguito, quella del territorio affinché questi fenomeni potessero essere
studiati e analizzati. È con la crisi del turismo di massa e l'aumento delle forme turistiche
praticabili, che si avviano la diatriba e l'esigenza di definire la nozione di autenticità. Sociologi
del calibro di McCannell, Cohen, Bruner e Wang ne hanno dato, durante gli anni, una propria
interpretazione che si è scontrata aspramente con critici e sostenitori.
Monica Gilli né Autenticità e Interpretazione dell'esperienza turistica, affrontando il suddetto
tema rispetto al turismo e alla proposta che ne fa Wang, riconosce due diverse tipologie di
autenticità: oggettiva (o museale) e soggettiva (costruttiva ed esistenziale), ed è proprio in questa
ultima forma che sono inscrivibili le rievocazioni storico-celtiche. «L'autenticità soggettiva,
secondo Bruner e Wang si presenta secondo quattro diverse tipologie: verosimiglianza, genuinità,
originarietà e certificazione. Crang in un saggio dedicato alle rievocazioni storiche (Reenactment)
della Living History, in "Research and Antiquarian Obsession", approfondisce la prima di queste
tipologie spingendosi oltre ".. in una tensione verso il dettaglio che si colloca fra il tipico e
l'autentico". [..] Nei termini di Wang e Bruner, la nozione di autenticità è ancora astratta: essa va
poi concretamente definita a seconda dell'esperienza di riferimento. Una definizione assai
accurata di autenticità in relazione alle esperienze di Living History è proposta da Handler e
Saxton, in un contributo dedicato alla ricerca di autenticità nella Living History ".. un'esperienza
autentica, realizzabile nella pratica della Living History, è quella in cui gli individui si sentono in
rapporto sia con un mondo reale, sia con i propri se reali.."» (Gilli, 2009)
La partecipazione a un evento rievocativo, si può inserire nell'ambito di una ricerca di qualcosa di
autentico legato a un'epoca da noi lontana, quella celta, ma alla quale ci si sente connessi. La
ricerca è così determinata da due condizionali: un lato oggettivo, costituito dai reperti
92
archeologici ricostruiti57, e da un lato soggettivo, formato da una visione costruita della realtà
della rievocazione e d'esperienza della stessa, intesa come una situazione esistenziale della quale
ci si sente, interiormente e ognuno a proprio modo, partecipi. Attraverso queste due accezioni di
autenticità, si arriva a considerare il turismo praticato presso le rievocazioni storico- celtiche,
come Heritage Tourism.
Il turismo Heritage è confuso col turismo culturale e con quello storico artistico in quanto, la
pratica è la medesima: ci si reca in luogo per osservarne le testimonianze, le bellezze, il lato
storico e quello artistico, ma ciò che cambia «..è il rapporto tra soggetto fruitore e oggetto
turistico: l'esperienza Heritage non si configura tanto come cognitiva, cioè di apprendimento e
arricchimento del proprio orizzonte informativo, quanto piuttosto come esperienza "affettiva" ed
emozionale[...]. Forse proprio qui è possibile individuare le maggiori differenze tra turismo
storico artistico e turismo culturale, da un lato, e turismo Heritage, dall'altro: anche nelle loro
proposte più interattive i primi due soddisfano nel soggetto interessi cognitivi e di curiosità, ma
non quella fame del passato su cui fanno leva le interpretazioni Heritage - dirette». (Gilli, 2009,
pp.133-148)
Il turismo realizzabile presso le rievocazioni storico- celtiche si può dunque inscrivere sia
nell'ambito del turismo culturale sia in quello del turismo Heritage, a seconda che l'interesse nella
visita del campo storico e delle attività ad esso connesse, sia per un puro interesse di
arricchimento culturale o riguardi l'identificazione personale con l'epoca e la società rievocata, e
quindi interessi la persona ad un livello più profondo dell'essere.
7.2.c. Edutainment: tra l'apprendimento attraverso la cultura e le altre pratiche turistiche
del divertimento
Come si legge in Gilli, La città come destinazione turistica multipurpose (2009, pp.133-148) e in
Gilli, Autenticità e Interpretazione dell'esperienza turistica (2009), il turismo Heritage è spesso
confuso con quello culturale. Quest'ultimo è legato «[...]secondo la lettura socio antropologica, a
quegli oggetti dei quali è irrilevante la valutazione estetica, essendo invece decisiva la
57
I quali non si può sostenere siano autentici in quanto il luogo e lo spazio nel quale si trovano non sono i medesimi
nei quali sono stati rinvenuti, ma sopratutto il mero fatto di essere ricostruiti gli impedisce di esprimersi nella loro
autenticità, cioè nell'arrivare direttamente dall'epoca celta.
93
testimonianza che essi offrono della vita quotidiana in tutti i suoi aspetti: dalle testimonianze
materiali a quelle immateriali[..]» (Gilli, 2009, pp.133-148). Il turismo culturale, nella sua
accezione tradizionale, è una pratica già nota nel 1700 - 1800 con il Gran Tour. Ieri come oggi, la
tipologia di ricerca all'interno del proprio viaggio, è la medesima: quella di un passato e delle sue
testimonianze.
Nel turismo culturale, si trova anche quello storico-artistico, nel quale, secondo la definizione, la
ricerca del turista verte sulla scoperta di «oggetti e monumenti di carattere storico e artistico
tradizionale, quali i musei [...], da un lato, e sugli edifici e le rovine archeologiche, dall'altro, vale a dire beni dotati di un riconosciuto valore storico o estetico.» (Gilli, 2009, pp.133-148).
Secondo questa nozione, le rievocazioni celtiche possono far parte del turismo storico- artistico
solo in parte, poiché in queste manifestazioni non è possibile osservare dei veri e propri reperti
archeologici, ma delle accurate ricostruzioni degli stessi, e la presunta vita di una popolazione,
ma non le sue rovine. Per praticare turismo storico artistico, rispetto alla popolazione celta, è
possibile comunque recarsi, per esempio, presso l'area archeologica del Monsorino a Golasecca,
provincia di Varese; o a una necropoli dell'Età del Ferro, a Urago d'Oglio provincia di Brescia
(Percivaldi, 2012, "Urago d'Oglio (Bs), una necropoli dell'Età del Ferro che cambia la storia",
www.Facebook.com/notes/elena-percivaldi), oppure visitare i musei archeologici che conservano
i reperti dell'antica popolazione celta, come per esempio il "Museo Civico Archeologico Luigi
Fantini" a Monterenzio, provincia di Bologna.
Le manifestazioni rievocative di carattere celtico non solo riguardano da vicino il turismo urbano,
culturale, Heritage e, sopratutto, archeologico, ma si caratterizzano, in particolar modo, per
inserirsi in una tipologia d'intrattenimento tipica della post-modernità: l'Edutainment (Melotti,
2011). Con quest'ultima nozione s'intende la pratica di fare turismo culturale in modo del tutto
innovativo combinando ad esso caratteristiche tipiche dell'entertainment, in un unica forma
turistica: "educazione alla cultura attraverso il divertimento" (education and entertainment). Le
rievocazioni storico- celtiche rappresentano uno dei metodi più appropriati in questo senso: nel
campo storico, grandi e piccini possono apprendere le tecniche di lavorazione, i mestieri, gli usi e
costumi dell'epoca celta, al tempo stesso possono partecipare ai laboratori che al loro interno si
svolgono (cfr. cap.3.3.b). Inoltre, presso queste manifestazioni, è possibile assistere a concerti
serali e a momenti di musica itinerante (cfr. cap.4.4). Questi fattori assicurano, così, la possibilità
94
di partecipazione non solo alle famiglie con bambini, ma anche a coppie e a giovani di tutte le età
poiché: l'education è la scelta di scoprire la storia, in un modo diverso dal solito, e
l'intrattenimento è garantito!
Anche attorno al termine leisure, come all'autenticità, ruotano significati e interpretazioni
diverse. «La definizione fornita dall'Oxfrord Dictionary definisce questo termine come libertà e
opportunità di fare qualcosa.[...]analogamente il termine francese loisir (al singolare) denota sia
tempo libero contrapposto al tempo di lavoro una sensazione di soddisfazione e di libertà
dell'individuo, che deriva dalla pratica di attività liberamente scelte[...].» (Marra e Ruspini,
2010). All'interno di questo tempo si possono, dunque, svolgere una serie di attività all'interno
delle quali è possibile scorgere diversi turismi, realizzabili presso le rievocazioni storico-celtiche.
Le motivazioni, che s'insinuano alla base della partecipazione, possono essere svariate: dalla
ricerca di un passato legato alla morte, alla volontà di vivere un momento spirituale che sia
collettivo o individuale, al desiderio di ascoltare della musica evocativa. Accanto all'education,
garantita dal turismo culturale e archeologico, l'entertainment si fa spazio e ogni turista lo
interpreta e ne fa uso, secondo ciò che più lo appassiona.
7.2.c.1 Dark Tourism
All'interno degli eventi rievocativi celtici è dato ampio spazio alla ricostruzione di antiche
battaglie, sia realmente accadute sia fittizie, per presentare al pubblico il modo in cui potevano
svolgersi, ricreando le situazioni vere e proprie di una battaglia attraverso la pratica del
Reenactment (cfr. cap.3.2.b).
Questa tipologia di spettacolo s'inserisce all'interno del Dark Tourism descritto da Simone Tosi né
Altri Turismi (Marra e Ruspini, 2010). Con dark Tourism s'intende «un fenomeno che comprende
le forme di presentazione - e di consumo da parte dei visitatori - di luoghi di morte e disastri, reali
o rappresentati (Foley e Lennon). [..] si tratta [..] di un fenomeno complesso ed eterogeneo. La
letteratura ha cercato di farsi carico della varietà delle forme proponendo un certo numero di
classificazioni. Seaton ha proposto cinque categorie [..] 5 ) i viaggi per vedere simulazioni di
eventi legati alla morte, come nei casi di simulazioni di battaglie, rievocazioni storiche di eventi
bellici ecc.». O ancora, «Il Re-enactment è sicuramente leisure, ma è anche uno strumento di
formazione o informazione culturale; può essere uno strumento di ricerca storica o archeologica,
95
ma viene utilizzato anche come pura attività di gioco o di socializzazione [...]» (Melotti, c.s.). Le
rievocazioni storico celtiche, ed in particolare il Re-enactment, si guadagnano, anche in questo
senso, il riconoscimento di attività inscrivibile nell'Edutainment.
7.2.c.2 Turismo Spirituale
Nel primo capitolo si è parlato di gruppi New Age che, sulla scorta dell'antica religione dei Celti,
ne hanno tratto nuove discipline spirituali. Abbiamo poi visto come alcuni luoghi del passato,
dove vissero le tribù celtiche, siano oggi frequentati- dai suddetti gruppi, come il noto
Stonehenge.
Presso l'accampamento storico degli eventi rievocativi celtici è possibile informarsi sulla
religione praticata da quest'antica popolazione e, sopratutto durante i grandi festival internazionali a soggetto celtico, quali "Celtica" (Courmayeur, Val D'Aosta) e "Lorient" (Francia), è
possibile assistere a momenti di raccolta spirituale tra le persone del pubblico. Un esempio a tal
proposito è quello offerto dal professor Melotti né Turismo culturale e festival di rievocazione
storica. Il Re-enactment come strategia identitaria e di marketing urbano del quale riporta alcuni
aneddoti: «Basti dire che Stonehenge, il più celebre e turistico dei siti britannici, ospita ogni
anno, durante il solstizio d'estate, una grande kermesse New Age che riunisce il nuovo turismo
culturale post-moderno degli eventi e dei riti magici con gli epigoni della cultura hippy degli anni
'60 e, addirittura, con gli ultimi discendenti di quei movimenti massonico- druidici che, a partire
dalla fine del '700, hanno reinventato il sito in chiave identitaria e nazionalistica, creando i
presupposti per il suo duraturo successo turistico. Il solstizio diventa insomma l'occasione per una
grandiosa e disordinata celebrazione in costume in cui le tonache bianche dei nuovi druidi si
confondono con le chitarre degli ultimi hippy.»
7.2.c.3 Music and Tourism
Infine un'attività che riguarda da vicino sia il target dei più giovani, sia quello degli adulti, è la
musica. Presso gli eventi rievocativi è possibile assistere almeno a due tipologie d'intrattenimento
musicale: la musica itinerante e quella da palcoscenico (cfr. cap.4.4). È possibile così avere un
assaggio dei ritmi provenienti dall'Irlanda combinati al sound dei nuovi generi musicali.
Durante i grandi festival internazionali è possibile assistere a performance di grandi artisti come
Linsey Stirling e Gens D'Ys, mentre agli eventi ricostruttivi partecipano per lo più gruppi locali o
96
conosciuti a livello nazionale. Si tratta a volte di artisti e gruppi musicali che non si esibiscono in
molte date sul nostro territorio, le rievocazioni costituiscono, così, un modo per poterli ascoltare e
lasciarsi trasportare dalle loro melodie.
Attorno alle rievocazioni ruota, così, una parte di pubblico legata alle esibizioni musicali, ma non
si deve dimenticare che la musica stessa era un elemento fondamentale nella cultura celta (cfr.
cap.4).
7.3. L'indagine: dalla parte dei fruitori delle rievocazioni celtiche58
7.3.a. Descrizione dell'indagine
L'indagine, che si è svolta sul pubblico di Mvtina Boica: Celti e Romani tra due fiumi (Modena,
Emilia Romagna) è nata dal desiderio di capire la tipologia, le motivazioni e le attività che il
turista compie presso gli eventi rievocativi, di carattere ricostruttivo, quali Living History e
Reenactment. L'inchiesta è inoltre servita per comprendere l'impatto che le rievocazioni storicoceltiche hanno sul territorio italiano59, capire come avviene la loro promozione e conoscere le
ricadute sul turismo.
Il questionario Rievocazioni Celtiche: dalla parte dei fruitori è stato preparato durante il
Laboratorio "Costruzione del questionario e tecnica dell'intervista per il turismo", sotto la
supervisione del Professor Gianluca Argentin. È stato successivamente adattato e sistemato, con
l'aiuto della Professoressa Novella Vismara e del rievocatore storico Gian Battista Fiorani.
Inizialmente il questionario è stato predisposto per la somministrazione all'ingresso della
rievocazione storico celtica di Mvtina Boica, ma in seguito si è pensato di sottoporlo online,
tramite il social network Facebook. È stata favorita questa soluzione affinché, gli iscritti alla
pagina Facebook, "Mutina Boica", potessero compilarlo nel momento a loro più consono e in
totale tranquillità, e poiché si è pensato che, seppur di veloce compilazione, la lunghezza del
questionario avrebbe influito sulla rapidità delle risposte. Quest'opzione però ha comportato, fin
dalla sua scelta, l'esclusione, tenuta in considerazione durante l'analisi dei dati, di una porzione di
58
Colgo l'occasione per ringraziare gli organizzatori del Mutina Boica: Celti e Romani tra due fiumi, ed in particolare
i gestori della relativa pagina Facebook, per aver pubblicato il questionario "Rievocazioni Celtiche- dalla parte dei
fruitori", ai fini della divulgazione.
59
Intendendo con esso, il territorio compreso dal Nord Italia fino a Roma.
97
pubblico: quella che non utilizza la rete internet, categoria nella quale rientrano più anziani e
coloro che non possiedono le tecnologie per accedervi60.
Il questionario è stato suddiviso in quattro sezioni: variabili socio-demografiche; promozione
dell'evento; influenza sui flussi turistici; e consigli, da parte del pubblico, utili per comprendere le
soddisfazioni o le delusioni rispetto all'evento e alle rievocazioni storico-celtiche in generale..
Le risposte totali sono state tredici e sicuramente i dati non sono rappresentativi dell'intera
popolazione che si reca alle rievocazioni storico celtiche, ma forniscono un'idea sul turista di
questi eventi, e più precisamente su quello di "Mvtina Boica".
7.3.b. Analisi dei dati
7.3.b.1 Dati socio-demografici:
1. Indichi il suo luogo di residenza, rispetto al luogo della Rievocazione "Mutina Boica"
Luogo della Festa
2
15%
Distanza inferiore ai 20 Km
3
23%
Distanza tra i 20 e i 50 Km
3
23%
Sopra i 50 KM
4
31%
Other, oltre i 100 km
1
8%
Maschio
9
69%
Femmina
4
31%
Tra i 18 e i 25 anni
5
38%
Tra i 26 e i 35
5
38%
Tra i 36 e i 50
3
23%
Sopra i 50
0
0%
Nessun titolo
0
0%
Scuola dell'Obbligo
3
23%
2. Lei è:
3. Indichi la sua Età
4. Di quale Titolo di Studio è in possesso? Qual è l’ultima scuola che ha completato
60
Il questionario non è stato predisposto per i più piccoli, per i quali si è pensato che potessero rispondere i genitori.
98
Diploma Media Superiore
4
31%
Titolo Universitario
6
46%
I dati socio-demografici evidenziano la tipologia di target presente a "Mvtina Boica". Innanzi
tutto possiamo notare, differentemente dalla portata locale dell'evento, come il pubblico non
risieda solamente nel luogo della festa, ma provenga anche da paesi limitrofi e, sopratutto, la cui
distanza dalla rievocazione supera i 20 Km. Si può dunque sostenere fin da ora che l'evento ha
una certa considerazione.
Altro dato significativo è l'età dei partecipanti, la quale non supera i 50 anni. Si tratta comunque
di un dato distorto poiché, come riportato in precedenza, il questionario è stato somministrato
attraverso il web, dunque parte della popolazione non ha potuto partecipare all'indagine.
Una conferma di quest'ultimo dato la troviamo nel risultato successivo, il quale mostra che la
maggior parte di chi ha risposto al questionario ha conseguito il diploma della scuola media
superiore o la laurea (77%). Ciò significa che si tratta di persone con un livello medio - alto di
cultura, verosimilmente in grado di utilizzare i servizi del web.
7.3.b.2 Promozione dell'evento ricostruttivo "Mvtina Boica"
5. Per quale motivi si è recato/a a Modena e ha partecipato a "Mutina Boica"?
Sono interessato/a a Mutina Boica nel suo insieme
Sono interessato/a ad un concerto nell’ambito della Festa
Sono interessato/a a Mutina Boica ma anche alla Visita del Territorio
Sono in visita del territorio, ho deciso di fare un giro
Me l’hanno consigliata (parenti/amici/conoscenti)
Sono stato invitato/a a partecipare tramite un social network
Molto
Abbastanza
Poco
Per Nulla
10
3
0
0
77%
23%
0%
0%
0
3
6
2
0%
23%
46%
15%
0
3
4
4
0%
23%
31%
31%
0
0
2
9
0%
0%
15%
69%
3
2
1
5
23%
15%
8%
38%
2
2
2
5
15%
15%
15%
38%
Dalla tabella si può osservare come fra le ragioni che hanno spinto i partecipanti a recarsi alla
ricostruzione storica di "Mvtina Boica", spicchi il dato "interesse alla partecipazione all'evento
99
nel suo complesso". Ciò è rilevante favorevolmente al significato intrinseco delle ricostruzioni
storiche come questa, il cui senso si esprime nella nozione Edutainment: educazione alla storia e
divertimento, garantito dalla presenza di laboratori e attività didattiche a essa riferite.
Motivazioni quali il consiglio da parte di amici, conoscenti o partenti; concerti nell'ambito della
rievocazione e visita del territorio, data la partecipazione all'evento, si fanno spazio, seppur in
percentuale inferiore. Un'ipotesi a tal proposito, può esser quella che attorno al "Mvtina Boica" ci
sia un discreto giro di passaparola e che la musica, come il territorio, siano fattori che, anche se in
minima percentuale, incidono sulla presenza di pubblico alle rievocazioni.
Infine è da notare che (come per le domande successive) è stata scelta la suddivisione molto,
abbastanza, poco, per nulla; si tratta però di parametri generici e soggettivi per ogni partecipante.
6. Ultimamente si sono svolte alcune importanti feste e rievocazioni Celtiche, se ha partecipato a qualcuna di queste,
può indicare quale?
È la prima a cui partecipo
1
9%
Non ho partecipato, di recente, ad alcuna Festa
2
18%
Beltane (4-5-6 maggio, Biella)
0
0%
Triskell (21 giungo- 1 luglio, Trieste)
0
0%
Celtica (6-7-8 luglio, Aosta)
3
27%
Bundan (20-21-22 luglio, Bondeno)
8
73%
Other
2
18%
Gli eventi ricostruttivi (quali Living History e Reenactment) e gli eventi rievocativi (feste) a
soggetto celtico, sono numerosi e si svolgono per lo più nel periodo primaverile- estivo (cfr.
cap.3.3.b). Indicativa a tal proposito è che la percentuale maggiore (73%) della popolazione
indagata ha partecipato all'evento rievocativo Bundan Celtic Festival, il quale si svolge a Ferrara
nel mese di Luglio. Le ipotesi che si possono avanzare sono molto, sopratutto rispetto al dato
demografico della distanza che farebbe presumere un pubblico principalmente emiliano, teoria
però non confermata dai dati socio-demografici, nei quali la popolazione indagata risiedeva anche
oltre i 20Km di distanza da "Mvtina Boica"61. Inoltre è possibile presumere che parte del
pubblico che ha vissuto una bella esperienza presso il Bundan Celtic Festival, abbia voluto
ripeterla presso il "Mvtina Boica".
61
Non si conosce la direzione (Nord, Est, Sud od Ovest), ma se questa fosse ipoteticamente il Nord, verosimilmente
parte del pubblico (39%) risiederebbe fuori dall'Emilia Romagna.
100
Un risultato espressivo è anche quello della Festa Internazionale di arte, musica e cultura Celtica
(Courmayeur, Val d'Aosta), alla quale il 27% dei rispondenti ha partecipato, denota la sua fama
internazionale, ponendosi solo come seconda (in questo caso) al Bundan Celtic Festival. Questo
dato, unito alla scarsa o assente partecipazione ad altri eventi rievocativi, potrebbe anche
confermare una particolare affezione agli eventi ricostruttivi della zona emiliana, magari da parte
degli stessi Emiliani, rispetto alle altre manifestazioni.
7. Parteciperà o intende partecipare ad altre Rievocazioni Storiche?
Si
12
92%
No
0
0%
Non So
1
8%
Non di carattere Celtico
0
0%
A conferma di quanto appena riportato, un buon 92% desidera partecipare ad altre rievocazioni
storiche. Non segnalando l'ultima voce nell'elenco "non di carattere celtico", rileva altresì che
questa tipologia di eventi piace e coinvolge, fornendo il giusto desiderio di voler ripetere
l'esperienza appena vissuta. Questo dato dovrebbe essere di forte incentivo alle amministrazioni
locali e turistiche per promuovere la realtà rievocativa, magari includendola in itinerari più ampi
riguardanti la cultura degli antichi Celti. Le ricostruzioni storiche, grazie alla fervente attività dei
rievocatori, potrebbero completare il lavoro di conoscenza del passato che istituzioni museali e
siti archeologici già svolgono. Inoltre garantirebbe quella tipicità tutta post-moderna
dell'Edutainment che porterebbe una ventata d'aria fresca al turismo culturale e storico, presso
questi luoghi, di cui si è parlato nel precedente capitolo, e che sarà approfondito nel prossimo.
8. Come è venuta/o a conoscenza di “Mutina Boica”?
ho già partecipato a questo evento
8
62%
manifesti/cartellonistica/volantini
3
23%
ricerca in rete
4
31%
Social network
8
62%
Newsletter
0
0%
Passaparola
6
46%
Stampa generalista (quotidiani)
0
0%
Stampa specializzata (periodico)
0
0%
Other
0
0%
101
Analizzando questo dato, si può notare come la partecipazione alle precedenti edizioni della
ricostruzione storica di "Mvtina Boica" e i social network siano stati fondamentali affinché si i
rispondenti potessero partecipare a questo evento. A tal proposito sono rilevanti anche i dati
riferiti al passaparola sia al web, non specificatamente connesso ai social network (al quale oggi
giorno si fa riferimento per qualsiasi tipo di ricerca). Infine si fa spazio anche la cartellonistica,
insieme a manifesti e volantini, ciò significa che chi non ha potuto usufruire dei servizi del web,
ha comunque potuto far riferimento al materiale cartaceo presumibilmente distribuito e appeso
nei pressi della ricostruzione storica.
Non annoverano punti la stampa e le newsletter. Per quanto riguarda quest' ultima, non esiste un
sito web vero e proprio della rievocazione storica di "Mvtina Boica", ma per conoscerne date e
programmi si deve far riferimento all'associazione Aes Crànna- Teuta Boica oppure consultare la
pagina Facebook della rievocazione. Per quanto riguarda la stampa, anch'essa non annovera
punti, ma durante l'evento, sulla Gazzetta di Modena è comparso un articolo (visibile online:
gazzettadimodena.gelocal.it) riguardante la manifestazione, spiegandone prontamente i tratti
salienti quali le attività di Living History e Reenactment, mettendo in risalto il patrocinio del
comune, la collaborazione col Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena e la
Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna.
9. Complessivamente, ha fatto fatica a trovare informazioni in merito a “Mutina Boica” (date, luogo, servizi offerti)?
Molto
0
0%
Abbastanza
2
15%
Poco
5
38%
Per Nulla
6
46%
Non ho cercato informazioni
0
0%
Da questo dato si può notare come chi ha cercato informazioni per recarsi al "Mvtina", non abbia
riscontrato grosse difficoltà. Facendo però riferimento dal dato precedente, ricordiamo che la
maggior parte dei rispondenti ha fatto affidamento al passaparola, orale e tramite il web, e a una
previa partecipazione alla rievocazione. Inoltre la maggior parte dei partecipanti si era recata al
Bundan Celtic Festival, nel quale presumibilmente avrebbe potuto sapere di "Mvtina Boica". Si
ricordi infine la provenienza del pubblico: l'appartenenza a una regione piuttosto che a un'altra,
102
permette di accedere in modo più rapido alle notizie del territorio in questione tramite i giornali
locali, si tratta comunque di un'ipotesi, che non trova ampio riscontro data la ristrettezza
dell'indagine.
7.3.b.3 Influenza della ricostruzione storica "Mvtina Boica" sui flussi turistici
10. Con chi si è recato a "Mutina Boica"?
Solo
0
0%
In coppia
6
50%
Con amici
8
67%
Con la famiglia
1
8%
Other
1
8%
Le rievocazioni celtiche, e in particolare quella di "Mvtina Boica", secondo questo dato, sono un
luogo privilegiato dai gruppi di amici e dalle coppie. Tra i risultati si annovera anche una famiglia
e, ricordando comunque il dato è distorto, è un fattore significativo poiché dimostra come questa
tipologia di eventi sia adatta ad un pubblico sia adulto sia infantile: si tratta di uno spazio che
favorisce l'aggregazione, grazie alle numerose attività che prevede. È espressiva la presenza di un
target variegato, poiché le rievocazioni storico- celtiche rispondono a desideri e aspettative
diverse a seconda che si parli di bambini giovani e adulti, all'interno dell'unico grande contenitore
della manifestazione. Sopratutto, esse, rappresentano la risposta al desiderio di provare emozioni
nuove attraverso le esperienze sensoriali dell'Edutainment. Questa pratica, seppur di origini molto
antiche (cfr. cap.3.2.b) s'inserisce così, a pieno titolo e in chiave moderna, fra le attività ricercate
nella post-modernità.
11. Durante il periodo della Rievocazione ha soggiornato presso alberghi, agriturismi, B&B, motel, campeggi o
simili, in Emilia Romagna o nelle Regioni confinanti con essa?
Si
0
0%
No
13
100%
Il dato ivi riportato, al quale tutti hanno risposto negativamente, propone alcune ipotesi: la prima,
che si tratti per lo più di un pubblico prettamente emiliano che, partecipando a uno o a tutti e tre i
giorni di rievocazione, ha dimorato presso la propria abitazione per entrambe le due notti o
103
abbiano soggiornato presso amici, conoscenti, parenti. La stessa ipotesi è applicabile per coloro
che, non emiliani, abbiano partecipato per un solo giorno al "Mvtina Boica" e che abbiano fatto
poi ritorno alla propria abitazione o, come nel caso precedente, abbiano soggiornato presso amici,
conoscenti o parenti.
Questo dato dimostra come per questo evento non vi siano stati introiti per il servizio ricettivo
alberghiero. È altresì vero che il dato, essendo distorto, non è rappresentativo dell'intera
popolazione partecipante a "Mvtina Boica". Un possibile inserimento della manifestazione all'interno di un itinerario turistico, che includa in modo più visibile il Museo Archeologico e l'area
archeologica del Novi Ark, potrebbe verosimilmente caratterizzare una presenza turistica anche
presso le strutture ricettive.
12. Durante il periodo della Rievocazione ha consumato pasti presso bar, ristoranti o simili all’esterno di “Mutina
Boica”?
Si
6
46%
No
7
54%
Il risultato riguardante i servizi offerti dalla città, è pressoché paritario tra il si e il no. Durante gli
eventi rievocativi e ricostruttivi sono, infatti, presenti, all'interno del perimetro dell'evento, zone
dove poter bere e mangiare e stand con prodotti "tipici" quali birra e idromele. È altresì vero che
il pubblico della rievocazione, svoltasi nel parco Enzo Ferrari, si sia anche spostata all'infuori
dello spazio della stessa, usufruendo dei servizi del centro urbano consumandovi pasti e bevande.
Questo dato è anche rafforzato dagli orari della rievocazione: la manifestazione, nei suoi tre
giorni di durata, non è mai stata aperta prima delle 11 del mattino, dunque è plausibile che
chiunque sia arrivato prima di quest'orario abbia fatto colazione nei bar nei pressi della
rievocazione; oppure che, prima o dopo i concerti serali, si sia recato presso pub o bar.
13. Oltre a partecipare a “Mutina Boica”, nella zona e nel periodo della Rievocazione, ha:
Fatto Shopping
0
0%
Acquistato di souvenir, gadget di Mutina Boica
5
83%
Visitato luoghi di interesse turistico, monumenti, musei etc.
0
0%
Partecipato a mostre e spettacoli
1
17%
Fatto attività sportive
2
33%
Partecipato ad altre feste o Rievocazioni simili a Mutina Boica
0
0%
104
Partecipato a feste, sagre etc. diverse dalla Rievocazione di Mutina Boica
1
17%
Fatto Villeggiatura
0
0%
Other
0
0%
È rilevante che l'83% di chi ha risposto al questionario abbia acquistato souvenir o gadget presso
la rievocazione. Ciò va a rafforzare il dato sulle motivazioni per le quali si partecipa a questa
tipologia di eventi: "la rievocazione nel suo complesso".
È però negativo leggere che nessuno, durante il periodo della rievocazione, ha visitato il territorio
circostante e altri luoghi di interesse turistico, come musei, siti archeologici e monumenti. A
Modena, infatti, si trova il Museo Civico Archeologico e anche l'area archeologica presso il parco
Novi Sad, nei quali è possibile osservare le tracce e i resti dell'antica popolazione celta. Durante i
giorni di rievocazione, si è comunque svolto il corteo dei rievocatori lungo la via Emilia che,
partendo da Porta Bologna, è giunto sino al Novi Ark per una dimostrazione gladiatoria e il saluto
alle autorità. Ciò significa che l'intento di aggregare il turismo archeologico in queste due sue
forme, ricostruzione storica - sito archeologico, c'è stato; forse l'intervento di enti pubblici o
turistici a tal proposito avrebbe potuto valorizzare il medesimo percorso per i turisti partecipanti
alla rievocazione che, non potendo assistere al corteo, avrebbero avuto modo di completare la
loro esperienza attraverso la visita del sito archeologico.
14. Pensa che le Rievocazioni Celtiche siano un’occasione utile per la conoscenza della storia passata?
Molto
9
69%
Abbastanza
3
23%
Poco
1
8%
Per Nulla
0
0%
È significativo vedere come la maggior parte delle risposte sia positiva, ciò significa che il
turismo presso questi eventi c'è e che, magari con un'ulteriore valorizzazione per esempio con
l'inserimento in itinerari turistici, potrebbe riscuotere ancora più successo.
Inoltre, il medesimo dato, dimostra che l'Edutainment funziona: la rievocazione- storico celtica
rappresenta il connubio perfetto fra intrattenimento e divertimento, e educazione e apprendimento
della storia di una popolazione. La rievocazione in questo senso si pone anche a completamento
di due istituzioni preesistenti che potrebbero essere valorizzate, con Living History e
105
Reenactment: i Musei e i Siti Archeologici. Non solo, anche la scuola ne potrebbe giovare (se ne
parlerà in modo più approfondito nel prossimo paragrafo).
7.3.b.4 Suggerimenti e consigli, utili ai fini dell'indagine: la parola ai fruitori
In quest' ultima sezione del questionario, sono le risposte degli utenti a parlare. Le medesime
sono state utilizzate, insieme ai consigli dei rievocatori storici di "Mvtina Boica", per realizzare il
prossimo paragrafo riguardante la promozione e la valorizzazione delle rievocazioni celtiche
quali attrattori e catalizzatori di turismo.
15. Complessivamente, si ritiene soddisfatto/a della Rievocazione di "Mutina Boica"? Se la risposta è no, può dirci
le sue ragioni?
«si, molto soddisfatto»;
«Sono pienamente soddisfatta»;
«Sono rimasto soddisfatto dall'evento,abbastanza completo nel suo insieme,sia per quanto riguarda la parte
ludica che la parte prettamente piu storica»
16. Pensa che le Rievocazioni Storiche, ed in particolare quelle Celtiche, andrebbero promosse meglio sul nostro
Territorio? Se la sua risposta è si, può darci qualche suggerimento?
«si, andrebbero promosse meglio, è molto raro che chi "fuori dal giro" o lontano dal luogo dell'evento venga a
conoscenza dell'esistenza delle feste»
«Certo! Solo la nostra storia passata può indirizzarci verso un futuro più civile. Vedere l'interazione fra diversi
popoli può far capire che di razza non si può parlare visto le continue invasioni e scorribande da parte di altri
popoli nel nostro territorio durante gli ultimi 2000 anni!»
«Secondo me andrebbero divulgate maggiormente tramite i media, perchè può capitare che chi non è della
zona della rievocazione, non sappia dell'esistenza della stessa»
«La storia è un tesoro per tutti quanti,permette di conoscere e "rivivere" parti del nostro passato che ci
appartengo come eredità,tramandata di generazione in generazione da popolo a popolo,dovrebbero
sicuramente ottenere da parte dei comuni,dalla regione,o da qualsiasi ente molti piu fondi,in modo da poter
mettere le persone a conoscenza delle piu vasti saperi culturali,senza stereotipi di massa,ma per quello che
erano in realtà,in particolar modo per i Celti,argomento spesso confuso con mitizzazioni non proprio
coerenti,soprattutto in chiave politica.»
106
«pubblicizzare su radio e internet»
«Si, basta semplicemente che i media ne parlino di più.»
17. Ulteriori commenti e/o suggerimenti
«Che ci siano piu "rievocazioni" improntate si all'aggregazione della gente che ne partecipa,ma non tanto
come sponsorizzazione di vari mercanti,ma che ci sia modo di intrattenere tutti facendoli partecipare il piu
possibile facendo vivere ogni aspetto di ciò che la rievocazione tratta,in chiave non troppo "scolastica" ma che
comunque vivano e capiscono,in modo da poter loro stessi prendere loro idee e magari aprire la mente a ciò
che non conosco»
7.3.c. Brevi conclusioni sull'indagine
Analizzando nel complesso i risultati dell'indagine non si può avere una visione completa della
tipologia di pubblico e delle motivazioni alla base della partecipazione ad una rievocazione
celtica, quale può essere quella di "Mvtina Boica". Attraverso la stessa ci si è potuti fare, però,
un'idea, seppur sommaria, di questo mondo, visto dagli occhi dei fruitori.
Mvtina Boica: Celti e Romani tra due fiumi, è apprezzata nel suo insieme, quale evento
rievocativo che prevede un ricco campo storico nel quale sono presenti momenti di Living
History, molte attività didattiche, conferenze sul popolo celta, e il Reenactment di un'antica
battaglia. La ricostruzione storica da anche spazio ad attività ludico- educative, come concerti
serali, musica itinerante e un ampio mercatino celtico, nel quale sbizzarrirsi negli acquisti.
Il pubblico si è mostrato molto soddisfatto della rievocazione tanto che vorrebbe parteciparvi
nelle sue edizioni successive o vorrebbe recarsi a eventi simili, sempre di carattere celtico. A tal
proposito viene anche suggerito un incremento della divulgazione pubblicitaria dell'evento,
poiché si ritiene che Mvtina Boica garantisca un connubio perfetto tra cultura e intrattenimento,
riassumendosi nella nozione Edutainment, che il prof. Melotti (2010) suggerisce e annovera quale
forma perfettamente rispondente ai desideri della post modernità.
107
7.4. Promozione e valorizzazione degli eventi rievocativi
Come si è potuto leggere dalle testimonianze dei rievocatori storici (cfr. cap. 6.3) e da quelle dei
fruitori, gli eventi ricostruttivi e quelli rievocativi, costituiscono un ottimo modo per entrare in
contatto con la storia, divertendosi e passando una piacevole giornata. Lo stesso, però, non si può
dire della promozione che è fatta a tal riguardo, a volte caratterizzata da accuse di propaganda
politica o di mera carnevalata, facendo passare gli eventi rievocativi per qualcosa che non sono.
Anche il Professor Melotti parla, a tal proposito, nel suo Turismo culturale e festival di
rievocazione storica. Il Re-enactment come strategia identitaria e di marketing urbano: «Nel
nostro Paese, quindi, l'archeologia sperimentale si muove con difficoltà e similmente la living
history resta ai margini dell'offerta culturale e solo raramente, a differenza che in altri Paesi
europei, è inserita nella programmazione istituzionale di musei, siti archeologici e aree
monumentali. Il pubblico e, nello specifico, il turista è però sempre più orientato verso attività di
carattere fortemente esperienziali ed emozionali e, corrispettivamente, appare sempre meno
interessato alle forme tradizionali di comunicazione del passato. Le rievocazioni storiche e le
forme di living history, trascurate dalle istituzioni, sono lasciate al mondo, spesso selvaggio e
incontrollato, dell'offerta privata, dell'associazionismo, del volontariato e anche delle
amministrazioni locali, che operano spesso in modo velleitario e improvvisato.»
Di seguito sono ipotizzate alcune strade che i luoghi, sia fisici sia virtuali, e gli enti preposti alla
valorizzazione e allo sviluppo delle rievocazioni storico- celtiche, possono intraprendere affinché
questa realtà venga fatta conoscere ad un pubblico più ampio divenga un efficace catalizzatore di
turismo.
7.4.a. Connessione fra i luoghi dei Celti
7.4.a.1 Spazi virtuali
Innanzi tutto i principali luoghi ai quali dovrebbe esser data maggior attenzione, sono quelli
virtuali. Con essi s'intendono: portali, siti web, forum e social network.
Questi ultimi, annoverano già numerose pagine di eventi rievocativi e ricostruttivi, come "Mutina
Boica"(Modena), "Venigallia"(Vicenza), "Bundan Celtic Festival"(Ferrara) ecc., nelle quali, dopo
aver cliccato "mi piace", è possibile vedere informazioni, foto, note e commenti di pubblico e
108
organizzatori. Si tratta di pagine complete che forniscono tutte le indicazioni necessarie affinché
ci si possa recare presso la ricostruzione storica e parteciparvi.
Per quanto concerne i siti internet, non si può dire che siano tanto completi quanto le pagine degli
eventi rievocativi sui social network. Per lo più appartengono a gruppi storici, come TOUTAI
ARGANTIA, Popolo di Brig, Teuta Nertobacos, o a soggetti che organizzano rievocazioni a tema
celtico, come moroeventi.com (presenti anche sui social network come Facebook), offrendo
informazioni sugli eventi rievocativi. Esistono siti di ricostruzioni storico- celtiche
come
www.monterenzioceltica.it che sono molto completi e che, nella sezione link, elencano gruppi
storici, siti e musei archeologici del territorio, affinché chiunque consulti il sito web della
rievocazione possa anche ottenere informazioni in merito ad eventi connessi ad essa.
Un punto di ritrovo per i rievocatori storico- celtici e per coloro che si accostano alla storia della
lontana popolazione celta, è il sito web www.celticworld.it. Si tratta di uno spazio virtuale molto
completo e creato dai diretti appassionati di usi e costumi celtici i quali, iscrivendosi, apportano
le proprie conoscenze all'interno del sito arricchendolo giorno dopo giorno. Simile a Celticworld,
era il portale Trigallia.com (di cui oggi giorno esiste solo la pagina Facebook) che raccoglieva
l'elenco di gruppi storici e delle rievocazioni presenti sul territorio italiano, inoltre conteneva
svariate informazioni in merito al mondo celtico.
La creazione di portali di questo genere è l'ideale affinché vi sia uno sviluppo sinergico degli
eventi rievocativi, quali stimoli al turismo: al loro interno le persone possono documentarsi sulla
storia degli antichi Celti e proseguire poi il loro arricchimento culturale presso la rievocazione
storico-celtica a loro più vicina, o viceversa. Inoltre dovrebbero contenere come, a suo tempo
faceva Trigallia, e fa Celticworld, link degli eventi rievocativi (feste) e ricostruttivi (Living
History e Reenactment), a siti e musei archeologici della zona, parchi archeologici e fiere
storiche, dove i turisti possono completare la propria visita, in una sorta di itinerario tutto
dedicato alla popolazione celta. Una tipologia d'itinerario che gli stessi enti turistici potrebbero a
loro volta proporre come iniziativa primaverile- estiva, sulla scorta del turismo archeologico e di
tutte le forme turistiche che da essa potrebbero nascere.
109
7.4.a.2 Aree, Musei e Parchi Archeologici
Gli eventi ricostruttivi, quali Living History e Reenactment, si svolgono nei luoghi dove vissero
le tribù celtiche, che si espansero sulla nostra penisola fino a Roma. Questi siti sono stati
individuati grazie al lavoro degli archeologi, i quali hanno provveduto, insieme agli enti pubblici
e privati, a salvaguardare il patrimonio rinvenuto presso i Musei Civici Archeologici e
proteggendo le aree archeologiche dei ritrovamenti.
Questi due luoghi, insieme ai Parchi Archeologici presenti in Italia, come Terramara di Montale
(Modena) e Castelseprio (Varese), potrebbero essere segnalati all'ingresso dell'evento rievocativo
(con informazioni riguardanti anche i mezzi di trasporto e i tempi di percorrenza per raggiungerli)
affinché gli interessati possano giungervi facilmente e rendere la propria visita più ricca
d'informazioni.
Oltre, infatti, a partecipare all'evento rievocativo, potrebbero continuare la loro esperienza presso
un parco archeologico e, in seguito, raffinare il proprio interesse storico- culturale sulla
popolazione celta attraverso la visita delle aree archeologiche e osservare i reperti ivi rinvenuti,
presso il Museo Archeologico della città.
7.4.a.3 Eventi sul territorio
Una tipologia di evento che, insieme alle istituzioni museali, le aree e i parchi archeologici,
potrebbe completare l'offerta turistica delle rievocazioni a soggetto celtico, sono le Fiere. Esse
riguardano la storia in senso ampio, ospitando stand multiepocali, all'interno dei quali si
annoverano i quelli celtici. Si tratta comunque di un luogo d'incontro, storia, cultura e turismo che
permette al fruitore, per esempio già in visita a una rievocazione, di parteciparvi e arricchire il
proprio bagaglio culturale. Esempi a tal proposito sono: Via Historica - Fiera del Turismo Storico
(specifica per gli operatori del settore) e Usi & Costumi - Viaggio nel tempo tra luoghi, sapori e
rievocazioni storiche, che si svolgono entrambe a Ferrara (Emilia Romagna).
110
7.4.b. Gli addetti ai lavori
La sinergia fra siti web, eventi e territorio non può essere creata senza l'intervento di soggetti
privati, pubblici e turistici che ne favoriscano valorizzazione, promozione e sviluppo.
7.4.b.1 Scuola
Prima fra tutti è la scuola il luogo dove viene appresa la storia, ed è il medesimo sul quale
bisognerebbe far leva affinché il mondo delle ricostruzioni storiche venga conosciuto e promosso.
Abbiamo visto come durante queste manifestazioni l'Edutainment si realizzi a pieno grazie
all'intenso lavoro dei rievocatori storici i quali oltre a creare, secondo le regole dell'archeologia
sperimentale e della ricostruzione filologicamente corretta, strumenti, macchinari, vestiti e una
vera e propria vita dell'epoca celtica, attuino laboratori e attività affinché i partecipanti (adulti, ma
sopratutto i bambini) possano sperimentare con le proprie mani e capire cosa poteva voler dire
vivere in epoca molto lontana dalla nostra.
Può capitare, infatti, che i più piccini si annoino sui libri di scuola, è qui che entra in campo il
lavoro dei rievocatori: attraverso l'apprendimento vissuto in modo divertente, i bambini
comprendono, sotto la supervisione dei grandi, come avvenivano per esempio il conio della
moneta, la tintura della lana o ancora come i guerrieri impugnavano la spada e combattevano.
Non solo, la scuola, in accordo con i gruppi storici, potrebbe prevedere dei momenti d'incontro,
fra questi ultimi e i bambini: cosa c'è di più bello nel vedere la storia portata in vita, proprio
davanti ai propri occhi?
L'istituzione scolastica è il luogo-chiave dove avviene la formazione della propria cultura, per
queste ragioni che è fondamentale che, sin da piccoli, si apprenda il valore di avere un passato
così ricco che, di epoca in epoca, è stato tramandato fino a giungere a noi.
7.4.b.2 Soggetti Pubblici, Privati, Turistici e Cittadini
Le rievocazioni si svolgono nei luoghi dove vissero i Celti (cfr. cap.3.3.b), quali per esempio:
Monterenzio, Golasecca, Milano, Aosta, Modena e Pesaro. Questi stessi luoghi oltre ad
organizzare eventi rievocativi nel periodo primaverile- estivo, possiedono ciascuno almeno un
museo archeologico e alcuni di essi annoverano siti o parchi archeologici dell'Età del Ferro. Gli
eventi rievocativi, in particolare quelli ricostruttivi di Living History e Reenactment, hanno
bisogno di ampi spazi per allestire campo storico, mercatino celtico, punti ristoro e di servizio e
111
piane per eventuali battaglie. Si tratta per lo più di ampi parchi come per esempio il Parco Enzo
Ferrari (Modena) che, per ovvie ragioni, non possono essere spostati. Se però all'interno delle
stesse rievocazioni fossero forniti depliant esplicativi e promozionali del museo archeologico
della zona e di un eventuale sito archeologico, e a loro volta questi spazi offrissero depliant della
rievocazione, questo creerebbe a un flusso turistico che coinvolgerebbe la città nel suo
complesso.
Per quanto riguarda i soggetti privati, si tratta si associazioni, come quelle forestali e ciclistiche,
che possono aiutare i soggetti organizzatori e i gruppi di rievocatori delle rievocazioni storicoceltiche, a promuovere questa tipologia di evento affinché sia creata una sinergia col territorio e si
sviluppino nuove forme di turismo, come itinerari ciclopedonali che facciano tappa presso i
luoghi storico-culturali sopracitati.
Anche i soggetti pubblici, come il comune, la provincia e la soprintendenza per i beni
archeologici regionali devono fare, però, la loro parte affinché gli enti privati possano entrare in
contatto fra loro e queste nuove sinergie vengano fatte conoscere al pubblico. Esempio in questo
senso sono i finanziamenti, in primis, le conferenze e la pubblicizzazione sui media.
Infine anche i cittadini possono rendersi disponibili per divenire, per alcuni giorni, vere e proprie
guide della città. Si tratta di persone che mettono a disposizione le proprie conoscenze al servizio
della comunità, affinché il turista si senta ben accolto e informato.
Gli eventi rievocativi e ricostruttivi potrebbero in questo modo rientrare nell'offerta turistica della
città e più, più precisamente all'interno di itinerari, lungo i quali vengano predisposti cartelli62
esplicativi del luogo nel quale ci si trova e di ciò che si sta osservando. Compiendo questo
piccolo itinerario storico- celtico, a piedi o in bicicletta, come sopra accennato, per esempio, si
svilupperebbero un turismo responsabile e sostenibile, rispettando così l'ambiente nel quale ci si
trova. Se i due siti si trovano in punti troppo lontani dal luogo della rievocazione, potrebbe essere
garantito un servizio di pubblico trasporto, tramite pullman, durante i giorni della rievocazione.
62
A tal proposito, per rimanere al passo con i tempi, sui cartelli potrebbero essere apposti anche i QR Code (codici
di lettura rapida).
112
Inoltre, potrebbero esserci una guida o un rievocatore in loco che completino il lavoro già avviato
dai rievocatori presso il campo storico, presentando il sito in cui ci si trova. Un rievocatore nei
panni di un antico celta (oltre ad essere una persona informata sull'epoca e la civiltà in questione),
fa sicuramente la sua bella figura, e piace a grandi e piccini!
La distribuzione dei flussi turistici lungo un percorso, permetterebbe inoltre di non creare
congestioni e garantirebbe la fruizione anche di quei luoghi che possono essere considerati vecchi
e antiquati ma che, con una valorizzazione di questo genere, riacquisirebbero notorietà e
pubblico. Anche all'interno dei musei e presso i siti archeologici potrebbero sostare gli stessi
rievocatori così da far sentire il turista catapultato in un'altra epoca.
Questi itinerari, brevi ma ricchi di storia, potrebbero trovare spazio fra le guide turistiche del
territorio nel quale si svolgono le rievocazioni: presso gli IAT (Informazione Accoglienza
Turistica), le Pro Loco e gli Info Point della città.
Lungo le strade del centro urbano potrebbero essere affissi cartelloni pubblicitari dell'evento con
annesso itinerario e, presso gli enti turistici e pubblici, potrebbe inoltre essere distribuito e appeso
tutto quel merchandising in formato cartaceo, come brochure e depliant, che pubblicizza questi
eventi affinché tutti si possano documentare e in seguito scegliere se prendervi parte o meno.
7.4.b.3 L'esempio di Monterenzio (Bologna)
Un esempio sinergico, è quello che si può riscontrare nella città di Monterenzio (Bologna),
descritto dal rievocatore storico Gian Battista Fiorani (TOUTAI ARGANTIA):
«Sulle tracce dei Celti e degli Etruschi... L'idea è quella di avvicinare al museo e al sito archeologico utenti
che di solito frequentano i sentieri dell'appennino a piedi o in mtb...Il presupposto è che tutto l'appennino è
pieno di sentieri e percorsi interessanti, mentre pochissimi posti hanno un museo ed un sito archeologico
etrusco-celtico...Quindi l'intenzione è quella di creare questo tipo di "offerta contenutistica" Il percorso di
collegamento tra i due luoghi ancora non c'è, ma è iniziata la fase di individuazione dei tracciati. Sono stati
contattatati abitanti di Monterenzio con l'hobby delle camminate e della mtb per individuare i sentieri, e per
occuparsi della manutenzione... queste persone sono anche le prime a potersi fare promotori presso le loro
"comunità" di riferimento (quali con gli stessi hobby e/o concittadini) o a fare anche da "guida turistica" per i
"forestieri"... Lungo questi percorsi andrebbero individuate "emergenze" ambientali riconducibili ai celti ed
agli etruschi, ad esempio piante utilizzata nell'edilizia o nell'alimentazione o per la costruzione di manufatti,
113
ecc. e li realizzati dei cartelli che rappresentino dei punti di "sosta" o di "interesse" che caratterizzino il
percorso... Il museo dovrebbe occuparsi della parte scientifica per la redazione dei cartelli...
L'amministrazione del finanziamento del "primo impianto", della manutenzione e della realizzazione di
cartine e guide da diffondere... Parallelamente c'è anche un'altra organizzazione che si occupa di trekking in
appennino che si sta muovendo per dei percorsi in zona Montebibele... anche questi sono stati contattati....»
Ovviamente qualsiasi sinergia, realizzabile fra soggetti pubblici e privati, va analizzata. In gioco
ci sono costi e tempistiche da valutare; si tratta di proposte e strade che potrebbero essere
percorse affinché gli eventi rievocativi e quelli ricostruttivi escano dall'ombra degli scetticismi e
abbiano quel rispetto che meritano, quali luoghi di cultura e divertimento. Solo facendo
conoscere una realtà a una persona, questa può accettarla e apprezzarla, ma finché le rievocazioni
celtiche saranno viste come carnevalate o eventi di propaganda politica, e non saranno integrate
nel sistema turistico della città, questo passo sarà difficile da compiere.
114
CONCLUSIONI
Grazie alla partecipazione presso le manifestazioni di rievocazione storico- celtica, l'ascolto delle
testimonianze riportate dai rievocatori storici e quelle raccolte attraverso il giudizio del pubblico,
in questo saggio si è giunti ad una descrizione ampia ed criticamente articolata del fenomeno.
I Celti furono una popolazione composta di tribù nomadi, che si espanse in tutta Europa,
occupando anche le nostre terre, dall'Italia Settentrionale sino a Roma. A tal proposito, è notevole
come alcuni dei luoghi dove essi s'insediarono abbiano voluto riscoprire il proprio passato, non
solo proteggendo e valorizzando le aree archeologiche e conservando i reperti presso i musei, ma
anche riproponendo e riscoprendo la propria storia passata attraverso le rievocazioni storicoceltiche: eventi rievocativi (feste) e ricostruttivi (Living History e Reenactment). In queste
manifestazioni la storia è la protagonista: grazie al perfetto connubio tra divertimento e
apprendimento, attraverso i laboratori e le spiegazioni di usi e costumi dell'epoca celta, realizzati
dai rievocatori durante la Living History, non solo si può osservare, ma anche comprendere,
lavorando con le proprie mani, cosa poteva voler dire vivere in un'epoca diversa dalla nostra. Alle
rievocazioni celtiche è anche possibile assistere Reenactment di antiche battaglie, sia di episodi
realmente accaduti o fittizi, che coinvolgono il pubblico catapultandolo in un'altra realtà e
rendendolo partecipe degli avvenimenti di un tempo. Infine, è possibile assistere a spettacoli
musicali, acquistare articoli artigianali e fantasy, presso il mercatino celtico, e passare lunghe
giornate all'aria aperta.
Nonostante le origini delle rievocazioni storiche risalgano all'epoca dell'Impero Romano, sono
state per molto tempo un mondo poco conosciuto e non risparmiato dalle critiche. In tal senso, il
lavoro dei rievocatori storici, nel corso degli anni, è stato quello di far emergere la realtà degli
eventi rievocativi e, in particolare, quella degli eventi ricostruttivi perfezionando il proprio
operato, grazie alla serietà, all'impegno, e alla forte volontà, anche da parte degli organizzatori,
di mostrare ai visitatori, non solo un momento di festa, ma anche di apprendimento e cultura. Ciò
deriva anche, e sopratutto, dalla passione che i rievocatori impiegano nel proprio operato di
ricerca e di studio della storia e dei reperti archeologici, attenendosi alle regole dell'archeologia
sperimentale e della ricostruzione filologicamente corretta, affinché gli usi e costumi delle
115
popolazioni rievocate, in questo caso quella celta, possano essere conosciute in una forma diversa
dai libri di scuola e dall'istituzione museale, del tutto esperienziale.
Queste manifestazioni oggigiorno muovono un gran numero di persone, disposte a tornare gli
anni successivi. Si tratta di un fattore che rievocatori, organizzatori, amministrazioni pubbliche,
enti privati e turistici dovrebbero tenere in considerazione, le rievocazioni storico- celtiche
potrebbero essere integrate nell'offerta turistica del territorio nel quale si svolgono e rientrare
negli itinerari archeologici della città. Non solo, questa particolare tipologia di eventi completa
perfettamente la visita presso quei luoghi che già rientrano negli itinerari tradizionali, di tipo
storico- culturale, come i siti e i musei archeologici che, insieme agli Archeopark, e con
un'adeguata sinergia fra gli enti preposti alla promozione e alla valorizzazione, potrebbe creare
una nuova tipologia di viaggio per gli amanti della storia, della cultura, del territorio ma anche
del divertimento.
Per far sì che ciò avvenga, è anche necessario che le amministrazioni pubbliche lancino un buon
messaggio, attraverso i mass media, rispetto a rievocazioni e feste celtiche, che valorizzi il
territorio e le sue origini. Ciò può avvenire se anche scuola e cittadini sono coinvolti in questo
progetto: la scuola, per esempio, potrebbe organizzare visite con gli insegnanti presso gli
accampamenti storici delle rievocazioni celtiche che oltre a regalare ai bambini una giornata
all'aperto e di svago, concilia a essa l'apprendimento e il rispetto della storia; anche i rievocatori
stessi potrebbero partecipare ad alcune ore di storia, raccontandola in prima persona e parlando
del proprio operato. Per quanto riguarda gli abitanti della città, attraverso le loro conoscenze,
oltre ad offrire un'ottima accoglienza al turista in arrivo, potrebbero mostrare percorsi, storie e
leggende a completamento di questa esperienza.
Infine gli enti turistici, tenendo in considerazione le date delle rievocazioni, potrebbero
contribuire ideando e realizzando un piccolo itinerario fra i luoghi storici legati alla popolazione
celta, che includa queste manifestazioni.
Le rievocazioni storiche e, in questo caso, quelle celtiche, offrono al turista un'esperienza
immersiva, che il professor Melotti meglio definisce come «cultura dell'Edutainment che
rappresenta non solo uno degli elementi caratterizzanti della post modernità, ma anche uno dei
più efficaci meccanismi formativi del nostro tempo» (Melotti, c.s.). Una nuova forma di fruizione
116
della storia e della cultura, profondamente legata al territorio e che soddisfa il desiderio più
grande della post modernità: fare pratiche turistiche sempre più esperienziali; dunque, Why not?
117
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