Lo studio della memoria In psicologia le ricerche sulla memoria, dalle origini alla metà del ‘900, sono state dominate dall’impostazione associazionistica, secondo la quale la memoria è unica e costituisce una facoltà a sé stante da studiare in condizioni semplificate e artificiose come quelle di laboratorio. La mente è una tabula rasa su cui l’esperienza imprime dati, provoca associazioni di idee e nessi tra dati. La filosofia empirista inglese nega l’innatismo. La memoria è la manifestazione elementare delle associazioni che si sviluppano nel soggetto. I principi guida dell’impostazione psicologica associazionista: 1. La memoria è il risultato di un esercizio 2. L’apprendimento è passivo e meccanico 3.La memoria è indistinta, è una facoltà isolata, non è inserita nell’attività della mente (antimentalismo), cioè prescinde dai rapporti con il pensiero, il ragionamento, l’immaginazione. Il merito principale di questo approccio, il cui più importante esponente è H. Ebbinghouse, sta nell’aver introdotto metodi sperimentali rigorosi per lo studio della memoria. Un altro approccio allo studio della memoria è quello degli psicologi della Gestalt, i quali hanno sostenuto che, come non c’è percezione senza organizzazione, perché si formi il ricordo occorre che il soggetto intervenga con la forza organizzativa legata all’intenzione di ricordare. Inoltre i ricordi vanno incontro a trasformazioni e deformazioni. Nonostante alcuni punti deboli le teorie della Gestalt hanno avuto il merito di prospettare una concezione attiva e dinamica della memoria. Successivamente, negli anni’70, Bartlett inserì, nello studio della m., diversi elementi di novità, la m. veniva considerata inserita nel complesso delle attività psicologiche dell’individuo, selettiva e ricostruttiva. Sul piano metodologico l’approccio di Bartlett anticipa quello ecologico della psicologia cognitiva attuale, perché la memoria veniva studiata come è nella vita quotidiana, senza staccarla dalla globalità della psicologia individuale. Con la svolta cognitiva la memoria è stata inquadrata nel modello della rielaborazione delle informazioni. La svolta cognitiva punti principali. 1) La memoria si trova all'interno del modello dell’elaborazione di informazione. L’individuo stesso è un elaboratore di informazioni (modello di riferimento il computer). (Studi di Bartlett e di Broadbent) 2) Psicolinguistica : si occupa del processo di produzione e comprensione del linguaggio. Il linguaggio è un sistema di comunicazione, è inserito nella teoria dell’informazione e si suppone che dietro alla produzione e alla comprensione di grafemi e di fonemi ci sia la mente ordinatrice. (disputa Skinner-Chomsky sullo sviluppo del linguaggio. Viene prima la cultura o la biologia? Linguaggio innato o acquisito?) 3) La svolta ecologica di Neisser: la psicologia cognitiva deve operare nel contesto di attività concrete, badando a ciò che accade nell’ambiente ordinario (anni ‘70). Considerare la memoria un processo attivo è diventato ovvio. A mettere in crisi l’impostazione associazionistica ha poi contribuito il fatto che, negli anni ’60, si sono accumulate prove dell’esistenza di più tipi di memoria. Tipi di memoria La memoria sensoriale è un prolungamento della percezione di un oggetto per un lasso di tempo limitato in sua assenza, ciò permette di analizzarlo anche quando questo smette di stimolare i sensi. In realtà la MS è un insieme di micromemorie, tra le quali le più importanti sono quella visiva (memoria iconica) e uditiva (memoria ecoica percezione e comprensione del parlato). Caratteristiche fondamentali sono un'ampia capacità di conservare un gran numero di dati, anche se per una breve durata. Le riproduzioni degli stimoli sono molto fedeli, si tratta di materiale grezzo, non ancora elaborato né categorizzato. La memoria a breve termine (MBT) riesce a contenere solo pochi dati (chunk) e tende a perderli in breve tempo (20-30 secondi) per consentire nuove memorizzazioni, di contro accedere ai dati è molto facile. Per chunk si intende ciò che assumiamo come blocco a sé da inserire nella MBT, e può contenere poche o tante informazioni. Il chunking richiede che si utilizzino conoscenze precedenti, che si riprendano dati conservati nel vasto deposito della MLT (le reti neurali del cervello). Abbiamo detto che i ricordi, nella MBT, si perdono in 20-30 secondi. Ma possono essere conservati oltre questa soglia attraverso una strategia attiva di reiterazione. Negli anni ’60 si pensava che nella MBT le informazioni fossero registrate in codice acustico, mentre nella MLT in codice semantico. Si capì in seguito che in realtà c’è una codifica multipla. Generalmente si distinguono cinque codici:(visivi, acustici, spaziali, semantici) • uditivo-verbale: caratteristiche fonologiche delle parole • visivo-verbale: caratteristiche grafiche delle parole • visivo-spaziale:organizzazione degli stimoli nello spazio • volitivo non verbale: organizzazione suoni non linguistici • semantico: organizza il ricordo dei segni . Ai diversi codici corrispondono submemorie della MBT. La capacità della memoria a lungo termine (MLT) è praticamente illimitata. I dati vi si conservano spontaneamente e per tempi lunghi, il decadimento è dovuto a ragioni biologiche. La ritenzione percettiva: la memoria inizialmente immagazzina e recupera l’informazione acquisita dai sensi. Vista, udito, olfatto, tatto influenzano i nostri ricordi simili a registrazioni di percezioni (Es. riconoscimento in foto di una persona nota oppure si identifica una voce o una porta che cigola o un odore che richiama altro). Un elemento da ricordare viene elaborato attraverso una serie di livelli di codifica (es. parola): – lettura di una parola sulla pagina di un giornale – suono della parola una volta pronunciata – significato della parola e relazione con altre esperienze più è profondo il livello di codifica, più i ricordi durano nel tempo e sono recuperabili con più facilità. Questi sono i livelli di elaborazione: – magazzini di memoria a brevissimo termine (MaBbT): solo frazioni di secondo – memoria a breve termine (MBT): qualche secondo – memoria a lungo termine La memoria a lungo termine. Negli ultimi decenni sono stati individuati diversi tipi di MLT. Nel 1975 Winograd ha distinto m. dichiarativa (ci dice “cosa c’è nella realtà”) e m. procedurale (permette di sapere “come fare qualcosa”). I dati di quest’ultima non si deteriorano e impiegarli non costa fatica, perché è automatico, di contro per acquisire le capacità procedurali ci vuole un lungo esercizio. Invece per quanto concerne la m. dichiarativa è esattamente l’opposto: si può imparare anche in modo immediato, ma non ci sono automatismi e si rischia di perdere le nozioni. La m. dichiarativa è stata distinta da Tulving, in un articolo del 1972, in episodica (detta anche autobiografica) e semantica (sapere generale sul mondo). Comunque non si tratta di una separazione netta, poiché un contenuto autobiografico può diventare semantico e viceversa. La m. di lavoro (ML) è un sistema operativo formato da tutte le componenti della m. impegnate mentre stiamo svolgendo un compito. La nozione di ML, una sorta di taccuino mentale su cui annotare via via tutti i dati, non è nuova, ma il primo studio sistematico per capire come è fatta e come funziona è stato svolto nel ’74 da Baddeley e Ttich. Oggi c’è la tendenza a ritenere che la ML si avvalga anche dalla MLT. Così, se per qualche ragione perdiamo le informazioni in MBT, possiamo riprendere il filo, seppur con qualche difficoltà, recuperando i dati della MLT. Memorizzare, richiamare e riconoscere. Sfruttando a dovere la MBT si riesce meglio in molti compiti. Lo si può fare smistando opportunamente il materiale in arrivo nelle diverse submemorie disponibili. Il sistema migliore per aumentare la capacità della MBT è un chunking economico, cioè riuscire a immettere quanti più dati possibili in ogni singolo chunk. Riguardo al processo di immagazzinamento nella MLT vi sono varie strategie: - la reiterazione semplice o primaria e la reiterazione secondaria o costruttiva; la codifica . Lo stesso materiale può essere classificato in diversi modi. Studi hanno rilevato che la più efficace è la codifica riferita al sé; - l’organizzazione, in particolare quella soggettiva; - la rielaborazione dei dati secondo una struttura diversa. Comune denominatore delle varie strategie è l’elaborazione, ovvero il trattamento dell’informazione nuova grazie ai collegamenti con quella già posseduta. Una volta immagazzinati, i ricordi possono essere rievocati. La rievocazione è un processo formato da tre fasi principali: - ricerca preliminare, per vedere se il dato che ci interessa è disponibile; - ricerca effettiva, qualora quella preliminare abbia dato esito positivo. Per recuperare il dato si ricorre sia alla scansione che alla ricostruzione; - verifica della correttezza del dato che abbiamo recuperato. Come nella memorizzazione, anche nella rievocazione occorre rielaborare i dati. Più l’elaborazione della rievocazione si avvicina a quella della fase dell’immagazzinamento, più il funzionamento della MLT risulta facilitato (principio di specificità di codifica). Spesso si pensa che il processo di riconoscimento sia più semplice della rievocazione. In realtà nella vita quotidiana non è sempre così, poiché spesso i riconoscimenti richiedono l’intervento della MLT. Innanzitutto formuliamo un giudizio di familiarità, quindi passiamo al giudizio di identità. In questo passaggio accade l’inverso rispetto a ciò che avviene nella rievocazione: abbiamo a disposizione il dato centrale, ma per stabilire di cosa si tratta dobbiamo rintracciare il contesto, in cui si inserisce.