Lunedì 29 settembre 2008 La casa di Augusto: dall’ambizione al potere Daniela Bruno A marzo 2008 è stata riaperta al pubblico una parte della casa di Augusto; pochi mesi prima aveva fatto il giro del mondo la notizia della scoperta di una grotta finemente decorata a mosaico, forse il Lupercale, molto vicina a questa stessa casa. Due eventi così rilevanti per il mondo dell’archeologia romana ci hanno spinto ad esaminare nel dettaglio, e per la prima volta in maniera complessiva, i resti della casa di Augusto, con l’intento di proporre una ricostruzione del monumento e del suo contesto. Fino ad oggi la casa di Augusto era nota per le pitture e per la grande quantità di notizie tramandate dagli autori antichi a proposito della vita che in essa si era svolta, vicende pubbliche e private di Augusto; ma la casa, ridotta ad un complicato e vasto intrico di strutture, non aveva mai ricevuto la necessaria attenzione. Ed ecco, invece, emergere dallo studio analitico un risultato sorprendente. La dimora di Augusto è apparsa come la sovrapposizione di due case: la più antica, progettata da Ottaviano, la più recente, opera di Augusto. Due case e due nomi per lo stesso personaggio: perchè? Il motivo risiede nell’epocale trasformazione storico-politica che si compie con Ottaviano Augusto, quella che potremmo definire “la soglia augustea”, oltrepassata la quale finisce la Repubblica e inizia l’Impero. Seguiamo il giovane ambizioso condottiero Ottaviano, erede di Cesare, vincitore delle guerre civili, nella sua ascesa al potere, che culmina nel 27 a.C. con la legittimazione da parte del Senato del suo straordinario potere, contenuto nell’appellativo Augusto. Si trasforma il suo status, il suo nome, e – ora lo sappiamo – anche la sua casa. Fin dal 42 a.C. aveva scelto di abitare sul Palatino, dove risiedeva da secoli la classe dirigente romana, e in particolare accanto alla mitica capanna di Romolo, il fondatore a cui si ispirava. Lì aveva fatto costruire un anomalo palazzo con due cortili, grande come cinque domus tradizionali, organizzato in una parte privata e una pubblica; mai si era vista a Roma una simile architettura, propria delle regge dei dinasti ellenistici. Nel 36 a.C. un fulmine scagliato da Apollo, padre divino di Ottaviano, spinge il proprietario ad interrompere i lavori del palazzo, ancora in costruzione, e ad intraprendere un progetto più ambizioso. La prima casa viene allora sepolta e usata come basamento della nuova, tre volte più grande, estesa su una superficie di 22.000 mq circa. Non si tratta più di una pur sfarzosa abitazione, ma di un complesso monumentale grandioso, dove Augusto, circondato da un’atmosfera divina vive con gli dei, suoi parenti, Apollo, Vesta e i Lari. La casa privata, affiancata da una domus publica, dove egli svolge funzioni di rappresentanza politica e religiosa, diviene allora solo una modesta parte della cosiddetta Domus Augusti, la quale è anche dotata di una curia di palazzo, di due biblioteche, greca e latina, di un portico sorretto da cento colonne e decorato con statue delle mitiche Danaidi, e infine di un gigantesco edificio terrazzato, in grado di ospitare la nascente burocrazia imperiale, che collega il complesso al sottostante Circo Massimo. Ed infine il Lupercale, santuario antichissimo, luogo dell’esposizione dei gemelli, memoria della fondazione della città, viene inglobato all’interno del palazzo, finendo per costituire una sorta di cappella imperiale, la cui fortuna resisterà anche all’avvento dell’era cristiana. Ecco, dunque, un esempio del valore dell’architettura nella ricostruzione di un momento storico e del carattere di un personaggio, nella sua evoluzione dall’ambizione al potere. Bibliografia: A. Carandini, D. Bruno, La casa di Augusto. Dai Lupercalia al Natale, Laterza 2008.