Chi non grida la verit`a quando sa la verit`

Chi non grida la verità quando sa la verità,
si fa complice dei falsari e degli imbroglioni≫
≪
Charles Péguy
Reportage documentatissimo sui meccanismi oscuri che stanno
dietro il palcoscenico della ricerca sul cancro. I motivi del fallimento, le persecuzioni ai ricercatori “deviati”, il giro d’affari, le
coperture politiche e l’asfisiante propaganda di terapie pesantemente nocive.
Uno strumento di notevole utilità per capire, o affrontare con coscienza, uno dei fenomeni oggi più preoccupanti per la salute
umana.
La ricerca di metodi di cura che possano far fronte a quella che ormai
è diventata una vera e propria epidemia è stata repressa, sin dall’inizio, dalle esigenze economiche delle case farmaceutiche che, come tutti
i sistemi basati sul profitto, mirano ad aumentare la quantità di merci
vendute. E in tutti i modi possibili.
È questo il panorama del mondo della ricerca sul cancro che l’autore
traccia, basandosi su molte fonti autorevoli, ricostruendo le dinamiche
di boicottaggio, repressione e irrisione che da decenni vengono utilizzate negli ambienti scientifici per distruggere qualsiasi tentativo concreto
di dare una soluzione razionale ed efficace al problema.
Oltre alle persecuzioni nei confronti di ricercatori onesti e al documentato giro di affari intorno al cancro, attraverso le pagine del libro, ci
si potrà accertare anche dell’illogicità scientifica dei ritrovati odierni di
cui si avvale la medicina ufficiale per far fronte a questa malattia. Basti
pensare alla chemioterapia, da varie fonti della stessa medicina ufficiale dichiarata inefficace e, ciononostante, impiegata per qualsiasi tipo di
processo tumorale.
Una raccolta di testimonianze sconvolgenti sulle coperture politiche di
un business favoloso, la repressione delle cure efficaci e la propaganda falsamente umanitaria che mira a spillare denaro a cittadini in
buona fede.
La dichiarazione di guerra contro il cancro fu sancita il 23 dicembre 1971
con la firma, da parte del Presidente Richard M. Nixon, del National Cancer Act. Ciò diede inizio a un programma per la lotta al cancro, per il quale
sono stati spesi finora $ 25 miliardi (equivalenti a 50.000 miliardi di Lire).
Le Scienze n. 307, marzo 1994, p.73
PREFAZIONE
La malattia dello scorbuto, dovuta semplicemente a una carenza di vitamina C, e
l’anemia perniciosa, derivata da una carenza di vitamina B3 , erano un tempo fatali
per coloro che ne venivano colpiti.
Se una epidemia di scorbuto scoppiasse oggi, invece di quattro secoli fa, dopo quanto tempo la vitamina C diverrebbe un rimedio approvato dalla medicina
ufficiale per questa malattia fatale? Oppure, dopo quanto tempo si riuscirebbe a
provare scientificamente che il rimedio è una cura a base di arance? Approvare un
rimedio è una procedura che oggi costa centinaia e centinaia di milioni di dollari.
Solo le multinazionali possono permetterselo. La vitamina C non è brevettabile,
per cui non possiamo prevedere che qualcuno si faccia carico delle enormi spese
del processo della sua approvazione come terapia. Chi scegliesse di consigliare un’arancia per curare una malattia cosı̀ seria, anzi fatale, dovrebbe aspettarsi
di essere accusato di ciarlataneria. Non c’è spazio per queste cose nella ricerca,
nell’industria farmaceutica, nella medicina ufficiale.
È totalmente non scientifico sostenere che un corpo ben alimentato sia più
capace di resistere alla malattia di un corpo alimentato meno bene.
Dott. Elmer Nelson, direttore del Dipartimento di Nutrizione dell’FDA,
USA 1989
La trappola in cui oggi potrebbe cadere anche lo scorbuto è un sistema di
cura monopolizzato, dove le soluzioni che giungono al malato sono filtrate invisibilmente da un meccanismo di comuni interessi economici, un sistema in cui
diventa ufficiale solo ciò che genera profitto e dipendenza. Un monopolio capace
di sfornare per noi solo farmaci chemioterapici che vanno da altamente tossici a
cancerogeni.
Ciò che fa venire il cancro lo guarisce! Guardi a quale paradosso siamo
arrivati. Valsé Pantellini, 1997
Le arance rappresenterebbero un terribile nemico per i farmaci antiscorbuto
eventualmente brevettati e venduti dalle multinazionali, un pericolo mortale per la
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loro fetta di mercato. L’industria riuscirebbe a trovare il farmaco miracoloso brevettabile? Oppure in breve tempo lo scorbuto diventerebbe sinonimo di “medicina
senza speranza” o di “male del secolo”?
Questo è ciò che è avvenuto e continua a essere perpetrato per il cancro. La
tanto pubblicizzata lotta al cancro è un tentativo di far guarire il malato usando come soli strumenti chemio, radioterapia e chirurgia. Ecco il paradosso: si tratta il
cancro, una malattia causata da gravi situazioni biologiche deficitarie e da disfunzioni del sistema immunitario, con rimedi chemioterapici che sono notoriamente
devastanti per il sistema immunitario, tossici e anti-vitaminici. Ma ormai questo
va avanti da 50 anni.
Abbiamo provato a usare chemioterapia, chirurgia e irradiazioni in tutte le
forme e in tutte le combinazioni. Siamo arrivati al punto in cui dobbiamo
far fronte direttamente a un problema davvero grave. E se non fossero
possibili ulteriori progressi significativi con la chemioterapia? È da molti
anni che ci diamo da fare, ma non è cosı̀ che si risolverà il problema del
cancro: serve invece un notevole passo in avanti. John Bailar, Scientific
American, aprile 1994
Ma la lotta al cancro è veramente un insuccesso?
Date le premesse, non potrebbe essere diversamente, poiché le tecniche ufficialmente consentite consistono nel trattare uno squilibrio generale dell’organismo e
una situazione carenziale di alcuni elementi con una guerriglia al sintomo locale.
Mi è stato chiesto come io possa sconfiggere il cancro mentre 600.000 dottori e ricercatori negli USA non ci riescono. Se una persona, avendo perso
una moneta nella notte buia, va a cercarla a due isolati di distanza perché
solo là c’è un lampione sulla strada, allora io non mi meraviglio che non
la trovi. Hanno la chemio e vogliono imporre solo quella. Ma allora non
possono pretendere di trovare la soluzione.
Harvey Bigelsen, 1999
0.1 Cosa è il cancro e cosa dovrebbe essere una
terapia anticancro?
Di certo la chemioterapia ufficiale non si basa sul principio di ristabilire le condizioni fisiologiche, che se alterate favoriscono la crescita del tumore, né sul principio di non colpire il resto dell’organismo, cioè agire selettivamente sulle cellule
tumorali e non su quelle sane.
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“Migliorare le condizioni fisiologiche. . . ” e “. . . non sulle cellule sane” non
rientra assolutamente nell’approccio dell’oncologia ufficiale. Le terapie che si
basano su questi due principi sono definite complementari e sono osteggiate dalle
istituzioni ufficiali.
Quanti pazienti vengono salvati con la chemioterapia?
Quante persone sono oggi vive perché hanno adottato un approccio nutrizionale e
“complementare”?
Proponiamo a voi e ai vostri amici un quadro semplice e ricco di notizie, dove
ogni pagina è una porta per uscire dalla trappola, dove ogni rimedio complementare ha due caratteristiche: è a portata di mano ed è straordinariamente
efficace.
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Capitolo 1
Chemioterapia: breve cronologia
1953: L’eminente oncologo Cornelius Rhoads annuncia: ≪Sono convinto che nel
prossimo decennio avremo un chemioterapico attivo contro il cancro, come
la penicillina lo è per le infezioni batteriche≫. Denver Post, 3 ottobre 1953
1955: La chemioterapia entra in uso nella medicina convenzionale. Chirurgia e
radioterapia hanno dato risultati deludenti sui pazienti di cancro e questo
fatto ha favorito l’avvento dell’era della chemio. Dai farmaci chemioterapici ci si aspetta che arrestino la veloce riproduzione delle cellule tumorali e,
perciò, vincano il cancro.
Un intervento chirurgico radicale non costituisce una risposta adeguata al problema del cancro, poiché il bisturi non elimina tutte
le possibili vie di propagazione. Dott. O. Theron Clagett, famoso
chirurgo della clinica Mayo, 1 marzo 1955
Il radio non cura il cancro. Distrugge una parte dei tessuti con un
certo raggio, ma non il resto del tumori, né ferma la proapagazione
del cancro attraverso il sangue. Dott. Francis Carter Wood, vicepresidente della American Cancer Society
Il 14 dicembre 1955: un altro eminente chirurgo, Sir Stanford Cade, ribadisce
davanti al Collegio Reale dei Chirurghi di Manchester l’auspicio di Cornelius Rhoads: ≪Quelli chiamati cancri inoperabili chirurgicamente cesseranno di essere considerati inoperabili grazie alle recenti scoperte della chemioterapia≫. Egli sostiene di non credere più nella convenienza di
amputare il seno a una donna sofferente di cancro alla mammella. ≪Ho
visto fino a 25.000 casi di amputazioni della mammella e in tutti i casi
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il cancro è riapparso prima o poi in una zona meno facilmente operabile
dell’organismo≫.
Gli agenti attivi per la chemio che furono usati nel primo decennio erano basati sull’iprite, gas velenoso di cui si disponeva di buone scorte avanzate
dall’armamentario bellico dopo la seconda guerra mondiale. Queste sostanze si rivelarono essere troppo tossiche e nel migliore dei casi ottenevano
una risposta solo temporaneamente, e cosı̀ entrano in gioco le multinazionali
produttrici di chemioterapia, la Bristol-Myers in prima fila.
1970: Nei casi di tumori al seno, chirurgia radicale o chirurgia parziale? All’inizio l’asportazione chirurgica radicale era solitamente raccomandata alla
maggior parte delle donne con tumore al seno (qualsiasi fosse lo stadio),
poiché la vita delle pazienti era a rischio e la terapia “più forte” era vista
come la più sicura. Solo dopo 25 anni di polemiche verrà definitivamente
stabilito da una serie di studi epidemiologici (1988-1995) che i due metodi
danno gli stessi risultati in termini di incidenza di metastasi e periodo di
sopravvivenza.
1975: Il Prof. Jones, dell’Università del Colorado, dimostra per la prima volta, in uno studio su ampia scala durato 23 anni, che per gli ammalati di
cancro che si sono rifiutati di sottoporsi a qualsiasi terapia tradizionale
la sopravvivenza media è stata di 12 anni e mezzo, mentre quelli che
si sono sottoposti alla terapia tradizionale (chirurgia, radiazione e chemioterapia) sono morti in media entro 3 anni. Tale constatazione è stata
confermata, da allora, più volte nella letteratura medica.
1980: Gli analisti Robert Houston e Gary Null, dopo aver studiato le linee di
condotta, attività e proprietà delle maggiori associazioni di ricerca per il
cancro, giungono alla conclusione che queste si sono trasformate in organizzazioni, la cui attività è in funzione della propria sopravvivenza e la
cui sopravvivenza dipende dallo stato di non-guarigione delle vittime di
cancro. Essi scrivono: “Una soluzione al cancro significherebbe la conclusione dei programmi di ricerca, l’obsolescenza dell’esperienza accumulata, la fine dei sogni di gloria personale; il trionfo sul cancro azzererebbe
a monte i rifornimenti di fondi destinati alle associazioni non profit per il
cancro, minaccerebbe a morte le attuali istituzioni cliniche rendendo obsoleti la costosa chirurgia, la radiologia e le terapie chemioterapiche nelle
quali cosı̀ tanto denaro, training e apparecchiature è stato investito. Tale
paura, anche se inconscia, può causare resistenza ed ostilità ad approcci
alternativi proporzionatamente al fatto che essi sembrino terapeuticamente
promettenti. La nuova terapia deve essere ridicolizzata, negata, scoraggiata e non riconosciuta a tutti i costi, indipendentemente dai risultati dei test
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e preferibilmente senza neanche un test. Come ora mostreremo, ciò si è
verificato ripetutamente e quasi sistematicamente”.
1° gennaio 1982: “Chemioterapici tossici per infermiere e farmacisti”, secondo
recenti studi presentati dalla eminente rivista Journal of the American Medical Association è stato dimostrato che il personale ospedaliero che prepara
e somministra alcuni chemioterapici è esposto al loro effetto cancerogeno.
1985: Il prof. John Cairns dell’Università di Harvard pubblica una critica devastante su Scientific American: ≪A parte rari tipi di leucemia, non è possibile
rilevare alcun significativo cambiamento dell’incidenza di morti per cancro
a seguito dell’uso su ampia scala di chemioterapia. Non ci sono evidenze
che la chemioterapia possa curare i vari tipi di cancro che oggi affliggono
la società≫.
1986: Il McGill Cancer Center invia un questionario a 118 dottori che hanno seguito casi di cancro ai polmoni trattati con chemioterapia. È chiesto loro
di immaginare che essi stessi siano stati colpiti da cancro e viene loro domandato quale dei 6 farmaci chemioterapici sceglierebbero. L’81% degli
oncologi intervistati afferma che non acconsentirebbe a essere sottoposto a chemioterapia con Cispatin, latin, un farmaco chemioterapico ora
largamente in uso. Il 74% di essi sostiene che rifiuterebbe qualsiasi tipo
di chemioterapia. Perché? L’inefficacia del trattamento chemioterapico
è evidente e gli effetti distruttivi sull’organismo sono inaccettabili.
Settembre 1986: Erik Eckhom riporta sul New York Times che il National Cancer Institute sta per cambiare i suoi metodi di valutazione dei farmaci chemioterapici: il vecchio metodo che si basava su leucemia indotta in topi di
laboratorio, viene sostituito con quello su cellule umane cancerose coltivate
in laboratorio: “Finora i ricercatori avevano selezionato le sostanze chimiche per la chemioterapia osservando gli effetti prodotti su topi con una
particolare forma di leucemia animale. Questo metodo, che ha portato ad
alcuni chemioterapici ampiamente usati, in generale non riesce a far arrivare a farmaci che funzionino contro le forme di cancro maggiormente
minacciose per la popolazione mondiale”.
Il cancro è una malattia dai molti volti, racchiude – diremo – cento malattie
distinte. Ciò che funziona per un tipo di cancro non funziona necessariamente per un altro. È un concetto abbastanza semplice. Eppure in tutti
questi anni, l’NCI ha usato questi studi su leucemia P338 nei topi come se
fossero decisivi nello stabilire se un trattamento funziona o meno su tumori
solidi. ≪Il test di valutazione in vivo su topi semplicemente non sta producendo frutti contro le forme di tumori più rilevanti≫ afferma il dott John
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A.R. Mead, responsabile al National Cancer Institute per lo sviluppo dei
chemioterapici. ≪Nel sistema che sta per essere adottato, tutti i composti
verranno testati in provetta su diversi ceppi di cancro umano coltivati in
vitro≫.
Potrebbero essere fatte due considerazioni importanti. In primo luogo, coloro che avevano usato la sperimentazione su topi ammettono che bisogna
trovare qualcosa di meglio e che i risultati sono insoddisfacenti. In secondo
luogo ci chiediamo quanti farmaci di limitata utilità siano stati messi in giro
e quanti ancora ce ne siano, che si basano su trent’anni di ricerca minata
alle fondamenta da un metodo sbagliato.
1987: Molte terapie complementari per il cancro, cosiddette “non tossiche”, bussano alle porte della medicina convenzionale. C’è molta resistenza da parte
del mondo farmaceutico, ma soprattutto il processo di approvazione dell’ente per la salute americano FDA richiede un investimento di svariate centinaia di milioni di dollari. Ciò costituisce un ostacolo insormontabile per
terapie che pure danno luogo a impensabili remissioni di cancro a pioggia. 42 parlamentari del Congresso USA chiedono che si faccia chiarezza
sulle terapie alternative che potrebbero essere usate per il cancro. Tra le
altre cose, viene fatto notare che neanche la chirurgia è approvata come
trattamento per il cancro, anzi NEANCHE UNO STUDIO con il tradizionale gruppo di controllo è stato effettuato per valutarne i risultati a
lungo termine. Neanche la chemioterapia è approvata, ma è solo in fase
sperimentale (dura ormai da 40 anni).
1990: Lo studioso di biostatistica del cancro, professor dott. Ulrich Abel, dell’Università di Heidelberg, pubblica un articolo scientifico (Healing Journal,
No. 1-2, Vol. 7) nel quale afferma: ≪Sebbene i chemioterapici portino
a una risposta – diminuzione di massa del tumore – questa riduzione non
produce un prolungamento della sopravvivenza del paziente. A volte, anzi,
il cancro ritorna più aggressivo di prima, poiché la chemio favorisce la crescita di ceppi tumorali resistenti. Inoltre la chemio danneggia gravemente le difese dell’organismo, tra cui il sistema immunitario, spesso i reni e
il fegato≫. Secondo i dati presentati dal dott. Abel, i pazienti trattati con
chemioterapia ottengono risultati significativamente minori in termini di sopravvivenza, rispetto a pazienti non trattati con la medicina convenzionale,
raggruppati e confrontati per tipo e stadio di tumore.
Dopo anni di ricerca in oncologia Abel arriva a questa conclusione: ≪Un’analisi bilanciata e imparziale della letteratura medica mostra un indice di
successi terapeutici quasi nullo dei trattamenti impiegati convenzionalmente nel trattare forme avanzate di tumori solidi≫. Abel conclude inoltre,
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dopo aver intervistato centinaia a di oncologi: ≪Quello che pensano realmente non sembra essere quello o che consigliano alla gente≫.
Abel cita studi che hanno mostrato ≪che molti oncologi non accetterebbero
la chemioterapia se avessero il cancro loro stessi≫. The Cancer Chronicles,
dicembre 1990
1991: L’oncologo Albert Braverman scrive: ≪Nessun tipo di tumore solido che
era considerato incurabile nel 1975 è curabile oggi. Molti oncologi raccomandano la chemioterapia praticamente per qualsiasi tumore, con aspettative che il sistematico fallimento non scoraggia≫.
Qual è il “perché” della crescita della chemioterapia nonostante tali fallimenti? ≪Uno sguardo alle relazioni reciproche finanziarie tra il più grande
centro di ricerca al mondo, lo Sloan-Kettering Cancer Center (MSKCC) e
le aziende che guadagnano miliardi di dollari vendendo chemioterapici
è molto significativa: James Robinson III, presidente della Commissione
dei Supervisori e Manager del MSKCC, è il direttore della Bristol-Myers
Squibb, la maggiore produttrice mondiale di farmaci chemioterapici. Il vicepresidente del MSKCC, Richard Gelb, è il Presidente della Commissione
dei Manager della Brystol-Myers. Richard Furlaud, un altro manager del
MSKCC, è un ex presidente della Bristol Myers. Paul Marks, Presidente
del MSKCC, è un manager della Pfizer≫. Samuel Epstein, The Politics of
cancer revisited, East Ridge Press, 1990.
1992: Il farmaco tamoxifene, usato in studi clinici su donne con cancro della
mammella si rivela essere causa di tumori all’utero. Il marketing della sostanza prodotta dalla Zeneca continua, anzi le vendite aumentano perché i
dottori lo consigliano come mezzo di prevenzione, per ridurre la possibilità
di insorgenza del cancro al seno. La Zeneca spende un milione di dollari per
la campagna USA “il mese della prevenzione del cancro della mammella”.
Ottobre 1993: Secondo uno dei più noti chirurghi americani, il dottor Gerald
Chodak, le statistiche dimostrano che vittime di cancro alla prostata
non sottoposte ad alcuno di tali trattamenti, dopo dieci anni, hanno
lo stesso livello di sopravvivenza di quelli che hanno subito l’intervento
chirurgico. I pazienti ai quali è stato diagnosticato un tumore prostatico
a lento sviluppo, potrebbero essere messi in “attesa guardinga”, senza cioè
fare nulla, anziché essere sottoposti a trattamenti radiologici o chirurgici
inutili e che comportano effetti collaterali quali l’impotenza, l’incontinenza
e la morte. Anche per i carcinomi polmonari trattare con la chemio si rivela
non solo inutile, ma dannoso (d.ssa Rossini, novembre 1995).
1994: Rinomati oncologi internisti hanno man mano assunto prese di posizioni
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distaccate e critiche verso i risultati ottenuti dalla chemio: Hossfeld 1990,
Bonadonna 1990, Mende 1992, Possinger 1993, Kaufmann 1994, Kleeberg
1994. Addirittura nell’opera classica americana sull’oncologia, (DeVita et
al., edizione 1993), vengono rimosse le affermazioni di successi riportate
nelle precedenti edizioni.
Luglio 1995: Si dimette il direttore dell’Istituto britannico per la ricerca sul cancro, dott. Michael Baum; egli non nasconde ai giornalisti la sua motivazione: ≪Dal 1990, da quando abbiamo introdotto il programma di mammografia a livello di massa, la mortalità per tumore al seno non è diminuita. Il programma su cui sono stati investiti ingenti somme di denaro è un
fallimento completo≫. Il Giornale, 4 settembre 1995
In Italia, la regione Lombardia rende noti i dati sui decessi nel periodo 19841991: il cancro è ora diventato la prima causa di morte tra i maschi. In Italia
una persona su 32 moriva di cancro ad inizio secolo. Oggi 30 persone su
cento muoiono di cancro. Il cancro è la prima causa di morte in Australia e
Gran Bretagna, la seconda nel resto dei paesi industrializzati.
Marzo 1996: Proprio come la mastectomia radicale (cioè il trattamento “più forte”) era stata per lungo tempo privilegiata dai dottori rispetto all’asportazione parziale (cioè solo dei noduli cancerosi), molti dottori hanno di recente mostrato di privilegiare la terapia intensiva rispetto alla chemioterapia
standard. Eppure, una Commissione di esperti che lavora per l’OMS, cioè
l’Emergency Care Research Institute, dopo aver esaminato oltre 1500 studi
scientifici, fa notare che non solo la procedura non dà risultati, ma in media
accorcia il periodo di sopravvivenza dei pazienti. Il Wall Street Journal titola: “Enormi spese per trapianti di midollo osseo non necessari nei casi di
tumori al seno”.
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Capitolo 2
≪Non
2.1
li lascerò morire≫
Non li lascerò morire≫:
cosı̀ un oncologo scopre le terapie non
convenzionali
≪
Palazzo del Congresso USA, intervento del dott. Seymor Brenner
Estratto da: U. S. Congressional Office of Technology Assessment (OTA)
“Terapie del cancro non convenzionali” trascritto dall’incontro della
Commissione OTA, 9 marzo 1990
600 Pennsylvania Ave. SE Washington, D.C.
BRENNER: Sono un oncologo ed essenzialmente faccio radioterapia. Ho
fatto questo per 39 anni. Ho uno studio molto ben avviato, dove arrivano dai
100 ai 150 pazienti al giorno. Nonostante questo sono frustrato perché, in 39
anni di esercizio di medicina e di trattamento di cancro, non ho visto significativi
progressi. A causa di questa frustrazione ho studiato e valutato personalmente,
negli ultimi 5 anni, metodi alternativi per trattare il cancro.
Stanno morendo a milioni di cancro, ogni anno. Finora niente di veramente utile è stato fatto. Non abbiamo niente da perdere prendendoci l’impegno di
valutare le terapie alternative.
Ora mi chiederete, come sappiamo che questi metodi altemativi funzionano?
Anzi, mi direte, ho letto, ho pensato, ho sentito che non funzionano questi metodi
alternativi. Uno dei tanti che ho investigato è il dottor Revici a New York, un
medico 94enne soggetto a molti attacchi e critiche perché segue anche strade
al di fuori della medicina convenzionale. Vorrei proprio descrivere i pazienti
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L’Immensa Balla della Ricerca sul Cancro
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che ho seguito personalmente mentre egli li guariva, pazienti che rimanendo
nel mio studio sarebbero morti. Ho chiesto a un’equipe di patologi indipendenti
di lavorare con me, controllando la diagnosi istologica, cosı̀ che non siano messi
in dubbio la diagnosi o il tipo e stadio della malattia.
Paziente n° 1: un uomo di 43 anni. Ricoverato al Memorial Hospital, SloanKettering. Cancro della cistifellea diagnosticato al Memorial Hospital. Gli
fu detto: ≪Il solo modo in cui può essere trattato è se tiriamo via la cistifellea e la sostituiamo con un contenitore esterno≫. Egli rifiutò. Andò dal
dott. Revici nel febbraio 1980. Nell’ottobre 1990 il paziente ritornò al Memorial Hospital per una citoscopia. Citoscopia negativa. Era guarito! La
cistifellea era intatta, non c’era cancro.
Paziente n° 2: donna di 29 anni, anch’essa ricoverata allo Sloan-Kettering. Operata al Memorial Hospital nel 1983. Aveva un cordoma, cioè un tumore al
cervello. Il tumore fu resecato non completamente, e a ciò fece seguito un
ciclo di radioterapia. Le condizioni della paziente progressivamente peggiorarono dopo l’intervento chirurgico e durante i 12 mesi successivi. La
paziente fu vista dal dott. Revici nel 1984. A quel tempo la maggior parte
delle funzioni motorie era impedita ed era costretta su una sedia a rotelle.
La stessa paziente, oggi, nel 1990, dopo aver avuto due bambini è in
perfetta salute. Il solo problema che ha è che cammina con l’aiuto di un
bastone. Un vero miracolo.
Paziente n° 3: donna di 30 anni operata all’Università di New York per carcinoma alle ovaie. Fu effettuata salpingo-ovoforectomia bilaterale e isterectomia. La maggior parte del tumore fu rimossa. La paziente fu sottoposta a
chemioterapia, che continuò per sei mesi. Nel novembre del 1985, fu effettuato un secondo intervento chirurgico. Aveva un tumore pelvico con
metastasi omentali. La biopsia fu effettuata solo a scopo diagnostico. La
paziente andò dal dott. Revici nel gennaio 1986. Il 1 gennaio 1990 era
guarita.
Paziente n° 4: 50enne con adenocarcinoma del polmone sinistro. Il tumore non
era resecabile. Fu trattato con radioterapia, che è un’alternativa alla chirurgia accettata e, sfortunatamente le condizioni del paziente peggiorarono.
Andò dal dott. Revici nell’ottobre del 1981. Ora siamo nel 1990 e aiutatemi
voi a dire quale è la sopravvivenza per i casi di carcinoma al polmone non
resecabile. Perciò qualcosa deve essere successo con il metodo alternativo,
per cui un paziente condannato sulla carta arriva a sopravvivere nove anni e
più.
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Paziente n° 5: uomo 34enne che fu sottoposto ad amputazione del ginocchio sinistro per un tumore gigante al femore. Nel 1979 subı̀ una toracotomia
destra per la rimozione di due noduli. Nel 1980, i raggi X al torace mostrarono un nuovo nodulo di 1,5 cm e numerosi piccoli noduli nel polmone
destro. I referti medici mostrarono anche una massa renale maligna di una
dozzina di centimetri. Nell’ottobre dello stesso anno il paziente andò dal
dott. Revici. Ecco un altro che è guarito completamente dal cancro.
Ho altri casi come questi. Ma prima che consumi cosı̀ tutto il tempo concessomi per questo intervento davanti alla commissione del Congresso USA, voglio
cercare di comunicarvi una cosa. In pratica quello che voglio dire alle persone qui
presenti consiste in questo: una paziente 27enne è venuta nel mio studio la scorsa
settimana. 27 anni con un bambino di 3 anni e un marito. Il suo problema era
un carcinoma al seno con metastasi al cervello, e cosı̀ mi ha detto: ≪Voi potete
salvarmi, promettetemelo≫.
Ora, io so che non posso curare quella persona. Che cosa faccio? Non lo so
se il dott. Revici, o il dott. Burzynski, o il dott. Burton, o qualcuno di loro può
curarla, ma sono stanco di vedere persone arrivare nel mio studio, chiedere di
non morire, e io non ho niente da offrire loro.
Io so che l’affermazione che i metodi alternativi non funzionano è erronea. Se
qualcuno di voi della commissione è interessato, ho 150 casi clinici di pazienti
che sono stati guariti. Posso confermare il tipo e lo stadio del tumore, la diagnosi
terminale mia e degli altri oncologi e posso mostrarvi i dati con lucidi, immagini,
referti e altro. . . sono vivi e senza tumore, le loro diagnosi terminali risalgono dai
3 ai 10 anni fa, pazienti che sarebbero morti se fossero rimasti nel mio studio e
avessero avuto come strumenti solo quelli che io potevo offrire loro.
Ecco cosa vi ho portato, e che sarei lieto esaminaste: ho qui i dossier di 25
casi guariti dal dott. Burynski, 25 casi della clinica Gerson, 25 del dott. Revici,
25 del dott. Nick Gonzales.
So tutto di chemioterapia e radioterapia, usati in diversi schemi e combinazioni
e perciò non mi piace quando vedo una giovane di 27 anni che mi dice: ≪Non
lasciatemi morire, dottore≫ e io non ho niente da darle.
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2.2 La medicina senza speranza:
quando entra in casa di un oncologo
Estratto da: Healing lessons, di Sidney Winaver, Positive Press, 1998
Sidney Winaver è uno stimato professionista nella ricerca e nella cura del
cancro presso uno dei più famosi centri del settore a livello mondiale: lo SloanKettering di New York. L’ironia della sorte vuole che sua moglie Andrea venga
colpita proprio dal tipo di cancro a cui lui ha dedicato anni di ricerche. Un’accurata analisi della letteratura scientifica non lascia scampo per il tipo di tumore
di Andrea: le terapie convenzionali riusciranno solo a far diminuire la massa tumorale, ma la resistenza ai chemioterapici e l’indebolimento dell’organismo farà
presto ritornare il tumore in forma più virulenta di prima.
Io e tutti gli altri che mi raccomandavano il trattamento della Mayo Clinic
sapevamo cosa dicevano le statistiche. I farmaci più potenti, usati sin dall’inizio,
avrebbero tenuto in vita Andrea solo per poco. Mi infuriavo al pensiero che il
coro che ci spingeva verso il protocollo della Mayo Clinic non credesse nella
possibilità che Andrea guarisse, o che in qualche modo si potesse bloccare il
cancro.
Bob aveva detto che era probabile che il trattamento con i chemioterapici proposti nel protocollo Mayo producessero una risposta completa. Ma una risposta
totale o completa, a dispetto del significato che la parola implica, non significa spesso guarigione. La chemioterapia non può eliminare ogni singola cellula
cancerogena. Alcune cellule possono rivelarsi resistenti al particolare agente
chimico che viene usato. Anche se il tumore di Andrea rispondeva positivamente, non potevamo concludere che fosse sparito del tutto, perché diminuendo la
massa diventava impossibile alle apparecchiature scoprire se ne rimanessero
residui. Le cellule cancerogene recidive potevano rimanere raggruppate in agglomerati microscopici, moltiplicandosi fino a diventare nuovamente visibili alle
analisi dello scan e ai test sanguigni. L’esperienza insegna, a questo punto, che
gli agenti chimici che si sono dimostrati efficaci nella prima fase, probabilmente
non produrranno più lo stesso effetto positivo. Le cellule del cancro sopravvissute
si dimostreranno più resistenti. In tal caso diventerebbe più difficile di prima riuscire ad eliminarle, e probabilmente continuerebbero a riprodursi rapidamente.
Dopo il trattamento, se è andato tutto bene e si è avuta una risposta completa,
inizia l’attesa. Certi cancri, come quello al seno, possono apparire molti anni
dopo. Comunque con cancri molto aggressivi, come il tipo endocrino di Andrea,
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o il cancro ai polmoni, l’assenza di una ricomparsa per due o tre anni potrebbe
indicare una remissione a lungo termine o una guarigione.
Le statistiche nude, dopo aver decodificato abbreviazioni, metodi, annotazioni,
sono chiare per il dott. Winaver.
I pazienti arrivavano a una remissione di otto mesi e a un periodo di sopravvivenza di quattordici mesi. La maggior parte di essi aveva solo una risposta
parziale. Anche quei pazienti con una risposta completa mostravano segni di tumori ricorrenti alcuni mesi più tardi, alla fine il tasso di mortalità era del 100%.
Nessuno dei pazienti curati sopravviveva. Andrea mi guardò con un’espressione
incredula.
– Uno come potrebbe essere ottimista, con queste premesse?
– Hai ragione – dissi – ma è la nostra migliore possibilità. Cos’altro possiamo
fare?
– Non so. Qualcosa. Deve esserci qualcosa.
Guardai ai mesi che il protocollo offriva, e fui d’accordo con lei. Volevamo di
più. Più tempo, più vita.
– Comincerò a studiare – dissi – farò delle ricerche.
Il giorno seguente e quelli a venire, usai ogni singola risorsa a mia disposizione. Misi in azione i risultati degli anni che avevo trascorso ad organizzare,
studiare, dare conferenze e incontri nazionali e internazionali sul cancro gastrointestinale, mi sentii fortunato ad aver intessuto contatti in tutto il mondo che rispondevano tutti alle mie telefonate. Passai ore al telefono con medici e ricercatori
scientifici nel tentativo di recuperare i dati più aggiornati. Parlai a lungo col dottor Charles Moertel, l’oncologo che aveva guidato l’iter del protocollo della Mayo
Clinic [che sembrava il migliore di tutti], il dottor David Johnson, che come capo del reparto di oncologia del Vanderbilt University Hospital di Nashville, aveva
condotto uno studio simile con analoghi risultati. Commissionai ricerche informatiche alla biblioteca medica, consultai abstract di ogni studio umano e animale
che lasciava intravedere un barlume di speranza. Contattai ricercatori di case farmaceutiche che potessero darmi informazioni sui nuovi farmaci che erano ancora
in fase di sperimentazione. Ero diventato uno Sherlock Holmes medico. Neanche
un granello di polvere era troppo piccolo da studiare, se solo dava un briciolo di
speranza. Dicevo tutto ad Andrea alla fine di ogni giornata. Lei si aggrappava
ad ogni parola. Ma ogni ricerca giungeva alla stessa conclusione: nessuna
terapia farmacologica era efficace a lunga scadenza.
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La determinazione a vivere porta Andrea a scegliere di seguire altre strade e il
dott. Winaver assiste a questo tentativo di affiancare agli strumenti della medicina
convenzionale un arsenale di terapie alternative, da lui inizialmente aspramente
osteggiate. I risultati danno ragione a sua moglie e la conclusione del libro è
questa:
Ecco perché la medicina complementare è il meglio di ciò che
potevamo fare. La medicina complementare è una medicina che
combina la scienza convenzionale con un’ampia gamma di altre conoscenze per produrre un insieme assai più valido della somma di
queste parti. Riconosco inoltre che la medicina complementare è un
arricchimento di esperienza vecchio come il mondo, da applicarsi al
trattamento e alla prevenzione della malattia. All’inizio ero scettico. Ora il mio scetticismo è stato vinto dai risultati e dall’intelligente
determinazione di Andrea.
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Capitolo 3
La persecuzione delle alternative e la
farsa della ricerca sul cancro
3.1 La persecuzione delle alternative (non tossiche)
del mercato
Terapie anticancro: il Congresso USA spronato ad indagare
Palazzo del Congresso USA, Intervento di Ray Miller
Estratto da: U. S. Congressional Office of Technology Assessment (OTA)
“Terapie del cancro non convenzionali”
trascritto dall’incontro della Commissione OTA, 9 marzo 1990
600 Pennsylvania Ave. SE Washington, D.C.
MILLER: Quasi 4 anni fa, il Senatore John Dingell, presidente della Commissione “Energia e Commercio” del Senato, insieme ad altri 42 membri del
Congresso chiesero che fosse effettuato uno studio per valutare il ruolo e
l’efficacia delle terapie alternative per il cancro. Tale studio fu richiesto all’OTA. L’OTA immediatamente affidò la supervisione dello studio al dott.
Roger Herdman, un ex presidente dello Sloan Kettering, istituto di ricerca
sul cancro, che da sempre è ostile alle terapie complementari.
Nella prima versione, rilasciata nel luglio 1988, la commissione cercò di
perpetrare un raffinato inganno, affermando che nella letteratura medica
mondiale si era riusciti a trovare solo uno studio che riferisse buoni risultati
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L’Immensa Balla della Ricerca sul Cancro
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di un qualche trattamento alternativo per il cancro. Volumi e volumi di studi pubblicati, precedentemente inviati alla Commissione OTA ma ignorati,
furono infine mostrati ai dirigenti dell’OTA, che opportunamente estesero
il periodo di tempo e la portata dell’inchiesta. Appelli perché venisse modificata la composizione della Commissione furono ignorati. La National
Health Federation (NHF) fece notare una fragrante violazione del codice
di condotta dell’OTA, cioè il fatto che il dott. Herdman fosse in possesso
di azioni di borsa legate al destino delle terapie convenzionali per il cancro (75.000 dollari investiti in Oncogene Science Inc.), che in pochi anni avevano portato a guadagni quasi centuplicati, e che non erano note le
implicazioni che questo poteva avere.
I posti disponibili nella Commissione d’indagine su terapie non convenzionali per il cancro si sono riempiti cosı̀ presto che fu rifiutato l’accesso a
Linus Pauling, due volte premio Nobel. Ne parlammo sia con Roger Herdman, sia con Gibbons, e mi fu data l’incredibile risposta: non c’è bisogno di
metterlo nella commissione perché ≪sappiamo da che parte sta, Linus Pauling≫. Raccomandammo allora al Senatore Charles E. Grassley di chiedere
bilateralità nella composizione della Commissione. Le procedure dell’OTA
e questo rapporto OTA sono di per sé “un caso” e noi intendiamo proporre
al Congresso che lo indaghi.
La nuova versione, datata 12 febbraio 1990, fa raggiungere all’arte della
distorsione un livello raramente verificatosi da parte di esponenti di un ente
responsabile. La modalità di accusa senza dare l’opportunità di difendersi
che comparve nella prima versione è stata ora ampliata a qualsiasi studio
sugli effetti positivi delle terapie, che sono sistematicamente e inflessibilmente sminuiti, storpiati. Gli studi dei fautori della terapia sono oscurati e
gli studi di altri ricercatori indipendenti che confermano tali effetti positivi sono ignorati. Il solo aspetto sul quale il rapporto è esauriente sono le
informazioni e le voci negative, soffermandosi su ogni denigrazione priva
di consistenza e insinuazione infondata derivante da immaginazioni deliranti dei più incalliti “acchiappaciarlatani”. Poiché finge neutralità mentre abbonda di calunnie, il rapporto può valere ai suoi autori il titolo di
Acchiappa-Ciarlatani, “Quackbuster of the Year”.
Cosı̀, alla modica cifra di molte centinaia di migliaia di dollari governativi,
dopo aver posposto senza alcuna giustificazione la pubblicazione del rapporto per più di 3 anni, la commissione OTA è arrivata a questa stupefacente
conclusione: ≪Non sarà mai possibile, né è necessariamente auspicabile,
valutare FORMALMENTE tutti, o anche la maggior parte dei trattamenti
non convenzionali usati su pazienti con cancro≫. (pag. 29, capitolo 11)
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È in questo che è consistito tale lavoro della commissione OTA? Permettere
al Congresso di fare una domanda che sapevano sin dall’inizio non li avrebbe obbligati a dare una risposta?
≪Se possono far in modo che formuliate la domanda sbagliata, non sono
obbligati a cercare una risposta≫, è una citazione dal magnifico libro di
Thomas Pynchon, Gravity’s Rainbow.
Rispettosamente, io vi esorto a ripudiare all’unanimità, fermamente e immediatamente, le conclusioni di questo rapporto OTA e a fare qualcosa,
spiegare al Congresso che tipo di risposte potreste dare voi, formalmente o
anche non formalmente. Grazie.
ROSEMARY STEVENS [Presidentessa Commissione OTA su terapia non convenzionale per il cancro]: Per prima cosa, credo che mentre l’opinione di
qualcuno è che questa Commissione OTA sia composta solo da individui
faziosi contrari ai metodi alternativi, altri possono avere un’idea diversa, altri possono credere quello che propendono a credere. È una questione di
opinione. E noi, come commissione, siamo molto interessati a sentire tutti
questi punti di vista.
MILLER: Allora posso fare solo una domanda?
STEVENS: Certamente.
MILLER: Lei pensa che Linus Pauling avrebbe dovuto essere invitato a prendere
parte a questa commissione? Insignito del Premio Nobel per due volte, non
una, ha dato la sua disponibilità, sicuramente era un candidato! Perché gli è
stato negato l’accesso alla commissione? È stata sua la decisione?
STEVENS: Non è stata una mia scelta. I membri della commissione sono stati
selezionati dall’OTA con la normale procedura. C’erano sicuramente altre
persone che avrebbero potuto essere selezionate o non selezionate.
MILLER: Gentile Presidente, stiamo parlando di “pesi massimi”. Quando si
forma una commissione si possono avere 57 “pesi leggeri” e un “peso massimo”. E un peso massimo può mettere al loro posto tutti i 57 pesi leggeri.
E se noi ora vediamo il direttore della American Cancer Society in questa
stessa commissione, allora io voglio qualcuno come Linus Pauling dall’altra
parte della bilancia.
STEVENS: Lei ha toccato dei punti molto importanti, perciò volevo fare un’altra
domanda. Lei afferma che questa relazione non sta formulando la domanda
corretta. Qual è per lei la domanda giusta da porsi?
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MILLER: Io credo che la prima domanda giusta da porsi consista nel chiedersi approssimativamente quante persone ci sono oggi negli Stati Uniti che
hanno avuto remissioni da cancro, parlo di quelle che sono guarite perché
sono ricorse a metodi non convenzionali. Una domanda semplicissima, cui
si sarebbe potuto rispondere con costo marginale, una frazione minuscola di quello che costa questa commissione, e avremmo potuto trovare tale
risposta approssimativa in 10 giorni.
Quante ce ne sono? Sembra che questa domanda non passi proprio per la
mente delle persone incaricate di queste indagini. Vorrei sapere quante ce
ne sono in questa aula.
VOCI DALLA SALA: Uno qui. Io. (Altre voci)
MILLER: Ecco ora so che ce ne sono già 1, 2, 3, 4.
E suggerisco che il vostro staff contatti queste persone e inizi a contarle. Il
dott. Brenner di New York oggi ha portato le schede cliniche di 150 casi e
Michael Culbert, presidente della Commissione per la Libertà di Scelta in
Medicina, un’organizzazione con sede in California, afferma che 5000 casi
sono disponibili su richiesta, solo nel suo stato.
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3.2 La Farsa della ricerca sul cancro continua
anche di fronte al Congresso USA
Palazzo del Congresso USA, Intervento di Ralph Moss
Estratto da: U. S. Congressional Office of Technology Assessment (OTA)
“Terapie del cancro non convenzionali”
trascritto dall’incontro della Commissione OTA del 9 marzo 1990
600 Pennsylvania Ave. SE Washington, D.C.
RALPH MOSS: Il mio nome è Ralph Moss. Dal 1974 al 1977 sono stato vicedirettore delle Pubbliche Relazioni al Memorial Sloan-Kettering Cancer Center.
Oggi sono editore della rivista Cancer Chronicles e autore di sei libri nel campo
del cancro, tra cui Cancer Syndrome (Sindrome del cancro, N.d.A.) e Cancer
Industry (L’industria del cancro, N.d.A.).
Questo rapporto OTA su “Terapie non convenzionali per il cancro”, che avrebbe dovuto svelare come alla ricerca sul cancro sono state messe le catene e la museruola, è diventato invece parte della farsa. Se rimane cosı̀, ritarderà lo studio di
terapie non tossiche per il cancro ancora per molti anni a venire.
Nel giugno 1974, ho fatto una delle più importanti esperienze della mia vita.
Mi recai ai Laboratori Walter in Rhine, New York, e intervistai il dott. Kanematsu
Sugiura, uno degli scienziati con più esperienza e riconoscimenti del Memorial
Sloan-Kettering. Non mi passava minimamente per la testa l’idea che ci fosse
qualcosa da scoprire lı̀. Tantomeno su metodi non convenzionali. Il mio modo di pensare relativamente alle questioni mediche era totalmente convenzionale,
ortodosso. Direi che ero un credulone. Pensai solo che il dott. Sugiura mi avrebbe fornito un ottimo personaggio e fosse perfetto da mettere sul Centre News, il
quotidiano che arrivava a tutti gli impiegati. Alla fine dell’intervista gli chiesi:
≪Che cosa sta facendo ora?≫. Dovete sapere che era piccolino, cosı̀ anziano, un
personaggio! Pensai che sarebbe risultata una simpatica appendice spiegare alle
persone che egli stava ancora lavorando nonostante avesse superato gli 80 anni di
età. Egli rispose: ≪ Oh, lavoro sull’amigdarina≫. Ci misi un secondo per capire
che stava parlando di “amigdalina”, la vitamina B17 , nota anche come Laetrile!
Era proprio la sostanza per cui io ero incaricato di rilasciare dichiarazioni e rapporti alla stampa, e quello che sostenevo era che i risultati erano completamente
negativi nei nostri studi.
E io gli chiesi cosa ci fosse da lavorare su tale sostanza dal momento che non
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