L`UNIONE SOVIETICA E LA RESISTENZA IN EUROPA (*)

L 'U N IO N E S O V IE T IC A E L A R E S IS T E N Z A IN EU RO PA (*)
Nella prima parte della relazione vengono esposti i criteri metodologici e interpretativi generali ai quali il Boltin ed i suoi collaboratori si
sono attenuti. Essi si fondano sid riconoscimento che la IP guerra mondiale
è stata caratterizzata da una tanto ampia partecipazione delle masse popolari quale nessun precedente conflitto aveva conosciuto. Durante la prima
fase delle operazioni belliche (settembre 1939 - maggio 1940), la politica
dei governi francese ed inglese, volta a dirigere l’aggressione hitleriana
contro l’ URSS, aveva determinato la « disfatta militare della Francia e l’oc­
cupazione di tutta una serie di paesi europei da parte della Germania ».
« Da quel momento, —• scrive il Boltin — il conflitto venne gradualmente
acquistando un carattere giusto, liberatore e antifascista, determinandosi
e affermandosi definitivamente con questo carattere dopo l’entrata in
guerra dell’ Unione Sovietica ». La Resistenza nacque, perciò, « perchè 1
governi antipopolari dei paesi occidentali abbandonarono la lotta contro i
fascisti e capitolarono davanti ad essi », e divenne elemento di assoluto
rilievo nello svolgimento della guerra, come gli stessi tedeschi hanno neonosciuto.
Sulla base di tale interpretazione dello svolgimento del conflitto, gli
storici sovietici combattono le tesi di quegli studiosi occidentali — tede­
schi e statunitensi — che vorrebbero minimizzare o addirittura mettere
in dubbio la legittimità e la portata della Resistenza. Essa non è stata un
fenomeno contingente, non è sorta come reazione temporanea all’occupa­
zione nazista, ma ha avuto radici più profonde « nell’aspirazione patriottica
del popolo di ogni paese ad un’esistenza nazionale indipendente, alla
libertà e alla democrazia ». In questo quadro è inserita la partecipazione
alla Resistenza dei comunisti, partecipazione che fu totale e senza riserve
proprio per la loro volontà di essere i combattenti più conseguenti della
causa della libertà e della democrazia.
Le altre parti della relazione sono riportate integralmente, salvo per
il punto 3 (sul contributo recato dall’ URSS alla liberazione dei vari paesi
d’Europa), di cui riproduciamo solo i passi riferentisi alla Polonia, alla
Jugoslavia e all’Italia.
(*) Relazione presentata dall’Istituto Marxismo-Leninismo di Roma al Congresso
Internazionale di Storia della Resistenza Europea (Milano, marzo 1961).
L ’Unione Sovietica e la Resistenza m Europa
6
LA
R E S IS T E N Z A
E
LA
P O LIT IC A
D ELLE
PO TEN ZE
ALLEATE
NEL
1941^945.
N ell’estate del 19 4 1, la lotta di liberazione nazionale dei popoli
dei paesi occupati d’Europa entrava in una nuova fase, condizionata dall’aggressione della Germania contro l’ U RSS, dall’ inizio
della grande guerra nazionale dell’Unione Sovietica contro i paesi
del blocco fascista e dalla formazione di una coalizione anti-nazista
di popoli e di governi con a capo l’U RSS, la Gran Bretagna e gli
Stati Uniti.
« L ’entrata dell’U R SS nella seconda guerra mondiale è venuta
a completare il processo della sua trasformazione in guerra giusta
e liberatrice contro i paesi del blocco fascista. Il ruolo decisivo
dell’Unione Sovietica, nella definitiva affermazione del carattere
giusto della guerra, si è manifestato non soltanto nel fatto che la sua
lotta ha dato nuove forze ed una nuova certezza a tutti gli altri
popoli combattenti contro il fascismo, ma anche nel fatto che gli
stati borghesi e i loro governi, e in primo luogo le grandi potenze
che avevano combattuto contro gli aggressori fascisti, si erano visti
obbligati per la forza delle circostanze ad allearsi, ad entrare in
coalizione con l ’U R SS, ad assecondarla in un modo o nell’altro nei
suoi sforzi, pur conservando simultaneamente un’ostilità ideologica,
o persino politica, nei riguardi dello stato socialista divenuto loro
alleato. Essi non avevano altra scelta: la loro vittoria era incon­
cepibile senza la vittoria dell’Unione Sovietica che significava la
vittoria del progresso e della libertà sulla reazione » (1).
Oltre all’U RSS, alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti la coali­
zione antihitleriana comprendeva anche i popoli di tutti i paesi
occupati dai fascisti tedeschi, oltre al popolo cinese in lotta contro
l’invasore giapponese. La creazione di una vasta coalizione anti­
hitleriana, contribuendo alla coesione delle forze democratiche e
rafforzando la loro lotta contro gli aggressori fascisti, ha gettato
solide fondamenta per il movimento di liberazione nazionale. Gli
scopi di liberazione della grande guerra nazionale dell’Unione So­
vietica non le hanno soltanto valso le calorose simpatie dei popoli
e dei paesi stranieri, ma sono stati anche un mezzo potente per la1
(1) Istoria Velieoi Otecestvennoi voini Sovetskogo Soiusa 1941-1945, tomo I. M.
voenisdat, i960, p. XXII.
L ’Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
7
loro mobilitazione nella lotta contro il fascismo. Lo storico polacco,
Stefan Boratynski, scrive: « L ’entrata dell’ U R SS nella guerra infatti non solo ha cambiato i rapporti delle forze belligeranti, stor­
nando dalla Gran Bretagna un pericolo catastrofico, ma ha simulta­
neamente condotto a profondi cambiamenti nella coscienza dei
popoli che lottavano contro la Germania. Sotto l’influenza dell’en­
trata in guerra dell’U R SS gli ideali della liberazione hanno avuto
adesioni sempre più vaste, mentre il programma antifascista si è
strettamente collegato alla lotta per l’indipendenza dei paesi occu­
pati e alla difesa dei paesi minacciati » (2).
Il carattere giusto assunto dalla guerra contro gli stati fascisti
ha esercitato pure un’enorme influenza sulla Gran Bretagna e sugli
Stati Uniti. I popoli di questi paesi sono stati animati dai fini di
liberazione della guerra: la loro volontà di lotta e la loro aspira­
zione di riportare a qualsiasi prezzo la vittoria si sono fortemente
accresciute.
Il carattere liberatore della guerra contro gli stati fascisti ha
anche seriamente influito sulla situazione interna di questi stessi
stati. I comunisti, che denunciavano gli scopi annessionistici dei
governi, chiamavano dalla clandestinità più profonda le masse a
contribuire alla loro disfatta ed avvertivano che la politica di con­
quista sarebbe inevitabilmente fallita.
Lo storico italiano della Resistenza, Roberto Battaglia, nota
l’enorme influenza che ha esercitato l’Unione Sovietica nella se­
conda guerra mondiale sulla situazione interna italiana e soprat­
tutto sulla classe operaia. Egli scrive: « L ’aggressione nazista all’U R SS ha l’effetto di rendere più viva e acuta la coscienza dei
compiti particolari che spettano alla classe operaia italiana, la sua
funzione dirigente rispetto all’intero schieramento nazionale » (3).
L ’entrata in guerra dell’Unione Sovietica contro gli stati fa­
scisti significava anche un cambiamento radicale della situazione
militare in Europa. Era finito il periodo delle facili passeggiate
militari e delle vittorie vertiginose dei conquistatori fascisti: stava
per essere impegnata una lotta a morte. I soldati e gli ufficiali tede­
schi, ingannati dalla propaganda nazista, non hanno subito avuto23
(2) STEFAN B oratynski, Diplomatiia perioda vtoroi mirovoi Voini. Mejdunarodnie
konferenzii 1941-1945 godov, M. Isd-vo, 1959, pp. 84-85.
(3) R oberto B attaglia , Storia della Resistenza italiana, Einaudi, Torino,
1953, p. 62.
8
L ’Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
coscienza di questa verità. Ma tanto più terribile doveva essere il
loro risveglio.
La grande maggioranza degli abitanti dei paesi assoggettati o
minacciati dai nazisti, gli uomini d’avanguardia negli stati fascisti
stessi, scorgevano chiaramente nell’Unione Sovietica la forza essen­
ziale che avrebbe portato loro la liberazione. Essi comprendevano
che solo l’Unione Sovietica era in grado di fermare le orde fasciste
e di batterle, di liberare l’umanità dalla peste nera, di salvare la
civiltà mondiale, di liberare milioni di uomini dalla prigione rap­
presentata dall’ « ordine nuovo » dei nazisti.
Una delle principali difficoltà che ostacolarono lo sviluppo
della Resistenza prima dell’inizio della grande guerra mondiale fu
la mancanza di una chiara prospettiva di lotta, che d’altronde non
poteva esistere fino a che non si fosse concluso il processo di tra­
sformazione della guerra contro la Germania in guerra giusta e
liberatrice, prima che una forza così potente come l’Unione Sovietica
si fosse opposta alla Germania. Dopo l’aggressione della Germania
contro l’U RSS e la creazione della coalizione antihitleriana, gli
scopi e le prospettive della lotta di liberazione nazionale divennero
chiari: ormai i destini della Resistenza dei popoli europei dipende­
vano dalla politica della coalizione antihitleriana e in primissimo
luogo dei suoi principali alleati: l’ U RSS, la Gran Bretagna e gli
Stati Uniti.
L ’ Unione Sovietica ha dato un decisivo apporto nel tracciare
questa politica, redigendo un programma della coalizione antifa­
scista, che rispondeva interamente al carattere liberatore della
guerra. L ’atteggiamento dell’Unione Sovietica verso la Resistenza
vi fu esposto nei suoi particolari. Riconoscendo la Resistenza come
un grande movimento popolare, legittimo e logico, l’Unione So­
vietica non concepiva la sua attività bellica se non collegata con la
Resistenza di tutti i paesi in cui questo movimento era sorto e si
andava sviluppando. V a da se che questa unità presupponeva un
largo concorso alla Resistenza da parte dell’U RSS.
La posizione dell’Unione Sovietica nei confronti dei popoli
dei paesi occupati e della Resistenza è stata esposta nel modo più
chiaro nel discorso tenuto alla radio dal capo del governo sovietico,
f. Stalin, il 3 luglio 19 4 1.
« Non si può considerare la guerra contro la Germania fascista
come una guerra ordinaria, — disse Stalin. — Non è solo una
L ’Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
9
guerra che si combatte fra due eserciti: è anche la grande guerra
di tutto il popolo sovietico contro le truppe fasciste tedesche. Questa
guerra del popolo per la salvezza della patria contro gli oppressori
fascisti non ha per scopo soltanto l’eliminazione del pericolo che
incombe sul nostro paese, ma anche l’aiuto a tutti i popoli d’Europa
che gemono sotto il giogo del fascismo tedesco. Non saremo soli
in questa guerra liberatrice. Nostri fedeli alleati sono i popoli del­
l’Europa e dell’America, compreso il popolo tedesco asservito dai
caporioni nazisti. La nostra guerra per la libertà della nostra patria
si confonderà con la lotta dei popoli di Europa e di America per
la loro indipendenza, per la conquista delle libertà democratiche.
Sarà il fronte unico dei popoli che si affermano per la libertà contro
l’assoggettamento e la minaccia di assoggettamento da parte degli
eserciti fascisti di Hitler « (4).
La storia ha confermato interamente queste parole.
L ’idea del vincolo stretto ed unitario nella guerra liberatrice
dell’Unione Sovietica e di tutti gli altri popoli europei resta il mo­
tivo conduttore di tutti i principali discorsi e di tutte le dichiara­
zioni del capo del governo sovietico durante la guerra. Nelle ore
più gravi della guerra contro l’Unione Sovietica, il 6 novembre
19 4 1, quando il nemico si trovava davanti a Mosca, Stalin ha
messo in evidenza, nel suo discorso, come elemento essenziale della
situazione, il fatto che « l’ U RSS, lungi dal trovarsi isolata, ha
acquisito nuovi alleati: la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e tutti i
paesi occupati dai tedeschi » (5). Il discorso sottolinea l’instabilità
dell’ « ordine nuovo » in Europa e dichiara: « Chi può dubitare
che l’U RSS, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti d’America diano
il loro appoggio totale ai popoli d’Europa nella lotta di liberazione
dalla tirannia nazista? » (6).
Di particolare importanza sono le tesi avanzate da J. Stalin
a nome del governo sovietico nel discorso tenuto il 6 novembre
1942, in cui veniva decisa la politica dell’Unione Sovietica nei con­
fronti della Resistenza e veniva stabilito il programma di aiuti della
coalizione antihitleriana a questo movimento. Il capo del governo
sovietico proclamò che uno dei punti essenziali del programma era4
56
(4) S talin , 0 velikoi Otecestvennoi voine Sovetskogo Soiusa, M. Gospolitisdat,
1955, p. 16.
(5) Ibid., pp. 21-22.
(6) Ibid., pp. 32.
IO
L ’Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
« la liberazione delle nazioni asservite e la restaurazione dei loro
diritti sovrani » (7), in stretto collegamento con gli obbiettivi es­
senziali della guerra dei popoli delPURSS e delle forze armate
sovietiche contro il blocco fascista. « Il nostro terzo compito —
diceva J. Stalin — consiste nel distruggere l’esecrato « ordine
nuovo » in Europa e nel punirne i fondatori » (8).
La convinzione che l’appoggio al movimento di liberazione
nazionale dei popoli europei fosse uno dei compiti essenziali della
politica e della strategia dell’U R SS e di tutta la coalizione antihitleriana, è stata evocata a più riprese da J. Stalin nei suoi discorsi
pubblici dal 1942 al 1945 (9).
La politica che l’Unione Sovietica effettivamente seguì nei
confronti della Resistenza nei diversi paesi europei è stata intera­
mente conforme alle dichiarazioni citate.
L ’atteggiamento che l’Unione Sovietica tenne verso la Resi­
stenza si distingueva essenzialmente da quello degli Stati Uniti e
della Gran Bretagna. Mentre l’ Unione Sovietica accordava il mas­
simo del suo aiuto e del suo appoggio al movimento di liberazione
dei popoli, a tutte le forze patriottiche della libertà in ogni paese, i
governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, paventando lo
slancio politico delle masse, cercavano di ridurre l’ampiezza della
Resistenza. Per questa ragione essi invitavano all’attesa (politica
di « attendismo »), rifiutavano di riconoscere i governi che si erano
costituiti fra gli emigrati se questi si pronunciavano in favore di
un appoggio alla Resistenza, limitavano la quantità dell’ aiuto ma­
teriale alle forze in lotta. Per questa ragione essi sostenevano nello
stesso tempo i diversi « movimenti » di traditori che si camuffa­
vano sotto le insegne della Resistenza (« Bally Kombetar », in
Albania, Mihailovic in Jugoslavia, la « Brigata di ricognizione »
in Polonia, e così via).
La tendenza ad isolare la Resistenza dall’influenza degli elementi progressisti di sinistra e soprattutto dall’influenza dei comu­
nisti, ad opporre la classe operaia e i comunisti agli altri gruppi
sociali e correnti politiche che partecipavano alla Resistenza e, in
definitiva, a limitare la portata di questa è un connotato della
politica delle potenze occidentali.78
9
(7) Ibid., pp. 7 1.
(8) Ibid., pp. 76.
(9) Ibid., pp. 105, 121-126,
162-163.
L'Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
11
I governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna hanno cer­
cato di soffocare l’aspirazione delle masse lavoratrici europee a
vaste trasformazioni sociali. Il comando americano e britannico,
pur servendosi della lotta di liberazione dei popoli per ottenere la
vittoria sulle truppe hitleriane, si sforzava nello stesso tempo di
impedire che nei paesi occupati scoppiassero insurrezioni nazionali.
Alcuni partiti politici borghesi degli Stati dell’Europa occidentale,
temendo di perdere la loro influenza sulle masse, prendevano parte
alla Resistenza, ma tentavano anch’essi di impedire che la lotta
dei lavoratori degenerasse in rivolta generale. Il comando degli
eserciti alleati e i dirigenti della maggioranza dei partiti borghesi
non incoraggiavano che il sabotaggio passivo, gli atti di diversione
nelle retrovie delle truppe tedesche, le azioni di ricognizione, con
il pretesto che la lotta armata contro gli occupanti suscitava da
parte di questi crudeli repressioni, non soltanto nei confronti dei
partigiani ma di tutta la popolazione.
Da ciò scendevano logicamente concrete azioni antipopolari,
quali i tentativi di sciogliere e di vietare le forze armate della
Resistenza in Francia dopo la liberazione di Parigi nell’agosto 1944,
gli appelli a por fine alla guerra partigiana in Italia, nell’inverno
1944-45, l’annientamento del Movimento di liberazione popolare
in Grecia e così via.
Tutti questi fatti consentono di caratterizzare la politica del­
le potenze occidentali (e in primissimo luogo quella degli Stati
Uniti e della Gran Bretagna), di fronte alla Resistenza, come una
politica che partiva da una sottovalutazione della funzione delle
masse nella lotta contro il fascismo e dal timore della loro attività
politica. Invece la politica dell’Unione Sovietica mirava ad un vasto
incremento della Resistenza in tutte le sue forme e in tutte le sue
manifestazioni, al massimo sviluppo dell’attività politica delle masse
popolari e alla mobilitazione delle loro forze in vista di una aperta
lotta armata contro il fascismo.
L ’assistenza dell’ Unione Sovietica alla Resistenza aveva di­
verse caratteristiche a seconda delle condizioni che regnavano nel­
l’uno o nell’altro dei paesi occupati (v. cap. Ili della relazione).
Per valutare questa assistenza nel suo complesso, bisogna
prendere innanzitutto in considerazione l’ importanza e la portata
della lotta gigantesca che conducevano le forze armate sovietiche
contro l’esercito nazista e contro gli eserciti dei satelliti della
12
L ’ Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
Germania. La lotta e le vittorie delle forze armate sovietiche rap­
presentavano il modo più attivo ed efficace per aiutare la Resi­
stenza. La liberazione dell’Europa sarebbe stata impossibile senza
le vittorie militari dell’ Unione Sovietica. Questo fatto era a quel­
l’epoca apertamente riconosciuto dai dirigenti delle potenze occi­
dentali: Roosevelt, Churchill, de Gaulle e altri, ed è pure ricono­
sciuto dagli storici occidentali della seconda guerra mondiale, oltre
che dai memorialisti obiettivi.
L ’influenza diretta delle vittorie degli eserciti sovietici sulla
Resistenza aveva un duplice effetto: da una parte esse contribui­
vano a rinvigorire la Resistenza, ad accrescerne le forze, a creare
condizioni più vantaggiose per il suo sviluppo e per forme efficaci
e risolute di lotta; dall’altra parte esse hanno condotto alla diretta
liberazione di una serie di paesi europei da parte dell’esercito so­
vietico, unitamente alle forze della Resistenza. Per quanto concerne
il primo punto, cioè il rafforzamento delle forze della Resistenza
sotto l’ influenza dei successi militari dell’Unione Sovietica, è indi­
spensabile ricordare in primissimo luogo l’importanza decisiva delle
vittorie riportate dall’ armata sovietica davanti a Mosca e a Stalin­
grado, oltre all’espulsione massiccia degli occupanti tedeschi dal
territorio dell’ U RSS iniziata dopo Stalingrado. In seguito alla di­
sfatta dei tedeschi davanti a Mosca, il generale de Gaulle, pren­
dendo la parola il 20 gennaio 1942 a radio Londra, ha dichiarato:
« Il popolo francese saluta con trasporto il successo e l’ incremento
delle forze del popolo russo, poiché questi successi avvicinano la
Francia allo scopo desiderato — la libertà e la vendetta » (io).
Churchill ha qualificato l’offensiva sovietica da Stalingrado a
Rostov come « una catena di vittorie straordinarie » (11). Roose­
velt ha detto dal canto suo, della vittoria dell’armata sovietica
davanti a Stalingrado, che si trattava di « uno dei più bei capitoli
in questa guerra dei popoli che si sono uniti contro il nazismo e i
suoi imitatori » (12).
Stalingrado segnò l’inizio di una crisi politica nei paesi del
blocco fascista: Italia, Ungheria, Romania, Finlandia, crisi che si
(10) Sovetsko - franzusskoe otnoscienia vo vremia Velikoi Otecestvennoi voint
1941-1945 gg., M. Gospolitisdat, 1959, p. 55.
(11) Peripisca Predsedateìia Soveta Ministrov SSSR s Presidentemi S. SC H . A.
[Usa] i premier - ministrami Velicobritanii vo vremia Velikoi Otecestvennoi voini
1941-1945 gg., t. I, M. Gospolitisdat 1957, p. 92.
(12) Ibid., t. I, pp. 52-53.
L ’ Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
13
è conclusa con il crollo totale del blocco. Nonostante il terrore
feroce che regnava in questi paesi, ed anche in Bulgaria, dopo
Stalingrado e sotto l’influenza delle altre vittorie dell’esercito so­
vietico si assistette ad un brusco rafforzamento del movimento
antifascista. Il 1943, il primo anno dopo la vittoria di Stalingrado,
si caratterizza per l’ incremento numerico delle forze della Resistenza
e per l’aumento della loro attività nella maggior parte dei paesi
occupati.
Il movimento antifascista aumentava persino in Germania,
fatto che è testimoniato dalla presenza di un maggior numero
di gruppi antifascisti clandestini e dall’accentuarsi della loro at­
tività nel 1943 (13).
Per tutti i popoli in lotta contro il nazismo, Stalingrado è di- •
venuto il simbolo della vittoria futura. Il sole di Stalingrado ha
rischiarato la via alla successiva lotta dei patrioti francesi, che
hanno raddoppiato i loro attacchi al nemico. Per i patrioti italiani
in lotta contro il fascismo, Stalingrado divenne l’inizio di una
lotta di liberazione popolare di massa. R. Battaglia qualifica la
vittoria di Stalingrado il « punto culminante » della Seconda guer­
ra mondiale e afferma che in Italia in questo momento « è nata la
Resistenza propriamente detta come fenomeno di massa e non più
come espressione d’avanguardie eroiche o stato spontaneo di ri­
volta popolare » (14).
Ma Stalingrado non era che l’inizio nella catena delle vittorie
dell’esercito sovietico. Dal novembre 1942 e fino alla fine della
guerra, le forze armate sovietiche hanno condotto un’offensiva
vittoriosa, superando la distanza gigantesca che separa il Volga dal­
l’Elba. E, a mano a mano che l’ondata incandescente della guerra
si avvicinava all'Europa centrale, si assisteva ad un aumento del­
l’influenza delle vittorie dell’Unione Sovietica sulla lotta di libera­
zione nazionale, influenza che raggiungeva il suo culmine con
l’entrata delle truppe sovietiche entro i confini di questo o di quel
paese e col trasferimento delle operazioni militari nel suo territorio.
Numerosi uomini politici e capi militari dell’Occidente riconosce­
vano e riconoscono l’influenza decisiva delle vittorie delle forze
armate sovietiche sulla lotta dei popoli della coalizione antihitle(13) Otto V inzer , 12 let borbi protiv fascisma i voini, M. Isd-Vo, 1956.
(14) R. B attaglia , op. cit., p. 70.
L ’Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
riana. Così, l’ex ministro degli Interni degli Stati Uniti, H. Ickes,
diceva nel luglio 19 4 4 : « Con la loro difesa eroica della Patria,
i Russi non soltanto hanno mostrato al mondo che si può distrug­
gere il nazismo, ma hanno animato la lotta, hanno ispirato coraggio
ai popoli delle Nazioni Unite che da lungo tempo si trovavano già
al limite della disperazione. Il mito dell’ invincibilità del nazismo
è stato distrutto nelle pianure della Russia sovietica. Nomi quali
quelli di Stalingrado, di Kharkov, di Smolensk, di K iev sono
divenuti il simbolo del coraggio invincibile e della volontà infles­
sibile per gli uomini e per le donne delle Nazioni Unite, ovunque
essi combattano » (15).
Anche le operazioni militari degli Alleati occidentali dell’U R SS
nella coalizione antihitleriana — Stati Uniti e Gran Bretagna —
hanno influito sulla Resistenza. Ma è diffìcile paragonare nelle loro
proporzioni questa influenza con quella della lotta armata del
popolo sovietico. Il fatto è d’altronde facilmente comprensibile se
si pensa che fino alla metà del 1943 le forze armate degli Stati
Uniti e della Gran Bretagna non avevano condotto operazioni
militari sul continente europeo e che il secondo fronte in Europa
occidentale fu aperto soltanto quando la disfatta militare della
Germania era già decisa dalle azioni delle forze armate sovietiche.
Così la lotta armata del popolo sovietico era il modo essen­
ziale e decisivo dell’influenza e dell’assistenza dell’ U R SS al movi­
mento di liberazione nazionale in Europa.
l ’ u n io n e
s o v ie t ic a
e
il
m o v im e n t o
di
l ib e r a z io n e
n a z io n a l e
NEI V ARI P A E S I D’ E U R O P A .
L A POLONIA
Non meno considerevole, per la sua portata e per la sua impor­
tanza di quello recato alla Cecoslovacchia, è stato il contributo
accordato dall’Unione Sovietica alla liberazione della Polonia, anche
se le relazioni sovieto-polacche nel corso della guerra hanno dovuto
svolgersi in una situazione molto più complicata e difficile.
(15) « Soviet Russia today », July, 1944.
L ’ Unione Sovietica e la Resistenza m Europa
5
Esattamente come il governo cecoslovacco, il governo emigrato
polacco a Londra fu riconosciuto dalPUnione Sovietica agli inizi
della Grande guerra nazionale. Contemporaneamente il governo
sovietico era disposto ad una seria collaborazione con l’emigrazione polacca, purché, beninteso, sulla base di una leale politica
del governo Sikorski e di un reale appoggio degli ambienti emigrati
a tutte le forze antifasciste progressive in Polonia.
Ora, la politica del governo emigrato polacco era del tutto
diversa. Essa aveva un orientamento antisovietico e reazionario;
non mirava allo sviluppo del movimento di liberazione del popolo
polacco, ma alla salvaguardia e alla restaurazione del tarlato regi­
me antipopolare che aveva dominato la Polonia dell’ anteguerra.
Fu proprio la politica antisovietica del governo emigrato polacco
a far sì che la « questione polacca » si trasformasse in uno dei
problemi più scabrosi sorti nei rapporti fra i membri principali
della coalizione antihitleriana. Il fondo della questione stava nel
fatto che il governo emigrato polacco, appoggiato da certi ambienti
degli Stati Uniti e dell’ Inghilterra, formulava pretese politiche e
territoriali verso l’U R SS, senza voler tener conto delle lezioni
della storia e del fatto che l’Unione Sovietica doveva sopportare il
peso maggiore della guerra con la Germania, in nome della libera­
zione di tutti i paesi occupati, ivi compresa la Polonia.
A ll’indomani dell’aggressione della Germania contro l’U RSS,
il 23 giugno 19 4 1, il capo del governo emigrato polacco,, il ge­
nerale Sikorski, fece una dichiarazione politica nella quale recla­
mava la restaurazione del potere della Polonia sui popoli dell’U ­
craina occidentale e della Bielorussia occidentale (16). Quando, su
iniziativa del governo sovietico, il 5 luglio 19 4 1, a Londra, si
intavolarono trattative fra l’U R SS e il governo polacco emigrato,
quest’ultimo, in contrasto con gli interessi reali del popolo polacco,
insistette perchè l’ U R SS rinunciasse alle terre che erano sempre
appartenute alla Bielorussia e all’ Ucraina. I rappresentanti del go­
verno britannico che assunsero la mediazione nelle trattative sovieto-polacche, ed anche il governo degli Stati Uniti, appoggiarono
le pretese territoriali dell’emigrazione polacca. Ma, comprendendo
che questa posizione avrebbe avuto un’eco fra le più sfavorevoli
in Polonia, il governo Sikorski firmò ugualmente un accordo di
(16)
R oman
1946, p. 13.
U niastowski,
Poland,
Russia
and
Great
Britain.
1941-1945,
i6
L ’ Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
alleanza con l’U RSS, lasciando aperta la questione delle frontiere
orientali della Polonia. Esso contava di poter sfruttare nell’avvenire le difficoltà dell'Unione Sovietica per ottenere, a sue spese
e con l’appoggio della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, la siste­
mazione di tale questione. Il vice primo ministro polacco, Mikolajczyk, aveva tenuto a sottolineare il permanere delle rivendica­
zioni territoriali del governo emigrato nei confronti dell’U RSS.
« Noi presentiamo ai Russi -— scriveva — alcune condizioni in
cambio del nostro impegno di assistenza » (17).
L ’accordo sovieto-polacco fu firmato il 30 luglio 1 9 4 1 : conte­
neva impegni di assistenza reciproca nella guerra contro la Ger­
mania e prevedeva anche la creazione di un esercito polacco sul
territorio dell’U R SS (18). Esso aveva importanza essenziale per il
popolo polacco e per il suo movimento di resistenza, giacche gli
apriva le prospettive di liberazione del paese e di rinascita della
sovranità dello Stato. La notizia della conclusione dell’accordo fu
accolta con gioia nella Polonia occupata. Una delle stazioni radio
emittenti polacche rivolse al popolo un messaggio in cui si diceva:
« Polacchi, abbiamo passato giorni di orrore, di sofferenza, di
dolore e di umiliazione da quando lo stivale tedesco ha calpestato
la nostra amata terra... Ma oggi la speranza ritorna. I nostri fra­
telli russi sono con noi « (19).
Le relazioni fra il popolo sovietico e il popolo polacco avreb­
bero potuto svilupparsi felicemente sulla base della lotta comune
contro il nemico, se non fossero state ostacolate dalla politica anti­
sovietica del governo emigrato polacco. Questa si ripercosse in modo
particolare sulla condotta del comandante in capo dell’esercito po­
lacco, in via di formazione sul territorio sovietico: il generale
Anders.
A causa del sabotaggio di Anders e degli altri rappresentanti
del comando militare polacco, avvenne che l’esercito polacco, for­
mato in U R SS nel 19 4 1-4 2 , non soltanto non prese parte alcuna
alla liberazione del proprio paese ma fu trasferito lontano dal teatro
europeo della guerra. V i furono invece decine e centinaia di mi(17) S tanislaw M ikolajczyk , The Rape of Poland. Pattern of Soviet Aggression,
N .Y . and Toronto, 1948, pp. 16-17.
(18) Vnescnia politica Sovetskogo Soiusa v period Otecestvennoi voini, t. I., M.
Gospolitisdat, 1944, pp. 12 1-12 2 .
(19) « Pravda », 2 agosto 1941.
L'Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
17
gliaia di patrioti polacchi che formarono un nuovo esercito polacco
il quale, a partire dall’autunno 1943 e fino alla fine della guerra,
combattè a fianco delle truppe dell’esercito sovietico. Questi soldati
entrarono primi in Varsavia liberata e portarono le loro bandiere
vittoriose fino a Berlino.
La politica reazionaria e antisovietica del governo emigrato
polacco, con il quale l’U R SS si vide obbligata, nell'aprile 1943, a
rompere i rapporti (20), è stato il principale freno allo sviluppo
della Resistenza nella Polonia occupata, ha impedito all’ Unione
Sovietica di prestarle il suo aiuto ed ha provocato una lotta
interna fra le correnti di questo movimento, che non ha potuto
che giovare agli occupanti tedeschi.
Tuttavia, a dispetto degli intrighi della reazione polacca, l’assistenza fornita dal popolo sovietico e dalle sue forze armate al
movimento di liberazione del popolo polacco è stata decisiva.
Churchill stesso fu costretto, in un messaggio diretto il i° febbraio 1944 a J. Stalin, a riconoscere che « la liberazione della PoIonia dal giogo tedesco si compie soprattutto a prezzo di enormi
sacrifici degli eserciti russi » (21).
La politica del governo sovietico verso il movimento di libe­
razione del popolo polacco ebbe un’importanza del tutto partico­
lare nel periodo in cui le forze armate sovietiche, penetrando sul
suolo polacco, crearono le condizioni effettive per la restaurazione
della indipendenza nazionale di questo paese. Questa politica, che
si ispirava all’intento di creare uno stato polacco democratico, forte
e indipendente, consisteva nell’appoggiare e nell’aiutare tutti quegli
elementi del popolo polacco che avevano onestamente combattuto
oppure che erano pronti a combattere il fascismo tedesco e che cer­
cavano la collaborazione dell’Unione Sovietica. V a da sé che
l’Unione Sovietica non poteva sostenere quegli elementi che nel
movimento polacco agivano praticamente nell’interesse degli oc­
cupanti tedeschi.
Il Partito operaio polacco era l’organizzazione politica demo­
cratica e antifascista essenziale, che esprimeva gli autentici interessi
del popolo e agiva sul territorio della Polonia. Questo partito aveva
saputo attirare intorno al suo programma politico 14 organizzazioni
(20) Peripisca Predsedatelia Soveta SSSR s Presidentami S. SC H . A . i premier
ministrami Velikobritanii, t. I. pp. 119 -127 .
(21) Ibid., p. 193.
i8
L ’ Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
democratiche. Una dichiarazione resa pubblica da questo partito,
in accordo con queste organizzazioni, nel novembre del 1943,
diceva che la futura Polonia doveva essere uno stato indipendente
e sovrano, amico dell’Unione Sovietica (22). E ’ su questa piatta­
forma che il i° gennaio 1944 fu creata la Krajowa Rada Narodowa,
organo centrale del Fronte antifascista nazionale e nello stesso
tempo organo rappresentativo supremo delle forze democratiche,
Parlamento della Polonia.
Grazie ad un’importante attività organizzativa e politica svolta
dal Partito operaio polacco e dalla Krajowa Rada Narodowa, la
lotta di liberazione nazionale raggiunse un livello superiore e
cominciò a prendere il carattere di una rivoluzione democratica
popolare. La lotta armata dei patrioti polacchi si intensificò. La
creazione, in virtù di un decreto della Krajowa Rada Narodowa
del i° gennaio 1944, delle forze armate del popolo — l’Armata
ludowa il cui nucleo era costituito dalla Guardia ludowa — vi
contribuì grandemente. L ’Armata ludowa comprendeva nei suoi
effetti sia i distaccamenti della milizia popolare del Partito socia­
lista polacco, sia una parte dei battaglioni Hlopskie (23) e anche
alcuni distaccamenti del’Armata krajowa (24). Gli effettivi dell'Armata ludowa che si appoggiava sulle grandi masse popolari
aumentarono senza sosta.
Già nell’autunno 19 43, su richiesta dell’emigrazione polacca
progressista, con l’aiuto del Comando sovietico, si formarono fra i
Polacchi che combattevano con i patrioti dell’Ucraina e della Bie­
lorussia numerosi distaccamenti partigiani ben armati ed equi­
paggiati. N ell’aprile 1944, venne creato uno stato maggiore del
movimento partigiano polacco, che doveva dirigere la lotta partigiana sul territorio della Polonia. A i suoi ordini aveva un distac­
camento e tre brigate polacche che contavano più di 1800 uomini,
e che ricevettero dai sovietici i necessari mezzi di trasporto. Sotto
la direzione dello stato maggiore polacco del movimento partigiano,
le formazioni partigiane polacche furono ben presto trasferite
(22) Istoria Polsci, t. Ili, M. Isd - vo A H SSSR , 1958, p. 612.
(23) I battaglioni Hospkie - B .H . (Battaglioni contadini, 1942-45) erano un’orga­
nizzazione militare del Partito contadino « Stronnictwo ludowo » che raggruppava
una parte considerevole della gioventù contadina.
(24) M. S pica lskii , O. Polsco - sovetskom boevom sodrujestve, in « Voenno istoriceskii jurnal » i960, n. 1, p. 37.
L ’ Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
19
nelle retrovie del nemico, in Polonia, dove furono aggregate alla
Armata ludowa.
Le vittorie dell’armata sovietica hanno esercitato un’influenza
enorme sullo sviluppo della lotta armata del popolo polacco contro
gli aggressori nazisti. La sua rapida avanzata verso le frontiere della
Polonia rafforzò la fede dei patrioti polacchi in una loro prossima
liberazione dal giogo fascista e rialzò il loro morale nel combattimento. L ’assistenza materiale e tecnica che l’Unione Sovietica
prestava ai patrioti della Polonia ha anche giocato un grande
ruolo nel rafforzamento del movimento di liberazione nazionale.
A partire dall’aprile 1944, i patrioti polacchi hanno ricevuto dalla
U R SS una grande quantità di fucili mitragliatori, di munizioni,
di materie esplosive oltre che di mitragliatrici di grosso calibro e
di fucili anticarro.
N el 1944 la guerra partigiana si estendeva su tutta la Polonia
occupata. Particolarmente attivi furono i partigiani della regione
di Lublino: la prossimità del fronte sovieto-germanico e della
zona di operazione dei partigiani sovietici oltre alle condizioni
geografiche propizie fece di questa regione il centro d’azione dei
distaccamenti partigiani.
Alcune regioni si trovavano sotto il controllo quasi totale dei
partigiani, come dovette riconoscere il governatore generale hitle­
riano della Polonia, Frank: « Praticamente un terzo della regione
di Lublino non si trova più nelle mani dell’amministrazione tede­
sca. N é l’amministrazione, né gli organismi esecutivi funzionano
più, fatta eccezione per il servizio dei trasporti. Su questo territorio,
la polizia tedesca può agire solo in formazione di reggimento » (25).
L ’entrata nella Polonia di formazioni e di distaccamenti parti­
giani sovietici, forniti di una ricca esperienza di lotta contro gli
invasori fascisti tedeschi, ebbe anch’essa la sua influenza sullo svi­
luppo del movimento partigiano in questo paese, soprattutto nella
regione di Lublino. N el febbraio-aprile 1944, la linea del fronte
essendosi avvicinata su un vasto settore, che andava da Brest a
Lvov, sul territorio della Polonia penetrarono: la prima divisione
partigiana dell’ Ucraina S. Kovpak, sotto il comando di P. Verchigora, le formazioni e i distaccamenti partigiani di I. Vanov, V .
(25)
W . TUSZYNSKI, W alki PartyZanokte w lasach Lipskich, Janowskich i pusZcZV
Solskiej, Warszawa, 1954, p. 30.
20
L ’ Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
Karassev, e G. Kovalev, M. Nedelin, V . Polichk, N . Prokopiuk,
S. Sankov, V . Tchepiga, B. Changuine, I. Iakovlev, ecc.
Oltre all’Armata ludowa esisteva in Polonia un’altra importante organizzazione armata detta Armata krajova (A. K.) dipendente dal governo emigrato di Londra. Essa era guidata da reazionari che cercavano di restaurare nel paese il regime della borghesia
e dei proprietari terrieri. « Dobbiamo oliare i binari perchè i
treni tedeschi raggiungano più presto il fronte Est » dichiarò il
comando dell’A . K . (26). Questo comando, creando solo un’apparenza di lotta, tentava di conservare le sue forze per un’azione
armata diretta ad impadronirsi del potere al momento della ritirata
dei tedeschi dal territorio polacco.
Tuttavia, sottolineava W . Gomulka, la massa dei soldati e
una gran parte degli ufficiali subalterni dell’Armata krajowa « erano costituite da polacchi sinceri, da patrioti che si gettavano nella
lotta contro gli occupanti, nel combattimento decisivo, seguendo
l’esempio della Guardia ludowa e successivamente dell’Armata
ludowa, dietro l’appello e sotto la direzione del Partito operaio
polacco » (27). La maggior parte dei combattenti dell’Armata
krajowa prese così parte alla lotta contro gli invasori nazisti.
L ’entrata delle truppe sovietiche nel territorio della Polonia,
che liberarono, alla fine del 1944, le terre polacche sulla riva destra
della Vistola, intensificò notevolmente l’attività politica delle masse
popolari che avevano a lungo lottato con abnegazione per la libe­
razione nazionale e sociale. Gli organi rivoluzionari degli operai e
dei contadini polacchi, sotto la direzione del Partito operaio po­
lacco, affrontarono le riforme di struttura democratiche.
Il 2 1 luglio, la Krajowa Rada Narodowa decretò con legge
la creazione di un Comitato polacco di liberazione nazionale (CPLN),
organo centrale del potere popolare.
La dichiarazione del Commissariato del popolo agli affari
esteri dell’U R SS sull’atteggiamento dell’Unione Sovietica nei con­
fronti della Polonia, resa pubblica il 26 luglio 1944, ebbe grande
importanza per il consolidamento delle forze democratiche del
paese, sotto la direzione del Partito operaio polacco e per il raffor­
zò) V ladislav G o m u lk a , Narodnaia Polscha uverenno idei po svetlomu putì
sozialisma, « Pravda », 22 luglio 1959.
(27) Ibid.
L ’ Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
21
zamento dell’amicizia fra i due popoli, Polonia ed Unione Sovietica.
In questa dichiarazione si negava che il governo sovietico
avanzasse pretese territoriali nei confronti della Polonia o intern
desse mutare il suo regime sociale e si affermava che le operazioni
belliche dell’Armata sovietica sul territorio polacco erano dettate
esclusivamente dalle necessità militari e dal desiderio di concedere
al popolo un aiuto nella sua lotta di liberazione dagli occupanti
tedeschi (28). Questa dichiarazione confermava ancora una volta
come l’Unione Sovietica — amica sincera del popolo polacco —
considerasse la Polonia uno stato alleato, amico e sovrano.
Il 26 luglio 1944, la firma di un accordo fra il governo deh
l’U R SS e il Comitato polacco di liberazione nazionale relativo ai
rapporti fra l’Alto comando sovietico e l’Amministrazione polacca,
dopo l’entrata delle truppe dell’esercito sovietico sul territorio della
Polonia, costituì una prova evidente della coerente politica estera
sovietica rispettosa dell’indipendenza degli altri stati.
Questo accordo che mirava a garantire la collaborazione armata dei popoli della Polonia e dell’ U R SS, prevedeva che, con la
progressiva liberazione del paese dal nemico, il Comitato polacco
di liberazione nazionale avrebbe fondato organi amministrativi, li
avrebbe guidati e avrebbe preso provvedimenti in vista dell’organizzazione successiva e per la formazione e la preparazione dell’A r­
mata polacca (29). Fu stipulato altresì che le unità militari polac­
che, formate sul territorio del’U RSS, dovessero agire in Polonia.
Questo accordo costituiva un’ulteriore testimonianza del fatto
che l’Unione Sovietica, penetrando con le sue truppe nel territorio
dei paesi alleati, perseguiva un unico scopo: aiutare i popoli fra­
telli a liberarsi dal giogo fascista tedesco, senza la minima inten­
zione di immischiarsi negli affari interni degli altri stati e con il
pieno riconoscimento del diritto dei popoli liberi di disporre della
propria sorte.
Il 21 luglio 1944, la Krajowa Rada Narodowa emanava una
legge per la fusione dell’Armata ludowa e della i a armata polacca,
formata nell’U RSS, in un’unica Armata polacca. La creazione,
entro breve termine, di un forte esercito popolare è stata una delle
(28) Vnescuia politica Sovetskogo Soiusa v period Otecestvennoi voini, t. II, p. 155.
(29) Ibid., p. 167.
22
L ’Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
principali iniziative del Comitato polacco di liberazione nazionale.
Il governo emigrato, e i suoi partigiani in Polonia, ostacolavano
l’arruolamento dei patrioti nell’esercito, invitavano i polacchi a
non presentarsi alle sedi di reclutamento e a disertare. I reazionari
inviavano i loro agenti nell’esercito per minarlo dall’interno.
Nonostante tutte queste trappole, il Comitato polacco di liberazione nazionale riuscì a creare entro breve termine una nuova
armata popolare: 100.000 coscritti del territorio libero si arruolarono in pochi mesi nell’esercito polacco (30). Oltre alla prima
armata, che faceva parte dell’Armata di Polonia, si creò una seconda
armata. Simultaneamente venivano costituite unità di carri e di
artiglieria e le forze aeree del paese.
Il governo sovietico mise a disposizione dell’Armata polacca
una grande quantità di materiale da guerra, di armi, di munizioni,
di equipaggiamenti, di carburante, di viveri, di mezzi di trasporto
ed inviò anche numerosi ufficiali e tecnici militari specializzati.
Nel corso della guerra, l’Armata di Polonia ha ricevuto com­
plessivamente dall’Unione Sovietica circa 700.000 fucili e fucili
mitragliatori, più di 15.000 mitragliatrici e mortai, 3500 cannoni,
1000 carri armati, 1200 aerei e più di 1800 autocarri (31).
Alla fine del 1944 l’Armata di Polonia contava in totale 286
mila uomini (32).
L ’instaurazione del potere dei lavoratori sul territorio liberato
della Polonia, la larga portata della lotta di liberazione nazionale
nelle regioni occupate seminarono l’allarme e la paura negli am­
bienti dei reazionari polacchi. I loro piani di restaurazione del
regime di anteguerra erano in pericolo. In questa situazione l’Alto
comando dell’Armata krajowa prese la decisione di scatenare
un’insurrezione e di impadronirsi di Varsavia per instaurare
nella capitale il potere politico e amministrativo del governo emi­
grato (33).
La rivolta a Varsavia ebbe inizio in un momento sfavorevole,
(30) M. S p x a lsk ii , 0 polsco - sovetscom boevom sotrujestve, in « Voenno - istoriceskii jurnal », i960, n. 1, p. 44.
(31) Wybrane operacje i walki Ludowego
Warszawa, 1957, p. 35).
0
Wojska Polskiego jZbiozartykulow,
(32) M. S p ix a l sk ii ,
polsco - sovetskom boevom sodrujestve, in « Voenno istoriceskii jurnal », i960, n. 1, p. 44.
( ) Polskie Sily Zbrojne w drugiej Wojnie Swiatoivej, T . 3, Londny, 1950, p. 664.
33
L ’Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
23
senza essere stata anticipatamente concertata con l’Alto comando
sovietico e senza la preparazione militare e tecnica richiesta. I pa­
trioti polacchi, che fra i ranghi parteciparono all’insurrezione,
combatterono eroicamente. Ma la politica criminale dei loro diri­
genti era anticipatamente votata al fallimento.
Il governo sovietico fu informato dell’insurrezione solo dopo
che questa era già stata scatenata (34). Quando la sommossa ebbe
inizio, le truppe sovietiche che operavano in direzione di Varsavia,
già da 40 giorni conducevano ininterrottamente una grandiosa
offensiva e, dopo aver superato combattendo più di 500 km.,
contavano grosse perdite; giunte sulla Vistola, esse però non erano
più in grado di superare quel largo corso d’acqua e di proseguire
nella loro avanzata. Inoltre, si erano urtate in un’inattesa resistenza
delle truppe naziste alla periferia orientale di Varsavia: Praga.
La linea del fronte delle truppe sovietiche formava un cuneo gi­
gantesco i cui fianchi restavano esposti ai contrattacchi nemici.
La situazione esigeva imperiosamente l’interruzione dell’offensiva,
tanto più che le unità di punta delle truppe sovietiche si trovavano
in forte penuria di munizioni mentre le retrovie e tutto il sistema
dei rifornimenti erano in ritardo.
Nonostante la complicata situazione del fronte nel settore di
Varsavia, il Comando sovietico prese alcune misure per venire in
aiuto ai rivoltosi. A ll’inizio di settembre, esso concentrò le sue
truppe sulla riva orientale della Vistola, nella zona di Praga dove
in quel momento il nemico aveva assottigliato le sue forze per
trasferire alcune divisioni di carri armati in vista della liquida­
zione delle teste di ponte a sud di Varsavia. Il io settembre, la
47a armata del i° fronte di Bielorussia, aiutata da una divisione
dell’Armata di Polonia, passò all’offensiva. Il 14 settembre, in
seguito a combattimenti accaniti durati quattro giorni, le truppe
sovietiche liberarono il quartiere di Praga. La situazione del fronte
nel settore di Varsavia era notevolmente migliorata. Erano state
create le condizioni necessarie per portare un aiuto immediato
agli insorti. Questo compito fu affidato alla i a armata dell’Armata
di Polonia. Il 15 settembre, essa faceva la sua entrata in Praga e
dava inizio ad un’operazione per il passaggio della Vistola e per
raggiungere le teste di ponte a Varsavia.
(34)
Peresisca Predsedatelia Soveta Ministrov SSSR s Presidentami S. SC H . A . i
Primier - Ministrami Velikobritanii vo vremia Velikoi Otecestvennoi voini 1941SS-> t. I, p.
-
1945
257
24
L ’ Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
Nei combattimenti per la Vistola, i soldati e gli ufficiali dell’Armata polacca diedero prova di eroismo e di abnegazione. Ma
il potente sistema difensivo nemico non permise agli elementi che
avevano attraversato il fiume di allargare le teste di ponte conqui­
state e di unirsi agli insorti. Una delle ragioni del fallimento fu il
rifiuto dei dirigenti della rivolta di fondere i distaccamenti di in­
sorti con le unità polacche che combattevano sulle teste di ponte.
Il nemico scatenò contrattacchi di fanteria e di carri armati contro
le armate polacche. Il 21 settembre esso riusciva a smembrare gli
elementi che avevano attraversato la Vistola e ad impedire loro di
prestarsi reciprocamente aiuto. La situazione sulle teste di ponte
era divenuta a tal punto insostenibile che lo stesso comandante
in capo della i a armata polacca prese la decisione di ritirare le
unità di Varsavia sulla riva orientale della Vistola. Il 23 settembre
l’evacuazione era terminata a prezzo di grandi perdite.
Dopo la presa di Praga, il comando sovietico concesse agli
insorti un aiuto materiale e tecnico consistente. Dal 14 settembre
al i° ottobre 1944, l’aviazione sovietica effettuò più di 3500
spedizioni e lanciò agli insorti 156 mortai, 505 cannoni anticarro,
2667 fucili mitragliatori e fucili, 41.7 8 0 granate, 3 7 .5 16 mine e
obici, 3 milioni di cartucce, più di 126 tonnellate di viveri e
500 kgs di medicamenti. V a notato che tutti questi carichi veni­
vano lanciati da bassa altezza e arrivavano a destinazione. Non
si può dire lo stesso dell’aviazione americana che praticamente si
è limitata ad azioni dimostrative. Così, il 18 settembre 1944, un
centinaio di « Fortezze volanti » sotto la protezione di 45-48
aerei « Mustang » lanciarono da un’altezza di più di 4000 m circa
1000 containers, dei quali solo 20 arrivarono agli insorti, altrettanti
caddero fra le formazioni sovietiche, mentre tutto il resto fu rac­
colto dai nazisti.
Decine di migliaia di combattenti sovietici e polacchi sono
caduti durante i combattimenti di Varsavia. Ma, mentre le unità
della i a armata polacca conducevano sanguinosi combattimenti
per venire alla riscossa degli insorti, il comando dell’Armata krajowa aveva praticamente rinunciato ad azioni congiunte con l’ar­
mata sovietica e con le unità polacche. Il popolo polacco ha pa­
gato con le sue sofferenze e con infiniti sacrifici la criminale
avventura voluta dal governo emigrato. Le perdite subite dall’A r­
L ’Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
25
mata krajowa, dall’Armata ludowa e dalla popolazione civile, nel
corso dell’insurrezione, furono enormi. La città fu devastata.
La Polonia fu definitivamente liberata nel gennaio 1945,
grazie ai nuovi sforzi dell’esercito sovietico che riportò una brillante
vittoria nella gigantesca battaglia impegnata fra la Vistola e
l’Oder.
L A JU G O S L A V IA
L ’assistenza dell’ Unione Sovietica ha giocato un ruolo impor­
tante nella vittoria del movimento di liberazione nazionale in
f ugoslavia.
La Jugoslavia fu il primo paese d’Europa in cui la fiamma
della guerra partigiana popolare divampò largamente. Questa lotta
ebbe inizio contemporaneamente all’occupazione del paese e rice­
vette un forte impulso dopo l’aggressione della Germania all’U RSS.
Il movimento di liberazione in Jugoslavia vedeva alla sua testa il
Partito comunista che aveva saputo creare un potente fronte unico
di tutte le organizzazioni e gruppi antifascisti.
Fin dai primi giorni della guerra l’Unione Sovietica ha ap­
poggiato senza riserve la lotta dei popoli jugoslavi. Il popolo so­
vietico ne apprezzava altamente l’importanza e l’influenza sul
complesso del movimento antifascista. La parola d’ordine, inserita
negli appelli del Comitato centrale dell’Unione Sovietica in occa­
sione del 26" anniversario dell’Armata sovietica (il 23 febbraio
1944): « Coraggiosi patrioti della Jugoslavia! La vostra lotta per
la libertà e per l’indipendenza della patria serve ad esempio esal­
tante a tutti i popoli asserviti dell’ Europa! » (35), era espressione
di tale apprezzamento.
Il governo sovietico ha salutato la decisione della II sessione
dell’Assemblea antifascista di liberazione nazionale della Jugo­
slavia, che alla fine del novembre 1943 aveva fondato gli organi
legislativi ed esecutivi della nuova Jugoslavia, in una dichiarazione
del 14 dicembre, nella quale si descrivevano tali avvenimenti
« come un fatto positivo che contribuisce al successo dell’ulteriore
lotta dei popoli della Jugoslavia contro la Germania hitleriana» (36).
(35) « Pravda », 20 febbraio 1944.
(36) Vnescnia politica Sovetskogo Soiusa v period Otecestvennoi voini, t. I., p. 436.
2Ó
L ’ Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
L ’ Unione Sovietica considerava l’Armata di liberazione nazio'
naie della Jugoslavia come l’unica forza che in questo paese com
ducesse la lotta contro gli occupanti italo-tedeschi, e si pronum
ciava risolutamente per la concessione a questa armata di un effet'
tivo aiuto materiale e tecnico. I circoli dirigenti inglesi invece
puntavano sul Ministro della Guerra del governo reale di Jugoslavia
a Londra, Mihailovic, oltre che sui distaccamenti di Cetnici che
questi aveva formato. Questi ambienti non volevano riconoscere
il sorgere di una nuova Jugoslavia democratica, e contavano, ap'
poggiandosi su Mihailovic, di creare in questo paese, dopo la guerra,
un governo docile verso l’Inghilterra. Il governo sovietico aveva
avvertito a più riprese il governo britannico che Mihailovic colla'
borava con gli occupanti italo'germanici e lottava contro l’armata
di liberazione popolare. Pure ammettendo di essere al corrente
che alcuni distaccamenti di Cetnici collaboravano con le truppe
fasciste e tedesche nelle operazioni contro i partigiani, il governo
britannico continuava nondimeno ad appoggiare Mihailovic.
Sotto le pressioni delle insistenti richieste dell’Unione Sovie'
tica e dell’opinione democratica, all’inizio del luglio 1943, il gO'
verno britannico fu costretto a dichiarare che aveva deciso di rivedere la sua politica nei confronti della Jugoslavia e che nell’avve'
nire avrebbe prestato il suo aiuto non solo ai Cetnici di Mihailovic,
ma anche all’armata di liberazione popolare, la quale però, nono'
stante questo impegno, non ricevette praticamente alcun aiuto dab
l’Inghilterra fino al settembre 1943. E benché le decisioni della
Conferenza di Teheran stipulassero che i partigiani della JugO'
slavia dovevano essere appoggiati con viveri e munizioni nelle pròporzioni più ampie possibili, la Gran Bretagna continuava a mante'
nere i rapporti con Mihailovic ed a fornire armi ai Cetnici, che
spesso le volgevano contro i combattenti stessi dell’Armata di
liberazione popolare. Solo nel gennaio 1944 il governo britannico,
non volendo compromettersi definitivamente, decise di troncare
gli aiuti a Mihailovic, come fu comunicato in una lettera di Chuiv
chill a J. Tito (37).
(37)
Perepisca Predsedatelia Soveta Ministrov S S S R 5 Presidentami S. SCH . A.
Primier - ministrami Velikobritanii vo vremia Velikoi Otecestvennoi Voini 19411945 gg-> t. I, p. 183.
L ’Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
27
Nonostante lo distanza del fronte sovieto-germanico dalla Jugoslavia e nonostante le difficoltà di collegamento e di riforni­
mento, l’U R SS faceva ogni sforzo per venire in aiuto ai patrioti
jugoslavi. Per decisione del governo sovietico, adottata alla fine
del 1943, una missione militare sovietica fu inviata al Quartier
generale dell’Armata di liberazione popolare e dei partigiani di
Jugoslavia. Suo compito essenziale era di cercare i mezzi e le possi­
bilità per venire in aiuto ai partigiani e all’Armata di liberazione
popolare. Qualche tempo dopo, una missione militare jugoslava
arrivava a Mosca.
La collaborazione armata dei popoli dell’U R SS e della Jugo­
slavia fu cementata col sangue dei Sovietici che combatterono
nelle file dell’Armata di liberazione popolare jugoslava. Così, un
battaglione di partigiani sovietici combatteva il nemico nelle file
del 90 corpo dell’Armata di liberazione popolare operante sul terri­
torio del Slovensko Primorié. Il suo nucleo era costituito da un
gruppo di militari evasi dalla prigione, con a capo A. Diatchenko.
I nazisti credevano che questo battaglione, che contava 400 uo­
mini, fosse un’ unità paracadutata dell’Armata sovietica. Il batta­
glione prese parte anche alla liberazione di Trieste.
L ’ aiuto apportato dall’Unione Sovietica all’Armata di libera­
zione popolare di Jugoslavia si intensificava a mano a mano che
il fronte si avvicinava alla Jugoslavia. Questa assistenza, che poteva
essere prestata solo per via aerea, constringeva ad affrontare serie
difficoltà. Verso l’inizio del 1944, la linea del fronte passava a
1250 km dagli aerodromi situati nel territorio liberato della Jugo­
slavia. I piloti sovietici, per superare questa distanza, erano co­
stretti a sorvolare per quasi tutto li tragitto il territorio nemico e
ad affrontare il fuoco della contraerea. Le difficoltà dell’impresa
erano ancora aggravate dalle dure condizioni metereologiche in­
vernali nei Balcani oltre che dalla mancanza di aerodromi ben equipggaiati e difesi. Nonostante tutte queste avverse condizioni, i
piloti sovietici in pochi mesi hanno effettuato migliaia di spedizioni
nelle retrovie del nemico, sul territorio jugoslavo, e hanno tra­
sportato per l’Armata di liberazione popolare jugoslava e per i
partigiani jugoslavi alcune migliaia di tonnellate di materiale e
di viveri.
Per organizzare in modo più efficace l’assistenza all’Armata
28
L ’Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
e ai partigiani jugoslavi, nella primavera del 1944» il governo
sovietico stipulò un’intesa con gli Inglesi e gli Americani per
l’installazione di una base aerea sovietica a Bari, donde riusciva
più facile portare aiuto agli Jugoslavi. Il tragitto dalla base fino
al territorio liberato richiedeva soltanto, fra andata e ritorno, tre
ore di volo. Gli aerei sovietici di stanza a Bari hanno trasferito in
Italia migliaia di soldati e ufficiali malati e feriti del’Armata
jugoslava e migliaia di partigiani. Dopo la liberazione di Belgrado,
tutti gli aerei di questa base furono consegnati gratuitamente
all’Armata di liberazione popolare jugoslava. Nel corso dell’anno
1944, gli aerei sovietici di base a Bari hanno effettuato in totale
1460 spedizioni e hanno trasportato circa 3000 tonnellate di mate'
riale da guerra. Su richiesta del comando jugoslavo, il governo
soivetico trasferì altresì in Jugoslavia due divisioni aeree, alcuni
battaglioni di servizi terrestri, altre unità aeree separate e postazioni di contraerea. Così, verso il novembre 1944» l’Alto comando
dell’Armata jugoslava aveva a propria disposizione un gruppo
aereo sotto il comando del generale sovietico Vitrouk (con circa
350 apparecchi).
Il 6 ottobre 1944, nei dintorni della città di Negotine, il co­
mando sovietico inviò all’Armata jugoslava una brigata di fanteria
formata da Jugoslavi, interamente armata ed equipaggiata. L ’A r­
mata jugoslava ricevette altresì due brigate e una compagnia di
carri armati, formate ed equipaggiate dall’Armata sovietica e com­
poste di combattenti jugoslavi esperimentati.
Su richiesta di J. Tito il governo sovietico prese la decisione
di armare, equipaggiare e rifornire di tutto il necessario numerose
divisioni dell’Armata di liberazione popolare jugoslava che opera­
vano principalmente nella Serbia centrale e in direzione di Bel­
grado. La maggior parte delle armi per queste divisioni fu con­
segnata alle autorità jugoslave nel settembre e agli inizi del mese
di ottobre 1944.
La quantità totale degli armamenti, inviati dall’Unione So­
vietica nel 1944 e in cinque mesi del 1945, è riassunta nella
tabella seguente.
L'Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
29
T ipi di armi consegnati alla Jugoslavia.
nel 1944 (soprattutto
nel 1945
fino all’ottobre) (fino a maggio)
in totale
Fucili e carabine
52.620
43.895
96.515
Rivoltelle
10.625
9.903
20.528
Mitra, mitragliatrici
e fucili mitragliatori
66.819
I.604
68.423
Fucili anticarro
3 -7 9 3
4
3 -7 9 7
Mitragliatrici di
grosso calibro
512
_
5 12
Mortai (50 mm.,
82 mm., 102 mm.)
3.308
56
3.364
Pezzi di contraerea
170
—
170
Pezzi d’artiglieria
(dai pezzi di montagna da 75 mm.
fino ai mortai da 152 mm.)
579
316
895
Oltre all’armamento citato in questa tabella l’Armata jugO'
slava ha ricevuto 491 aerei, 65 carri, 132 9 stazioni telegrafiche di
differenti sistemi e di differente potenza, oltre ad una grande quan­
tità di munizioni, di uniformi, di equipaggiamenti, di scarpe e di
altro materiale (38).
N ell’autunno del 1944, su richiesta di J .Tito, il governo
sovietico ha consegnato a titolo d’aiuto alla popolazione jugoslava
3.300.000 libbre di grano, di riso, di farina, di piselli e di orzo,
benché in quell’epoca anche la popolazione dell’Unione Sovietica
soffrisse per la penuria di viveri.
Parlando dell’assistenza concessa dall’Unione Sovietica alla
Jugoslavia, J. Tito ha notato: « L ’Unione Sovietica ci ha occor­
dato una grande quantità di armi moderne, che vanno dai fucili
fino ai carri armati e agli aerei. Abbiamo così potuto equipaggiare
un gran numero di divisioni e renderle idonee ad affrontare i duri
compiti che si imponevano loro « (39).
(38) Sovetskie Voorujennie Sili v borbe sa osvobojdenie Jugoslavii, M. Voenisdat,
i960, pp. 51-52.
(39) Declaration de 1. Tito à la réunion de Vecé anti fasciste. 8 août 1945,
in « Isvetiia », 12 agosto 1945.
30
L ’ Unione Sovietica e la Resistenza m Europa
Ma l’Unione Sovietica non si è limitata a questa assistenza.
Le formazioni e le unità dell’Armata sovietica hanno condotto
operazioni militari per la diretta liberazione della Jugoslavia dagli
occupanti nazisti. L ’offensiva di Belgrado, realizzata dal Quartier
generale dell’Alto comando delle truppe del 3 0 fronte di Ucraina
e dell’ala sinistra del 20 fronte d’Ucraina, congiuntamente alle
turppe dell’Armata di Liberazione popolare della Jugoslavia, è
stata la più importante fra tutte queste operazioni. Con i loro
sforzi congiunti, le truppe sovietiche e jugoslave insieme alle
truppe bulgare, che facevano parte del 3 0 fronte di Ucraina, hanno
sconfitto le forze principali del gruppo di armate tedesco « F »
(13 divisioni e brigate), oltre a sei divisioni trasferite in Jugoslavia
dall’Albania e dalla Grecia. J. Tito ha riconosciuto che « grazie
all’assistenza della gloriosa Armata rossa, Belgrado e la Serbia
sono state rapidamente liberate, mentre la Macedonia è stata libe­
rata con l’aiuto dell’armata bulgara » (40). In tal modo è stata
grandemente facilitata la lotta dell’Armata di liberazione popolare
jugoslava nella fase finale della guerra, dopo il ritiro delle truppe
sovietiche in Jugoslavia.
L ’ IT A L IA
Il movimento antifascista in Italia ha sentito fortemente Firn
fluenza della lotta dell’Unione Sovietica contro la Germania fasci'
sta. Abbiamo già ricordato una dichiarazione di R. Battaglia
secondo la quale la vittoria di Stalingrado ha dato il via ad un
movimento di resistenza di massa in Italia. Bisogna aggiungere
che Stalingrado segnò il fallimento di tutti i piani di conquista
del fascismo italiano. Il 16 dicembre 1942, il ministro per gli
Affari Esteri, Ciano, scriveva nel suo diario che la guerra era
ormai perduta (41).
L ’eco della battaglia di Stalingrado fu particolarmente forte
in Italia perchè l’esercito italiano vi aveva preso parte ed era
stato sconfitto. Centinaia di migliaia di semplici Italiani, trascinati
contro la loro volontà da Mussolini e dalla sua cricca in una guerra
criminale contro l’ U RSS, avevano visto con i loro propri occhi il
(40) Ibid.
(41) C iano G ., Diario 1941-1943, voi. 2, Milano, 1950, p. 229.
L ’ Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
31
regime inumano di brigantaggio e di violenza che la Wehrmacht
hitleriana aveva instaurato sul territorio sovietico.
Per numerosi Italiani il contatto con la realtà sovietica fu
l’inizio di una dolorosa rivalutazione dei valori. Questo processo
ha trovato la sua chiara espressione nella letteratura italiana. Ci
limiteremo a citare due esempi caratteristici.
Il cappellano Salvatore Maccarone, che era venuto nell’U RSS
con le truppe dell'armata italiana, dal mese di agosto 19 4 1 al novembre 1942, ha rotto con il Vaticano ed il cattolicesimo. Ecco
che cosa ha scritto in un libro da lui pubblicato:
« Tutti i cittadini sovietici di origine ebrea o ariana, cattolici
o protestanti, ortodossi o mussulmani, bianchi o di colore, sono
divenuti fratelli di una sola ed uguale religione, la religione deilavoro. Liberi e uguali davanti allo Stato, essi ci hanno dato la
prova più convincente che le barriere di razza e di religione sono
già state abbattute in questo vastissimo paese » (42).
Lo scrittore Curzio Malaparte, autore di numerosi romanzi e
racconti, che era un tempo considerato una delle penne migliori
del fascismo italiano, venuto nel 1942 sul fronte orientale come
ufficiale delParmata di Mussolini, ha risolutamente cancellato
molte cose del proprio passato letterario e ha stigmatizzato il faseismo nel suo romanzo Kaputt.
La maggior parte dei soldati e anche degli ufficiali della
armata italiana in Russia, che sono rientrati nel 1943 dall’Unione
Sovietica, dopo la disfatta dell’armata di spedizione italiana, si
sono uniti ai partigiani fin dagli inizi della Resistenza armata. Essi
hanno visto con i loro occhi e hanno provato personalmente l’acca­
nita resistenza opposta al fascismo da tutto il popolo sovietico, sia
sul fronte che nel territorio occupato dell’U R SS. Naturalmente
essi non potevano non riferire tutto ciò nelle loro case, nel loro
paese, contagiando con questo spirito di intransigenza e di resi­
stenza i patrioti italiani.
Ecco i fatti concreti che lo confermano.
Il capitano di cavalleria, Francesco Vannetti, che aveva parte­
cipato alla campagna di Russia, è stato uno dei primi a prendere
la difesa della capitale italiana contro i nazisti alla testa del reggi(42) S. M accarone, Un cappellano nell’ U RSS, Roma, 1953, p. 14.
32
L ’ Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
mento di dragoni « Genova ». E ’ morto ed è stato decorato a
titolo postumo della medaglia d’oro al valor militare (43).
Anche Giovanni Burlando, capo della 8oa brigata garibaldina,
che operava nelle valli di Lanzo (Italia del Nord), faceva parte,
prima dell’epopea partigiana, delle truppe italiane inviate nell’Unione Sovietica. Nel 1943, egli è rientrato in Italia pieno di ammi'
razione per la resistenza eroica dei Sovietici e di odio per l’hitlerismo e per i suoi sanguinosi misfatti. E ’ questo sentimento che l’ha
condotto fra le file partigiane e l’ha aiutato a divenirne uno
dei capi.
E anche qui, in Italia, proprio come in Francia, in Belgio, in
Norvegia e in altri paesi dell’ Europa occidentale, cittadini sovietici
evasi dalle prigioni fasciste e dai campi di concentramento hanno
combattuto con la Resistenza. La loro attività è stata apprezzata
al massimo grado dai patrioti italiani. Si leggeva in un messaggio
dei partigiani italiani ai cittadini sovietici che operavano nella zona
di Reggio Emilia, il 7 novembre 1944 (giorno del 27° anniversario
della Grande Rivoluzione Socialista di Ottobre): « In questa
giornata storica, teniamo in modo particolare ad esprimere il
nostro sentimento di riconoscenza profonda a voi che, senza esi­
tare, avete preso le armi per aiutarci nella nostra lotta armata » 44).
Il valoroso figlio del popolo sovietico, F. Poetan, evaso da un
campo di concentramento tedesco, si è coperto di gloria immortale
nella brigata dei partigiani italiani « Oreste ». Per le sue imprese
militari è stato decorato a titolo postumo della medaglia d’oro, la
massima decorazione della Repubblica italiana.
Dopo il rovesciamento del governo Mussolini, nel corso delle
operazioni militari delle truppe americane e britanniche in Italia
e durante l’occupazione della parte settentrionale del paese da
parte delle truppe fasciste tedesche, la politica dell’Unione Sovietica
mirava alla liquidazione totale del regime fascista e all’instau­
razione in Italia di un autentico regime di democrazia, cui poteva
contribuire un vasto impulso della Resistenza italiana, alla quale
occorreva perciò accordare il massimo aiuto. Ben diversa è stata
purtroppo la politica degli Stati Uniti e della Gran Bretagna,
benché fossero proprio le loro truppe a combattere per la libera(43) P. C alamandrei, Uomini e città della Resistenza, Bari, 1955, pp. 182-183.
(44) « Mejdunarodnaia jisn » i960, n. 1, p. 156.
L ’ Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
33
zione dell’Italia. L ’impulso dato dal popolo al movimento sollevava
una viva inquietudine in Churchill e in Roosevelt. Nelle regioni
liberate dell’ Italia, le autorità americane e britanniche installavano
la loro amministrazione militare per dirigerne la vita sociale e politica. Questa amministrazione (AM GOT) inseriva nell’apparato
dello Stato elementi reazionari e soffocava l’ attività delle forze
democratiche. Significative della politica anglo-americana nei con­
fronti dell’Italia le parole pronunciate da W . Churchill il 27 luglio
19 4 3 : « Sarebbe un errore fatale per la Gran Bretagna e per gli
Stati Uniti agire in modo da distruggere totalmente le strutture
e cancellare l’attuale fisionomia dello Stato italiano » (45).
Il Comando delle forze armate anglo-americane in Italia
giunse fino a prendere provvedimenti per impedire il movimento
partigiano nelle regioni dell’ Italia settentrionale occupate dalle
truppe tedesche. « Questi partigiani mi imbarazzano molto » ha
dichiarato un giorno il generale Alexander ad alcune persone del
suo ambiente (46).
Verso la fine del 1944, il generale Alexander rivolse alcune
direttive ai partigiani invitandoli a « cessare per il momento ope­
razioni organizzate su vasta scala » sotto il pretesto che « il so­
pravvenire della pioggia e del fango inevitabilmente significa un
rallentamento del ritmo della battaglia » (47).
Non è difficile intuire come tale direttiva mirasse ad inde­
bolire il movimento partigiano in Italia ed a circoscrivere la sua
funzione ad azioni casuali prive di seria importanza politica e
militare. Peraltro, nonostante quest’ordine, le forze partigiane del­
l’ Italia non hanno abbandonato la lotta armata contro gli occu­
panti fascisti e l’hanno condotta fino alla vittoria.
IL
CARATTERE
DEL
O C C U PA T O
M O V IM E N T O
D ALL’ U R S S
E
PA R TIG IA N O
IL
C O N TRIB U TO
SU L
DA
T ER RITO R IO
ESSO
DATO
A L L A V ITTO R IA D E L L A CO ALIZIO N E A N T IH IT L E R IA N A .
N el corso della seconda guerra mondiale, la maggioranza dei
paesi occupati dell’Europa sono stati liberati dalle truppe di una
o di altra potenza alleata; in questi paesi il movimento della Resi(45) « Pravda », 28 luglio 1943.
(46) R. B attaglia , op. cit., p. 429.
(47) Ibid., p. 455.
34
L ’Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
stenza rappresentava, dal punto di vista militare, uno dei fattori
che determinavano il successo delle forze armate delle potenze
straniere che penetravano nel territorio di quel paese per vincere
e scacciarne le truppe fasciste. Ne risulta che, in tutti questi paesi,
la Resistenza doveva fare i conti con l’aiuto dello straniero e talvolta persino subirne l’ingerenza.
Ben diverso era l’ambiente in cui lottava il popolo sul terri­
torio sovietico occupato. I Sovietici hanno liberato da soli il loro
paese, grazie agli sforzi congiunti delle forze armate e del largo
movimento popolare di liberazione che si estese letteralmente su
tutto il territorio sovietico occupato. L ’U R SS è stato il solo paese
d’Europa il cui governo, fin dai primi giorni della guerra, ha chia­
mato il popolo a dare un largo impulso alla lotta partigiana. I diri­
genti dello stato sovietico, lungi dal temere i partigiani (come ac­
cadde invece ai governi di numerosi paesi occidentali), accordavano
loro il massimo appoggio, considerando il popolo armato come la
posta più importante che si poteva giocare per annientare il fasci­
smo. Da ciò derivò altresì la possibilità di un comando unico sia
per le forze armate regolari che per il movimento partigiano. In
questi fatti risiede una caratteristica importante del movimento
partigiano sovietico e la fonte della sua forza.
La lotta antifascista del popolo sul territorio occupato dalla
U R SS è stata condotta su diversi terreni: economico, politico,
ideologico e militare.
N el campo economico questa lotta si è manifestata nel sabotaggio in massa dei provvedimenti presi dagli occupanti fascisti
nel’industria e nell’agricoltura.
Nel campo politico, la popolazione delle regioni occupate si
comportava nel modo più negativo nei confronti del sistema di
amministrazione impiantato dai fascisti, rifiutava il regime politico
da essi stabilito, si sottraeva al pagamento delle imposte sia in
natura che in contanti, al compimento dei lavori obbligatori, e
così via.
Questa lotta economica, politica e ideologica aveva un’enorme
importanza. Numerosi milioni di uomini vi hanno preso parte at­
tiva. Essa minava alle fondamenta il regime di occupazione. T u t­
tavia non era sufficiente: la funzione decisiva spettava alla lotta
armata, alla guerra partigiana, splendida espressione del profondo
patriottismo del popolo sovietico, della sua dedizione senza limiti
L ’Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
35
al socialismo. Il movimento partigiano fu parte integrante della
lotta del popolo sovietico contro gli invasori fascisti tedeschi per
la libertà e l’indipendenza della loro patria, fu il collaboratore
diretto delle forze armate sovietiche. Ha dato un contributo so­
stanziale alla causa della vittoria, ha avuto una grande importanza
militare e politica e ha meritato il massimo apprezzamento del
popolo.
Le radici delle tradizioni della guerra partigiana affondano negli
strati più profondi del popolo del nostro paese e hanno una loro
storia, fatta di una grande varietà di forme, di metodi e di sistemi
di lotta. Le imprese patriottiche dei partigiani russi nella guerra
contro Napoleone I nel 1 8 1 2 sono note. I partigiani hanno anche
assolto importanti compiti nel periodo dell’intervento militare stra-,
niero e della guerra civile dal 1 9 18 al 1922, quando la fiamma
della guerra partigiana bruciò molti nemici del potere sovietico
in Siberia, in Estremo Oriente e in Ucraina. Ma mai come nel
periodo della Grande guerra nazionale la storia multisecolare del
nostro paese vide un’espansione così vasta del movimento parti­
giano. Le sue caratteristiche essenziali sono la sua imponenza e
la partecipazione popolare. Tutti gli strati della popolazione hanno
preso parte attiva alla lotta.
Nel corso della Grande guerra nazionale, le basi di sviluppo
del movimento partigiano e le fonti della sua forza e della sua
potenza erano quelle stesse che gli derivavano dall’unità morale
e politica dei popoli dell’U R SS, dal loro appoggio e dal patriotti­
smo sovietico. Condizione perchè tale fosse il carattere del movi­
mento partigiano fu il regime socialista politico e sociale deH’Unione Sovietica.
I Sovietici sono sempre stati devoti alle idee del partito comu­
nista, l’hanno seguito arditamente, considerandolo come il loro
educatore e la loro guida. Pur trovandosi su un territorio provviso­
riamente occupato dal nemico, neppure nei momenti più critici
attraversati dallo Stato sovietico essi perdevano la loro fiducia
nel partito, e sempre lo hanno sentito vicino. Il popolo accettava
incondizionatamente la direzione del movimento partigiano da
parte del Partito comunista e gli accordava una fiducia illimitata.
Questa fiducia era tanto più forte quanto più si esacerbava l’odio
per il maledetto « ordine nuovo » hitleriano.
II movimento partigiano sovietico era monolitico, perseguiva
36
L ’Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
scopi unici, non era dilaniato da contraddizioni di classe, come
avvenne invece sovente nei paesi capitalisti che subirono l’occupa­
zione fascista. Gli sforzi disperati di un pugno di traditori nazio­
nalisti, che si erano venduti agli occupanti fascisti e li servivano
corpo ed anima, erano impotenti a distruggere questa unità e
questa coesione.
Il movimento partigiano di tutto il popolo, proveniente dal
basso, diretto e orientato dal Partito comunista e dal governo
sovietico, divenne un’onda potente che irruppe nel corso della
guerra su tutto il territorio occupato dell’U R SS. Con l’appoggio
delle forze armate sovietiche della prima linea e delle retrovie, esso
si convertì in un importante elemento politico e strategico per
l’annientamento della Germania fascista e dei suoi alleati in Euro­
pa. Il numero globale dei cittadini sovietici che hanno preso parte
diretta alla lotta partigiana ha superato il milione di uomini. In
questa cifra non sono calcolati i numerosi partigiani che hanno
preso le armi fin dai primi mesi della guerra, prima cioè della
fondazione degli stati maggiori del movimento partigiano che
hanno permesso di contare i partigiani. In questa cifra non sono
calcolati neppure i numerosi agenti di collegamento, i proprietari
di appartamenti clandestini e gli agenti di informazioni, in una
parola, tutti coloro che secondavano i partigiani e li nascondevano,
dando loro cibo, vestiario e ogni assistenza. Se contassimo tutte
queste persone, il numero globale dei partecipanti al movimento
partigiano sovietico raggiungerebbe la cifra di alcuni milioni.
Il
mente
grado,
Russia,
movimento partigiano ha assunto una portata particolar­
considerevole nei distretti occupati delle regioni di Lenin­
di Kalinin, di Smolensk, di Orel nella Federazione di
in Bielorussia e nell’ Ucraina.
Il movimento partigiano si manifestava nelle più svariate
forme di attacco armato e di diversione nelle retrovie del nemico.
I partigiani distruggevano le guarnigioni nemiche nelle città e
nelle campagne, assalivano le colonne nemiche in marcia e ster­
minavano i soldati, ostacolavano i loro piani, impedivano al nemico
di utilizzare a proprio profitto le risorse materiali e le riserve di
uomini delle regioni occupate e così via. Con le loro azioni i parti­
giani impedivano l’invio di cittadini sovietici ai lavori forzati in
Germania, ostacolavano il nemico nell’utilizzazione delle reti ferro­
viarie e stradali per il rifornimento delle truppe in materiale da
L ’ Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
37
guerra, armi, munizioni, equipaggiamenti e viveri, e rallentavano
altresì l’invio di rinforzi. I partigiani impedivano inoltre al nemico
di evacuare i feriti, gl’impianti tecnici danneggiati e il materiale
frutto dei saccheggi. Quando s’ impadronivano in modo permanente
0 temporaneo di un dato territorio, i partigiani sterminavano l’am­
ministrazione fascista di occupazione, paralizzavano le retrovie nemiche, rendendo inefficaci tutti i provvedimenti economici e politici
delle autorità di occupazione. Danneggiando i mezzi di trasporto,
1 partigiani infine ostacolavano la direzione delle truppe tedesche.
Parlando del movimento partigiano sovietico, non si può non
menzionare le « contrade partigiane » che sorgevano nei territori
liberati dai partigiani, dove la popolazione ristabiliva immediatamente il potere sovietico e il sistema kolkhosiano: in una parola,
tutto il sistema di vita sovietico.
L ’attività dei partigiani aveva un effetto demoralizzante sulle
truppe nemiche e teneva in un permanente stato di tensione il
gigantesco apparato amministrativo fascista, paralizzando la vita
delle retrovie nemiche. « In Russia — scrive J. Fuller — i parti­
giani, il cui numero aumentava senza soste, seminavano il terrore
nei cuori dei soldati tedeschi, dispersi lungo una linea infinita di
comunicazioni. Sui vasti spazi attraverso i quali passavano le linee
di comunicazione, i partigiani giocavano un ruolo analogo a quello
dei banchi di sottomarini nell’Atlantico « (84). Le operazioni mi­
litari dei partigiani tenevano occupato un gran numero di truppe
della Gestapo, della polizia e delle formazioni regolari, non con­
sentendo al comando fascista di impiegarle contro l’Armata sovie­
tica o in altri paesi occupati. La portata del danno inflitto al ne­
mico dai partigiani è una testimonianza eloquente della potente
forza di questo movimento.
In base a calcoli approssimativi, nel corso della guerra i par­
tigiani hanno ucciso o ferito più di un milione di occupanti e di
loro collaboratori, hanno messo fuori uso più di 4000 carri, cingo­
lati. cannoni autotrainati e autoblindati, oltre a circa 2000 pezzi
di artiglieria e di mortai; hanno provocato 18.000 deragliamenti
di treni sulle linee ferroviarie, hanno messo fuori uso più di 2400
locomotrici e 85.000 vagoni, hanno distrutto o danneggiato 1600
(48) J. F u l l e r , Vtoraia mirovaia voina, M. Isd - vo. 1956, p. 332.
38
L ’Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
ponti ferroviari, fra i quali ioo grandi ponti, il che significa, ogni
volta, una interruzione del traffico per 5-10 giorni.
Tutte queste cifre peraltro non possono tradurre nella sua
realtà l’importanza del movimento partigiano. Ancora ai partigiani
spetta il merito di aver salvato la vita a milioni di cittadini sovietici e di aver preservato dalla distruzione incalcolabili valori ma­
teriali. I partigiani ancora, «Elaborando con l’offensiva dell’Armata
sovietica, hanno fatto fallire il mostruoso piano del nemico che
mirava a trasformare il territorio sovietico occupato in « zona de­
sertica ».
Questi sono, in breve, il carattere, la portata, l’efficacia del
movimento partigiano sul territorio occupato dell’U R SS. L ’espe­
rienza della guerra partigiana del popolo sovietico conferma chia­
ramente la ben nota tesi marxista secondo la quale le idee, quando
le masse le hanno fatte proprie, si trasformano in forza materiale.
Per la sua imponenza, la sua potenza e la sua efficacia il mo­
vimento partigiano sovietico ha superato notevolmente nella sua
portata la lotta di liberazione popolare svoltasi in ogni altro paese
d’Europa. Come abbiamo già dimostrato sull’esempio della Ceco­
slovacchia, della Polonia e di altri paesi, i partigiani sovietici non
hanno limitato la loro azione al ristretto quadro nazionale, ma
hanno prestato un’ assistenza diretta anche alla Resistenza negli altri
paesi. La loro azione ha grandemente contribuito alla disgrega­
zione delle truppe nemiche, soprattutto di quelle dei satelliti del­
l’Asse. Numerose migliaia di soldati e di ufficiali nemici — Slo­
vacchi, Ungheresi, Rumeni e altri — sono passati dalla parte dei
partigiani e con loro hanno combattuto contro i fascisti.
Bisogna ancora citare la vastissima influenza che il movi­
mento partigiano sovietico ebbe sullo sviluppo delle forme attive
della Resistenza in tutti i paesi occupati dell’Europa. « L ’elemento
decisivo che impresse slancio possente al movimento partigiano
del nostro Paese e di tutta l’Europa — dice Pietro Secchia — fu
soprattutto quello sovietico. L ’esempio sublime dei giovani, delle
donne, dei vecchi, della popolazione tutta dell’Unione Sovietica,
che non piega, che non dispera, che non dà tregua e colpisce ovun­
que il nemico, suscitò l’entusiasmo e l’ammirazione dei popoli in
lotta contro il fascismo e l’emulazione delle forze nazionali di ogni
paese occupato. Non solo l’Unione Sovietica è stata la forza prin­
cipale che ha battuto e stritolato le armate naziste, portando il
L ’ Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
39
decisivo contributo politico, militare, umano alla liberazione deb
l’ Italia e dei popoli di Europa caduti sotto la tirannia fascista, ma
diede a tutti i partigiani l’esempio di come si doveva combattere
per la difesa e la riconquista della libertà. I patrioti furono inco­
raggiati a prendere le armi, a lottare, a non temere un nemico che
sembrava imbattibile « (49).
Tutto quanto sopra detto, ci permette di considerare il mo­
vimento partigiano sovietico come uno degli elementi che hanno
aiutato la lotta della coalizione antihitleriana nel suo complesso e
contribuito alla vittoria comune delle potenze alleate.
C onclusioni generali.
Lo studio della Resistenza in Europa durante la seconda guerra
mondiale e il ruolo da essa svolto nella vittoria della coalizione
antihitleriana sul blocco fascista, ci conduce alle seguenti conclu­
sioni essenziali:
1. La Resistenza era un movimento logico e legittimo. Fu
uno degli elementi della giusta guerra di liberazione dei popoli
europei contro il nazismo e il fascismo, un sicuro collaboratore di
tutti gli stati della coalizione antihitleriana le cui forze armate
hanno condotto operazioni militari sul territorio dei paesi occupati
dai nazisti.
2. La prima forza motrice della Resistenza in tutti i paesi
d’Europa era rappresentata dalla partecipazione di larghe masse di
popolo e innanzitutto della classe operaia, come la classe più pro­
gressista, organizzata e combattiva della società contemporanea.
Nello stesso tempo, per il suo carattere, la Resistenza era un mo­
vimento democratico che ha consentito l’unità di diversi gruppi
sociali della popolazione rappresentati da diversi partiti e orienta­
menti politici.
3. Scopo essenziale della Resistenza era la liberazione dei
paesi occupati dagli aggressori fascisti. Ma questa meta non era
l’unica. Oltre che per la sua realizzazione, le forze attive della
Resistenza lottavano per instaurare nel loro paese un regime sociale
(49) P ietro S ecchia , C ino M oscatelli, Il Monte Rosa è sceso a Milano, Einaudi,
Torino, 1958, p. 15.
40
L ’Unione Sovietica e la Resistenza in Europa
più giusto e più democratico. L ’intrecciarsi degli intenti di libe­
razione nazionale con gli intenti di liberazione sociale ha conferito
alla Resistenza una nota rivoluzionaria.
4. L ’Unione Sovietica, il suo governo e il comando militare
hanno seguito una linea coerente e decisa nel concedere assistenza
ed appoggio alla Resistenza. Questo fatto trova una chiara espres­
sione sia nella politica dell’U R SS in seno alla coalizione antihitle­
riana sia nelle azioni dell’Armata sovietica. Nello stesso tempo
l’ U RSS ha applicato una politica di sostegno di tutte le forze
della Resistenza che conducevano una lotta antifascista attiva, in­
dipendentemente dalla loro appartenenza a questo o a quel gruppo
sociale o partito politico. L ’ Unione Sovietica non è intervenuta
apertamente e con intransigenza se non contro gli elementi rea­
zionari, filofascisti per essenza, che nuocevano alla Resistenza e
disgregavano le forze dall’interno.
5. Ben diversa era la politica dei principali compagni dell’ U RSS nella coalizione antihitieriana — gli Stati Uniti e la Gran
Bretagna — . Pur riconoscendo la Resistenza e prestandole un aiuto
militare e tecnico, questi governi cercavano di circoscrivere gli
scopi e l’ampiezza del movimento, prendendo posizione in senso
sfavorevole allo sviluppo della sua forma più efficace, cioè la lotta
armata. Così procedendo, i circoli dirigenti delle potenze occi­
dentali facevano perno sugli elementi borghesi e liberali moderati
della Resistenza e rifiutavano il loro appoggio ai suoi elementi
rivoluzionari, soprattutto proletari. E se in alcuni paesi dell’Eu­
ropa le forze della Resistenza non sono state impiegate a suffi­
cienza nell’interesse di una pronta e piena vittoria, la causa di
ciò va ricercata non all’interno della Resistenza stessa, ma nella
politica dei circoli dirigenti degli stati occidentali, membri della
coalizione antihitleriana, e di certi governi emigrati.
6. La lotta e le vittorie dell’Unione Sovietica e delle sue
forze armate hanno esercitato una possente influenza sullo svi­
luppo della Resistenza in tutti i paesi occupati dell’Europa, indi­
pendentemente dal fatto che le truppe sovietiche abbiano o no
agito sul territorio di questi paesi. Senza la lotta eroica e senza
le vittorie del popolo sovietico, la Resistenza non avrebbe potuto
raggiungere il suo scopo finale, poiché la stessa vittoria militare
degli alleati sulla Germania fascista senza il contributo dell’ U RSS
sarebbe certamente risultata impossibile.
L ’ Unione Sovietica e la Resistenza m Europa
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7. L ’aiuto accordato dall’Unione Sovietica al movimento della
Resistenza nei paesi dell’Europa orientale e sudorientale ha avuto
un influenza particolarmente notevole. La liberazione di quei paesi
è stata realizzata grazie alle operazioni militari dell’Armata soviet
tica, sostenuta dal concorso delle forze di liberazione popolare.
8. Il popolo sovietico ha dato alla sua lotta contro il fascismo
nel territorio sovietico occupato un’ampiezza senza precedenti. La
guerra partigiana dei cittadini sovietici ha avuto una portata gi­
gantesca, contribuendo grandemente alla vittoria nella lotta comune
dei popoli per la liberazione dal fascismo. La guerra partigiana,
sul territorio sovietico occupato, è stata, fra tutte le Resistenze,
la più importante e la più ricca di risultati.