Riconoscere Riconoscere lele “speciedi di interesse interesse regionale” “specie regionale” L.R. 9/2007 art. 96 Decreto 074/Pres dd 20.3.2009 1. Fauna di interesse comunitario (allegato IV della Dir 92/43/CEE; nell’allegato F del regolamento sono riportate solo le specie naturalmente presenti sul territorio regionale, ma TUTTE LE SPECIE dell’allegato IV della Direttiva sono tutelate dal regolamento!) 2. Fauna di interesse regionale (allegato G del regolamento) Dal punto di vista sistematico… Mammiferi Pesci Rettili Artropodi Anfibi Molluschi Riconoscere le specie è importante per… - Corretta applicazione delle sanzioni - Importanza scientifica dei dati, soprattutto per le specie di maggior interesse conservazionistico! Per rendere utilizzabile un dato, è sempre necessario segnare (taccuino, agenda, cartellino da allegare all’animale): • i parametri di stazione (località, quota, Comune e Provincia) • la data di raccolta/osservazione • il nome di chi ha compiuto l’osservazione e il riconoscimento della specie. • il tipo di habitat A chi fare riferimento? • Servizio caccia, pesca e ambienti naturali • Museo Friulano di Storia Naturale • Museo Civico di Storia Naturale di Trieste • Università degli studi di Udine pesci HAB Acipenser naccarii – Storione cobice • • • • Riconoscimento: Ha muso corto e largo, coperto di scudi ossei regolari e di diversa grandezza. 33-42 sc. ossei laterali. La colorazione sul dorso è bruno-nerastro, il ventre è bianco sporco, le scaglie ossee bruno verdastre; le ventrali sono più rosee. Il suo areale interessa unicamente il Mare Adriatico e i principali corsi d’acqua della regione PadanoVeneta, della Dalmazia, dell’Albania. Pesce di grossa taglia (fino a 1,5-2 m nelle nostre acque e peso compreso tra alcune decine di kg e 2 quintali) Biologia: Migratore anadromo: si riproduce nelle acque dolci e si accresce, durante parte della vita, in mare. Per lo storione cobice è stata avanzata l’ipotesi - da verificare - che esistano gruppi stanziali in acqua dolce che svolgono l’intero ciclo biologico senza migrare in mare per la fase trofica. La riproduzione ha luogo in primavera e all’inizio dell’estate, su fondali ghiaiosi e ciottolosi. La specie è attualmente in forte rarefazione in tutto l’areale italiano, a serio rischio di estinzione. Le principali cause sono l’aumento dell’inquinamento e soprattutto interventi di origine antropica come la costruzione di dighe e di sbarramenti di minore entità che impediscono il raggiungimento delle zone idonee per la riproduzione da parte degli adulti provenienti dalle zone estuariali. Specie simili: storione comune (Acipenser sturio), ma muso più corto e tozzo, colore del dorso più scuro, minor numero di placche ossee lungo i fianchi, dimensioni minori Presenza in FVG • L'ultima segnalazione storica certa risale al 1983. Poi lo storione è stato considerato estinto per il FVG. Alcune catture saltuarie si sono rivelate relative a storioni sfuggiti da allevamenti, non si trattava in ogni caso di A. naccarii. • Negli anni '90 del secolo scorso è iniziata una seria campagna di reintroduzione, partendo dall'allevamento di riproduttori tratti dalla popolazione stanziale del medio ed alto Po (isolati da sbarramenti, compiono tutto il ciclo in acqua dolce). All'inizio di questo secolo sono iniziate le introduzioni in natura. Il sito certo più vicino è il basso Piave (forse qualche iniziativa estemporanea c'è stata anche sul Livenza?). 2005 prime catture di giovani in zona di foce, da zona Lisert ed Isonzo soprattutto. 2010 cattura di un esemplare nel Torre, lungo oltre il metro, durante la stagione di migrazione riproduttiva. Pare dunque che gli individui presenti in natura inizino a risalire i fiumi alla ricerca di habitat riproduttivi. • • • • • Ragionevolmente, in mancanza di pesca, è possibile che torni a colonizzare le zone tradizionali: in regione gli storioni risalivano Livenza, Tagliamento, Stella, Corno, Isonzo Fonte: G. A. Moro – Biologo consulente ETP anfibi anuri Bombina variegata Ululone dal ventre giallo all IV Pelobates fuscus insubricus Pelobate padano all IV PRIORITARIO Bufo bufo Rospo comune Bufo viridis Rospo smeraldino all IV Hyla arborea Raganella comune europea all IV Hyla intermedia Raganella italiana all IV Rana dalmatina Rana agile all IV Rana latastei Rana di Lataste all IV Rana temporaria Rana montana Rana lessonae (= Pelophylax lessonae) Rana verde di Lessona Rana esculenta (= Pelophylax kl. esculentus) Rana ibrida dei fossi Rana ridibunda (=Pelophylax ridibundus) Rana verde maggiore all IV urodeli Salamandra salamandra Salamandra pezzata Salamandra atra Salamandra alpina comune Mesotriton alpestris (=Triturus alpestris) Tritone alpino Lissotriton vulgaris (=Triturus vulgaris) Tritone punteggiato Triturus carnifex Tritone crestato italiano all IV Proteus anguinus Proteo comune all IV PRIORITARIO all IV riconoscimento: • • • • l’aspetto il canto (anuri) la provenienza (areali di distribuzione) riconoscere le ovature, i girini / le larve, gli adulti manipolazione: • sono delicati, anche lievi danni superficiali possono ridurre seriamente la loro possibilità di sopravvivenza. • Manipolare gli esemplari con dolcezza, SEMPRE CON LA MANO BAGNATA per evitare di togliere lo strato mucoso protettivo che li copre. • La maggior parte degli anfibi è sensibile alla temperatura eccessiva e anche il calore della mano può danneggiarli: non vanno trattenuti a lungo. anuri Bombina variegata RICONOSCIMENTO: • taglia medio piccola (4,5 cm maschi, 5,5 cm femmine) • pupilla cuoriforme • fitto sistema di verruche spinescenti copre il dorso brunastro o nerastro • ventre colorato a chiazze giallo brillante • Postura caratteristica se molestato: inarca il dorso, esibisce i colori ventrali (colorazione aposematica) distribuzione: comune in alcune zone della pianura friulana, sul Carso triestino e Goriziano, in molte aree alpine e prealpine. Predilige zone agricole tradizionali (no drastici riordini fondiari o coltivazioni intensive) Specie simili: Bufo bufo, che però ha grandi pupille orizzontali e due grosse ghiandole parotoidi dietro agli occhi HAB biologia: specie pioniera, legata ad habitat poco evoluti o comunque ringiovaniti dall’attività dell’uomo attivo giorno e notte, da aprile a ottobre si riproduce più volte l’anno (in pianura fino alla fine di agosto) in pozze basse con poca vegetazione, anche al margine di strade interpoderali, nei canali di scolo delle acque al lato dei campi coltivati, o in anse tranquille di ruscelli a lento corso. Uova agglomerate in piccoli grappoli gelatinosi delle dimensioni di acini d’uva, normalmente fissati a supporti vegetali. Secrezione cutanea tossica (soprattutto per i mammiferi) Pelobates fuscus insubricus HAB* Riconoscimento: • • • • • taglia media (maschio 5 cm femmina 6 cm) Pupille grandi e verticalmente ellittiche Tubercolo metatarsale grande, giallastro on bruno chiaro, duro e tagliente Colorazione dorsale brunastra a macchie frastagliate Ventre crema Specie simili: rospo comune. La pupilla verticale lo rende inconfondibile. Ultima osservazione: 1992, Muzzana del Turgnano Anni 80 – 90 progetto di reintroduzione in loc. Bosco degli Ebrei, San Vito al Tagliamento: esiti sconosciuti Bufo bufo Riconoscimento: • taglia grande (maschi 5-7 cm femmine 7-12 cm) • Due grosse placche ghiandolari cutanee (parotoidi) dietro agli occhi, con andamento obliquo • Dorso color bruno – ocra con macchie e screziature bruno nerastre • Ventre bianco – giallastro • Occhi con iride arancio e pupilla orizzontale • Pelle molto coriacea e ricoperta di verruche spinescenti (nelle femmine) o quasi lisce (maschi) • Girini piccoli e neri • Neometamorfosati piccolissimi (5-6 mm) Ghiandole parotoidi Iride arancio e pupilla orizzontale Specie simili: Bombina, Pelobate, Rospo smeraldino quando temperatura è bassa e il colore si scurisce. Lo smeraldino non ha mai l’iride arancione. Distribuzione: Diffuso in tutta la regione fino ad alta quota. E’ sostituito dallo smeraldino delle zone più aride e aperte. Biologia: specie opportunista, frequenta qualsiasi tipo di ambiente anche se antropizzato. Si trova anche in città. Ad eccezione del breve periodo riproduttivo (generalm. 1 settimana, max 1 mese), conduce vita esclusivamente terrestre. Si riproduce una volta all’anno tra febbraio-marzo (pianura) e giugno (montagna); uova deposte in due lunghe file ordinatamente affiancate all’interno di cordoni mucillaginosi, spessi 1-2 cm e lunghi anche più di 5 m. I girini metamorfosano in circa 2-3 mesi. Pseudepidalea (Bufo) viridis HAB Riconoscimento: dimensioni medie (maschi 5-8, femmine 7-9 cm) • Colore dorsale ocra – perlaceo con vistose chiazze verdi e puntini rossi • Pelle verrucosa • Ghiandole parotoidi ben evidenti e con andamento parallelo • Ventre biancastro • Iride verde chiaro o grigio-olivastra Specie simili: Bufo bufo, che • Pupille orizzontali e allungate però non ha mai colorazione verde sul dorso e ha iride arancione. Distribuzione: comune in pianura, soprattutto lungo alvei dei fiumi. Localizzato in montagna. Biologia: Preferisce ambienti aridi e drenati, tollera discrete concentrazioni saline particolarmente frequente lungo le coste e nelle zone alluvionali con substrati ghiaiosi, lungo i fiumi e nei magredi meno evoluti. Rigorosamente notturno, tipica specie colonizzatrice. Si riproduce in vari periodi dell’anno (da marzo-aprile fino a fine agosto), in funzione della disponibilità stagionale di acqua utilizzando anche pozze effimere e situazioni estremamente precarie. Riproduzione tra marzo e giugno. Amplesso ascellare. Cordoni di uova molto simili a quelli del Rospo comune. Neometamorfosati abbastanza grandi (2,5 cm) Nell’Italia nord orientale vive spesso in contesti urbani e suburbani. HAB Hyla arborea e Hyla intermedia • • • • • • Riconoscimento: piccole o medie dimensioni (3 – 5 cm) Dita delle mani e dei piedi terminano con dischi adesivi ben evidenti Colore dorsale verde pisello – verde smeraldo – bruno-ocra; esistono esemplari blu portatori di una tara genetica una stria grigiastra che passa attraverso gli occhi e percorre i fianchi fino alla base delle zampe posteriori segna la transizione tra dorso e ventre (che è color crema) il dorso può presentare chiazze grigiastre Il colore può cambiare rapidamente! Specie simili: nessuna Caratteri distintivi delle due specie: distanza tra il timpano e l’occhio nel maschio •H. intermedia: la distanza è = o > alla metà del diametro maggiore del timpano •H. arborea: la distanza è visibilmente meno di metà In generale, H. intermedia: dimensioni leggerm. inferiori, zampe posteriori relativamente più corte, colorazione meno variabile e meno contrastata. Tuttavia in regione c’è forte introgressione genetica e morfologica e sono distinguibili solo con verifiche biochimico-genetiche. Non sono distinguibili al canto. I girini delle due specie si comportano in maniera differente: le larve di H. arborea vivono in profondità e se spaventati dirigono verso il fondo. Le larve di H. intermedia si muovono poco sotto il pelo dell’acqua e se spaventati si disperdono in superficie. Distribuzione: poco studiata. La loro distribuzione regionale è complementare e la loro introgressione genetica è dovuta ad antichi fenomeni di ibridazione da tempo interrotti. H. intermedia è endemismo italiano, comune in tutta la pianura e sulle colline fino a 300 m. Rara sulle prealpi. A est si ferma alla provincia di Gorizia (Schiavetti) H. arborea diffusa in Europa centro orientale, in Italia solo in provincia di Trieste e nei comuni di Malborghetto-Valbruna, Tarvisio e Dogna (bacino idrografico danubiano). • • • • • Biologia: arboricola, si riproduce più volte all’anno da marzo ad agosto Maschi molto vociferi, canto molto potente (ricorda il frinire delle cicale) Uova deposte in piccoli ammassi delle dimensioni di una noce fissati a piccoli supporti vegetali. Al di fuori del periodo dell’accoppiamento le raganelle stanno su alberi e arbusti e continuano a cantare per tutta l’estate. Sono anfibi pionieri, grande capacità di dispersione, frequentano gli habitat più diversi. Rane rosse Sacchi vocali pari interni Colori bruno-rossastri e macchia timpanica scura Rane verdi Sacchi vocali pari esterni Colori dominanti verdi o giallastri Evidenti pliche laterodorsali Assenza della macchia timpanica bruno-scura LE RANE ROSSE O RANE BRUNE Rana dalmatina, Rana latastei, Rana temporaria • • • • • • • dimensioni medio grandi Dalmatina e latastei: maschio 5 cm, femmina 6,5 cm Temporaria: maschi 7-8 cm femmine 11 cm Toni bruno – ocra sul dorso, tipica macchia temporale timpanica scura Sacchi vocali pari interni (pur gonfiandosi nei soggetti in canto, non possono essere estroflessi) Prediligono tutte ambienti forestali I GIOVANI DELLE TRE SPECIE SONO SPESSO MOLTO DIFFICILI DA DISTINGUERE. Rana dalmatina Riconoscimento: • colorazione dorsale molto variabile • labbro superiore più o meno omogeneamente biancastro o crema fino all’apice del muso • muso affilato e appuntito • macchia temporale e maschera facciale molto contrastate • timpano grande quanto l’occhio nei maschi e un po’ più piccolo nelle femmine, ma comunque grande • ventre e gola negli adulti sempre bianchi • zampe posteriori molto lunghe • inguine giallo • tubercolo metatarsale duro, grande e prominente HAB Distribuzione: la più diffusa delle rane rosse italiane. E’comune in pianura, molto frequente sul Carso triestino e goriziano. Sintopica con R. latastei, nelle prealpi con R. temporaria. Biologia: prettamente terragnola, dopo riprod. (da aprile fino all’inizio dell’inverno) si rinviene in prati, incolti, radure e boschi di latifoglie, anche aree agricole (pioppeti). No monocolture. Prevalentemente notturna. Si riproduce una volta all’anno. Pozze temporanee, stagni, piccoli invasi, canali con vegetazione. Entra in acqua precocemente (tra la prima metà di febbraio e l’inizio di marzo), acqua T°C 2-4 Uova in grossi ammassi gelatinosi ancorati a supporti vegetali, ben esposti al sole; in meno di un mese vengono a galla assumendo tipica forma discoidale (diam. ca 20 cm) Girini bruni, vivono sul fondo, si espongono volentieri al sole, metamorfosano in ca. 2-3 mesi Rana latastei HAB Riconoscimento: • colorazione dorsale molto variabile per lo più rossastra, brunastra o testa di moro • labbro superiore bianco solo fin sotto l’occhio, dove diventa bruscamente scuro • muso affilato e appuntito • macchia temporale e maschera facciale molto contrastate • timpano più piccolo dell’occhio • gola biancastra con fitta marmoreggiatura grigio nerastra; stria gulare bianca longitudinale mediana sempre ben evidente (tipico aspetto a T rovesciata) • ventre color crema spruzzato di nero, marrone o rosso scuro • zampe posteriori molto lunghe • inguine giallo • tubercolo metatarsale piccolo e soffice Distribuzione: comune in pianura, penetra nelle Prealpi Giulie e Carniche. Coabita con R. dalmatina, ma preferisce habitat più ombrosi Biologia: • Boschi planiziali, boschi ripariali, talvolta torbiere, prati umidi, cariceti, paludi con fragmiteti ma anche pioppeti coltivati con sottobosco erbaceo e arbustivo. • Entra in acqua precocemente (tra la prima metà di febbraio e l’inizio di marzo). Stagni, lanche fluviali, risorgive, fossati, raccolte d’acqua temporanee, generalmente con ricca vegetazione o con molte foglie e rami sommersi. • Uova in ammassi gelatinosi delle dimensioni di un pugno, ancorati a supporti vegetali, protetti dal sole, mantengono forma globosa e consistenza compatta; • Girini bruni, si nascondono tra le foglie accumulate sul fondo, rifuggono la luce, metamorfosano in ca. 2-3 mesi • Al di fuori del periodo riproduttivo R. latastei vive lontano dall’acqua in habitat umidi e ombrosi (siepi interpoderali, boschi, boscaglie) Rana temporaria Riconoscimento: • taglia grande • colorazione dorsale molto variabile bruna, rossastra, giallastra, blu-azzurrastra (nei maschi in fregola) sempre macchiata di nero • pliche laterodorsali non parallele ma disposte come i fianchi di una brocca • labbro superiore più o meno omogeneamente biancastro, crema o giallastro fino all’apice del muso • • • • • • muso arrotondato macchia temporale e maschera facciale poco contrastate timpano un po’più piccolo dell’occhio nei maschi, molto più piccolo dell’occhio nelle femmine ventre e gola biancastri/crema/giallastri con fitta marmoreggiatura ocrarossastra; (attenzione: le femmine giovani possono avere ventre immacolato) zampe posteriori di regola corte, ma il carattere è abbastanza variabile tubercolo metatarsale piccolo e soffice Distribuzione : Catena alpina, fino a 2000 m. Arriva fino ai margini delle Prealpi scendendo fino a 160 m slm, coabitando con R. latastei e R. dalmatina Biologia • Pascoli montani, torbiere, praterie d’alta quota, faggete, boschi misti di conifere soprattutto nei pressi di ambienti umidi. Può essere in attività anche con T°C prossime allo 0. La maggior parte degli adulti sverna in acqua, i giovani a terra. • Si riproduce una volta all’anno tra l’inizio di febbraio (margini delle Prealpi) e giugno (alta montagna) • Nel corso dell’accoppiamento la specie è fortemente gregaria e i grandi ammassi ovulari (anche 4500 uova per femmina) formano enormi materassi mucillaginosi. (vantaggi: >T°C negli ammassi, < predazioni) • In diversi siti prealpini si riproduce assieme a R. latastei. Le uova delle due specie, se sono a contatto diretto, sono facilmente distinguibili: il diametro delle capsule ovulari in R.temporaria è molto maggiore e la gelatina non è limpida, ma opalescente. • Girini bruno-ocra, metamorfosano in 2-3 mesi. R. dalmatina R. latastei Labbro superiore bianco Labbro superiore bianco o crema fino all’apice solo fin sotto l’occhio, muso poi bruscamente scuro Timpano grande quanto Timpano più piccolo dell’occhio l’occhio nei mm Ventre e gola sempre bianchi R. temporaria Labbro superiore biancastro, crema o giallastro fino all’apice del muso Timpano più piccolo dell’occhio Gola biancastra con fitta Ventre e gola biancastrimarmoreggiatura crema-giallastri con grigio nerastra + stria fitta marmoreggiatura gulare mediana ocra-rossastra Muso arrotondato Le rane verdi Rana di Lessona o Rana verde minore Pelophylax lessonae (Rana lessonae) Rana verde maggiore Pelophylax ridibundus (Rana ridibunda) Rana ibrida dei fossi Pelophylax klepton esculentus (Rana klepton esculenta) • • • • Colori dominanti verdi o giallastri evidenti pliche laterodorsali Assenza della macchia timpanica bruno-scura Sacchi vocali pari esterni Comprendere la sistematica delle rane verdi: il fenomeno dell’ibridogenesi emiclonale • Le rane verdi centroeuropee sono DUE SPECIE BEN SEPARATE (P. ridibundus e P. lessonae) ma incrociandosi tra loro danno un ibrido particolare che è “nemico” del genoma lessonae, un vero parassita genetico. Da qui il nome KLEPTON (dal greco “klepto”, “rubare”) • Le popolazioni di rane verdi dell’Italia settentrionale sono costituite da quote variabili di Pelophylax kl. esculenta e Pelophylax lessonae e quindi riferite al sistema ibridogenetico L-E (lessonae-esculenta) • Nelle aree poco antropizzate predomina P. lessonae, in quelle molto alterate dall’uomo predomina l’ibrido. • Sul Carso è presente naturalmente P.ridibundus. • • • • • NB: i maschi ibridi sono per lo più sterili. Esistono popolazioni in Europa centro-orientale dove il genoma lessonae “reagisce” e si trovano individui triploidi LLR che eliminano R nella formazione di gameti, tramandando solo L. L’ibrido è più adattabile! E’ vincente in sistemi manomessi. Rana di Lessona è legata a torbiere integre e prati umidi, la Ridibunda è strettamente acquatica. L’ibrido è ben adattato a tutti gli ambienti intermedi (forse > resistenza dei girini all’inquinamento, non si sa) La proporzione tra individui ibridi e la loro specie genitrice è un buon indice di qualità ambientale! Pelophylax kl. esculentus Riconoscimento: taglia medio grande (m 10 f 12 cm) canto dei maschi caratteri più significativi: • 1) forma, dimensione e colore del tubercolo metatarsale: è asimmetrico, oppure simmetrico ma molto basso, spesso bicolore (bianco-nerastro), di taglia media (1/3 o ½ dell’alluce) • 2) lunghezza delle zampe posteriori: lunghe, se femori ortogonali al corpo, i talloni si toccano • 3) colore della faccia posteriore delle cosce: marmoreggiata di nero o ocre su fondo giallo o verde chiaro • 4) colore dei sacchi vocali (biancastri) • 5) forma e disposizione dei denti vomerini (bisogna spalancare la bocca dell’animale): medi, ovali e molto distanti uno dall’altro senza verifiche genetiche il riconoscimento non supera il 70% di accuratezza. La situazione delle popolazioni regionali è ignota. Distribuzione: è la più comune rana verde, si trova in ambienti compromessi, anche suburbani, insediamenti industriali, agroecosistemi disturbati. Biologia: amante del sole, gregaria e vocifera, domina in tutti gli ambienti palustri o semiallagati disturbati dalle attività dell’uomo e vive sempre assieme a quote variabili di P. lessonae, senza la quale non può riprodursi. Le femmine ibride mostrano chiara preferenza per i maschi di P. Lessonae, ma sono poco attive sessualmente e questo garantisce il successo riproduttivo delle femmine di P. lessonae: questo rende più stabile il sistema ibridogenetico nel suo complesso. I maschi ibridi sono parzialmente o totalmente sterili. Tra aprile e giugno deposizione, i girini metamorfosano in estate. Pelophylax lessonae HAB Riconoscimento: taglia piccola o media (m 5-7 f 6-9 cm) canto dei maschi 1) forma, dimensione e colore del tubercolo metatarsale: semicircolare, grande, duro e molto sporgente, color bianco rosato (può essere scuro a basse temperature), 2) lunghezza delle zampe posteriori: molto corte, se femori ortogonali al corpo, i talloni non si toccano 3) colore della faccia posteriore delle cosce: marmoreggiata di nero o ocra su fondo giallo, arancione o verde chiaro 4) colore dei sacchi vocali (bianco puro quando gonfi) 5) forma e disposizione dei denti vomerini (bisogna spalancare la bocca dell’animale): assai piccoli, arrotondati e molto distanziati Distribuzione • In FVG predomina nelle torbiere e in ambienti palustri poco disturbati, comunque forma popolazioni miste con l’ibrido. Biologia • Meno termofila delle altre rane verdi, eliofila, gregaria, vocifera; è poco legata all’acqua, predilige torbiere e prati umidi ad alta naturalità. • Migrazioni primaverili e autunnali notevoli, anche 10 – 15 km • Deposizione tra maggio (pianura) e giugno (montagna) Pelophylax ridibundus Riconoscimento: taglia grande (m 10 f 13 e più cm) canto dei maschi molto caratteristico, sembra una fragorosa risata 1) forma, dimensione e colore del tubercolo metatarsale: poco rilevato, morbido, di forma ovale o di trapezio appiattito di taglia piccola o media, in genere bicolore o nerastro. 2) lunghezza delle zampe posteriori: molto lunghe, se femori ortogonali al corpo, i talloni si sovrappongono vistosamente 3) colore della faccia posteriore delle cosce: biancastra, grigiastra, raramente verdastra 4) colore dei sacchi vocali (grigio scuro o nerastri) 5) forma e disposizione dei denti vomerini (bisogna spalancare la bocca dell’animale): ovali e molto distanti Distribuzione • Areale europeo centro-orientale balcanico, arriva fino all’Asia centrale: in Italia solo in provincia di Trieste (Muggia e San Dorligo; a Monrupino popolazione alloctona secondo Bressi) Biologia • eliofila, gregaria, vocifera, molto legata all’acqua, predilige grandi corpi idrici profondi almeno mezzo metro o fiumi a corso lento con sponde assolate. Molto mobile e con grandi capacità di dispersione soprattutto allo stadio giovanile, adattabile, girini con grande plasticità alimentare: è specie pioniera • riproduzione aprile-giugno in bacini di medie o estese dimensioni, ricchi di vegetazione ma anche torrenti (Val Rosandra) • iberna in acque profonde o nel fango del fondo, raramente a terra zampe colore faccia posteriore delle cosce P. lessonae P. kl. esculentus P. ridibundus corte, talloni non si toccano lunghe, i talloni si toccano molto lunghe, con talloni sovrapposti marmoreggiata di nero o ocra marmoreggiata di nero o ocra su fondo giallo su fondo giallo, arancione o o verde chiaro verde chiaro bianco, grigio, raramente verde colore sacchi vocali bianco puro biancastri grigio scuro - nerastri denti vomerini molto piccoli, arrotondati, distanti medi, ovali, distanti ovali, molto distanti tubercolo metatarsale semicircolare, grande, duro, molto sporgente, bianco rosato asimmetrico oppure simmetrico ma molto basso, spesso bicolore, taglia media poco rilevato, morbido, ovale, piccolo/medio, bicolore o nero OVATURE GIRINI urodeli Salamandra salamandra Riconoscimento: inconfondibile, salamandra grande (max 28 cm, solitamente meno di 20 cm coda inclusa), robusta, con grandi ghiandole parotoidi, con intense punteggiature o strisce gialle (anche rossastre o arancioni) su fondo nero. La parte ventrale può essere completamente nera o punteggiata. Il disegno caratteristico è già presente nei neometamorfosati. Biologia: soprattutto forestale, legata a zone collinari o montuose, generalmente al di sotto degli 800 m nelle Alpi. Legata a foreste di caducifoglie, evita i boschi puri di aghifoglie (richiede abbondante lettiera di foglie). Preferisce ambienti caratterizzati da tassi elevati umidità e piovosità. Molto legata all’acqua. • • • • E’ strettamente notturna, di giorno si vede frequentemente solo dopo la pioggia. Si muove molto lentamente. Protetta da un’abbondante secrezione tossica della cute che irrita la bocca e gli occhi dei predatori (i colori del corpo hanno funzione di avvertimento) La femmina dà alla luce larve già ben sviluppate. Salamandra atra HAB Riconoscimento: • adulti fino a 16 cm inclusa la coda, salamandra moderatamente robusta con grandi ghiandole parotoidi, simile a S.salamandra ma con colorazione uniformemente nera. • Talvolta aspetto “costoloso” Biologia: specie montana, tra 1000 e 2000 m,(min 400 in vallate alpine più interne e max2800) Ambienti freschi e umidi, dalle faggete di media montagna ai boschi misti di altitudine, purchè con copertura erbacea sviluppata, mughete, praterie alpine, anche ambienti rocciosi di altra quota. Principalmente notturna, ma si può osservare in luoghi ombrosi durante il giorno soprattutto dopo la pioggia o in giornate nuvolose. Si nasconde sotto pietre, tronchi abbattuti, nei buchi. • La femmina dà alla luce giovani già metamorfosati (solitamente 1-2). Questo rende la specie indipendente dalla presenza di corpi idrici, potendo così colonizzare anche altopiani e massicci carsici. Gestazione di due-tre anni! Mesotriton (Triturus) alpestris • • Riconoscimento: Femmina più grande del maschio (fino 12 cm). Parti inferiori uniformemente da giallo intenso a rosso; di solito ventre non macchiettato (rare le eccezioni). Dorso grigio o nerastro nei maschi, femmine brune. Maschi in abito nuziale hanno una cresta giallastra, bassa a orlo liscio, barrata o macchiettata di nero. Assenza di solchi sul capo. Biologia: è il più acquatico dei tritoni italiani. Nelle Alpi si trova in amb. oligotrofici con buona trasparenza dell’acqua. Altitudine: 450-1600 m, ma arriva oltre i 2500m. Entrambi i sessi restano in acqua per il periodo riproduttivo (2-3 mesi); possono talvolta anche svernare in acqua. E’ specie in cui è frequente la neotenia (esistono popolazioni completamente neoteniche). Lissotriton (Triturus) vulgaris Riconoscimento: • Piccoli, adulti max 11 cm, maschi un po’ più grandi delle femmine. Pelle liscia, caratteristico disegno ventrale, tre solchi sul capo. • Animali terragnoli e femmine in amore giallo bruni, verde oliva o bruni superiormente, spesso con piccole punteggiature scure e una striscia sfumata ai lati del capo. Ventre bianco con punteggiatura ben sviluppata che si estende alla gola; è possibile pigmentazione arancio brillante, gialloo rosso ma limitata a una striscia centrale. • Maschi in amore hanno grandi punteggiature sul dorso, strisce chiare sulla testa, una cresta continua su dorso e coda e frange sulle dita delle zampe posteriori. Il margine inferiore della coda arancione con strisce azzurre. femmina maschio adulto neotenico Uniche popolazioni italiane!! Bacino del Torrente Slizza (Tarvisiano, Fusine, Lago del Predil) e sorgenti del Torrente Dogna Biologia: • ampia valenza ecologica sia per siti riproduttivi che ambiente terrestre: predilige fossi, scoline, pozze di piccole e medie dimensioni, abbeveratoi, cisterne, con o senza vegetazione, in zone aperte e ben esposte. Anche in ambienti parzialmente antropizzati. Generalmente zone planiziali e collinari fino a 800m • Nei mesi estivi conduce vita terricola e la presenza di rifugi a terra è uno dei fattori limitanti la presenza della specie. A terra preferisce zone ben soleggiate con buona copertura di vegetazione, boschi igrofili, brughiere, prati, margini dei coltivi. • Svernamento a breve distanza dai siti riproduttivi (10-60 m) in ceppi di alberi, tane di micromammiferi, formicai abbandonati. • Attività inizia a gennaio-febbraio, da maggio-giugno conduce vita terricola • Complesse cerimonie nuziali • Uova deposte singolarmente o in gruppetti su vari supporti sommersi. Metamorfosi fine estate-inizio autunno. Ssp. vulg. Ssp. merid. Triturus carnifex HAB Riconoscimento: • È il più grande tritone italiano (fino a 14-18 cm compresa la coda) • ventre giallo o giallo-aranciato, con macchie nere isolate o fuse a formare figure di varie forme. • Il dimorfismo sessuale è molto accentuato, soprattutto durante la stagione riproduttiva. Le femmine raggiungono dimensioni maggiori di quelle dei maschi, presentano spesso una stria vertebrale giallastra e hanno una cloaca piatta e poco saliente nella sua porzione ventrale. • • • I maschi, durante la stagione riproduttiva, presentano caratteri sessuali secondari molto appariscenti: cresta vertebrale alta anche più di un centimetro, con margine dentellato, presenza sui lati della coda di una banda bianco-lattea con riflessi sericei, cloaca rigonfia di forma emisferica. La larva è lunga sino a 8 cm (ma quasi sempre più piccola), si presenta di colorazione brunastra ed è caratterizzata dalla coda, che assottiglia gradualmente in un lungo filamento. Distribuzione: comune o molto comune in tutta la bassa e alta pianura friulana, si rarefà su Alpi e Prealpi. Raggiunge 1440 m slm; spesso coabita con M. alpestris e L. vulgaris. Province di TS e GO, sempre sintopico con L. vulgaris meridionalis Biologia: • specie adattabile a vari tipi di ambienti acquatici, predilige siti permanenti privi di pesci o temporanei purchè profondi. Aree di pianura o moderatamente elevate. (max alt. 1980 m) • Poco si sa delle sue preferenze relativamente agli habitat terrestri e alle sue capacità di dispersione. • Attivi da gennaio-febbraio, rimangono in acqua fino a maggio-giugno e poi passano periodo di latenza estiva sulla terraferma. In autunno ripresa delle attività in corrispondenza delle piogge (soprattutto attività trofica, solo in parte riproduttiva) • Raffinato repertorio di danze durante il corteggiamento • Uova deposte individualmente o in piccoli gruppo su foglie acquatiche che vengono ripiegate a formare un involto • Metamorfosi delle larve in 2-3 mesi LARVE Proteus anguinus HAB* Riconoscimento: inconfondibile. Adulti 20-25 cm inclusa la coda. Specie cavernicola, colore chiaro con branchie piumose grandi ed evidenti, di color rosa salmone. Zampe poco sviluppate, occhi molto piccoli. Distribuzione: in Italia, solo Carso triestino e goriziano (bacino idrografico carsico sotterraneo del Timavo - Isonzo – Vipacco) . Occasionalmente visibile in superficie in occasione di piene (Sistiana c/o la cava, Doberdò, San Giovanni del Timavo) Biologia: Vive esclusivamente in corsi d’acqua sotterranei e laghi in grotte calcaree. Acque con T°C 5 – 10 Neotenico, mantiene le branchie per tutta la vita. Tutto quello che si sa sulla biologia riproduttiva è dovuto a osservazioni su animali in cattività. Maturità sex 11 anni nel maschio, 15-17 nelle femmine. Depone uova (da 20 a 60), ogni 6 anni. Le larve hanno occhi ben distinti fino all’età di due mesi Si nutre di oligocheti e crostacei acquatici Anfibi: specie alloctone • Introduzioni più o meno accidentali per scopi alimentari • P. kurtmulleri (Stagno di Gropada introdotte all’inizio degli anni ’90 - Asta dell’Isonzo: un treno carico di rane rovesciato nella Valle del Vipacco, colonizzazione da parte di una rana affine a P.ridibundus di una forma meridionale, forse kurtmulleri . E’ arrivata fino all’Isola della Cona! Fonte: L.Lapini) • Lithobates catesbeianus popolazione estinta ☺ nella bassa friulana negli anni ’60,