000_specie per forestali 1 COMPRE

Riconoscere
Riconoscere lele
“speciedi
di interesse
interesse regionale”
“specie
regionale”
L.R. 9/2007 art. 96
Decreto 074/Pres dd 20.3.2009
1.
Fauna di interesse comunitario (allegato IV della Dir 92/43/CEE;
nell’allegato F del regolamento sono riportate solo le specie
naturalmente presenti sul territorio regionale, ma TUTTE
LE SPECIE dell’allegato IV della Direttiva sono tutelate dal
regolamento!)
2.
Fauna di interesse regionale (allegato G del regolamento)
Dal punto di vista sistematico…
Mammiferi
Pesci
Rettili
Artropodi
Anfibi
Molluschi
Riconoscere le specie è importante per…
- Corretta applicazione delle sanzioni
- Importanza scientifica dei dati, soprattutto per le specie di
maggior interesse conservazionistico!
Per rendere utilizzabile un dato, è sempre
necessario segnare (taccuino, agenda, cartellino
da allegare all’animale):
• i parametri di stazione (località, quota, Comune
e Provincia)
• la data di raccolta/osservazione
• il nome di chi ha compiuto l’osservazione e il
riconoscimento della specie.
• il tipo di habitat
A chi fare riferimento?
• Servizio caccia, pesca e ambienti naturali
• Museo Friulano di Storia Naturale
• Museo Civico di Storia Naturale di Trieste
• Università degli studi di Udine
pesci
HAB
Acipenser naccarii – Storione cobice
•
•
•
•
Riconoscimento: Ha muso corto e largo, coperto di scudi ossei regolari e di diversa grandezza.
33-42 sc. ossei laterali. La colorazione sul dorso è bruno-nerastro, il ventre è bianco sporco, le
scaglie ossee bruno verdastre; le ventrali sono più rosee.
Il suo areale interessa unicamente il Mare Adriatico e i principali corsi d’acqua della regione PadanoVeneta, della Dalmazia, dell’Albania.
Pesce di grossa taglia (fino a 1,5-2 m nelle nostre acque e peso compreso tra alcune decine di kg e
2 quintali)
Biologia: Migratore anadromo: si riproduce nelle acque dolci e si accresce, durante parte della vita,
in mare. Per lo storione cobice è stata avanzata l’ipotesi - da verificare - che esistano gruppi
stanziali in acqua dolce che svolgono l’intero ciclo biologico senza migrare in mare per la fase
trofica. La riproduzione ha luogo in primavera e all’inizio dell’estate, su fondali ghiaiosi e ciottolosi.
La specie è attualmente in forte rarefazione in tutto l’areale italiano, a serio rischio di estinzione. Le
principali cause sono l’aumento dell’inquinamento e soprattutto interventi di origine antropica come
la costruzione di dighe e di sbarramenti di minore entità che impediscono il raggiungimento delle
zone idonee per la riproduzione da parte degli adulti provenienti dalle zone estuariali.
Specie simili: storione comune
(Acipenser sturio), ma muso più corto e
tozzo, colore del dorso più scuro, minor
numero di placche ossee lungo i fianchi,
dimensioni minori
Presenza in FVG
•
L'ultima segnalazione storica certa risale al 1983. Poi lo storione è stato considerato
estinto per il FVG. Alcune catture saltuarie si sono rivelate relative a storioni sfuggiti
da allevamenti, non si trattava in ogni caso di A. naccarii.
•
Negli anni '90 del secolo scorso è iniziata una seria campagna di reintroduzione,
partendo dall'allevamento di riproduttori tratti dalla popolazione stanziale del medio
ed alto Po (isolati da sbarramenti, compiono tutto il ciclo in acqua dolce).
All'inizio di questo secolo sono iniziate le introduzioni in natura. Il sito certo più vicino
è il basso Piave (forse qualche iniziativa estemporanea c'è stata anche sul Livenza?).
2005 prime catture di giovani in zona di foce, da zona Lisert ed Isonzo
soprattutto.
2010 cattura di un esemplare nel Torre, lungo oltre il metro, durante la
stagione di migrazione riproduttiva.
Pare dunque che gli individui presenti in natura inizino a risalire i fiumi alla ricerca di
habitat riproduttivi.
•
•
•
•
•
Ragionevolmente, in mancanza di pesca, è possibile che torni a colonizzare le zone
tradizionali: in regione gli storioni risalivano Livenza, Tagliamento, Stella, Corno,
Isonzo
Fonte: G. A. Moro – Biologo consulente ETP
anfibi
anuri
Bombina variegata
Ululone dal ventre giallo
all IV
Pelobates fuscus insubricus
Pelobate padano
all IV
PRIORITARIO
Bufo bufo
Rospo comune
Bufo viridis
Rospo smeraldino
all IV
Hyla arborea
Raganella comune europea
all IV
Hyla intermedia
Raganella italiana
all IV
Rana dalmatina
Rana agile
all IV
Rana latastei
Rana di Lataste
all IV
Rana temporaria
Rana montana
Rana lessonae (= Pelophylax lessonae)
Rana verde di Lessona
Rana esculenta (= Pelophylax kl.
esculentus)
Rana ibrida dei fossi
Rana ridibunda (=Pelophylax ridibundus)
Rana verde maggiore
all IV
urodeli
Salamandra salamandra
Salamandra pezzata
Salamandra atra
Salamandra alpina comune
Mesotriton alpestris (=Triturus alpestris)
Tritone alpino
Lissotriton vulgaris (=Triturus vulgaris)
Tritone punteggiato
Triturus carnifex
Tritone crestato italiano
all IV
Proteus anguinus
Proteo comune
all IV PRIORITARIO
all IV
riconoscimento:
•
•
•
•
l’aspetto
il canto (anuri)
la provenienza (areali di distribuzione)
riconoscere le ovature, i girini / le larve, gli adulti
manipolazione:
• sono delicati, anche lievi
danni superficiali possono
ridurre seriamente la loro
possibilità di sopravvivenza.
• Manipolare gli esemplari
con dolcezza, SEMPRE
CON LA MANO BAGNATA
per evitare di togliere lo
strato mucoso protettivo
che li copre.
• La maggior parte degli
anfibi è sensibile alla
temperatura eccessiva e
anche il calore della mano
può danneggiarli: non
vanno trattenuti a lungo.
anuri
Bombina variegata
RICONOSCIMENTO:
• taglia medio piccola (4,5 cm maschi, 5,5 cm
femmine)
• pupilla cuoriforme
• fitto sistema di verruche spinescenti copre il
dorso brunastro o nerastro
• ventre colorato a chiazze giallo brillante
• Postura caratteristica se molestato: inarca il
dorso, esibisce i colori ventrali (colorazione
aposematica)
distribuzione: comune in alcune zone della pianura
friulana, sul Carso triestino e Goriziano, in molte aree
alpine e prealpine. Predilige zone agricole tradizionali
(no drastici riordini fondiari o coltivazioni intensive)
Specie simili: Bufo bufo, che però ha grandi pupille
orizzontali e due grosse ghiandole parotoidi dietro agli
occhi
HAB
biologia: specie pioniera, legata ad habitat poco evoluti o comunque
ringiovaniti dall’attività dell’uomo
attivo giorno e notte, da aprile a ottobre
si riproduce più volte l’anno (in pianura fino alla fine di agosto) in pozze
basse con poca vegetazione, anche al margine di strade interpoderali, nei
canali di scolo delle acque al lato dei campi coltivati, o in anse tranquille di
ruscelli a lento corso.
Uova agglomerate in piccoli grappoli gelatinosi delle dimensioni di acini
d’uva, normalmente fissati a supporti vegetali.
Secrezione cutanea tossica (soprattutto per i mammiferi)
Pelobates fuscus insubricus
HAB*
Riconoscimento:
•
•
•
•
•
taglia media (maschio 5 cm femmina 6
cm)
Pupille grandi e verticalmente ellittiche
Tubercolo metatarsale grande, giallastro
on bruno chiaro, duro e tagliente
Colorazione dorsale brunastra a macchie
frastagliate
Ventre crema
Specie simili: rospo comune. La pupilla verticale
lo rende inconfondibile.
Ultima osservazione: 1992, Muzzana del
Turgnano
Anni 80 – 90 progetto di reintroduzione in loc.
Bosco degli Ebrei, San Vito al Tagliamento:
esiti sconosciuti
Bufo bufo
Riconoscimento:
• taglia grande (maschi 5-7 cm femmine
7-12 cm)
• Due grosse placche ghiandolari
cutanee (parotoidi) dietro agli occhi,
con andamento obliquo
• Dorso color bruno – ocra con macchie
e screziature bruno nerastre
• Ventre bianco – giallastro
• Occhi con iride arancio e pupilla
orizzontale
• Pelle molto coriacea e ricoperta di
verruche spinescenti (nelle femmine) o
quasi lisce (maschi)
• Girini piccoli e neri
• Neometamorfosati piccolissimi (5-6
mm)
Ghiandole
parotoidi
Iride
arancio e
pupilla
orizzontale
Specie simili: Bombina,
Pelobate, Rospo smeraldino
quando temperatura è bassa e il
colore si scurisce. Lo smeraldino
non ha mai l’iride arancione.
Distribuzione: Diffuso in tutta la regione fino ad alta quota. E’ sostituito dallo
smeraldino delle zone più aride e aperte.
Biologia: specie opportunista, frequenta qualsiasi tipo di ambiente anche se
antropizzato. Si trova anche in città. Ad eccezione del breve periodo
riproduttivo (generalm. 1 settimana, max 1 mese), conduce vita
esclusivamente terrestre.
Si riproduce una volta all’anno tra febbraio-marzo (pianura) e giugno
(montagna); uova deposte in due lunghe file ordinatamente affiancate
all’interno di cordoni mucillaginosi, spessi 1-2 cm e lunghi anche più di 5 m.
I girini metamorfosano in circa 2-3 mesi.
Pseudepidalea (Bufo) viridis
HAB
Riconoscimento: dimensioni medie (maschi 5-8, femmine 7-9 cm)
• Colore dorsale ocra – perlaceo con vistose chiazze verdi e puntini rossi
• Pelle verrucosa
• Ghiandole parotoidi ben evidenti e con andamento parallelo
• Ventre biancastro
• Iride verde chiaro o grigio-olivastra
Specie simili: Bufo bufo, che
• Pupille orizzontali e allungate
però non ha mai colorazione
verde sul dorso e ha iride
arancione.
Distribuzione: comune in pianura,
soprattutto lungo alvei dei fiumi.
Localizzato in montagna.
Biologia:
Preferisce ambienti aridi e drenati, tollera discrete concentrazioni saline
particolarmente frequente lungo le coste e nelle zone alluvionali con substrati
ghiaiosi, lungo i fiumi e nei magredi meno evoluti.
Rigorosamente notturno, tipica specie colonizzatrice. Si riproduce in vari periodi
dell’anno (da marzo-aprile fino a fine agosto), in funzione della disponibilità
stagionale di acqua utilizzando anche pozze effimere e situazioni estremamente
precarie.
Riproduzione tra marzo e giugno. Amplesso ascellare. Cordoni di uova molto
simili a quelli del Rospo comune. Neometamorfosati abbastanza grandi (2,5 cm)
Nell’Italia nord orientale vive spesso in contesti urbani e suburbani.
HAB
Hyla arborea e Hyla intermedia
•
•
•
•
•
•
Riconoscimento: piccole o medie
dimensioni (3 – 5 cm)
Dita delle mani e dei piedi terminano con
dischi adesivi ben evidenti
Colore dorsale verde pisello – verde
smeraldo – bruno-ocra; esistono
esemplari blu portatori di una tara
genetica
una stria grigiastra che passa attraverso
gli occhi e percorre i fianchi fino alla base
delle zampe posteriori segna la transizione
tra dorso e ventre (che è color crema)
il dorso può presentare chiazze grigiastre
Il colore può cambiare rapidamente!
Specie simili: nessuna
Caratteri distintivi delle due specie: distanza tra il timpano e l’occhio nel maschio
•H. intermedia: la distanza è = o > alla metà del diametro maggiore del timpano
•H. arborea: la distanza è visibilmente meno di metà
In generale, H. intermedia: dimensioni leggerm. inferiori, zampe posteriori relativamente
più corte, colorazione meno variabile e meno contrastata.
Tuttavia in regione c’è forte introgressione genetica e morfologica e sono
distinguibili solo con verifiche biochimico-genetiche.
Non sono distinguibili al canto.
I girini delle due specie si comportano in maniera differente: le larve di H. arborea vivono
in profondità e se spaventati dirigono verso il fondo. Le larve di H. intermedia si muovono
poco sotto il pelo dell’acqua e se spaventati si disperdono in superficie.
Distribuzione: poco studiata. La loro distribuzione regionale è
complementare e la loro introgressione genetica è dovuta ad
antichi fenomeni di ibridazione da tempo interrotti.
H. intermedia è endemismo italiano, comune in tutta la pianura e
sulle colline fino a 300 m. Rara sulle prealpi. A est si ferma alla
provincia di Gorizia (Schiavetti)
H. arborea diffusa in Europa centro orientale, in Italia solo in
provincia di Trieste e nei comuni di Malborghetto-Valbruna,
Tarvisio e Dogna (bacino idrografico danubiano).
•
•
•
•
•
Biologia: arboricola, si riproduce più
volte all’anno da marzo ad agosto
Maschi molto vociferi, canto molto
potente (ricorda il frinire delle cicale)
Uova deposte in piccoli ammassi delle
dimensioni di una noce fissati a piccoli
supporti vegetali.
Al di fuori del periodo
dell’accoppiamento le raganelle stanno
su alberi e arbusti e continuano a
cantare per tutta l’estate.
Sono anfibi pionieri, grande capacità di
dispersione, frequentano gli habitat
più diversi.
Rane rosse
Sacchi vocali pari interni
Colori bruno-rossastri e
macchia timpanica scura
Rane verdi
Sacchi vocali pari esterni
Colori dominanti verdi o giallastri
Evidenti pliche laterodorsali
Assenza della macchia timpanica
bruno-scura
LE RANE ROSSE O RANE BRUNE
Rana dalmatina, Rana latastei, Rana temporaria
•
•
•
•
•
•
•
dimensioni medio grandi
Dalmatina e latastei: maschio 5 cm, femmina 6,5 cm
Temporaria: maschi 7-8 cm femmine 11 cm
Toni bruno – ocra sul dorso, tipica macchia temporale timpanica scura
Sacchi vocali pari interni (pur gonfiandosi nei soggetti in canto, non
possono essere estroflessi)
Prediligono tutte ambienti forestali
I GIOVANI DELLE TRE SPECIE SONO SPESSO MOLTO DIFFICILI DA
DISTINGUERE.
Rana dalmatina
Riconoscimento:
• colorazione dorsale molto variabile
• labbro superiore più o meno
omogeneamente biancastro o
crema fino all’apice del muso
• muso affilato e appuntito
• macchia temporale e maschera
facciale molto contrastate
• timpano grande quanto l’occhio
nei maschi e un po’ più piccolo
nelle femmine, ma comunque
grande
• ventre e gola negli adulti sempre
bianchi
• zampe posteriori molto lunghe
• inguine giallo
• tubercolo metatarsale duro, grande e
prominente
HAB
Distribuzione: la più diffusa delle rane rosse italiane. E’comune in pianura,
molto frequente sul Carso triestino e goriziano. Sintopica con R. latastei,
nelle prealpi con R. temporaria.
Biologia: prettamente terragnola, dopo riprod. (da aprile fino all’inizio
dell’inverno) si rinviene in prati, incolti, radure e boschi di latifoglie, anche
aree agricole (pioppeti). No monocolture.
Prevalentemente notturna.
Si riproduce una volta all’anno. Pozze temporanee, stagni, piccoli invasi,
canali con vegetazione.
Entra in acqua precocemente (tra la prima metà di febbraio e l’inizio di
marzo), acqua T°C 2-4
Uova in grossi ammassi gelatinosi ancorati a supporti vegetali, ben esposti al
sole; in meno di un mese vengono a galla assumendo tipica forma
discoidale (diam. ca 20 cm)
Girini bruni, vivono sul fondo, si
espongono volentieri al sole,
metamorfosano in ca. 2-3 mesi
Rana latastei
HAB
Riconoscimento:
• colorazione dorsale molto variabile per lo più
rossastra, brunastra o testa di moro
• labbro superiore bianco solo fin sotto
l’occhio, dove diventa bruscamente scuro
• muso affilato e appuntito
• macchia temporale e maschera facciale molto
contrastate
• timpano più piccolo dell’occhio
• gola biancastra con fitta marmoreggiatura
grigio nerastra; stria gulare bianca
longitudinale mediana sempre ben evidente
(tipico aspetto a T rovesciata)
• ventre color crema spruzzato di nero, marrone o
rosso scuro
• zampe posteriori molto lunghe
• inguine giallo
• tubercolo metatarsale piccolo e soffice
Distribuzione: comune in pianura, penetra nelle Prealpi Giulie e Carniche.
Coabita con R. dalmatina, ma preferisce habitat più ombrosi
Biologia:
• Boschi planiziali, boschi ripariali, talvolta torbiere, prati umidi, cariceti,
paludi con fragmiteti ma anche pioppeti coltivati con sottobosco erbaceo e
arbustivo.
• Entra in acqua precocemente (tra la prima metà di febbraio e l’inizio di
marzo). Stagni, lanche fluviali, risorgive, fossati, raccolte d’acqua
temporanee, generalmente con ricca vegetazione o con molte foglie e rami
sommersi.
• Uova in ammassi gelatinosi delle dimensioni di un pugno, ancorati a
supporti vegetali, protetti dal sole, mantengono forma globosa e
consistenza compatta;
• Girini bruni, si nascondono tra le foglie accumulate sul fondo, rifuggono la
luce, metamorfosano in ca. 2-3 mesi
• Al di fuori del periodo riproduttivo R. latastei vive lontano dall’acqua in
habitat umidi e ombrosi (siepi interpoderali, boschi, boscaglie)
Rana temporaria
Riconoscimento:
• taglia grande
• colorazione dorsale molto variabile bruna,
rossastra, giallastra, blu-azzurrastra (nei
maschi in fregola) sempre macchiata di nero
• pliche laterodorsali non parallele ma
disposte come i fianchi di una brocca
• labbro superiore più o meno
omogeneamente biancastro, crema o
giallastro fino all’apice del muso
•
•
•
•
•
•
muso arrotondato
macchia temporale e maschera facciale poco contrastate
timpano un po’più piccolo dell’occhio nei maschi, molto più piccolo
dell’occhio nelle femmine
ventre e gola biancastri/crema/giallastri con fitta marmoreggiatura ocrarossastra; (attenzione: le femmine giovani possono avere ventre
immacolato)
zampe posteriori di regola corte, ma il carattere è abbastanza variabile
tubercolo metatarsale piccolo e soffice
Distribuzione : Catena alpina, fino a 2000 m. Arriva
fino ai margini delle Prealpi scendendo fino a 160
m slm, coabitando con R. latastei e R.
dalmatina
Biologia
• Pascoli montani, torbiere, praterie d’alta quota,
faggete, boschi misti di conifere soprattutto nei
pressi di ambienti umidi. Può essere in attività
anche con T°C prossime allo 0. La maggior parte
degli adulti sverna in acqua, i giovani a terra.
• Si riproduce una volta all’anno tra l’inizio di
febbraio (margini delle Prealpi) e giugno (alta
montagna)
• Nel corso dell’accoppiamento la specie è
fortemente gregaria e i grandi ammassi ovulari
(anche 4500 uova per femmina) formano enormi
materassi mucillaginosi. (vantaggi: >T°C negli
ammassi, < predazioni)
• In diversi siti prealpini si riproduce assieme a R.
latastei. Le uova delle due specie, se sono a
contatto diretto, sono facilmente distinguibili: il
diametro delle capsule ovulari in R.temporaria è
molto maggiore e la gelatina non è limpida, ma
opalescente.
• Girini bruno-ocra, metamorfosano in 2-3 mesi.
R. dalmatina
R. latastei
Labbro superiore bianco Labbro superiore bianco
o crema fino all’apice
solo fin sotto l’occhio,
muso
poi bruscamente
scuro
Timpano grande quanto Timpano più piccolo
dell’occhio
l’occhio nei mm
Ventre e gola sempre
bianchi
R. temporaria
Labbro superiore
biancastro, crema o
giallastro fino all’apice
del muso
Timpano più piccolo
dell’occhio
Gola biancastra con fitta Ventre e gola biancastrimarmoreggiatura
crema-giallastri con
grigio nerastra + stria
fitta marmoreggiatura
gulare mediana
ocra-rossastra
Muso arrotondato
Le rane verdi
Rana di Lessona o Rana verde minore Pelophylax lessonae (Rana lessonae)
Rana verde maggiore Pelophylax ridibundus (Rana ridibunda)
Rana ibrida dei fossi Pelophylax klepton esculentus (Rana klepton esculenta)
•
•
•
•
Colori dominanti verdi o giallastri
evidenti pliche laterodorsali
Assenza della macchia timpanica bruno-scura
Sacchi vocali pari esterni
Comprendere la sistematica delle rane verdi:
il fenomeno dell’ibridogenesi emiclonale
• Le rane verdi centroeuropee sono DUE SPECIE BEN SEPARATE (P.
ridibundus e P. lessonae) ma incrociandosi tra loro danno un ibrido
particolare che è “nemico” del genoma lessonae, un vero parassita
genetico. Da qui il nome KLEPTON (dal greco “klepto”, “rubare”)
• Le popolazioni di rane verdi dell’Italia settentrionale sono costituite
da quote variabili di Pelophylax kl. esculenta e Pelophylax lessonae
e quindi riferite al sistema ibridogenetico L-E (lessonae-esculenta)
• Nelle aree poco antropizzate predomina P. lessonae, in quelle molto
alterate dall’uomo predomina l’ibrido.
• Sul Carso è presente naturalmente P.ridibundus.
•
•
•
•
•
NB: i maschi ibridi sono per lo più sterili.
Esistono popolazioni in Europa centro-orientale dove il genoma lessonae
“reagisce” e si trovano individui triploidi LLR che eliminano R nella
formazione di gameti, tramandando solo L.
L’ibrido è più adattabile! E’ vincente in sistemi manomessi.
Rana di Lessona è legata a torbiere integre e prati umidi, la Ridibunda è
strettamente acquatica. L’ibrido è ben adattato a tutti gli ambienti intermedi
(forse > resistenza dei girini all’inquinamento, non si sa)
La proporzione tra individui ibridi e la loro specie genitrice è un
buon indice di qualità ambientale!
Pelophylax kl. esculentus
Riconoscimento: taglia medio grande (m 10 f 12 cm)
canto dei maschi
caratteri più significativi:
• 1) forma, dimensione e colore del tubercolo metatarsale: è
asimmetrico, oppure simmetrico ma molto basso, spesso bicolore
(bianco-nerastro), di taglia media (1/3 o ½ dell’alluce)
• 2) lunghezza delle zampe posteriori: lunghe, se femori ortogonali al
corpo, i talloni si toccano
• 3) colore della faccia posteriore delle cosce: marmoreggiata di nero o
ocre su fondo giallo o verde chiaro
• 4) colore dei sacchi vocali (biancastri)
• 5) forma e disposizione dei denti vomerini (bisogna spalancare la
bocca dell’animale): medi, ovali e molto distanti uno dall’altro
senza verifiche genetiche il riconoscimento non supera il 70% di accuratezza.
La situazione delle popolazioni regionali è ignota.
Distribuzione: è la più comune rana verde, si trova in ambienti compromessi,
anche suburbani, insediamenti industriali, agroecosistemi disturbati.
Biologia: amante del sole, gregaria e vocifera,
domina in tutti gli ambienti palustri o semiallagati
disturbati dalle attività dell’uomo e vive sempre
assieme a quote variabili di P. lessonae, senza la
quale non può riprodursi.
Le femmine ibride mostrano chiara preferenza per i
maschi di P. Lessonae, ma sono poco attive
sessualmente e questo garantisce il successo
riproduttivo delle femmine di P. lessonae: questo
rende più stabile il sistema ibridogenetico nel suo
complesso. I maschi ibridi sono parzialmente o
totalmente sterili.
Tra aprile e giugno deposizione, i girini
metamorfosano in estate.
Pelophylax lessonae
HAB
Riconoscimento:
taglia piccola o media (m 5-7 f 6-9 cm)
canto dei maschi
1) forma, dimensione e colore del tubercolo metatarsale: semicircolare,
grande, duro e molto sporgente, color bianco rosato (può essere scuro a
basse temperature),
2) lunghezza delle zampe posteriori: molto corte, se femori ortogonali al corpo,
i talloni non si toccano
3) colore della faccia posteriore delle cosce: marmoreggiata di nero o ocra su
fondo giallo, arancione o verde chiaro
4) colore dei sacchi vocali (bianco puro quando gonfi)
5) forma e disposizione dei denti vomerini (bisogna spalancare la bocca
dell’animale): assai piccoli, arrotondati e molto distanziati
Distribuzione
• In FVG predomina nelle torbiere e in ambienti palustri poco
disturbati, comunque forma popolazioni miste con l’ibrido.
Biologia
• Meno termofila delle altre rane verdi, eliofila, gregaria, vocifera; è
poco legata all’acqua, predilige torbiere e prati umidi ad alta
naturalità.
• Migrazioni primaverili e autunnali notevoli, anche 10 – 15 km
• Deposizione tra maggio (pianura) e giugno (montagna)
Pelophylax ridibundus
Riconoscimento:
taglia grande (m 10 f 13 e più cm)
canto dei maschi molto caratteristico,
sembra una fragorosa risata
1) forma, dimensione e colore del
tubercolo metatarsale: poco rilevato,
morbido, di forma ovale o di
trapezio appiattito di taglia piccola o
media, in genere bicolore o
nerastro.
2) lunghezza delle zampe posteriori:
molto lunghe, se femori ortogonali
al corpo, i talloni si sovrappongono
vistosamente
3) colore della faccia posteriore delle cosce: biancastra, grigiastra, raramente
verdastra
4) colore dei sacchi vocali (grigio scuro o nerastri)
5) forma e disposizione dei denti vomerini (bisogna spalancare la bocca
dell’animale): ovali e molto distanti
Distribuzione
• Areale europeo centro-orientale balcanico, arriva fino all’Asia centrale: in
Italia solo in provincia di Trieste (Muggia e San Dorligo; a Monrupino
popolazione alloctona secondo Bressi)
Biologia
• eliofila, gregaria, vocifera, molto legata all’acqua, predilige grandi corpi
idrici profondi almeno mezzo metro o fiumi a corso lento con sponde
assolate. Molto mobile e con grandi capacità di dispersione soprattutto allo
stadio giovanile, adattabile, girini con grande plasticità alimentare: è specie
pioniera
• riproduzione aprile-giugno in bacini di medie o estese dimensioni, ricchi di
vegetazione ma anche torrenti (Val Rosandra)
• iberna in acque profonde o nel fango del fondo, raramente a terra
zampe
colore faccia
posteriore delle
cosce
P. lessonae
P. kl. esculentus
P. ridibundus
corte, talloni non si toccano
lunghe, i talloni si
toccano
molto lunghe, con
talloni sovrapposti
marmoreggiata di nero o ocra marmoreggiata di nero o
ocra su fondo giallo
su fondo giallo, arancione o
o verde chiaro
verde chiaro
bianco, grigio,
raramente verde
colore sacchi
vocali
bianco puro
biancastri
grigio scuro - nerastri
denti vomerini
molto piccoli, arrotondati,
distanti
medi, ovali, distanti
ovali, molto distanti
tubercolo
metatarsale
semicircolare, grande, duro,
molto sporgente, bianco
rosato
asimmetrico oppure
simmetrico ma molto
basso, spesso bicolore,
taglia media
poco rilevato, morbido,
ovale, piccolo/medio,
bicolore o nero
OVATURE
GIRINI
urodeli
Salamandra salamandra
Riconoscimento:
inconfondibile, salamandra grande (max 28 cm, solitamente meno di 20 cm
coda inclusa), robusta, con grandi ghiandole parotoidi, con intense
punteggiature o strisce gialle (anche rossastre o arancioni) su fondo nero. La
parte ventrale può essere completamente nera o punteggiata. Il disegno
caratteristico è già presente nei neometamorfosati.
Biologia: soprattutto forestale, legata a zone
collinari o montuose, generalmente al di sotto degli
800 m nelle Alpi. Legata a foreste di caducifoglie,
evita i boschi puri di aghifoglie (richiede abbondante
lettiera di foglie). Preferisce ambienti caratterizzati
da tassi elevati umidità e piovosità. Molto legata
all’acqua.
•
•
•
•
E’ strettamente notturna, di giorno si vede frequentemente solo dopo la
pioggia.
Si muove molto lentamente.
Protetta da un’abbondante secrezione tossica della cute che irrita la bocca e
gli occhi dei predatori (i colori del corpo hanno funzione di avvertimento)
La femmina dà alla luce larve già ben sviluppate.
Salamandra atra
HAB
Riconoscimento:
• adulti fino a 16 cm inclusa la coda, salamandra moderatamente robusta con
grandi ghiandole parotoidi, simile a S.salamandra ma con colorazione
uniformemente nera.
• Talvolta aspetto “costoloso”
Biologia: specie montana, tra 1000 e 2000 m,(min 400 in vallate alpine più
interne e max2800) Ambienti freschi e umidi, dalle faggete di media
montagna ai boschi misti di altitudine, purchè con copertura erbacea
sviluppata, mughete, praterie alpine, anche ambienti rocciosi di altra quota.
Principalmente notturna, ma si può osservare in luoghi ombrosi durante il
giorno soprattutto dopo la pioggia o in giornate nuvolose. Si nasconde sotto
pietre, tronchi abbattuti, nei buchi.
• La femmina dà alla luce giovani già metamorfosati (solitamente 1-2). Questo
rende la specie indipendente dalla presenza di corpi idrici, potendo
così colonizzare anche altopiani e massicci carsici. Gestazione di due-tre
anni!
Mesotriton (Triturus) alpestris
•
•
Riconoscimento: Femmina più grande del maschio (fino 12 cm). Parti
inferiori uniformemente da giallo intenso a rosso; di solito ventre non
macchiettato (rare le eccezioni). Dorso grigio o nerastro nei maschi,
femmine brune. Maschi in abito nuziale hanno una cresta giallastra, bassa a
orlo liscio, barrata o macchiettata di nero. Assenza di solchi sul capo.
Biologia: è il più acquatico dei tritoni italiani. Nelle Alpi si trova in amb.
oligotrofici con buona trasparenza dell’acqua. Altitudine: 450-1600 m, ma
arriva oltre i 2500m. Entrambi i sessi restano in acqua per il periodo
riproduttivo (2-3 mesi); possono talvolta anche svernare in acqua. E’ specie
in cui è frequente la neotenia (esistono popolazioni completamente
neoteniche).
Lissotriton (Triturus) vulgaris
Riconoscimento:
• Piccoli, adulti max 11 cm, maschi un po’ più grandi delle femmine. Pelle
liscia, caratteristico disegno ventrale, tre solchi sul capo.
• Animali terragnoli e femmine in amore giallo bruni, verde oliva o bruni
superiormente, spesso con piccole punteggiature scure e una striscia
sfumata ai lati del capo. Ventre bianco con punteggiatura ben sviluppata
che si estende alla gola; è possibile pigmentazione arancio brillante, gialloo
rosso ma limitata a una striscia centrale.
• Maschi in amore hanno grandi punteggiature sul dorso, strisce chiare sulla
testa, una cresta continua su dorso e coda e frange sulle dita delle zampe
posteriori. Il margine inferiore della coda arancione con strisce azzurre.
femmina
maschio
adulto neotenico
Uniche popolazioni
italiane!!
Bacino del Torrente Slizza
(Tarvisiano, Fusine, Lago del
Predil) e sorgenti del Torrente
Dogna
Biologia:
• ampia valenza ecologica sia per siti riproduttivi che ambiente terrestre:
predilige fossi, scoline, pozze di piccole e medie dimensioni, abbeveratoi,
cisterne, con o senza vegetazione, in zone aperte e ben esposte. Anche in
ambienti parzialmente antropizzati. Generalmente zone planiziali e collinari
fino a 800m
• Nei mesi estivi conduce vita terricola e la presenza di rifugi a terra è uno
dei fattori limitanti la presenza della specie. A terra preferisce zone ben
soleggiate con buona copertura di vegetazione, boschi igrofili, brughiere,
prati, margini dei coltivi.
• Svernamento a breve distanza dai siti riproduttivi (10-60 m) in ceppi di
alberi, tane di micromammiferi, formicai abbandonati.
• Attività inizia a gennaio-febbraio, da maggio-giugno conduce vita terricola
• Complesse cerimonie nuziali
• Uova deposte singolarmente o in gruppetti su vari supporti sommersi.
Metamorfosi fine estate-inizio autunno.
Ssp. vulg.
Ssp. merid.
Triturus carnifex
HAB
Riconoscimento:
• È il più grande tritone italiano (fino a 14-18 cm compresa la coda)
• ventre giallo o giallo-aranciato, con macchie nere isolate o fuse a formare
figure di varie forme.
• Il dimorfismo sessuale è molto accentuato, soprattutto durante la stagione
riproduttiva. Le femmine raggiungono dimensioni maggiori di quelle dei
maschi, presentano spesso una stria vertebrale giallastra e hanno una
cloaca piatta e poco saliente nella sua porzione ventrale.
•
•
•
I maschi, durante la stagione riproduttiva, presentano caratteri sessuali
secondari molto appariscenti: cresta vertebrale alta anche più di un
centimetro, con margine dentellato, presenza sui lati della coda di una
banda bianco-lattea con riflessi sericei, cloaca rigonfia di forma emisferica.
La larva è lunga sino a 8 cm (ma quasi sempre più piccola), si presenta di
colorazione brunastra ed è caratterizzata dalla coda, che assottiglia
gradualmente in un lungo filamento.
Distribuzione: comune o molto comune in tutta la bassa e alta pianura
friulana, si rarefà su Alpi e Prealpi. Raggiunge 1440 m slm; spesso coabita
con M. alpestris e L. vulgaris. Province di TS e GO, sempre sintopico con L.
vulgaris meridionalis
Biologia:
• specie adattabile a vari tipi di ambienti acquatici,
predilige siti permanenti privi di pesci o temporanei
purchè profondi. Aree di pianura o moderatamente
elevate. (max alt. 1980 m)
• Poco si sa delle sue preferenze relativamente agli
habitat terrestri e alle sue capacità di dispersione.
• Attivi da gennaio-febbraio, rimangono in acqua fino
a maggio-giugno e poi passano periodo di latenza
estiva sulla terraferma. In autunno ripresa delle
attività in corrispondenza delle piogge (soprattutto
attività trofica, solo in parte riproduttiva)
• Raffinato repertorio di danze durante il
corteggiamento
• Uova deposte individualmente o in piccoli gruppo
su foglie acquatiche che vengono ripiegate a
formare un involto
• Metamorfosi delle larve in 2-3 mesi
LARVE
Proteus anguinus
HAB*
Riconoscimento:
inconfondibile. Adulti 20-25 cm inclusa la coda. Specie cavernicola, colore chiaro con
branchie piumose grandi ed evidenti, di color rosa salmone. Zampe poco sviluppate,
occhi molto piccoli.
Distribuzione: in Italia, solo Carso triestino e goriziano (bacino idrografico carsico
sotterraneo del Timavo - Isonzo – Vipacco) . Occasionalmente visibile in superficie in
occasione di piene (Sistiana c/o la cava, Doberdò, San Giovanni del Timavo)
Biologia: Vive esclusivamente in corsi d’acqua sotterranei e laghi in grotte calcaree.
Acque con T°C 5 – 10
Neotenico, mantiene le branchie per tutta la vita. Tutto quello che si sa sulla biologia
riproduttiva è dovuto a osservazioni su animali in cattività. Maturità sex 11 anni nel
maschio, 15-17 nelle femmine. Depone uova (da 20 a 60), ogni 6 anni. Le larve
hanno occhi ben distinti fino all’età di due mesi
Si nutre di oligocheti e crostacei acquatici
Anfibi: specie alloctone
• Introduzioni più o meno accidentali per scopi
alimentari
• P. kurtmulleri (Stagno di Gropada introdotte all’inizio degli anni
’90 - Asta dell’Isonzo: un treno carico di rane rovesciato nella Valle
del Vipacco, colonizzazione da parte di una rana affine a
P.ridibundus di una forma meridionale, forse kurtmulleri . E’ arrivata
fino all’Isola della Cona! Fonte: L.Lapini)
• Lithobates catesbeianus
popolazione estinta ☺
nella bassa friulana negli anni ’60,