Gran ConCerto di Fine anno del 31/12/2015

Gran Concerto di Fine Anno del 31/12/2015
Il Maestro Giuseppe Lanzetta dirige il Gran Concerto di Fine Anno con
l’Orchestra Filarmonica Ucraina di Cernovitzi
Piazza della Signoria, Loggia dei Lanzi. XVII Edizione 2015
Concerto realizzato dall’Orchestra da Camera Fiorentina e dal Comune di Firenze
Il grande pubblico del Concerto di Capodanno 2015
2
Orchestra da Camera Fiorentina
ASSOCIAZIONE DI PRODUZIONE E PROMOZIONE MUSICALE
Direttore Musicale Stabile:
M oGiuseppe Lanzetta
Consiglio di amministrazione
Presidente Onorario
Presidente
Dott. Alessio Giuffrida
Dott. Salvatore Leggiero
Vice Presidente e Responsabile delle Relazioni Esterne
Avv. Andrea Del Re
Direttore Generale Artistico e Legale Rappresentrante
Maestro Giuseppe Lanzetta
Rappresentrante dell’Orchestra
Maestro Marco Lorenzini
Segretario Amministrativo
Responsabile delle Relazioni Esterne
Responsabile delle Attività Collaterali
Membri
Collegio dei Sindaci Revisori dei Conti
Presidente
Membri
Sig. Giovanni Lanzetta
Dott. Stefano Caramelli
Dott. Marco Jodice
Dott. Mauro Pagliai
B.ssa Anna Duprè
Dott. Michele Pecchioli
Dott. Giancarlo Dell’Olmo
Dott.ssa Cristina Giachi
Prof. Emanuele Sellitri
Prof.ssa Mara Fanelli
Prof.ssa Angela Savi
L’Orchestra da Camera Fiorentina nella Galleria dell’Accademia (Firenze 1996)
3
Orchestra da Camera Fiorentina
Orchestra da Camera Fiorentina
ASSOCIAZIONE DI PRODUZIONE E PROMOZIONE MUSICALE
IRETTORE MUSICALE STABILE
ASSOCIAZIONE DI DPRODUZIONE
E PROMOZIONE MUSICALE
Giuseppe Lanzetta
DIRETTORE MUSICALE STABILE
Segreteria: Via Monferrato, 2 - 50142 Firenze - Tel. e Fax 055783374
Giuseppe Lanzetta
E-mail: [email protected]
http://www.orcafi.it
[email protected]
Segreteria: Via Monferrato, 2 - 50142www.orchestradacamerafiorentina.it
Firenze - Tel. e Fax 055783374
E-mail: [email protected] http://www.orcafi.it
L’ORCHESTRADA
DA
CAMERAFIORENTINA
FIORENTINAsisièè costituita
costituitawww.orchestradacamerafiorentina.it
nel
deldel
M°M°
Giuseppe
Lanzetta,
suo
[email protected]
L’ORCHESTRA
CAMERA
nel1981
1981per
pervolontà
volontà
Giuseppe
Lanzetta,
attuale direttore stabile, con l’obiettivo di diffondere la conoscenza del repertorio sinfonico e cameristico. Nel
suo attuale direttore stabile, con l’obiettivo di diffondere la conoscenza del repertorio sinfonico e camerigiro
di pochi anniDA
l’Orchestra
siFIORENTINA
è imposta all’attenzione
della
ed internazionale
grazie
a numeL’ORCHESTRA
CAMERA
si è costituita
nelcritica
1981 nazionale
per
volontà
M° Giuseppe
Lanzetta,
suo
stico.
Nel giro di pochi
anni l’Orchestra
si è imposta
all’attenzione
della
criticadel
nazionale
ed internazionale
rosi
concerti
tenuti
sia incon
Italia,
per le più
importanti
Istituzioni
Musicali,
che all’estero
nelle varie
tournée: Stati
attuale
direttore
stabile,
l’obiettivo
di
diffondere
la
conoscenza
del
repertorio
sinfonico
e
cameristico.
Nel
grazie
a
numerosi
concerti
tenuti
sia
in
Italia,
per
le
più
importanti
Istituzioni
Musicali,
che
all’estero
nelle
Uniti,diMessico
(III Gran
Festivalsi di
Città delall’attenzione
Messico 1991,
VI Festival
Internazionale
di Musica di grazie
Morelia
1994),
giro
pochi anni
l’Orchestra
è imposta
della
critica
nazionale
ed internazionale
a numevarie
tournée:
Stati
Uniti, Messico
(III Santander,
Gran Festival
di Città
del Messico
1991,
VI Festival
Internazionale
di
Europa
(42° Festival
IV Festival
Internazionale
Gandia
Spagna,
Tournée
1993
rosi concerti
tenuti siaInternazionale
in Italia, per ledipiù
importanti
Istituzioni
Musicali, che diall’estero
nelle
varie
tournée:
StatiMusica
di Morelia
1994),
Europa
(42°
FestivalM.Internazionale
di Santander,
IV Festival
Internazionale
di
Gran
Teatro
M.
De
Falla
Di
Cadice,
Auditorium
De
Falla
di
Granada,
Gran
Teatro
di
Huelva,
Sala
Argenta
di
Uniti, Messico (III Gran Festival di Città del Messico 1991, VI Festival Internazionale di Musica di Morelia 1994),
Gandia
Spagna,
Tde
ournée
1993
- Gran
Teatro
M. De FallaCaixavigo
Di Cadice,
M. De Falla
di Granada,
Gran
Santander,
Salón
Actos
di Avilés,
Sala
de Concertos
di Auditorium
Vigo, Teatro
Principal
di Orense
- Spagna,
Europa (42°
Festival
Internazionale
di
Santander,
IV Festival Internazionale
di Gandia
Spagna,
Tournée
1993 Teatro
di Huelva,
Sala
Argenta
di Santander,
Actos
di
Avilés,
Sala de
Concertos
Caixavigo
di 1997
Vigo,
Tournée
1994),
(Malaga
-Di
Terragona
- SaragozzaSalón
- Santander
- Spagna,
Tournée
1997),
Malta
1996
- Brasile
Gran Teatro
M. De
Falla
Cadice,
Auditorium
M.
DedeFalla
di
Granada,
Gran
Teatro
di
Huelva,
Sala
Argenta
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Teatro
Principal
di
Orense
Spagna,
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1994),
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Santander
Spagna,
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Portogallo
1998
Brasile
1998
Slovenia
1999
e
2004
Polonia
2002
Germania
2003
Croazia
2006
Salón de Actos di Avilés, Sala de Concertos Caixavigo di Vigo, Teatro Principal di Orense - Spagna,Spagna 2011
(Tarragona,
Reus,
Murcia,
Valencia
-- Palau
da
musica).
È costituita
da circaMalta
40
elementi
in -grado
di
Tournée
1997),
Malta
- Brasile
- Portogallo
1998
- Brasile
1998 - Slovenia
1999
e 2004
Polonia
Tournée
1994),
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- Terragona
- 1997
Saragozza
Santander
- Spagna,
Tournée
1997),
1996
- Brasile
1997
strutturarsi
anche
in- Brasile
agili- Croazia
formazioni
cameristiche:
organizza
nazionali
ed internazionali.
Dalda
1985
l’atti-2002
- Germania
- Spagna
(Tarragona,
Murcia,
Valencia
musica).
- Portogallo
19982003
19982006
- Slovenia
19992011
e 2004
-concorsi
PoloniaReus,
2002
- Germania
2003- Palau
- Croazia
2006
vità
concertistica
in Italia
eReus,
all’estero
inValencia
parte
finanziata
Ministero
per iformazioni
Benidae circa
le Attività
Culturali.inorganizza
Ha
al suo
ÈSpagna
costituita
da(Tarragona,
circa
40 elementi
in ègrado
di strutturarsi
anche
inÈ agili
cameristiche:
2011
Murcia,
- Palau dadalmusica).
costituita
40 elementi
grado
di
attivo
oltre
1350
molti dei quali
per
la RAI
e per i piùnazionali
Networkè internazionali,
otteconcorsi
nazionali
edagili
internazionali.
Dalrealizzati
1985 l’attività
concertistica
inimportanti
Italia ed
e all’estero
in parte
finanziata
strutturarsi
ancheconcerti,
in
formazioni
cameristiche:
organizza
concorsi
internazionali.
Dal 1985
l’attinendo
sempreper
unanimi
di pubblico
e difinanziata
critica
che
l’ha
definita
“unai Beni
delle
Orchestre
daHa
Camera
vitàMinistero
concertistica
ini Beni
Italiaconsensi
all’estero
èCulturali.
in parte
dal
Ministero
per
emigliori
le Attività
Culturali.
al suo
dal
e le
Attività
Ha
al suo
attivo
oltre 1850
concerti,
molti
dei
quali
realizzati
europee”.
vari
compact
disc
musica
rara
musica
barocca
sottounanimi
la direzione
del
M°diG.
Lanzetta,
attivo
oltreeHa
1350
concerti,
molti dei
qualidirealizzati
per lae RAI
e per
i piùsempre
importanti
Network
internazionali,
otte-e
per
la RAI
perinciso
i più
importanti
Network
internazionali,
ottenendo
consensi
pubblico
incidendo
anche
per laconsensi
Amiata
Records.
Ha
complessi
e asolisti
fama
internazionale
quali:
Mario
nendo
unanimi
di
pubblico
e diospitato
critica che
definita
“una di
delle
migliori
Orchestre
da Camera
di
criticasempre
che
l’ha
definita
“una delle
migliori
Orchestre
dal’ha
Camer
europee”.
Ha
inciso
vari compact
disc
di
Brunello, Augusto
Vismara
e Christiane
Eduard
Brunner,
David
Garrett,
Aldo
europee”.
inciso
vari
compact
diEdinger,
musica Jorge
raraM°
eDemus,
musica
barocca
sotto la anche
direzione
M°
G. Ciccolini,
Lanzetta,
musica
raraHa
e musica
barocca
sottodisc
la direzione
del
G. Lanzetta,
incidendo
per del
la Amiata
Records.
Alessandro
Carbonara,
Alessio
Allegrini,
Francesco
Bossone,
Rolando
Panerai,
Andreas
Blau,
Bruno
Canino,
incidendo
per lae Amiata
Ha ospitato complessi
e solisti
di fama
internazionale
Mario
Ha
ospitatoanche
complessi
solisti diRecords.
fama internazionale
quali: Mario
Brunello,
Augusto
Vismara equali:
Christiane
Daniele
Damiano,
Cristianoe Christiane
Rossi, Vincenzo
Mariozzi,
Domenico
Pierini,
PieroDavid
Bellugi,
Alessandro
Specchi,
Brunello,Jorge
Augusto
Vismara
Edinger,
Jorge
Demus,
Eduard
Brunner,
Garrett,
Aldo
Ciccolini,
Edinger,
Demus,
Eduard
Brunner,
David
Garrett,
Aldo
Ciccolini,
Alessandro
Carbonare,
Alessio
AlleUmberto Clerici,
Gary Karr,
Andrea
Nannoni,
Filippo Bossone,
Maria Bressan,
Ilya Grubert,
L’AthestisBlau,
Chorus,
Il Coro
del
Alessandro
Carbonara,
Alessio
Allegrini,
Francesco
Rolando
Panerai,
Andreas
Bruno
Canino,
grini,
Francesco
Bossone,
Rolando
Panerai,
Andreas
Blau,l’Orchestra
Bruno
Canino,
Daniele
Damiano,
Cristiano
Rossi,
Maggio
Musicale
Fiorentino,
Il
Coro
Har
monia
Cantata,
da
Camera
dei
Berliner
Philarmoniker,
Daniele Damiano, Cristiano Rossi, Vincenzo Mariozzi, Domenico Pierini, Piero Bellugi, Alessandro Specchi,
Vincenzo
Domenico Fiorentino,
Pierini, Piero
Bellugi,
Alessandro Specchi,
Umberto
Clerici,
GaryeKarr,
Andrea
CameristiMariozzi,
del
Maggio
Ensemble
dell’Accademia
di Santa
Cecilia,
i Ilsolisti
Umberto
Clerici,
GaryMusicale
Karr, Andrea Nannoni,
Filippodell’Orchestra
Maria Bressan,
Ilya Grubert, L’Athestis
Chorus,
Corodella
del
Nannoni,
FilippoHa
Maria
Bressan,
Ilya
Grubert,
L ’Athestis
Chorus, Ilda
Coro
delil Maggio
Musicale Fiorentino,
Scala
di Musicale
Milano.
inoltre
invitato
direttori
d’orchestra
tutto
mondo,
cameristici eIl
Maggio
Fiorentino,
Il Coro
Harmonia
Cantata,provenienti
l’Orchestra da
Camera
dei complessi
Berliner Philarmoniker,
Coro
Harmonia
Cantata,
l’Orchestra
da
Camera
dei
Berliner
Philarmoniker,
Cameristi
del
Maggio
Musicale
orchestre
da camera.
Cura perFiorentino,
il ComuneEnsemble
di Firenzedell’Orchestra
la Rassegna ildell’Accademia
Suono dell’anima,
il Festival
Firenze
Classica
Cameristi del
Maggio Musicale
di Santa
Cecilia,
e i solisti
della
Fiorentino,
Ensemble
dell’Orchestra
dell’Accademia
i solisti
della
diper
Milano.
Hasvolta
inoleScala
il Capodanno.
Ha inoltre
ricevuto
il premio
Beato d’orchestra
Angelico di
nelSanta
2005Cecilia,
e il Premio
Firenze
nelScala
2006
l’attività
di Milano.
Ha
invitato
direttori
provenienti
daetutto
il mondo,
complessi
cameristici
e
aorchestre
Firenze
nelcamera.
Mondo
nei suoi
anni di attività.
È finanziata
inoltre
dall’Assessorato
Cultura
del
tre
invitatoeda
direttori
d’orchestra
provenienti
tutto
complessi
cameristici
e orchestre
daComune
camera.
Cura
per il30
Comune
di da
Firenze
lail mondo,
Rassegna
il Suono
dell’anima,
ilalla
Festival
Firenze
Classica
di
Firenze,
dalla
Regione
Toscana,
dal
Ministero
per
i
Beni
e
le
Attività
Culturali
e
altri
Enti
Pubblici
e
Privati.
Grazie
Ha
il premio
Beato ilAngelico
nel 2005
e il Premio
nel 2006
per
svolta
a Firenze
e ilricevuto
Capodanno.
Ha ricevuto
premio Beato
Angelico
nel 2005Firenze
e il Premio
Firenze
nell’attività
2006 per
l’attività
svolta
sua
attività
ha
reso
musica
prestigiose
Chiese
e Sedi alla
Museali
quali
Chiesa
di
ealla
Mondo
suoi
30
anni
di anche
attività.
È finanziata
inoltre
dall’Assessorato
Cultura
delladel
Comune
di
a nel
Firenze
e nelnei
Mondo
nei vivibile
suoi 30
anni dialla
attività.
È finanziata
inoltre
dall’Assessorato
alla
Cultura
Comune
Orsammichele
e il Museo
dei piani
superiori,
il per
Museo
Nazionale
del
Bargello,
il eCortile
del Pubblici
Palazzo
Strozzi,
la
Firenze,
dalla
Toscana,
dalMinistero
Ministeroper
i Beni
le Attività
Culturali
altriPubblici
Enti
e Privati.
di Firenze,
dallaRegione
Regione
Toscana,
dal
i Beni
e leeAttività
Culturali
e altri
Enti
e Privati.
Grazie
Badia
Fiorentina,
S.Felice
Piazza,
S.
Jacopo
S.Michele
e Chiese
Gaetano,
l’Auditorium
di
Santo
al
alla sua
ha reso
vivibile
anche
allaSoprarno,
musica
prestigiose
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Museali
quali
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Chiesa
di
Grazie
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sua attività
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anche
alla musica
prestigiose
Chiese
e Sedi
Museali
quali
la Chiesa
Ponte
Vecchio. Spesso
neipiani
maggiori
eventi
cittadini
e Nazionale
regionali,
cura
serie diildel
concerti
diStrozzi,
altissimo
Orsammichele
e ileMuseo
dei piani
superiori,
il Museo
Nazionale
del Bargello,
il Cortile
Palazzo
la
di
Orsammichele
il presente
Museo
dei
superiori,
il Museo
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Bargello,
Cortile
del
Palazzo
livello
per
l’Ente
Cassa
di
Risparmio
di
Firenze
(i
Mercoledì
Musicali
dell’Ente
Cassa).
Jacopo
Soprarno,
S.Michele
e
Gaetano,
e
l’Auditorium
di
Santo
Stefano
al
Badia
Fiorentina,
S.Felice
in
Piazza,
S.
Strozzi, la Badia Fiorentina, S. Felice in Piazza, S. Jacopo Soprarno, S. Michele e Gaetano, e l’Auditorium di
PonteStefano
Vecchio.alSpesso
maggiori
eventinei
cittadini
e regionali,
cura unaeserie
di concerti
di altissimo
Santo
Pontepresente
Vecchio. nei
Spesso
presente
maggiori
eventi cittadini
regionali,
cura una
serie di
livello per
Cassa
di Risparmio
di Cassa
Firenze
Mercoledì
dell’Ente
Prevendita
biglietti:
BOX
OFFICE
Via
delle Vecchie
Carceri,
1 -Cassa).
Tel. 055
210804
concerti
di l’Ente
altissimo
livello
per l’Ente
di(iRisparmio
diMusicali
Firenze
(i Mercoledì
Musicali
dell’Ente Cassa).
Biglietti Interi Euro 15 - Biglietti Ridotti Euro 12 - Musica al Bargello Posto unico Euro 15
Orario: da martedì a sabato 10.00-19.30 / Lunedì dalle 15.30-19.30
Prevendita biglietti:
OFFICE
Vecchie
Carceri,
1 - Tel.
oppureBOX
un’ora
prima Via
dei delle
concerti
presso
le stesse
Sale055 210804
Biglietti Interi
Euro 15 -e Biglietti
Ridotti
Euro 12 dell’Orchestra
- Musica al Bargello
Posto
unico Euro 15
Prenotazioni
informazioni:
Segreteria
Tel. 055
783374
Orario:
da martedì
a sabato
10.00-19.30e/ Auditorium
Lunedì dalledi15.30-19.30
Prevendita anche
presso
la Chiesa
di Orsanmichele
Santo Stefano al Ponte
un’oradalle
primaore
dei10.00
concerti
pressoe ledalle
stesse
Salealle 21.00
nei giornioppure
dei concerti
alle 13.00
15.00
Prenotazioni e informazioni: Segreteria dell’Orchestra Tel. 055 783374
Pre-sale/Tickets:
BOX
OFFICE
BOX
OFFICE
Via
delle
Vecchie
Carceri,
1 - Tel.
055 210804
Prevendita anche presso la Chiesa di Orsanmichele e Auditorium di Santo
Stefano
al Ponte
from
Saturday
10-19.30
/ Monday
15.30-19.30
nei giorni
deiTuesday
concertitodalle
ore 10.00
alle 13.00
e dalle
15.00 alle 21.00
Presale: Tickets are sold at the doors of the Concert Hall before the beginning of the concert,
Pre-sale/Tickets:
BOX OFFICE
BOX OFFICE
Via delle
Vecchie
Carceri,
- Tel.
055
or at the Orsanmichele
and Auditorium
Santo
Stefano
al Ponte
from110
a.m.
to 210804
9 p.m.
from Tuesday
to Saturday 10-19.30
/ Monday 15.30-19.30
Verkauf
der Eintrittskarten
vor Konzertbeginn
am Eingang
Presale: Tickets are sold at the doors of the Concert Hall before the beginning of the concert,
La Direzione
si riserva il diritto
di cambiare Santo
i programmi
sefrom
ne verificasse
or at the Orsanmichele
and Auditorium
Stefanoqualora
al Ponte
10 a.m. tola9necessità
p.m.
Verkauf der Eintrittskarten vor Konzertbeginn am Eingang
La Direzione si riserva il diritto di cambiare i programmi qualora se ne verificasse la necessità
4
4
Il fiorentino Alberto Giglioni ha compiuto gli studi musicali al Conservatorio «Cherubini» diplomandosi in composizione, direzione
d’orchestra, musica corale. Con pagine per vari organici ha conquistato i primi posti in concorsi nazionali e internazionali: «Agimus»
di Lecco (2001), «Città di Pontremoli» (2003), «Italia Guitar Festival» (2005), «Ce.Ri.Do» (2006), «Associazione De Musica» (2008) e
«Tim – Torneo internazionale di musica» (2010). Suoi lavori sono stati eseguiti regolarmente dall’Orchestra da Camera Fiorentina.
IOLINI
FAGOTTI
VIOLONCELLI
PartitoVda
esperienze di avanguardia, lo stile di Giglioni
si è plasmato nel tempo in un linguaggio
«neo eclettico-minimalista» che
Marco
Lorenzini*
Sandra Bacci*
Davide
Maia*
IOLINI
CONTRABBASSI
CLAVICEMBALO
siVmuove
liberamente
su aree neotonali, atonali,
politonali,
coniugando il tutto in un percorso
artistico
personale. Scrive l’autore a
Riccardo
Capanni*
Jacopo
Luciani*
Alessandro
Bernardi
Francesco
Ferroni
proposito
di Incipit:
«L’evolversi della composizione
scaturisce
da un’unica cellula ritmico-melodica
iniziale, dalla quale si ramifica,
MaraDante
FanelliVicari*
VIOLINI
FAGOTTI
VIOLONCELLI
Maurizio
Matteuzzi*
Costantino
Andrea
Lombardo*
inBeatrice
divenire,
ilBianchi
flusso
melodico contrappuntistico
diAntonella
tutto
il brano.
Esso si articola in tre ampie parti, di cui quella centrale sottolinea
Marco
Lorenzini*
Sandra
Bacci*
V IOLINI
CONTRABBASSI
ORNI
CLAVICEMBALO
T ROMBE
Alessandro
Bernardi
Ursula
Koenig
Francesca
Bing
l’aspetto
più intensivo
e drammatico nell’elaborazione
neoatonale,
mentre l’ultima, ripropone
in manieragivariata elementi della
Riccardo
Capanni*
Jacopo
Luciani*
Alessandro
Bernardi
Francesco
Ferroni crescendo che Raffaele
Andrea
Mugnaini*
Mara
Fanelli
V
IOLINI
IOLONCELLI
FAGOTTI
V
LAUTO
F
Chieli*
Fabrizio
Beg
Bianchi
Michele
Lanzini
prima
parte.
Incipit
si
conclude
con
una
estesa
coda,
in
un
fortissimo
collassa
sull’idea
generatrice».
RitaBeatrice
Branzanti
Maurizio
Matteuzzi*
Antonella
Costantino
Stefano
Bianchi
Beatrice
Bianchi
Andrea
Lombardo*
Alberto
Serpente*
Angela
Camerini*
Marco
Lorenzini*
Sandra
Bacci*
Emilio
Botto
Pensati
probabilmente
per
Antonio
Brunetti,
solista
dell’
o
rchestra
salisburghese,
o
per
l’amico
Johann
Anton
Kolb, i cinque Concerti
Stefano
Bianchi
Riccardo
Capanni*
Alessandro
Bernardi
Ursula
Koenig
Rita
Branzanti
T
ROMBE
Francesca
Bing
CONTRABBASSI
ORNI
C
Stefano
Margheri*
Riccardo
Capanni*
Jacopotutti
Luciani*
gi fra l’aprile e il
per
violino
di Wolfgang
Amadeus Mozart (1756-91)
nascono
in una manciata di settimane,
unoMugnaini*
dopo l’altro,
Rita
Branzanti
Claudio
Freducci
Andrea
Beatrice
Bianchi
LAUTOLombardo*
Fricco
Roberto
Duma
Raffaele
Fabrizio
Beg
Rita1775.
Branzanti
CLAVICEMBALO
PA
NI
E PChieli*
ERCUSSIONI
dicembre
IlDuma
K. 219
–
ultimo della serie, e il piùAndrea
sul piano espressivo
e formaleT
– IM
viene
terminato
il 20
dicembre. L’«Allegro
Maurizio
Matteuzzi*
Antonella
Costantino
Stefano
Bianchi
NeriRoberto
Grassini
Michele
Lanzini
AlbertoFanelli
Serpente
Angela
Camerini*
Roberto
Masini
OBOI
Riccardo
Capanni*
Mara
Gianluca
Pierozzi
aperto»
è Lorenzini*
inAlessandro
unaMasini
forma-sonata
la cui esposizione,
per l’insolito
assetto strutturale, merita
diEmilio
essere
descritta. Dapprima, secondo
Sergio
OdoriBotto
Bernardi
Ursula
Koenig
Roberto
Rita
Branzanti
Marco
ORNI Mugnaini*
C
Stefano
Margheri*
Costanza
Costantino
Davide
Guerrieri*
Claudio
Freducci
consuetudine,
l’orchestra
enuncia
i
due
temi
principali.
Poi,
con
l’entrata
del
violino,
si
compie
un’eccezione
alla regola: infatti il
Andrea
Beatrice
Bianchi
CONTRABBASSI
Costanza
Costantino
Andrea
do*
Roberto
Duma
LAVICEMBALO
CIM
Roberto
Masini
Davide
Ancillotti
PA NIverso
E Pla
ERCUSSIONI
T
Angela
Savi
LAUTO
T
ROMBE
solistaAngela
attacca
un
inatteso «Adagio» meditativo
suF
onde
di trentaduesimi,
solo in seguito procedendo
propria esposizione
Neri
Grassini
Michele
Lanzini
Alberto
Serpente
Savi
Gianluca
Pierozzi
Roberto
Masini
BOI
Osovrapponendolo
Angela
Saviintroduce
CLARINETTI
Sergio
Odori
Damiano
Tognetti
Angela
Camerini*al primo lasciato alla voce
Raffaele
Chieri*
a Fanelli
dove peraltro
un tema nuovo, spavaldo,
archi.
Pure il secondo tempo,
Marco
Lorenzini*
Mardegli
Damiano
Tognetti
Costanza
Costantino
Davide
Guerrieri*
Emanuele
Biagi*
Claudio
Fredducci
«Adagio»,
è inSellitri
forma-sonata,
imperniato su Ettore
due temi
di
un
lirismo
semplice
e
sincero.
Dato
che
Brunetti
lo considerava «troppo
Stefano
Margheri*
Marco
De Novellis
ONTRABBASSI
C
Andrea
do*
LAVICEMBALO
C
Roberto
Masini
LAUTOAncillotti
FDavide
(*
Prime
parti)
Claudio
Fredducci
Angela
Savi
Damiano
Tognetti*
Daniele
Scala*
studiato»,
Mozart
compose per lui una pagina
sostitutiva,
l’AdagioPierozzi
K. 261. Come i finali dei due
Concerti precedenti,
anche questo,
Mauro
Fabbrucci
Gianluca
TROMBE
Angela
Savi
Angela
Camerini*
i*
CLARINETTI
Mauro
Fabbrucci
Tognetti
aChier
BOI a metà per lasciare spazio a un episodio
O
Mar
un Tempo
diDamiano
Menuetto
in forma di rondò, si interrompe
di carattere
molto contrastante,
Raffaele
IMPANI
EFanelli
P
ERCUSSIONI
T
Neri
Grassini
Emanuele
Sellitri
Stefano
Margheri*
Ettore Biagi*
V IOLE
Neri
Grassini
Claudio
Fredducci
FAGOTTI
De Novellis
Davide
al limite
della
bizzarria.
Stavolta vi si trova un
«Allegro»
in Guerrieri*
stile turchesco: il tema, in cui i bassi
suonano
con il legnoMarco
dell’archetto,
FLAUTO
Andrea
Bindi*
(*
Prime
parti)
BOI
O
Damiano
Tognetti*
Emanuele
Sellitri
Daniele
Scala*
Bartali*
Davide
Maia*
Emanuele
Sellitri
Mauro
Fabbrucci
T
ROMBE
è Leonardo
un autoimprestito
dalle Gelosie del serraglio,
balletto
del
1772.
Marco
Bardi
Angela
Camerini*
i*
Sergio
Odori
Davide
Guerrier
E PERCUSSIONI
TIMPANI
Marco
Gallina
Raffaele
Chier
Riccardo
Rinaldi
Neri Grassini
Nella
ogni momento
festivo
pubblico
o privato
necessitavaCoordinamento
di una colonna
sonora:
cassazioni,
divertiStefano
Margheri*
IOLE
VVIOLE
Artistico
e Marco
IOLE settecentesca
i*
Marco
Bardi
FAGOTTI
VSalisburgo
* ossia composizioniMonica
Sabrina
Giuliani
Perez
Zebeda
LARINETTI
C
BOI
O
menti,
serenate,
notturni,
d’intrattenimento
definibili
in
un
certo
senso
“leggere”.
L’impiego
dello stile
galante,De Nov
Emanuele
Sellitri
artali*
Leonardo
Bartali*
Segrete
ria
Amministrativa:
Davide Maia*
Bartali*
Sergio
Odori
(*
Prime
IlarioLeonardo
Lecci
Scala*
divenuto
linguaggio
musicale internazionale, e laDaniele
facilità
delle
melodie
di parti)
lavori
all’ascolto
Davide
Guerrierconcorrevano alla creazione
E destinati
PERCUSSIONI
TIMPANI
LARINETTI
C
Julie
Shepherd*
Marco
Gallina
Riccardo
Rinaldi
Julie
Shepherd*
Giovanni
Lanzetta
Alessandro
Morelli
IOLE
V
ORNI
C
dilettevole
ma
per
niente
distratto
di
un
pubblico
aristocratico
per
gusto,
non
sempre
per
sangue.
QuantoArtistico
questa capacità
di
Coordinamento
e
Giuseppe
Saggio*
i*
Marco
Bardi
Daniele
Scala*Zebeda
Pier
Claudio
Fei *
Sabrina
Giuliani
liani
Monica
Perez
Pier
Claudio
Fei
Gianni
Calonaci*
scrivere
pezzi
piacevoli
eartali*
mondani dovesse far
parte
del bagaglio
professionale del compositore
di
antico
regime
lo attesta un’avFlaminia
Zanelli
Responsabile
Comunicazione
Segrete
ria Amministrativa:
Sergio
Odori
Giuseppe
Saggio*
hi
Ilario
Lecci
Laura
Lumachi
CLARINETTI
Andrea
Mugnaini*
vertenza
dell’accorto
Leopold Mozart al figlio
Wolfgang
Amadeus: «Scrivi qualcosa di
breve, Tecnici:
di facile e di popolare. T’immagini
Julie
Shepherd*
Servizi
e Ufficio
Stampa:
Giovanni
Lanzetta
Alessandro
Morelli
CORNI
Flaminia
Zanelli
Giuliani
V IOLONCELLI
che
siaSabrina
cosaPier
indegna
di te?
Se così è, hai completamente
torto. Anche
può essere grande
se scritto in uno stile
Giacomo
Santoni*
Daniele
Scala*ciò che è leggero
Claudio
Fei
liani
L
eonardo
Artini
Responsabile
Comunicazione
Gianni
Calonaci*
Flaminia
Zanelli
Marco
Mannucci
Flaminia
Zanelli
naturale,
scorrevole
e facilehie se, allo stesso tempo, siGiuseppe
basa su unaSaggio*
solida composizione. Tali lavori sono più difficili da comporre
Sandra
Bacci*
Andrea
Mugnaini*
e Ufficio
Stampa:
Servizi
Tecnici:
Ilario
Lecci Zanelli
diMichele
tutte
le progressioni
armoniche che la grande maggioranza del pubblico non comprende,
o di quei
pezzi che hanno piacevoli
Lanzini
Flaminia
IOLONCELLI
Vma
Giacomo
Santoni*
Ufficio
Stampa:
melodie
che sono difficili da eseguire. Una buona
composizione,
una solida costruzione,
ilL
filo,
eccoMannucci
ciò che
distingue
il maestro
eonardo
Artini
Jacopo
Luciani*
Marco
Responsabile
Comunicazione
Sandra
Bacci*
dal
dilettante,
anche
nelle
piccole cose».sono
Il Divertimento
in fa maggiore
K. 247, datato
13 giugnoMannucci
1776,
è un
quartetto d’archi con
I concerti
realizzati
in collaborazione
con
il
Marco
Ursula
Koenig
Ilario
Lecci
e Ufficio Stampa:
Michele
Lanzini
due corni
obbligati
dedicato alla famiglia del primo maresciallo di corte, conte Lodron. A rigore i sei tasselli che lo compongono
Ufficio
Stampa:
Jacopo
Luciani*
Marco
Mannucci
dovrebbero
essere
preceduti,
e
seguiti,
dalla
coeva
Marcia
K.
248.
Il
primo
tassello,
«Allegro»,
e
l’«Allegro
conclusivo in forma
I concerti sono realizzati in collaborazione
con
ilassai»
Marco
Mannucci
Ursula
Koenig
di rondò
presentano
un
marcato
antagonismo
tra
il
violino
principale
e
i
corni;
mentre
le
due
pagine
lente,
inserite tra due Minuetti,
Ilario ILecci
concerti
sono
realizzati
si sviluppano l’una seguendo un’ispirazione liederistica, l’altra a mo’ di cantilena fiorita dal carattere amoroso.
ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA
ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA
ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA
ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA
ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA
in collaborazione
il realizzati in collaborazione con il
I concerticon
sono
I concerti sono realizzati
in collaborazione con il
L’Orchestra
L’OrchestradadaCamera
CameraFiorentina
Fiorentina
20
L’Orchestra da Camera Fiorentina
55
5
Il Maestro Giuseppe Lanzetta alla Carnegie Hall di New York dirige la Fantasia corale di Beethoven (Maggio 2006)
come omaggio a Arturo Toscanini. Da aprile 2013 ricopre il ruolo di Principal Guest Conductor per la Mid-American
Production, che svolge i suoi concerti alla Carnegie Hall e al Lincoln Center di New York..
66
6
GIUSEPPE LANZET TA Nato a Montecorvino Rovella (SA)
nel 1960, contemporaneamente agli studi umanistici si è diplomato
in Musica Corale e direzione di coro, Polifonia vocale sacra sotto
la guida del M° Pierluigi Zangelmi; in Strumentazione per Banda
con il M° Lorenzo Semeraro al Conservatorio “L. Cherubini” di
Firenze, dove ha studiato Composizione con il M° Franco Cioci.
Ha studiato direzione d’orchestra con il M° Bruno Campanella e
Sir George Solti, di cui è stato con entrambi assistente, perfezionandosi infine con il M° Franco Ferrara a Roma, Assisi, Verona e
all’Accademia Chigiana di Siena e in direzione di coro con i maestri
bulgari George Robef e Samuil Vidas.
Ha diretto orchestre da Camera e sinfoniche in Italia ed Europa
tra queste ricordiamo l’Orchestra Regionale Toscana, l’orchestra
“I Solisti fiorentini” del Maggio Musicale Fiorentino, Ensemble
dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, l’Orchestra dei
Solisti della Scala di Milano, l’Orchestra da Camera della Berliner
Philharmoniker, l’Orchestra Roma Sinfonietta, l’Orchestra della
Gioventù musicale d’Italia, Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano, Orchestra sinfonica di Sanremo, Symphonia Perusina,
Orchestra di Kisiniev, dell’Opera Nazionale Russa, Orchestra Sinfonica di Mosca, Orchestra Sinfonica di Volgograd, La
Philarmonica Ucraina di Donetzk, l’Orchestra di Stato di Craiova (Romania), l’Orchestra Hermitage di San Pietroburgo,
Johannes Strauss di Vienna, Sinfonica Moldava, da Camera di Israele,Arpeggione di Hohemens, e Chursachsische Philarmonie
(Germania), i Virtuosi di Praga, la Cappella Cracoviensis, Sinfonica di Debrecen (Ungheria), le Orchestre sinfonichedella
Radio Televisione di Ljub ljana, di Sacramento Symphony (California), Sinfonica di Goteborg e Stoccolma, di Brasilia, la
Sinfonica di Cordoba, quella di Extremadura e di Murcia, L’Orchestra Sinfonica del Cairo, Orchestra di Madeira, la Philarmonica Eidelberg, la Edmonton Symphony (Canada), la Atlanta Symphony, La Istanbul Symphony, La Ico Tito Schipa di
Lecce, l’Orchestra Sinfonica della provincia di Bari, L’orchestra della Magna Grecia, L’orchestra Sinfonica di Bacau e quella
di Novi Sad in tourné 2004 in Austria, La Joensu Philarmonich (Finlandia) La Aaken Sinfonie Orcheste,Wroclaw Philarmonic
(Polonia), La Toronto Symphony, La Filarmonica di Poznam (Polonia) e molte altre.
Ha debuttato con grande successo a Novembre 2003 a Berlino con la Berliner Symphoniker nella prestigiosa Philarmonie
Grossen Saal, e quella dei Berliner Philharmoniker Chamber Orchestre, Baden Baden Philarmoniker ha debuttato nel
maggio 2006 alla Carnegei Hall di New York dove è tornato nel 2008-2009. Ha partecipato nell’agosto 1992 al Festival di
Salisburgo. Dal 1987 è direttore ospite nelle più importanti orchestre di Città del Messico: Orchestra Sinfonica della Ofunan,
la Filarmonica della Città del Messico, l’Orchestra Sinfonica di Mineria, l’Orchedi Belle Arti, Sinfonica di Toluca. Ha diretto
famosi cori come quello del Teatro Comunale di Firenze ed il Coro internazionale di Lovanio (Belgio) e il Coro Madrigale
di Bucarest. Dal 1986 dirige le più importanti orchestre Statunitensi (negli stati del Vermont, California,Wyoming, New
York, Georgia, Illinois, Indiana, Pennsylvania) con repertorio sinfonico. Dal 1981 è direttore musicale stabile dell’Orchestra
da Camera Fiorentina con cui ha tenuto oltre 1350 concerti di vario repertorio sotto l’egida di istituzioni concertistiche
di alto prestigio e per la RAI, con la stessa Orchestra ha effettuato 20 tournée in USA, in Messico, Malta e in Spagna con
concerti tenuti nei più importanti teatri, Festival di Coimbra 1998 (Portogallo), Festival di Ljubljana, in Brasile dirigendo
nei più importanti teatri, al Festival Internazionale di Cracovia, ad Heidelberg esibendosi inoltre al Teatro della Pergola, al
Teatro Verdi e al Teatro Comunale di Firenze nell’ ambito di varie manifestazioni. Più volte ospite a Vienna con i Wiener
Kammersolisten e l’Ungarische Kammerphilharmonie nello splendido salone del Musikverein e nella Konzert Haus. In
America ed in Europa ha diretto famosissimi solisti; tra questi ricordiamo Leon Spierer, Johan Hye, Sergio Fiorentino, Andrej
Kalarus, Margarita Hohenrieder, Nicolae Tudor,Augusto Vismara, Martin Dimitri Sgouros, Marie Luise Neunecker, Gary
Karr, Eduard Brunner, Rolando Panerai, David Garrett,Andreas Blau, Ilya Grubert, Daniele Damiano, Michele Campanella,
Bruno Canino, Giuseppe Andaloro, Giovanni Sollima, Aldo Ciccolini, Giuseppe Andaloro, Eva Mei, Filippo Adami, Roberto
Prosseda, Igor Hoistrach, Jorge Demus, Ivan Zenati,Turibio Santos, Cristiano Rossi,Alessandro Carbonare,Alessio Allegrini,
Francesco di Rosa, Francesco Bossone, Sergei Nakariakov, Oleg Marchev, Anner Bylsma, Igor Oistrach, Sergey Krilov,Ton
Kopman. Ha inoltre lavorato con Roberto Benigni in un memorabile Concerto a Piazzale Michelangelo oltre a dirigere
nello stesso Piazzale, in Piazza Signoria, Piazza Pitti e Piazza Santa Croce i concerti di Capodanno del Comune di Firenze.
È inoltre direttore artistico dei Mercoledì Musicali dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e del progetto Musica e Arte
della banca CR Firenze, Intesa San Paolo. Ha al suo attivo composizioni cameristiche e sinfoniche più volte eseguite e
trasmesse dalla RAI, e numerose incisioni discografiche. Per la sua intensa attività alla guida di autorevoli complessi da
camera e sinfonici, la critica internazionale lo ha definito uno dei direttori più brillanti della giovane generazione. Nel 2005
è stato premiato con la Medaglia Beato Angelico, nel 2006 ha ricevuto il premio Firenze per la Musica e l’Arte, nel 2010 il
prestigioso premio “Una vita per la Musica”, nel 2013 il premio Galileo per l’Imprenditoria Musicale e nel 2015 il premio
Bel San Giovanni per la carriera internazionale svolta. È titolare della Cattedra di Esercitazioni Orchestrali al Conservatorio di Musica di Santa Cecilia di Roma. Nel 2012 è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere Ufficiale dell’Ordine “al
Merito” della Repubblica Italiana dal Presidente Giorgio Napolitano. È stato recentemente nominato Direttore Ospite
Principale della Mid-American Production, che svolge i suoi concerti alla Carnegie Hall e al Lincoln Center di New York.
7
Sabato 19 e Domenica 20 Marzo
museo di orsanMichele Via Calzaiuoli FIRENZE
ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA
Direttore
Violino
GIUSEPPE LANZETTA
Jlia grubert
Jacobo Aliboni
F.Mendelsshon Bartoldy
L.V.Beethoven
Metabolismo prima esecuzione assoluta
Concerto per Violino e Orchestra in Mi minore Op 64
Allegro molto appassionato, Andante, Allegretto non troppo, Allegro molto vivace
Sinfonia N°7 In La maggiore
Poco sostenuto, Vivace, Allegretto, Presto, Allegro con brio
JLIA GRUBERT nato a Riga, ha iniziato a studiare pressa la scuola di musica E. Darzin. Considerato uno studente di talento eccezionale, ha debuttato in concerto all’età di quattordici
anni, proseguendo i suoi studi con famosi insegnanti russi quali Yuri Yankelevich e Zinaida
Gilels. Si è perfezionato in seguito con il celebre violinista Leonid Kogan alConservatorio
di Mosca. Jlia Grubert ha riscosso il suo primo successo internazionale al premio Sibelius
di Helsinki nel 1975.
Successivamente ha vinto il primo premio in due prestigiosi concorsi internazionali: il Paganini di Genova e il Ciaikovski di Mosca nel 1978. Da quel momento ha iniziato una brillante
carriera che lo ha portato ad esibirsi come solista con importanti orchestre, quali la Filarmonica di Mosca, la Filarmonica di San Pietroburgo, l’Orchestra di Stato Russa, l’Orchestra
della Staatskapelle di Dresda, la Filarmonica di Amsterdam e di Helsinki, collaborando con
direttori quali Guennady Rozhdestvensky, Maxim Shostakovic, Yoel Levi, Valdemar Nelsson., Mariss Jansons.
Il suo primo recital a New York è stato salutato dalla stampa specializzata (New York
Times} come un evento eccezionale: “Ilya Grubert, nella tradizione dei grandi virtuosi,
possiede una straordinaria tecnica e un suono luminoso e deciso”. I suoi ultimi concerti
includono tournée negli Stati Uniti, in Canada, Australia e in tutta Europa. Jlia Grubert
vanta registrazioni discografiche con Harmonia Mundi, Russian Disc, Melodya, Ondine e Dynamic. La sua discografia include i
concerti di Sibelius, Ciaikovski e Bruch, ed anche un cd con tutte le composizioni di Prokofiev per violino. Nel gennaio 1996 ha
vinto il Diapason. d’Or per le sue incisioni dei concerti di Sibelius e Bruch. Recentemente ha realizzato con l’etichetta Chandos
la registrazione dei due concerti di Paganini, del concerto di Arutunian e del primo di Prokofiev; a cui seguiranno le incisioni
dei concerti di Berg, Weinberg, Ernst, Dvorak, oltre al secondo di Prokofiev. Ilya Grubert risiede attualmente in 0landa, dove è
docente presso il Conservatorio di Amsterdam. Suona un violino Pietro Guarnieri di Venezia del 1740, ex Wieniawski.
NOTE DI SALA
Jacopo Aliboni ha composto musica e sonorizzazioni per committenti trasversali: nell’ambito radiotelevisivo e pubblicitario
(copywriter), per il teatro sperimentale e di commedia, per cortometraggi, per sale da concerto di musica da camera, per festival di
musica contemporanea. Ha ricevuto i seguenti riconoscimenti e premi: menzione al «Torneo Internazionale Musica» con Toujours
present en nous, finalista al concorso internazionale di composizione «A. Rendano» (presidente Ivan Fedele) con il trio Un, Um,
Kairos, vincitore del primo premio al concorso internazionale di composizione «E. Carella» con il sestetto Le temps prend feu,
selezionato con il cortometraggio A new born in qualità di co-sceneggiatore e compositore della musica al Festival del Cinema di
Cannes. A propositore di Metabolismo dice: «E’ un brano per orchestra dove l’insieme delle trasformazioni del materiale musicale
sono al sostegno vitale della forma. Piccole ripetizioni si trasformano in variazioni che consentono lo sviluppo trasformando la
crescita. Perciò sia il corpo sonoro nella sua forma, sia i suoi oggetti musicali sono in un continuo stato di dissoluzione e nutrimento: permanente come in ogni forma di vita, inevitabilmente».
Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809-47) concepì il Concerto in mi minore avendo presenti le qualità strumentali del grande violinista Ferdinand David. I primi accenni alla possibilità di scrivere per lui un Concerto appaiono nell’epistolario del compositore
tedesco fin dal luglio 1838. Tuttavia il pezzo arriva a conclusione solo nell’estate 1844, dopo sei anni di impegno intermittente
sulla partitura dovuto alla maggiore urgenza di altre scadenze professionali: un periodo di gestazione così lungo e un lavoro saltuario che però all’ascolto non emergono affatto, tanto risultano fluide e omogenee l’intelaiatura formale e la scrittura. Questo
Concerto è opera classicamente ispirata e proporzionata. Anche se il modello morfologico mozartiano e beethoveniano, cui
Mendelssohn si rifà, non è ripercorso alla lettera, ma soggetto a un ripensamento globale che ha il merito di porsi, con sottigliezza
8
miracolosa e mano leggerissima, alla ricerca di una soluzione di compromesso tra memoria del tempo andato e suo superamento.
Nello specifico, il problema che qui viene affrontato è quello di riuscire a tradurre il pensiero musicale in un’architettura innovativa ma ancorata alla tradizione, serrata, coerente, fluida, non pressata entro griglie rigide. Almeno in apparenza, giacché il primo
movimento, «Allegro molto appassionato», risulta scandito in tre sezioni equilibrate con esattezza matematica: esposizione, 168
battute; sviluppo, 167 battute; ripresa + coda, 192 battute. La soluzione fornita da Mendelssohn al problema di partenza consiste
nel suddividere il contenitore-Concerto nei soliti tre tempi collegati però l’un l’altro tramite una breve transizione, cosicché i singoli movimenti si susseguono senza soluzione di continuità, nonostante restino chiaramente distinguibili. Ciascuno di essi sfoggia
temi eleganti, avvincenti, rotondi. Indimenticabili. Inoltre un’orchestrazione perfetta, saggiamente bilanciata nella disposizione
delle parti, nella scelta dei registri di ogni singola famiglia strumentale, nel controllo timbrico e dinamico, nella scrittura lucente
del violino, virtuosistica, sì, ma sempre trasparente e aerea. Come quella del tempo finale, che pare un racconto di fate.
Ludwig van Beethoven (1770-1827) si dedicò alla stesura della Settima sinfonia dall’autunno 1811 al maggio successivo. La prima
esecuzione ebbe luogo l’8 dicembre 1813 nell’Aula magna dell’università di Vienna in occasione di un concerto benefico a favore
dei soldati austriaci e bavaresi feriti in battaglia qualche settimana prima. Dopo il naturalismo della Sesta sinfonia, dopo «il destino che batte alla porta» della Quinta, dopo gli eroici furori della Terza, il Romanticismo non riuscì a concepire che anche della
Settima non si potesse dare una lettura contenutistica. Vi fu perciò chi vi scorse la rappresentazione di nozze villiche, chi una
raffigurazione sonora del Wilhelm Meister di Goethe, chi nell’«Allegretto» intese una marcia funebre e nel terzo movimento le
sponde del Reno e il corno di Oberon. «Apoteosi della danza» la definì Wagner. Non a torto, se per danza si intende un’architettura
organica, massiccia, coerente, generatasi da pulsazioni ritmiche elementari che percorrono incessantemente ciascun movimento.
Un costruttivismo puramente musicale, libero da qualsiasi istanza individualistica, regolato in modo esclusivo dalla disciplina del
contrappunto che consente di trasfigurare il materiale tematico d’origine intervenendo sugli intervalli, sulle durate, oltre che su
timbri, intensità e disposizione spaziale delle masse sonore. Era dalla Quarta che Beethoven non ricorreva più a un’introduzione
lenta per una sua sinfonia: qui ritorna invece all’antica pratica, concependone una solenne, percorsa da scale ascendenti e da
fanfare di fiati su un movimento di marcia. Il «Vivace» che attacca dopo si basa su un insistente, pervasivo movimento di giga che,
stando agli appunti preparatori, fu la scintilla da cui prese origine l’intera pagina. E’ in forma-sonata, sebbene vi sia quasi del tutto
assente la consueta contrapposizione dialettica tra motivi e sezioni contrastanti. Lo schema ritmico dattilo-spondeo costituisce
lo scheletro del secondo tempo, «Allegretto», che alla prima esecuzione venne bissato. La struttura è semplicissima: su tale ossatura ritmica ripetuta quattro volte si costruisce un percorso melodico di raro equilibrio che dà origine, nella parte centrale, a un
episodio in maggiore e, prima della fine, a un fugato. Benché non venga indicato come scherzo, il «Presto» successivo è tale nei
fatti. Scattante e vigoroso, con una doppia ripresa preceduta tutt’e due le volte da un Trio di cui protagonisti sono i fiati emergenti
dal tappeto degli archi. L’«Allegro con brio» conclusivo, grandioso nell’architettura, martellante nello sbalzo delle dinamiche,
scattante nella foga ritmica ha davvero, come qualcuno ha scritto, carattere di danza vorticosa.
Giuseppe Lanzetta con Jlya Grubert, nell’Auditorium di Santo Stefano al Ponte per l’esecuzione del Concerto di Brahms.
9
Sabato 9 Aprile
CHIESA DEGLI AGOSTINIANI Via dei Neri EMPOLI (FI)
Domenica 10 e Lunedì 11 Aprile
AUDITORIUM DI SANTO STEFANO AL PONTE Via Por Santa Maria (PONTE VECCHIO) FI
Orchestra da Camera Fiorentina
Direttore
GIUSEPPE LANZETTA
Soprano
GABRIELLA COSTA
Mezzosoprano PATRIZIA SCIVOLETTO
Aura Tango per archi prima esecuzione assoluta
Sinfonia al Santo Sepolcro
a. portera
A.Vivaldi
G.B.Pergolesi
Stabat Mater per soprano, mezzosoprano e archi
Stabat Mater,Cujus Animam gementem,O quam tristis,Quae Muerebat et dolebat, Cuis est Homo,Vidit Suum dulcem natum,
Eja Mater fons amoris,Fac ut ardeat, Sancta Mater, Fac ut portem,Infallatus et accensus, Quando Corpus Morietur-Amen
GABRIELLA COSTA soprano. Diplomata in pianoforte e laureata in musicologia, parla correttamente
inglese,francese e tedesco. E’ artista molto versatile ed apprezzata anche per il suo vasto repertorio.
Gabriella si dedica infatti con continuità al repertorio barocco e liederistico, senza però tralasciare
l’opera dell‘800. Frequenti sono anche le sue “incursioni” in ambito contemporaneo e di avanguardia
musicale, vantando il debutto di prime assolute di grandi compositori sia italiani che stranieri.
Per ciò che concerne il repertorio operistico, Gabriella debutta nel ruolo di Gilda in Rigoletto, cui
seguono un Ballo in maschera (Oscar) al TeatroRegiodiParma sotto la direzione di Angelo Campori,
Maria di Rohan al GranTeatroLaFenicedi Venezia, Il Signor Bruschino di Rossini al TeatroVerdidiFirenze
diretto da Gianluigi Gelmetti, Il Matrimonio segreto(Carolina) all’OpernhausdiZurigo, Le Nozze di
Figaro, Il Ratto dal Serraglio e Don Pasquale al Teatro Massimo di Palermo, Il Barbiere di Siviglia di
G.Paisiello al TeatroVerdidiTrieste, Così fan tutte (Despina), al Teatro La Fenice di Venezia. Al Teatro
BellinidiCatania l’opera Medea (Glauce), sotto la direzione di E. Pidò. Ha collaborato con grandi direttori quali: Bareza, Tate,
Campori, Gelmetti, Reck, Ferro, Fischer, Yurovsky, Karabtchevsky, Welser-Möst, Weise, Plasson, Soudant, Hager, Auguin, Guschlbauer, Pidò, Ranzani, De Marchi, Humburg, Soustrot, Lü Ja, e con registi di chiara fama: Abbado, Andò, Barberio Corsetti,
Gregoretti, Krief, Miller, Puggelli, Pressburger, Scaparro. Nell’ambito del repertorio barocco, vanta collaborazioni di prestigio con
l’Academia Bizantina di Ottavio Dantone (Olimpiade di Pergolesi al festival Pergolesi-Spontini di Jesi), l’Academia Montis Regalis e
Alessandro de Marchi, l’Astrée con cui ha appena terminato un lungo tour in Canada tutto dedicato a Vivaldi, Claudio Scimone e
suoi Solisti Veneti, Carlo Ipata e gli Auser Musici. E’ stata impegnata ne la Passione di Gesù Cristo di G. Paisiello diretta da Diego
Fasolis presso il TeatroCarloFelicediGenova, seguita da Orfeo ed Euridice di Ch.W.Gluck con Ewa Podles a Poznan in Polonia.
Con Alessandro De Marchi ha debuttato le Orfeo ed Euridice di Claudio Monteverdi Al Teatro Dell’Opera Giocosa di Savona.
È stata inoltre protagonista del La Cecchina di N. Piccinni al Teatro Donizetti di Bergamo, sotto la direzione di Stefano Montanari.
Gabriella è chiamata sovente a partecipare a produzioni di opere del repertorio tedesco, grazie alla padronanza della lingua:
in Die Entführung aus dem Serail, all’OpernhausdiZurigo e in Moses und Aaron (Giovane fanciulla) di A. Schönberg al Teatro
Massimo di Palermo,Freischütz (Ännchen) al Teatro la Fenice di Venezia. Ha inoltre eseguito a Nantes Ein Deutches Requiem
di Brahms per l’Orchestra dei Paesi della Loira, e DieSiebenLetztenWörterunser Erlösers am Kreuze di L. Spohr con Orchestrae
Corodel Teatrodell’OperadiRoma. Per ciò che concerne l’ambito concertistico numerosi recitals l’hanno vista protagonista in
Austria, Canada, Cina, Francia,Giappone, Germania, Israele, Messico, Russia, Spagna, Repubblica Ceca, Brasile. Accompagnata
dalle più importanti orchestre italiane e non. E’ stata ospite del Teatro Massimo V. Bellini di Catania con il Requiem di G. Faurè
diretta da M. Soustrot, suscitando un enorme successo di pubblico e critica. Con l’Orchestra e coro del GranTeatrolaFenice, ha
più volte eseguito la Grande Messa in do min. Kv427 di W.A. Mozart, trasmessa su RAI1inMondovisione dal Duomo di Orvieto.
Con l’OrchestradiRomaedelLazio, è stata protagonista di recitals operistici sotto la direzione di Lü Ja, presso l’Auditorium del
Parco della Musica di Roma (sala Sinopoli). Ha inoltre effettuato numerose tournées con l’Orchestra Sinfonica di Sanremo,
l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano, l’Orchestra Filarmonica Marchigiana, l’Orchestra Sinfonica Siciliana, l’Orchestra
Regionale Toscana, l’Orchestre des Pays de la Loire, L’Orchestra Tito Schipa di Lecce, L’Orchestra della Magna Grecia, etc.
Con l’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo ha effettuato una tournée in Germania, nell’ambito dell’EXPO di Hannover, dove
è stata protagonista dello spettacolo Viaggio in Italia, con la regia (nonché voce recitante) di Maurizio Scaparro. Gabriella è
inoltre considerata specialista indiscussa dello StabatMaterdi L.Boccherini, pagina musicale a lei particolarmente cara, che ha eseguito in numerose occasioni. Tra queste nell’ambito delle celebrazioni dei 200anni della morte del grande compositore lucchese.
Lo stesso Stabat Mater è inoltre stato trasmesso in direttaRAIRADIO3dalla CappellaPaolinanelPalazzodelQuirinale a Roma e
mandato in onda dalla BBC per la commemorazione della morte di Papa Giovanni Paolo II. Nel gennaio 2013 è stata ospitesu
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RAI1 nella trasmissione “A sua Immagine”, in cui ha eseguito per l’appunto estratti dello Stabat Mater di Boccherini. Per ciò che
concerne il repertorio contemporaneo, con Vladimir Yurowsky ha debuttato al Teatro la Fenice i Threni lamentationi Philosophiae di Igor Stravinsky. È stata protagonista in occasione della prima assoluta dell’opera per musica e film di Marco Betta e
Roberto Andò Sette storie per lasciare il mondo, opera andata in scena al TeatroMassimoBellini diCatania, insieme all’attrice
Donatella Finocchiaro. Ha inoltre interpretato il difficile ruolo di Arpa in Prova d’Orchestra di Giorgio Battistelli, rappresentata
al Teatrodell’OperadiRoma con la regia di Denis Krief. E’stata Isabella Colbran in Un segreto d’importanza di Sergio Rendine.
Al TeatroMassimodiPalermo è stata La Vierge in Jeanne d’Arc au bucher di A. Honegger e Das Junge Mädchen nell’opera Moses
und Aaron di A. Schoenberg, entrambe dirette dalla splendida bacchetta di Stephan Anton Reck. Ha inoltre eseguito in prima
assoluta italiana gli Shakespeare’ssongs di Michael Nyman compositore al quale è legata da un rapporto di amicizia.
Dall‘AuditoriumSinopolidelParcodellaMusicadiRoma, ha eseguito il Magnificat di M. Frisina andato in onda su RAI1 la notte
della vigilia di Natale 2011. Tra i prossimi impegni operistici 2015-16 sono da ricordare: DonPasquale presso il Teatro Sociale di
Rovigo SettestorieperLasciareilMondo , opera contemporanea di Marco Betta, regia Roberto Andò. LeStreghediVenezia (ruolo
protagonista Strega/Fata) di Philip Glass, al Teatro Massimo di Palermo, regia di Giorgio Barberio Corsetti.
PATRIZIA SCIVOLETTO, Mezzosoprano. Si diploma in violino nel 1996 , in canto nel 1998, decidendo
successivamente di dedicarsi esclusivamente all’attività di Mezzosoprano, pur facendo tesoro
dell’esperienza maturata in ambito strumentale. Si perfeziona quindi con maestri quali Maria Chiara,
Julia Hamari, Jill Feldman,Rina Malatrasi. Vincitrice del Concorso del Centro Lirico sperimentale di
Adria, e finalista di concorsi internazionali quali ”Toti dal Monte” e “AS.LI.CO”, inizia la sua attività
concertistica con lo “Stabat Mater” di Pergolesi che interpreterà in varie ed importanti istituzioni
musicali sia italiane che estere. Nel repertorio concertistico interpreta inoltre lo “Stabat mater”, il
“Gloria” (presso il Teatro della Pergola di Firenze) e numerosi mottetti tra cui “Nisi Dominus” e “Beatus
vir”di Vivaldi, il “Requiem” , la “Missa brevis” (a fianco della Sig.ra Tiziana Fabbricini), il Requiem di
Mozart in più edizioni sotto la direzione del M° Lanzetta, la messa dell’Incoronazione, la Missa Longa e il Regina Caeli di
Mozart (eseguite in occasione delle celebrazioni Mozartiane sotto la guida del M° U.Benedetti Michelengeli), la “IX sinfonia”
di Beethoven, il “Requiem” di Verdi, il Messiah di Haendel (Teatro Comunale di Ferrara), l’Oratorio di Natale di Bach, l’Amor
brujo di De Falla, lo “Stabat mater” di A. Scarlatti, lo Stabat Mater e la Petite Messe Solemnelle di Rossini, lo Stabat Mater
di Dvorak, la Messa in Do maggiore di Schubert, lo Stabat Mater di D. Scarlatti, la “Missa Brevis” di Britten (le ultime due
produzioni presso il Teatro Comunale di Firenze), l’VIII Sinfonia di Malher (A.Veronesi) presso il Teatro Greco di Taormina,
l’A-Ronne e il Laborintus di Berio (Hommarmè - ultima edizione Ravenna Festival). Attiva anche nel campo della liederistica,
vanta un repertorio che va da Schubert a Strauss. Ha inciso l’Oratorio “La tempesta sul lago”, diretta dallo stesso compositore
Maestro D.Bartolucci, e la Messa da Requiem di Verdi. Patrizia debutta in teatro con Maddalena nel Rigoletto; segue poi Flora
nella Traviata, Berta nel Barbiere di Siviglia, Mamma Lucia nella Cavalleria Rusticana, Annina nella Traviata, Mercedes in Carmen,
Ciesca nel Gianni Schicchi (Verdi di Firenze, con la Partecipazione straordinaria del M° Rolando Panerai), Dido in Didone ed Enea
di Purcell, Bastiano in Bastiano e Bastiana di Mozart, Azucena nel Trovatore, Adalgisa nella Norma, Erda nell’Oro del Reno di
Wagner, La Frugola nel Tabarro di Puccini (Orchestra Regionale Toscana), Suzuki nella Butterfly, Amneris nell’Aida di G. Verdi.
Recentemente è stata Grimgerde nella Walkure (Fura dels Baus), al Maggio Musicale Fiorentino e al Palau de les Arts di Valencia
sotto la direzione del M° Zubin Mehta.
Celebrazioni in Palazzo Vecchio, Salone dei 500, dell’Anniversario della morte di Mozart 5 dicembre 2012
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NOTA DI SALA
AURA TANGO: questo brano è stato ispirato da un importante contatto della mia ricerca con due mondi particolari: quello del
tango e soprattutto quello dell’intelligenza emotiva (emotional intelligence). Il tango, percepito nella sua forma archetipica,
, per poi dialogare e fondersi con il ritmo della più movimentata
si manifesta musicalmente nel sul ritmo tradizionale
, creando un “respiro ritmico” ansimato e intenso, tra entusiasmo e pacatezza, forza e malinconia.
milonga
È in questo aspetto che l’intelligenza emotiva offre il suo determinante contributo, con il suo metodo per sviluppare le abilità
definite nel modello P.U.E.R.U.M (Perceiving, Understanding, Expressing, Regulating and Using Emotions, Model) sviluppato da
PER Lab (Laboratorio di Psicologia, Emozioni & Ricerca), modello che ho applicato per esaltare e alternare i climi emozionali
del brano, quindi tentare di condurre l’ascoltatore in un cammino sonoro percettivo che evochi, anche a livello inconscio, la
grande alchimia del rituale del tango. Aura Tango rappresenta una sperimentazione PERLART, ossia un’applicazione del modello
PUERUM per sviluppare l’arte e la creatività attraverso le emozioni, oltre ad essere un omaggio per la mia fidanzata, la psicologa
Laura Artusio che ne è stata ispiratrice. “L’Aura”, oltre ad avermi introdotto nel mondo tanguero come esperta ballerina, da anni
svolge ricerca sull’intelligenza emotiva con il gruppo PER Lab da lei fondato e con la Yale University, sede in cui è stata avviata la
ricerca sull’emotional intelligence dal suo “maestro”, Prof. Peter Salovey, Presidente del prestigioso ateneo statunitense.
Il veneziano Antonio Vivaldi (1678-1741) prese gli ordini nel 1703, ma fu quasi subito esonerato dall’obbligo di dir messa a causa
delle pessime condizioni di salute. Benché Goldoni, che lo conosceva bene, lo raffiguri insopportabilmente bigotto, la sua vita
non fu certo un modello di virtù: era troppo avido di denaro e addirittura aveva una compagna stabile, il contralto Anna Girò.
Di composizioni sacre ne scrisse molte meno di quante ce ne aspetteremmo da un prete. Concerti, soprattutto, sfornava a
ripetizione, e sonate, e melodrammi. Parecchie sue opere furono concepite per l’Ospedale della Pietà, uno dei quattro orfanotrofi-conservatori veneziani per fanciulle per cui a lungo lavorò. Probabile che la Sinfonia «Al Santo Sepolcro» per archi e basso
continuo, databile a dopo il 1730, sia stata offerta a queste ragazze musiciste; di certo in occasione della Pasqua, per suonarsi in
chiesa o in un oratorio. Il tortuoso cromatismo che pervade i suoi due movimenti, «Adagio molto» e «Allegro ma poco», dipinge
una scena funebre su cui sono calati pesanti drappi neri.
Marchigiano di Jesi, Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736) studiò nella capitale della musica dell’epoca, Napoli. Morì prematuramente di tubercolosi a Pozzuoli, dove su consiglio dei medici si era trasferito con la vana speranza che l’aria del luogo potesse
giovargli. L’ultimo anno di vita fu occupato dalla composizione dello Stabat Mater per soprano, contralto, archi e organo – vertice della sua produzione insieme alla Serva padrona, intermezzo del 1733, capostipite dell’opera buffa. Piacque molto all’idealizzazione romantica dipingere Pergolesi sofferente, sul letto di morte, che si affatica per completare l’estremo capolavoro.
La musica per la toccante sequenza attribuita a Jacopone da Todi gliela aveva commissionata la Confraternita dei Cavalieri di
San Luigi di Palazzo per sostituire lo Stabat Mater di Alessandro Scarlatti che, essendo stato presente nelle loro celebrazioni
pasquali per vent’anni, ormai li aveva stancati. Straziante, dolorosamente austera, scabra per essere le voci rivestite solo dagli
archi, la partitura fruttò all’autore dieci ducati anticipati, pur non valendo, secondo Pergolesi, più di «dieci bajocchi». Il testo
di Jacopone consta di venti strofe di tre versi ciascuna. Il compositore lo suddivide in dodici sezioni, sette duetti e cinque arie
(due del soprano, tre del contralto). Il primo duetto è, a parere di Jean-Jacques Rousseau, grande estimatore di Pergolesi, «il
più perfetto e commovente che sia uscito dalla penna d’un musicista». Lo stile severo da chiesa, contrappuntistico e imitativo,
viene impiegato solo in due numeri, nel «Fac ut ardeat cor meum» e nell’«Amen» finale. Per il resto la scrittura non si distanzia
da quella in uso nel teatro d’opera che aveva massicciamente colonizzato anche la musica sacra.
Il M° Giuseppe Lanzetta durante l’inaugurazione della 33a stagione sinfonica della Midamerican producion alla Carnegey Hall
di New York il 13 febbraio 2016.
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Venerdi 22, Sabato 23 e Lunedì 25 Aprile
AUDITORIUM DI SANTO STEFANO AL PONTE Via Por Santa Maria (PONTE VECCHIO) FI
Orchestra da Camera Fiorentina
Coro Harmonia Cantata
Direttore
GIUSEPPE LANZETTA
Maestro del CoroRAFFAELE PUCCIANTI
Soprano
SABRINA BESSI
Contralto
PATRIZIA SCIVOLETTO
Tenore
GIAMPAOLO FRANCONI
BassoDIEGO COLLI
Lorenzo Fiorentini
W.A. Mozart
W.A. Mozart
Tacere Animae - prima escuzione assoluta
Ave Verum
Requiem per soli coro e orchestra KV626
Introitus,Kyrie, Dies irae, Tuba mirum,rex tremendae, Recordare, Confutatis, Lacrimosa, Offertorium, Domine Jesu,
Hostias, Sanctus, Benedictus, Agnus Dei, Lux aeterna
SABRINA BESSI nata a Firenze nel 1981, inizia gli studi musicali all’età di otto anni. Nel 2003 consegue il diploma in pianoforte col massimo dei voti e lode presso l’Istituto pareggiato ‘Franci’ di
Siena e nell’a.a. 2004/2005 la laurea in Drammaturgia Musicale presso l’Università degli Studi di
Firenze con votazione 110/110 e lode. Come pianista si è perfezionata con P.N. Masi, A. Specchi, M.
Damerini, ha vinto concorsi nazionali (2001, ‘’Città di Massa’’, 2003, ‘’Città di Cesenatico’’, …) e si è
esibita come pianista solista e con l’orchestra (in collaborazione con il quartetto d’archi ‘Wanderer’,
orchestra ‘Nuovi orizzonti musicali’, varie formazioni cameristiche…). Dall’età di diciotto anni studia
canto lirico sotto la guida della Professoressa Nadia Sturlese.
Successivamente frequenta la classe della Professoressa Anastasia Tomaszewska Schepis e nel 2008
si diploma in canto lirico presso l’Istituto senese ‘’R. Franci’’ col massimo dei voti, lode e menzione
d’onore. Nel 2007 inizia la carriera solistica esibendosi presso la chiesa di S. Maria della Scala a
Siena e presso il Poggio Imperiale a Firenze in collaborazione con l’ensamble ‘Vocum Concentus’
e in concerti dedicati alla musica barocca. Nel 2008 debutta al ‘Teatro Lirico Sperimentale’ di
Spoleto (Rigoletto) sotto la direzione del M° Carlo Palleschi ottenendo un ottimo successo di pubblico e di critica. Finalista
di concorsi internazionali (Premio Segattini, Premio Principessa Trivulzio di Belgioioso), nel 2010 si aggiudica il premio ‘’Beppe
Valpreda’’ per miglior cantante lirico al Concorso Internazionale di Asti e vince il ruolo di Tisbe ne la Cenerentola di Rossini al
concorso ‘’Città di Pisa-Omaggio a Titta Ruffo’’. Ha inoltre seguito come allieva effettiva il corso di perfezionamento del M° J.
Kalmar e M° G. Caoduro, col M° C. Desderi e R. Kabaivanska. Nel 2010 ha lavorato come corista presso il Teatro Regio di Torino.
Si è esibita come solista in vari recitals (Teatro Goldoni di Livorno, al Galà lirico di Garda, al Poggio imperiale per Firenze Lirica,
Casa Verdi di Milano, Teatro Niccolini, Auditorium al Duomo di Firenze, Villa Roncioni con l’orchestra ‘Cittàlirica’ del festival
pucciniano) e ha debuttato i ruoli femminili principali in Barbiere di Siviglia, L’Italiana in Algeri, Cenerentola, Boheme. Nel 2012
ha debuttato al Teatro Goldoni di Livorno, Giglio di Lucca e Verdi di Pisa in collaborazione col progetto LTL nel ruolo di Polly
in L’opera da tre soldi di Weill-Brecht sotto la direzione del M° N. Marin.
PATRIZIA SCIVOLETTO VEDI PAG. 11
GIAMPAOLO FRANCONI Diplomato nel 2011 con il massimo dei voti al Conservatorio “G. Verdi”
di Milano nel 2011. Ha frequentato corsi di canto con maestri come: Rolando Panerai, G. Casolla, J.
Webb, M. Lippi, A. Paloscia.Di arte scenica con: L. Kempp, F. Torrigiani. Ha collaborato con prestigiose orchestre ed enti musicali come: “I Pomeriggi musicali”, la “Nuova polifonica Ambrosiana” e
“l’Orchestra da Camera Fiorentina” ed è stato diretto da maestri come G. Lanzetta, H. Unterhofer
D. Menicucci, M. Fabbri. Possiede una voce da tenore lirico leggero che gli permette di affrontare ruoli donizettiani, rossiniani, mozartiani, belliniani. Ha un repertorio che spazia dal barocco al
contemporaneo. Nel Teatro Verdi di Casciana Terme è stato il Conte d’Almaviva nel “Barbiere di
Siviglia” di G. Rossini e Gherardo nel “Gianni Schicchi” di G. Puccini affiancato da artisti di fama
internazionale come Giancarlo Ceccarini, Paola Cigna, Paolo Pecchioli, Patrizia Cigna, Monica Minarelli. Sarà a Casciana Terme Don Ottavio nel “Don Giovanni” di W. A. Mozart il prossimo dicembre
diretto dal M° M. Stefanelli.
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Diego Colli, basso, è nato a Carrara. Si è avvicinato fin da piccolo alla musica studiando col
M°Nardo Bergianti, successivamente ha intrapreso lo studio dell’organo da autodidatta. Dal 1995 al
2001 ha studiato canto sotto la guida del tenore Carlo Bergonzi presso “l’Accademia Verdiana” da lui
diretta in Busseto (PR) e qui ha preso parte a diversi concerti lirici, tra cui quello svoltosi nel Salone
Barezzi e diversi nel Teatro Verdi, sempre a Busseto.
Nel Novembre 2003 ha cantato presso la Basilica di Santa Croce in occasione della commemorazione della strage di Nassirya con la Fanfara dell’Arma dei Carabinieri e, nell’estate 2004, al Sessantesimo anniversario dell’eccidio di Fiesole, cantando alla celebrazione religiosa presso la Basilica
della stessa città. E’ stato insignito del premio della Regione Toscana quale giovane eccellenza
della Provincia di Massa Carrara. Dal 2004 al 2006 ha fatto parte del Coro del Maggio Musicale
Fiorentino. Nel Giugno 2010 per il 196° Annuale dell’Arma dei Carabinieri, si è esibito con il Soprano Katia Ricciarelli in un concerto lirico presso il complesso monumentale di S.Maria Novella a Firenze.
Vincitore del I° Concorso Carlo Meliciani della città di Arezzo nel ruolo di Colline che ha interpretato nelle recite seguite nel
Dicembre - Gennaio 2010-2011 nel Teatro Pietro Aretino di Arezzo. Collabora attivamente col M. Lorenzo Arruga interpretando
riedizioni di opere mozartiane. Già applaudito interprete nell’esecuzione del Requiem di Mozart sotto la direzione del M°
Lanzetta.
NOTE DI SALA
Pochi minuti di musica, 46 battute. Breve, anzi brevissimo il mottetto Ave verum corpus di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-91).
La genesi di questo capolavoro sacro, concepito di getto il 17 giugno 1791, non ha a che vedere con una qualche istanza religiosa
o spirituale. All’origine sta invece il desiderio di compiacere un amico: Anton Stoll, direttore di coro parrocchiale a Baden, la
cittadina termale frequentata dalla moglie del compositore. Niente di meglio delle parole dello studioso mozartiano Wolfgang
Hildesheimer per descrivere il pezzo: «Si tratta di musica grandiosa, testimonianza di infallibile intelligenza drammatica e
comprensione della materia, musica che prende vita come sempre dal proprio tema: due pagine ben scritte, senza errori, senza
la minima cancellatura; sublime evocazione “sottovoce”».
Nel luglio 1791 Mozart ricevette a sua casa, a Vienna, la visita di uno sconosciuto agghindato in foggia piuttosto tetra che gli
commissionò un Requiem con la promessa di pagarglielo profumatamente. Intanto forniva un lauto anticipo (il resto sarebbe
stato liquidato a lavoro ultimato) e imponeva la consegna del silenzio sul compito da svolgere. Il tizio era l’intendente del
conte Franz von Walsegg zu Stuppach, nobile di provincia dilettante di musica solito a spacciare musica altrui per propria. Il
conte intendeva eseguire la partitura mozartiana il 14 febbraio 1792 durante la cerimonia in suffragio della moglie scomparsa
prematuramente. Le circostanze e l’oggetto della commissione, insieme al fatto che il compositore sarebbe morto di lì a poco,
non potevano che creare intorno al Requiem un’aura di lugubre mistero che si è propagata fino a tempi recenti anche grazie a una
serie di testimonianze coeve che sottolineano come Mozart medesimo fosse consapevole di star preparando la propria messa
funebre. La composizione procedette a rilento, perché in quei mesi le urgenze maggiori erano La clemenza di Tito e Il flauto
magico. Al Requiem poté dedicarsi quasi a tempo pieno da ottobre. Però il 18 novembre, nel corso di una riunione alla loggia
massonica cui era affiliato, Mozart si sentì male. Da allora fino al giorno del decesso, il 5 dicembre, dovette rimanere a letto. Il 4,
racconta la cognata, «al capezzale di Mozart vi era Süssmayr. Il noto Requiem giaceva sulla coperta e Mozart gli spiegava come,
a suo parere, dovesse completarlo dopo la sua morte». Ciò a dimostrazione che la partitura non era ancora compiuta. E dunque,
quanto del Requiem che noi oggi ascoltiamo è di paternità mozartiana? La vedova del compositore, Constanze, gliela accreditò
integralmente consegnando così a Walsegg, sia pure in ritardo di un anno, a fine 1792, quanto da lui richiesto: il Requiem «di
Mozart», che in calce portava addirittura l’autografo falsificato dell’autore. In realtà le attestazioni di autenticità della scaltra
vedova miravano solo a riscuotere il compenso pattuito che ovviamente non le sarebbe stato versato se sulle modalità di
redazione della partitura lei avesse detto la verità. Comunque l’analisi filologica sui due manoscritti del Requiem pervenutici
e le confessioni di Franz Xaver Süssmayr in occasione della pubblicazione riescono a chiarire la questione. Ossia: l’unica pagina
firmata per intero da Mozart è l’Introito (e dunque a lui si deve la scelta, poi accolta dagli strumentatori in tutta la partitura, di
limitare i legni a 2 fagotti e 2 corni di bassetto). Del Kyrie, della Sequenza (tranne il «Lacrimosa») e dell’Offertorio il compositore
lasciò le parti vocali oltre alla linea del basso numerato. Del Lacrimosa scrisse otto battute. L’Agnus Dei fu solo abbozzato. Il
resto è dell’allievo Süssmayr, compresa l’orchestrazione cui collaborarono anche altri dell’entourage mozartiano, come Joseph
Eybler e Franz Jakob Freystädtler.
L’Introito è stilisticamente poliedrico: comincia con quello che è stato definito uno «spettrale coro di morti» contrappuntistico
sulle parole «Requiem aeternam», prosegue con il declamato drammatico su «Et lux perpetua» e con possenti richiami bachiani
su «Te decet hymnus», termina con la contrapposizione antifonale tra il gruppo di viole, fagotti, bassi e quello dei violini su
«Exaudi orationem meam». Il Kyrie si sviluppa come una doppia fuga dalla forte carica ritmica e cromatica, fondendo le sezioni
del testo liturgico (Kyrie I, Christe, Kyrie II) in un unico arco formale. La Sequenza si articola in sei episodi contrastanti che
trascorrono dal tellurico «Dies irae» al fiacco sviluppo del «Lacrimosa» opera di Süssmayr, passando attraverso il suggestivo
«Tuba mirum» (l’idea di affidare un assolo al trombone sarà farina del sacco di Süssmayr o suggerimento mozartiano?), i
barocchismi del «Rex tremendae», l’anelito al trascendente del «Recordare», la drammatica contrapposizione tra dannati e
beati emergente dal «Confutatis». In ossequio alla tradizione, l’Offertorio è suddiviso in due sezioni: il «Domine Jesu Christe» dal
quale, quasi senza avvedersene, prende forma la fuga «Quam olim Abrahae»; e il lirismo del versus «Hostias et preces» dopo cui
viene ripresa la fuga. Il Requiem si conclude con due pagine piuttosto deboli (Sanctus-Benedictus e Agnus) e con il Communio
che riutilizza pari pari la musica di Introito e Kyrie.
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Concerto nella Chiesa di Orsanmichele
Orchestra da Camera Fiorentina, Coro Harmonia Cantata nell’esecuzione del Requiem di Cherubini 2011 diretto da Giuseppe Lanzettta
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Auditorium di Santo Stefano al Ponte
Conferimento del premio “una vita per la musica” 30 marzo 2010 nei 30 anni di carriera, consegnano il premio il direttore
generale della banca CR Firenze, Intesa S. Paolo dott. Luciano Nebbia e il direttore del Teatro della Pergola dott. Riccardo
Ventrella.
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Concerti dell’Orchestra da Camera Fiorentina nell’Auditorium Ridolfi di Banca CR Firenze, via Carlo Magno, Firenze.
Il M° Giuseppe Lanzetta con Roberto Benigni in un concerto al Piazzale Michelangelo (1998)
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Sabato 30 Aprile
PALAZZO VECCHIO - SALONE DEI 500 - FIRENZE
Domenica 1 e Lunedì 2 Maggio
museo di orsanMichele Via Calzaiuoli FIRENZE
Orchestra da Camera Fiorentina
Direttore
Pianoforte
Oboe
MARIO RUFFINI
PIETRO RIGACCI
DAVIDE GUERRIERI
M. RUFFINI / J.S. Bach
Canone n. 13 per d’archi
J.S. Bach / M. Ruffini Concerto per oboe, pianoforte e archi in Re minore BWV 1059 - prima esecuzione assoluta
Allegro, Aria, Presto
Concerto Brandeburghese N. 3 in Sol maggiore BWV 1048
Concerto per pianoforte e archi in Re minore BWV 1059
Allegro, Andante, Allegro assai
Allegro, Andante, Allegro
MARIO RUFFINI musicologo, direttore d’orchestra e compositore, vive dal 1975 a Firenze, dove ha
compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio Cherubini (Composizione, Pianoforte, Musica
corale e direzione di coro), la Scuola di Musica di Fiesole (Direzione d’orchestra) e quelli universitari
all’Università degli Studi di Firenze e Bologna (Lettere e Filosofia). Dal 1978 è docente in Conservatorio,
attualmente al “Martini” di Bologna. Dal 1990 al 1995 è stato Direttore al Teatro Nazionale di Opera
e Balletto “M.P. Musorgskij” di San Pietroburgo; dal 2002 Responsabile scientifico dei “Progetti di
Musica e Arti figurative” associati al Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut; dal
2005 Responsabile scientifico del Fondo Carlo Prosperi presso l’Archivio Contemporaneo “Alessandro
Bonsanti” del Gabinetto G.P. Vieusseux; dal 2012 Direttore artistico del Festival Orchestre Giovanili/
FOG. Nel 2012 è stato nominato Accademico d’Onore dall’Accademia delle Arti del Disegno per i suoi
studi su Musica e Arti figurative, primo musicista dal 1860 a far parte della storica Accademia fondata
a Firenze nel 1563 da Cosimo I de’ Medici su suggerimento di Giorgio Vasari. I suoi studi vertono principalmente su Luigi
Dallapiccola, su Johann Sebastian Bach. Dal 2012 si occupa da volontario della musica nelle carceri, e ha fondato e dirige la “Scuola
di Musica di Sollicciano”. E autore testi musicologici e storico artistici, fra cui L’opera di Luigi Dallapiccola. Catalogo Ragionato
(Suvini Zerboni 2002), Il teatro musicale in Italia (Passigli 2007), Mozart (Marsilio 2007); Musica e Arti figurative. Rinascimento
e Novecento (Marsilio 2007); Studi sull’Ulisse di Luigi Dallapiccola (Suvini Zerboni 2008), Carlo Prosperi (Polistampa 2008), La
Grande Madre (Silvana Editoriale 2010), Giovanni Colacicchi (Polistampa 2014), Luigi Dallapiccola e le Arti figurative (Marsilio
2016). Quanto a Bach, ha ideato nel 2012 il World Bach-Fest, realizzato con Ramin Bahrami; ha riportato nel 2013 per la prima
volta in epoca moderna L’Arte della fuga BWV 1080 nella versione integrale per orchestra d’archi e coro misto, con il corale Vor
deinen Thron tret ich hiermit BWV 668a; ha eseguito per la prima volta in epoca moderna la Messa in Si minore BWV 232 nel
contesto liturgico con i complessi del Maggio Musicale Fiorentino; ha ideato il Bach in Black nel 2015, nel quale ha realizzato la
prima esecuzione integrale notturna del Clavicembalo ben temperato con gli studenti di sei Conservatori italiani. Ha fondato
insieme al Cardinale Giuseppe Betori l’Associazione Onlus “La Pasqua di Bach”, che si occupa di musica e liturgia, musica e
carceri. Ha realizzato nel 2015 con Massimiliano Damerini e Monica Leone l’integrale degli otto Concerti per pianoforte e
orchestra BWV 1052-1059. il È autore del volume J.S. Bach. Lo specchio di Dio e il segreto dell’immagine riflessa (Polistampa 2012).
Ha composto una versione per voce recitante e orchestra da camera del finale della Matthäus Passion BWV 244; ha composto
una Variazione per orchestra d’archi del Canone n. 13 dai Canon triplex à 6 BWV 1087. Presenta in questo concerto, in prima
mondiale, la ricostruzione del Concerto per pianoforte e orchestra BWV 1059, appena edita dalla Suvini Zerboni di Milano.
PIETRO RIGACCI nato a Firenze nel 1954, consegue allo stesso tempo, con la massima votazione
e la lode, i diplomi di Pianoforte sotto la guida di Maria Tipo e Composizione con Carlo
Prosperi presso il Conservatorio “Cherubini” di Firenze, ottenendo all’età di 23 anni, la cattedra
di Composizione presso l’Istituto Musicale “Boccherini” di Lucca. Con il 1° premio al Concorso
internazionale “Pozzoli” nel 1977, ed i premi ai concorsi di “Lisbona”, “Clara Haskil” e “Dino Ciani”,
ha cominciato una brillante carriera pianistica, suonando nei più importanti teatri italiani e
all’estero, tra cui: Teatro Comunale di Firenze, Teatro Regio di Torino, Teatro Sistina di Roma,
Teatro Comunale di Bologna, Festival di Stresa, BBC Concert Hall, Queen Elizabeth Hall a London,
Salle Gaveau a Paris, Accademia Sibelius a Helsinki, Orchestra della Toscana, Orchestra Sinfonica
Siciliana, Orchestra Academy of London Mozarteum, Orchestra della Radio Svizzera Italiana a
18
Lugano, Colorado Symphony Orchestra a Denver (USA), oltre a concerti a Chicago, San Diego, Philadelphia, Oslo, Stockholm,
Dublin, Milano, Bergamo, Brescia, Torino, Roma, Firenze, Bologna, Verona, Padova, Trento, Palermo, Bari, Lecce, L’Aquila, Pisa,
Lucca, Livorno. A soli 22 anni Pietro Rigacci è stato chiamato dal Maggio Musicale Fiorentino a sostenere la parte di “piano
solista” nella prima mondiale di Luciano Berio: Opera, che lo ha personalmente successivamente invitato a suonare sia nel
suo secondo lavoro teatrale La vera Storia (Teatro alla Scala), che alla registrazione televisiva dell’integrale delle Sequenze
(1982). Ha inciso un CD con musiche di Schumann per la casa discografica Foné, registrato per diverse emittenti radiotelevisive
europee, tra le quali ben nove recitals alla BBC, tre registrazioni presso la RTSI a Lugano, oltre a concerti live trasmessi in diretta
alla RAI, alla Radio Suisse Romand, che alla Televisione Francese. Pianista dal repertorio vastissimo, da Mozart a Debussy, da
Chopin a Prokofiev, è uno dei più autorevoli specialisti di Scriabin, e anche un appassionato interprete della musica di J.S. Bach
(molto visualizzati sul web i video in cui suona i Concerti di Bach). Attualmente sta effettuando l’esecuzione integrale, in ordine
cronologico, delle 32 Sonate di Beethoven, alle quali fa precedere una accurata presentazione nella quale illustra le peculiarità
della tecnica compositiva ed estetica beethoveniana. Da sempre unisce alla carriera pianistica anche quella compositiva,
che include, oltre alle opere liriche Sogno di una notte di mezza estate e Magiche Rime Arcane, anche lavori orchestrali e
cameristici. Oltre 100 registrazioni video live dei suoi concerti sono visibili sul canale Youtube: pietro rigacci live concerts.
DAvide guerrierI vedi pag. 21
NOTE DI SALA
Il Canone n. 13 nasce due anni fa da un progetto del Festival «Magie barocche» di Catania. Per quell’occasione a quattordici
compositori fu assegnato il compito di rileggere in chiave contemporanea gli altrettanti canoni enigmatici composti da Johann
Sebastian Bach (1685-1750) utilizzando le prime otto note fondamentali del basso dell’aria iniziale delle sue Variazioni Goldberg
per tastiera. I compositori erano Daniel Seel, Marina Leonardi, Andrea Ferrante, Roberto Carnevale, Samuel Adler, Luigi Manfrin,
Edward Applebaum, Marco Betta, Paul Moravec, Donato Di Pasquale, Massimiliano Damerini, Alessandro Solbiati, Mario Ruffini
e Ruggero Laganà. Racconta Ruffini: “Essendo il tredicesimo canone quello riportato anche nel celeberrimo ritratto di Bach fatto
da Hausmann, ed avendo Antonio Marcellino, direttore del festival, letto il mio volume su Bach, hanno pensato di affidarmi
appunto quel Canone. Che io ho sviluppato nel doppio registro di una fedeltà – o riconoscibilità – al Canone originale, e altresì
di una fedeltà ai grandi figli dodecafonici di Bach. Da queste premesse ho composto il piccolo brano bachiano con la scelta di
utilizzare i tredici archi che avevo a disposizione tutti come solisti, e dunque la mia si configura come una variazione severamente canonica a tredici voci, condotte col sistema dodecafonico».
Nel 1721 Bach inviava a Christian Ludwig, margravio del Brandeburgo, i suoi sei Concerts avec plusieurs instruments, oggi noti
come Concerti brandeburghesi. La raccolta ha una fisionomia unitaria, anche se i concerti sono stati concepiti in tempi diversi. A
prima del 1717 risalgono il primo, il terzo e il sesto che nella struttura mostrano evidenti influenze dei modelli concertistici italiani e un trattamento più tradizionale degli strumenti. Del Concerto n. 3, eccezionalmente in due movimenti – il tempo lento è
miniaturizzato nell’«Adagio» di una battuta in coda al primo movimento – sono protagonisti gli archi. Tre gruppi timbricamente
omogenei (3 violini, 3 viole, 3 violoncelli sorretti, secondo prassi, dal basso continuo) tengono le redini di un discorso musicale
vivace, concitato, all’interno di una architettura compatta. Nel primo movimento ciascun gruppo si profila come un blocco ben
squadrato che con gli altri può trovarsi in contrasto o instaurare un dialogo imitativo in eco. Anche il secondo movimento, un
«Allegro» bipartito di maggior spolvero virtuosistico, precede perlopiù come il precedente, con i vari gruppi strumentali e le
diverse melodiche che si ripetono a distanza ravvicinata, rincorrendosi.
Dal 1723 alla morte Bach visse a Lispia. In quegli anni, oltre che alla musica sacra che doveva comporre per la Chiesa di S. Tommaso di cui era maestro di cappella, si dedicò pure all’intrattenimento mondano, producendo partiture per il Collegium Musicum
studentesco che dirigeva. Fondato da Georg Philipp Telemann, il gruppo semi-amatoriale si esibiva al Caffè Zimmermann dilettando l’uditorio di avventori con composizioni alla moda. Per queste occasioni Bach scrisse parecchio. Specie Concerti, perlopiù
rielaborazioni di pezzi propri o altrui in stile italiano. E’ il caso dei sette superstiti per clavicembalo e archi (sempre più spesso,
oggi, affidati a pianisti) che costituiscono il primo tentativo di utilizzare da solista uno strumento a tastiera entro un contesto
orchestrale. Quando non c’era Bach stesso alla tastiera, vi si sedeva qualche allievo dotato, oppure i figli Wilhelm Friedemann
o Carl Philipp. Modello formale per queste composizioni sono i Concerti violinistici di Antonio Vivaldi in tre movimenti, allegro-adagio-allegro, con i tempi estremi nella forma «a ritornello», ossia con il ritorno in orchestra di una stessa idea melodica
inframezzata da interventi diversi del solista (a b a c a d.... a), mentre il tempo lento è liberamente meditativo. Il Concerto in sol
minore BWV 1052 deriva da un perduto Concerto per violino che alcuni studiosi dicono essere stato, invece, per viola d’amore o
viola da gamba; altri addirittura ne attribuiscono la paternità a qualche maestro italiano. Comunque sia, in seguito Bach ne riciclerà gran parte in due Cantate. Del Concerto BWV 1059, giuntoci frammentario, ha compiuto la ricostruzione Ruffini. Che spiega: «Ho preso spunto dal fatto che un numero ormai molto alto di esecutori/compositori dal 1950 circa si appassiona intorno
a questo frammento di Concerto. Un Concerto che proviene certamente dalla Cantata 35. Mentre il primo e terzo movimento
vengono generalmente ripresi da quella Cantata, il secondo vede invece molte varianti. Alcuni interpreti fanno cadenze libere
(Leonhardt), altri utilizzano l’adagio del Concerto BWV 1056, e altri ancora una parte della stessa Cantata 35, ma non sempre
la stessa. Cosicché c’è davvero un coacervo ampio di proposte. La confusione si genera però dal fatto che coloro che hanno
ricostruito il Concerto, quasi sempre lo hanno fatto in forma privata, a fini esecutivi personali appunto, anche se tali esecuzioni
in alcuni casi sono addirittura incise in cd o comunque su YouTube. Da tale stato di cose ho deciso di fare una ricostruzione
“ragionata” e di pubblicarla con l’editore Suvini Zerboni, così da mettere un punto fermo, e anche dare a un vasto numero di
esecutori – che magari non ha gli strumenti per una ricostruzione – la possibilità di eseguire questo bellissimo Concerto».
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Domenica 15 e Lunedì 16 Maggio
museo di orsanMichele Via Calzaiuoli FIRENZE
Orchestra da Camera Fiorentina
Direttore GIANCARLO DE LORENZO
Oboe
DAVIDE GUERRIERI
GABRIELE PALMERI
A. Benedetti
A.Vivaldi
Disco G - prima esecuzione assoluta
Concerto per due oboi e archi
Largo, Allegro, Largo, Allegro molto
A. Albinoni
Concerto per due oboi e archi Op.9 n°9
J.S.Bach
Concerto per oboe e archi in Fa maggiore Oboe: Davide Guerrieri
A. Dvorak
Serenata per archi in Mi Maggiore op.22
Allegro, Adagio non troppo, Allegro
Allegro, Largo, Allegro
Moderato, Tempo di Valse, Scherzo: Vivace, Larghetto, Finale: Allegro vivace
GIANCARLO DE LORENZO Nato nel 1959, ha compiuto i suoi studi presso il Conservatorio di Musica di Brescia, diplomandosi con ottimi voti in Organo e Composizione
organistica sotto la guida del maestro Franco Castelli. Dopo avere conseguito il diploma di
Maturità Classica ha proseguito i suoi studi alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università
di Bologna, presso il D.A.M.S. nella sezione Musica. Ha studiato inoltre composizione e
direzione d’orchestra con il maestro G. Cataldo. Direttore stabile dal 1992 dell’Orchestra
Vox Auræ di Brescia, nel 2003 gli viene affidata la carica di Direttore Artistico e Direttore Principale dell’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza, carica che tutt’ora ricopre.
Con questa orchestra, nel corso degli anni, ha effettuato numerosissimi concerti in Italia
ed all’estero. Ha collaborato inoltre con grandi solisti quali L.G. Uriol, M. Fornaciari, A.
Bacchetti, S. Krylov, F. Manara, A. Persichilli, P. Hommage, E. Klein, G. Costa, U. Clerici, B.
Engerer, P. Entremont, M. Rudy, E. Virsaladze, S. Mintz, U. Ughi, Mischa Maisky e molti
altri, sempre con ampio consenso di pubblico e di critica. Ha diretto in più occasioni
varie orchestre italiane ed estere quali: Orchestra Sinfonica di Sanremo, I Solisti di Perugia, Orchestra di Padova e del Veneto, “I
Pomeriggi Musicali” di Milano, Orchestra Filarmonica Italiana, Orchestra Sinfonica Abruzzese, Orchestra Europa Philarmonie di
Magdeburgo, “Mainzer Kammerorchester” di Mainz, Orchestra da Camera di Istanbul, Orchestra Sinfonica di Wroclaw (Polonia),
Orchestra da camera Fiorentina,Orchestra Sinfonica di Kiev, Orchestra dell’Ermitage di S. Pietroburgo, la Helsinki Baroque Ensemble, Orchestra Filarmonica di Torino, I Virtuosi Italiani, la “Riverside Synphonie Orchestra” (New Jersey), Orchestra Philarmonie
der Nationen nel Festival der Nationen, Orquesta Sinfonica del Estado de Mèxico, Orchestra Sinfonica do Teatro Nacional de
Brasília, Orquestra Clássica da Madeira, Orchestra Sinfônica di Cipro, Orchestra Sinfônica di Extremadura, Orchestra Sinfônica
di Maracaíbo, Orchestra Sinfônica di Manaus, Orchestra Metropolitana di Lisbona, Sinfonia Toronto. Ha inoltre diretto le
prestigiose orchestre Philarmonisches Kammerorchester Munchen e London Mozart Players con le quali nel 2008 e 2009 ha
effettuato in Europa una serie di concerti. Nel 2009 ha diretto l’Orchestra Sinfonica Abruzzese al Teatro Alla Scala di Milano,
con grande successo di pubblico e di critica, in un concerto dedicato alla ricostruzione del Teatro Comunale dell’Aquila. Con
lo stesso progetto nell’Aprile 2010 è stato ospite dell’Accademia Nazionale S. Cecilia al Parco della Musica di Roma. Con la
Sinfonica Abruzzese ed il clarinettista Fabrizio Meloni ha registrato un CD che è stato pubblicato nel mese di Novembre 2009
dalla rivista “Amadeus”. Nel campo operistico ha diretto varie produzioni tra le quali, per il grande successo ottenuto ,si ricordano ”Le Nozze di Figaro” di W.A. Mozart, il “Rigoletto” di G. Verdi e “la Serva Padrona” di G.B. Pergolesi, “Il Signor Bruschino”
di G. Rossini. Da molti anni viene regolarmente invitato in Spagna a dirigere varie orchestre. Nell’Ottobre del 2005 ha diretto
l’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza alla Barge Music di New York dove è ritornato nel Marzo 2006 per dirigere nella
prestigiosa Carnegie Hall. Nel Marzo 2008 ha diretto nuovamente alla Barge Music e al St. Clement’s Theatre di New York. Per
la Casa Discografica Agorà di Milano ha registrato, alla guida dell’Orchestra Vox Aurae, l’integrale delle Sinfonie per archi di F.
Durante, il primo volume di autori italiani del Novecento che hanno scritto in stile Barocco, le Sinfonie per archi di J. Myslivecek,
l’integrale delle Sinfonie per archi di F.L. Gassman, ed un CD dedicato ai concerti per pianoforte e orchestra di W.A.Mozart.
E’ Direttore Artistico delle stagioni musicali “Concerti per una Stagione”, “Preludi d’Estate” di Brescia, della Stagione Sinfonica
del Teatro Comunale di Vicenza e del “Suono dell’Olimpico”, Festival di musica sinfonica che si svolge all’interno del bellissimo
“Teatro Olimpico di Vicenza”. Recentemente nominato Direttore Artistico e Musicale dell’Orchestra Sinfonica di San Remo.
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Davide Guerrieri si è diplomato in Oboe presso il Conservatorio ‘’Luigi Cherubini’’ di
Firenze sotto la guida del M” P. Lori . Nel 2001 ha conseguito il Diploma di perfezionamento presso il Conservatorio Superiore della Svizzera Italiana di Lugano con il M° Hans
Elhorst .Ha frequentato inoltre il corso triennale di oboe tenuto dal M° T. Jndermuhle
presso la Scuola di Musica di Fiesole . Ha partecipato a masterclass con i maestri: M.
Bourgue, J. Goritzki, J .Tys, H. Schellenberger, P. Pollaostri e G. De Angelis e ha frequentato i corsi di musica da camera e contemporanea con i M° Pollastri, Ancillotti e Porta.
Dal 2005 al 2008 è stato primo oboe dell’Orchestra Cherubini, fondata e diretta dal M°
Riccardo Muti. Oltre ad aver suonato in Stati Uniti, Russia, Malesia, Thailandia, Korea,
Vietnam, Filippine, Taiwan, Brunei, India, Francia, Svizzera, Spagna, Germania, Slovenia,
Croazia, Egitto, Malta, Canarie, collabora regolarmente in qualità di primo oboe con: Orchestra i Pomeriggi Musicali di Milano, Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, Orchestra
Regionale Toscana, Orchestra sinfonica di Sanremo, Orchestra Verdi di Milano, Orchestra
Filharmonija Slovena, Orchestra da Camera di Milano, Orchestra sinfonica di Pesaro, Orchestra da Camera di Brescia, I Virtuosi ltaliani, Orchestra da Camera Fiorentina, Contemporanensemble... Collabora inoltre con: Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Orchestra
sinfonica A. Toscanini, Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, Orchestra Regionale Toscana, Sinfonieorchester Engadin, Orchestra del Teatro Regio di Parma, Ensemble Nuovo Contrappunto, Orchestra Giovanile ltaliana. Ha suonato sotto la direzione di
importanti Direttori: Muti, Abbado, Giulni, Kuhn, Rilling, Marshall, Gatti, Andrae, Hollinger, Lu Jia., Axelrod, Gelmetti, Michelangeli, Bellugi, Sokhiev. Alessandrini, Lanzetta, Renzetti, Rovaris, Curtis, Tamayo, Handt. Si è esibito in vari Teatri e per molte
Associazioni: Palau de la Musica di Valentia, Teatro alla Scala, Società del Quartetto di Milano, Teatro Comunale di Firenze,
Teatro della Pergola di Firenze, Teatro Verdi e Teatro Go1doni di Firenze, Gewandhaus di Lipsia, Teatro Stanislavskij di Mosca,
Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, Fondazione Gustav Mahler, Tonhalle di Zurigo, Auditorium Renzo Piano di Roma, Teatro
Comunale di Modena, Teatro San Carlo di Napoli, Teatro Regio di Parma, Radio della Svizzera ltaliana di Lugano, Accademia
Ducale di Genova, Lingotto di Torino, Ravenna Festival.
GABRIELE PALMERI nasce a Caltanissetta il 14 aprile del 1997, inizia lo studio
dell’oboe all’età di nove anni presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali “Vincenzo Bellini” di Caltanissetta, diplomandosi nel giugno 2013 con il massimo dei
voti, la lode e la menzione d’onore sotto la guida del padre Angelo (Docente
di Oboe presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali di Caltanissetta e già Professore d’orchestra Oboista presso il Teatro Massimo “V. Bellini” di Catania), che
attualmente ne segue la formazione. Nonostante la sua giovane età ha al suo
attivo diversi concerti e numerose affermazioni in prestigiosi concorsi nazionali e internazionali: 1° Premio al 2° Concorso Internazionale per Giovani Oboisti “Luca Figaroli”, inserito nel Premio Ferlendis - Città di Adrara San Martino
(Bergamo); 1° Premio Assoluto al 3° Concorso Musicale Città di Firenze - Premio
Crescendo; 1° Premio alla XX edizione del Concorso Internazionale ANEMOS di Roma; 1° Premio Assoluto con punti 100/100 al
13° e 14° Concorso Nazionale Giovani Talenti di Barcellona Pozzo di Gotto (ME); 1° Premio al 6° e 7° Concorso Internazionale per
Giovani Musicisti - Associazione Diapason di Canicatti (AG); 1° Premio al 16° al 17° e al 18° Concorso Nazionale Giovani Musicisti
organizzato dall’ Associazione Amici della Musica “B. Albanese” di Caccamo (PA); 1° Premio al 1° Concorso Nazionale “Musical
Museo” sezione Giovani Talenti organizzato a Caltanissetta e Primo Premio Assoluto al 2° Concorso; 2° Premio al Concorso
Oboistico Internazionale di Chieri (TO); 2° Premio al Concorso “Porta le tue note sul palco” organizzato dal Rotary Club Sicilia e
Malta; 1° Premio Assoluto al Concorso Nazionale Musicale “Salvatore Gioia” di Villarosa (EN); 1° Premio al Concorso per Giovani
Esecutori “Eliodoro Sollima” - Enna; 1° Premio Assoluto al 2° e 3° Concorso Nazionale di Musica “Amigdale” - Viagrande (CT); 1°
Premio al Concorso Nazionale Serradifalco Città della Musica (CL); 1° Premio Assoluto al Concorso Rahal di Racalmuto (AG);
1° Premio al Concorso “Non c’è sviluppo senza legalità” per una composizione musicale.Dal 2012 suona in duo con Il pianista
Vincenzo Indovino con il quale ha già eseguito numerosi concertie vinto il 1° premio assoluto al 3° Concorso Nazionale di Musica Amigdale Viagrande (CT) categoria Musica da camera, il 1° premio al 18° Concorso Nazionale Giovani Musicisti organizzato
dall’Associazione Amici della Musica “B. Albanese” di Caccamo (Pa) categoria Musica da Camera, il primo premio e premio speciale Placido Mandanici al 16º concorso musicale nazionale di musica da Camera città di Barcellona Pozzo di Gotto, il 1º premio
assoluto alla quinta edizione del Concorso Eliodoro Sollima. Ha conseguito l’idoneità presso l’Orchestra dell’Accademia Teatro
alla Scala di Milano, della quale fa parte e con la quale si è già esibito nell’omonimo Teatro, ricoprendo il ruolo di Primo e di
Secondo Oboe e Corno Inglese. Ha inoltre partecipato a numerose Masterclasses oboistiche e per orchestra, perfezionandosi
con i Maestri: M. Bougue, C. Hartmann, P. Grazia, P. Pollastri, L. Vignali, O. Zoboli, Massimiliano Damerini. Parallelamente agli
studi musicali frequenta il Liceo Scientifico A. Volta di Caltanissetta. Ha partecipato alla trasmissione televisiva di Canale 5 “TU
SI QUE VALES” riscuotendo unanimi consensi di pubblico e critica e classificandosi al 2° Posto.
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NOTE DI SALA
Andrea Benedetti, classe 1985, studia prima pianoforte, poi composizione con Andrea Portera. Nel 2008 vince il secondo premio al concorso «Rosolino Toscano» con Arachne per cembalo. Nel 2015 si aggiudica il primo premio sezione cameristica al concorso «A. Rendano»
di Cosenza (Ivan Fedele presidente di giuria) con Las meninas per flauto, clarinetto e vibrafono. Nell’estate 2015 vince il primo premio
assoluto al concorso per coro intitolato a Ennio Morricone (il Maestro presidente di giuria) con X Gioco. Le sue composizioni sono edite da
Sconfinarte. A proposito del pezzo odierno, Benedetti scrive: «Disco G è l’ambiente, la vita, le verità amabili e non degli ambienti tunzettari. La discoteca è quel posto dove tutto confluisce, si mescola senza timore, senza riserve, tutto si consuma nel corso di un respiro, uno
sguardo, una carezza, un tutto. E’ forse, questo, il primo vero pezzo a tematica LGBT che mai sia esistito. E’ una creazione che porta con se
il “rainbow” che tutto può unire: un mondo a colori è sicuramente migliore».
Benché comunemente il suo nome si consideri legato soprattutto al violino, il veneziano Antonio Vivaldi (1678-1741) ha scritto parecchio
anche per strumenti a fiato. Di suoi Concerti per due oboi e archi se ne contano tre, che si sviluppano con la stessa grazia, la naturalezza e il
gusto coloristico di quelli violinistici. Si tratta probabilmente di composizioni concepite per le «putte» musicanti dell’Ospedale della Pietà
dove Vivaldi insegnava, oppure per l’intrattenimento aristocratico in qualche palazzo veneziano o europeo – perché non va dimenticato
che alla sua epoca il compositore era celebre in tutta Europa e in relazione con un gran numero di sovrani.
Nobile musicista dilettante della Serenissima la cui produzione ottenne risonanza anche al di là delle Alpi grazie alla felice ispirazione
melodica e all’accessibilità tecnica, Tomaso Albinoni (1671-1750) è ricordato come autore di una cinquantina di melodrammi, in gran parte
oggi perduti, e di parecchia musica strumentale comprendente dieci raccolte stampate dai più prestigiosi tipografi europei dell’epoca. Assieme a Vivaldi e ai fratelli Marcello contribuì in maniera determinante alla grande fioritura veneziana del Concerto settecentesco. Anzi fu
proprio lui a darle inizio, nell’anno 1700, con le Sinfonie e Concerti a 5 op. II. Notevole interesse dimostrò Albinoni per il violino solista ma
soprattutto per l’oboe, giunto in Italia dalla Francia sul finire del XVII secolo. Tra i suoi Concerti editi, otto richiedono due oboi protagonisti.
Johann Sebastian Bach (1685-1750) si ispirò ai compositori italiani per i suoi Concerti, suddivisi in tre tempi, allegro-adagio-allegro, secondo
il modello vivaldiano. Il Concerto in fa maggiore per oboe e archi BWV 1053 in realtà non esiste più. Il tempo se lo è portato via. Ciò che
ascoltiamo stasera è una ricostruzione moderna. Per realizzarla i musicologi si sono basati sulla versione con cembalo solista che Bach approntò nel 1739 per venir suonata dinanzi ai clienti del Caffè Zimmermann a Lipsia, dove lui dirige un’orchestra amatoriale. Ciascun dei suoi
tre tempi esiste anche in altre forme. D’altronde l’autoimprestito era prassi comune all’epoca, e anche Bach lo praticava. Dunque il primo e
il secondo tempo si trovano nella Cantata n. 169, l’ultimo nella n. 49. Entrambe le Cantate datano al 1726.
Antonín Dvořák (1841-1904) impiegò undici giorni a scrivere la Serenata op. 22. Era il 1875, periodo d’oro per il compositore cèco: alle attestazioni di stima che arrivavano dal pubblico in patria si sarebbero presto unite quelle di due personalità temibili, influenti e non certo tenere nei giudizi come Johannes Brahms e il critico musicale viennese Eduard Hanslick. Prese le distanze dalla giovanile infatuazione wagneriana, adesso Dvořák si ricollegava idealmente alla tradizione del classicismo viennese e di Schubert. La stessa op. 22 si ispira al clima delle serenate settecentesche, non rinunciando però ad ornare la sua grazia disimpegnata con pennellate discrete di color locale e con un languore
melodico che si infiltra pure nell’armonia. La coerenza dell’architettura complessiva è garantita dalla comparsa in quasi tutti i movimenti di
uno stesso motivo – che si scoprirà poi essere il tema del «Larghetto». Il primo dei cinque tempi è un «Moderato» in forma di romanza: a
un tema intimo e riservato si contrappone, nella sezione centrale, un’idea basata su accordi staccati che approda a un momento di maggior
distensione quando il violoncello comincia a cantare un’ampia melodia. Nel Trio del secondo movimento, «Tempo di Valzer», appare per la
prima volta, un po’ camuffato, il motivo ricorrente che, nello «Scherzo» successivo, diventa la terza idea tematica. Fulcro espressivo dell’intera opera è però il quarto movimento, quel «Larghetto» il cui tema elegiaco abbiamo già ascoltato spesso in precedenza e che risbucherà
ancora, per l’ultima volta, a sostituire lo sviluppo nel Finale scintillante, costruzione liberissima che unisce tratti di rondò e forma-sonata.
Il Maestro Giuseppe Lanzetta con Sergej Nakarjakov.
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L’auditorium di S. Stefano al Ponte
Concerto al Bargello
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Venerdi 27 Maggio
ORATORIO DEGLI ANGELI CUSTODI LUCCA - Via degli Angeli Custodi
Domenica 29 e Lunedì 30 Maggio
museo di orsanMichele Via Calzaiuoli FIRENZE
Orchestra da Camera Fiorentina
Direttore e Fagotto Solista FRANCESCO BOSSONE
Pianoforte
M. Belli
W.A.Mozart
ALDO DOTTO
Un Nudo di Maschera Prima escuzionen assoluta
Concerto Per Pianoforte e Orchestra KV 271 “Jenehomme”
Allegro, Larghetto, Allegretto
W.Ferrari
Concertino per Fagotto e orchestra
W.A.Mozart Divertimento in Re magg K 251 Per Oboe due corni e archi
Molto Allegro, Minuetto, Andantino, Allegro assai, Marcia alla francese
FRANCESCO BOSSONE Primo Fagotto Solista dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia dal 1985, collabora nel medesimo ruolo con il Maestro Claudio
Abbado nell’Orchestra Mozart e con l’Orchestra da Camera di Mantova. Svolge un’intensa attività concertistica in ogni parte del mondo, sia come apprezzato solistache
in importanti formazioni cameristiche. Nel 1990 partecipa al concerto che la New
York Philarmonic Orchestra organizza alla Carnegie Hall di New York in memoria di Leonard Bernstein. Invitato da Daniele Gatti a ricoprire il ruolo di Primo Fagotto Solista alla Royal Philarmonic Orchestra di Londra, dal 1996 al 1998 realizza prestigiose
produzioni concertistiche e discografiche alla Royal Albert Hall, al Barbican Center
e ai BBC Proms di Londra. Nel febbraio 2004 esegue da solista il concerto di Carl
Maria von Weber per fagotto e orchestra op. 75 nell’ambito della Stagione Sinfonica
2003/2004 dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da MyungWhun Chung. Nel settembre 2004 un’altra partecipazione solistica al K Festival prodotto dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, dove esegue, con l’orchestra ceciliana
diretta da Thomas Netopil, il concerto di W. A. Mozart per fagotto ed orchestra K 191.
Vasto è il suo repertorio per fagotto solista e orchestra, che include concerti di J. C. Bach, Boismortier, Danzi, Françaix, Jolivet,
Kozeluh, Hummel, W. A. Mozart, Muthel, Rossini, Rolla, Stamitz, Vivaldi, J. C. Vogel, Carl Maria von Weber. Ha collaborato con i
più importanti direttori d’orchestra e, in formazioni cameristiche, con artisti di fama internazionale come Michele Campanella,
Uto Ughi, Salvatore Accardo, Franco Petracchi, Massimo Quarta, Antony Pay, Giuliano Carmignola, Andrea Lucchesini, Alexander
Lonquich, Enrico Dindo, Heinz Holliger ed altri. Si è diplomato giovanissimo presso il Conservatorio di Santa Cecilia con il massimo dei votisotto la guida di Marco Costantini. La sua attività didattica lo vede impegnato in numerosi corsi e masterclasses.
Dal 1997 al 2000 è stato Docente per i Fiati al Corso di Formazione dell’Orchestra Giovanile dell’Accademia Nazionale di Santa
Cecilia. E’ Docente del Corso Annuale di Perfezionamento di Fagotto presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Svolge anche
attività di direttore d’orchestra perfezionandosi come Direttore d’Orchestra Nazionale ed ha seguito i corsi tenuti dal M° Lanzetta.
Aldo Dotto è nato a Pisa nel 1988. Ha compiuto i suoi studi musicali al conservatorio ‘L. Boccherini’ di Lucca, dove ha conseguito il diploma di pianoforte e il biennio di secondo livello in
discipline musicali con il massimo dei voti e la lode, oltre al compimento inferiore di composizione.
Successivamente ha completato, sotto la guida della pianista Anna Gòrecka, il Master universitario
in pianoforte presso la prestigiosa Accademia ‘Szymanowski’ in di Katowice, dove ha avuto la possiblità di ricevere numerose lezioni da grandi pianisti e didatti come Andrzej Jasinski, Josef Stompel e
Wojciech Switala. Preziosi per la sua formazione sono stati gli incontri con il M° Aquiles Delle Vigne
presso l’Academia di Musica di Coimbra in Portogallo, dove ha conseguito il diploma di virtuosità.
Ha vinto il primo premio nei concorsi nazionali di Massa, Campi Bisenzio e San Giovanni Teatino
ed è risultato vincitore del concorso pianistico internazionale ‘Maria Giubilei’ nel 2014, dove ha
ottenuto anche un premio speciale per la migliore interpretazione di un brano di Ada Gentile. Fra
gli altri riconoscimenti risulta un secondo premio ottenuto al concorso pianistico internazionale
‘Roma2009’ e il terzo premio al concorso internazionale ‘Region de Murcia’, in Spagna nel 2015.
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Aldo si è esibito in importanti teatri e sale da concerto in tutta Europa. Fra essi la Sala Koncertowa di Katowice, il Teatro‘San
Carlos’ a Lisbona, il Solitar del Mozarteum di Salisburgo, la sala Chopin a Siviglia, il teatro Marcello e la Villa Torlonia a Roma,
Festival ‘Letnie Koncerty’ dell’Orchestra ‘Sinfonia Varsovia’ a Varsavia. Come solista ha suonato il primo concerto di Chopin con
l’orchestra ’Catalani’ diretta dal M° Mauro Fabbri, il concerto KV 466 di Mozart con la Giovane Orchestra d’Abruzzo diretta dal
M° Pasquale Veleno. E’ stato inoltre primo pianoforte nella Petite Messe solennelle di Gioacchino Rossini e nei Carmina Burana
di Carl Orff, sotto la bacchetta del M° Giampaolo Mazzoli. Durante i concerti ha avuto l’occasione di dividere il palco con
rinomati musicisti come il violinista Karol Kaminski, la pianista Aleksandra Swigut, il soprano Katia Ricciarelli, il primo clarinetto
basso del Teatro alla Scala, Stefano Cardo. Particolarmente attivo nell’ambito della divulgazione musicale con la proposizione
di numerose lezioni- concerto, nel giugno 2015 è stato invitato dall’Istituto italiano di cultura di Varsavia a tenere un concerto
e una conferenza sul tema ‘Szymanowski e l’Italia’, nell’ambito di un convegno universitario sullo scambio culturale fra Polonia
e Italia.A novembre del 2014 è stato pubblicato il suo primo libro ‘Le Maschere di Karol Szymanowski’ (Edizioni Ets), un saggio
dal carattere divulgativo sulla musica e la vita del grande compositore polacco.
NOTE DI SALA
Matteo Belli (1987) è direttore di Coro alla Scuola di Musica di Fiesole e collabora come direttore assistente e maestro di sala
con diverse Fondazioni liriche italiane. Si è diplomato in pianoforte (2009), direzione di coro (2011) e direzione d’orchestra
(2014). Ha avuto esperienze professionali e di perfezionamento in Austria, Germania, Inghilterra e Stati Uniti. Attivo dal 2014
come compositore di musica per pianoforte solo, duo, coro e orchestra, oggi presenta in prima assoluta Nudo di maschere,
un lavoro per orchestra dedicato alle figure shakespeariane di Riccardo III e Lady Anna. Nella celebre scena della seduzione
(Riccardo III, atto I, scena 2), i due personaggi mettono a nudo le istanze umane più profonde e qui distorte: potere, possesso,
protezione, pietà e vanità. Il lavoro non nasce come musica di scena, ma rappresenta il tentativo di creare un percorso musicale
che sia un varco dentro i loro tratti interiori, messi a nudo nella loro crudezza ed elementarità.
Di padre tedesco e madre veneziana, il colto, raffinato Ermanno Wolf-Ferrari (1876-1948) si sentì perennemente diviso fra Italia e
mondo germanico. Nato e morto a Venezia, studiò a Monaco, insegnò al Mozarteum di Salisburgo e su palcoscenici teutonici fece
debuttare molti dei suoi lavori. Debitore a Mozart nello stile e, in generale, a un’estetica di matrice settecentesca, il suo nome è
legato soprattutto ai melodrammi su soggetti goldoniani tipo I quattro rusteghi e Il campiello. La Suite-Concertino per fagotto,
archi e due corni data al 1932, quando in Italia la musica si volgeva al recupero della tradizione strumentale sei-settecentesca.
E infatti, qui, il fagotto è riscattato dalla marginalità cui l’aveva relegato il Romanticismo. L’anima della composizione risiede
nel pannello d’apertura, «Notturno»: il solista, quasi piegato in rimpianti vaghi e astratti vi srotola un canto lunare sospeso
sulla ragnatela setosa degli archi che suonano con la sordina. La «Strimpellata» è simile a un bozzetto pittorico: vi è raffigurato
un clima di svago spassoso, una suonata magari all’aria aperta, in un campiello o lungo le calli. Poi viene la «Canzone» con la
tenerezza autunnale delle sue linee. Mentre il «Finale», impregnato di languori vespertini al di sotto della superficie smorfiosa e
trafelata, parrebbe rappresentare qualcosa di simile a un brulicare di una piazza in un giorno di mercato.
Nel 1777 suonò a Salisburgo la signorina Jeunehomme (o Jenomy), pianista francese allora di gran nome. Per lei Wolfgang Amadeus
Mozart (1756-91) compose il Concerto K. 271, un capolavoro. Jeunehomme faceva la concertista di professione ed era oltretutto
una virtuosa dello strumento. Perciò non stupisce che la parte pianistica del Concerto richieda al solista un impegno intenso
in agilità e forza. La disinvoltura tecnica della dedicataria consentì a Mozart di sbizzarrirsi non solo scrivendo senza limitazioni
di sorta per un pianoforte battagliero e vigoroso, ma anche sperimentando un assetto strutturale completamente nuovo.
Quel processo di integrazione progressiva fra solista e orchestra, d’irrobustimento dello spessore discorsivo e drammatico
congiunto alla ricerca di una maggiore fluidità all’interno delle architetture consuete cominciato nei Concerti per violini di poco
precedenti, in questa partitura approda a compimento. Già l’inizio del primo movimento si svincola dalla norma. L’orchestra
dovrebbe esporre i due temi principali. Stavolta invece il pianoforte comincia a questionare subito senza lasciarla terminare. Fin
dalla seconda battuta. Per due volte. Poi tutto va avanti secondo la regole. Ma prima che l’orchestra finisca la propria esposizione,
il pianoforte si rimette in mezzo trillando a più non posso. E’ un trillo propulsivo, di straordinario impeto protagonistico, che si
ripresenterà di frequente – e più volte si assisterà pure a incroci spettacolari di mani. Nell’«Andantino» successivo la ricchezza
preziosa della melodia vibrante di patetismo e screziata di abbellimenti è intaccata dall’ombrosità dell’accompagnamento e
dall’apparizione di cadenze inquiete a mo’ di recitativo operistico. Nel Rondò finale, a metà, si introduce un amabile Minuetto
in forma di tema con variazioni: ulteriore, bizzarro imprevisto in una composizione già alquanto eccentrica.
Mozart concepì il Divertimento in re maggiore K. 251 nel 1776 in occasione dell’onomastico (26 luglio) o del venticinquesimo
compleanno (30 luglio) della sorella Nannerl. All’epoca il giovane Mozart era un compositore di musica d’intrattenimento assai
prolifico e ricercatissimo dall’alta società di Salisburgo. Infatti contemporaneamente a questo lavoro prendono forma altri
Divertimenti e Serenate per gli organici e le destinazioni più svariate: per esempio la Serenata K. 250 eseguita in quel medesimo
luglio 1776 durante la festa per le nozze di Elise Haffner, figlia del borgomastro. Ma mentre la Haffner-Serenade è costruita in
maniera quasi sinfonica per un organico ampio, il Divertimento per la sorella, immediatamente successivo, ha dimensioni più
contenute: sei pezzi per quartetto d’archi, oboe e due corni. Le parti sono trattate con cura cameristica e qui, a differenza che
in altre Serenate, il violino non domina incontrastato ma divide la ribalta con l’oboe. Il quale, in virtù del suo timbro penetrante
e cantabile allo stesso tempo, rende ancor più spiccata l’atmosfera francesizzante di cui sono imbevuti più o meno tutti i pezzi,
anche se non mancano rimandi alla tradizione liederistica tedesca.
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Sabato 4 Giugno
CON IL PATROCINIO della
SALA LUCA GIORDANO PALAZZO MEDICI RICCARDI - Via Cavour, 3 - FIRENZE
Domenica 5 e Lunedì 6 Giugno
museo di orsanMichele Via Calzaiuoli FIRENZE
Orchestra da Camera Fiorentina
Direttore
Violino
PETER TIBORIS
DAMIANO TOGNETTI
A. Gerratana
Endymion prima esecuzione assoluta
F.Mendelsshon Bartoldy
Concerto in re Minore par violino e archi
P.J.Tchaykowsky
Serenata per archi in Do Maggiore
Allegro, Andante, Allegro
Adagio- Allegro- Valzer- Elegia- Allegro vivo
PETER TIBORISB di origini greco americane, da oltre 40 anni vanta una carriera internazionale.
Di questi, 30 li ha trascorsi a New York City come fondatore e Direttore Artistico di MidAmerica
Productions con concerti a Carnegie Hall ,Weill Recital Hall e al Lincoln Center.
Il Maestro Tiboris e’ il fondatore della Filarmonica di Manhattan,dell’Elysium Studio Registrazioni
nonché’ del Festival dell’Egeo in Grecia.Nel 2013 ha fondato la MidAm International Inc. che si
occupa della realizzazione del Festival dell’Egeo e dei concerti a Vienna e a Firenze. Dal 1984 ha
presentato più’ di 1200 concerti in giro per il mondo, cinquecento dei quali a Carnagie Hall.Molti
di questi concerti sono stati condotti da lui personalmente. E’ inoltre Direttore Musicale della
Filarmonica Pan-Europa a Varsavia,Polonia quindi Conduttore Ospite Principale dell’Orchestra
da Camera fiorentina. Il suo debutto in Europa e’ stato a Dubrovnik,ex Yugoslavia,nel 1983 con l’Orchestra Sinfonica Radio e Televisione di Mosca in occasione del Festival di Dubrovnik. Il suo
debutto a New York e’ stato invece il 7 gennaio 1984 al Lincoln Center con l’Orchestra Sinfonica americana.
Il Maestro ha condotto innumerevoli lavori corali così’ come infinite produzioni sinfoniche.Ha inoltre diretto diverse opere
e balletti con prestigiose orchestre come la Filarmonica Reale, la Filarmonica di Londra, la Filomusica di Oxford, l’Orchestra
Niedersachsische di Hannover, le Filarmoniche di Praga e Brno, l’Orchestra Opera Nazionale del Cairo,l’Orchestra Sinfonica
americana, l’Orchestra Sinfonica Radio e Televisione di Mosca, la Filarmonica di Montreal, l’Orchestra Filarmonica Rishon
Le-Zion d’Israele,l’Orchestra del Teatro Regio di Parma, l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma,l’Orchestra Siciliana di Palermo, il Teatro Filarmonica di Verona e l’Orchestra Sinfonica dello Stato del Messico.
Damiano Tognetti inizia lo studio del violino all’età di sette anni con il M° A.Fornai e si
diploma nel 2001 presso l’Istituto Musicale “Boccherini” di Lucca sotto la guida del M°A.Bologni.
Dell’orchestra dell’istituto è stato primo violino e solista. Perfezionatosi presso la Scuola di musica di Fiesole ,con il Trio di Milano per la musica da camera e con Giulio Franzetti ed Eugene Sarbu
per lo strumento, risulta vincitore in diversi concorsi nazionali.
Già membro dell’Orchestra Cherubini di Piacenza diretta da Riccardo Muti,collabora regolarmente come prima parte in diverse orchestre,tra le quali Orchestra del Teatro Massimo di Palermo,Orchestra da Camera Fiorentina ,Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna Fondazione
Toscanini,Orchestra di Padova e del Veneto,Orchestra Regionale Veneta. È stato primo violino
dell’Orchestra da camera di Venezia. Attualmente è primo violino dell’Orchestra da Camera Fiorentina.
26
NOTE DI SALA
Andrea Gerratana nasce nel 1990 a Siracusa. Inizia a studiare composizione con Salvatore Sampieri dopo un percorso da autodidatta, per poi passare sotto la guida di Joe Schittino. Nel 2015 approda nella classe di composizione di Andrea Portera alla
Scuola di musica di Fiesole. Nel 2012, il suo brano 5.9 viene selezionato dall’Orchestra dei Mille ed eseguito in un evento di
beneficenza in memoria del terremoto dell’Emilia da oltre 700 elementi tra coro ed orchestra. Scrive a proposito di Endymion:
«E’ un pezzo che unisce mito e scienza, come già ho fatto con il trio Le Pleiadi. Il mito di Endymion e del suo amore per Selene,
la personificazione della Luna, si mescola con lo studio per le fasi lunari e l’essere, questo, il nome di un cratere sul satellite
della Terra».
Talento precoce non solo in campo musicale, Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809-47) cominciò lo studio della composizione a
undici anni con Friedrich Zelter, direttore della Singakademie di Berlino e consigliere musicale di Goethe. Il quale predisse un
avvenire luminoso a Mendelssohn, incontrato la prima volta quando il musicista aveva nove anni. Disse infatti di lui: «I doni di
fantasia di questo ragazzo, la sua facilità nella lettura a prima vista, hanno qualcosa di prodigioso, e non l’avrei mai creduto possibile in un ragazzo così giovane. Si può confrontare al piccolo Mozart per ciò che ha realizzato: Felix ha il linguaggio di un adulto
e non i balbettamenti di un bambino». A tredici anni Mendelssohn scrisse il Concerto in re minore per violino e orchestra la cui
partitura è riemersa dall’oblio solo nel dopoguerra; la sua prima esecuzione di deve al grande Yehudi Menuhin. Il movimento d’apertura fa tesoro della contemporanea tecnica violinistica italiana e francese di Viotti, Rode, Kreutzer. L’«Andante» ha l’aspetto
di una romanza senza parole che preannuncia, in certe inflessioni della melodia, l’altro Concerto per violino di Mendelssohn,
quello in mi minore del 1838-44. Il Rondò conclusivo è pagina elegante e fantasiosa, un po’ ammiccante, non particolarmente
elaborata sul piano virtuosistico, come del resto l’intero Concerto.
La Serenata per archi in do maggiore op. 48 vide la luce fra il 21 settembre e il 26 ottobre 1880. Petr Il’ic Cajkovskij (1840-93) stava
uscendo a fatica da uno dei momenti più tragici della sua vita, quello della brevissima esperienza matrimoniale con l’allieva
Antonina Miljukova: una farsa borghese, giacché il compositore era consapevole della propria omosessualità già prima della
cerimonia nuziale. Pur richiamandosi a esempi settecenteschi, la Serenata è in realtà impregnata di uno spirito autenticamente
russo. Cajkovskij ne scriveva in questo modo: «Il primo tempo deve essere considerato il frutto della mia venerazione per
Mozart, ho imitato intenzionalmente il suo stile e potrei dirmi felice se mi fossi accostato anche di poco al modello». Oltre a
ciò, comunque, nel primo movimento vi sono almeno due citazioni di canzoni popolari della sua terra. Il secondo movimento,
invece, è un valzer all’apparenza semplice, eppure caratterizzato da raffinate asimmetrie. Segue l’«Elegia», pagina di delicata ispirazione operistica. Il tema russo del finale discende dall’introduzione al primo movimento: introduzione che, ben riconoscibile,
si ripresenta al termine della pagina mutandosi in coda brillante.
L’Orchestra da Camera Fiorentina....
Premio Galileo 2000 al Maestro Giuseppe Lanzetta per l’imprenditoria musicale, ediz. 2013
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Domenica 19 e Lunedì 20 Giugno
CON IL PATROCINIO della
SALA LUCA GIORDANO PALAZZO MEDICI RICCARDI - Via Cavour, 3 - FIRENZE
Orchestra da Camera Fiorentina
Direttore
GIUSEPPE LANZETTA
Flauto
ANDREA OLIVA
Oboe
FRANCESCO DI ROSA
Neri Monici
J.Demessermann
D.Cimarosa
Darin core, a Blooming
Fantasia Brillante su Guglielmo Tell
Concerto per flauto oboe e orchestra
Allegro spiritoso, Largo, Allegretto
W.A.Mozart
Sinfonia N°28 in Do magg K 200
Allegro, Andante, Menuetto e Trio, Allegro
Andrea Oliva è uno dei migliori flautisti della sua generazione, una stella brillante nel mondo del
flauto”: cosí Sir James Galway definisce Andrea Oliva, Primo flauto solista dell’ Orchestra dell’Accademia
Nazionale di S. Cecilia di Roma, ruolo che ricopre dal 2003. Nato a Modena nel 1977, si diploma col massimo dei voti in soli cinque anni all’ Istituto Musicale “Vecchi-Tonelli” di Modena sotto la guida di G. Betti,
perfezionandosi poi con C. Montafia, G. Cambursano, J.C. Gérard e Sir J. Galway ed iniziando subito una
brillante carriera. Fra i numerosi premi vinti nei più importanti concorsi flautistici internazionali spiccano
il primo premio al Concorso Internazionale di Kobe (2005, primo italiano ad aver ottenuto tale riconoscimento) ed il terzo premio al Concorso Internazionale ARD di Monaco (2004).
La sua attività concertistica lo ha portato ad esibirsi in alcune fra le più importanti sale di tutto il mondo:
Carnegie Hall di New York, Museo d’Arte Contemporanea di Londra in presenza della Regina Elisabetta, nella prestigiosa Bunka
Kaikan Hall di Tokyo, all’Hong Kong Academy, in Chile ed a Cuba.
Già membro effettivo dell’Orchestra Giovanile Gustav Mahler, ha frequentato l’Accademia Herbert von Karajan, ed è stato
invitato, a soli 23 anni, come Primo flauto ospite dai Berliner Philharmoniker sotto la direzione di prestigiose bacchette quali
C. Abbado, L. Maazel, V. Gerghiev, S. Oramo, M. Jansons e B. Haitink. Invitato personalmente da C. Abbado, ha suonato con l’
Orchestra Mozart di Bologna e collabora come docente all’Accademia dell’Orchestra stessa. Dal 2001 al 2003 è stato primo
flauto dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma e attualmente collabora, nello stesso ruolo, con numerose orchestre quali
i Bayerische Rundfunk e Orchestra da Camera di Monaco, Bamberger Symphoniker, Mahler Chamber Orchestra e Chamber
Orchestra of Europe. Si è esibito varie volte in veste di solista con l’Orchestra Nazionale di S. Cecilia diretto da C. Hogwood,
M.W. Chung e nel marzo 2010 da A. Pappano, eseguendo il Concerto di C. Nielsen (trasmesso dai RAI 3). Nel 2012 ha eseguito la
prima nazionale del concerto per flauto e orchestra di M. A. Dalbavie diretto da M. Honeck. E’ membro del GlobeDuo (flauto
e chitarra con C. Savarese) con il quale si esibisce nelle più importanti stagioni italiane ed estere affrontando repertori nuovi
ed inesplorati per questa formazione oltre che essere membro del “Quintetto di fiati Italiano”. Richiestissimo ed apprezzato
docente, insegna ai corsi di alto perfezionamento all’Accademia nazionale di S.Cecilia di Roma, il biennio superiore a Modena
ed il triennio di alto perfezionamento presso l’ Accademia Internazionale “Incontri col Maestro” di Imola. E’ attualmente
PrCVofessore di Flauto principale presso il Conservatorio della Svizzera italiana (CSI Lugano).
Ha inciso per “VDM Records” ‘Sonate’ per flauto e pianoforte (M. Grisanti pf), per “Le Chant de Linos” le Sonate di Händel. Per
la rivista Amadeus “Le merle noir” di O. Messiaen e per “Wide Classique” ‘Globe’ (CD vincitore del Los Angeles Global Award
2013). Ha pubblicato inoltre un DVD didattico sul flauto (Edizioni Accademia2008) ed il CD “Bach Flute Sonatas” insieme alla
pianista canadese A. Hewitt per “Hyperion”, con la quale ha debuttato nel 2014 alla Wigmore Hall di Londra. Di recente pubblicazione la ‘Sonatina’ di H. Duttileux e ‘Romance’ di Saint-Saëns per “Brillant” (A. Makita pf) e la “Sonata da Concerto” per flauto
e archi di G. F. Ghedini per la “Sony”. Andrea Oliva suona un flauto Muramatsu 14k SR all gold
Francesco Di RoSA è Primo oboe solista dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia dal 2008. Dal 1994 al 2008 è stato Primo oboe solista dell’Orchestra del Teatro alla Scala e della
Filarmonica sotto la direzione di Riccardo Muti e Daniel Barenboim. Nato a Montegranaro (FM) nel
1967 si è diplomato in oboe nel 1986 con il massimo dei voti e la lode al Conservatorio “G. Rossini” di
Fermo con Luciano Franca e Fabio Fabrizzioli e proseguito poi gli studi con Maurice Bourgue. Ha vinto
il secondo premio al concorso internazionale per oboe di Zurigo “Jugendmusik Wettbewerb 1988” ed
altri 6 concorsi nazionali di musica da camera in duo con il pianista Andrea Strappa.
E’ stato diretto come solista da celebri direttori quali Riccardo Muti, Myung Wun Chung, Ton Koopman, Antonio Pappano e suonato in prestigiose sale da concerto come il Musikverein di Vienna, il
Teatro alla Scala, la Musikhalle di Amburgo, la Tonhalle di Zurigo, l’Auditorium Parco della Musica di
Roma, il Teatro Coliseo di Buenos Aires e il Bunka Kaikan di Tokyo. E’ stato invitato a suonare come primo oboe da prestigiose
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orchestre come i Bayerischer Rundfunk, la Mahler Chamber, la Camerata Salzburg, l’Orchestra Mozart di Claudio Abbado
e l’Orchestre National de France. Ha inciso gran parte del repertorio oboistico per Emi, Thymallus, Bongiovanni, Preiser Records, Musicom, Real Sound, Tactus, Dad Records, Aulia, Brilliant e la rivista Amadeus. Come docente ha tenuto master classes
alla Stanford University, alla Toho Graduated School di Tokyo, al Conservatorio di Valenzia, all’Università di Stoccarda e nei
principali Conservatori e Accademie italiane. Nel giugno 2004 il Centro Studi Marche gli ha conferito il premio “Marchigiano
dell’anno 2004” e sempre nello stesso anno Montegranaro, sua città natale lo ha proclamato Cittadino Onorario. Nel dicembre 2015 la Camera di commercio della provincia di Fermo gli ha conferito il premio speciale fedeltà al lavoro. E’ stato Vice
Presidente della Filarmonica della Scala. È Direttore Artistico degli “Amici della Musica di Montegranaro”, socio fondatore del
movimento Musicians for Human Rights e della Human Rights Orchestra. Insegna oboe ai corsi di perfezionamento dell’Accademia di Santa Cecilia, suona nelle formazioni da camera de “I cameristi di Santa Cecilia” e nel “Quintetto di fiati Italiano”.
Suona un oboe Buffet Green Line Orfeo.
NOTE DI SALA
Neri Monici è nato a Firenze nel 1992. Completati gli studi classici, studia composizione alla Scuola di musica di Fiesole nella
classe di Andrea Portera, dove dirige musiche di suoi colleghi a eventi come il concorso di composizione «Veretti» e il festival
«Arezzo - Città del Vasari». Lavora a trascrizioni e ad arrangiamenti per l’Orchestra da Camera Fiorentina e l’Orchestra di Sanremo. Scrive con un linguaggio teso alla sperimentazione. Come compositore viene selezionato per le musiche dello spettacolo
«Comiconcerto» di Paolo Hendel e per il Carnevale della Biennale di Venezia, il 7 febbraio 2016. “Dice, a proposito di Daring
core, a blooming: «Il titolo significa letteralmente spirito che osa, una crescita, sbocciare, cioè avere il coraggio di attuare qualcosa, di cambiare, di concedersi un futuro migliore, dunque sbocciare come un fiore bello e forte».
Il francese Jules Demersseman (1833-66) fu un celebre virtuoso di flauto che per il suo strumento, e per il neonato sassofono,
compose parecchio. Il Duo brillante sul «Guglielmo Tell» per flauto e oboe è un omaggio a una delle opere più popolari del repertorio francese, il prematuro addio alle scene di Gioachino Rossini. Il Tell, che racconta le gesta dell’eroe leggendario svizzero,
era stato rappresentato all’Opéra di Parigi nel 1829. Demersseman ne cuce insieme le pagine che al pubblico piacevano di più.
Del nutrito lascito teatrale di Domenico Cimarosa (1749-1801) soltanto il dramma giocoso Il matrimonio segreto e l’intermezzo
Il maestro di cappella continuano a essere in circolazione. Ma il compositore di Aversa, ambasciatore della scuola napoletana
nel mondo durante il secondo Settecento (fu anche a servizio della zarina Caterina a San Pietroburgo), non scrisse soltanto per
le scene. Il suo catalogo comprende oratori e musica sacra, e pure una novantina di sonate per tastiera (Gherardi: «momenti di
notevole debolezza inventiva, malgrado una certa brillantezza», comunque «opere che fanno intravedere un senso della melodia ed una raffinatezza che non è propria dei compositori mediocri») più altra musica strumentale sovente di difficile datazione.
Tra queste, la Sinfonia concertante per flauto, oboe e orchestra.
Il 12 o il 17 novembre 1774 Wolfgang Amadeus Mozart (1756-91) terminava la Sinfonia in do maggiore K. 200. Terzo impegno
sinfonico dell’anno dopo la K. 201 e la K. 202, composte l’una in aprile, l’altra in maggio. Ma la K. 200 viene considerata meno
tornita rispetto alle sorelle, quasi un passo indietro. Forse perciò gli studiosi si sono sbizzarriti a segnalarne le influenze subìte
e i debiti stilistici qui contratti dal compositore nei confronti principalmente di Franz Joseph Haydn e del fratello Michael. Si
cerchino pure tutti i padri possibili, fatto sta, comunque, che questa sinfonia non pecca certo di disorganicità né di incoerenza:
la mano e lo spirito del Mozart maturo sono subito riconoscibili già nella levigatezza formale dei movimenti estremi. Nel primo,
di una festosità tipicamente cortigiana, si ritrova il clima delle serenate e dei divertimenti che il compositore scriveva allora per
la natia Salisburgo. Una galanteria distante, venata di malinconia leggerissima, pervade l’«Andante», mentre il Menuetto indossa
la caratteristica eleganza ancien régime, un tantino pomposa. Il «Presto» conclusivo è un divertito moto perpetuo giocato sul
contrasto tra la baldanza dell’intera orchestra e il brulichio frizzante degli archi.
Primo flauto dei Berliner Philarmoniker Andreas Blau in Orsanmichele
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L’allestimento scenico del Museo Orsanmichele, 1° piano
Museo di Orsanmichele piano II
30
9
new press photo firenze
Museo Orsanmichele, 1° piano
Chiesa di Orsanmichele
Una munita fortezza nel cuore della città,
A fortified stronghold in the heart of the
Museo Orsanmichele, 1° piano
a mezza strada fra il luogo del potere
city, midway between a place of religious
religioso (piazza del Duomo) e Il luogo
power (Piazza del Duomo) and a piace
del potere politico (piazza della Signoria).
of political power (Piazza della Signoria).
Qui si faceva la politica monetaria,
lt was here that monetary policy was
si stabilivano i prezzi delle merci, qui
decided on, the price of goods was fixed
i rappresentanti dei ceti produttivi
upon and the representatives of the city’s
si riunivano nelle occasioni rituali e
trades came together for cerimonial and
commerciali. Qui il lavoro che ha fatto
commercial events. lt was here that the
grande Firenze trovava la sua consacrazione.
work which had made Florence great found
l fiorentini dei grandi secoli vollero che la
its raison d’être. The Florentines from the
casa del Lavoro avesse bellezza e dignità
great age didn’t want the home of Work to
non inferiori alla casa di Dio (Duomo) e
be any less inferior in beauty and dignity
alla casa della Politica (Palazzo Vecchio) e
than the home of God (Duomo) and the
vollero anche che la loro casa, all'Interno
home of Politics (Palazzo Vecchio) and they
della forma urbis, fosse autonoma e
wanted their seat, within the forma urbis,
distinta rispetto all'una e all'altra. Non è
to be autonomous and separate from the
forse questo uno straordinario esempio di
others. ls this not an extraordinary example
laica democrazia, di divisione dei poteri e
of laic democracy, division of power and
quindi di modernità? Ma la connotazione
therefore of modernity? However, the
secolare dell'edificio inglobava ed esaltava
building’s secular connotation included and
la devozione alla Nostra Signora. Nella
exalted its devotion to Our Lady. In forthFirenze del Trecento tutti sapevano quanto
century Florence everybody knew how
mutevole fosse la fortuna, quanto labile il
fickle fortune could be and how transient
destino della città, fra minacce di guerra,
the city’s destiny was amidst threats of war,
pericoli di tirannia, recessioni economiche,
dangers of tyranny, economic recession,
crisi finanziarie e la peste sempre
financial crises and the ever present threat
incombente, per questo si appellavano
of the plague. lt was for this reason that
alla
Madonna
delle
al nella
suo Grossenpeople
to the Madonna of the
Giuseppe
Lanzetta
dirigeGrazie,
i Berlinerdavanti
Sinfoniker
Saal dellaappealed
Berliner Philarmonie
gigantesco e prezioso reliquario marmoreo.
Graces in front of its huge and precious
20
marble reliquary.
Antonio Paolucci
31
PIANO DI EVACUAZIONE/USCITE DI EMERGENZA
MUSEO DI ORSANMICHELE PIANO PRIMO
32
Il folto pubblico durante un concerto dell’Orchestra al Museo di Orsanmichele
Orchestra da Camera Fiorentina nel Salone dei Cinquecento
33
Franco Antonio Mirenzi, classe 1959, si perfeziona in composizione con Aldo Clementi e Salvatore Sciarrino dopo essersi diplomato in
organo e composizione organistica e in didattica della musica. Dal 1992 insegna al «Conservatorio S. Cecilia» di Roma. Attivo nel settore della formazione degli insegnanti, è membro del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione. Le sue composizioni sono caratterizzate da una levità allusiva e da accenni di minimalismo Celeste è stato scritto per i Solisti Veneti di Claudio Scimone che ne hanno
dato la prima esecuzione nel 2008. Un semplice tema informa tutta la composizione presentandosi in un forma quasi fugata nella prima
parte del brano. L’incipit viene ripreso nell’“Allegro in uno” in 5/4 che confluisce poi nel 3/2 finale dove ritornano i procedimenti imitativi dell’inizio. Pur usando tecniche e procedimenti stilistici del passato, si percepisce tuttavia il carattere postmoderno di Celeste, laddove agogiche, ritmi, e armonie tradiscono chiaramente che il pezzo è un’opera d’oggi.
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-91) dedicò il Concerto in mi bemolle maggiore K. 449 per pianoforte e orchestra, terminato il 9 febbraio 1784, all’allieva Barbara von Ployer detta Babette, figlia strumentalmente ben dotata del rappresentante diplomatico della corte
salisburghese a Vienna. «E’ un concerto di tipo particolare, più indicato per una piccola orchestra che per una grande», ne scriveva l’autore al padre. Un’orchestra tanto piccola – gli oboi e i corni sono ad libitum – da potersi addirittura sgonfiare fino a trasformarsi in un
quartetto d’archi. I suoi tre movimenti non potrebbero essere tra loro più differenti. Drammatico, dal piglio eroico, il primo, insolitamente in metro ternario, basato sulla vigorosa contrapposizione timbrica e psicologica tra solista e orchestra, dialogo pulsante fra due
entità gagliarde e combattive collocate sullo stesso piano. Pervaso quasi di intima religiosità l’«Andantino» successivo, illuminato di premonizioni romantiche in quel suo girovagare armonico imprevedibile e ricercato. Guarda invece al passato barocco l’«Allegro ma non
troppo» conclusivo in forma di rondò, con il refrain aguzzo e buffonesco che ogni volta si presenta arricchito di varianti ritmiche e abbellimenti sempre differenti. Qui tutto si regge sul contrappunto, su una frantumazione imitativa serrata eppur trasparente che nel suo
incedere inarrestabile oppone la mano destra alla sinistra e tutt’e due alla compagine orchestrale, fino alla scoppiettante accelerazione
ritmica e metrica della stretta finale.
Pur non impiegando tempi popolari veri e propri, la musica del finlandese Jan Sibelius (1865-1957) è intimamente pervasa di un colore
nordico. Neppure la sua composizione più nota, il poema sinfonico Finlandia, attinge a motivi folklorici preesistenti. Sono quindi la qualità della strumentazione, l’uso di concatenazioni armoniche e intervalli poco consueti, un’ispirazione legata in particolare alle saghe
scandinave e un forte sentimento della natura a richiamare con insistenza la sua patria. Benché vissuto prevalentemente nel Novecento
(sebbene non componendo più dagli anni Trenta), Sibelius risulta legato al mondo espressivo di Ciaikovskij e in generale, per le tipologie formali, al tardoromanticismo. La Romanza in do maggiore op. 42 per archi risale al 1903.
new press photo firenze
Il 28 maggio 1878 moriva Leopold Mozart. Lugubre ironia, la prima composizione del figlio Wolfgang a essere completata dopo tale
evento fu Ein musikalischer Spass («Uno scherzo musicale»), pagina che l’autore stesso ascrive, nel titolo, alla categoria stilistica e formale del divertimento, cioè della composizione strumentale d’intrattenimento in più movimenti. E’ possibile leggere in chiave psicanalitica
questo iato così profondo tra biografia umana e professionale? Secondo Wolfgang Hildesheimer «non possiamo certo sapere se l’idea
di uno scherzo musicale e la morte del padre siano o meno coincidenze casuali. Ci sembra fuor di dubbio che la scomparsa di Leopold
Mozart, figura un tempo dominante, debba aver provocato una qualche reazione inconscia nel figlio; è probabile che si trattasse di un
senso di liberazione… Esiste la possibilità che il musikalischer Spass sia stato un intervento di autoterapia con il quale Mozart abbia voluto esprimere il dolore, oppure il senso di colpa per scarsa partecipazione emotiva». Non si sa se questo pezzo avesse una destinazione precisa (qualcuno ipotizza riunioni casalinghe di amici) o se, al contrario, sia nato senza una precisa destinazione esecutiva. Mozart
vi dileggia il rozzo dilettantismo di certi compositori da strapazzo e i risultati più che maldestri di strumentisti tronfi e incapaci. Ancora
Hildesheimer: «Il prototipo di compositore che Mozart ha voluto prendere in giro potrebbe essere l’immaginario rappresentante generale della musica non-mozartiana e non-haydniana di quel tempo, il contemporaneo banale e mediocre al quale l’idea geniale si sottrae
con tenacia e caparbietà». Ecco pertanto le stecche dei corni nel Minuetto, il virtuosismo inesistente del primo violino che nell’«Adagio
Museo di
Orsanmichele
cantabile»
si avventura
nel registro sovracuto perdendo il controllo della situazione, e gli abbozzi di fuga incapaci di svilupparsi nel Finale.
Il Maestro Zubin Mehta ospite dei Concerti in Orsanmichele
34
28
Musica
al Bargello
Martedì 12 e Mercoledì 13 Luglio
CORTILE DEL MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO Via del Proconsolo (FI)
Giovedì 14 Luglio
TERME TETTUCCIO MONTECATINI TERME (PT) FESTIVAL ESTATE REGINA
Orchestra da Camera Fiorentina
Direttore
GIUSEPPE LANZETTA
MARCO LORENZINI
STEFANO MARGHERI
ANGELA CAMERINI
Clavicembalo MARA FANELLI
Violino
Flauto
Andrea Ottani
J.S.Bach
Orfeo Suite
Concerto Brandeburghese N° 3 in Sol maggiore
Concerto Brandeburghese N° 4 in Sol maggiore per 21 flauti, violino e archi
Concerto Brandeburghese N° 5 in Re maggiore per violino, flauto, clavicembalo e archi
MARCO LORENZINI Nato a Firenze, ha studiato violino sotto la guida del M° Roberto Michelucci presso il Conservatorio della sua città, diplomandosi nel 1981. Si è poi diplomato in viola,
presso il Conservatorio F. Morlacchi di Perugia.
Ha collaborato a lungo, come Prima Parte, con le maggiori orchestre sinfoniche della Toscana
(Maggio Musicale Fiorentino e ORT), suonando sotto la direzione di illustri maestri e solisti.
Da oltre vent’anni ricopre il ruolo di Spalla e Solista dell’Orchestra da Camera Fiorentina e in
tale veste ha effettuato tournèe in Messico, Brasile, Spagna, Portogallo, Malta, Slovenia, Polonia
e Germania, esibendosi nei prestigiosi festival di San Paolo, Belo Horizonte, Città del Messico,
Morelia, Santander, Gandia, Coimbra, Malta, Ljubljana, Cracovia, Pesaro e Urbino, Estate Fiesolana, Amici della Musica di Bologna etc. In molte di queste occasioni i concerti sono stati
trasmessi da radio e televisioni. E’ primo violino dell’Ensemble Michelangelo e insieme all’arpista
Patrizia Pinto ha costituito il Duo Michelangelo, violino-arpa, con il quale ha preso parte alla
realizzazione di un CD per “Arte Liutaria” di Carlo Vettori.
E’ docente di Violino presso il Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara, tiene corsi di perfezionamento ed è membro di giurie
di concorso. Ha composto alcuni brani strumentali di genere cameristico e solistico.
NOTE DI SALA
Andrea Ottani è laureato in ProGeAS all’Università di Firenze. Ha studiato con maestri quali G. Totaro, L. Lopriore, D. Lopez, M.
Agamennone, L. Fiorentini, A. Siringo. E’ allievo nella classe di composizione di Andrea Portera alla Scuola di Musica di Fiesole.
Ha scritto e arrangiato per Quartetto Prometeo, DMC ensemble, Orchestra da Camera Fiorentina, Orchestra Sinfonica di Sanremo, Orchestra dei Ragazzi ed Ensemble di fiati della Scuola di Musica di Fiesole. Dice del suo pezzo in programma stasera:
«Orfeo’s suite è direttamente collegato ad una più ampia composizione di natura teatrale, immaginario epilogo al noto mito.
La volontà è quella di rendere, attraverso una sintesi formale più che sostanziale, lo scenario, setting dell’azione drammatica,
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come colto da una punto di vista estraneo alla stessa. L’andamento delle “danze” vuole apparire come un severo e appassionato
spettatore, opera senziente»
Nel 1721 Johann Sebastian Bach (1685-1750) inviava a Christian Ludwig, margravio del Brandeburgo, i suoi sei Concerts avec plu*
sieurs instruments, oggi noti come Concerti brandeburghesi.
La raccolta ha una fisionomia unitaria anche se i concerti sono stati
concepiti in tempi diversi. A prima del 1717 risalgono il primo, il terzo e il sesto che nella struttura mostrano evidenti influenze
dei
modellidel
concertistici
e un trattamento
più tradizionale
strumenti.
Del terzo Concerto eccezionalmente in due
Cortile
Museo italiani
Nazionale
del Bargello
- Via del degli
Proconsolo
Firenze
movimenti – il tempo lento centrale è miniaturizzato nell’«Adagio» di una battuta in coda al primo movimento – sono protagonisti gli archi. Tre gruppi strumentali timbricamente omogenei (tre violini, tre viole, tre violoncelli sorretti, secondo prassi,
dal basso continuo) tengono le redini di un discorso musicale vivace, concitato, all’interno di una struttura compatta. Nel primo
movimento ciascun gruppo si profila come un blocco ben squadrato che con gli altri può trovarsi in contrasto o instaurare un
Direttore
dialogo
imitativo in eco. Anche il secondo movimento, un «Allegro» bipartito di maggior spolvero virtuosistico, procede perlopiù come il precedente, con i vari gruppi strumentali e le diverse melodie che si ripetono a distanza ravvicinata, rincorrendosi.
Violino
Marco Lorenzini
Il quarto Brandeburghese è strutturalmente un concerto grosso nel quale, però, il violino principale assume un ruolo quasi solistico.
Oltre
a
lui
emergono
due flauti
diritti
si contrappone
il ripieno
di due
violini,
violoncello e basso continuo. I quali
A.VIVALDI
Concerto
Grosso
in cui
re minore
per 2 Violini
Cello
Archi
e viola,
Continuo
nel primo tempo stanno
guardare
i disegni
che iAllegro.
flauti intrecciano con il violino e le evoluzioni virtuosistiche
Allegro,perlopiù
Adagio easpiccato,
Allegro,
Largoleggeri
e spiccato,
di quest’ultimo. Tutto l’organico strumentale partecipa invece all’«Andante» centrale. Il «Presto», poi, coniuga magistralmente il
Violini
Capanni,
rigore
della fuga allaRiccardo
libera alternanza
di pieni e vuoti tipica del genere concertistico, lasciando di nuovo la ribalta al violinista
che se la deve vedere
con passaggi tecnici
ancor più estroversi di quelli del primo tempo.
Maurizio
Matteuzzi
Al confine fra concerto grosso e concerto solistico sta il quinto Brandeburghese: flauto traverso, violino e «cembalo concertato»
Violoncello
Iacopo
Luciani
emergono da un organico che comprende violini e viole più violoncello e violone di raddoppio al basso continuo. Per tutto il
primo movimento allo strumento a tastiera sono richiesti presenza da primattore e virtuosismo inconsueti per l’epoca. Poco
A. VIVALDI
Concerto
in La Maggiore
per Archi una
e Cembalo
prima
della fine Bach
lascia al «cembalo
senza stromenti»
cadenza di lunghezza fenomenale (65 battute). L’«Affettuoso»
Allegro,
successivo è in sostanza
unAdagio,
tempoAllegro
di sonata a tre: il ripieno tace per far cantare il concertino. Il finale è un «Allegro» dalla scrittura fugata in cui il clavicembalo
volerper
rinunciare
sua nuova identità protagonistica.
Concerto inpare
Sol non
Minore
Archi ealla
Cembalo
Allegro, Adagio, Fuga
Giovedì 25 Luglio 2013 ore 21,00
Orchestra da Camera Fiorentina
Giuseppe Lanzetta
Le Quattro stagioni per Violino solista Archi e Continuo
MARCO LORENZINI
(vedi biografia a pagina 40)
Concerti Brandeburghesi al Bargello 2008
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* In caso di pioggia i concerti si terranno a S. Stefano al Ponte Vecchio. In rain case Concerts will be at S. Stefano al Ponte Vecchio.
Musica al Bargello, 2014
Orchestra da Camera Fiorentina con Sergey Nakariakov al Bargello, luglio 2014
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Lunedì 18 luglio
MUSEO DI STORIA NATURALE DEL MEDITERRANEO Via Roma, 234 LIVORNO
Martedì 19 e Mercoledì 20 Luglio
CORTILE DEL MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO Via del Proconsolo (FI)
OrCHESTRa da Camera Fiorentina
MARCO LORENZINI
Colori e danze di Fenicotteri - prima esecuzione assoluta
Due concerti per archi e cembalo
Direttore e Violino
R. Paci
A. Vivaldi
Allegro molto, Andante molto, Allegro
A. Vivaldi
Le 4 Stagioni per violino e orchestra
Primavera: Allegro, Largo, Allegro
Estate: Allegro non molto, Adagio, Presto
Autunno: Allegro, Adagio molto, Allegro
Inverno: Allegro non molto, Largo, Allegro
MARCO LORENZINI VEDI PAG. 37
NOTE DI SALA
Riccardo Paci nasce nel 1974 a Firenze dove si laurea in ingegneria informatica nel 2001. Dall’età di 9 anni studia pianoforte con
Mario Fabbri. Le prime composizioni da autodidatta risalgono al 1988 e continuano fino al 1998, quando decide di dedicarsi alla
pittura con i maestri Angelo Rizzone, Alessandro Nocentini e Pedro Cano. Dal 2002 studia per tre anni modellato e scultura
lignea presso l’Istituto d’Arte di Firenze. Nel 2006 vince il concorso internazionale di arte digitale The brain Project. Dal 2002
scrive libri di testo di informatica, tecnologia e disegno per le scuole medie. Nel 2013 riprende lo studio della composizione
presso la Scuola di musica di Fiesole con Andrea Portera. Nell’aprile 2014 vince il premio del pubblico nel concorso di composizione «Veretti» e gli viene commissionato un pezzo dall’Orchestra Galilei. Nel 2015 gli viene commissionato dal Conservatorio di
Lugano un pezzo per quartetto di ottavini. Colori e danze di fenicotteri appartiene a una raccolta in progress che il compositore
sta dedicando agli animali. Spiega Paci: «Il pezzo è ispirato ai fenicotteri che ci stupiscono per le incredibili sfumature del rosa
che li ricoprono. E pensare che l’intensità del loro colore dipende da cosa e da quanto mangiano! Inoltre i fenicotteri in certi periodi dell’anno si alternano in lunghe danze di gruppo che durano molti giorni. Perché lo fanno? Nessuno ancora lo ha capito!».
«Chi, Vivaldi...», diceva caustico Igor Stravinskij, «colui che ha scritto quattrocento volte lo stesso concerto?». E forse il compositore russo non aveva tutti i torti, perché il veneziano Antonio Vivaldi (1678-1741), soprannominato «il prete rosso» a causa della
sua chioma, fu autore assai prolifico di concerti essendo riuscito a fabbricarne un catalogo che tocca quasi la soglia dei cinquecento, poco meno della metà con il violino protagonista. Del resto, stando alle cronache, Vivaldi era un violinista stupefacente.
Oltre che compositore spedito (nel 1739 il viaggiatore musicofilo Charles De Brosses lo descriveva come «un vecchio posseduto
da una furia di composizione prodigiosa») e apprezzatissimo dal pubblico, dagli editori, da tanti colleghi italiani e oltremontani
– di cui il più noto è Bach, che ne studiò con assiduità le partiture, e di alcune trascrisse la parte solistica per cembalo. Il giudizio
acido di Stravinskij si riferiva però al fatto che nella stragrande maggioranza dei casi l’architettura utilizzata da Vivaldi è sempre
la solita: tre tempi (allegro-adagio-allegro) di cui il primo e l’ultimo nella forma detta «a ritornello» (del tipo a b a c..... a, dove
a è appunto il ritornello, ossia l’idea principale che si ripresenta regolarmente, anche se magari in tonalità differente), mentre
quello centrale è un quadro statico.
I Concerti per archi e basso continuo rientrano nel novero di quelle composizioni - oltre quaranta, perlopiù in tre tempi - cui
Vivaldi non attribuì una denominazione costante. Probabilmente destinati alle sue allieve dell’Ospedale della Pietà, a Venezia, talvolta vengono chiamate «sinfonie» (termine di chiara derivazione teatrale, essendo la sinfonia, tripartita, l’irrinunciabile
introduzione strumentale a un melodramma), talaltra «concerti ripieni» o «concerti a quattro» a indicare che non vi sono
richiesti interventi solistici, ma che le quattro parti (violini primi e secondi, viole, basso continuo) sono coinvolte in un discorso
paritetico.
L’op. VIII, Il cimento dell’armonia e dell’invenzione, comprende 12 Concerti per violino con accompagnamento di archi e basso
continuo. Stampata ad Amsterdam nel 1725, la raccolta su apre con il ciclo celeberrimo delle Quattro stagioni: quattro Concerti
raffiguranti, ciascuno, una stagione dell’anno e scortati da altrettanti «sonetti dimostrativi», dovuti forse a Vivaldi stessi, che ne
illustrano in versi il contenuto sonoro. La musica ripercorre capillarmente questi testi d’ambientazione arcardica, sia mimandone le atmosfere meteorologiche, sia intagliandone in note situazioni e personaggi. Solo qualche esempio. Nell’«Allegro» della
Primavera, dopo il famoso incipit solare, i violini cinguettano alla maniera di uccellini. Poco più avanti una figurazione di sedicesimi rappresenta il soffio dei venti e, ancora dopo, folate di trantaduesimi disegnano lampi e tuoni. Nel secondo movimento la
viola si immedesima in un cane che ulula. Nell’Estate appare un cucù, spira una brezzolina, mentre mosche noiose impediscono
a un pastorello di riposare. Nell’Autunno si assiste al procedere allegro e traballante di un ubriaco, poi colto dal sonno, e a una
battuta di caccia. Mentre l’Inverno propone l’immagine di paesaggi algidi.
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state dal suo padrone alla sbigottita Donna Elvira che alle profferte amorose del libertino in passato ha ceduto, credendole sincere.
Mozart compose le sue tre ultime sinfonie nell’estate 1788, in meno di due mesi, senza esservi indotto, per quanto ne sappiamo, da nessuna occasione specifica d’esecuzione; il che contrasta con la prassi produttiva dell’epoca. Il 26 giugno terminò la terz’ultima, K. 543, nella tonalità “massonica” di mi bemolle maggiore. Il primo movimento si apre con un «Adagio» breve eppure grandioso che con passo regale introduce all’«Allegro» la cui fattura formale solidissima si traduce, sul piano espressivo, in accenti fieri e autorevoli. Il secondo movimento, «Andante
con moto», sviluppa da una melodia semplice, a tratti perfino convenzionale, un discorso timbricamente raffinato (specie nel trattamento dei
legni), non privo di qualche spunzone drammatico. A un Menuetto che non si vergogna di mostrare un profilo quasi plebeo, segue l’«Allegro»
finale, pagina lavoratissima che però sa nascondere la sapienza di scrittura dietro un’esuberanza all’apparenza frivola.
Ensamble dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Secilia diretta da Giuseppe Lanzetta al Bargello il 21 Luglio 2011
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Musica al Bargello 2012
Musica al Bargello 2012
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Lunedì 25 e Martedì 26 Luglio
CORTILE DEL MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO Via del Proconsolo (FI)
OrCHESTRa da Camera Fiorentina
GIUSEPPE LANZETTA
Bandoneon MARIO STEFANO PIETRODARCHI
Direttore
OMAGGIO AD ASTOR PIAZZOLLA
L. Maiani Mirada per Bandoneon e Orchestra (prima esecuzione ssoluta)
A.Piazzolla
Oblivion, Adios Nonino, Milonga del Angel, Meditango,
Violentango, Muerte del Angel, Jorge Adios, Poi qualcuno, Libertango
Mario Stefano Pietrodarchi nasce in Atessa (CH) il 26.12. 1980, all’ età di nove
anni intraprende lo studio della fisarmonica e successivamente del bandoneon. Dal 1993
al 2001 frequenta i corsi del M° C. Calista e successivamente del M° C. Chiacchiaretta
presso la Scuola Civica Musicale F. Fenaroli di Lanciano.
Nel 2007 si diploma con la Lode presso il Conservatorio Musicale S.Cecilia di Roma.
Ha frequentato corsi di perfezionamento in Italia e all’estero con J.Mornet, W.Zubitsky, A.L.Castano, C.Rossi, Y. Shishkin, M.Pitocco. Esecutore brillante e di raffinata musicalità, ha vinto numerosi concorsi nazionali ed internazionali tra cui ricordiamo: 1°
Premio assoluto al Concorso Nazionale “Città di Latina” (1996, 1997);
1° Premio assoluto
al Concorso Nazionale “Città di Montese “(MO) (1997);
1° Premio assoluto al Concorso
Internazionale “S. Bizzarri di Morro D‘Oro “ (TE) cat. Junior (1997); Nel luglio 1998 é stato prescelto per rappresentare l’Italia
al Trofeo Mondiale C.M.A. (Junior) a RecoaroTerme, (Italy); 1° Premio assoluto al Concorso Nazionale “Città di Rieti” (1999);
1°
Premio “Adamo Volpi” al Concorso Città di Loreto (AN) 2000. Nel luglio 2000 è stato prescelto per rappresentare l’Italia al
Trofeo Mondiale C.M.A. (senior), svoltosi in Alcobaca (Portogallo) laureandosi secondo classificato. Nel 2001 si laurea Primo
Classificato al Trofeo Mondiale C.M.A. (senior) svoltosi a Lorient (Francia) dal 21 al 24 Settembre. Dal 2001 al 2003 ha svolto
attività teatrale al fianco dell’attrice Daniela Scarlatti. Nel Giugno 2002 è stato ospite al “Premio Barocco” trasmesso in diretta
su Rai1 da Gallipoli al fianco della nota cantante Antonella Ruggiero. Nel Ottobre 2003-2004-2005 ha svolto Concerti in veste
di solista con l’Orchestra Internazionale d’Italia in China e Korea. Nel 2005 ha collaborato con il Teatro dell’Opera di Roma e la
Fondazione Lirico Sinfonica “Petruzzelli” di Bari per la realizzazione dell’Opera “Ascesa e Caduta della Città di Mahagonny” di
Kurt Weill sotto la direzione del M° J. Webb. Nel Luglio 2006 ha preso parte alla 27° Edizione di Montreal Jazz Festival nel progetto “I Colori del Mare” con musiche originali di E. Blatti al fianco di P.Tonolo e G. Mirabassi. Nel Gennaio 2008 ha registrato
la colonna sonora del Film “Caos Calmo” di Antonello Grimaldi con attore principale Nanni Moretti e con Musiche di Paolo
Buonvino. Nel 2008 partecipa in qualità di Bandoneonista al 58° Festival di San Remo.
Oltre all’imponente attività concertistica sul territorio nazionale, si è esibito in Inghilterra, Francia, Belgio, Croazia, Serbia,
Germania, U.S.A., Portogallo, Finlandia, Svizzera, Ungheria, Canada, Armenia, Russia, Bielorussia e Cina .
NOTE DI SALA
Lorenzo Maiani inizia a studiare pianoforte all’età di 13 anni. Ottiene la maturità artistica. Consegue il diploma di solfeggio presso
il Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze. Studia composizione con il M° Franco Cioci. Si laurea presso il DAMS (Discipline
Arte, Musica & Spettacolo) di Firenze, specializzandosi in Drammaturgia Musicale. E’ autore SIAE dal 1999 e songwriter/publisher
ASCAP (American Society Conposer Author Publisher) dal 2007. Nel 2005 e nel 2006 si reca a Los Angeles, dove entra in contatto
con i musicisti della scuola americana, approfondendo la scrittura per musica da film, mettendo in parallelo la sua formazione
classica con le nuove piattaforme digitali. E’ l’ideatore e fondatore di Faminore®, realtà produttiva fiorentina che racchiude, dal
2013, le attività di sonwriting, produzione discografica, musica per film e per televisione sotto un unico brand ed occupata oggi,
a largo raggio, su tutto il terriorio nazionale.
MIRADAS (Tango per Bandoneon e Orchestra). La mirada è un gesto fondamentale nel Tango Argentino, ballato secondo l’eleganza dei codici alla cui base vi sono stile, educazione e rispetto. “Mirada” è un sostantivo spagnolo che indica l’azione
di volgere lo sguardo verso qualcosa o qualcuno. La scelta di ballare un Tango avviene, quindi, grazie ad un gioco di sguardi. In milonga, sedie e tavoli circondano il luogo del ballo: l’uomo (il mirador) che vorrebbe ballare con una donna cerca il
suo sguardo; la donna, accorgendosene, se desidera ballare con quest’uomo fa un cenno del capo (la cabeza) o semplicemente annuisce con un sorriso. L’uomo si dirige verso la donna e l’aiuta ad entrare in pista. Il tutto avviene in modo netto tra
i due, una vera e propria conversazione non verbale ma delicata, nascosta ed invisibile agli occhi di tutti gli altri presenti.
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MIRADAS descrive e traspone musicalmente questo sensuale cercarsi iniziale, dove i due ruoli del bandoneon e dell’orchestra
«La mia musica? Dieci per cento tango, novanta per cento classica contemporanea», ripeteva spesso Astor Piazzolla (1921-92),
colui che al tango argentino ha saputo dischiudere i piani nobili dell’arte conferendo a questo ballo rispettabilità estetica e
dignità concertistica. Benché nato nella regione di Buenos Aires, Piazzolla discendeva da una famiglia di origine italiana: da Trani
veniva il nonno paterno, il ramo materno da Massa-Carrara. E in Italia, Astor sceglierà di stabilirsi per un decennio, a metà dei
Settanta, fuggendo la dittatura militare del suo Paese. Vi registrerà molti lp, parteciperà al programma tv Teatro 10 con Albero
Lupo e Mina, troverà in Milva ed Edmonda Aldini voci preziose con cui collaborare. Invece l’infanzia e una parte dell’adolescenza
le trascorre a New York, dove comincia a studiare la musica e a suonare il bandoneón (strumento principe delle orchestre argentine di tango) al quale è legata la sua notorietà come esecutore. Rientrato in patria sedicenne, trova ingaggi nei complessi di Buenos Aires finché, nel 1939, non ha l’opportunità di entrare nell’orchestra del leggendario Anibal Troilo, unanimemente reputato
il maggior bandoneonista argentino. Poco dopo (consigliato, pare, dal pianista Artur Rubinstein) prende lezioni di composizione
da Alberto Ginastera che lo introduce alla modernità di Bartók, Falla, Stravinskij. Nel 1944 costituisce una propria orchestra di
tango che rifornisce di arrangiamenti sempre nuovi. Allo scoccare degli anni Cinquanta l’attività di Piazzolla risulta equamente
suddivisa tra il tango, sua principale fonte di sostentamento, le colonne sonore cinematografiche e la stesura di pagine, per così
dire, classiche. Nel 1954 ottiene una borsa di studio dal Conservatorio di Parigi che gli permette di seguire le lezioni di Nadia
Boulanger, eminente didatta francese, maestra anche di Aaron Copland, Elliott Carter, Igor Markevitch e Philip Glass. Da lei
Piazzolla apprende soprattutto a bilanciare nella sua scrittura radici popolari e tecniche accademiche, contrappunto e tango,
genuinità d’ispirazione e artificio, poiché si rende conto che niente di buono potrebbe mai creare rinnegando l’anima della
sua terra natia. In seguito a questa esperienza e alla costituzione dell’Octeto Buenos Aires la sua concezione del tango cambia
radicalmente: non più soltanto musica da ballo, bensì partiture autosufficienti che impiegano un linguaggio evoluto, personale, tonale sebbene increspato da ingegnose dissonanze e basato non di rado su procedimenti costruttivi di stampo antico (la
passacaglia, il fugato), dove la tradizione argentina si combina con avanguardia colta e vibrazioni jazzistiche – più avanti sarà
importante l’incontro con il sax di Jerry Mulligan. Un tango dai ritmi aspri e sincopati, ossessivi, ipnotici, intriso di palpiti erotici,
seduzioni timbriche ora malinconiche ora nevrotiche, assai meditato sul piano della forma. Nel concerto odierno vengono
presentati alcuni dei suoi pezzi più celebri, tra cui Adiós nonino (1969), Libertango (1974) e Oblivion (1982).
Il folto pubblico della musica al Bargello.
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Giovedì 28 Venerdì 29 Luglio
CORTILE DEL MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO Via del Proconsolo (FI)
Sabato 30 Luglio
CORTILE DEL PALAZZO DUCALE DI MASSA
OrCHESTRa da Camera Fiorentina
Direttore
Tromba
Pianoforte
GIUSEPPE LANZETTA
ALESSANDRO SILVESTRO
ALESSIO CIONI
“MUSICA DAL GRANDE SCHERMO”
N.piovani
La Vita è bella Suite
Spaghetti Western
(Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più, C’era una volta il West, Giù la testa)
C’era una volta l’America
N.rota
Ballabili dal Film Il Gattopardo
E.morricone Nuovo Cinema Paradiso
N.rota
Il Padrino
E.morricone Il Pianista sull’oceano
Gabriel’s Oboe
N.rota
Omaggio a Federico Fellini (la Strada, Amarcord, 81/2)
E.morricone
ALESSANDRO SILVESTROha iniziato giovanissimo gli studi musicali presso il Conservatorio
di Musica “A. Casella” di L’Aquila ove si è diplomato col massimo dei voti e la lode, sotto la guida
del M° Sandro Verzari. Ha seguito corsi di perfezionamento e d’interpretazione musicale con Sandro Verzari, Fred Mills, e Timofei Dokchitzer. Vincitore del Torneo Internazionale di Musica “T.I.M.”
1°Premio King nel 1991/92 e del Concorso Nazionale “ A.M.A “ Calabria 3°Premio nel 1995. Dall’età di
18 anni, essendo vincitore di varie audizioni e concorsi per orchestra lirico - sinfonico, ha suonato
con le più importanti realtà concertistiche italiane, suonando come 1°tromba presso varie orchestre
Lirico – sinfonico quali: orchestra Regionale Toscana, orchestra del Teatro San Carlo di Napoli,
orchestra del Teatro Regio di Torino, orchestra del Teatro Massimo di Palermo, orchestra Sinfonica
Siciliana, orchestra Sinfonica “città aperta” di l’Aquila, orchestra I Solisti Aquilani, orchestra Officina
Musicale di l’Aquila, orchestra sinfonica Abruzzese, orchestra Philarmonia Mediterranea di Cosenza, orchestra della Provincia di Catanzaro “La Grecia”
e l’orchestra del Teatro “F. Cilea” di Reggio Calabria, inoltre ha collaborato anche con: l’orchestra Sinfonica Nazionale della RAI di Torino, orchestra
del Teatro G. Verdi di Salerno, orchestra Roma Sinfonietta, e con importanti orchestre straniere quali: orchestra da camera di Presov (Rep. Ceca),
orchestra Filarmonica Russa d’Udmurtia, suonando sotto la direzione di affermati direttori come: (Ennio Morricone, Lu Jia, Daniel Oren, Giuseppe
Sinopoli, Luciano Berio, Hans Graf, G. Ferro, P. Bellugi, Giuseppe Lanzetta, Alain Guingal, M. Boemi, Julian Kovatchev e molti altri), svolgendo tournee
in: Germania - (Kiel e Monaco), Austria - (Vienna – Teatro Kabinettheater), e America - (New York – Manhattan - Teatro Carnegie Hall). Attivo anche
da solista ha svolto e continua la sua attività con varie orchestre: l’orchestra sinfonica Abruzzese nel 1996, l’orchestra da camera giovanile Aquilana
nel 1997, l’orchestra Sinfonica Siciliana nel 1999, l’orchestra di Fiati del Conservatorio “F. Cilea” di Reggio Calabria nel 2006, con il quartetto e voce nel
2006, con l’ensemble Mediterraneo Philarmonic Brass di Palermo nel 2008 e con l’orchestra da Camera Fiorentina nel 2011, nei vari Teatri: Teatro “A.
Rendano” di Cosenza in duo nel 1992, Teatro “San Filippo” di L’Aquila, Teatro “Golden” di Palermo, Teatro “F. Cilea” di Reggio Calabria, Teatro politeama
di Catanzaro, nella cattedrale di Monreale (PA), nel Castello di Scarlino a Scarlino (GR), nel cortile del Museo Nazionale del Bargello (FI), nel cortile del
Palazzo Strozzi (FI), scrivendo di lui, vari articoli giornalistici, da parte dei giornali Nazionali di grande spicco, come: IL DOMANI nel novembre 2005,
IL CILEA NEWS nel giugno 2006, IL CENTRO nell’ottobre 2007 , LA REPUBBLICA nel dicembre 2007, IL QUOTIDIANO nel maggio 2008, LA NAZIONE
nel luglio 2011.In seguito ha fatto parte del gruppo da camera I Fiati dell’O.R.T. “Harmoniemusik” di Firenze, successivamente con “l’Officina Musicale
dell’Aquila”, “Mediterranean Brass” quintetto d’ottoni e Jonik Brass quintetto ottoni. Ha partecipato al “Ravenna Festival” nel 2002 con l’esecuzione del
“Sogno d’Uri zen” dai “ libri Profetici” di William Blake, prima esecuzione assoluta, con il gruppo da camera “Officina Musicale” di L’Aquila, musiche
scritte da Carlo Crivelli regia di Jannis Kounellis, commissionatogli dallo stesso festival. Dal 2000 collabora con l’orchestra sinfonica “Città Aperta”
di l’Aquila nel ruolo di 1° Tromba alle incisioni di colonne sonore da Film come: “Tutti per uno” per la “RAI fiction” “Ginostra” film per il cinema; “La
più lunga estate”, “I ragazzi della Via Pal” fiction Mediaset, “La spettatrice”, “Salvo d’Acquisto” RAI fiction, “Fuga degli Innocenti” RAI fiction, Cjian
Jian il Grande film per il cinema. Dal 2003 tiene vari Master Class: Belvedere Marittimo (Cosenza), Saracena (CS), Mendicino (CS), Cinquefronti (RC),
Monreale (Palermo), Pisa e Città di Castello (PG). Ha inciso per la S.r.l. Cinèfonia (Francia) “Il Sogno d’Uri zen” (dal poema di W. Blake) musiche di Carlo
Crivelli, e di R. WAGNER “Idillio di Sigfrido” con il gruppo da camera Officina Musicale di L’Aquila. Nel gennaio del 2005, in occasione della “Giornata
della Memoria”, su invito della Presidenza della Camera dei Deputati, con in gruppo da camera Officina Musicale di L’Aquila, ha tenuto un concerto
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presso la Sala della regina di Palazzo Montecitorio in Roma. La stessa Camera dei Deputati ne ha curato e stampato una registrazione su DVD. Nel
2010 ha ricevuto il premio di riconoscimento dal comune di Acri (CS) come musicista “acresi nel mondo”, rappresentando il proprio paese natale
nei teatri nel mondo. Dal 1997 occupa l’insegnamento nei Conservatori di Musica, della classe di Tromba e Trombone, attualmente è docente della
classe di Tromba presso il Conservatorio di Musica “Lucio Campiani” di Mantova, sempre nello stesso istituto, insegna al corso superiore biennale di
specializzazione pari universitario. Collabora attualmente da solista con l’Orchestra da Camera Fiorentina.
alessio cionI Nato ad Empoli nel 1979 e ha cominciato lo studio della musica e del pianoforte
all’età di sei anni sotto la guida della Prof.ssa Giulia Ninci. Nel 1993 è stato ammesso al Conservatorio
e, sotto la guida del M° Enrico Stellini, si è diplomato nel 1999 col massimo dei voti, la lode e la
menzione d’onore presso l’Istituto Musicale Pareggiato “R.Franci” di Siena.Subito dopo,su iniziativa
dell’ Istituto, si è esibito al Teatro de’ Rozzi di Siena,riscuotendo un grande successo di pubblico.
Ha partecipato a numerosi Concorsi Nazionali per giovani pianisti ottenendo sempre ottimi riconoscimenti da parte delle commissioni giudicatrici. E’ risultato vincitore ai Concorsi di Biella (1991)
con premio per la migliore interpretazione,Camaiore (1993),Osimo (1994), Pistoia (1998), Cesenatico
(1999, Premio “E.Calugi”), Gabicce (1999), Fusignano (2007), Vicopisano (2008), Riviera della Versilia
(Musica da Camera, 2008). Ha frequentato il Corso Triennale di perfezionamento pianistico tenuto
dal M° Andrea Lucchesini presso l’Accademia di Musica di Pinerolo (TO) e nel 2004 ha ottenuto
il Diploma. Ha seguito master-classes di musica da camera con i Maestri B.Canino,M.Sirbu e R.Filippini presso la Scuola di Musica di Fiesole ed ha seguito le lezioni tenute dal M° Franco Scala
presso l’Accademia di Musica di Pinerolo. Ha preso parte a Concorsi Europei ed Internazionali,risultando finalista a Taranto
(2000), Pescara (2000), Los Angeles U.S.A. “Rachmaninoff Piano Competition and Festival” (2002), Shanghai (2003), e mettendosi in particolare evidenza a: Pinerolo, 2001 1° Premio Assoluto. Cantù, 2002 2° Premio, per pianoforte e orchestra. Gorizia, 2
3° Premio Premio Pecar. Bolzano, 2003 6° Premio “F. Busoni”. Pordenone 2° Premio “Gante European Competition”. San Marino
Competition, 2004 2° Premio. Belgrado International Competition, 2004 1° Premio Assoluto e Premio speciale del pubblico. Si
è esibito in numerosi concerti in Italia ed all’estero. Tra i più importanti: Sierre (Switzerland) nel 2000 presso l’Hotel de Ville,
Porto (Portugal) nel 2002 presso l’Ipanema Park, Los Angeles U.S.A. nel 2002 presso il Civic Auditorium di Pasadena con la
Tchaikowsky Symphony Orchestra eseguendo il Terzo Concerto di Sergei Rachmaninoff per pianoforte ed orchestra, Barga (LU)
nel 2003 presso il Teatro dei Differenti, Cagliari nel 2003 presso il Palazzo Siotto, Firenze nel 2003 presso il Teatro della Pergola
“Amici della Musica”, Empoli nel 2003 presso il Teatro Shalom, Sulmona nel 2004 presso l’Auditorium dell’Annunziata,Pistoia nel
2007 presso il Salone Vescovile, nel 2005 ha suonato il Secondo Concerto di Franz Liszt con la Radio e TV Simphony Orchestra
di Belgrado presso il Teatro Kolarac, Roma nel 2012 presso Palazzo Braschi e presso il Teatro Kèiros. Si è esibito in concerto
cameristico insieme al violinista Paolo Chiavacci ad Albino (Bg) in occasione del Festival di Primavera 2007; recentemente è
stato invitato dalla Cleveland (U.S.A.) State University per esibirsi in concerti presso la Drinko Hall ed a Canton (Ohio) presso la
Walsh University.Essendo vincitore di un Concorso facente parte della Federazione di Ginevra (Belgrado, 2004) è stato selezionato a partecipare direttamente dalla IIa Prova al Second International Piano Competition di Hong-Kong. E’ Presidente e Direttore Artistico dell’Associazione Culturale SilVer di Empoli e docente di pianoforte dell’ Accademia pianistica SilVer di Empoli.
NOTE DI SALA
«La mia musica? Dieci per cento tango, novanta per cento classica contemporanea», ripeteva spesso Astor Piazzolla (1921-92),
colui che al tango argentino ha saputo dischiudere i piani nobili dell’arte conferendo a questo ballo rispettabilità estetica e
dignità concertistica. Benché nato nella regione di Buenos Aires, Piazzolla discendeva da una famiglia di origine italiana: da Trani
veniva il nonno paterno, il ramo materno da Massa-Carrara. E in Italia, Astor sceglierà di stabilirsi per un decennio, a metà dei
Settanta, fuggendo la dittatura militare del suo Paese. Vi registrerà molti lp, parteciperà al programma tv Teatro 10 con Albero
Lupo e Mina, troverà in Milva ed Edmonda Aldini voci preziose con cui collaborare. Invece l’infanzia e una parte dell’adolescenza
le trascorre a New York, dove comincia a studiare la musica e a suonare il bandoneón (strumento principe delle orchestre argentine di tango) al quale è legata la sua notorietà come esecutore. Rientrato in patria sedicenne, trova ingaggi nei complessi di Buenos Aires finché, nel 1939, non ha l’opportunità di entrare nell’orchestra del leggendario Anibal Troilo, unanimemente reputato
il maggior bandoneonista argentino. Poco dopo (consigliato, pare, dal pianista Artur Rubinstein) prende lezioni di composizione
da Alberto Ginastera che lo introduce alla modernità di Bartók, Falla, Stravinskij. Nel 1944 costituisce una propria orchestra di
tango che rifornisce di arrangiamenti sempre nuovi. Allo scoccare degli anni Cinquanta l’attività di Piazzolla risulta equamente
suddivisa tra il tango, sua principale fonte di sostentamento, le colonne sonore cinematografiche e la stesura di pagine, per così
dire, classiche. Nel 1954 ottiene una borsa di studio dal Conservatorio di Parigi che gli permette di seguire le lezioni di Nadia
Boulanger, eminente didatta francese, maestra anche di Aaron Copland, Elliott Carter, Igor Markevitch e Philip Glass. Da lei
Piazzolla apprende soprattutto a bilanciare nella sua scrittura radici popolari e tecniche accademiche, contrappunto e tango,
genuinità d’ispirazione e artificio, poiché si rende conto che niente di buono potrebbe mai creare rinnegando l’anima della
sua terra natia. In seguito a questa esperienza e alla costituzione dell’Octeto Buenos Aires la sua concezione del tango cambia
radicalmente: non più soltanto musica da ballo, bensì partiture autosufficienti che impiegano un linguaggio evoluto, personale, tonale sebbene increspato da ingegnose dissonanze e basato non di rado su procedimenti costruttivi di stampo antico (la
passacaglia, il fugato), dove la tradizione argentina si combina con avanguardia colta e vibrazioni jazzistiche – più avanti sarà
importante l’incontro con il sax di Jerry Mulligan. Un tango dai ritmi aspri e sincopati, ossessivi, ipnotici, intriso di palpiti erotici,
seduzioni timbriche ora malinconiche ora nevrotiche, assai meditato sul piano della forma. Nel concerto odierno vengono
presentati alcuni dei suoi pezzi più celebri, tra cui Adiós nonino (1969), Libertango (1974) e Oblivion (1982).
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Johann Sebastian Bach (1685-1750) visse a Lipsia dal 1723 fino alla morte. In quegli anni, oltre che alla musica sacra, si dedicò
all'intrattenimento musicale scrivendo Concerti per il «Collegium musicum» studentesco di cui era direttore. Fondato da
Telemann, questo gruppo di amatori si esibiva al caffè Zimmermann in in manifestazioni durante le quali l'uditorio veniva dilettato da musica alla moda mentre conversava, beveva, mangiava. I Concerti presentati da Bach in tali occasioni nascevano perlopiù dalla rielaborazione di partiture proprie e altrui. E' anche il caso del Concerto in la maggior BWV 1055, giunto a noi
nella stesura per clavicembalo e archi. La versione originale, tuttavia, prevedeva l'oboe anziché la tastiera (ricostruita qualche
decennio fa da solerti musicologi: stasera l'ascoltiamo) ed era stata concepita intorno al 1720 per i virtuosi della corte principesca di Köthen al cui servizio Bach si trovava prima del trasferimento a Lipsia.
Nel 1721 Bach inviava a Christian Ludwig, margravio del Brandeburgo, i suoi sei Concerts avec plusieurs instruments, oggi noti
come Concerti brandeburghesi. La raccolta ha una fisionomia unitaria anche se i concerti sono stati concepiti in tempi diversi. A prima del 1717 risalgono il primo, il terzo e il sesto che nella struttura mostrano evidenti influenze dei modelli concertistici italiani e un trattamento più tradizionale degli strumenti. Del terzo Concerto, eccezionalmente in due movimenti – il
tempo lento centrale viene miniaturizzato nell’«Adagio» di una battuta in coda al primo movimento – sono protagonisti gli
archi. Tre gruppi strumentali timbricamente omogenei (3 violini, 3 viole, 3 violoncelli sorretti, secondo prassi, dal basso continuo) tengono le redini di un discorso musicale vivace, concitato, all’interno di una struttura compatta. Nel primo movimento
ciascun gruppo si profila come un blocco ben squadrato che con gli altri può trovarsi in contrasto o instaurare un dialogo imitativo in eco. Anche il secondo movimento, un Allegro bipartito di maggior spolvero virtuosistico, procede perlopiù come il
precedente: i vari blocchi che lo costituiscono vengono ripetuti a distanza ravvicinata nelle tre sezioni, benché a tratti compaiano piccoli procedimenti a canone soprattutto fra i violini.
Sono principalmente due le vie percorse dalla creatività di Ottorino Respighi (1879-1936). Quella fortunatissima della descrizione sgargiante e colorata appresa alla scuola di Rimskij-Korsakov (per esempio di luoghi e atmosfere della capitale: Le fontane di Roma, I pini di Roma, Feste romane) e quella arcaizzante, nutrita dello studio assiduo della musica del passato italiano
e dalla sua rielaborazione in chiave moderna. Le Antiche danze e arie per liuto appartengono a tale filone. In esse non vi è
naturalmente alcuno scrupolo filologico e nemmeno la graffiante ironia del neoclassicismo stravinskiano, ma piuttosto una certa
seriosa eppur piacevole ingenuità nella restituzione in chiave orchestrale e moderna di queste attempate composizioni per
liuto raccolte in tre suites. La prima, del 1917, per archi, fiati, cembalo e arpa. Nella seconda, del 1923, vengono aggiunti anche
clarinetti e celesta. Invece questa terza (1931) è affidata ai soli archi. Il pezzo d’apertura, intitolato «Italiana», deriva da una pagina d’anonimo del XVI secolo. Viene poi una serie di sette «Arie di corte» ricavate dalla produzione del liutista francese JeanBaptiste Besard (ca. 1567 – ca. 1625) cui segue una «Siciliana» adespota. Conclude la suite una «Passacaglia» tratta dall’unica
opera pervenutaci del bergamasco Ludovico Roncalli, Capricci armonici sopra la chitarra spagnola op. 1 (1692).
Giuseppe
Giuseppe
Consegna
Consegna
Lanzetta
Lanzetta ee l’Orchestra
l’Orchestra
del
del Premio
Premio Galileo
Galileo 2000
2000
da
da Camera
Camera Fiorentina
Fiorentina accompagnano
accompagnano Andrea
Andrea Bocelli
Bocelli nel
nel Concerto
Concerto della
della
-- Edizione
Edizione 2005
2005 -- Palazzo
Palazzo Pitti.
Pitti.
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Il M° Giuseppe Lanzetta dirige la IX Sinfonia di Beethoven “Musica al Bargello 2007”
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Venerdì 9 Settembre
ORATORIO DEGLI ANGELI CUSTODI LUCCA - Via degli Angeli Custodi
Domenica 11 e Lunedì 12 Settembre
AUDITORIUM DI SANTO STEFANO AL PONTE Via Por Santa Maria (PONTE VECCHIO) FI
OrCHESTRa da Camera Fiorentina
DirettoreJOSè FERREIRA LOBOS
Clarinetto
Fagotto
Soprano
ETTORE BIAGI
RICCARDO PAPA
MICHELLE BUSCEMI
Mascagni
Cavalleria Rusticana intermezzo
Duetto Concertino per clarinetto Fagotto e archi
R. Strauss
W.A.Mozart
F.J.Haydn
Allegro con Brio, Andante, Allegro, Vivace
Arie da Camera: Ch’io mi scordi di te....Non Temere Amato Bene
Misera dove Son! ...Ah non son Io che parlo
Sinfonia N° 35 in Si maggiore
Allegro di molto, Andante, Menuet (Un poco allegretto) & Trio, Finale: Presto
JOSE FERREIRA LOBOS ha iniziato la sua carriera professionale nel 1979 come direttore del Maestro Camerata Port, orchestra da camera ha fondato con Madalena Sá e Costa. Con la collaborazione di solisti di fama internazionale, si è esibito in numerosi concerti in patria e all’estero. Nel
1992, ha fondato l’Associazione Culturale Nord, il suo progetto è il vincitore del primo concorso
per la creazione di orchestre regionali, stabilite dallo stato portoghese. In questo contesto,
che istituisce l’Orchestra del Nord, che è il suo Direttore Principale e Direttore Artistico. Ha collaborato con artisti di fama internazionale come Krisztof Penderecki, Jose Carreras, Julia Hamari,
Regis Pasquier, Katia Ricciarelli, Patricia Kopatchinskaya, Michel Lethiec, Eteri Lamoris, António
Rosado, Dame Moura Linpany, Svetla Vassileva, José Lopes de Oliveira,Vincenso Bello e Fiorenza
Cossotto. Dalla sua carriera internazionale spicca la direzione di opere e concerti in Sud Africa,
Brasile, Germania, Cina, Corea del Sud, Cipro, Spagna, Stati Uniti, Egitto, Francia, Paesi Bassi , Inghilterra, Repubblica Ceca, Slovacchia, Lituania, Italia, Lettonia, Messico, Polonia, Romania, Russia,
Svizzera, Turchia, Colombia e Venezuela, collaborando con orchestre come Manchester Camerata, la Lithuanian National
Symphony Orchestra, Orchestra Cannes Orchestra Sinfonica della Galizia, Izmir Symphony Orchestra, Czech Philharmonic
Orchestra, Orchestra Sinfonica di Istanbul, Istanbul CRR Orchestra, Orchestra della Radio Televisione di Pechino Orchestra
Sinfonica del Teatro Nacional Claudio Santoro National Radio Orchestra d’Olanda Symphony Orchestra Stato del Messico
Orchestra Sinfonica dell’Università di Nuevo Leon, Artur Rubinstein Philharmonic - Lodz, Hermitage Orchestra di San Pietroburgo, l’Orchestra Sinfonica di Zurigo - Tonalle, Slovak Sinfonietta, Symphony Varsavia, Montevideo Philharmonic Orchestra,
Orchestra Nazionale di Atene e I giocatori Seoul classici. José Ferreira Lobo è apparso in alcuni dei teatri più importanti del
mondo, tra cui la Filarmonica di Monaco di Baviera, Zurigo Tonhale, National Opera del Cairo, Hong Kong Cultural Centre,
Centro Culturale di Pechino, Teatro Solis di Montevideo, Teatro Claudio Santoro di Brasilia, Teatro Teresa Carreño di Caracas
Filarmonica di Vilnius, Smetana Hall di Praga e l’Eremo di St Petersburg.Ancora suonato musica sacra nelle chiese di Madelaine,
Parigi, cattedrale di Catania (Bellini Festival) e Orsanmichele a Firenze. E ‘regolarmente invitato a partecipare tabelle giuria
di prestigiosi concorsi internazionali. Regia prime assolute di compositori francesi, portoghesi, svizzeri e turchi. Ha un vasto
repertorio che comprende classico e romantico, attraverso opere contemporanee e 30 titoli d’opera. Registrati per Radio
emittenti radiofoniche e televisive e Radio Suisse Portoghese - Romande. Con l’Orchestra del Nord ha registrato nove CD.
Ettore Biagi compie i suoi studi presso il Conservatorio”Luigi Cherubini” di Firenze, dove si diploma con il massimo dei voti nel 2011. Nell’estate dello stesso anno viene ammesso ai corsi dell’Accademia Chigiana di Siena, dove comincia a perfezionarsi con Alessandro Carbonare (Primo clarinetto
solista dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia), e dove continuerà a venire ammesso
anche nelle edizioni 2012 e 2013, dopo aver ottenuto la borsa di studio “Emma Contestabile” per i
migliori allievi. Dal 2012 viene ammesso ai corsi di alto perfezionamento dell’Accademia Nazionale
S. Cecilia di Roma, frequentando parallelamente il biennio specialistico presso l’Istituto “Mascagni”
di Livorno sotto la guida di Carlo Failli (Primo clarinetto dell’Orchestra della Toscana). Nel 2014
consegue la laurea di secondo livello con votazione di 110 e lode, presentando una tesi sperimen45
tale intitolata “Per un’ermeneutica dell’interpretazione musicale”. Nel 2012 collabora con il compositore Peter Maxwell Davis,
nell’ambito del Livorno Music Festival, ottenendo una borsa di studio per i migliori allievi. Dal 2015 è riserva ufficiale della
Gustav Mahler Jugendorchester, e membro dell’Ensemble di Musica Contemporanea dell’Accademia Teatro alla Scala di Milano, diretto da Marco Angius, con il quale ha occasione di eseguire opere di Ligeti, Adams, Webern, Lutoslawsky, Sannicandro
e Donatoni. Vincitore nel 2013 del secondo premio al concorso internazionale “Città di Padova” nella sezione “Virtuosité” (con
il concerto per clarinetto di Jean Françaix), collabora con stagioni di rilievo come il Maggio Musicale Fiorentino e la stagione
del Teatro alla Scala; viene inserito nel cartellone della stagione “Micat in Vertice” 2015 dell’Accademia Chigiana in duo con il
M° Monaldo Braconi, proponendo un recital dove affianca Schumann e Brahms a Debussy, Gérard Grisey e Franco Donatoni,
curandone personalmente le note di sala. Come membro dell’orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala, partecipa una tournée presso i teatri Dal Verme di Milano, Massimo di Palermo e S.Carlo di Napoli, con la Quinta sinfonia di Mahler diretta dal
M° Fabio Luisi (direttore stabile del Met di New York, e della Zürich Opernhaus).
riccardo papa svolge il suo percorso di formazione musicale presso la Scuola di musica di Fiesole, iniziando gli studi, poco più che decenne, sotto la guida del M° Lorenzo Bettini. Nel settembre
2006, a diciotto anni, si diploma in fagotto sostenendo l’esame, da privatista, presso il Conservatorio di Lucca. Inizia a suonare in orchestra sin dal 2003, come componente, poi primo fagotto,
dell’Orchestra dei Ragazzi della Scuola di musica di Fiesole. Nel 2008 ha conseguito il biennio
di Musica da Camera presso il Conservatorio “G.Frescobaldi” di Ferrara con il massimo dei voti e
la lode. Membro stabile dell’Orchestra Giovanile Italiana dal 2006 al 2008, e poi dell’Accademia
dell’Orchestra Mozart dal 2009 al 2011, ha proseguito gli studi presso la Musikhochschule di Freiburg im Breisgau con Diego Chenna e Daniele Galaverna, e presso la Hochschule für Musik Saar
con Guilhaume Santana. Ha frequentato inoltre le masterclass tenute da Marco Postinghel, Stefano Canuti, Paolo Carlini, Roberto Giaccaglia, Vincenzo Menghini, Gustavo Nùñez. Giorgio Mandolesi e Andrea Zucco. Nel 2005 ha ottenuto il primo premio nella categoria solisti all’interno degli allievi della “Scuola
di Musica di Fiesole” mentre nel 2008 si è aggiudicato il premio di primo classificato nella propria categoria al concorso
“Riviera della Versilia” e per due anni consecutivi (2010 e 2011) si è aggiudicato una borsa di studio e concerto di premiazione all’interno delle Masterclass Internazionali di Portogruaro. Nell’ambito dei concorsi internazionali, è risultato vincitore
del terzo premio (primo e secondo non assegnati) al Concorso Internazionale per Fagotto “G.Rossini” (2012) ed negli anni
successivi ha partecipato a concorsi quali il “Concorso Internazionale di Musica dell’ARD” a Monaco e il “Concorso Internazionale della Primavera di Praga”. Membro stabile dell’Orchestra Giovanile Italiana dal 2006 al 2008, e poi dell’Accademia
dell’Orchestra Mozart dal 2009 al 2011, ha proseguito la sua esperienza orchestrale collaborando, anche in qualità di primo
fagotto, con i Solisti Fiorentini, l’Accademia Filarmonica di Bologna, l’Orchestra Mozart, l’Orchestra Regionale Toscana, l’Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari, l’Orchestra da Camera Fiorentina, l’Orchestra Pistoiese Promusica, la Camerata di Prato,
l’Orchestra del Teatro La Fenice, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, la Philharmonische Orchester Freiburg, la Baden Baden Philharmonie, la Camerata Bern, la Camerata Zürich, la Kammerorchester Basel e la Südwestdeutsche
Philharmonie Konstanz. Si è esibito in qualità di solista in Germania con la Camerata Academica Freiburg ed in Italia con
l’Orchestra dell’Università di Firenze e con l’Orchestra Antiqua Estensis. Parallelamente all’attività orchestrale è attivo nel
campo cameristico e viene invitato regolarmente a collaborare con H. Holliger, F. Renngli, E. Abbühl, O. Darbellay. Attualmente è iscritto alla Musik Akademie di Basilea, dove si accinge a terminare il Master Solist sotto la guida di Sergio Azzolini.
MICHELLE BUSCEMI soprano, nata a Melbourne (Australia) da genitori Italiani. Si laurea al Victorian
College of the Arts nel 2005. E’ stata finalista nei piú importanti concorsi di canto in Australia, tra i
quali: “Herald Sun Aria Award”, “2005 Covent Garden National Opera Studio Scolarship” e “Acclaim
Comunale Award” vincendo una borsa di studio per l’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino.
Nel 2009 partecipa ai corsi della scuola dell’opera Italiana con sede presso il Teatro Comunale di
Bologna. Nel 2010 è finalista al concorso Toti Dal Monte di Treviso per il ruolo di Adina. Dal 1997
al 2007 ha cantato in numerose produzioni in Australia e in Italia tra le quali: Hansel und Gretel di
Humperdinck (Gretel) per Opera Australia, La tragedie de Carmen di G. Bizet (Micaela)a Roma, Il
racconto del flauto magico (Pamina) a Firenze. Ha cantato inoltre in diverse prime esecuzioni assolute come Snow White (Regina Buona) di Luigi Zaninelli diretta dal MËš Michele Mariotti (Firenze)
e Cartolina da Carlton di David Kram (Melbourne). In Australia ha avuto grande successo anche nel
repertorio Musical, partecipando ad una decina di produzioni e come protagonista in: The Mikado (Yum-Yum), Joseph and his
amazing technicolor dreamcoat (Narratore), Fiddler on the roof, (Hodel), The Sound of music (Liesl). Ha debuttato al Teatro del
Maggio Musicale Fiorentino nell’ottobre 2006 con il ruolo di Serpetta ne La finta giardiniera di W. A. Mozart diretta dal MËš Enrique Mazzola con regia di Emilio Sagi. Nel 2008 canta il ruolo di Musetta ne La Bohéme di G. Puccini con Melbourne Opera e
Messa di Gloria di G. Puccini con Victorian Opera e Victorian Symphony Orchestra. Nel Marzo 2009 debutta come Zerlina nel
Don Giovanni di W. A. Mozart con Victorian Opera diretta dal MËš Richard Gill riscuotendo un notevole successo di pubblico
e critica (Melbourne). Successivamente nel 2010 riprende il ruolo di Musetta per la compagnia Scottish Opera esibendosi in
46
Scozia e Irlanda. Nel Luglio 2011 partecipa alla nuova produzione di Tannhäuser per il Festival del Tirolo (Erl, Austria) diretta dal
M° Gustav Khun dove viene invitata nuovamente nel 2012 sempre per Tannhäuser e Tosca (pastorello). Durante l’estate 2012 a
numerosi concerti della stagione “I Concerti degli Angeli Custodi” dove debutta Lola in Cavalleria Rusticana e riprende il ruolo
di Zerlina nella produzione di Don Giovanni. Nel febbraio 2013 debutta il ruolo di Violetta nella Traviata di Giuseppe Verdi a
Melbourne (Australia). Nel mese di Giugno riprende il ruolo di Zerlina con LuccaOPERAfestival al teatro di Montecarlo (Lucca). E nel 2014 debutta I ruoli di Norina in Don Pasquale e Adina in L’Elisir d’Amore sempre di Donizetti per LuccaOPERAfestival.
Nello stesso anno debutta a Lucca il ruolo di Mimi nella Bohéme di Puccini.
NOTE DI SALA
Pietro Mascagni (1863-1945) si è guadagnato popolarità imperitura con Cavalleria rusticana, atto unico tratto dall’omonima piéce teatrale – e prima ancora novella – di Giovanni Verga. Storia di amore, corna e gelosia, di passioni ferine, sanguigne, ambientata in una
Sicilia affocata. L’opera, capostipite del verismo in musica, venne scritta per partecipare a un concorso bandito dall’editore Sonzogno:
rappresentata la prima volta al Teatro Costanzi di Roma nel 1890, ebbe immediatamente un successo strepitoso. Tra le pagine più
celebri svetta l’Intermezzo: oasi sinfonica strappacuore posta nel momento cruciale del dramma, prima che la situazione precipiti e
conduca all’uccisione del tenore Turiddu da parte del marito della sua amante, Alfio.
Richard Strauss (1864-1949) sopravvisse un bel po’ a tutti gli altri fondatori del Novecento musicale pressappoco suoi coetanei. A
Mahler, a Debussy, a Puccini. Perfino ai più giovani Ravel e Berg. Con l’avvento in Germania del nazionalsocialismo era stato santificato. Lui, del resto, era stato volentieri al gioco, considerandolo un onore dovuto. Poi però regime e compositore si erano stufati
l’uno dell’altro. Negli anni della guerra il vegliardo Strauss si rifugia nel privato e, artisticamente, si nutre della bellezza immacolata,
rasserenante, atemporale del classicismo e del rococò, mettendo a nudo la professionalità di stampo artigianale del suo gaio atelier
d’artista in lavori (come il Concerto n. 2 per corno, Metamorphosen, il Concerto per oboe e il Duetto-Concertino) di scrittura limpidissima, frusciante, sofisticata, pervasi di nostalgia e di emozione struggente che si cristallizza in un sublime manierismo volteggiante
nell’aria. «Sono soltanto schegge uscite dall’officina di un vecchio, forse con l’unico desiderio di divertire», disse Strauss a proposito
del Duetto-Concertino per clarinetto, fagotto, orchestra d’archi e arpa scritto nel 1947 su commissione dell’Orchestra della Radio
Svizzera Italiana e del suo direttore Otmar Nussio. La composizione, suddivisa nei movimenti «Allegro moderato», «Andante» e Rondò
legati l’un con l’altro, racconta in note una storia. Quella di una bella principessa corteggiata da un orso molesto che le danza intorno,
spaventandola. Ma anche la fanciulla si mette a ballare. Senza sosta. Finché l’animale non si tramuta in principe fascinoso. Così, perlomeno, la illustrava Strauss all’amico Hugo Burghauser, fagottista dell’Opera di Vienna cui il Duetto-Concertino è dedicato. Invece in
una lettera a Nussio l’autore diceva di essersi ispirato a una fiaba di Hans Christian Andersen con protagonisti una principessa (tema
del clarinetto) e un mendicante (tema del fagotto). Comunque di entrambe le storie non vi è traccia nella partitura a stampa; forse si
trattava semplicemente di un divertissement privato fra Strauss e i suoi interlocutori.
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-91) scrisse una cinquantina di arie per voce e orchestra. Alcune su commissione diretta dei cantanti,
per essere presentate in concerto; altre per sostituire, nella ripresa di melodrammi propri o altrui con cast diversi da quelli della
première, arie che il cantante di turno non poteva o non voleva più eseguire. Mozart preparò «Non temer, amato bene» per la ripresa
viennese (uno spettacolo privato con cantanti non professionisti) del suo Idomeneo, l’opera seria scritta una manciata di anni prima
su commissione della corte di Monaco. Il pezzo, da collocare al principio dell’atto secondo, sostituisce la scena che in quella versione
era affidata ad Arbace, il confidente del re. Questa invece, una dichiarazione d’amore eterno alla donna prediletta, a cantarla è Idamante, figlio del protagonista destinato dal padre a essere sacrificato al dio Nettuno che, se nella versione di Monaco era un castrato,
a Vienna diventa tenore. Nell’aria è richiesto in violino obbligato. L’autografo dell’altra pagina in programma stasera, il recitativo e aria
«Misera, dove son?» – «Ah, non son io che parlo», su versi tratti dall’Ezio di Metastasio, porta la data del 6 marzo 1781. Venne scritta
a Monaco dopo il debutto di Idomeneo per la contessa Josepha Baumgarten, un soprano dilettante capace, comunque, di cimentarsi
anche nelle agilità.
A partire dal 1757, e per quasi quarant’anni, Franz Joseph Haydn (1732-1809) compose 107 sinfonie, portando questo genere dall’originaria libertà strutturale, derivatagli dal concerto grosso barocco, a una cristallizzazione formale che sarà modello per tutte le sinfonie
classico-romantiche. La numero 35 in si bemolle maggiore fu completata il 1° dicembre 1767. Probabile che abbia avuto il suo battesimo
a Esterháza, «Versailles d’Ungheria», il palazzo fatto costruire dal principe Nicolaus Esterházy, datore di lavoro di Haydn. Gli Esterházy
erano la dinastia più ragguardevole dell’impero austriaco dopo gli Asburgo, perciò Nicolaus (detto «il Magnifico» per la munificenza
nel finanziare le arti) volle per sé un palazzo degno del suo rango, sia pure in una zona molto distante dalla capitale dello stato, per
trascorrervi la gran parte dell’anno. La Sinfonia comincia con un «Allegro di molto» fresco e scattante, intorbidato nella parte centrale
da chissà quali crucci, tuttavia fuggevoli. L’«Andante» fa a meno di oboi e corni presenti in tutti gli altri movimenti, lasciando emergere
la cantabilità rassicurante degli archi. Il «Minuetto» recupera gli strumenti a fiato: solo nel Trio li fa zittire un attimo. Il «Presto» finale
forse Haydn lo scrisse per dare il benvenuto a Nicolaus di ritorno da un viaggio alla corte francese dove aveva avuto modo di prendere
spunto dall’architettura e dagli arredi di Versailles per il suo palazzo.
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new press photo firenze
Museo Orsanmichele, 1° piano
Giuseppe Andaloro suona in Orsanmichele
Giuseppe Lanzetta dirige i Berliner Sinfoniker nella Grossen Saal della Berliner Philarmonie
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Ai titolari della
Carta giò Io Studio a Firenze
il biglietto di ingresso
avrà il costo di € 5
Ai possessori della Firenze Card sconto del 15% sul
biglietto d’ingresso, oppure possibilità di acquistare 3
biglietti interi al prezzo di due. To 15% of the holders of the Firenze Card discount on
the entrance fee, or ability to purchase 3 adult tickets
for the price of two.
Giuseppe Lanzetta e Ennio Morricone provano con l’Orchestra Sinfonica A. Corelli del Conservatorio di Messina
al Teatro Greco Romano di Taormina. Giugno 2008. Consegna dei nastri d’argento per il Cinema italiano
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Giuseppe Lanzetta e Ennio Morricone provano con l’Orchestra Sinfonica A. Corelli del Conservatorio di Messina
al Teatro Greco Romano di Taormina. Giugno 2008. Consegna dei nastri d’argento per il Cinema italiano
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Il Maestro Zubin Mehta ospite di “Toscana Musica e Arte” della banca CR Firenze, Intesa S. Paolo.
FABRIZIO BEGGI
Baritono. Ha intrapreso lo studio del Fagotto sotto la guida del M° Paolo Carlini diplomandosi nel 1999 con il massimo dei voti presso l’Istituto Musicale “P. Mascagni” di Livorno. Ha
conseguito il Konzertdiplom con il massimo dei voti e la Lode presso l’Accademia Musicale
di Basilea sotto la guida del M° Sergio Azzolini. Collabora regolarmente con diverse
Orchestre tra le quali Orchestra Regionale Toscana, Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari,
Orchestra Sinfonica di Savona. Ha approfondito lo studio del fagotto barocco con il M°
Alberto Grazzi. Dal Gennaio 2009 ha intrapreso lo studio del canto sotto la guida del
baritono Giovanni Mazzei. Ha studiato presso L’Accademia Musicale di Santa Cecilia di
Portogruaro sotto la guida del Maestro Claudio Desderi con il quale ha debuttato nel ruolo
di Leporello nel Don Giovanni di Mozart. Studia sotto la guida del Maestro Roberto
Scaltriti ed inoltre si sta perfezionando con il celebre baritono Carlo Meliciani. Nel Marzo
2011 è stato selezionato per il ruolo di Amonasro per il progetto “La Fiaba di Aida”
dall’Aida di G. Verdi in collaborazione con il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Nell’Agosto del 2011 ha vinto
l’audizione
indetta dal Teatro
di Genova
formazione
Studio,
audizione
alla
Lyrique (Aix-en-Provence)
con Carlo
solisti Felice
vento MCO
sono per
statelatrasmesse
alla dell’Ensemble
radio France 3Opera
e ha avuto
recensioni
pubblipochi artisti
a partecipare
per celebrare
anniversario
che di hanno
maggiorpartecipato
successo. Nel
è stato
uno deiGrazie
quale
più2012
di 700
candidati.
all’Ensemble
ha potuto
debuttare
presso ilIvry
C. Gitlis
Felicenella
nel
Salle Pleyel accanto
a M.Argerich,
M.Vengerov,
A.Suwanai,
Maria
Meerovitch
è apparsa
come
solista con
Campanello
di Donizzetti
(Don Annibale
Pistacchio),
nel S.Nakariakov.
Gianni Schicchi
di Puccini
(Marco
e Maestro
Spinelloccio)
tutto ilemondo
tra cui
Orchestra,
Schleswig-Holstein
Festival
anumerose
fianco diorchestre
Rolando in
Panerai
Juan Pons,
inTaiwan
Oz on National
the road Symphony
prima assoluta
scritta
per il Carlo Felice
(Zio Orchestra,
Henry).
Nordic Symphonie
la English
Chamber Orchestra,
Mannheimer
Philharmoniker,
Negli ultimi
sua pasSempre
presso lo Orchestra,
stesso teatro
ha partecipato
alla produzione
Romeo
et Juliette diecc.
Gounod
(Le anni
Duc)lasotto
la
sione per l'insegnamento giovani musicisti ha portato Maria verso gli Stati Uniti, Germania, Sud Africa e Belgio, dove ha
direzione
deldiMaestro
Luisi
e con Andrea
Bocelli.
tenuto
corsi
master
e
ha
lavorato
su
uno
studio
sul
trattamento
dei
pianoforte
tendinite
relativa
basata
sul
lavoro
del
Il Maestro Zubin Mehta ospite di “Toscana Musica Gustav Leonardht con Giuseppe Lanzetta prima del
Gustav
Leonardht
con Giuseppe Lanzetta prima del concerto di settembre 2011
suoospite
maestro
leggendario
Zubin Mehta
di
“Toscana
Musicacr
e MRFreindling.
Arte”
della banca
CR Firenze,
Intesa
S. Paolo.concerto
e Arte”
della
Banca
firenze,
Intesa
S. Paolo
di settembre 2011
25
RICCARDO SANDIFORD
Nato a Firenze nel 1967, si diploma in pianoforte nel 1987 con la menzione d'onore e in
musica vocale da camera nel 2003 con la lode presso il Conservatorio Luigi Cherubini di
Firenze. Frequenta la classe di composizione di Salvatore Sciarrino dal 1988 al 1991 e di
Rosario Mirigliano dal 2000 al 2004. Inoltra si perfeziona presso l’ Accademia Chigiana di
Siena con P. Badura Skoda e Michele Campanella, presso la Scuola di Musica di Fiesole con
il Trio di Trieste e con i pianisti Murray Perhaja, Charles Rosen, Aldo Ciccolini e Bruno
Canino agli Amici della Musica di Firenze. Allievo di Antonio Bacchelli, si distingue vincendo
diversi concorsi nazionali, fra i quali il F. Schubert di Torino, il Concorso Città di Roma e in
particolare risultando secondo alla Selezione italiana "Giovani musicisti europei" indetto
dalla RAI. In seguito si esibisce in qualità di solista per importanti associazioni musicali italiane come la Società dei Concerti di Milano, Estate fiesolana, Centro Busoni di Empoli,
Orchestra da Camera Fiorentina, Teatro Bibiena di Mantova, associazione Angelo Mariani
per Ravenna Musica 2010 al Teatro Alighieri. La sua attività si estende anche all'estero e Sandiford si esibisce, sempre come solista, in Russia, Giappone, Germania (tra cui citiamo la prestigiosa Kammermusiksaal della Philharmonie
di Berlino), Svizzera, Spagna, Turchia e Francia. Tra le collaborazioni più interessanti ricordiamo quella con il violinista Ilya Grubert, il primo flauto dei Berliner Philharmoniker Andras Blau, e i Fiati del Maggio Musicale Fiorentino.
Ha inciso per la casa discografica Bongiovanni un cd con musiche pianistiche di Respighi, Pizzetti e Alfano, regolarmente trasmesso dalle più importanti radio italiane (tra le quali RADIOTRE) ed estere, ottenendo critiche positive sia in Italia che all’estero. E’ docente presso il Conservatorio di Parma.
David Garrett con Giuseppe Lanzetta nella Chiesa di Orsanmichele eseguono il Concerto di Beethoven Settembre 2011
Fabrizio Francia si è diplomato in violino al Conservatorio di Torino e in composizione a Piacenza. Attualmente collabora con
quelle del Teatro Regio di Parma, del Teatro Coccia di Novara, con
la Camerata Ducale di Vercelli,
con Milano Classica, con l'Orchestra Associazione Musicisti Italiana con la quale partecipa a tra25
smissioni tv e incide basi strumentali per cd di cantautori italiani (Branduardi, Renga, Nomadi). Dal 1999 è concertino dei
secondi violini nell'Orchestra Filarmonica Italiana di Piacenza. Ha composto musica da camera per varie formazioni, per banda
e per spot pubblicitari. Il suo pezzo L’isola è stato eseguito ad Anversa dalla Royal Philharmonic Orchestra di Londra. Come
arrangiatore ha lavorato per spettacoli televisivi, per il teatro, per Andrea Bocelli e gli Avion Travel. Tre minuti è stato composto originariamente per quintetto di fiati, in seguito trascritto per altre formazioni compresa l'orchestra d'archi. Il titolo si deve
alla richiesta del committente, un direttore d'orchestra romano, che voleva un lavoro che non durasse più di tre minuti.
le Giuseppe
orchestre
dei Pomeriggi
Musicalididisettembre
Milano e2011
Cantelli, con
onardht con
Lanzetta
prima del concerto
La precocità di Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809-47) si manifestò in campo musicale e non solo. Non ancora adolescente
parlava già diverse lingue, conosceva il greco e il latino, dipingeva con talento acquerelli e suonava così bene il violino e il pianoforte che da subito gli fu predetto un avvenire artistico luminoso. A undici anni cominciò a studiare composizione con
Friedrich Zelter, direttore della Singakademie di Berlino nonché consigliere musicale di Goethe, cui nel 1821 Mendelssohn fu
presentato. Scrisse allora il poeta a Zelter: «I doni di fantasia di questo ragazzo, la sua facilità nella lettura a prima vista hanno
qualcosa di prodigioso, e non l'avrei mai creduto possibile in un ragazzo così giovane. Si può confrontare il tuo allievo al piccolo Mozart per ciò che ha realizzato: Felix ha il linguaggio di un adulto e non i balbettamenti di un bambino». I suoi primi
lavori (opere comiche, quartetti e musica da camera varia, concerti, Lieder) mostrano un ragazzo instancabile e straordinariamente interessato a ogni genere di musica presente o passata. Come modelli ha non soltanto i coevi Rossini, Weber, Cherubini,
Spontini e Auber
(conosciuti
assiduamente
le sale
da concertoCarbonare
e l'Opera),durante
ma, a ritroso,
Haydn, Mozart,
Haendel,
Francesco
di Rosa,
Alessionfrequentando
Allegrini, Francesco
Bossone
e Alessandro
l’esecuzione
della Sinfonia
Bach,
Palestrina.
Erano questi
gli
esempi Francesco
cheSanto
gli additava
il al
mastro.
Ilnel
Concerto
in re minoredurante
per violino
e archi, databile
Francesco
didi Rosa,Alessio
Allegrini,
Bossone
e Alessandro
l’esecuzione
dellaal 1822,
concertante
Mozart
nell’Auditorium
di
Stefano
Ponte
2011 Carbonare
precede
quasi vent'anni
il fratello piccolo
(eppure ben
più grande
e compiuto
risultato: vero e proprio capolavoro) in
Sinfonia diconcertante
di W.A.Mozart
Auditorium
di santo
Stefano
al Ponte ilnel18/10/2011
50
mi minore. Questo in re, che a differenza del successivo non richiede particolari abilità virtuosistiche neanche nel finale scin33 Il manoscritto è rispuntato fuori soltanto nel dopoguerra, e
tillante, porta la dedica al suo maestro di violino Eduard Rietz.
Sabato 24 Settembre
MUSEO DI STORIA NATURALE DEL MEDITERRANEO Via Roma, 234 LIVORNO
Domenica 25 e Lunedì 26 Settembre
museo di orsanMichele Via Calzaiuoli FIRENZE
Orchestra da Camera Fiorentina
Direttore e Sassofono MARIO MARZI
“SAX IN THE CITY”
P. Iturralde
Suite Hellenique (arr. P. Zannini)
R.GallianoViaggio
G.MulliganPortraits (arr. Giorgio Babbini)
F.Richter
A. Piazzolla
C.Gardel
J.Girotto
E. Nazareth
Canto Negro
“Tango Suite” Esqualo- Oblivion- Libertango
Por una Cabeza
Madres de plaza de Mayo (arr S. Marzi)
Cavaquino (arr. S. Marzi)
MARIO MARZI Vincitore di 9 concorsi nazionali e 4 internazionali, ha tenuto concerti
in veste di solista con le più importanti orchestre sinfoniche: Orchestra Sinfonica RAI di
Torino, Accademia naz. di Santa Cecilia, Arena di Verona, Teatro Comunale di Firenze, Teatro
alla Fenice di Venezia, Orchestra della Svizzera Italiana, Caracas Symphony Orchestra, ecc.
Di particolare prestigio la sua ventennale collaborazione con il “Teatro Alla Scala” di Milano
e la Filarmonica della Scala sotto la direzione dei maggiori direttori contemporanei: R.
Muti, C. M. Giulini, G. Prètre, L. Maazel, L. Berio, R. F. de Burgos, S. Bychkov, G. Sinopoli, C.
Abbado, W. Sawallisch, M. W. Chung, R. Chailly, D. Harding, G. Dudamel ecc. Più volte scelto
dal M. Riccardo Muti in seno alla compagine scaligera per ruoli solistici, viene allo stesso
modo invitato dal M. Zubin Mehta per le tournée dell’orchestra del “Maggio Musicale Fiorentino”. Numerose le partecipazioni ai maggiori festival musicali nazionali e internazionali
come Salisburgo, Atene, Madrid, San Pietroburgo, Città del Messico, Biennale di Venezia,
Settembre Musica, La Scala di Milano, Accademia Filarmonica di Roma, Ravenna Festival,
ecc. Molteplici anche le sue esibizioni nelle sale e nei teatri più prestigiosi: Carnegie Hall di
New York, Suntory Hall di Tokyo, Gewandhaus di Lipsia, Musikverein di Vienna, Schauspielhaus di Berlino, “Lacma” Museum di
Los Angeles, Teatro Nazionale di Pechino, Parlamento Europeo di Bruxelles, Sala Ciajkovskij di Mosca, Liceu di Barcellona ecc. A
lui sono dedicate alcune delle opere più significative destinate al sassofono contemporaneo. Ha inciso per le case discografiche
BMG, Sony Classic, EMI, Edipan, Stradivarius, Agorà, registrando inoltre per Amadeus, in qualità di solista con l’Orchestra G.
Verdi di Milano e la direzione del M. H. Schellenberger, un CD monografico con i più importanti concerti per sax e orchestra,
prima assoluta per l’Italia, ora internazionalmente distribuito dalla ARTS di Monaco. E’ endorser del marchio Rico. Docente di
sassofono al conservatorio G. Verdi di Milano, tiene corsi di perfezionamento e masterclass ad Oporto, Amsterdam, Lisbona,
Francoforte, Pechino, Washington, Londra, Vienna e Caracas nell’ambito del progetto Abreu (El sistema) e per il conservatorio
di Sydney. Membro della giuria nelle maggiori competizioni per saxofono, fra cui quella di Dinant nel 2010, è responsabile per
l’Italia della Gerry Mulligan Publisher. E’ inoltre autore di diverse partiture didattiche per la Carisch. Il suo libro Il Saxofono (Zecchini Ed.) è stato pubblicato nell’ottobre 2009.
51
Il meraviglioso chiostro del Museo Nazionale del Bargello
Giovanni Sollima in Orsanmichele
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Domenica 9 e Lunedì 10 Ottobre
museo di orsanMichele Via Calzaiuoli FIRENZE
Orchestra da Camera Fiorentina
Direttore
Pianoforte
PAOLO BIANCALANA
YLIA KIM
A. Giglioni
Hipogeum - prima escuzione assoluta
W.A.Mozart
Concerto in La maggiore K414
Allegro, Andante Rondò, Allegro
W.A.Mozart
Sinfonia in Sol minore N° 25 K 183
Allegro con Brio, Andante, Menuetto, Allegro
PAOLO BIANCALANA Nato nel 1962, si è diplomato in pianoforte con A. Dell’Arsina e in composizione
con P. Rigacci all’Istituto L. Boccherini di Lucca col massimo dei voti.
Ha studiato direzione di coro presso la Fondazione G. D’Arezzo con i maestri R. Gabbiani, R. Clemencic
e direzione d’orchestra con P. Bellugi, F. Gallini e M. Balderi.
Ha conseguito la Laurea specialistica in Direzione d’Orchestra presso il Conservatorio Cherubini di
Firenze sotto la guida del M°A. Pinzauti.
Accanto all’attività di direttore di coro svolge un’intensa attività concertistica come direttore d’orchestra
che lo ha portato a collaborare in Italia ed all’estero con numerosi complessi sinfonici, partecipando
ad importanti stagioni e festival.
ILIA KIM Nata a Seoul, inizia a quattro anni gli studi musicali in patria. A undici anni debutta con un recital
nel Sae Jong Arts Centre della sua città natale, che le conferisce un premio per fanciulli eccezionalmente
dotati, assegnandole una borsa di studio per recarsi all’estero Nel 1988 si iscrive nella Hochschule der
Künste di Berlino, diplomandosi nel 1994 col massimo dei voti. Segue quindi i corsi per concertisti al
Mozarteum di Salisburgo, alla Hochschule für Musik und Theater di Hannover e all’Accademia Pianistica
di Imola, dove si dedica anche al fortepiano. Dopo aver iniziato l’attività concertistica in Corea, suona in
Germania, negli Stati Uniti (debutto nel 1994 nella Carnegie Hall di New York), in Austria, Francia, Svezia,
Finlandia, Olanda, Romania, Croazia, Polonia, Portogallo, Messico, Brasile, Italia, Cina, partecipando fra
l’altro al Musik Festival dello Schleswig-Holstein, alle Holland Music Sessions, al Festival di Dubrovnik, al
Festival Pianistico Internazionale “Arturo Benedetti Michelangeli” di Brescia e Bergamo (nel 2002, 2004,
2010 e 2011) e ai Tiroler Festspiele di Erl (dal 2000 al 2005). Ha suonato con l’Orchestra Filarmonica di
Seoul e con l’Orchestra della Radio Nazionale di Corea, con l’Orchestra Filarmonica “Enescu”, con l’O.F.U.N.A.M di Città del Messico, l’Orchestra Filarmonica di Greensboro, l’Orchestra Sinfonica di Fairbanks, l’Orchestra della Istituzione Sinfonica Abruzzese,
l’E.A.O.S.S di Palermo, l’Orchestra del Teatro Massimo “Bellini” di Catania, l’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo, l’Orchestra
Haydn di Bolzano, l’Orchestra Sinfonica di San Remo, l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano, l’Orchestra della Fondazione
Arena di Verona, l’Orchestra Sinfonica di Roma, la China Philharmonic Orchestra di Pechino, la Guangzhou Symphony Orchestra,
la Shanghai Oriental Symphony Orchestra, la Dortmunder Philharmoniker, la Filarmonica Szymanowski di Cracovia, l’Orchestra
del Teatro Nazionale Claudio Santoro di Brasilia, l’Orchestra Sinfonica Portoghese, ecc. ecc. Alcuni di questi concerti sono stati
trasmessi in diretta dalle radio e televisioni nazionali di Corea, Romania, Germania, Messico, Italia, Portogallo (concerto effettuato
il 25 gennaio 2007 nel Pavilhão Atlântico, con 9 mila spettatori, organizzato da Josè Cura). Dal 1998 risiede in Italia. Ha suonato
a Torino (Unione Musicale), Milano (Società dei Concerti), Palermo (Amici della Musica), Roma (Quirinale) e in molte altre città
italiane, anche con programmi a tesi. Nell’Ottobre del 2001 ha preso parte a Catania con Andrea Bocelli e Sandro De Palma, sotto
la direzione di Donato Renzetti, alla prima esecuzione assoluta di “…malinconia, ninfa gentile” per canto, due pianoforti concertanti e orchestra d’archi di Azio Corghi, che successivamente ha dedicato a lei e a De Palma la suite …Di bravura tratta da questa
composizione. Di “…malinconia, ninfa gentile” è stata pubblicata, a cura della Presidenza del Senato d’Italia, la registrazione in disco.
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NOTE DI SALA
Alberto Giglioni è nato a Firenze, dove ha compiuto gli studi musicali al Conservatorio «Cherubini» diplomandosi in composizione, direzione d’orchestra e musica corale con i maestri Carlo Prosperi, Riccardo Luciani, Alessandro Pinzauti, Albino Varotti.
E’ risultato vincitore del concorsi A.Gi.Mus. di Lecco con la Passacaglia per organo (2001), del secondo premio per la didattica
musicale «Città di Pontremoli» (2003), del primo premio al Concorso internazionale di composizione «Ve.Ri.Do» (2006), del
diploma d’onore al «Tim-Torneo internazionale di musica» con Impulsus per archi (Roma, 2010). Sue composizioni sono state
eseguite spesso dall’Orchestra da Camera Fiorentina. «Il titolo del brano Hypogeum (sotterraneo, criptico…) si riferisce soprattutto
alla cellula ritmica che appare d’improvviso al basso, imponendosi, quasi subito, su tutti gli archi e dando origine al propulsivo
secondo episodio», spiega l’autore. «La serie dodecafonica (prima e ultima parte) che compare stratificata nelle nove parti divise
degli archi, si sovrappone nell’episodio centrale creando un contrasto dinamico strutturale fra le due idee. La cellula ritmica
“sotterranea”, citata poc’anzi, riappare più volte nel corso della composizione, quasi a volersi imporre di nuovo, ma svanirà a poco
a poco fino al dissolvimento, sul cluster dei violini, del Tutto».
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-91) concepì i tre Concerti per pianoforte e orchestra K. 413, K. 414 e K. 415 nell’anno 1782, uno
di seguito all’altro, cominciando proprio da questo in la maggiore eseguito oggi. Si trovano tutti e tre, secondo la descrizione
che ne diede l’autore, «a metà strada fra il troppo difficile e il troppo facile, molto brillanti, gradevoli all’orecchio, naturalmente senza cadere nella vacuità». In particolare, su gran parte del K. 414 aleggia l’ombra del più giovane dei figli di Bach, Johann
Christian, morto quarantaseienne il giorno di Capodanno di quell’82. Mozart fanciullo, che l’aveva conosciuto a Londra, vi aveva
suonato assieme e gli era debitore di non pochi consigli. Tutto il Concerto – che l’autore apprezzava molto e probabilmente
suonava spesso, come dimostra l’esistenza di due cadenze originali per ciascun movimento, caso unico tra i concerti mozartiani
– si muove entro i confini di un’architettura levigatissima e di sonorità morbide. Così il vaporoso primo tempo, «Allegro», e il
rondò conclusivo, un «Allegretto» dall’espressività compiaciuta e misurata malgrado l’allegria un poco plebea preannunciata
al principio dall’orchestra, poi subito smorzata. Intimamente meditativo il movimento lento, il cui tema principale (omaggio
alla memoria di Johann Christian) deriva dall’ouverture che il «Bach di Londra» aveva composto un ventennio addietro per una
rappresentazione dell’opera La calamità dei cuori di Baldassare Galuppi.
Solo due volte viene toccato il modo minore nel catalogo sinfonico di Mozart, e in lavori scritti a quindici anni di distanza l’uno
dall’altro. Sol minore è la tonalità d’impianto delle sinfonie K. 183 e K. 550. Ma non è l’unica affinità tra le due partiture, tanto
diverse nelle proporzioni eppure apparentate anche da una rete fitta di rimandi tematici, timbrici, ritmici, nonché dal colore
generale. La “piccola” Sinfonia K. 183 fu terminata a Salisburgo il 5 ottobre 1773. Nell’orchestra dell’arcigno principe arcivescovo
Colloredo, Mozart ricopriva la carica di Konzermeister, primo violino, e fra gli obblighi del suo impiego vi era pure quello di
scrivere sinfonie. Nel marzo precedente il giovane compositore e il padre Leopold erano rientrati in città dopo cinque mesi di
soggiorno in Italia, il terzo in una manciata d’anni. D’estate, poi, erano ripartiti alla volta di Vienna, però il viaggio si era rivelato
infruttuoso sul piano professionale dato che Wolfgang non aveva potuto ottenere l’agognato posto nella cappella imperiale.
Tuttavia, proprio durante la breve permanenza nella capitale asburgica, aveva fatto conoscenza dei quartetti di Haydn, la cui
stringente logica costruttiva non l’aveva lasciato indifferente. Con la K. 183 Mozart raggiunge il suo primo, sublime risultato
maturo nel campo della sinfonia. Notevole, a parere del musicologo Giovanni Carli Ballola, per «la complessiva concezione di
una dialettica sonatistica che ha scoperto nel principio, squisitamente “drammatico”, della transizione da un periodo all’altro
del discorso (in virtù di una dinamica complessa, fatta di eloquenti raccordi tematici, contrasti fonici e/o timbrici, impennate o
ripiegamenti cromatici) un elemento progressivo di decisiva importanza per il cammino futuro del compositore». Quest’opera
può essere ascritta a buon diritto al protoromanticismo e venir dunque letta come prodotto della crisi in atto nella musica
austriaca attorno al 1770 per via dell’infiltrazione di caratteri «Sturm und Drang». Ciò che porta nobiltà, grandezza e tono affermativo tipici delle sinfonie in modo maggiore a tradursi, nel minore, in atmosfere più pessimistiche e tormentate. Come qui
risalta con chiarezza all’ascolto degli Allegri estremi nei quali le frasi si susseguono concitate.
Piazza S. Spirito, autunno in piazza
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Aldo Ciccolini solista con l’Orchestra da Camera Fiorentina al Teatro della Pergola per celebrare i 30 anni di attività
A fronte delle dieci sinfonie accolte ufficialmente nel catalogo (numerate da 0 a 9, quest’ultima incompiuta) e del cospicuo
impegno nella musica sacra, la produzione cameristica dell’austriaco Anton Bruckner (1824-96) è quantitativamente assai limitata. Composto nel luglio 1879 e dedicato al duca Max Emanuel di Baviera, il Quintetto in fa maggiore per archi è dunque
un’opera quasi solitaria, «straordinaria per la continua provocazione sinfonica, come castigata in una sonorità e in un accento
più raccolto e distesamente riflessivo» (Martinotti). Un ponte fra il Beethoven tardo e Schönberg, nel quale il cromatismo e
la modernità del linguaggio armonico convivono con il processo di variazione continua e con un fitto lavorio polifonico. Del
Quintetto, stasera viene eseguito il movimento lento, «Adagio», considerato una vetta dell’arte bruckneriana: uno dei suoi temi
si ripresenterà nell’«Adagio» della Settima sinfonia.
IlOrchestra
folto pubblcio
cheFiorentina
frequentaalla
i concerti
nell’Auditorium
di Santo Stefano al Ponte Vecchio
da Camera
riapertura
del Forte di Belvedere
37
55
Domenica 16 e Lunedì 17 Ottobre
AUDITORIUM DI SANTO STEFANO AL PONTE Via Por Santa Maria (PONTE VECCHIO) FI
Orchestra da Camera Fiorentina
Direttore
Pianoforte
GIUSEPPE LANZETTA
BRUNO CANINO
F. Torri
The Awakening Perception - prima esecuzione assoluta
Concerto per Pianoforte e Orchetsra KV499 n° 14 in Mi bem maggiore
W.A. Mozart
E. GRIEG
W.A. Mozart
Allegro, Allegro assai
Holber’s suite
Sinfonia K202 n° 30 in Re maggiore
BRUNO CANINO nato a Napoli, ha studiato pianoforte e composizione al Conservatorio di
Milano, dove poi ha insegnato per 24 anni; e per dieci anni ha tenuto il corso di pianoforte,
e musica da camera al Conservatorio di Berna. Come solista e pianista da camera ha suonato nelle principali sale da concerto e Festivals europei, in America, Australia, Giappone,
Cina. Suona in duo pianistico con Antonio Ballista, e collabora con illustri strumentisti
come Accardo, Ughi, Amoyal, Itzahk Perlman, Krylov. E’ stato dal 1999 al 2002 direttore
della Sezione Musica della Biennale di Venezia. Si è dedicato in modo particolare alla
musica contemporanea, lavorando, fra gli altri, con Pierre Boulez, Luciano Berio, Karl-Heinz
Stockhausen, Georgy Ligeti, Bruno Maderna, Luigi Nono, Sylvano Bussotti, di cui spesso ha
eseguito opere in prima esecuzione.
Ha suonato sotto la direzione di Abbado, Muti, Chailly, Sawallisch, Berio, Boulez, con Orchestre come La Filarmonica della Scala, Santa Cecilia, Berliner Philarmoniker, New York
Philarmonia, Philadelphia Orchestra, Orchestre National de France. Numerose le sue registrazioni discografiche: fra le più recenti ricordiamo Bach Variazioni Goldberg, l’integrale
pianistica di A. Casella, ed ha iniziato quella di C. Debussy di cui sono usciti I primi due CD (Stradivarius). Ha tenuto masteclass
per pianoforte solista e musica da camera, in Italia, Germania, Giappone, Spagna, e partecipa al Marlboro Festival negli Stati
Uniti da più di venticinque anni. Attualmente insegna all’Istituto Música de Cámara a Madrid. Il suo libro “Vademecum del
pianista da camera” è edito da Passigli.
NOTE DI SALA
Federico Torri (1992) si avvicina alla musica con il pianoforte per poi passare al basso elettrico, diplomandosi all’Accademia Lizard di Fiesole. Terminato il liceo, inizia a studiare composizione alla Scuola di musica di Fiesole con Andrea Portera. I suoi brani
sono stati eseguiti da Orchestra Sinfonica di Sanremo, Pomeriggi Musicali di Milano, Orchestra da Camera Fiorentina. Nel 2013
viene selezionato come finalista al Concorso internazionale di musiche da film “Mario Nascimbene Award” e nel 2014 segue il
corso di perfezionamento in composizione di musica per film all’Accademia Chigiana con Luis Bacalov. Ha composto inoltre le
musiche per uno spettacolo su Pinocchio all’interno della rassegna “Suoni Riflessi” e per uno spettacolo comico con Paolo Hendel. Nel 2016 scrive anche per la Biennale di Venezia. The Awakening Perception, spiega Torri, «si ispira alla ripresa di coscienza
e consapevolezza, il graduale risveglio dei sensi che segue dopo una fase di assenza da sé stessi».
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) dedicò il Concerto in mi bemolle maggiore K. 449 per pianoforte e orchestra, terminato
il 9 febbraio 1784, all’allieva Barbara von Ployer detta Babette, figlia strumentalmente ben dotata del rappresentante diplomatico salisburghese a Vienna. «E’ un concerto di tipo particolare, più indicato per una piccola orchestra che per una grande», ne
scriveva l’autore al padre. Un’orchestra tanto piccola – gli oboi e i corni sono ad libitum – da potersi addirittura sgonfiare fino
a trasformarsi in quartetto d’archi. I suoi tre movimenti non potrebbero essere tra loro più differenti. Drammatico, dal piglio
eroico, il primo, insolitamente in metro ternario, basato sulla vigorosa contrapposizione timbrica e psicologica tra solita e orchestra, dialogo pulsante tra due entità gagliarde e combattive collocate sullo stesso piano. Pervaso quasi di intima religiosità
l’«Andantino» successivo illuminato di premonizioni romantiche in quel suo girovagare armonico, imprevedibile e ricercato.
Guarda invece al passato barocco l’«Allegro ma non troppo» conclusivo, in forma di rondò, con il refrain aguzzo e buffonesco
che ogni volta si presenta arricchito di varianti ritmiche e abbellimenti sempre differenti. Qui tutto si regge sul contrappunto,
su una frantumazione imitativa serrata eppur trasparente che nel suo incedere inarrestabile oppone la mano destra alla sinistra
e tutte, e due alla compagine orchestrale. Fino alla scoppiettante accelerazione ritmica e metrica della stretta finale.
Per Edvard Grieg (1843-1907) gli anni Ottanta furono talmente densi di impegni concertistici in giro per l’Europa da obbligarlo
a ridurre in modo drastico l’attività compositiva. La suite pianistica Dai tempi di Holberg (trascritta quasi subito per orchestra
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d’archi) prese forma nel 1884 durante una pausa di relax trascorsa nella natia Norvegia. La composizione, da Grieg stesso definita
«imparruccata», venne composta per celebrare il bicentenario della nascita di Ludvig Holberg (1684-1754), il più importante
rappresentate della letteratura norvegese e danese, nonché fondatore del teatro scandinavo. E’ costituita da cinque pezzi – Praeludium, Sarabande, Gavotte et Musette, Air, Rigaudon – che sembrano provenire da un barocco lontano osservato con sguardo
poetico e ricreato con fine sensibilità. Attraverso la trasparenza della strumentazione vi si manifestano strutture che rimandano
al barocco, l’eleganza e il lirismo delicati di un musicista che si trova a suo agio nelle piccole forme, e comunque in controluce
una solidità timbrica e costruttiva di matrice germanica («ho studiato a Lipsia e musicalmente sono del tutto tedesco», diceva
di sé Grieg). Come nell’antica suite, il «Preludio», qui tripartito, introduce le danze: la turgida «Sarabanda»; la «Gavotta» che ha
incastonata al suo interno una «Musette» dal basso a mo’ di cornamusa; l’«Aria» vibrante, pervasa secondo il critico musicale
Eduard Hanslick di «dolce malinconia, facile da placare», la cui melodia appare quasi tragica a causa dell’impiego di dissonanze
e abbellimenti frementi; l’eccitato «Rigaudon» finale, costruito con arguzia in uno stile squisito e ammiccante che pare preannunciare il distacco emotivo novecentesco del Pulcinella di Stravinskij.
Fra i doveri del giovane Mozart, Konzertmeister della cappella arcivescovile salisburghese, c’era anche quello di produrre musica sacra e lavori strumentali. L’orchestra aveva 33 elementi. Nascono per loro, tra l’ottobre 1773 e il novembre 1774, le quattro
Sinfonie K. 183, K. 201, K. 202 e K. 200. Le ultime due, peraltro, piuttosto sottovalutate dalla critica perché sembrano fare un
passo indietro rispetto alla lucida, matura modernità delle altre, attestandosi su una generica, spensierata, chiassosa brillantezza
molto debitrice allo stile di Michael Haydn, il fratello compositore del ben più noto Franz Joseph. In particolare nella K. 202 (in
re maggiore, datata 5 maggio 1774) sono stati percepiti come elementi rétro «una certa rilassatezza della forma» e l’eccessivo
«indulgere ad un certo gusto salisburghese a mezzo italianeggiante e mannheimer» (Carli Ballola). Ciononostante si tratta di
una partitura molto simpatica. Ricchi di buonumore si mostrano soprattutto i movimenti estremi. Il primo, «Molto allegro», in
agile metro ternario, è reso ancor più ammiccante, spensierato e ironico dal formicolare di trilli che ne pervadono esposizione
e ripresa. Assai tradizionale, invece, la condotta del pomposo, anacronistico «Andantino con moto» affidato ai soli archi (vi
tacciono quindi le coppie di oboi, di corni e di «trombe lunghe» richieste negli altri movimenti). Nel Menuetto, non privo di
aristocratico snobismo, lo spirito della danza viene turbato da inattese umbratilità. Il «Presto» finale, il cui primo tema si caratterizza per i giocosi ritmi puntati, sembra uscito fuori da un’opera buffa; singolarissima, poi, la conclusione della pagina, che
preferisce svaporare piuttosto che arrestarsi su un punto fermo.
Bruno Canino in Santo Stefano al Ponte ottobre 2013
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Lunedì 5 Dicembre
AUDITORIUM DI SANTO STEFANO AL PONTE Via Por Santa Maria (PONTE VECCHIO) FI
Celebrazione della Morte di W.A. Mozart
V Edizione 2016
Orchestra da Camera Fiorentina
Direttore GIUSEPPE LANZETTA
CORO HARMONIA CANTATA
Direttore del Coro RAFFAELE PUCCIANTI
Soprano
Contralto
Tenore
SABRINA BESSI
PATRIZIA SCIVOLETTO
GIAMPAOLO FRANCONI
BassoDIEGO COLLI
W.A. Mozart “Ave Verum”
Requiem in Re Min KV 626 per soli coro e orchestra
Introitus, Kyrie, Dies irae, Tuba mirum, rex tremendae, Recordare, Confutatis, Lacrimosa, Offertorium,
Domine Jesu, Hostias, Sanctus, Benedictus, Agnus Dei, Lux aeterna
SABRINA BESSI, PATRIZIA SCIVOLETTO, GIAMPAOLO FRANCONI, PAOLO PECCHIOLI vedi pag. 11/14
NOTE DI SALA
«Ave, verum corpus, natum e Maria virgine: / Vere passum, immolatum in cruce pro homine; cuius latus perforatum unda fluxit et sanguine. / Esto
nobis praegustatum in mortis examine». Pochi minuti di musica, 46 battute. Breve, anzi brevissimo il mottetto Ave verum corpus in re maggiore
K. 618 per coro a quattro voci, archi e organo scritto da Wolfgang Amadeus Mozart (1756-91). La genesi di questo capolavoro sacro, concepito di
getto il 17 giugno 1791, non ha a che vedere con una qualche istanza religiosa o spirituale. All’origine sta invece il desiderio di compiacere un amico:
Anton Stoll, direttore di coro parrocchiale a Baden, la cittadina termale frequentata dalla moglie del compositore. Niente di meglio delle parole
dello studioso mozartiano Wolfgang Hildesheimer per descrivere il pezzo: «Si tratta di musica grandiosa, testimonianza di infallibile intelligenza
drammatica e comprensione della materia, musica che prende vita come sempre dal proprio tema: due pagine ben scritte, senza errori, senza la
minima cancellatura; sublime evocazione “sottovoce”».
Nel luglio 1791 Mozart ricevette presso la sua casa di Vienna la visita di uno sconosciuto, agghindato in foggia piuttosto tetra, che gli commissionò una messa da requiem con la promessa di pagarla profumatamente. Per intanto forniva un lauto anticipo (il resto sarebbe stato liquidato a
lavoro ultimato) e imponeva la consegna del silenzio sul compito da svolgere. Il tizio era l’intendente del conte Franz von Walsegg zu Stuppach,
un nobile di provincia dilettante di musica, solito a spacciare musica altrui per propria. Nel caso specifico il conte intendeva eseguire la partitura mozartiana il 14 febbraio 1792 durante la cerimonia in suffragio della moglie scomparsa prematuramente. Le circostanze e l’oggetto della
commissione, insieme al fatto che il compositore sarebbe morto di lì a poco, non potevano non creare intorno al Requiem un’aura di lugubre
mistero che si è propagata fino a tempi recenti, anche grazie a una serie di testimonianze coeve che sottolineano come Mozart medesimo fosse
consapevole di star preparando la propria messa funebre. La composizione procedette a rilento. Non che Mozart vi si applicasse di malavoglia,
come qualcuno ha affermato, ma perché in quei mesi le urgenze maggiori erano di carattere teatrale, ossia l’elaborazione della Clemenza di
Tito e del Flauto magico. Al Requiem poté dedicarsi quasi a tempo pieno soltanto a partire da ottobre. Però il 18 novembre, nel corso di una
riunione alla loggia massonica cui era affiliato, Mozart si sentì male. Da allora fino al giorno del decesso, il 5 dicembre, dovette rimanere a letto.
Il 4, racconta la cognata, «al capezzale di Mozart vi era Süssmayr. Il noto Requiem giaceva sulla coperta e Mozart gli spiegava come, a suo parere,
dovesse completarlo dopo la sua morte». Ciò a dimostrazione che la partitura non era ancora compiuta. E dunque, quanto del Requiem che noi
oggi ascoltiamo è di paternità mozartiana? La vedova del compositore, Constanze, gliela accreditò integralmente consegnando così a Walsegg,
sia pure in ritardo di un anno, a fine 1792, quanto da lui richiesto: il Requiem «di Mozart», che in calce portava addirittura la firma falsificata
dell’autore. In realtà le attestazioni di autenticità della scaltra vedova miravano solo a riscuotere il compenso pattuito, che ovviamente non le
sarebbe stato versato se sulle modalità di redazione della partitura lei avesse detto la verità. In più, volendo sfruttare al massimo la situazione, la
vedova ne promosse esecuzioni e stampa, in entrambi i casi, peraltro, contravvenendo agli accordi presi con il committente che difatti minacciò
azioni legali. Tuttavia l’analisi filologica sui due manoscritti del Requiem pervenutici e le confessioni di Franz Xaver Süssmayr in occasione della
pubblicazione riescono a chiarire la questione. Ossia: l’unica pagina firmata interamente da Mozart è l’Introito (e dunque a lui si deve la scelta, poi
accolta dagli strumentatori in tutta la partitura, di limitare i legni a 2 fagotti e 2 corni di bassetto). Del Kyrie, della Sequenza (tranne il «Lacrimosa»)
e dell’Offertorio il compositore lasciò le parti vocali del coro e dei quattro solisti, oltre alla linea del basso numerato; del «Lacimosa» scrisse otto
battute; l’«Agnus Dei» venne abbozzato. Tutto il resto è dell’allievo Süssmayr, compresa l’orchestrazione cui, qua e là, collaborarono anche altri
dell’entourage mozartiano come Joseph Eybler e Franz Jakob Freystädtler. L’Introito è stilisticamente poliedrico: comincia con quello che è stato
definito uno «spettrale coro di morti» contrappuntistico sulle parole «Requiem aeternam», prosegue con il declamato drammatico su «Et lux
perpetua» e con possenti richiami bachiani su «Te decet hymnus», termina con la contrapposizione antifonale tra il gruppo di viole, fagotti, bassi
e quello dei violini su «Exaudi orationem meam». Il Kyrie si sviluppa come una doppia fuga corale dalla forte carica ritmica e cromatica, fondendo
le sezioni del testo liturgico (Kyrie I, Christe, Kyrie II) in un unico arco formale. La Sequenza si articola in sei episodi contrastanti che trascorrono
dal tellurico «Dies irae» al fiacco sviluppo del «Lacrimosa» opera di Süssmayr, passando attraverso il suggestivo «Tuba mirum» (l’idea di affidare un
assolo al trombone sarà farina del sacco di Süssmayr o suggerimento mozartiano?), i barocchismi del «Rex tremendae», l’anelito al trascendente
del «Recordare», la drammatica contrapposizione tra dannati e beati emergente dal «Confutatis». In ossequio alla tradizione, l’Offertorio viene
suddiviso in due sezioni: il «Domine Jesu Christe» dal quale, quasi senza avvedersene, prende forma la fuga «Quam olim Abrahae»; e il lirismo del
versus «Hostias et preces» dopo cui viene ripresa la fuga. Il Requiem si conclude con due pagine piuttosto deboli (Sanctus-Benedictus e Agnus)
e con un Communio che riutilizza pari pari la musica di Introito e Kyrie.
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Requiem nella Basilica di San Lorenzo
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I dischi dell’Orchestra da Camera Fiorentina sono in vendita presso
Alberti Nuova Spa
Via Borgo S. Lorenzo 45/49 r - Firenze - Tel. 055 294271 [email protected]
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requiem nella Basilica di San Lorenzo 5 dicembre 2015.jpg
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L’Orchestra da Camera Fiorentina al Teatro Comunale di Firenze
EnsambleBlau
dell’Orchestra
dell’Accademia
Andreas
con Giuseppe
Lanzetta di Santa Secilia diretta da Giuseppe Lanzetta al Bargello il 21 Luglio 2011
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Panoramica del Museo di Orsanmichele al primo piano
Il Museo di Orsanmichele durante i concerti
Zubin Mehta, Luciano Nebbia, Pinchas Zukerman, Giuseppe Lanzetta presso l’auditorium “Cosimo Ridolfi” della
Banca CR Firenze, Intesa S. Paolo dopo il concerto dei Zukerman Chamber Players.
I Concerti sono realizzati
in collaborazione con il
Si ringrazia inoltre per l’ospitalità
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Premio “Il bel San Giovanni” al maestro Giuseppe Lanzetta per la musica, ediz. 2015
Si ringrazia inoltre per l’ospitalità
CITTÀ METROPOLITANA
DI FIRENZE
Fotografie di: UMBERTO VISINTINI Archivio Storico NEW PRESS PHOTO
Comune di
Massa
Assessorato alla Cultura
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