GRUPPO VOCALE “ODHECATON” Paolo Da Col Cantante, organista, direttore e musicologo, Paolo Da Col ha compiuto studi musicali e musicologici a Bologna, rivolgendo sin da giovanissimo i propri interessi al repertorio della musica rinascimentale e barocca. Ha fatto parte per oltre vent’anni di numerose formazioni vocali italiane, tra le quali la Cappella di S. Petronio di Bologna e l’Ensemble ‘Istitutioni Harmoniche’. Dal 1998 dirige l’ensemble vocale Odhecaton. È bibliotecario del Conservatorio di Trieste. Collabora in qualità di critico musicale con il Giornale della Musica e con altre riviste specializzate, è responsabile del catalogo di musica dell’editore Arnaldo Forni di Bologna, è curatore di edizioni di musica strumentale e autore di saggi sulla storia della vocalità rinascimentale e barocca. Venerdì 31 ottobre - ore 21 Trento – Chiesa di san Francesco Saverio TRENTO MUSICANTICA 2003 L’ensemble vocale Odhecaton deriva il suo nome dalla raccolta Harmonice Musices Odhecaton, prima edizione di musica polifonica, pubblicata a Venezia da Ottaviano Petrucci nel 1501. Il repertorio d’elezione di Odhecaton (che significa «cento canti») è rappresentato dalla produzione musicale di compositori italiani e fiamminghi attivi in Italia tra Quattro e Cinquecento. Odhecaton riunisce le migliori voci maschili italiane specializzate nell’esecuzione della musica rinascimentale e preclassica sotto la direzione di Paolo Da Col. L’ensemble ha registrato in CD tre programmi, dedicati rispettivamente alle musiche per l’incoronazione di Carlo V di Nicolas Gombert (Bongiovanni, Bologna), a Heinrich Isaac (Bongiovanni) e a Josquin Desprez (Assai, Parigi); il primo dei programmi, promosso dal Comitato Nazionale Spagnolo per le celebrazioni del V centenario della nascita di Carlo V, è stato presentato per l’occasione a Madrid, Granada, Santiago de Compostela, Toledo e in varie città italiane. Odhecaton è stato inoltre ospite di alcune delle principali rassegne europee, tra le quali il Festival delle Fiandre (Anversa), il Festival Internazionale di Musica e danza di Granada, di Galizia, di Toulouse Les Orgues, di Ribeauvillé, di Tenerife, la rassegna Musica e Poesia in San Maurizio di Milano, ecc. Il CD dedicato a Josquin Desprez ha ottenuto i riconoscimenti Diapason d’or (gennaio 2003) e Choc (marzo 2003) attribuiti dalle riviste francesi Diapason e Le Monde de la Musique; il CD con musiche di Isaac è stato segnalato quale ‘disco del mese’ dalle riviste italiane Amadeus e CD Classics (febbraio 2003) e ottenuto le 5 stelle (excellent) dalla rivista internazionale Goldberg. L’ensemble vocale si avvale della collaborazione di alcuni dei migliori strumentisti specializzati in questo repertorio, tra i quali Bruce Dickey, Gabriele Cassone, Liuwe Tamminga, Paolo Pandolfo. Odhecaton sta per presentare due nuove produzioni ai Festival di Amiens e Madrid: un programma dedicato all’‘armonia delle sfere’ nella musica di Dufay e Josquin e un programma dedicato a Isabella la Cattolica, di cui ricorre il quarto centenario della morte nel 2004. Programma MOTTETTI SULLA PASSIONE GRUPPO VOCALE “ODHECATON” Alessandro Carmignani, controtenore Gianluigi Ghiringhelli, controtenore Renzo Bez, controtenore Paolo Fanciullacci, tenore Fabio Furnari, tenore Mauro Collina, tenore Marco Scavazza, baritono Giovanni Dagnino, basso Marcello Vargetto, basso Direttore: PAOLO DA COL Nel maggio 1503 lo stampatore Ottaviano Petrucci, ‘inventore’ della stampa musicale, imprimeva a Venezia la raccolta Motetti de Passione, de Cruce, de Sacramento, de Beata Virgine et huiusmodi, contrassegnata, in quanto seconda raccolta di mottetti, con la lettera B. I musicisti rappresentati nell’antologia erano tutti franco-fiamminghi, i cantori ‘oltremontani’ ai quali in Italia era riconosciuto il primato assoluto nella tecnica compositiva della polifonia vocale: i «veri maestri della musica», nelle parole di Francesco Guicciardini. La loro presenza nelle cappelle musicali delle corti italiane rappresentava un immancabile elemento di prestigio per i principi, che si interessavano direttamente del loro reclutamento. Milano sforzesca, Ferrara estense, Firenze medicea e Roma pontificia divennero le primarie tappe di un’incessante migrazione musicale. Buona parte (quasi la metà) dei mottetti della raccolta, e in particolare quelli che accompagnano il cerimoniale musicale della liturgia della Settimana Santa, presentano una diffusa scrittura omofonica e accordale e un trattamento sillabico del testo che permette alle quattro voci che compongono la polifonia di pronunciare assieme e distintamente il testo. L’esame delle musiche incentrate sul tema cruciale della Passione, in parte qui riunite a comporre un’ideale monografia sonora, ci permette da un lato di individuare alcune delle motivazioni espressive che giustificano l’adozione di un linguaggio essenziale e omofonico, dall’altro di individuare l’esistenza di un contesto devozionale ‘nordico’ dal quale tali musiche sembrano trarre origine. Il ciclo di mottetti O Domine Jesu Christe (in cinque parti) di Josquin Desprez, maestro di cappella della corte estense di Ferrara a partire dal 1503, e il mottetto Tenebrae di Weerbecke, cantore a Milano (14711480) e poi in cappella pontificia, conferiscono all’intonazione polifonica, da praticarsi rigorosamente a cappella, una solenne gravità che rifugge dal gusto per l’invenzione contrappuntistica e aderisce alle inflessioni del testo. Pause e accordi coronati (che indicano una lunghezza della nota ad libitum) segnano nettamente l’articolazione del testo; in Tenebrae le corone giungono a interessare intere sequenze di accordi, richiedendo un’esecuzione grave e solenne, che prescinda da una scansione ritmica rigorosa. Gruppi di accordi coronati di questo genere appartengono al linguaggio degli ‘oltremontani’ e ricorrono nella musica che riveste i testi della Passione e le salutazioni eucaristiche per l’Elevazione (le preghiere che i fedeli erano soliti pronunciare al momento dell’elevazione dell’ostia e del calice, mentre il celebrante pronunciava silenziosamente il canone consacratorio), sottolineandone la profonda spiritualità. La preghiera individuale, espressione autentica di una religiosità cristocentrica, imperniata sulla contemplazione della Passione di Cristo e sul mistero della sua incarnazione, diviene preghiera collettiva attraverso la solenne polifonia omofona e accordale. Un altro rilevante elemento colloca la genesi del ciclo O Domine in un contesto devozionale ‘nordico’. Il suo testo è certamente tratto da un Libro d’Ore, uno di quei volumi di dimensioni ridotte, assai diffusi in Francia e nei Paesi Bassi ma anche nel resto d’Europa, che accompagnavano quotidianamente i fedeli che potevano in tal modo seguire la messa o recitare uffici ‘laici’. Numerosi Libri d’Ore di area franco-fiamminga riportano, tra le orazioni, il popolare ciclo delle sette preghiere attribuite a San Gregorio Magno, rivolte dal Santo, secondo la tradizione, al Cristo della Passione che gli era apparso durante la consacrazione, segno della sua autentica presenza nell’Eucaristia. Le sette brevi preghiere, tutte inizianti con l’invocazione O Domine Jesu Christe, venivano recitate per la richiesta di indulgenze e rappresentavano un’espressione di devozione eucaristica. L’intonazione, che utilizza le voci in tessitura grave, aderisce con attenzione all’articolazione del testo, sottolineando le fermate con accordi prolungati e con pause. Chiude il ciclo un più movimentato Amen, distribuito in un’estesa e vivace progressione. Sobrietà di mezzi ancor maggiore è impiegata in Tenebrae di Weerbecke, autore di un mottetto scarno, dalle tinte scure, aderente al dettato evangelico della morte di Cristo. Il trapasso («et inclinato capite emisisti spiritum») è sottolineato da un annullamento della polifonia, dapprima ridotta a duetto, poi ad unisono. Il grido di Cristo in croce («Deus, Deus meus») è affidato ad accordi pieni ed eufonici, enfaticamente marcati da corone. Più vivacemente descrittivo e narrativo è l’intenso ciclo de cruce musicato da Compère, la cui composizione viene solitamente collocata nell’ambito della corte milanese di Galeazzo Maria Sforza. Egli era stato per quasi un triennio (1474-1477) «cantore di capella» alla corte milanese. Anche in questo ciclo il testo, che è rappresentato da una serie di inni in rima componenti una serie di Horae Sanctae Crucis (o Horae canonicae Salvatoris) e che utilizza come introito un passo di San Paolo («In nomine Iesu Christi … autem crucis», Lettera ai Filippesi, 2, 8-10), è probabilmente desunto da un libro d’ore. La trama contrappuntistica è qui assai più densa, ricca di cadenze e perfettamente aderente al significato del testo. Ad ogni ora canonica corrisponde un quadro, come in una collana di miniature musicali: cattura, oltraggio, condanna, crocifissione, ferimento, morte, deposizione e sepoltura di Cristo. Il ciclo, ricco di passi descrittivi, è reso più movimentato e acceso da fermate, declamazioni (l’omofonia è qui solo uno dei tanti registri) e repentine riprese dell’intreccio contrappuntistico. Particolarmente feconda di spunti è la parte che descrive la morte di Cristo («Hora nona»), che si apre con una serie di accordi statici e significative fermate. Segue l’invocazione di Cristo in croce («Heli, Heli»), assai vicina a quella di Weerbecke, una serie di sommovimenti ritmici («terra tunc contremuit») e una graduale discesa nel grave di tutte le voci («et sol obscuratus est»). I Mottetti B riportano anche il breve Parce Domine di Obrecht, composizione riferibile più opportunamente al mercoledì delle Ceneri o alla prima domenica di Quaresima, il cui testo composito e la cui linea melodica, esposta nella linea del basso, derivano probabilmente da un canto penitenziale paraliturgico. È un’altra stampa petrucciana, il terzo libro dei Motetti de la corona (1519), una delle fonti della celebratissima veste musicale conferita da Josquin al salmo Miserere, che trova tra l’altro collocazione liturgica nelle Lodi dei tre ultimi giorni della Settimana Santa. Una composizione la cui «potenza, intensità, visione, grandezza di concezione e fervore religioso» ha sollecitato lo studioso Edward Lowinsky al paragone con il Giudizio Universale di Michelangelo. Una testimonianza del poeta maccheronico Teofilo Folengo mette in relazione il mottetto con Ercole I d’Este, suo probabile committente, e ci permette di ipotizzare che il Miserere sia stato composto a Ferrara per la Settimana Santa del 1504. La replica insistente di linee melodiche pare volervi riecheggiare l’ipnotica ripetitività della salmodia gregoriana. Il vasto testo del salmo 50 è diviso in tre parti, ed è reso coerente da un disegno ostinato che ricorre in una delle due parti di tenor; alla quale spetta ripetere le parole Miserere mei, Deus. Le altre quattro voci intonano i versetti del salmo con un’alternanza incessante di imitazioni, duetti, motivi ostinati e blocchi accordali. All’entrata della quinta voce tutte le altre si radunano nella comune e intensa invocazione, con l’esplicito intento di rappresentare il veemente slancio penitenziale del cantore del salmo. Paolo Da Col Programma Mottetti dalla raccolta: Motetti de Passione, de Cruce, de Sacramento, de Beata Virgine et huiusmodi, Venezia, Ottaviano Petrucci, 1503 Jacob Obrecht (c. 1450-1505) Parce Domine Loyset Compère (c. 1445-1518) Officium de Cruce (In nomine Jesu) Josquin Desprez (c. 1460-1521) Officium de Passione (O Domine Jesu Christe) _______ . _______ Gregoriano Passio Domini nostri Jesu Christi secundum Johannem Gaspar van Weerbecke Tenebrae factae sunt (c. 1445-dopo il 1517) Josquin Desprez Miserere mei, Deus (Motetti de la corona Libro tertio, Fossombrone, O. Petrucci, 1519)