“Venga adunque il Cortegiano a far musica come a cosa per passar tempo… e non in presenza di gente ignobile né di gran moltitudine, e benché sappia e intenda ciò che fa, in questo ancor voglio che dissimuli lo studio e la fatica che è necessaria in tutte le cose che si hanno a far bene… Così Baldassar Castiglione nel Cortegiano tratteggia la partica sociale della musica nel Rinascimento, richiedendo al perfetto uomo di società di essere competente in materia e di praticarla in prima persona… È una cultura raffinata, esclusiva, reservata, ai cui segreti e piaceri solo pochi eletti possono accedere e il cui consumo conferma l’elezione. La riproposizione di queste musiche nelle opere d’arte… rimanda ancora una volta ad una società che si vuole esibire, nella raffigurazione di sé, con ciò di cui va più orgogliosa.” (Paola Chiopris, Musica picta, 2009) JACOB ARCADELT (Liegi, 1505 ca. – Parigi, 1568) Nel 1532 era a Firenze, ma a causa dell’uccisione di Alessandro de' Medici, nel 1537 riparò a Venezia. Nel 1539 a Roma divenne membro della Cappella Giulia e pubblicò quattro libri di madrigali, che, ristampati molte volte, gli diedero fama europea. Nel 1540 fu nominato magister puerorum e successivamente maestro del coro della Cappella Sistina a Roma. Nel 1544 entrò al servizio di Carlo di Guisa, Cardinale di Lorena, a Lione. Lo stile di Arcadelt fonde la tradizione franco-fiamminga con le caratteristiche della musica italiana del Rinascimento ed è melodioso e rotondo, soprattutto nella produzione profana. Le sue chansons, che accolgono anche suggestioni popolaresche, sono esempi eccellenti della stagione più alta della chanson francese del ‘500. La sua produzione sacra, in particolare i mottetti e le messe, si colloca nella tradizione di Josquin Des Prez e Andrea Da Silva. FRANCOIS DE LAYOLLE (Firenze, 1492 – Lione, 1540 ca.) Nel 1505 entrò nel coro della SS. Annunziata a Firenze, avendo come maestro il compositore dei Medici, Bartolomeo degli Organi. Fu insegnante di musica di Benvenuto Cellini, che si riferì sempre a lui come a un superbo organista, musicista e compositore. Nel 1521 si trasferì a Lione, dove suonò come organista nella cattedrale di Notre Dame de Confort e dove pubblicò le sue composizioni. Sebbene molte di esse siano andate perdute (non c’è traccia dei sessantun mottetti e di almeno tre messe), ciò che ci è giunto dimostra la sua grande ed innovativa capacità di fondere lo stile polifonico del nord con le tendenze armoniche e tonali italiane. Da lui chiamati Canzoni, sono sopravvissuti due libri di madrigali: tra essi proprio Lassar il velo divenne in Europa molto popolare, diffondendosi ovunque sia come pezzo vocale che nella trascrizione strumentale. JACQUET BERCHEM (Anversa, 1505 ca. – Monopoli, 1580) Sebbene abbia prodotto anche musica sacra (due messe e nove mottetti gli sono sicuramente attribuiti), egli deve la sua popolarità agli oltre duecento lavori profani, principalmente madrigali in italiano e chansons in francese: l’evidenza del suo successo è testimonianza dalla citazione che ne fa Rabelais in Gargantua e Pantagruel (1546) come uno dei più famosi musicisti del suo tempo. Nato a Berchem, ora parte di Anversa nell’odierno Belgio, nel 1539 si trasferì a Venezia, dove rimase fino al 1546, crescendo in reputazione e pubblicando il suo primo libro di madrigali per quattro voci. Tra il 1546 e il 1550 servì come maestro di cappella nella cattedrale di Verona e dedicò molte delle sue composizioni di questo periodo ad Alfonso II d’Este. Trascorse il resto della sua vita a Monopoli, dove sposò l’aristocratica Giustina de Simeonibus. Tema preferito delle sue composizioni profane fu l’amore, trattato sulla base di testi di Petrarca, Ariosto, Luigi Tansillo, Luigi Cassola. Uno dei suoi progetti più ambiziosi, Capriccio, in cui musicò novantuno stanze dell’Orlando Furioso, fu pubblicato nel 1561. NOËL BAULDEWIJN (1480 ca. – Anversa, 1529) Prese il posto di Jean Richefort come direttore del coro presso la cattedrale di Malines in Belgio fra il 1509 e il 1513, quando, sostituito da Nicolas Champion, si spostò nella cattedrale di Notre Dame ad Anversa. L'eccezionale diffusione delle sue composizioni fa pensare ad un grande successo, sia fra le corti nobiliari (scrisse molti brani profani vocali) sia in ambito sacro. Delle sue sette messe giunteci complete, la più famosa è Missa Da pacem domine. Ci sono rimasti anche tredici mottetti. Caratteristico della sua generazione, più della metà delle sue composizioni sono scritte per cinque o sei voci e molti brani contengono grande senso armonico e ritmico di sapore pre-barocco. GIOVANNI PAOLO CIMA (1570 ca.– Milano, 1622) Compositore e organista contemporaneo di Claudio Monteverdi e di Girolamo Frescobaldi, proveniva da una antica famiglia di musicisti milanesi. Nel 1610 fu direttore di musica e organista alla cappella di Santa Maria nella chiesa di San Celsino a Roma. Nel 1599 fece pubblicare i Concerti ecclesiastici, ovvero mottetti e nel 1610 le Sei Sonate a due e quattro instrumenti.