Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. 1.1) Introduzione. I dispositivi elettronici attivi, siano essi BJT, JFET o MOS, oltre ad essere utilizzati nell'elaborazione di segnali analogici, sono utilmente impiegati anche per elaborare segnali digitali. E' opportuno ricordare che un sistema analogico opera su grandezze elettriche (tensioni o correnti) variabili con continuita' in funzione del tempo, mentre un sistema digitale tratta segnali in grado di assumere unicamente due valori distinti e nettamente separati, mediante i quali nella maggior parte dei casi viene codificata una quantita' numerica. Nel primo caso pertanto si ha a che fare con una grandezza fisica alle cui variazioni e' legata l'informazione; nel secondo caso con un numero che rappresenta la misura della stessa grandezza fisica. Nel caso digitale il segnale ha quindi una natura di tipo discreto, in quanto coinvolge un campionamento e una quantizzazione dell'informazione presente a livello di grandezza analogica. I due valori assunti da un segnale digitale vengono convenzionalmente rappresentati, nella maggior parte dei casi, con i simboli 0 e 1, cioe' con gli stessi simboli che vengono utilizzati per le costanti logiche. In campo circuitale tuttavia sono possibili due diverse convenzioni. Con la prima il valore 1 viene associato, qualora si faccia riferimento ad una tensione, al valore alto di quest'ultima, mentre quello 0 e' associato al livello zero. Si parla in tal caso di logica positiva. E' possibile tuttavia eseguire l’associazione opposta con la convenzione della logica negativa. E' interessante notare che lo stesso elemento circuitale realizza due diversi operatori logici se interpretato in logica positiva o negativa. Questi due operatori sono legati tra loro dalla dualita'. Indipendentemente dal tipo di logica adottato il principale vantaggio di un segnale digitale e' quello di essere in sostanza insensibile a tutti quei disturbi che siano d’ampiezza inferiore ad una determinata soglia, che ovviamente viene a dipendere dalla distanza tra i due livelli di tensione utilizzati. Nel campo analogico invece qualsiasi rumore o disturbo, per quanto piccolo esso sia, va a degradare la qualita' del segnale complessivo. I piu' semplici dispositivi che si prestano all'elaborazione di segnali a due livelli (o com’e' usuale dire, di segnali ON/OFF) sono gli interruttori. Pertanto i dispositivi elettronici utilizzati vanno studiati in condizioni operative affatto diverse da quelle viste nelle applicazioni lineari di tipo analogico. Si e' gia' accennato a tale fatto avendo individuato per i transistori a giunzione la zona attiva come quella adatta alle applicazioni di tipo lineare ed avendo indicato come adatte alle applicazioni digitali le zone d’interdizione e di saturazione. 1.2) Interruttori ideali e reali. La caratteristica di qualsiasi interruttore e' quella di presentare, quando e' nel suo stato aperto, una resistenza, la piu' alta possibile, mentre nel suo stato di chiusura la sua resistenza deve essere minima. Un interruttore ideale ha pertanto una resistenza infinita quando aperto e nulla quando chiusa. In figura 1.1 sono illustrate le condizioni operative di questo caso ideale. La caratteristica dell'interruttore coincide con gli assi coordinati e quindi i due punti di lavoro, quando il carico e' RL, sono a per l'interruttore aperto e b per quello chiuso. La potenza commutata e' PS = E2/RL, non essendoci alcuna potenza dissipata nell'interruttore stesso. Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. I I= E b RL V E RL a E figura 1.1 In effetti, non esiste alcun interruttore che si comporti come un interruttore ideale. Tutti gli interruttori, infatti, hanno una resistenza finita in ambedue gli stati. Quando l'interruttore e' aperto fluisce una corrente che dipende dalla sua resistenza di perdita Rp, mentre quando e' chiuso ai suoi capi si ha una caduta proporzionale alla resistenza serie Rs che esso presente. Le condizioni operative sono rappresentate in figura 1.2. Ip I Rp Is Rs IL Rp . R s Rp + Rs b V IL RL E a Rp V V M E figura 1.2 Il normale campo operativo e' in questo caso considerevolmente piu' piccolo che non in un interruttore ideale. In ambedue gli stati una certa quantita' di energia viene dissipata nell'interruttore. PDa = 2 VM R p . Rs PDb = I 2L . R p + Rs Rp Se il rapporto tra la dissipazione nell'interruttore e quella nel carico deve essere minimo, RL non puo' essere scelta in modo arbitrano, ma dev'essere soddisfatta la condizione 2 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. R p >> R L >> R s Un qualsiasi transistore, sia esso bipolare sia ad effetto di campo, e' in grado di approssimare discretamente le caratteristiche di un interruttore reale quando viene fatto lavorare tra la regione di interdizione e quella in cui puo' essere considerato un elemento resistivo (la zona di saturazione per i BJT, quella detta appunto resistiva per i FET e i MOS). In figura 1.3 sono riportate a titolo di esempio le caratteristiche di collettore di un transistore a giunzione. Ic limite della zona di saturazione I b= 70 µA E I= R L b I b = 60 µA punto di lavoro al limite di saturazione I b = 50 µA I b = 40 µA I b = 30 µA I b = 20 µA I b = 10 µA Ic = I ceo Ib = 0 zona di interdizione a E Vce figura 1.3 L'unica limitazione risiede nel fatto che non si e' in grado di assicurare un completo isolamento tra il circuito di ingressi, cui viene applicato il comando, e il circuito di uscita, se non altro per il fatto che il riferimento delle tensioni nelle due maglie deve essere comune. I dispositivi attivi utilizzati come interruttori possono venir usati secondo le tre possibili connessioni circuitali: a emettitore (source) comune, a base (gate) comune o a collettore (drain) comune. Ogni connessione presenta alcune peculiarita'. Ad esempio, per quanto riguarda il BJT, nella connessione a base comune il campo di operazione e' maggiore che non nella connessione a emettitore comune, come e' messo in evidenza nelle figura 1.4. 3 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. Ic I e = 7 mA b I e = 6 mA punto di lavoro al limite di saturazione I e = 5 mA I e = 4 mA I e = 3 mA I e = 2 mA I e = 1 mA Ic = I cbo Ie = 0 a Vcb figura 1.4 Infatti, nella condizione ON la caratteristica del dispositivo puo' essere considerata coincidente con l'asse delle ordinate, mentre in condizione OFF si puo' ritenere coincidente con l'asse delle ascisse in quanto l'unica corrente circolante e la Icbo, che alle temperature prossime a quella ambiente e' normalmente trascurabile. Nello stato OFF pertanto il transistore presenta una resistenza molto elevata, dell'ordine di qualche megaohm, mentre al limite di saturazione la sua resistenza e' molto bassa, dell'ordine di qualche ohm o qualche decina di ohm. Nella connessione a emettitore comune invece la condizione ON determina un punto di lavoro abbastanza discosto dall'asse delle ordinate, mentre in condizione OFF circola la corrente I ceo = (β + 1).I cbo che a temperatura ambiente puo' essere di una certa entita'. Infatti, nella condizione ON la caratteristica del dispositivo puo' essere considerata coincidente con l'asse delle ordinate, mentre in condizione OFF si puo' ritenere coincidente con l'asse delle ascisse in quanto l'unica corrente circolante e la Icbo, che alle temperature prossime a quella ambiente e' normalmente trascurabile. Nello stato OFF pertanto il transistore presenta una resistenza molto elevata, dell'ordine di qualche megaohm, mentre al limite di saturazione la sua resistenza e' molto bassa, dell'ordine di qualche ohm o qualche decina di ohm. Nella connessione a emettitore comune invece la condizione ON determina un punto di lavoro abbastanza discosto dall'asse delle ordinate, mentre in condizione OFF circola la corrente I ceo = (β + 1).I cbo , che a temperatura ambiente puo' essere di una certa entita'. Tuttavia la connessione a base comune ha un guadagno di corrente inferiore all'unita' mentre quella a collettore comune ha un guadagno di tensione inferiore all'unita'. Nella connessione a emettitore comune invece ambedue i guadagni sono superiori all'unita' e questo fatto tende a privilegiare la connessione a emettitore comune rispetto alle altre 4 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. 1.3) Condizioni operative statiche del transistore a giunzione. 1.3.1) Condizioni operative all'interdizione. E' noto che in un transistore a giunzione anche quando il circuito di emettitore viene lasciato aperto o addirittura quando la giunzione base emettitore viene polarizzata inversamente circola pur sempre una minima corrente di collettore Icbo dovuta ai portatori minoritari. Da un punto di vista pratico pertanto questa corrente deve essere vista come la piu' piccola corrente di collettore che si puo' avere in condizioni di interdizione; per un transistore al silicio alla temperatura ambiente essa e' dell'ordine di qualche nanoampere o qualche decina di nanoampere. Quando tuttavia il transistore viene utilizzato nella connessione a emettitore comune anche se la base viene lasciata aperta circola la corrente I ceo = I cbo = (β + 1).I cbo 1− α Se ad esempio si avesse un transistore con guadagno β pari a 200 e la sua Icbo fosse uguale a 10 nA, alla temperatura ambiente la sua Iceo sarebbe dell'ordine di 2 µA. Questa corrente puo' venir ridotta fino ad un valore pari a Icbo polarizzando inversamente la base del transistore. In figura 1.5 sono riportate le correnti di emettitore, collettore e base in funzione della tensione base emettitore nel circuito di ingresso. In tale figura sono definite le condizioni operative per Vbe = Vbeo in cui Ib = 0, in corrispondenza alle quali nel circuito di collettore circola la corrente Iceo. Si vede altresi' che per tensioni inverse relativamente piccole la corrente di emettitore Ie si annulla e la corrente di collettore e' Ic = - Ib = Icbo. Risulta interessante valutare il comportamento del transistore quando tra base ed emettitore e' connessa una resistenza Rb, come illustrato in figura 1.6. I c , Ib, Ie I ceo I b(50 C) I c (50 C) Ie I c (25 C) I cbo I b (25 C) Vbe I e= 0 Vbeo figura 1.5 Quando Rb tende all'infinito si ha, come gia' detto, una corrente di collettore pari a Iceo e una tensione base emettitore pari a Vbeo. Quando Rb diminuisce anche Vbe e di conseguenza diminuisce 5 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. Ic. Per una data Rb la corrente di collettore puo' essere determinata con il procedimento grafico illustrato in figura 1.6 (b). Ic , I b Ic I ceo R b1 > Rb2 I c1 Ib V ce I c2 Rb Ices Vbeo B (a) Vbe R b1 R b2 (b) figura 1.6 Oltre alle considerazioni relative alla corrente di perdita c'e' poi da tener presente che nello stato di interdizione tra collettore e emettitore risulta applicata la massima tensione. E' quindi essenziale conoscere i massimi valori permessi per le tensioni inverse Vcb max e Vce max, in particolare quando tra base e emettitore sia connessa una resistenza Rb di valore finito. Tra i dati caratteristici forniti dal costruttore le tensioni massime sono assegnate in relazione alle tensioni di "breakdown" e possono variare largamente in funzione al tipo di transistore; esse sono anche dipendenti dalla temperatura di giunzione e dai parametri del circuito esterno. In un semplice diodo il "breakdown" puo' essere dovuto sia alla scarica di tipo zener che a quella a valanga. Nei transistori la scarica e' dovuta principalmente all'effetto valanga. Quest'ultima accade quando una tensione inversa, superiore ai normali valori operativi, viene applicata alla giunzione in modo che nella zona di carica spaziale il campo elettrico sia notevolmente maggiore dei valori normali. I portatori minoritari che entrano nella zona di carica spaziale vengono accelerati da questo campo elettrico fino ad acquistare energia sufficiente a produrre nuove coppie elettrone lacuna per collisione con il reticolo cristallino. Via via che aumenta la tensione inversa applicata, cresce la probabilita' di generare queste nuove coppie di portatori. Se il campo elettrico e' tanto alto da permettere che i portatori cosi' generati acquistino energia sufficiente a produrre ulteriori portatori liberi per collisione, il numero totale di portatori si moltiplica a valanga e la corrente totale sale bruscamente. La tensione cui cio' avviene e' detta tensione di scarica a valanga o tensione di breakdown della giunzione. In un transistore sia il breakdown al collettore, con terminale di emettitore aperto, sia quello all'emettitore con terminale di collettore aperto sono dovuti alla moltiplicazione a valanga. La scarica a valanga nelle normali applicazioni va evitata in quanto porta normalmente a un danneggiamento permanente del dispositivo. 6 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. Ic I e= 0 Vcb Ic I Rc c Rc I b= 0 Ec Vce (a) Ec (b) I b= 0 Ie = 0 M=1 M>1 Vce , Vcb BV ceo BV cbo (c) figura 1.7 Si consideri la connessione circuitale di figura 1.6 (a), in cui la giunzione di collettore e' polarizzata inversamente. Quando la tensione inversa e' relativamente piccola la corrente di collettore Ic e' pari a Icbo; quando la tensione sale la corrente nel circuito esterno sale sempre piu' rapidamente a causa della moltiplicazione a valanga dei portatori, finche' alla tensione BVcbo si ha la scarica. Nella regione di moltiplicazione a valanga si ha: I c = M.I cbo M= dove 1 V 1 − cb BVcbo n e n e' una costante empirica che dipende dalle proprieta' fisiche del semiconduttore, dalla geometria e dal tipo della giunzione. Per i transistori al silicio si ha rispettivamente n = 2 per i pnp e n = 4 per gli npn, mentre per gli ormai praticamente scomparsi transistori al germanio si aveva n = 6. La scarica avviene quando la corrente Ic tende all'infinito, cioe' quando tende all'infinito M. Considerazioni analoghe si applicano alla giunzione di emettitore nella connessione a collettore aperto. La tensione di scarica BVcbo varia con la temperatura in quanto con la temperatura varia la corrente di perdita Icbo. Il breakdown tra collettore e emettitore con base aperta, relativo alla connessione circuitale illustrata in figura 1.7 (b), e' ancora dovuto alla moltiplicazione a valanga, ma avviene ad una tensione inferiore a BVcbo a causa dell'azione dell'emettitore. Le condizioni operative, infatti, sono sostanzialmente diverse. Poiche' la giunzione di emettitore, che rappresenta una sorgente addizionale di portatori che entrano in base, e' posta in serie con la giunzione di collettore, nel circuito esterno fluisce una corrente Iceo >> Icbo. Al crescere della tensione applicata si ha: I c = M. I ceo = M. I cbo 1 − α. M La scarica a valanga si avra' pertanto quando α.M = 1, cioe' alla tensione 7 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. BVceo = BVcbo . n 1 − α ≅ BVcbo nβ Per la maggior parte dei transistori BVceo < 0,5 BVcbo e la sua dipendenza dalla temperatura e' dovuta alla dipendenza dalla temperatura di Icbo e β ed e' maggiore che non quella della tensione BVcbo. Il valore della tensione di scarica viene tuttavia a dipendere dalle condizioni in cui lavora il circuito di base e in particolare dal valore della resistenza connessa tra base e emettitore. Si faccia allora riferimento al circuito di figura 1.8 (a). Quando Rb tende all'infinito, la corrente Ib e' nulla, le condizioni sono quelle descritte in precedenza e la scarica avviene alla tensione BVceo. Ic Rc Ec Rb Ie = 0 Ib = 0 I ceo Vbe = 0 I ces BVceo (a) BVcbo BVcer BVces BVcex Vce (b) figura 1.8 Considerando l'altro caso estremo, cioe' quello in cui Rb = 0 con la base cortocircuitata con l'emettitore, nel circuito di collettore, appena prima della tensione cui ha inizio la scarica, circola una corrente Ices. Una parte di tale corrente fluisce poi nel circuito esterno tra emettitore e base, mentre solo la parte rimanente attraversa la giunzione di emettitore. Infatti, la giunzione di emettitore, quando e' polarizzata direttamente equivale a un diodo, la cui caratteristica, come e' noto e' esponenziale. A piccole correnti quindi il diodo presenta una resistenza equivalente elevata e la corrente totale si ripartisce tra resistenza della giunzione e resistenza della zona amorfa di base in funzione dei rispettivi valori resistivi. Quando la tensione collettore emettitore sale a valori tali da dar luogo alla moltiplicazione a valanga, la corrente che scorre nel circuito esterno tra base e emettitore aumenta, causando un aumento della caduta sulla resistenza interna di base. Il risultato e' che la polarizzazione diretta della giunzione di emettitore aumenta facendo si' che aumenti la porzione di corrente di collettore che fluisce attraverso la giunzione di emettitore. Quest'ultimo quindi contribuisce in maggior misura al processo di valanga, la tensione di scarica diminuisce e la caratteristica di scarica presenta un tratto a resistenza negativa. Nelle situazioni intermedie, quando Rb ha un valore finito, compreso tra i due valori estremi presi in considerazione, anche la tensione di scarica ha un valore compreso tra BVceo e BVces e viene normalmente indicato con BVcer. 8 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. Un comportamento analogo si ha anche quando la base viene polarizzata inversamente con un generatore di tensione Eb connesso in serie alla resistenza Rb. Alla tensione collettore emettitore alla quale inizia il processo di moltiplicazione a valanga, la corrente che fluisce su Rb aumenta e la caduta relativa fa diminuire la polarizzazione inversa. La scarica si ha alla tensione BVcex alla quale la giunzione di emettitore passa in polarizzazione diretta. Sia BVcer sia BVcex sono notevolmente influenzate dalla temperatura. Infatti, ad un aumento di temperatura corrisponde un aumento di Icbo e α, mentre nel contempo diminuisce la tensione Vγ di soglia della giunzione base emettitore. Pertanto la tensione di scarica tende a diminuire all'aumentare della temperatura. Nei transistori a giunzione tuttavia oltre alla scarica a valanga si puo' avere anche un altro tipo di scarica. A causa di una tensione Vcb eccessiva, la zona di scarica spaziale di collettore si puo' estendere completamente attraverso lo spessore della base. Si ricordi, infatti, che la base e' debolmente drogata a differenza della zona di collettore. Cio' fa si' che qualsiasi variazione della tensione inversa applicata alla giunzione di collettore modifichi lo spessore dalla zona di carica spaziale facendola variare in pratica solo nella zona di base. Pertanto pur senza raggiungere la condizione di scarica a valanga si ha una conduzione diretta tra emettitore e collettore. La condizione descritta e' conosciuta come perforazione o "punch trough" e la tensione cui avviene viene indicata con Vpt. L'inizio della scarica e' segnalato dal fatto che la Vbe inizia a crescere linearmente in funzione di Vcb come illustrato in figura 1.9. Vbe Vpt Vcb figura 1.9 Assieme ai fenomeni del breakdown e della perforazione e' infine il caso di citare il cosiddetto "breakdown secondario" che ha luogo nei transistori di potenza che operino con correnti elevate. In realta' i transistori al silicio realizzati in tecnologia planare sono poco interessati da tale fenomeno in quanto sono costruiti in modo da esserne esenti o perlomeno per portare il valore della corrente di collettore cui ha luogo a valori tali da poterlo ignorare in tutte le normali applicazioni. Le caratteristiche di breakdown secondario sono riportate in figura 1.10. Nelle normali condizioni operative la corrente puo' venir considerata uniformemente distribuita sulla superficie della giunzione. Il breakdown secondario ha luogo quando in corrispondenza di alte correnti di emettitore e in presenza di disomeogeneita' della giunzione si verificano delle concentrazioni di corrente in corrispondenza di piccole areole. 9 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. Ic I M1 I M2 breakdown secondario I b1 I b2 > scarica a valanga I b1 Vce figura 1.10 In questo caso la densita' di corrente su tali areole puo' raggiungere valori molto elevati, dando luogo a forti dissipazioni di potenza su piccoli volumi. Si puo' addirittura giungere alla fusione del materiale e alla completa distruzione del transistore Il fenomeno ha luogo ad una corrente critica IM che dipende dalle condizioni di lavoro del circuito di base, dalla tensione di alimentazione, dalla temperatura e dalla velocita' con cui il punto di lavoro si sposta lungo la caratteristica di carico. Nella pratica si deve evitare che il punto di lavoro entri nella zona di breakdown secondario; in caso contrario il transistore potrebbe venir distrutto. La tensione Vce nella zona di breakdown secondario e' compresa tra 5 e 10 V, a seconda del tipo di transistore. Pertanto per determinare la massima tensione applicabile sono dunque da considerare, come valori massimi, le seguenti tensioni • BVcbo Tensione di scarica collettore base a emettitore aperto (Ie = 0) • BVebo Tensione di scarica tra emettitore e base a collettore aperto (Ic = 0) • BVceo Tensione di scarica tra collettore e emettitore a base aperta (Ib = 0) • BVces Tensione di scarica tra collettore e emettitore con base cortocircuitata con l'emettitore (Vbe = 0) • BVcer Tensione di scarica tra emettitore e collettore con una resistenza R tra base e emettitore • BVcex Tensione di scarica tra collettore e emettitore in presenza di una polarizzazione inversa della base • Vpt Tensione di perforazione. 10 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. Le varie condizioni operative sono riportate in figura 1.11, dalla quale risultato evidenti le tensioni che di volta in volta vanno considerate. Ec R Ec c R c Rb -1 V Ic Rb -0.5 V Ec R R scarica a valanga c c Ec breakdown secondario Ie = 0 Ib = 0 Vbe = 0 Ec R c Ec BV ceo R BV ces BV cbo Vce c Rb figura 1.11 Le tensioni di scarica sono sempre dipendenti dalle condizioni di lavoro del circuito di ingresso e la massima tensione collettore emettitore che puo' venir applicata in un particolare caso dipende da come il punto di lavoro si muove rispetto alle caratteristiche. L'unica tensione che in pratica e' indipendente da Vbe e quella di perforazione Vpt. Nella connessione a base comune le massime tensioni applicabili sono limitate ai seguenti valori: Vcb max < min (Vpt , BVcbo ) Veb max < min (Vpt , BVebo ) In aggiunta e' necessario tener conto della Icbo in corrispondenza alla massima temperatura di esercizio. Accade, infatti, sovente che la Vcb max debba essere limitata al di sotto dei limiti appena citati per questioni di dissipazione. Per quanto riguarda la connessione ad emttitore comune si devono prendere in considerazione due casi: • Con la base polarizzata inversamente; in tal caso i valori limite sono gli stessi che nel caso della connessione a base comune. 11 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. • In assenza di polarizzazione inversa di base; il limite della massima tensione collettore emettitore applicabile ricadra' in uno dei seguenti tre casi: 1) 2) 3) Vce max < Vpt Vce max < BVceo oppure BVcer Il valore di Vce max e' determinato dalla massima temperatura di esercizio. Tale caso verra' trattato nel seguito. Nei dati caratteristici assegnati dal costruttore la massima tensione collettore emettitore e' frequentemente assegnata in funzione della resistenza Rb connessa tra emettitore e base, come illustrato in figura 1.12. Vce [V] 50 40 30 20 10 0.01 0.1 1 10 100 R b [ kΩ] figura 1.12 Come esempio di quanto discusso si prenda in esame il caso di un transistore nella connessione a emettitore comune il cui caso sia rispettivamente resistivo (a), capacitivo (b) o induttivo (c), come mostrato in figura 1.13. 12 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. Rb 0 D RL RL + Eb + Ec + Ec + Ec Rb RL L Rb C - Eb (a) (b) (c) figura 1.13 Con riferimento al caso (a), in cui il carico e' costituito da una semplice resistenza RL1, lo stato ON e' individuato dal punto A1 situato sulla caratteristica + Ib1 di figura 1.14. Ic +I A B1 1 R L1 A -I B2 C 2 R L2 B2 B1 BV cbo E c BV cex BV ceo V ce figura 1.14 Il corrispondente stato di interdizione e' individuato dal punto B1 sulla caratteristica -Ib2. Quando il transistore passa dall'interdizione alla saturazione il punto di lavoro si muove lungo la retta di carico da B1 a A1. In questo caso l'unica condizione da rispettare affinche' il transistore lavori correttamente e' che il punto di lavoro attraversi con sufficiente rapidita' la zona di dissipazione superiore alla dissipazione massima (non segnata in figure). Tuttavia nella commutazione verso l'interdizione il punto di lavoro si muove da A verso B e, se la retta di carico interseca la zona di scarica a valanga, trova una condizione di equilibrio stabile in C che si trova in una regione di elevata dissipazione. In queste condizioni il transistore puo' rimanere distrutto per l'eccessiva temperatura raggiunta alla giunzione di collettore. 13 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. Se invece la retta di carico e' tale da far muovere il punto di lavoro al di sotto della regione di scarica a valanga (RL2) le condizioni operative sono relativamente sicure. Un'analisi piu' dettagliata tuttavia rivela ulteriori situazioni nelle quali il transistore potrebbe rimanere distrutto. Ad esempio se la temperatura salisse la tensione di scarica BVcex potrebbe scendere al di sotto di Ec con il risultato di far passare spontaneamente il transistore in conduzione in una zona di elevata dissipazione; oppure un guasto nel circuito di ingresso potrebbe portare la tensione di ingresso a zero facendo si' che il punto di lavoro si muova lungo la retta RL2 fino all'intersezione con la caratteristica BVceo o BVcer. Per garantirsi contro questa evenienza e' necessario scegliere una tensione di alimentazione Ec < BVceo. Le condizioni di lavoro per un transistore che lavori con un carico prevalentemente capacitivo (caso b) sono notevolmente diverse. Durante la commutazione da interdizione a saturazione il punto di lavoro si muove nella regione ad alta dissipazione, al di sopra della retta di carico RL (figura 1.15). Ic RL BVcex BV Ec ceo V ce figura 1.15 Nella commutazione inversa il punto di lavoro viaggia al di sotto della retta di carico. E' quindi chiaro che il caso del carico capacitivo presenta condizioni di lavoro meno gravose che non per una commutazione con carico unicamente resistivo. Per un transistore in commutazione che lavori su un carico induttivo (caso c) le condizioni operative sono piu' complicate. Se, infatti, nello stato ON scorre una corrente Ic relativamente alta, all'istante della commutazione del transistore verso l'interdizione la tensione di collettore puo' superare per effetto di autoinduzione la tensione di alimentazione Ec anche di parecchie volte. Come risultato il punto di lavoro puo' entrare nella regione di scarica e di alta dissipazione anche se come tensione di alimentazione Ec e' stato scelto un valore apparentemente di piena sicurezza (figura 1.16). 14 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. Ic A A' C C' RL B' B E 'c BVceo BVcex Ec V ce figura 1.16 Si prenda, infatti, in considerazione lo stato ON individuato dal punto A, in cui scorre nel transistore una certa corrente di collettore Ic. All'istante di commutazione la corrente rimane approssimativamente costante, ma la tensione di collettore aumenta finche' viene raggiunto il punto C. Successivamente il punto di lavoro si muove lungo la caratteristica di scarica a valanga finche' raggiunge lo stato OFF al punto B. Durante il periodo nel quale il punto di lavoro si muove nella zona di scarica a valanga, il transistore assorbe e dissipa sotto forma di calore l'energia accumulata nell'induttanza L. Per elevati valori di Ic e L questo periodo puo' raggiungere qualche decina di millisecondi e il transistore puo' essere permanentemente danneggiato per l'eccessiva dissipazione. Condizioni di lavoro accettabili sono raggiunte solo se il punto di lavoro attraversa abbastanza rapidamente la zona di scarica a valanga. Se come tensione di alimentazione Ec si sceglie un valore inferiore a BVceo e la tensione indotta al collettore viene limitata con l'impiego di un diodo ausiliario D (figura 1.15) il punto di lavoro si sposta sulla traiettoria definita dai punti A', C', B' al di fuori della regione di scarica a valanga. Infine nel caso di carico induttivo, per i transistori per i quali il fenomeno assume importanza, una particolare attenzione deve essere posta per evitare che il punto di lavoro entri nella regione di breakdown secondario. Dalla figura 1.17 si vede immediatamente che questo caso e' possibile quando, anche in presenza di piccole induttanze, viene commutata una corrente di collettore Ic > IM. Durante la commutazione verso lo stato OFF il punto di lavoro si muove da A a C, scendendo poi lungo la caratteristica di scarica fino al punto D di intersezione tra la retta di carico e la caratteristica di breakdown secondario. Poiche' il punto D e' un punto di equilibrio stabile in una zona di elevata dissipazione, la distruzione del transistore e' certa. 15 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. Ic Ic breakdown secondario A C E scarica a valanga D I M1 I M2 RL B BV ceo V ce figura 1.17 Tuttavia anche quando la retta di carico non interseca la caratteristica di breakdown secondario la situazione non e' scevra di pericoli. La traiettoria sara' da A fino al punto E, cui seguira' una discesa lungo la caratteristica di breakdown secondario e di scarica a valanga fino a raggiungere il punto B. I ripetuti breakdown secondari dovuti alle successive commutazioni alterano via via le caratteristiche del transistore fino a causarne la distruzione. E' interessante notare che il breakdown secondario puo' avvenire anche in condizioni di apparente sicurezza, con una tensione di alimentazione inferiore a BVceo e con tensione di collettore Vce limitata per mezzo del diodo di protezione. 1.3.2) La fuga termica. Piu' volte e' gia' stato fatto notare che le condizioni operative nello stato di interdizione sono determinate dal valore della corrente di perdita Icbo, che, come e' noto, varia in funzione della temperatura secondo la legge k (T −T ) I cbo (Tj ) = I cbo (Ta ).e i j a dove I cbo (Tj ) e I cbo (Ta ) sono rispettivamente la corrente di perdita alla temperatura Tj e alla temperatura ambiente Ta e ki e' un coefficiente di temperatura che per i transistori al silicio vale approssimativamente 0.1/°C. Nel progetto di un circuito di commutazione si deve tener conto della Icbo alla massima temperatura di esercizio e considerare anche il fatto che la corrente di perdita varia nel tempo per fenomeni legati all'invecchiamento del dispositivo. A voler essere piu' precisi la corrente di perdita Icbo, in particolare in transistori di realizzazione non troppo recente, e' originata da tre componenti. • • • componente termica dovuta a coppie elettrone - lacuna generate spontaneamente nella regione di base (componente di volume); componente che si forma nella zona di svuotamento della giunzione di collettore (componente di volume); Componente di dispersione superficiale. 16 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. Mentre le prime due componenti sono dipendenti dalla temperatura, la terza dipende unicamente dalla tensione collettore emettitore. Da un foglio di caratteristiche si possono determinare sia la componente di volume che quella superficiale. La prima e' indicata in corrispondenza ad un basso valore della tensione collettore base e per tale tensione viene assegnato sia il valore tipico che quello massimo per il dispositivo. Questa componente, per tutti gli scopi pratici, rappresenta la componente termica della corrente di perdita che non puo' in alcun modo essere ulteriormente diminuita riducendo la tensione Vcb. La terza componente della Icbo viene di solito assegnata in corrispondenza ad alti valori di Vcb (di solito la massima tensione consentita) e si puo' ritenere dipendente unicamente dalla tensione applicata e non dalla temperatura. Per i transistori moderni, realizzati di solito in tecnologia planare, questa componente tuttavia si puo' ritenere trascurabile. Il progettista che volesse determinare il valore della corrente di perdita ad una certa temperatura e a una tensione elevata, dovrebbe calcolare la componente termica utilizzando il valore a bassa tensione e sommare a questo il valore massimo ad alta tensione. A titolo di esempio si consideri un transistore per il quale sia: I 'cbo = 10 nA I "cbo = 100 nA a a Vcb = 2 V Vcb = 25 V a a 25° C 25° C La corrente di perdita a 25 V e alla temperatura di 75° C e' data approssimativamente, ma con una precisione sufficiente agli scopi del progetto, da: ( ) I cbo 75o C = 2(Tmax −Ta ).I 'cbo + I"cbo = 420nA Tuttavia nello stato di interdizione, quando la temperatura e' elevata e parimenti elevata e' la tensione di alimentazione, e' necessario porre attenzione al cosiddetto fenomeno della "fuga termica". Infatti, all'aumentare della temperatura aumenta Icbo ed aumenta quindi la potenza dissipata nel transistore. Di conseguenza aumenta la temperatura della giunzione provocando un ulteriore aumento di Icbo e dando luogo cosi' a una reazione positiva di temperatura. Questa reazione puo' portare in instabilita' il sistema dando luogo alla fuga termica che puo' portare il transistore in piena conduzione ed eventualmente anche danneggiarlo o distruggerlo completamente. All'equilibrio termico ovviamente la potenza dissipata all'interno del dispositivo dev'essere pari a quella trasferita all'ambiente esterno sotto forma di calore. ∆T Rt dove Rt e' la resistenza termica totale tra giunzione e ambiente (°C/W) e ∆T = Tj - Ta e' la differenza di temperatura tra giunzione e ambiente. In termini differenziali quindi deve essere verificato che: P = Vce .I cbo (Tj ) = 1 dP dI = Vce . cbo = dT dT Rt Ricordando pertanto il legame tra corrente di perdita e temperatura ne consegue che per assicurare tale condizione dev'essere: 17 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. Vce ≤ 1 k i .R t .I cbo (Tj ) Nelle applicazioni pratiche tuttavia e' opportuno introdurre un coefficiente di sicurezza S > 1, tale da trasformare la relazione precedente in: Vce max = 1 S.k i .R t .I cbo (Tj ) 1.3.3) Condizioni operative in saturazione In un transistore in saturazione ambedue le giunzioni sono polarizzate direttamente. In tale zona la determinazione delle condizioni operative dipende essenzialmente dal guadagno di corrente del transistore. Si considerino, infatti, il circuito di figura 1.18 e i due grafici della corrente e della tensione di collettore in funzione della corrente di base per due esemplari dello stesso transistore. Ec Ic RL Ib Vce I c , Vce I = c I c s= Ec RL Ec - Vces RL limite di saturazione Vce regione di saturazione Ic I bs Ib I 'b Vce Ic Ib I bs I b1 figura 1.18 E' abbastanza evidente che a causa della dispersione del valore del guadagno di corrente la corrente di base I 'b sufficiente a saturare il primo transistore potrebbe non essere sufficiente a saturare il secondo. La corrente Ib1 e' invece adeguata per saturare ambedue i transistori. Il rapporto I I .β s = b1 = b1 I bs I cs viene detto coefficiente di sovrasaturazione, mentre Ibs e' la corrente di base necessaria a raggiungere il limite di saturazione (Ics = β.Ibs). Per assicurare la condizione di saturazione deve essere soddisfatta la relazione: 18 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. I .β s = b1 min > 1 I cs Da quanto esposto si deduce che in base viene fornita una corrente in eccesso, pari a Ibx = Ib1 -Ibs, rispetto a quella strettamente necessaria a mantenere il transistore al limite di saturazione. D'altra parte nella regione di saturazione la tensione collettore emettitore e soprattutto la corrente di collettore Ic sono approssimativamente costanti. Di conseguenza man mano che ci si addentra nella regione di saturazione diminuisce il guadagno di corrente, in quanto all'aumento di Ib non si ha un corrispondente aumento di Ic. Si definisce guadagno imposto di corrente βi il rapporto tra corrente di collettore e corrente di base nella zona di saturazione. I I β β i = cs = cs = I b1 s. I bs s E' tuttavia da tener presente che l'addentrarsi troppo nella zona di saturazione, gioca negativamente, come si vedra' piu' avanti in dettaglio, sui tempi di commutazione. Sarebbe piu' conveniente mantenersi ai limiti della saturazione, ma questo e' un obiettivo non facile da raggiungere a causa della larga dispersione dei valori del guadagno di corrente riscontrabile nei diversi esemplari di transistori dello stesso tipo. E' necessario inoltre considerare che β dipende dalla temperatura e dalla corrente di collettore. Di solito all'aumentare della temperatura aumenta anche il guadagno di corrente. Solo in qualche raro caso β presenta un coefficiente di temperatura negativo. Di questa dipendenza dalla temperatura e' necessario tener conto in sede di progetto. In caso contrario al variare delle condizioni ambientali il punto di lavoro potrebbe entrare in una regione operativa ad elevata dissipazione con un conseguente danneggiamento o distruzione totale del transistore. Infine nella determinazione del guadagno di corrente imposto e' necessario prevedere anche una diminuzione di β in funzione del tempo per invecchiamento del componente. La tensione residua nello stato ON dipende dal valore delle correnti di base e di collettore. Quanto maggiore e' la corrente di base per una determinata corrente di collettore tanto minore e' la tensione residua di saturazione Vces.Inoltre, per la maggior parte dei transistori, tale tensione varia con la temperatura e nei transistori al silicio con bassa Icbo o in quelli che presentano una resistenza relativamente alta nella zona neutra di collettore il coefficiente di temperatura e' positivo. Infine e' necessario tener conto, come nei circuiti lineari, che la tensione Vbe presenta un coefficiente di temperatura negativo di circa 2 mV/°C. 1.3.4) Dissipazione negli stati di riposo. Un transistore a giunzione che operi tra interdizione e saturazione presenta il grande vantaggio di dissipare in ambedue gli stati una potenza molto modesta. Infatti nello stato di saturazione la potenza dissipata e' Pc1 = Vces.Ics dove tuttavia Vces e' di pochi decimi di volt. Nello stato di interdizione al contrario la tensione Vce e' alta (in pratica coincide con la tensione di alimentazione Ec), ma e' molto piccola la corrente di collettore e la potenza dissipata e' pari a Pc2 = Ec.Icer 19 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. La potenza dissipata nel circuito di ingresso puo' essere completamente trascurata, tenendo presente che per pilotare un transistore e' sufficiente una tensione di pochi decimi di volt e che la corrente Ib e' comunque notevolmente inferiore alla Ic. Durante la transizione da uno stato all'altro la potenza dissipata, nell'ipotesi di carico resistivo, aumenta fino a raggiungere un massimo al centro della retta di carico pari a: E 2c Pc = 4. R L La massima potenza fornita al carico RL si ha in condizioni di saturazione ed e' Pr 2 E c − Vces ) ( = RL E c2 ≅ RL ed e' quattro volte maggiore della massima dissipazione nel transistore. La retta di carico puo' intersecare senza pericolo l'iperbole di massima dissipazione purche' il tempo di transizione dall'uno all'altro stato sia minore della costante di tempo termica del transistore. E' infatti sufficiente che la temperatura raggiunta dalla giunzione a causa di una commutazione non superi la massima temperatura ammessa per quel transistore Tj max. Questo caso assieme a quello della commutazione periodica, notevolmente piu' complesso, verranno presi in esame in dettaglio piu' avanti. 1.4) Condizioni operative statiche dei transistori a effetto di campo. 1.4.1) Il JFET. A causa di un certo numero di caratteristiche negative, tra le quali come prima si puo' citare la difficolta' di integrazione a media e larga scala, i JFET sono scarsamente utilizzati nelle applicazioni digitali. Maggiore diffusione si puo' riscontrare invece in quelle applicazioni in cui si presenta le necessita' di commutare segnali analogici di tensione, poiche' i JFET, in particolare se si usano dispositivi all'arseniuro di gallio (MESFET) in cui la mobilita' degli elettroni e' da 5 a 10 volte superiore che non nel silicio, permettono di ottenere velocita' di commutazione molto elevate. Utilizzando tali dispositivi, a partire dalla meta' degli anni ottanta, sono stati realizzati dispositivi ad alta velocita'. Come si e' gia' visto quando e' stato studiato il JFET le caratteristiche di drain hanno l'aspetto illustrato in figura 1.19. Si distinguono quattro regioni operative; la regione ohmica, quella di saturazione, la regione di breakdown e infine la regione di interdizione, raggiunta quando la polarizzazione inversa del gate raggiunge valori sufficientemente elevati. Facendo lavorare il JFET tra regione ohmica e regione di interdizione si possono ottenere eccellenti caratteristiche come interruttore. Si ricordi che se con 2b viene indicata la larghezza del canale e con W la sua dimensione traversa in direzione ortogonale a b, in modo tale che la sezione del canale sia A = 2b.W, e supponendo che il JFET sia a canale n si puo' affermare che: I D = A. q . N D . µ n . ε x con q carica dell'elettrone, ND concentrazione dei donatori, µn mobilita' degli elettroni e εx componente del campo elettrico lungo il canale. 20 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. Regione Ohmica Regione di breakdown Regione a corrente costante o di saturazione I DS VGS = 0,2 V 0 - 0,5 -1 - 1,5 -2 - 2,5 -3 VDS figura 1.19 Con semplici manipolazioni si ottiene: V W I D = 2 b. W. q. N D . µ n . DS = 2 b. q . N D . µ n . . VDS L L dove VDS e' la tensione drain-source e L e' la lunghezza del canale. La resistenza del canale pertanto in zona resistiva e’ pari a: V 1 L rDS (ON ) = DS = . ID 2b.q.N D .µ n W Questo parametro assume notevole importanza nelle applicazioni di commutazione in quanto misura di quanto il FET si discosta dal comportamento di un interruttore ideale. Valori tipici sono compresi tra qualche ohm e qualche centinaio di ohm. C'e' da notare che poiche' la mobilita' degli elettroni e' superiore a quella delle lacune la rDS (ON) dei JFET a canale n e' minore a quella dei JFET a canale p a parita' delle altre caratteristiche. La larghezza 2b del canale e' tuttavia funzione della polarizzazione VGS; quando VGS aumenta la larghezza del canale diminuisce e di conseguenza aumenta la rDS. E' interessante poi notare come la rDS dipenda da fattore di forma L/W cioe' dal rapporto tra lunghezza e dimensione trasversa del canale. L'interdizione si raggiunge, come noto, quando la polarizzazione inversa gate-source e' tale che: VGS ≥ Vp con Vp tensione di pinch-off. In condizioni di interdizione e alla temperatura ambiente di 25° C anche il JFET presenta una corrente di perdita IDS (OFF) che circola nel circuito di drain. Tale corrente tuttavia e' sempre molto piccola e mediamente si puo' ritenere dell'ordine di 100 pA, anche se non e' infrequente che nei 21 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. dispositivi integrati scenda a valori dell'ordine del picoampere, per salire invece alla decina di nanoampere nei JFET di notevoli dimensioni. Al gate, polarizzato inversamente rispetto al source, si ha ancora una corrente di perdita IGSS, dovuta alla corrente inversa di saturazione della giunzione gate-source. questa corrente e' generalmente dello stesso ordine di grandezza della IDS (OFF). Ambedue le correnti citate dipendono dalla temperatura e nel silicio raddoppiano circa ogni 10 ÷ 11° C di innalzamento di quest'ultima. Comunque sia il rapporto rDS (ON ) rDS (OFF) in un JFET e' molto buono e raggiunge facilmente valori pari a 109 o superiori. Se tuttavia si aumenta troppo la tensione drain-source si entra nella zona di breakdown nella quale si puo' notare che la scarica avviene a tensioni VDS tanto minori quanto maggiore e' la VGS . Per operare in condizioni di sicurezza e' necessario pertanto che non venga superata la minima tensione che da' origine alla scarica a valanga e che si ha per la massima VGS . Rimangono ovviamente valide tutte le considerazioni fatte per il BJT quando il carico anziche' essere puramente resistivo abbia anche una considerevole parte reattiva, in particolare quando quest'ultima e' di tipo induttivo. 1.4.2) Il MOSFET. Oltre al JFET esiste il FET a gate isolato o MOSFET. Piu' esattamente esistono i MOSFET ad arricchimento, nei quali in assenza di polarizzazione la corrente di drain e' praticamente nulla, e quelli a svuotamento in cui per annullare la corrente di drain e' necessario applicare al gate un'opportuna polarizzazione di segno opposto a quella di drain. Esistono ovviamente sia realizzazioni a canale n che a canale p. Il gate puo' essere realizzato in metallo, isolato dal canale da uno strato di biossido di silicio, ma le attuali tecnologie di fabbricazione preferiscono utilizzare gate realizzati in polisilicio. Con un tale termine si intende un silicio drogato formato da microcristalli orientati casualmente che presenta caratteristiche simili a quelle di un conduttore. Sebbene il principio di funzionamento di un MOS sia essenzialmente diverso da quello di un JFET, le caratteristiche tensione-corrente di drain sono molto simili per i due dispositivi. Unica sostanziale differenza, limitatamente ai MOS ad arricchimento, si puo' riscontrare nell'esistenza di una tensione di soglia Vt . Per tutte le polarizzazioni di gate VGS < Vt il dispositivo risulta interdetto. Questa caratteristica tuttavia non appare negativa nel campo della commutazione, anzi contribuisce ad ottenere uno stato di interdizione sicuro anche in presenza di ampie variazioni dei parametri ambientali e di lavoro. E' bene tuttavia precisare che il valore della tensione di soglia dipende essenzialmente dalla tecnologia impiegata, anche se la tensione di soglia stessa non e' in alcun modo eliminabile. Dai primi MOS prodotti, in cui tale valore si aggirava sui 5 V, si e' passati al giorno d'oggi a MOS la cui tensione di soglia si situa in genere nell'intorno del volt. Anche in un MOS di conseguenza sono individuabili le regioni di funzionamento di interdizione, resistiva e di saturazione. Nella regione ohmica l'analisi approfondita dei fenomeni porta a concludere che per un MOS ad arricchimento 22 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. I D = k. [ W 2 . 2.(VGS − Vt ).VDS − VDS L ] con W e L rispettivamente larghezza e lunghezza del canale e k parametro di processo pari a µ n.Co/2, con µn mobilita' degli elettroni nel canale e Co capacita' di gate per unita' di superficie. Da questa capacita', che altro non e' se non il rapporto ε/dox tra costante dielettrica del materiale e spessore dell'ossido di isolamento del gate, viene a dipendere anche la tensione di soglia, influenzata peraltro anche dai livelli di drogaggio delle varie zone. In regione di saturazione, per VGS - Vt < VDS, la corrente e' indipendente da VDS e vale I D = k. W 2 .(VGS − Vt ) L Per VGS - Vt = VDS si ha il confine tra la zona di saturazione e la zona resistiva. Pertanto la relazione I D = k. W 2 .V L DS rappresentata a tratteggio in figura 1.20 rappresenta il confine tra queste due zone. figura 1.20 Dalle espressioni appena scritte si puo' notare che il fattore di forma W/L e' un importante parametro di progetto, che rende possibile ottenere sullo stesso chip transistori che abbiano la stessa tensione di soglia, ma con correnti di drain diverse a parita' di polarizzazione. Inoltre poiche' negli odierni processi NMOS il parametro k ha un valore compreso tra 10 e 50 µA/V2 per ottenere elevati valori della corrente di drain e' necessario scegliere alti valori del fattore di forma. In altre parole e' necessario occupare considerevoli aree sul substrato di silicio. A causa della modulazione della lunghezza del canale al variare della VDS si ha poi un effetto simile a quello dovuto alla modulazione dello spessore di base nei BJT, che fa si' che le caratteristiche di drain nella zona di saturazione non siano perfettamente orizzontali. Tutte le caratteristiche convergono in un punto dell'asse delle ascisse (figura 1.21) di coordinata - 1/λ. La 23 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. tensione 1/λ, per similitudine con quanto avviene nel transistore bipolare, e' detta tensione di Early. figura 1.21 Infine e' opportuno ricordare che la caratteristica di trasferimento ID = f(VGS) e' una caratteristica parabolica con vertice in Vt. Esistono delle differenze tra i transistori PMOS e NMOS.I PMOS sono stati i primi ad essere utilizzati, in quanto la tecnologia esistente all'epoca permetteva di ottenere i PMOS piu' facilmente e un minor numero di scarti. Tuttavia nel silicio la mobilita' delle lacune non raggiunge nemmeno la meta' della mobilita' degli elettroni nelle medesime condizioni; cio' significa che a parita' di corrente di drain un PMOS occupa un'area che e' quasi tre volte quella occupata da un NMOS. Le minori dimensioni di un NMOS lo rendono pertanto piu' veloce in quanto si riducono le capacita' parassite alle giunzioni di source e di drain. Oggi pertanto in tutte le applicazioni pratiche, con l'eccezione delle realizzazioni a MOS complementari, vengono utilizzati quasi esclusivamente dispositivi NMOS. Per quanto riguarda i MOS a svuotamento le considerazioni sono analoghe, con l'unica differenza che la tensione di soglia, che in questo caso assume il significato di tensione di interdizione, e' di segno opposto alla tensione drain - source e che il dispositivo puo' funzionare anche ad arricchimento quando la VGS diviene dello stesso segno della VDS. Analogamente a quanto accade per il transistore a giunzione le zone interessate all'uso in commutazione sono la zona resistiva e quella di interdizione. Nella prima la VDS e' piccola e il canale e' aperto con la massima conducibilita', nella seconda il canale e' completamente chiuso e la corrente di drain e' nulla. Fissando l'attenzione sulla zona di interdizione si puo' affermare che nel piano delle caratteristiche di drain essa coincide con l'asse delle ascisse e che la tensione gate-source VGS e' al di sotto della tensione di soglia Vt. In questa situazione il canale o non si e' formato o e' completamente strozzato, a seconda che il MOS sia ad arricchimento o a svuotamento. La tensione VDS dipende dal circuito esterno, come illustrato in figura 1.22. (a). 24 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. Va I D= 0 RD ID G VDS = Va S VGS D D D (a) S S (b) (c) figura 1.22 In queste condizioni il circuito equivalente e' rappresentato in prima approssimazione da un interruttore aperto (fig. 1.22 b). Per un'approssimazione migliore, che tenga conto della debole corrente di perdita del MOS il circuito equivalente e' un generatore di corrente (fig. 1.22 c). La situazione pertanto e' molto simile a quella di un transistore a giunzione. Nel funzionamento in zona resistiva ci si trova invece molto prossimi all'asse delle ordinate. Queste condizioni di lavoro vengono raggiunte quando la tensione gate-source e' sufficientemente al di la' della tensione di soglia e in questo caso le resistenza equivalente tra drain e source e molto piccola ed e' la corrente di drain che viene imposta dal circuito esterno. La tensione drain-source VDS e' molto piccola e in prima approssimazione puo' essere ritenuta nulla. Il canale e' completamente formato. Il circuito equivalente e', in prima approssimazione, rappresentato da un interruttore chiuso (fig. 1.23 b), mentre se si vuole una migliore approssimazione e' necessario tener conto della resistenza di conduzione rON. Va ID RD G VDS = 0 S VGS D D D (a) r ON S S (b) (c) figura 1.23 La corrente di drain e': ID = Va V ≅ a R D + rON R D 25 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. Puo' avere interesse conoscere da chi dipenda rON e di che ordine di grandezza sia. Tale resistenza e' ovviamente funzione della tecnologia di produzione del transistore e diminuisce al crescere della sezione del canale. Il suo valore rimane compreso tra qualche kiloohm per i MOS utilizzati nei circuiti integrati e il centinaio di ohm per i MOS di interfaccia e discreti, per scendere a qualche ohm o a qualche frazione di ohm nei MOS di potenza. La tensione di soglia e' valutabile sulla transcaratteristica, di cui un esempio e' riportato in figura 1.24. In tale figura e' riportata a tratto pieno anche la transcaratteristica di un JFET. Per quest'ultima si vede che per tensioni VGS < Vp la corrente ID = 0, mentre con VGS = 0 ID = IDSS. Sono queste le due condizioni operative dei JFET quando vengono usati in commutazione. ID I DSS JFET MOS ad arricchimento Vp Vt V GS Vp = tensione di pinch - off I DSS = massima corrente di drain del dispositivo (la giunzione di gate non deve essere polarizzata direttamente) figura 1.24 Per i MOS ad arricchimento se la tensione VGS e' inferiore a quella di soglia Vt il canale non si forma e il transistore risulta interdetto, mentre con tensioni superiori alla soglia la corrente di drain cresce con legge quadratica in funzione della tensione gate-source. Il MOS a svuotamento ha invece un comportamento simile al JFET, ma la sua transcaratteristica si estende anche nel semipiano VGS > 0, poiche' il gate e' isolato e quindi non vi e' alcuna giunzione che possa passare in conduzione. Si puo' pertanto concludere che per JFET e MOS a svuotamento la tensione di soglia coincide in pratica con Vt, mentre per il MOS ad arricchimento la tensione di soglia e' sempre maggiore di zero (per un dispositivo a canale n) e il suo valore dipende essenzialmente dalle tecnologia utilizzata, risultando comunque in media sempre superiore al volt. Si riportano di seguito in figura 1.25 i dati caratteristici del MOS a canale p 3N163, per il quale la resistenza rON si aggira sui 250 ohm in corrispondenza a una VGS = -20 V. 26 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. figura 1.25 Esistono ovviamente dispositivi che, come si e' gia' detto, presentano rON inferiori, come ad esempio il MOS BS170 a canale n, che per una VGS = 10 V presenta una resistenza di conduzione di valore massimo pari a circa 5 ohm. In figura 1.26 e' riportata la struttura di un invertitore logico realizzato con un MOS ad arricchimento a canale n. 27 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. VA R Vu Vi figura 1.26 Utilizzando le convenzioni della logica positiva, che associa il livello di tensione alto alla costante logica 1 e quello basso alla costante logica 0, il funzionamento e' intuitivo. Se infatti la tensione Vi applicata in ingresso e' alta e maggiore di Vt, la tensione di uscita e' bassa, se viceversa Vi ≅ 0 la tensione di uscita Vu coincide in pratica con quella di alimentazione. Un'interessante caratteristica dei MOS e' poi che essi possono venir utilizzati sia come dispositivi attivi a tre terminali, come condensatori, sfruttando la capacita' gate-canale, o infine come resistori sia pure non lineari. Con riferimento ad un MOS ad arricchimento a canale n una possibile configurazione circuitale atta ad ottenere questo scopo e' riportata in figura 1.27. ID VDD 300 D ID 250 5,5 200 5 G 150 VGS 100 4 50 3,5 3V S 4,5 1 2 3 4 5 6 VDS , VGS figura 1.27 Il bipolo cosi' ottenuto puo' venir utilizzato come carico, ad esempio nel circuito di figura 1.28, dove sono riportate anche le caratteristiche di drain e la relativa curva di carico. 28 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. ID VDD 300 5,5 250 carico 200 5 150 4,5 100 4 50 3,5 3V pilota Vo Vi 1 2 3 4 5 VDS 6 figura 1.28 Si tenga presente che in virtu' dell'elevatissima impedenza di ingresso di un MOS la sua corrente di gate e' in pratica nulla e quindi le correnti di drain dei due transistori hanno uguale valore. E' ovvio che la curva di carico che cosi' si ottiene, stante la sua elevata non linearita', ben difficilmente puo' venir in circuiti per segnali di tipo analogico, in quanto introdurrebbe distorsioni inaccettabili. Nei dispositivi attivi utilizzati in campo digitale invece, quando interessa che essi lavorino unicamente ai due estremi della curva di carico, cioe' in zona di interdizione e ohmica, questa non linearita' non costituisce un problema e permette di realizzare circuiti di commutazione in cui vengono utilizzati unicamente dispositivi MOS. La caratteristica di trasferimento che si ricava dal circuito di figura 1.28 avra' l'andamento presentato in figura 1.29. Si nota che le tensione di uscita, sia allo stato alto che allo stato basso e' abbastanza discosta da quella di alimentazione (supposta pari a 6 V, con una tensione di soglia del dispositivo di 2 V) e dello zero. Vo 4 3 2 1 0 1 2 3 4 5 6 Vi figura 1.29 Anche i dispositivi a svuotamento possono venir utilizzati come resistori di carico, quando il loro gate venga connesso con il source. In questo caso la caratteristica del bipolo risultante coincide con la caratteristica di drain del MOS in corrispondenza a una tensione gate - source VGS = 0. Anche in questo caso la caratteristica di trasferimento puo' essere ottenuta in modo del tutto analogo a quanto visto per il MOS ad arricchimento. Si consideri a tale scopo il circuito di figura 1.30. Si supponga che la tensione di soglia del pilota sia 2 V e che la caratteristica VGS = 0 del carico si mantenga costante per tensioni VDS comprese tra 1 e 6 V e pari a 20 µA. 29 Capitolo I I dispositivi elettronici. Condizioni operative statiche. ID VDD 300 250 carico curva di carico 5,5 200 5 150 pilota Vo Vi 4,5 100 4 50 3,5 3V 1 2 3 4 5 VDS 6 figura 1.30 Si noti che anche nel caso che si sta esaminando le correnti di drain dei due MOS si possono ritenere identiche. Pertanto la IDS del transistore pilota si mantiene costante e pari a circa 20 µA per tensioni di drain VDS comprese tra 0 e circa 5V. Nell'intervallo di tensione di drain del transistore pilota compreso tra 5 e 6 V, che corrisponde a tensioni di drain del transistore di carico comprese tra 0 e 1 V, la corrente IDS invece decresce con una certa rapidita' da 20 µA a zero. Vo 6 5 4 3 2 1 1 2 3 4 5 6 Vi figura 1.31 Con riferimento alla figura 1.30 e fissando l'attenzione sulla tensione gate - source, si puo' pertanto affermare che la corrente di drain passa da al suo valore massimo sull'intervallo di tensione VGS compreso tra circa 2 e circa 3 V, dando origine alla caratteristica di trasferimento riportata in modo qualitativo in figura 1.31. Si puo' facilmente notare che nella zona di transizione essa presenta una pendenza molto piu' pronunciata che non quella che si ottiene quando il carico e' realizzato con un MOS ad arricchimento. Inoltre le tensioni relative ai due stati logici sono molto piu' prossime alle tensioni d’alimentazione e di massa che non nel caso precedente. 30