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// il COLTIVATORE piemontese
ZOOTECNIA
anno 72 // novembre 2016
Antibioticoresistenza: i ricercatori dell’Istituto zooprofilattico
di Torino spiegano cos’è e come si affronta il problema
II TORINO L’antibioticoresistenza è la capacità acquisita da
parte di alcuni batteri di resistere
agli antibiotici e di non subirne
l’effetto. Gli antibiotici sono molecole ad azione battericida utilizzati
per l’uomo, per gli animali e per le
piante come strumento insostituibile per il trattamento delle malattie batteriche. Il primo antibiotico
ad essere scoperto, nel 1929, fu la
penicillina che segnò una svolta
nella terapia di moltissime malattie, fino ad allora considerate molto gravi. Nel corso dei decenni
molte altre molecole sono state
scoperte o sintetizzate e impiegate
con sempre maggior frequenza
nella terapia delle malattie causate
da batteri.
Attualmente, i dati derivanti
dalle ricerche scientifiche e anche
dalla pratica medica, confermano
che sempre più spesso gli antibiotici sono inefficaci contro un grande numero di microrganismi. Nell’Unione Europea il numero di pazienti infetti da batteri resistenti è
in aumento, e così anche l’isolamento, a livello zootecnico, di batteri resistenti ha assunto livelli
preoccupanti.
La resistenza agli antibiotici viene acquisita dal batterio in seguito a
un contatto del microrganismo
stesso con la molecola dell’antibiotico. I batteri imparano a difendersi
dagli attacchi farmacologici, in generale, a seguito di un utilizzo eccessivo, improprio e/o poco prudente degli antibiotici: l’uso scorretto dei farmaci, infatti, seleziona i
ceppi resistenti che quindi prendono il sopravvento. Non solo, successivamente la capacità di resistere al
farmaco può essere trasmessa, come informazione genetica, alle cellule figlie o anche a batteri che condividono lo stesso ambiente. La resistenza agli antimicrobici rappresenta di per sé un fenomeno
naturale, una strategia attuata dai
batteri per sopravvivere nell’ambiente, ma crea numerosi problemi
terapeutici e di scelta del farmaco.
Si stima che in Europa, circa
25.000 morti ogni anno siano causati dall’antibioticoresistenza perché non esistono cure (antibiotici)
efficaci per pazienti che hanno
contratto un’infezione da un batterio resistente. Le infezioni provocate da batteri resistenti ai far-
maci hanno un costo, in spese sanitarie e perdite di produttività,
che si stima superiore a un miliardo e mezzo di euro.
Nel corso dei decenni si è arrivati
a un fenomeno di tale portata per
una serie di concause e di responsabilità condivise tra il settore zootecnico veterinario e la clinica medica umana. Nella Medicina Veterinaria gli antibiotici vengono utilizzati sia per gli animali da
compagnia (nella maggio parte dei
casi cani, gatti e cavalli) sia per gli
animali che producono alimenti
per l’uomo.
L’ampio utilizzo di farmaci antibiotici nell’allevamento zootecnico intensivo per produrre alimenti
per l’uomo ha contribuito quindi,
in parte, all’insorgenza del fenomeno dell’antibioticoresistenza.
Inoltre, non è da sottovalutare l’impatto che ha avuto in passato l’impiego di antibiotici ad uso preventivo e come promotori della crescita
in particolar modo in alcuni comparti come quelli avicolo e suinicolo. In particolare, negli ultimi anni
è aumentata l’incidenza di isolamento di batteri resistenti o multi
resistenti sia negli allevamenti sia
dagli alimenti di origine animale.
In particolare, Salmonella spp,
Escherichia coli, Campylobacter
(C. jejuni in particolare), Staphylococcus aureus sono i batteri con
maggior frequenza di resistenza o
di multiresisteza cioè la resistenza
contemporanea a più di 3 diverse
molecole.
Anche il comparto medico e clinico umano ha le sue responsabilità e in particolare le abitudini scorrette quando si assumono antibiotici. Un sondaggio internazionale
lanciato
dall‘Organizzazione
Mondiale della Sanità ha infatti
messo in evidenza dati allarmanti
sullo scarso grado di informazioni
di cui sono in possesso i cittadini e
dei falsi miti che sono venuti a crearsi. Dai risultati del Sondaggio,
emerge che quasi due persone su
tre ritiene che gli antibiotici possano essere utilizzati per trattare raffreddori e sindromi influenzali,
senza considerare il fatto che questi farmaci non combattono i virus, ma soltanto i batteri. Circa un
terzo delle persone (32%), inoltre,
ritiene opportuno interrompere la
terapia antibiotica alla scomparsa
dei sintomi, invece che completare il ciclo indicato dal medico.
Oltre il 75% dei partecipanti al
sondaggio ritiene che l’antibiotico
resistenza si manifesti quando il
nostro corpo diventa resistente
agli antibiotici. In realtà sono i batteri - dunque non gli uomini o gli
animali - a diventare resistenti a
questi farmaci e la loro diffusione
causa delle infezioni difficili da
trattare.
Per sensibilizzare la popolazione europea al problema dell’antibioticoresistenza e per invitare
tutti i cittadini a un uso prudente
dei farmaci antibiotici, il 18 novembre è, da qualche anno, la
Giornata Europea degli Antibiotici: il mondo scientifico e non solo, è invitato a riflettere sulla minaccia rappresentata dalla resistenza agli antibiotici, nonché sull’importanza di un uso prudente
degli antibiotici stessi. Gli antibiotici, infatti, sono una risorsa non
rinnovabile e la loro efficacia deve
essere preservata, mediante un
utilizzo più razionale sia in medicina umana che in medicina veterinaria. A fianco di questa iniziativa, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha individuato cinque
importanti misure che le persone
possono attuare nella lotta all’antibioticoresistenza:
1- Utilizzare gli antibiotici soltanto
quando prescritto da un professionista certificato in ambito della salute.
2-Completare sempre la prescrizione, anche se ci si sente meglio.
3-Non utilizzare mai antibiotici rimanenti.
4-Non condividere gli antibiotici
con altre persone.
5-Prevenire le infezioni lavando
regolarmente le mani, evitando
contatti stretti con persone ammalate e mantenendo sempre aggiornate le proprie vaccinazioni.
Secondo gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
l’assunzione corretta e secondo
prescrizione degli antibiotici,
l’igiene personale e la vaccinazione sono misure importanti per ridurre l’impatto del fenomeno. Gesti concreti che ciascuno di noi
può fare, per rallentare il fenomeno della resistenza batterica agli
antimicrobici.
In conclusione, è fondamentale
la consapevolezza che l’antibioticoresistenza rappresenta un problema globale da affrontare in una
logica collaborativa ispirata al concetto di “One-Health” (la salute
unica), per garantire la tutela della
salute umana ed animale, dal momento che dall’una dipende l’altra.
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