Liceo "Newton" di Chivasso Schede di Letteratura greca

Liceo "Newton" di Chivasso
Schede di Letteratura greca
Quarto
anno
Sofocle
(Atene, 497-6 - 406 a.C.)
Il cosiddetto "Sofocle Laterano"
(Roma, Museo Laterano).
Nacque ad Atene verso il 497-406, da Sofillo, del demo di Colono Agoràios. Secondo la
tradizione che riconnetteva la vita dei tre grandi tragici ateniesi alla battaglia di Salamina,
mentre Eschilo vi partecipava ed Euripide nasceva proprio in quel giorno ed in quell'isola,
Sofocle guidava giovinetto il coro che cantava il peana della vittoria. Suo maestro di musica e
danza sarebbe stato il celebre musicista Lampro, ma questo è improbabile per ragioni
cronologiche; fu comunque ottimo citarista e come tale lo ritrasse Polignoto.
Tentò la carriera come attore, ma nonostante il suo aspetto fisico atletico, la sua voce era esile.
Dopo avere sostenuto ruoli secondari e umilianti (citarista, giocatrice di palla in una
Nausicaa…), abbandonò le velleità attoriali per dedicarsi alla composizione di tragedie: ebbe
un immediato e travolgente successo.
Al suo debutto nel 468, a soli 27 anni, conquistò il suo primo trionfo sconfiggendo addirittura
Eschilo. Plutarco, nella Vita di Cimone, racconta che la gara si concluse senza il consueto
sorteggio degli arbitri, essendo la vittoria di Sofocle incontestata. In tutto Sofocle vinse 24
volte (più di chiunque altro), arrivando secondo in tutte le altre occasioni, mai terzo.
A differenza di Eschilo, non era per temperamento un uomo politico, ma la sua condizione
sociale di chrestòs implicava la partecipazione alla vita pubblica, come risulta chiaramente
dall'Epitafio di Pericle tucidideo: ad essere apprezzato e a godere di conseguenza di buona
fama era il cittadino capace di offrire un valido contributo alla collettività, mentre il biasimo
ricadeva su coloro che non contribuivano fattivamente alla gestione della cosa pubblica;
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l'astensione dalle cariche politiche aveva in effetti in Atene il significato di una chiara presa di
distanza dal regime democratico, qualificando chi se ne rendeva responsabile come apràgmon
(sarà questo il caso di Euripide). Sembra però che Sofocle appoggiasse il regime pericleo,
come dimostra anche la sua amicizia con Erodoto, certamente esponente della cerchia di
Pericle e Aspasia; non è invece attestato con certezza da nessuna fonte che egli stesso sia
entrato a far parte di tale cerchia, sebbene la cosa sia probabile.
Fu tra gli ellenotamî nel 443-42, poi stratego con Pericle nel 441-40, anno in cui partecipò alla
spedizione contro la ribelle Samo. La tradizione attribuisce esplicitamente tale incarico alla
vittoria ottenuta da Sofocle con Antigone, per motivi tutt'altro che chiari, tanto più che, a detta
di Ione di Chio, il suo comportamento durante la spedizione fu tutt'altro che valoroso; forse fu
nuovamente stratego nel 428-27; di certo, dopo la disastrosa spedizione in Sicilia, fu uno dei
dieci Probùli incaricati di riformare la Costituzione, i quali in realtà spianarono la strada al
colpo di stato dei Quattrocento. Ripristinata la democrazia, perciò, venne processato ed
ammise candidamente le sue responsabilità, affermando che in quel momento non aveva
trovato nessuna soluzione migliore. Fu assolto da una pòlis che, evidentemente, nutriva
troppa stima per lui per poterlo condannare.
Su di lui sono tramandati molti aneddoti, dai quali emerge un uomo di carattere sereno e di
spirito amabile, che ispirava un'immediata simpatia in chi lo circondava; per esempio,
giuntagli la voce della morte del rivale Euripide, si presentò in vesti da lutto alla
rappresentazione (406). Dal 420 in poi fu soprannominato Dexione ("l'accoglitore"), poiché
aveva accolto nella sua casa la statua di Asclepio proveniente da Epidauro. Per questo motivo,
dopo la morte, gli fu tributato culto eroico.
Si sposò con l'ateniese Nicostrata, che gli diede un figlio, Iofonte. Ebbe anche un'amante, di
nome Teoris, una donna di Sicione, da cui ebbe un altro figlio, Aristone, che diverrà padre di
Sofocle il Giovane, da lui prediletto: questo causò la gelosia del primo figlio ed avvelenò i suoi
ultimi anni di vita. Poco prima della sua morte, infatti, Iofonte intentò un processo al padre
Sofocle per una questione d'eredità, affermandone l'incapacità mentale a causa dell'avanzata
età. Sofocle non volle alcun difensore: la semplice lettura della sua ultima opera, Edipo a
Colono, mise fine al processo, causando la condanna del figlio Iofonte.
Morì nel 406 a.C. e la sua ultima tragedia, il già citato Edipo a Colono, fu rappresentata
postuma lo stesso anno in segno di particolare onore. Secondo la tradizione antica,
notoriamente amante di tali aneddoti, morì soffocato da un acino d'uva, oppure per avere
tentato di recitare un lungo monologo tratto dall'Antigone, oppure per la troppa gioia, quando,
dopo una lunga incertezza, venne a sapere che la giuria gli aveva accordato la vittoria nel
concorso tragico.
Tragedie
La filologia ellenistica conosceva 130 drammi attribuiti a Sofocle, ma ne considerava 7 spurî.
Eppure, delle così numerose opere del tragico di maggior successo, ce ne restano solo 7, frutto
di una scelta scolastica della tarda grecità; l'ordine cronologico (non del tutto sicuro)
dovrebbe essere questo:
• Aiace del 450 a.C. circa;
• Antigone del 442 a.C.;
• Trachinie del 440 a.C. circa;
• Edipo Re (data imprecisata);
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• Elettra (forse 410-9 a.C.);
• Filottete del 409 a.C.;
• Edipo a Colono del 406-5 a.C. (postumo; secondo altri del 401 a.C.).
Del suo dramma satiresco I segugi (᾿Ιχνευταί) ci rimane oltre la metà, dai papiri; molti altri
frammenti vengono da citazioni antiche e dai papiri.
Innovazioni tecniche
Fu un innovatore nella tecnica drammatica; in particolare l'antichità gli attribuisce alcune
innovazioni importanti: l'aumento del numero dei coreuti da 12 a 15; l'aggiunta del terzo
attore; l'invenzione della sccenografia; l'abbandono della trilogia legata.
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