. LA PREVENZIONE DELLE INFEZIONI NEI PAZIENTI CON IPOSPLENISMO FUNZIONALE O SPLENECTOMIZZATI MARTINO BARRETTA Pediatra di famiglia KR. Responsabile FIMP-Calabria Rete Vaccini GIAMPAOLO DE LUCA Pediatra di famiglia CS. Presidente SIP-Calabria TERESA RITA DOLCEAMORE Pediatra di famiglia KR. Direttivo FIMP di Crotone ROBERTO MINIERO Professore di Pediatria. Università Magna Graecia di Catanzaro FRANCESCO ZURLO Psicologo. Cattedra di Pediatria. Università Magna Graecia di Catanzaro Per conto della SIP-Calabria Dicembre 2011 2 1. INTRODUZIONE Con il termine iposplenismo ed asplenia funzionale si identifica lo stato di ridotta o assente funzionalità della milza. Le condizioni cliniche associate ad iposplenismo/asplenia funzionale sono riportate nella Tabella.I Cf.[1]. CATEGORIE CONDIZIONI PATOLOGICHE Asplenia congenita DISORDINI CONGENITI Sindrome di Ivemark Patologie cardiache ipersplenismo. Il rapporto tra iposplenismo/asplenia e l’insorgenza di infezioni gravi, soprattutto da germi capsulati quali lo Streptococcus Pneumoniae, l’ Haemophisus. influenzae tipo b e la Neisseria Meningitidis, è ormai ben riconosciuto da alcuni decenni. Risalgono agli anni ’90 le prime linee guida sulla prevenzione delle infezioni nei soggetti splenectomizzati. Successivamente i contributi della letteratura sono stati numerosi, ma l’ argomento rimane di attualità dal momento che complicanze infettive gravi continuano ad essere osservate, dimostrando che le misure proposte non sono completamente efficaci Cf.[6], [7], [8], [9]. Cianogene congenite Sindrome di Stormoken ANEMIA FALCIFORME SS/SC/ SE S/B- thalassemia Malattia celiaca (soprattutto adulti) Colite ulcerante DISORDINI GASTROINTESTINALI Malattia di Whipple Linfangectasia intestinale Epatite cronica attiva Cirrosi epatica ed ipertensione portale Cirrosi biliare primitiva Patologia alcolica LES S. da anticorpi antifosfolipidi PATOLOGIE AUTOIMMUNI Vasculiti Artrite reumatoide Glomerulo nefriti Sindrome di Sjogren Tiroidite di Haschimoto Sclerosi multipla DISORDINI EMATOLOGICI Trapianto di midollo osseo Irradiazione splenica Leucemia acuta Linfoma non Hodgkin GVHD Linfoma di Hodgkin Trombocitemia essenziale Sindrome di Fanconi Emangiosarcoma della milza Emangioendotelioma della milza Istocitosi maligna Trombosi arteria splenica DISTURBI CIRCOLATORI ATTIVITA’ IMMUNOLOGICA DELLA MILZA Malattia di Crohn Dermatite erpetiforme DISORDINI EPATICI 2. Trombosi venosa splenica Trombosi del tronco celiaco Amiloidosi La milza deve essere considerato a tutti gli effetti come un organo del sistema immunitario. Nella milza sono sintetizzati vari tipi di anticorpi ed in modo particolare le IgM memoria, prodotte dalle IgM-memory B cells. La milza concorre alla maturazione dei linfociti T suppressor, è recevoir di linfociti B e T. E’ sede di produzione di due opsonine (properdina e taftina) che giocano un ruolo importante nei processi di opsonizzazione dei batteri. Ha una intensa attività macrofagica ed una peculiare ’funzione di filtro’ per la capacità di rimuovere dal circolo batteri opzonizzati o per fagocitosi diretta. Nei pazienti ipo/asplenici la percentuale del totale delle cellule T e la risposta linfoproliferativa agli agenti mitogeni è ridotta. Sono diminuite le IgM- memory B cells e di conseguenza la sintesi di IgM, è ridotta la produzione di properdina e di tuftina e quindi la capacità di opsonizzazione. E’ diminuita, infine, la capacità di clearance batterica per fagocitosi diretta. Tutte queste alterazioni del sistema immunitario nei soggetti ipo/asplenici determinano un aumentato rischio di sviluppare infezioni soprattutto verso germi capsulati che non trovano più nella milza il primo importante ’filtro’ in grado di bloccarne la diffusione Cf.[10], [11]. Sarcoidosi PATOLOGIE DIVERSE Ipopituitarismo Ipertensione polmonare primitiva Chirurgia splenica Nutrizione Parenterale Totale Deficit IgA 3. INFEZIONI SEVERE/SEPSI OPSI (OVERWHELMING POST SPLENECTOMY INFECTION) Tabella I: Cause di iposplenismo/asplenia funzionale In molti di questi casi la patogenesi dell’ipofunzione splenica rimane tuttavia non ben definita. Con il termine di asplenia si identifica l’assenza anatomica della milza che nella quasi totalità dei casi è secondaria a splenectomia; raramente può essere congenita Cf.[2], [3], [4], [5]. Le principali indicazioni alla splenectomia sono la rottura traumatica della milza, patologie ematologiche quali anemie emolitiche croniche (ß-thalassemia omozigote e sferocitosi), anemie emolitiche autoimuni, piastrinopenie croniche immuno-mediate, la splenomegalia massiva con I pazienti con ipo/asplenia anatomo/funzionale hanno un rischio 10-50 volte superiore rispetto alla popolazione di controllo di sviluppare quadri settici severi, definiti con l’acronimo OPSI. Con questo termine si identificano condizioni cliniche ad eziologia infettiva di origine batterica caratterizzate in fase iniziale da sintomi aspecifici quali malessere, cefalea, febbre con brividi e disturbi gastrointestinali e quindi da una rapida progressione dell’infezione verso la sepsi severa con un quadro di shock settico e CID (coagulazione intravascolare disseminata), 3 Sindrome di Waterhouse-Friderichsen, porpora fulminante con focolai necrotici diffusi soprattutto alle estremità. Si tratta di un’emergenza medica con evoluzione fatale 50-80% dei casi, il 50-70% dei quali entro le prime 24 ore, l’80% entro le prime 48 ore dall’esordio, nonostante terapie antibiotiche aggressive e trattamenti di supporto intensivi. I pazienti che superano la fase acuta possono presentare complicanze a lungo termine a livello cerebrale ma soprattutto focolai di osteomielite o estese aree di necrosi che possono richiedere talvolta l’ amputazione dei segmenti interessati Cf.[12]. La reale incidenza delle OPSI in età pediatrica è difficile da stabilire. E’ stato dimostrato che dall’introduzione del vaccino antipnemococcico la prevalenza di batteriemie occulte in età pediatrica è scesa dal 2,4% allo 0,6%1%; è probabile questa riduzione abbia interessato anche le OPSI nei soggetti ipo/asplenici. E’ stimato che un paziente ipo/asplenico abbia un rischio di sviluppare una OPSI durante tutta la sua vita del 5%, pari allo 0.23% - 0.42% per anno Cf.[13], [14], [15]. Il rischio dipendente da: • Malattia di base. Il rischio è maggiore per la ßthalassemia omozigote, la microdrepanocitosi, per il linfoma di Hodgkin, mentre è inferiore, rispetto a queste condizioni, nel caso di sferocitosi, piastrinopenia cronica, tumori benigni Sono da considerare a rischio, in quanto ipo/asplenici funzionali, i pazienti con drepanocitosi (rischio 350 volte superiore ai soggetti normali Cf.[16]) e quelli irradiati sulla milza; tra questi vanno ricordati i pazienti sottoposti a trapianto di midollo osseo allogenico, soprattutto se con GVHD cronica. Nelle splenectomie post-traumatiche il rischio è inferiore rispetto alle condizioni precedenti con un aumento del +12,6% rispetto alla popolazione generale Cf.[6], [7], [11], [13], [14], [15], [16], [17]. • Età dei pazienti, al momento della splenectomia. Il rischio è 50 volte superiore rispetto alla popolazione generale nei bambini al di sotto dei due anni; diminuisce quindi con il crescere dell’età al momento della splenectomia. Complessivamente è stimato tra 3,3% e 4,4% nei soggetti con meno di 16 anni e dello 0,8-0,9% nell’adulto Cf.[14], [18]. Per questo motivo, nella misura del possibile, la splenectomia elettiva va posticipata dopo i cinque anni di età. • Tempo intercorso dalla splenectomia. Il rischio è più elevato durante il primo anno postintervento e diminuisce nel tempo: in particolare si osserva come il 30% degli episodi infettivi si verifichi entro il primo anno dall’intervento ed il 50% entro i primi due anni Cf.[4]. Il rischio di sviluppare una OPSI è stimato globalmente del 7% a 10 anni dall’intervento per poi ridursi a meno dell’1% negli anni successivi Cf.[19]. Sepsi fulminanti sono state tuttavia segnalate anche in adulti a distanza di 20-40 anni dalla splenectomia e questo rimarca la necessità di essere sempre attenti ad attuare misure di prevenzione anti-infettiva adeguate in tutti i soggetti splenectomizzati Cf.[11], [19]. 4. AGENTI RESPONSABILI DI OPSI Nei bambini asplenici fino ai 6 mesi di età i patogeni più frequentemente riscontrati sono la Klebsiella, l’ Escherichia coli. e, più in generale, i gram-negativi enteropatici. Dopo i 6 mesi predominano le infezioni da Streptococcus Pneumoniae, (50-90%), l’ Haemophilus. influenzae tipo b(5-15%) e la Neisseria Meningitidis (5%-15%)16. Raramente sono riscontrate infezioni da Escherichia Coli, Pseudomonas aeruginosa, Stafilococcus aureus e Mycoplasma Pneumoniae Cf.[20]. Nel 15% dei casi si riscontra un’eziologia polimicrobica Cf.[21]. I soggetti ipo/asplenici possono sviluppare, con maggior frequenza che i soggetti sani, sepsi severe, anche mortali, in conseguenza del morso di cane o di gatto per infezione da Capnocytophaga canimorsus che alberga nella saliva di questi animali Cf.[22], [23]. Se residenti o in viaggio in zone endemiche, i pazienti potrebbero sviluppare infezioni particolarmente severe determinate da Babesia microti e Plasmodium Falciparum, Histoplasma capsulatum, Bordetella Holmesii Cf.[12], [14], [18], [24], [25]. I pazienti ipo/asplenici, invece, non hanno aumentato rischio di sviluppare infezioni virali, a meno che la patologia di base determini una ridotta funzionalità del sistema immunitario umorale e cellulo-mediato Cf.[9], [24]. L’attuazione di adeguate misure di prevenzione è fondamentale per ridurre il rischio di sviluppare delle OPSI in questi soggetti. I cardini dei protocolli di profilassi anti-infettiva riconosciuti dalla letteratura sono: • La immunoprofilassi • La antibiotico profilassi • Il self-treatment • L’informazione e l’educazione del paziente e della famiglia sulle misure di prevenzione 5. IMMUNOPROFILASSI Una immunoprofilassi è possibile verso gli agenti patogeni che più frequentemente causano infezioni gravi in questi soggetti ovvero per lo Streptococcus pneumoniae, la Neisseria Meningitidis, l’Haemophilus Influenzae. Se la splenectomia è effettuata in elezione la profilassi verso i tre agenti patogeni dovrebbe essere eseguita almeno due settimane prima dell’intervento; se, invece, è effettuata 4 d’urgenza, la vaccinazione antipneumococcica va eseguita immediatamente nel post operatorio mentre quella antimeningococco ed antiemofilo almeno due settimane dall’intervento. Nonostante siano numerose le pubblicazioni e le linee guida prodotte da varie società scientifiche ed organismi governativi di varie nazioni tuttora non è definita quale sia la migliore schedula vaccinale per questi soggetti Cf.[12], [14], [18], [20], [26], [27], [28]. Rimangono valide tutte le controindicazioni e le precauzioni che i vari vaccini comportano per cui la loro somministrazione va sempre valutata caso per caso in relazione all’anamnesi ed alle condizioni cliniche del paziente. 5.1. Streptococcus Pneumoniae (pneumococco) I pazienti ipo/asplenici inferiori ai 20 anni di età sono particolarmente a rischio di sepsi da Streptococcus Pneumoniae, con una incidenza > 150/100.000 ab/anno ed una mortalità del 50-80% Cf.[19], [29] In base alla differente composizione della capsula polisaccaridica si individuano 92 sierotipi Cf.[19] I vaccini attualmente disponibili sono quello polisaccaridico non coniugato 23-valente, contenente i polisaccaridi capsulari purificati (PPSV23- Pneumo-23) e quello coniugato con una proteina di trasporto (Prevenar-Synflorix). • Il vaccino polisaccaridico. Disponibile dal 1983, contiene il polisaccaride capsulare purificato dei 23 sierotipi più diffusi (1-5, 6B, 7F, 8, 9N, 9V, 10A, 11A, 12F, 14, 15B, 17F, 18C, 19A, 19F, 20, 22F, 23F, 33F ),responsabili di più del 75% dei casi di batteriemia e dell’80% dei casi di polmonite. Dal 1997 l’ACIP(Advisory Committee on Immunisation Practices del CDC) ne raccomanda l’uso per le persone di età > 2 anni che sono a maggior rischio di malattia invasiva da infezione pneumococcica. I limiti di questo vaccino sono noti: scarsa risposta immunologica nei bambini di età inferiore ai 2 anni e dubbia risposta fino ai 5 anni di età, incapacità di indurre memoria immunologica, mancata produzione di anticorpi delle classi IgA presenti sulle mucose e quindi nessuna influenza sullo stato di portatore. Dopo la vaccinazione il declino degli anticorpi avviene entro 5 anni, per tale ragione è prevista una seconda dose a distanza di 5 anni dalla prima somministrazione per i soggetti a maggior rischio di malattia invasiva. Per la mancata induzione della memoria immunologica, la sommonistrazione della 2a dose non determina un’aumento del titolo anticorpale adeguato. Recenti studi sull’efficacia del vaccino polisaccaridico mettono in dubbio l’effetto protettivo verso la batteriemia e la sepsi, specialmente nei soggetti immunocompromessi. L’efficacia di questo vaccino varia dal 56% all’81%; purtroppo il vaccino risulta poco efficace nei pazienti splenectomizzati parimen- ti a quello che si osserva nei bambini al di sotto dei due anni di età Cf.[19] • Il vaccino coniugato. Si tratta di vaccini in cui l’antigene polisaccaridico è veicolato coniugato a proteine carrier di diversa natura Il primo vaccino coniugato 7-valente è stato introdotto nel 2000 (PCV7, Prevenar), autorizzato dall’EMEA nel 2001 ed è presente in Italia dall’ottobre dello stesso anno. Il vaccino è stato preparato con quelli che erano i 7 antigeni polisaccaridici dei sierotipi più diffusi (4,6B, 9V, 14, 18C, 19F, 23F) coniugati singolarmente ad una proteina di trasporto che ha permesso di superare i limiti del vaccino polisaccaridico. La coniugazione con la proteina CRM197 stimola le cellule della memoria e le cellule T, favorisce l’immunità mucosale e quindi l’herd immunity con una copertura vaccinale adeguata, è efficace nei bambini < 2 anni di età. Il vaccino conferisce, un’immunità specifica solo verso i sierotipi presenti. L’aumentata incidenza di infezioni da differenti sierotipi, quali il 19A, l’1 ed il 3, ha stimolato la ricerca nella preparazione di nuove formulazioni contenenti i sierotipi emergenti responsabili di infezione invasiva. Oggi sono disponibili, oltre al PCV7 il vaccino coniugato 10-valente (Synfloryx) ed il 13-valente (PCV13 Prevenar 13 dal 2010) che contiene i 7 sierotipi dell’eptavalente più altri 6 quali i sierotipi 1,3,5,6A,7F,19A. E’ da sottolineare l’importanza della presenza, nel 13-valente, del sierotipo 19A che è quello più frequentemente isolato nei soggetti con malattie invasive da pneumococco e risulta essere tra i sierotipi associati più spesso a resistenze agli antibiotici Cf. [20], [21], [22], [30], [31], [32], [33]. Nella Figura 3 e nella Figura 2 è riporta l’incidenza dei vari sierotipi osservati in corso di OPSI nell’esperienza americana. Con la disponibilità del PCV13 anche in Itala, il vaccino ha sostituito nel calendario vaccinale il PCV7. La somministrazione di PCV13 raccomandata nei soggetti ipo/asplenici è riportata nella Figura 3 E’ stato osservato come la somministrazione di PPSV23 dopo PCV7 incrementi significativamente la risposta anticorpale per i 7 sierotipi in comune con l’effetto booster. Mancano al momento studi con PCV13 ma è prevedibile un fenomeno analogo per gli antigeni comuni PCV13 e PPSV23. Pertanto sulla base di queste ipotesi il MMWR-ACIP nelle linee guida 2010 suggerisce la somministrazione tandem (PCV13-PPSV23) nei soggetti ipo/asplenici per incrementare l’intensità della risposta immunologica ed allagare la copertura verso i sierotipi non presenti nel 13-valente che rappresentano una quota significativa di causa di malattia invasiva (Figura 1 e Figura 2) [34]. Le linee guida ACIP prevedono, pertanto, nei soggetti a rischio di età compresa tra 6 e 18 anni e negli adulti, una singola dose di PCV13 seguita 5 Figura 1: Sierotipi presenti in 475 casi di OPSI negli USA CDC. Active Bacterial Core Surveillance Areas, 2006-2008. Figura 2: Percentuali di OPSI da sierotipi presenti nei tre tipi di vaccini nelle varie età negli USA CDC. Active Bacterial Core Surveillance Areas, 2008 da una dose di PPSV23. L’intervallo temporale tra la somministrazione del vaccino coniugato e quella con il vaccino polisaccaridico deve essere di almeno 8 settimane (come mostrato nella Figura 4). In Italia il vaccino coniugato 13-valente è autorizzato fino all’età di 5 anni, per cui, oltre questa fascia di età la somministrazione del PCV13 è considerata ’off-label’. E’ tuttavia importante segnalare come del tutto recentemente (maggio 2011) la Società Italiana d’Igiene (SItI) abbia proposto l’uso del 13-valente seguito dal 23-valente anche nei soggetti adulti ipo/asplenici e come tale indicazione sia supportata anche da decisioni prese da autorità sanitarie regionali (regione Piemonte - circolare del 16 febbraio 2011). Per i bambini ipo/asplenici tra i 24 mesi e 5 anni precedentemente vaccinati con PCV7 è indicata la somministrazione di 2 dosi di PCV13 a distanza di 2 mesi l’una dall’altra. A tutti i pazienti viene raccomandata una dose di richiamo con il PPSV23 a distanza di 5 anni; non sono consigliati ulteriori richiami per la possibile iporesponsività a ripetute dosi di vaccino polisaccaridico Cf.[34], [35], [36]. Alcuni sierotipi, seppur di rara frequenza nella popolazione europea sfuggono alla copertura vaccinale perché non sono presenti né nel PCV13 né nel PPSV23. Pertanto i soggetti vaccinati devono sempre essere considerati a rischio di sviluppare infezioni da pneumococco Cf.[34], [37], [38], [35], [36]. 5.2. Neisseria Meningitidis (meningococco) La Neisseria Meningitidis è un batterio gram-negativo circondato da una capsula polisaccaridica che può colo- nizzare la mucosa rinofaringea in maniera del tutto asintomatica anche se, talora, può determinare rinofaringiti acute. Questo stato di portatore asintomatico può persistere da poche settimane a più mesi con una prevalenza nella popolazione tra il 5 ed il 15% con picchi nei mesi invernali che raggiungono il 30%. Dal nasofaringe può,disseminare per dare sepsi e/o meningite, la disseminazione al torrente sanguigno dipende anche dallo stato immunitario del paziente. Solo l’1% delle persone colonizzate presenta una malattia invasiva. L’Italia registra un’incidenza di meningite pari a 3-6 casi/100.000 ab/ anno (molto inferiore alla media europea, pari a 14.5 casi/100.000 ab/anno) Cf.[19]. Esistono circa 13 sierogruppi di Neisseria Meningitidis classificati in relazione alle caratteristiche della capsula. I sierotipi più frequentemente implicati in malattie sistemiche (<90%) diffusi sono A, B, C, Y, W135. In Africa è prevalente il sierogruppo A, in Europa, Australia e sud America sono più comuni i sierogruppi B e C, negli Stati Uniti, da qualche anno è prevalente il sierogruppo Y, In Italia,negli ultimi anni, i due sieogruppi si sono alternati come frequenza ; attualmente il sierogruppo più diffuso è il B (70-75% ) contro il C (24-41%) e vengono segnalati con maggiore frequenza isolamenti di ceppi degli altri sierogruppi.Cf.[19] I soggetti ipo/asplenici hanno un rischio maggiore di infezioni invasive causate da questo batterio capsulato ed un tasso di mortalità alto, tra il 40 ed il 70%. I vaccini, ad oggi, disponibili in Italia per il meningococco sono: • Vaccino polisaccaridico tetravalente contenente i sierogruppi A, C, W135 ed Y (Mencevax ). 6 Figura 3: Schedula raccomandata in Italia per la somministrazione del vaccino 13 valente (PCV13) per bambini ed adolescenti ipo/asplenici non precedentemente vaccinati con il vaccino 7-valente (PCV7). Figura 4: Schedula per la somministrazione del vaccino polisaccaridico 23-valente (PPSV23) dopo il vaccino 13-valente coniugato (PCV13) proposta dalla ACIP. • Vaccino polisaccaridico coniugato monocomponente contro il sierogruppo C (Meningitec-MenjugateNeisvac-c,). può diminuire le risposte successive ai vaccini coniugati Cf.[35], [40]. • Vaccini polisaccaridici coniugati tetravalenti contenenti i sierogruppi A, C, W135 ed Y (MenveoMenactra). 5.2.2. 5.2.1. Vaccino polisaccaridico tetravalente (MPSV4) Il vaccino ’a polisaccaridi nudi’, cosı̀ come il vaccino antipneumococcico policaccaridico (PPSV23) è poco immunogeno nei bambini di età inferiore ai 5 anni (ad eccezione del polisaccaride A che risulta quello più immunogeno) e non induce memoria immunologica Si somministra dopo i 2 anni di età per via sottocutanea, il livello protettivo degli anticorpi si verifica dopo 7-10 giorni dalla inoculazione e determina una buona risposta immunitaria protettiva verso i sierogruppi A e C, meno per gli altri polisaccaridi. Nei bambini i livelli di anticorpi diminuiscono dopo 3 anni dalla prima dose Cf.[39]. Il vaccino è raccomandato nei soggetti con ipo/asplenia ed altri gruppi a rischio quando, in mancanza di un vaccino coniugato disponibile per l’età, esiste un rischio epidemiologico e si vuole ottenere una protezione immediata ma breve, perché la durata della protezione che il vaccino polisaccaridico conferisce verso le malattie invasive da meningococco è di breve durata. La rivaccinazione è consigliata in soggetti appartenenti a categorie a rischio che vivono in aree endemiche o in bambini che hanno ricevuto la prima dose prima dei 4 anni di età. La somministrazione dei vaccini polisaccaridici Vaccino Polisaccaridico Coniugato Monocomponente C (Men-C) In Italia sono disponibilii tre vaccini coniugati contro il meningococco C, due (Menigitec, Menjugate) hanno come proteina carrier la CRM197 (Crossing Reacting Material 197), nell’altro (Neisvac-C) la proteina vettrice è l’anatossina tetanica . La coniugazione con la proteina carrier lo rende immunogeno nei bambini dai due mesi di età ed ha un’efficacia pari o superiore al 90%, ma non vi sono dati sulla sua immunogenicità sui bambini asplenici. Usato per la prevenzione della malattie invasive da meningococco, negli ipo/asplenici ha dimostrato una risposta immunitaria ridotta se la splenectomia viene effettuata per ragioni mediche (drepanocitosi, talassemia major ecc.) e se il soggetto ha meno di 10 anni. L’esperienza nei Paesi dove è stato utilizzato con offerta attiva, ha dimostrato una drastica riduzione delle forme invasive da meningococco Cf.[38], [39]. 5.2.3. Vaccino polisaccaridico coniugato tetravalente (MCV4) Esistono 2 vaccini tetravalenti coniugati. • Menactra: vaccino contenente i polisaccaridi A,C,Y,W127,coniugati singolarmente con l’anatossina difterica(MenACWY-D). Autorizzato nel 2005 negli Stati Uniti per la somministrazione nei soggetti di età tra gli 11 e i 55 anni, nel 2007 l’FDA 7 ha esteso l’indicazione ai bambini dai 2 ai 10 anni .Non è disponibile in Italia • Menveo : Vaccino contenente i polisaccaridi A,C,Y,W127 coniugati con la proteina CRM197 (MenACWY-CRM197). Autorizzato nel marzo 2010 negli stati uniti (FDA) nei soggetti di età tra gli 11 e i 55 anni, in Canada è stato autorizzato anche per i bambini da 2 a10 anni di età. Dal giugno 2011 anche Gli Stati Uniti hanno esteso l’indicazione dai 2 ai 10 anni. Disponibile in Italia ma autorizzato per la fascia di età 11-55 anni. E’ prevedibile che entro il 2012 anche in Italia sia prescrivibile nei bambini di età inferiore a 11 anni Cf.[35], [40] 5.2.4. Raccomandazioni per la vaccinazione contro il meningococco in bambini ed adolescenti ipo/asplenici In attesa che, il tetravalente coniugato (MCV4) venga autorizzato anche in Italia dai 2 anni di età, ai soggetti con ipo/asplenia deve essere somministrato il vaccino coniugato C (Men-C), secondo quanto previsto dal calendario, e successivamente (bambini > 2 anni di età) il tetravalente polisaccaridico (MPSV4) con una distanza temporale di almeno 2 mesi dal Men-C. Al posto del MPSV4 può essere somministrato ’off-label’ il coniugato tetravalente (MCV4). La schedula vaccinale del tetravalente coniugato Menveo nei soggetti ipo/asplenici, secondo le ultime raccomandazioni ACIP 2010 prevede una serie primaria di 2 dosi a distanza di almeno 2 mesi. I dati riportati per la definizione di queste raccomandazioni indicano che nei soggetti aspleici la risposta immunitaria ad una singola dose non è sufficiente per conferire a questi soggetti livelli di anticorpi battericidi adeguati a prevenire le malattie invasive da meningococco, sono necessarie due dosi a distanza di 2 mesi ed una dose di richiamo ogni 5 anni Cf.[38], [39]. Ad oggi non è disponibile il vaccino per il sierogruppo B che è il più diffuso in Italia. E’ prevista la registrazione di un vaccino per questo sierogruppo entro il 2012. Il vaccino polisaccaridico è consigliato dall’ACIP per gli adulti o per i soggetti di età superiore ai due anni qualora dovessero partire per zone endemiche Cf.[39], [40]. 5.3. Haemophilus Influenzae tipo b (emofilo) E’ un batterio gram-negativo capsulato. Gli uomini sono i soli ospiti naturali. Il polisaccaride è il fattore di virulenza. Il vaccino disponibile è un vaccino coniugato con il polisaccaride della capsula legato ad una proteina di trasporto. In Italia il vaccino per l’Haemophilus Influnezae tipo b viene somministrato a tutti i nuovi nati attraverso l’esavalente (Infanrix Hexa) con una schedula vaccinale che prevede tre dosi : a 3, 5 e 11/13 mesi d’età Cf.[37], [36] I soggetti ipo/asplenici che abbiano effettuato il ciclo vaccinale completo nel primo anno non necessitano di richiami ulteriori. I soggetti che tra i 12 e 59 mesi non siano ancora stati vaccinati devono ricevere due dosi di un vaccino coniugato ad almeno due mesi di distanza l’una dall’altra. Se, invece, hanno ricevuto due dosi di vaccino prima dei primi 12 mesi è sufficiente che ne ricevano una sola dose. Nei bambini di età superiore ai 5 anni e negli adulti non precedentemente vaccinati è sufficiente una sola dose di vaccino. La vaccinazione è efficace e di fatto dà una ottima copertura. Alcuni autori consigliano oltre il 18◦ anno un richiamo a distanza di 10 anni Cf.[37], [35], [40], [41], [42]. • I pazienti ipo/asplenici dovrebbero ricevere annualmente il vaccino antiinfluenzale Cf.[37], [36]. • I pazienti ipo/asplenici dovrebbero ricevere tutte le altre vaccinazioni indicate nel Calendario vaccinale per l’età evolutiva della Regione Calabria 2010. 6. PROFILASSI ANTIBIOTICA La profilassi immunologica non è in grado di proteggere completamente i pazienti da eventuali infezioni da Streptococcus Pneumoniae, Neisseria Meningitidis ed Haemophilus Influenzae sia perché non sono coperti tutti i sierotipi sia perché la risposta anticorpale può non essere ottimale. La profilassi antibiotica è quindi raccomandata in tutte le linee guida, anche se in assenza di studi clinici controllati ci sono dubbi sulla sua efficacia. La maggior parte delle pubblicazioni ed il Comitato per le Malattie Infettive della Accademia Americana di Pediatria consigliano l’impiego dei seguenti antibiotici Cf.[11], [14], [17], [18], [19], [43], [40], [44]: penicillina orale: 125mg per 2volte/die nei pazienti al di sotto dei 5 anni, 250mg per 2volte/die nei pazienti di età superiore a 5 anni. penicillina i m < 27Kg 600.00 U ogni 3-4 settimane >27Kg 1.200.000 U ogni 3-4 settimane amoxicillina o amoxicillina/ac.clavulanico 10-20 mg/kg/die/dose unica nei inferiori a 5 anni. 125mg/die/dose unica nei pazienti tra 5 e 14 anni 250500mg/die/unica dose nei pazienti oltre 14 anni Nei soggetti allergici a questi antibiotici si possono usare i macrolidi. Eritromicina: 125mg/die nei bambini inferiori a due anni di età 250 mg/die nei bambini di età inferiore ad 8 anni di età 250-500 mg/die nei bambini di età superiore ad 8 anni e negli adulti, cotrimossazolo in alternativa al macrolide 5mg/TMP/25mg/SMX/kg una 8 Figura 5: Flow-chart immunoprofilassi nei pazienti asplenici volta al giorno, cefuroxime (mancano indicazioni per il dosaggio in profilassi) Le indicazioni sui vari tipi di antibiotici da utilizzare devono essere sempre riportate alla epidemiologia delle resistenze batteriche che variano nel tempo e nelle diverse aree geografiche. Queste raccomandazioni sono attualizzate ai più recenti report della letteratura ma dovranno essere modificate in futuro in rapporto ad eventuali mutate condizioni di resistenza. La profilassi deve essere effettuata per due-cinque anni dalla splenectomia. Periodi più prolungati non sembrerebbero vantaggiosi tenuto conto che il rischio di OPSI si riduce significativamente dopo 2-5 anni dall’intervento e che si aumentano le possibilità di creare resistenze batteriche Cf.[11], [14], [17], [18]. Le recenti linee guida britanniche danno indicazioni per proseguire la profilassi fino al sedicesimo anno di vita, in quanto questi soggetti sono considerati a rischio ’per età’ di sviluppare delle OPSI Cf.[27]. 6.1. Resistenze antibiotiche questi ceppi circa il 50% sono responsivi a quelle di terza generazione, incluso ceftriaxone, cefotaxima, cefepima, cefpodoxima. Circa un quarto degli pneumococchi isolati negli Stati Uniti è resistente all’eritromicina, ai nuovi macrolidi, inclusa l’azitromicina e la claritromicina, ed alla doxiciclina. Un terzo degli pneumococchi isolati è resistente al trimethoprim/sulfametossazolo. Meno del 2-3% è resistente ai fluorochinoloni. Non sono stati riscontrati casi di resistenza verso i ketolidi, come la telitromicina, e verso la vancomicina Cf.[11], [14], [18], [35], [45], [44]. La profilassi è raccomandata anche in caso di contatto con un individuo con: • infezione da Neisseria Meningitidis Cf.[21], Cf.[35], Cf.[41]; – rifampicina 5mg/kg 2 volte al giorno per 2 giorni nei bambini inferiori ad un mese di età, – rifampicina 10mg/kg 2 volte al giorno per 2 giorni nei bambini di età superiore ad 1 mese per una massimo di 600mg 2 volte al giorno per 2 giorni. – ceftriaxone 125mg i.m. singola dose < 15 anni – ceftriaxone 250mg i.m. singola dose > 15 anni Attualmente, circa il 20% degli pneumococchi isolati negli Stati Uniti ha resistenza intermedia alla penicillina mentre il 15% circa è totalmente resistente alla stessa. Il rischio di resistenza è altrettanto alto in quelle regioni in cui si fa largo uso di antibiotici come la Francia e l’Italia, mentre nelle regioni in cui l’uso è stato limitato, come la Germania e l’Olanda, questo rischio è ridotto. Nella maggior parte dei casi i ceppi di pneumococco resistenti alla penicillina sono resistenti anche alla amoxicillina/ac.clavulanico, al trimethoprim/sulfametossazolo ed alle cefalosporine di prima e seconda generazione; di – ciprofloxacina 500 mg per os singola dose > 18 anni – In caso di reazioni allergiche va consigliata la spiramicina. • infezione da Haemophilus Influenzae bisogna somministrare la rifampicina 20mg/kg (per una dose massima di 600mg) 2 volte al giorno per 5 giorni Cf.[21] o 20mg/kg/dose; dose massima di 600mg 1 volta al giorno per 4 giorni Cf.[41] 9 7. SELF-TREATMENT Tenuto conto della possibilità di una rapida progressione dei processi infettivi nei pazienti ipo/asplenici risulta molto importante un intervento tempestivo per evitare lo sviluppo di forme severe di infezione o, quanto meno, per rallentarne l’evoluzione consentendone un miglior controllo. Una delle misure indicate da tutta la letteratura è il self-treatment, che consiste nell’educare il paziente ad assumere subito in caso di febbre l’antibiotico prescritto preventivamente dal medico, secondo lo schema sottoindicato Cf. [13], [14], [23], [40], [41], [42]. • Il paziente non più in profilassi antibiotica: iniziare subito la terapia antibiotica • Il paziente ancora in profilassi antibiotica: sospendere l’antibiotico utilizzato e sostituirlo con quello prescritto per il self-treatment Cf.[14], [21], [35], [43], [44]. Il paziente deve quindi sempre contattare il medico curante o recarsi in Pronto Soccorso nel più breve tempo possibile. Gli antibiotici consigliati per il self-treatment sono i seguenti: Cf.[14], [17], [21], [35], [43], [44]: 8. INFEZIONI DA ALTRI AGENTI PATOGENI Capnocytophaga Canimorsus La Capnocytophaga canimorsus è un batterio commensale che si trova nella saliva del cane e del gatto, Responsabile di meningiti, endocarditi e sepsi nei soggetti normali, è particolarmente pericolosa nei pazienti asplenici dove è causa di OPSI con una mortalità del 25%. Per questo motivo in caso di morsicatura è appropriato eseguire terapia antibiotica con amoxicillina/acido clavulanico (50mg/kg/die di amoxicillina in due somministrazioni) o con cefuroxima (10-15mg /kg con una dose ogni 12 ore) per 7-10 giorni nel caso di infezioni localizzate. La scelta di amoxicillina/ac.clavulanico è appropriata anche per il trattamento di infezioni da altri microrganismi veicolati dal morso di cane quali la Pasteurella multocida, Streptococcus viridans e ß emolitico di gruppo non A Cf.[22]. Malaria L’asplenia o l’iposplenismo non sono associate ad aumentato rischio di sviluppare la malaria, tuttavia il paziente asplenico, qualora contragga l’infezione, ha un rischio molto elevato di evoluzione fulminante. Pertanto il paziente deve essere informato dettagliatamente sulle misure di profilassi antivettoriale e di chemioprofilassi da adottare in caso di soggiorno in zone malariche Cf.[12], [14], [43]. Per OS • amoxicillina-acido clavulanico (50-100 mg/kg/die di amoxicillina fino ad un massimo di 3 gr/die in due/tre dosi); • cefalosporine III generazione a dosaggio pieno • trimethoprim-sulphametossazolo (8mg/kg di TMP fino a massimo 320mg/gg ripartiti in due/tre dosi giornaliere per os) per i pazienti allergici alle ßlattamine. • Nei pazienti adolescenti e negli adulti (in casi selezionati anche nei bambini ) allergici alle penicilline possono essere utilizzati anche i chinoloni, ed in particolare è consigliabile somministrare moxifloxacina 400mg/ in una unica somministrazione o ciprofloxacina 500mg in una unica soluzione. • I macrolidi sono i meno efficaci Per VIA INTRAMUSCOLARE • ceftriaxone (80mg/kg/die -massimo 2gr-in una unica somministrazione) Babesiosi L’infezione da Babesia divergens o da Babesia microti è ubiquitaria. I soggetti asplenici avrebbero un maggior rischio di contrarre una infezione grave. Essendo l’infezione trasmessa dalla puntura di una zecca appartenente al genere Ixodes le uniche metodiche di prevenzione sono quelle antivettoriali Cf.[12], [14], [43]. Istoplasmosi Histoplasma capsulatum è un micete agente eziologico dell’istoplasmosi; cresce soprattutto in aree contaminate da escrementi di pipistrelli e di uccelli. Nell’ospite il cui sistema immunitario non è compromesso i macrofagi acquistano l’immunità e limitano l’infezione; il 5% delle infezioni sono asintomatiche e si risolvono spontaneamente con una sindrome simil-influenzale. I pazienti ipo/asplenici sono a rischio di sviluppare forme gravi di istoplasmosi. Se vivono in aree a rischio dovrebbero indossare una maschera protettiva quando svolgono attività a contatto con il suolo Cf.[12], [14], [43]. 10 Bordetella holmesii La Bordetella Holmesii colpisce soprattutto i pazienti ipo/asplenici provocando una patologia febbrile aspecifica, associata spesso a sintomi respiratori ed endocardite. In tutti i casi ad oggi riscontrati, la prognosi è stata benigna e ben gestita con terapia antibiotica Cf.[42]. Sono stati impiegati con successo i carbapenemi ed i fluorochinoloni mentre è stata osservata poca responsività o resistenza verso altre classi di antibiotici, come le cefalosporine o i macrolidi Cf.[46]. 9. EDUCAZIONE DEL PAZIENTE E DELLA FAMIGLIA Vogliamo ora mostrare come la dimensione della comunicazione con soggetti affetti da ipo/asplenia sia centrale per il successo di una adeguata profilassi. Il dato da cui è necessario partire è l’inadeguatezza degli indici di compliance da parte dei pazienti/famiglie. Come professionisti, possiamo darne colpa ai pazienti oppure esigere da noi stessi una competenza più adeguata: noi protendiamo maggiormente per questa seconda opzione. Numerosi lavori della letteratura, uniti alla nostra esperienza personale, mostrano infatti in modo oltremodo chiaro come l’ aderenza ai protocolli di prevenzione enunciati nelle linee guida di riferimento non sia del tutto soddisfacente, ciò sia rispetto all’immunoprofilassi che all’ antibiotico profilassi Cf.[6], [9]. Pertiene quindi al medico, piuttosto che al paziente, la responsabilità di assicurare una adeguata aderenza ai protocolli di prevenzione delle infezioni. Se esaminiamo acciò la struttura del problema, essenziale per definire la complementare struttura della sua soluzione, possiamo osserviamo come essa sia conformata da alcuni elementi peculiari. Quali? • Si tratta di riuscire a prescrivere non solo o semplicemente una serie di comportamenti (prendere tutti i giorni l’antibiotico) ma di operare una ristrutturazione della percezione del rischio da parte del paziente e della famiglia in riferimento a diversi fattori (i.e. Insorgenza di febbre e/o segni di infezione); • La dispercezione dell’importanza di tali fattori è direttamente collegata ad un elevato rischio clinico (anche di morte). Tuttavia la percezione di tale rischio (e lo stabilirsi di relazioni causali) è ostica: il paziente ipo/asplenico, infatti, gode, nella maggioranza dei casi, di buona salute; • Infatti, a fronte di problemi percepiti con facilità come di non particolare rilevanza (i.e. banale comparsa di febbre) troviamo conseguenze molto gravi, le quali però restano percettivamente distinte e dal punto di vista temporale (lungo tempo di latenza) e dal punto di vista della connessione causale (causa-effetto); • L’estensione temporale esercita particolare giocoforza in tutto il processo.s Lo stratagemma fondamentale che dovrà orientare la messa apunto di strategie funzionali all’intervento è quindi quello molto antico del partire dopo per arrivare prima. Infatti: • Il semplice follow-up non esprime strutturalmente carattere di efficienza, ciò in particolar modo per la necessità di educare al selftreatment il paziente (i.e. In caso di febbre). La necessità di immediata responsività rende il semplice follow up (inteso in termini di recupero della compliance) come inadeguato. Il follow up deve avere carattere di controllo e di rafforzamento, non di recupero; • Occorrerà perciò spendere più tempo prima, per riguadagnarlo nel corso del tempo, a fronte di una maggiore efficacia ed efficienza dell’intervento (economicità dell’intervento dal punto di vista della strategia, ovvero preponderanza dei criteri di efficacia ed efficienza) Osserviamo cosı̀ uno shifting dal semplice livello sintattico e semantico (livello della spiegazione - comprensione) a quello pragmatico, unico in grado di assicurare un’adeguata compliance, poiché si tratta non solo di mettere in atto delle modificazioni sostanziali del comportamento che hanno carattere reiterato nel tempo, ma di ristrutturare la percezione stessa alla base di questi comportamenti, ovvero: dal cambiamento all’apprendimento. L’utilità di dèpliant informativi da distribuire ai pazienti ed alla famiglia Cf.[6], [7], sarà effettiva solo una volta intervenuti i cambiamenti - apprendimenti necessari qui descritti. La struttura della soluzione implica pertanto una competenza comunicativa adeguata (al momento perlopiù assente) del medico curante (i.e. uso di ristrutturazioni e raffinati stratagemmi di intervento, etc.). 10. ADDENDUM Per esaustività di questa revisione occorre segnalare come condizioni cliniche non collegabili ad ipo/asplenia, quali tumori solidi ed ematologici, patologie croniche soprattutto cardiache, polmonari e renali, trapianto di organo, impianti cocleari e diabete mellito, siano da considerare ad aumentato rischio di infezioni gravi da Streptococcus pneumoniae e pertanto da considerare per una profilassi immunologica ed antibiotica. Ringraziamenti Si ringrazia per l’assistenza tecnica e la preziosa collaborazione l’Ing. Ivan De Rose e la Dott.ssa Federica Altomare. 11 BIBLIOGRAFIA [1] A. 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