Impaginato def. 2b 24-11-2003 11:28 Pagina 79 Capitolo sesto L’ARTIGIANATO 79 Impaginato def. 2b 24-11-2003 11:28 Pagina 80 Impaginato def. 2b 24-11-2003 11:28 Pagina 81 L’artigianato La tradizione letteraria ha fatto prevenire diverse notizie sul fatto che in Magna Grecia fosse presente e numerosa una classe sociale elevata, incline ai divertimenti. A differenza delle notizie, che si riferiscono soprattutto alla classe nobile, il ceto popolare era spesso costretto e lavori estenuanti, e senza orario. Alcuni di essi erano dediti alla lavorazione della lana e all’estrazione da una conchiglia, il murex, della porpora, il colorante principale degli abiti. Ciò dava a intendere che la produzione di stoffe pregiate portava ad una complessa suddivisione dei mestieri. Ma dove le attività artigianali raggiunsero un livello notevole fu certamente, insieme al commercio marittimo, nella produzione ceramica e metallurgica. Tutte le occupazioni erano quasi sistematicamente ubicate quasi nella zona periferica della città, in modo da “evitare” l’inquinamento dei rumori. L’uso di tener lontane dal centro abitato le attività, oltre a Sibari e Ischia, è stato riscontrato a Metaponto e ad Eraclea; in quet’ultima città il quartiere delle produzione ceramica era addirittura all’interno dell’acropoli, ed era strutturato in unità abitative con bottega. La produzione della ceramica in Basilicata era facile vista la facile reperibilità della materia prima. Essa ha un notevole sviluppo con la ceramica figurata, nella seconda metà del V secolo. I prodotti delle officine locali arrivarono quasi ad eguagliare quele importate, che iniziarono ad essere poco utilizzate. Le migliori ceramiche greche venivano prodotte ad Atene, dove si trovava un’argilla di alta qualità che, durante la cottura, assumeva una colorazione rossastra. Una lastra tombale in terracotta con figura femminile proveniente da Metaponto 81 Impaginato def. 2b 24-11-2003 11:29 Pagina 82 L’artigianato Vaglio di Basilicata. Iscrizione votiva Vaglio di Basilicata. Iscrizione dedicatoria alla dea Mefitis Utiana Vaglio di Basilicata. Iscrizione alla dea Mefitis da Rossano 82 Impaginato def. 2b 24-11-2003 11:29 Pagina 83 L’artigianato Vaglio di Basilicata. Iscrizione alla dea Mefitis da Rossano Vaglio di Basilicata. Un’iscrizione della dea lucana Mefitis dal Santuario di Rossano 83 Impaginato def. 2b 24-11-2003 11:29 Pagina 84 L’artigianato Sistema di impalcature occorrenti per la costruzione di un tempio 84 Impaginato def. 2b 24-11-2003 11:29 Pagina 85 L’artigianato Metaponto. La ricchezza della terra veniva rappresentata anche nelle monete (C. Castronovi) La tecnica a figure nere –sagome nere dipinte con una soluzione d’argilla molto fine su sfondo rossastro– era la forma decorativa più diffusa fra gli inizi e la metà del VI secolo a.C.: i dettagli interni venivano incisi con un osso o uno strumento metallico. Poco dopo il 500 a.C., prese il sopravvento la tecnica a figure rosse, dove le immagini dei soggetti erano lasciate nella tonalità rossastra dell’argilla mentre il fondo veniva dipinto con una soluzione d’argilla che si anneriva con la cottura. Si fabbricavano recipienti di ogni tipo e dimensione; dai più lussuosi, destinati ad abbellire le case, ai più semplici, adatti a conservare i prodotti della terra. Con l’argilla si realizzavano coppe per bere, pentole, lampade e urne funerarie. Gli esemplari più preziosi prodotti ad Atene venivano esportati come vasellame di lusso, ma l’enorme crescita dell’offerta fece in modo che le stesse colonie ne producessero in quantità industriali. 85 Impaginato def. 2b 24-11-2003 11:29 Pagina 86 L’artigianato A Metaponto, così come a Siris, vi era un rione, il cosiddetto kerameikòs, una specie di quartiere artigianale delle produzione ceramica, dove erano presenti fornaci e botteghe. Nacquero e si svilupparono forme nuove, come le anfore con un’ansa al di sopra dell’imboccatura, la pisside skyphoide, la bottiglia, insieme alle forme ancora più indigene, come le olle. Nella produzione ceramica vi era anche quella delle statue di tutte le dimensioni, spesso votive, ottenute con matrici, cioè stampi. Ognuno di questi prodotti era venduto nel mercato che poi con i romani diverrà foro, cioè l’agorà, che a volte poteva anche possedere una “intitolazione”, come accade a Metaponto, dove vi era un’agorà dedicato a Zeus. Si è accennato alla produzione della terracotta, la quale spesso proviene da contesti tombali. Essa denota tipologie vascolari, relazioni commerciali e, a volte, status socio-economico del defunto. Vi erano i contenitori per unguenti (alabastra, bombylioi, lekythoi), vasi per bere (coppe, skyphoi e kylix), con coperchio (lekanai e pissidi), ed ovviamente piatti (patère). 86 Le Tavole Palatine (C. Castronovi) Impaginato def. 2b 24-11-2003 11:29 Pagina 87 L’artigianato L’abbigliamento indigeno mediato da quello greco 87 Impaginato def. 2b 24-11-2003 11:29 Pagina 88 L’artigianato Vaglio. Il Santuario della dea Mefitis in località Rossano 88 Impaginato def. 2b 24-11-2003 11:29 Pagina 89 L’artigianato Vaglio di Basilicata. Un’altra veduta del Santuario della dea Mefitis 89 Impaginato def. 2b 24-11-2003 11:29 Pagina 90