7 - Consiglio Regionale della Basilicata

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Capitolo sesto
L’ARTIGIANATO
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L’artigianato
La tradizione letteraria ha fatto prevenire diverse notizie sul
fatto che in Magna Grecia fosse presente e numerosa una classe
sociale elevata, incline ai divertimenti. A differenza delle notizie,
che si riferiscono soprattutto alla classe nobile, il ceto popolare era
spesso costretto e lavori estenuanti, e senza orario. Alcuni di essi
erano dediti alla lavorazione della lana e all’estrazione da una conchiglia, il murex, della porpora, il colorante principale degli abiti.
Ciò dava a intendere che la produzione di stoffe pregiate portava ad
una complessa suddivisione dei mestieri.
Ma dove le attività artigianali raggiunsero un livello notevole
fu certamente, insieme al commercio marittimo, nella produzione
ceramica e metallurgica.
Tutte le occupazioni erano quasi sistematicamente ubicate
quasi nella zona periferica della città, in modo da “evitare” l’inquinamento dei rumori. L’uso di tener lontane dal centro abitato le
attività, oltre a Sibari e Ischia, è stato riscontrato a Metaponto e ad
Eraclea; in quet’ultima città il quartiere delle produzione ceramica
era addirittura all’interno dell’acropoli, ed era strutturato in unità
abitative con bottega.
La produzione della ceramica in Basilicata era facile vista la
facile reperibilità della materia prima. Essa ha un notevole sviluppo
con la ceramica figurata, nella seconda metà del V secolo. I prodotti delle officine locali arrivarono quasi ad eguagliare quele importate, che iniziarono ad essere poco utilizzate.
Le migliori ceramiche greche venivano prodotte ad Atene,
dove si trovava un’argilla di alta qualità che, durante la cottura,
assumeva una colorazione rossastra.
Una lastra tombale in terracotta con figura
femminile proveniente da
Metaponto
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L’artigianato
Vaglio di
Basilicata.
Iscrizione
votiva
Vaglio di
Basilicata.
Iscrizione dedicatoria alla dea
Mefitis Utiana
Vaglio di
Basilicata.
Iscrizione alla
dea Mefitis da
Rossano
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L’artigianato
Vaglio di
Basilicata.
Iscrizione alla
dea Mefitis da
Rossano
Vaglio di
Basilicata.
Un’iscrizione
della dea lucana
Mefitis dal
Santuario di
Rossano
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L’artigianato
Sistema di impalcature occorrenti per
la costruzione di un
tempio
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L’artigianato
Metaponto. La
ricchezza della
terra veniva rappresentata
anche nelle
monete
(C. Castronovi)
La tecnica a figure nere –sagome nere dipinte con una soluzione d’argilla molto fine su sfondo rossastro– era la forma decorativa più diffusa fra gli inizi e la metà del VI secolo a.C.: i dettagli
interni venivano incisi con un osso o uno strumento metallico.
Poco dopo il 500 a.C., prese il sopravvento la tecnica a figure
rosse, dove le immagini dei soggetti erano lasciate nella tonalità rossastra dell’argilla mentre il fondo veniva dipinto con una soluzione
d’argilla che si anneriva con la cottura.
Si fabbricavano recipienti di ogni tipo e dimensione; dai più
lussuosi, destinati ad abbellire le case, ai più semplici, adatti a conservare i prodotti della terra. Con l’argilla si realizzavano coppe per
bere, pentole, lampade e urne funerarie.
Gli esemplari più preziosi prodotti ad Atene venivano esportati come vasellame di lusso, ma l’enorme crescita dell’offerta fece in
modo che le stesse colonie ne producessero in quantità industriali.
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L’artigianato
A Metaponto, così come a Siris, vi era un rione, il cosiddetto kerameikòs, una specie di quartiere artigianale delle produzione ceramica, dove erano presenti fornaci e botteghe.
Nacquero e si svilupparono forme nuove, come le anfore con
un’ansa al di sopra dell’imboccatura, la pisside skyphoide, la bottiglia, insieme alle forme ancora più indigene, come le olle.
Nella produzione ceramica vi era anche quella delle statue di
tutte le dimensioni, spesso votive, ottenute con matrici, cioè stampi.
Ognuno di questi prodotti era venduto nel mercato che poi
con i romani diverrà foro, cioè l’agorà, che a volte poteva anche possedere una “intitolazione”, come accade a Metaponto, dove vi era
un’agorà dedicato a Zeus.
Si è accennato alla produzione della terracotta, la quale spesso
proviene da contesti tombali. Essa denota tipologie vascolari, relazioni commerciali e, a volte, status socio-economico del defunto.
Vi erano i contenitori per unguenti (alabastra, bombylioi, lekythoi), vasi per bere (coppe, skyphoi e kylix), con coperchio (lekanai
e pissidi), ed ovviamente piatti (patère).
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Le Tavole
Palatine
(C. Castronovi)
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L’artigianato
L’abbigliamento indigeno mediato da quello greco
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L’artigianato
Vaglio. Il Santuario della dea Mefitis in località Rossano
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L’artigianato
Vaglio di Basilicata. Un’altra veduta del Santuario della dea Mefitis
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