Corso di Immunologia A.A. 2009-10 Il recettore per l’antigene dei linfociti T Generation of diversity (GOD-II) 1 Il recettore dei linfociti T (1) TCR Due catene polipeptidiche: • ognuna costituita da una porzione variabile (V) e da una costante (C) • Il sito di legame per l’antigene é dato dall’unione dei due domini a livello della regione variabile 2 Il recettore dei linfociti T (2) Il TCR e le immunoglobuline fanno parte di un’unica grande famiglia di molecole chiamata "superfamiglia delle immunoglobuline". Il TCR è MONO-VALENTE (lega solamente 1 antigene), mentre le Ig sono "bivalenti" (legando due determinanti antigenici). A differenza delle Ig, il TCR non è mai secreto, ma rimane attaccato alla membrana del suo linfocita. A riposo, ogni linfocita T espone sulla sua superficie circa 30.000 molecole di TCR. 3 Struttura dei recettori T per l'antigene I TCR sono eterodimeri di natura glicoproteica formati da due catene polipeptidiche legate tra di loro con ponti disolfuro ed ancorati alla superficie dei linfociti T in associazione con il complesso CD3. I complessi CD3-TCR contengono almeno 7 catene polipeptidiche: due catene TCR e almeno 5 catene CD3. Due tipi di TCR: un eterodimero α/β ed un eterodimero γ/δ (quest’ultimo presente in una minoranza dei linfociti circolanti, intorno al 5% di tutti i linfociti T) . 4 Struttura Il TCR è simile ad un frammento Fab legato alla membrana. 5 Struttura TCR: è composto da due catene glicoproteiche trans-membrana (α e β). La porzione extracellulare di tali catene consiste di due domini simili rispettivamente al dominio V e C delle Ig. Entrambe hanno un breve segmento analogo alla regione cerniera delle immunoglobuline, che connette i domini V e C alla membrana, e contiene il residuo di cisteina che forma il ponte disolfuro intercatena. Le eliche trans-membrana delle due catene contengono aminoacidi carichi (basici) all’interno del segmento idrofobico. La catena α ne contiene due, la β solo uno. 6 Struttura del TCR α e β Figure 3-13 7 Struttura dei recettori T per l'antigene Il TCR (nella maggior parte dei casi α e β) presenta tre domini: • un dominio extracellulare formato dalle due catene e in particolare dalle due regioni, costante e variabile, di esse, e dalla cosiddetta regione cerniera dove é presente il ponte disolfuro tra residui di cisteina; • un dominio transmembrana dove sono presenti aminoacidi carichi positivamente che interagiscono con altre molecole di membrana; • un dominio intracellulare formato dalle due corte code delle catene α e β, rispettivamente di 9 e 12 aminoacidi. Vi è inoltre una coda intra-citoplasmatica, a cui sono legate varie molecole importanti nella trasduzione del segnale (quarto dominio). 8 Struttura dei recettori T per l'antigene • La catena α é una glicoproteina acida di 40-50 kD • La catena β é una glicoproteina di 40-45 kD non carica o basica • La catena γ umana é una glicoproteina di grandezza variabile tra 36-55 kD (a seconda della lunghezza della catena e dal grado di glicosilazione) • La catena δ umana é lunga 40-60 kD. • Ciascuna catena (alfa, beta, gamma e delta) e` divisa in un dominio variabile nella regione N-terminale ed uno costante nella regione C-terminale (parte extra-membrana). 9 Struttura dei TCR (cristallografia ai raggi X) Figure 3-29 Circa il 95% dei linfociti totali ha un recettore di tipo αβ, il restante 5% ha un recettore di tipo γδ. 10 Struttura dei recettori T per l'antigene Dominio V: 102-119 aa con due cisteine che formano un ponte disolfuro e stabilizzano il "loop". Dominio C: 138-179 aa e può essere suddiviso in 4 domini funzionali codificati da esoni separati. La regione Cterminale e` ricca in aminoacidi idrofobi, circa 20-24, che permette l'ancoraggio del recettore alla membrana (dominio transmembrana) e di una sequenza idrofilica, 5-12 aa, che costituisce la porzione intra-citoplasmatica (quarto dominio). Il legame disolfuro tra le due catene é situato nel secondo dominio della regione costante che presenta una cisteina. I domini V delle catene del TCR, in particolare α e β, presentano un’alta identita` aminoacidica con i rispettivi domini delle catene leggere e pesanti delle 11 immunoglobuline (25-30%) Struttura dei recettori T per l'antigene (e la ricombinazione somatica) La Regione Variabile (V) della catena α è formata dalla ricombinazione di 2 segmenti genici separati: V e J (come la catena leggera delle Ig). La Regione V della catena β è invece formata dall’unione di 3 segmenti genici: V, D e J (come la catena pesante delle Ig). Grazie alla omologia dei domini V e C con quelli delle Ig, le molecole TCR fanno parte della famiglia supergenica delle Ig (supergene family). 12 Struttura dei recettori T per l'antigene A livello del sito di riconoscimento e legame per l’antigene, come nel caso delle Ig, sono presenti delle regioni ipervariabili, ossia regioni in cui é concentrata la maggiore variabilità della catena aminoacidica. Nella porzione V(α) e V(β) si possono distinguere tre regioni ipervariabili definite "Complementary Determining Regions" (CDR1, CDR2 e CDR3) che formano i punti di contatto del TCR con l'antigene e le molecole MHC. Queste regioni hanno una particolare disposizione che rispecchia in tutto e per tutto la loro funzione: le regioni CDR1 e CDR2 (una per ciascuna catena del TCR) hanno una localizzazione più periferica rispetto alle due regioni CDR3, che si trovano al centro della tasca di legame. 13 Struttura dei recettori T per l'antigene Utilizzando un modello cristallografico di interazione tra: 1. molecole di classe I (HLA-A2), 2. un peptide antigenico 3. ed il TCR, é stato osservato che CDR1 e CDR2 prendono contatto con i primi due domini della catena alfa (HLA-A2) e CDR3 prende contatti con il peptide. In questo modo, le regioni CDR3 prendono contatto direttamente con il peptide antigenico presentato al TCR dalle molecole MHC, mentre le regioni CDR1 e CDR2 prendono contatto con le molecole MHC stesse. 14 Struttura dei recettori T per l'antigene Le due regioni CDR3 sono quelle dove la variabilità aminoacidica è maggiore ed infatti prendono contatto con il determinante antigenico; le regioni CDR1 e CDR2 hanno una variabilità nettamente minore ed è quindi logico che prendano contatto con le molecole MHC che sono molto meno variabili del peptide antigenico. CDR1 e CDR2 sono codificati dai segmenti genici V, e CD3 dai segmenti V e J per α e V, D e J per β. 15 Espressione dei TCRs: γ/δ Nei primi stadi dello sviluppo del timo tali cellule rappresentano la popolazione dei timociti piu` abbondante. Nel topo una maggiore distribuzione dei cloni con TCR γ/δ é stata vista nell'epitelio intestinale e nei linfociti residenti nel polmone. Fino ad ora non e`stata messa in evidenza una grande variabilita` del TCR γ/δ e proprio per la bassa variabilità e per la distribuzione nei tessuti di contatto con l'ambiente esterno, tale recettore potrebbe rappresentare la prima difesa dell' organismo verso batteri e funghi. 16 Linfociti T γ/δ differiscono dagli α/β per: 1. Tipo di antigene che riconoscono, 2. Espressione dei corecettori CD4 e CD8, 3. Distribuzione anatomica delle cellule mature. Distribuzione dei Linfociti T γ/δ: • • • <5% linfociti T degli organi linfoidi periferici, 15% linfociti associati alle cellule epiteliali dell’intestino tenue, 40% dei linfociti interposti tra le cellule epiteliali dell’intestino crasso. 17 Espressione dei TCRs: α/β Il TCR α/β e` il recettore classico coinvolto nel riconoscimento dell'antigene espresso sulla membrana delle cellule presentanti l'antigene (APC) in associazione con le molecole codificate da Maggior Complesso di Istocompatibilita (MHC). Per quanto siano stati descritti linfociti con TCR γ/δ che riconoscono alloantigeni sia di classe I che di classe II ed altri antigeni in maniera MHC ristretta, non é stato ancora trovato l'elemento di restrizione del recettore γ/δ. 18 Molecole associate al TCR Le code intracitoplasmatiche del TCR hanno la caratteristica di essere troppo piccole per riuscire a trasdurre il segnale proveniente dal contatto tra recettore ed antigene, ovvero l'informazione che arriva dalla membrana cellulare e va al nucleo. Questa funzione viene allora svolta da un complesso proteico di membrana chiamato complesso CD3. 19 CD3 Tale complesso é costituito da tre proteine, omologhe tra loro e alle Ig, dette γ, δ ed ε; queste catene si associano tra loro a formare gli eterodimeri γε e δε i quali interagiscono con il TCR a livello dei domini transmembrana grazie agli aminoacidi carichi negativamente che qui sono presenti. Il complesso CD3 é costituito anche da altre due catene chiamate ζ e η le quali si associano tra loro a formare l’omodimero ζ−ζ (nel 90% dei casi) o l’eterodimero ζ− η (nel restante 10% dei casi). 20 CD3 Il dimero ζ e η é interamente contenuto a livello intracitoplasmatico ed ha un ruolo fondamentale nella trasduzione del segnale. Non é noto se le due diverse catene conferiscano alla cellula diverse proprietà funzionali; si sa però che le due proteine derivano dallo stesso trascritto primario mediante un meccanismo di splicing alternativo e che presentano lievi differenze a livello dell’estremità C-terminale. La porzione citoplasmatica del complesso CD3 contiene domini ITAM (immunoreceptor tyrosinebased activation motifs). 21 CD3 L’associazione del CD3 al TCR é necessaria per il trasporto del recettore in membrana: questo processo ha inizio nel reticolo endoplasmatico dove, in un primo momento, al complesso αβ si lega una catena detta ω. Qui cominciano anche ad assemblarsi i dimeri γε e δε che poi verranno trasportati nel Golgi insieme alle altre catene; nel Golgi le catene γ, δ ed ε si legano al complesso αβ scalzando così la catena ω che viene degradata, dopodiché al complesso αβγδε si lega anche il dimero ζ−ζ o ζ−η. Quest’ultimo evento è necessario per il trasporto del TCR in membrana dal momento che i complessi αβγδε che non legano tali dimeri vengono degradati. 22 CD3 Il complesso CD3 traduce tali segnali (trasduzione) in seguito al riconoscimento antigenico, che innesca i molteplici processi coinvolti nella attivazione linfocitaria. Il complesso CD3 e` costituito da molecole non-polimorfiche e fa parte della famiglia supergenica delle Ig. Il complesso CD3 é stato identificato prima del TCR grazie ad un anticorpo monoclonale oggi conosciuto come anti-CD3. Gli anticorpi antiCD3 riconoscono il 100% dei linfociti T. Anticorpi anti-CD3 attivano (o tollerizzano) tutti i linfociti T. Sia le molecole TCR che le molecole CD3 sono fisicamente associate tra di loro e questa associazione é richiesta per l'espressione sulla superficie cellulare sia del TCR che del CD3. 23 Struttura del co-recettore CD4 Il monomero CD4 domini simili immunoglobulinici. contiene 4 a quelli La molecola CD4 è presente sui linfociti T con prevalente funzione helper. 24 Struttura del co-recettore CD4 Il dominio amino-terminale D1 ha una struttura simile al dominio V di una Ig. Il dominio D2, pur essendo chiaramente correlato a quello immunoglobulinico, è diverso sia dai geni C che dai V ed è stato denominato C2. Il sito di legame per le molecole MHC di classe II coinvolge, probabilmente, sia D1 che D2. La porzione extracellulare del CD4 è formata da una struttura rigida, costituita dai domini D1 e D2, collegata da una giunzione flessibile agli altri 2 domini della molecola detti D3 e D4. Nella struttura del CD4 si riconoscono inoltre un dominio transmembrana e uno intracellulare. 25 CD4 Mediante i domini D1 e D2 il CD4 lega un sito del dominio β2 della molecola MHC II posto molto lontano dal sito di legame fra la stessa molecola MHC e il TCR: per questo motivo il CD4 e il TCR possono legare contemporaneamente il complesso molecolare MHC II-peptide. Il TCR ed il CD4 vengono a contatto soltanto durante il riconoscimento dell’antigene ed hanno un effetto sinergico nell’induzione del segnale. La presenza del CD4 determina una diminuzione pari a 100 volte della dose di antigene necessario per indurre l’attivazione. 26 Struttura del co-recettore CD8 La molecola CD8 è un eterodimero formato da una catena α e una β covalentemente legate da un ponte disolfuro; una forma alternativa di CD8 è un omodimero di catene α (αα). Le catene CD8α e CD8β hanno strutture molto simili tra loro. Ciascuna possiede un dominio simile a quello V delle Ig ed un tratto di catena peptidica, che probabilmente si trova in una conformazione estesa, e serve ad ancorare il dominio superiore alla membrana cellulare. 27 CD8 La molecola CD8 è presente sui linfociti T con prevalente funzione citotossica. Tale molecola è un eterodimero formato da una catena α ed una catena β legate da un ponte disolfuro. Le due catene hanno una struttura simile, avendo ciascuna un singolo dominio omologo alla porzione V delle Ig e un lungo peptide con conformazione distesa che lega il primo dominio alla membrana. Il CD8 lega, mediante il dominio α, il dominio α3 della molecola MHC I. Anche il CD8 aumenta di circa 100 volte la sensibilità della cellula all’antigene. 28 Struttura dei co-recettori: CD4 e CD8 Figure 3-15 29 CD4 e CD8 Nonostante la struttura di queste due molecole sia molto diversa, entrambe svolgono la funzione di CORECETTORI e mediano il cosiddetto SECONDO SEGNALE, ossia il segnale co-stimolatorio aspecifico Il segnale NUMERO 1 è invece specifico in quanto è dato dal legame dell’antigene al recettore linfocitario. 30 TCR-CD3-CD4 complex 31 Espressione dei TCRs Il recettore T α/β e` ampiamente distribuito sulle cellule linfoidi ad attivita` regolatrice e/o effettrice (fenotipi CD4 e CD8 positivi). Il recettore T γ/δ, che è espresso sull' 1-10% dei linfociti T periferici sia nell'uomo che nel topo, e` principalmente espresso sulle cellule CD4 CD8 negative (conosciute come doppie negative), anche se sono stati descritti cloni T γ/δ, CD8+ CD4- e in minore misura cloni T γ/δ, CD4+ CD8-. 32 Generation of diversity of T cells (GOD-II) Figure 7-2 33 Generation of diversity of T cells (GOD-II) Figure 7-13 34 I geni del TCR I geni codificanti per la catena α, β, γ, e δ del TCR hanno una organizzazione simile a quelli codificanti per le Ig ed utilizzano meccanismi biomolecolari simili per generare una vasta diversita` di siti combinatoriali con l'antigene. I geni che codificano per le catene α, β, γ, e δ sono composti da elementi V, J e C. Nel caso di β e δ vi sono piccoli segmenti genici D situati tra le regioni V e J. Ciascuno di questi segmenti e’ codificato da loci indipendenti che riarrangiano per produrre il gene espresso. Tali loci presentano la seguente localizzazione cromosomica: nell'uomo, α e δ sul cromosoma 14 e β e γ sul 7; nel topo, α e δ sul cromosoma 14 , β sul 6 e γ sul 13. 35 I geni del TCR Il locus genico della catena α é localizzato sul cromosoma 14; esso é costituito da segmenti V (100 nel topo, 70-80 nell’uomo), segmenti J (50 nel topo, 61 nell’uomo), e un segmento C. Il locus genico della catena β é localizzato sul cromosoma 7 ed è costituito da segmenti V (30 nel topo, 75-80 nell’uomo), due gruppi di segmenti J (6 segmenti per gruppo sia nell’uomo che nel topo), due gruppi di segmenti D (2 nel topo e 3 nell’uomo) e due segmenti C (sia nel topo che nell’uomo). Il locus genico della catena δ è localizzato sul cromosoma 14 tra i segmenti V e i segmenti J della catena α, ed è costituito da segmenti D (2 nel topo, 7 nell’uomo), J (2 nel topo, 3 nell’uomo) ed 1 segmento C (sia nel topo che nell’uomo). (I segmenti V per la catena δ si trovano quindi in mezzo ai segmenti V della catena α.) 36 I geni del TCR A causa della sua localizzazione tra i geni per la cat α, ogni riarrangiamento dei segmenti genici della cat α induce una delezione dei geni δ, che vengono rimossi in due tappe durante il processo di ricombinazione di Vα con Jα. L'eliminazione dei geni per la catena δ però non ne comporta la scomparsa, dal momento che il DNA per i geni δ permane nel nucleo in forma circolare, e dà origine ai cosiddetti TREC (T cell receptor Rearrangement Excision Circles), che non si possono però replicare. Di conseguenza, quando una cellula si divide, i TREC vengono passati soltanto ad una delle due figlie; con il ripetersi delle divisioni i TREC vengono poi diluiti nella popolazione linfocitaria. La quantificazione dei linfociti T che possiedono i TREC è pertanto un marcatore di due fenomeni… 37 I geni del TCR … 1) Il primo riguarda la maturazione cellulare intratimica e l'efficienza della selezione positiva, dato che le cellule che iniziano a riarrangiare la catena α producono un primo TREC, il signal-joint (sj)-TREC, quindi si replicano 3-4 volte (grazie al processo di selezione positiva), infine concludono il riarrangiamento di Vα su Jα e producono il secondo TREC, il coding-joint (cj)-TREC (vedi Figura). 38 T Cell Receptor Excision Circles 39 TREC … 2) Il secondo fenomeno riguarda l'uscita dal timo di cellule neoformate, dal momento che le cellule che possiedono i TREC (con cj-TREC presente 3-4 volte più di sj-TREC) sono i "recenti emigranti dal timo" (recent thymic emigrants, RTE) (Verschuren, J Immunol. 158:1208-1216, 1997; Douek, Nature 396: 690-695, 1998; Jamieson, Immunity 10: 569-575, 1999), e danno una diretta e precisa indicazione della funzionalità dell'organo. 40 I geni del TCR A livello della catena β nell'uomo, vi sono almeno 75-100 segmenti V, 2 D, 13 J. Sono state calcolate approssimativamente almeno 3500 catene β. Ciascun gene C e` composto da 4 esoni che corrispondono ai domini strutturali delle regioni costanti. Il primo codifica i primi 125 aa aminoterminali della porzione extramembrana; il secondo, un mini esone, che codifica una regione di 6 aa (hinge region) contenente il residuo di cisteina coinvolto nel ponte disolfuro che unisce la catena β alla α; il terzo la porzione idrofobica transmembrana di 36 aa ed il quarto i 5 aa citoplasmatici e la porzione non tradotta del mRNA. 41 L’organizzazione germinale del locus β Il locus TCRβ (cromosoma 7) ha un’organizzazione diversa da quello α. Possiede 52 segmenti genici funzionali Vβ posizionati ad una certa distanza da due gruppi separati, uno comprendente un singolo segmento genico D insieme a sei o sette segmenti J e l’altro formato da un solo gene C. Il locus TCRβ è interrotto fra i segmenti J e V dalla presenza del locus TCRδ (non mostrato in figura) sempre del recettore T. 42 I geni del TCR I geni della catena α sono formati nell'uomo da almeno 50100 V e 60-100 segmenti J e un gene C. Postulando l'esistenza di almeno 100 J si possono avere almeno 8000 catene alfa. Non e` stato possibile fare una mappa dei loci della catena α sia nell'uomo che nel topo, in quanto i segmenti di DNA sono molto lunghi e la presenza di un altro locus (il locus δ) rende piu` difficile l'analisi di questa regione cromosomica. Percio`, assumendo una associazione random tra α e β, la potenziale variabilita` del TCR umano α/β e` di 1,8 x 107 differenti eterodimeri. Nel topo lo stesso calcolo ha portato a 8,1 x 107 possibili combinazioni. 43 L’organizzazione germinale del locus α Il locus TCRα (cromosoma 14) consiste di 70-80 segmenti genici Vα ciascuno preceduto da un esone per una sequenza leader (L). Non è noto quanti siano esattamente i segmenti genici Vα funzionali. Ad una distanza considerevole dai segmenti genici Vα, si trova un gruppo di 61 segmenti Jα. Questi sono seguiti da un solo gene C formato da esoni separati per il dominio costante e quello cardine e da un solo esone che codifica la regione citoplasmatica e trasmembrana 44 I geni del TCR La famiglia dei geni γ si presenta con una organizzazione genomica differente tra il topo e l'uomo. Infatti nel topo e` organizzata in 4 clusters ciascuno contenente segmenti V, J, e C. Nell'uomo e` molto simile all'organizzazione di β, vi sono 9 V associati con cinque regioni J e 2 geni C. Nell'uomo sono stati trovati: un locus Cγ1 e due forme alleliche di Cγ2. Cγ1 e` formato da tre esoni di cui il secondo contiene un codone che codifica per una molecola di cisteina presumibilmente coinvolta nel ponte disolfuro tra γ e δ. Le forme alleliche di Cγ2 differiscono per un duplicato ed un triplicato del secondo esone, ma questi esoni non contengono il codone per la cisteina. Le molecole tradotte inoltre presentano differenti siti di glicosilazione, quattro in Cγ1 e 5 in C γ2. 45 I geni del TCR I geni della catena δ sono situati tra i segmenti genici V e J dei geni α. Nel topo il segmento C è situato 75Kd 5' rispetto a C (α). Nell'uomo, per quanto sia piccolo il numero di trascritti analizzato, sono stati trovati 6 V, 3 J, 3 D ed uno C dimostrando una limitata diversita` ricombinatoriale. Ciononostante, vi é una enorme potenziale diversità nei recettori γδ, dovuta sia alla variabilità delle sequenze giunzionali che al fatto che nella catena δ uno o più segmenti D possono essere utilizzati nei fenomeni di riarrangiamento. 46 L’organizzazione dei loci γ e δ I loci TCR γ e TCR δ, come quelli TCRα e β, sono costituiti dai segmenti genici V, D e J e dai geni C. Il locus codificante la catena δ è compreso interamente all’interno del locus della catena α. I tre segmenti genici Dδ, i tre segmenti Jδ ed il singolo gene δ C sono localizzati fra i clusters dei segmenti genici Vα e quello dei segmenti genici Jα, mentre i segmenti genici Vδ, sono inframezzati fra i segmenti Vα; non è noto esattamente quanti essi siano, ma ve ne sono sicuramente almeno quattro. 47 L’organizzazione dei loci γ e δ Il locus TCRγ umano ha due geni C, ciascuno con le proprie sequenze J. Il locus γ murino ha un’organizzazione più complessa che consta di tre clusters funzionali di segmenti genici γ, ciascuno comprendente i segmenti V e J ed un gene C. Il riarrangiamento dei loci γ e δ avviene come negli altri loci del TCR, con la differenza che durante il riarrangiamento di TCRδ possono venire usati, nello stesso gene, entrambi i segmenti D. L’utilizzo di entrambi i segmenti D porta ad una maggiore variabilità della catena δ, soprattutto perché possono venire aggiunti dei nucleotidi in più del punto di giunzione tra due segmenti genici D oltre che nelle giunzioni V-D e D-J. 48 Riarrangiamento ed espressione del gene per le catene α e β del TCR I geni per le catene α e β del TCR sono formati da segmenti discreti che si legano insieme per ricombinazione somatica che avviene durante la maturazione della cellula T. I geni funzionali delle catena α e β si formano allo stesso modo dei geni delle Ig. Per la catena α, un segmento genico Vα si riarrangia con un segmento genico Jα in modo da formare l’esone funzionale della regione V. Lo splicing del prodotto di trascrizione composto dall’esone VJα e da Cα genera l’mRNA che verrà tradotto nella proteina che costituisce la catena α del TCR. 49 Riarrangiamento ed espressione del gene per le catene α e β del TCR Per la catena β, così come avviene per la catena pesante delle Ig, il dominio variabile è codificato da tre segmenti genici, Vβ, Dβ, e Jβ. Il riarrangiamento di questi segmenti genici genera l’esone VDJβ della regione V funzionale che verrà poi unito per splicing con Cβ: l’mRNA verrà tradotto per dare la catena β del TCR. Subito dopo che sono state sintetizzate, la catena α e β si appaiano e formano l’eterodimero α:β del TCR. 50 Generation of Diversity – II Quali sono i principali meccanismi che generano la diversità del TCR? 1. Il numero elevato di segmenti V, D e J della linea germinale; 2. La ricombinazione somatica dei diversi segmenti durante il riarrangiamento che avviene in modo del tutto casuale; 3. La diversità giunzionale, che coinvolge sequenze codificanti in corrispondenza delle giunzioni VJ, VD, DJ, e che é data dall’aggiunta casuale di nucleotidi e dalla imprecisione nella giunzione dei segmenti genici; 4. L’appaiamento delle catene α e β che serve a moltiplicare la diversità generatasi in ogni singola catena. 51 La generazione della diversità dei TCRs Confronto tra il numero dei segmenti genici ed i modi in cui si ottiene la diversità nei TCR e nelle Ig umane. È importante sottolineare che solo la metà delle catene k contengono i nucleotidi-N. Nella figura non viene considerata, come fonte di diversità delle immunoglobuline, l’ipermutazione somatica. 52 I geni del TCR A differenza di quanto accade per le immunoglobuline, la diversità nei recettori della cellula T non é aumentata da meccanismi di ipermutazione somatica, ossia dalla comparsa di mutazioni casuali dopo che é già avvenuto il riarrangiamento dei geni. 53 I geni del TCR mancano di ipermutazione somatica Il meccanismo di ipermutazione somatica (sostituzione di singole basi della regione V) che avviene durante l'attivazione dei linfociti B non e` stata osservata nei linfociti T, suggerendo che il repertorio TCR nei linfociti maturi (quelli cioé che hanno già subito la selezione timica) non subisce una variazione nella affinità nelle risposte secondarie, come avviene per le Ig. Per quanto i segmenti V dei geni dei TCR siano numericamente inferiori rispetto a quelli delle Ig, le combinazioni di associazione tra i segmenti V, D, e J e le diversità giunzionali fanno si che teoricamente si possano formare più molecole γδ e αβ che Ig. 54 I geni del TCR mancano di ipermutazione somatica Le spiegazioni possibili di questo fenomeno potrebbero essere: • evitare che l’eccessiva variabilità del recettore causata dall’ipermutazione possa favorire l’emergere di cloni di linfociti T mutanti verso gli auto-antigeni durante la risposta immunitaria; • evitare la perdita del riconoscimento delle molecole MHC da parte del linfocita T e quindi la non responsività immunitaria. • o semplicemente l’ipermutazione somatica è un meccanismo acquisito ed esclusivo delle cellule B poiché devono secernere anticorpi con alta affinità al fine di captare le varie tossine presenti nei fluidi extracellulari. 55