La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italiano L2: questioni teoretiche e metodologiche nello studio di un apprendente francofono Assunta Giuseppina Zedda 1. La Teoria La Teoria della Processabilità (TP; Pienemann, 1998) è una teoria dell'apprendimento della L2. Essa può essere definita una teoria psicolinguistica perché prende in esame sia gli aspetti cognitivi sia gli aspetti formali dell'acquisizione di una lingua seconda. E' basata, infatti, da una parte, su modelli psicolinguistici come quello per la produzione del parlato in L1 di Levelt (1989: adattato alla produzione bilingue da De Bot nel 1992), e quello della Grammatica Procedurale Incrementale di Kempen e Hoenkamp (1987) e, dall'altra, è basata sul modello descrittivo della Grammatica Lessico Funzionale di Bresnan (1982). Risultato di studi ventennali, la Teoria spiega le sequenze evolutive dell'interlingua sulla base di una gerarchia universale di procedure, o abilità procedurali, che vengono gradualmente acquisite dall'apprendente di una L2, si ipotizza similarmente a quelle che un nativo sviluppa nell'apprendere la sua L1. Dato il carattere universale delle procedure e la dichiarazione di avere uno scopo universale, essa è applicabile praticamente a tutte le lingue e apprendenti linguistici (guidati e spontanei), fanno eccezione forse poche lingue nonconfigurazionali o senza procedura della frase subordinata (Pallotti 2005). Secondo il modello di Levelt (1989), durante l'elaborazione di un enunciato, le diverse procedure si attivano seguendo una scala di difficoltà che va dal semplice al complesso, i cui gradini o stadi rappresentano i vari livelli di accessibilità alla lingua: 1. accesso lessicale (lemma access), 2. procedura categoriale (category procedure), 3. procedura sintagmatica (phrasal procedure), 4. procedura frasale (S-procedure), 5. procedura della proposizione subordinata (sub clause procedure), se applicabile. 68 Assunta Giuseppina Zedda Tali procedure si presentano in ordine gerarchico implicazionale, cioè la procedura di un livello più basso è un prerequisito necessario per il funzionamento della procedura del livello successivo; inoltre non è possibile attivare una procedura, ad esempio di livello quattro, prima che siano diventate operative tutte quelle precedenti. Questo richiama l'ipotesi di base della TP, e cioè che l'acquisizione delle procedure di elaborazione linguistica rispecchi la stessa sequenza implicazionale attivata nella produzione del parlato (Pienemann 1998). Ovviamente, in un apprendente con L2 in fase iniziale, tali procedure non sono tutte operative, ma si attiveranno nell'ordine man mano che avanza nel suo processo di acquisizione. Un concetto chiave della TP è quello di unificazione dei tratti lessicali che può avvenire solo in presenza di scambio di informazione tra i diversi costituenti di una produzione linguistica. Così in una gerarchia procedurale come quella proposta da Pienemann (1998), il primo gradino della scala di acquisizione prevede solo l'identificazione di lemmi (lemma access) e non presenta alcuna procedura specifica della lingua: non vi è ancora nessun tipo di informazione, la produzione è costituita da singole parole o formule; il secondo gradino fa emergere i parametri lessicali dei lemmi (category procedure): una categoria grammaticale viene assegnata alle voci lessicali, vengono prodotte le marche morfologiche o tratti diacritici, l'uso dell'informazione è locale, non c'è ancora comunicazione tra i vari elementi della produzione; il successivo terzo gradino consiste nell'unificazione dei parametri all'interno di un sintagma (Phrase procedure): è attiva la procedura sintagmatica, c'è scambio di informazione tra la testa del sintagma e gli altri costituenti all'interno del sintagma1; il quarto gradino presenta l'unificazione dei parametri tra sintagmi (S- procedure): qui avviene lo scambio di informazioni tra i diversi costituenti della frase, vengono assegnate le funzioni ai sintagmi che vengono poi assemblati in frasi, l'ordine delle parole rispecchia le norme L2; l'ultimo gradino, il quinto, prevede l'acquisizione di specifiche procedure per processare proposizioni subordinate (sub-clause procedure): a questo stadio è acquisita la capacità di distinguere le frasi principali da quelle secondarie, è attivo lo scambio di informazione tra proposizioni differenti sul piano sintattico. La TP non pretende di essere una teoria di tutti gli aspetti della SLA (second langue acquisition), e in effetti il suo campo di interesse è circoscritto alla grammatica e in particolare alla sequenza di sviluppo della capacità di elaborarla da parte di un apprendente. Essa si limita a definire una gerarchia di procedure che costringono in un dato percorso lo “Spazio delle Ipotesi” (Pienemann 1998: 239 sgg.), cioè AnnalSS 3, 2003 (2005) La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italiano L2… 69 quella serie di opzioni strutturali a disposizione di un apprendente a un determinato livello della sua interlingua (es., prima di produrre correttamente ‘Il bambino grande’, l'apprendente può dire: Lo bambino grande, Il bambino grando, Lo bambino grando, ecc.). Tali opzioni specifiche definiscono a priori la variabilità, che viene spiegata quindi non solo a posteriori come oscillazione dei livelli di correttezza. La TP fornisce indicazioni anche sulla sua applicabilità nell'ambito della didattica attraverso l’“Ipotesi dell'Insegnabilità” (Pienemann 1998: 252 sgg.; Pienemann 1984, e 1986: cit. in Bettoni 2001: 139): la quale dimostra che le sequenze sono acquisite seguendo un ordine implicazionale rigido: ne consegue che esse non possono essere alterate da nessun insegnamento. 2. Applicazioni della Teoria alle diverse lingue La Grammatica Lessico-funzionale (Bresnan 1992) è la teoria della grammatica, compatibile con le procedure psicolinguistiche, adottata da Pienemann (1998) per descrivere formalmente le diverse L2 in sede di applicazione trans-linguistica della TP. Gli studi sulla Processabilità hanno preso avvio in Germania con il progetto ZISA (Zweitspracher werb italianischer und spanischer Arbeiter) finalizzato allo studio delle sequenze evolutive del tedesco in apprendenti-lavoratori spagnoli e italiani (Meisel, Clahsen, Pienemann 1981; Clahsen, Meisel, Pienemann 1983). Questi dati uniti a quelli sull'inglese, raccolti da Johnston (1985) in Australia, hanno costituito la base per la prima formulazione della Teoria. Tuttavia, per offrire una spiegazione più dettagliata della TP e poterla anche applicare a lingue diverse, molti altri dati sono stati assemblati in seguito: quelli sullo spagnolo (Johnston 1995) e sull'italiano (Di Biase 1999) forniscono nuove precisazioni teoriche, come quella relativa alle lingue pro-drop, cioè quelle lingue senza soggetto pronominale obbligatorio, che presentano la comparsa della morfologia personale del verbo al terzo stadio, e in alcuni casi anche al secondo, anziché al quarto come nelle lingue con soggetto obbligatorio (Bettoni 2001). I dati sullo svedese (Pienemann, Håkansson 1999) offrono lo spunto per riflettere su un'importante questione riguardante la consistenza interna dell'interlingua contro la correttezza dell'uso dei morfemi secondo la lingua target (LT). Tale corpus fornisce anche indicazioni sulla moderata influenza della L1 sulla L2 (Håkansson e al. 2002) anche in presenza di strutture identiche in entrambe le lingue. Il contributo dei dati raccolti sulle lingue scandinave (Glahn e al. 2001) riguarda la AnnalSS 3, 2003 (2005) 70 Assunta Giuseppina Zedda morfologia dell'aggettivo attributivo e predicativo e dimostra come l'acquisizione del numero sul nome e sui suoi target avvenga prima di quella del genere. L’applicazione al giapponese (Kawaguchi 2000; Di Biase, Kawaguchi 2002) arricchisce il corpus riguardo alla plausibilità tipologica essendo questa una lingua non-configurazionale e agglutinativa, quindi molto lontana tipologicamente dalle lingue europee sulle quali la Teoria è stata testata fino ad oggi. L’ultimo contributo giunge da uno studio condotto in parallelo su tedesco, italiano, giapponese e svedese che si concentra sull’interazione tra trasfer della L1 e le limitazioni psicolinguistiche nella processabilità della L2 (Pienemann e al. 2003). 3. Un'applicazione della Teoria all’italiano Uno studio sulla gerarchia di Processabilità applicata all'italiano L2 è stato condotto in Australia da Bruno Di Biase (Di Biase, Kawaguchi 2002) nell'ambito di ricerca sulla plausibilità tipologica della TP: questo studio è stato affiancato infatti da un altro relativo al giapponese che presenta notevoli differenze sintattiche e morfologiche rispetto alle lingue europee. I risultati confermano l'ordine di acquisizione previsto dalla gerarchia di Processabilità e dimostrano che il principio di scambio di informazione grammaticale è un concetto produttivo in lingue tipologicamente diverse (Di Biase, Kawaguchi 2002: 2). Nello studio le due lingue sono descritte tipologicamente seguendo la Grammatica Lessico-funzionale di Bresnan (1982; 2001), e in particolare l'italiano è descritto come una lingua head marking, in quanto la morfologia della testa del sintagma incorpora sempre i parametri diacritici, inoltre è una lingua ‘fusiva’ o flessiva poiché le parole sono formate da una radice lessicale e da uno o più affissi flessivi. Quindi una morfologia ricca e complessa soprattutto rispetto alla sintassi che non presenta un ordine rigido delle parole SVO, dal momento che il soggetto può essere facoltativo, nullo o sottointeso e con posizione variabile. Con questa situazione linguistica di partenza, Di Biase sceglie di testare le sue ipotesi su alcune strutture morfologiche e sintattiche particolari, che gli sono sembrate adatte a far emergere l'uso, da parte di un apprendente, di una determinata procedura. Dall'analisi è tenuta fuori la procedura della proposizione subordinata (livello cinque), in quanto è possibile testare la Teoria anche solo su una parte della gerarchia di Processabilità (Pienemann 1998). Al primo livello della scala gerarchica ci sono solo 'parole' e nessuna struttura può essere individuata. Al secondo livello, che prevede l'attribuzione dei parametri lessicali, AnnalSS 3, 2003 (2005) La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italiano L2… 71 si notano due strutture con operazione in loco, cioè senza scambio di informazione: la desinenza -i come marca della pluralità e il suffisso morfologico -to del participio passato. Nel primo caso, Di Biase (2002) sceglie solo - i come suffisso del plurale perché considera ambigua la desinenza -e, che marca sia nomi singolari che nomi plurali; nel secondo caso, il participio passato (-to) è stato selezionato perché è una forma verbale che compare precocemente nelle interlingue per marcare il tempo passato con aspetto perfettivo; a questo livello, esso è prodotto senza l'ausiliare, quindi in assenza di scambio di informazione tra l'ausiliare e verbo lessicale, prevista invece per il quarto stadio. Per il terzo livello della gerarchia, Di Biase (2002) seleziona come struttura quella di accordo plurale all'interno del sintagma nominale, I bambini buoni, che richiede l'unificazione dei parametri del nome e dei suoi modificatori. Sia per questa procedura che per quella precedente è il numero e non il genere ad essere considerato, dal momento che il genere nell'italiano, ma anche in altre lingue, viene acquisito più tardi rispetto al numero (Pienemann 1998) e la sua attribuzione è altamente arbitraria essendoci scarsa relazione tra il significato del nome e il suo genere e tra il genere e la sua forma grammaticale (Di Biase 2002). Per la procedura intersintagmatica del quarto livello viene preso in considerazione l'accordo anaforico tra oggetto diretto e pronome clitico, I biscotti li compra Giovanni, e viene trascurato invece l'accordo grammaticale con il soggetto. Le ragioni di questa scelta sono probabilmente da rintracciare nell'ambiguità strutturale della marca del soggetto dell'italiano che può essere espressa ma anche più facilmente omessa. Lo stesso Pienemann (comunicazione personale a Pallotti, aprile 2002) avverte che la regola dell'accordo soggetto-verbo deve ritenersi acquisita solo se il soggetto è pieno, e forse anche pronominale. Si riassumono brevemente le strutture scelte da Di Biase: 1. Accesso lessicale 2. Proc. categoriale 3. Proc. sintagmatica 4. Proc. frasale → nessuna struttura → → - i, marca del pl. di nomi → amici → - to, marca del passato → mangiato → accordo sintagma nom. (-i) → tanti amici australiani → accordo topic-objet → i biscotti li compra Giovanni. AnnalSS 3, 2003 (2005) 72 Assunta Giuseppina Zedda 4. Una nuova applicazione della Teoria all’italiano Il presente lavoro ha come obiettivo la discussione di argomenti teorici e metodologici che coinvolgono non solo lo studio sull’applicazione della Teoria all’italiano ma anche i test trans-linguistici della stessa; nella speranza di riuscire a dare un contributo su questioni generali, il lavoro non trascura la ricerca di prove che riguardino anche la sua falsificazione. Per testare una teoria che pretende di avere portata universale (Pienemann 1998), dato che la sua applicazione si estende a tutte le lingue e apprendenti diversi, i ricercatori dovrebbero disporre di criteri operativi molto chiari al fine di verificare le previsioni della TP nei confronti delle diverse lingue, dentro un quadro di riferimento coerente ed esplicito (Pallotti 2005). L'analisi condotta dal gruppo di ricerca2 sull'acquisizione dell'italiano L2 deve considerarsi complementare e di approfondimento rispetto a quella di Di Biase (Di Biase, Kawaguchi 2002). Le ipotesi sono basate su un corpus di dati e sull’osservazione empirica. I dati considerati da questo studio hanno due fonti differenti: il database dell’Università di Pavia (Andorno 2000), costituitosi all'interno di svariati progetti di ricerca sull'acquisizione dell'italiano L2 da essa coordinati, e il corpus di interviste assemblato da questo gruppo di ricerca, affiliato all’Università di Sassari, avente lo scopo preciso di testare la Teoria. La procedura di ricerca prende avvio dalla questione relativa alle strutture linguistiche da identificare per verificare le ipotesi sostenute dalla TP. Essa continua affrontando argomenti riguardanti la raccolta dei dati, la loro adeguatezza per una corretta applicazione della Teoria, la loro interpretazione, l’adozione di un criterio d’emergenza e l’analisi quantitativa dei dati. La discussione è seguita dall’analisi, sia quantitativa che qualitativa, dell’interlingua di un apprendente di italiano L2 francofono Per semplici ragioni pratiche verrà presentata, in questo lavoro, solo una minima parte dei dati analizzati che si ritiene possano essere sufficienti per le questioni metodologiche da trattare. Per i dati integrali si rimanda al sito: www.lingue.uniss.it/docenti/pallotti (v. anche http://www.nebrhijos.com/processability). AnnalSS 3, 2003 (2005) La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italiano L2… 73 5. Identificazione delle strutture-test La selezione delle strutture-test è un momento importante poiché condiziona tutti i passi successivi dello studio. La gerarchia di Processabilità (Pienemann 1998) non fornisce una spiegazione di ogni aspetto dell'acquisizione di una seconda lingua, ma limitatamente agli aspetti che essa considera può essere universalmente valida e applicabile a tutte le lingue. Da una lingua all'altra cambiano le strutture che dimostrano l’emergenza di una data procedura, quindi stessa procedura ma differenti strutture in differenti lingue. Se una lingua, ad esempio, assegna il genere ai nomi (italiano, francese, lingue scandinave ecc.) varie procedure vengono coinvolte: la procedura categoriale e la procedura sintagmatica sono attivate per esprimere il parametro diacritico genere sul nome e per unificarlo con gli altri elementi del sintagma, come è il caso dell'aggettivo; la procedura frasale diviene operativa per unificare il genere tra sintagmi diversi, come nel caso delle costruzioni copulative il cui predicato nominale concorda con il nome. Ma se una lingua, ad esempio l'inglese, non assegna il genere ai nomi, è necessario individuare altre strutture il cui sviluppo possa essere prova a favore o contro le predizioni della teoria di Processabilità. La scelta delle strutture è dunque un passo delicato e costituisce il primo problema per testare la TP su una nuova lingua. Riguardo all'italiano, si concorda in linea di massima con la scelta delle strutture di Di Biase e Kawaguchi (2002) anche se è necessario sollevare alcune questioni che interessano una discussione più generale della Teoria. Per la procedura categoriale (livello due), un primo punto da discutere è quello concernente l'interpretazione del concetto di "fattorizzazione dei parametri diacritici" (Pienemann 1998: 159 sgg.) che nella pratica consiste nell'isolare all'interno dell'analisi dei dati solo alcune forme dell’interlingua e, in particolare, quelle che hanno un rapporto univoco tra forma e funzione. Nella sua analisi sullo svedese (Pienemann, Håkansson 1999), Pienemann nota però che a un dato livello un’apprendente può essere in grado di esprimere sistematicamente un'opposizione tra singolare e plurale indipendentemente dal genere3. Tale opposizione è espressa attraverso l'uso di suffissi che esistono nello svedese, ma con una distribuzione che solo in parte corrisponde a quella della lingua target. Pertanto, il ricercatore che vuole osservare la 'correttezza' dell'uso AnnalSS 3, 2003 (2005) Assunta Giuseppina Zedda 74 dei morfemi può concludere che il sistema numero/genere dello svedese deve ancora essere acquisito, mentre il ricercatore che vuole guardare alla consistenza interna dell’interlingua può concludere che un certo modello sistematico sull'uso dei parametri di numero/genere è emerso. Una tale evidenza è però possibile solo attraverso la fattorizzazione dei parametri 'genere' e 'numero', legati insieme nelle marche morfologiche della lingua target. Dunque, se è vero che il numero è acquisito prima del genere, è anche vero che tale acquisizione è solo relativamente indipendente da quella del genere (Pallotti 2005). Con queste nuove osservazioni, fattorizzare i parametri diacritici (numero, genere, caso, ecc.) può essere più problematico e certo può portare a due percorsi differenti. Il primo riguarda la possibilità di prendere in esame tutte le forme comprese nei dati per vedere se ci sono relazioni di forma-funzione tra una determinata forma fonologica e un dato valore semantico (ad esempio, nella lingua italiana, il suffisso -o individua il singolare, il suffisso -i corrisponde al plurale). In questo modo tutti i morfemi vengono verificati nei confronti di una loro possibile associazione con ognuno dei parametri diacritici, invece che nei confronti di una norma-target che esprime differenti parametri con un singolo morfema. Ne consegue che il ricercatore deve porsi la seguente domanda: "è il morfema -i forse associato con il ' plurale' o con il 'maschile' o con entrambi, o con nessuno dei due, o con qualche altro parametro diacritico?" (Pallotti 2005). Sembra che Pienemann abbia seguito questo approccio, lo stesso adottato in questo studio. Il secondo percorso per interpretare l'idea di fattorizzazione è quello di selezionare solo una relazione forma-funzione e verificare nei dati la sua emergenza. Di Biase e Kawaguchi hanno deciso per questo secondo approccio, selezionando tra le alternative possibili solo quella tra il morfema - i e il significato 'plurale'. In questo modo i ricercatori si sono limitati a domandarsi: "è il morfema -i associato con il ' maschile' + il ' plurale' ?". Se si osserva una distribuzione dei suffissi italiani per genere e numero, si può tavola 1 genere m. f. m. o f. m. AnnalSS 3, 2003 (2005) singolare -o -a -e -a plurale -i -e -i -i La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italiano L2… 75 notare che l'associazione scelta da di Biase e Kawaguchi è quantitativamente presente in molti nomi italiani, ma esclude comunque una classe, anch'essa numerosa, come quella dei nomi terminanti in -a (di genere femminile) con suffisso plurale -e. Queste due classi (m. -o/-i; f. -a/-e) costituiscono da sole oltre il 70% del vocabolario di base (Chini 2003), per cui l'esclusione di una delle due comporta una notevole mutilazione, cioè farebbe perdere all'analisi strutture che potrebbero offrire indicazioni importanti sull'avvenuta acquisizione di una procedura. Si consideri la tavola seguente. tavola 2 m. sg. m. pl. f. sg. f. pl. o Libro i a e La settimana La sieda (x3) La sedia Sede (=sedia) Libri Anni ø Un an- ∂ altro cabaglio Cabaio Cavaglios ? Settimane Sedie [1] ? [1] eco. Nella tabella di raccolta dati di Georges, un apprendente francofono di italiano, si mostra un uso della morfologia del nome nella sua seconda intervista. Se si decide di considerare solo il suffisso -i quale struttura-test per il plurale, si dispone di un solo esempio, Libro/Libri. Al contrario, se consideriamo anche l'altra alternanza, Settimana/Settimane, indicante un altro singolare e un altro plurale, otteniamo un interessante modello di marca plurale, indipendentemente dal genere: nomi terminanti in -o al singolare, prendono -i al plurale; nomi terminanti in -a al singolare, prendono -e al plurale. Per poter applicare correttamente la Teoria, è necessario dunque dichiarare il significato preciso di fattorizzazione: o analizzando tutte le forme morfologiche per trovare se c'è qualche sistematica associazione tra alcune di esse e qualche singolo parametro diacritico, oppure scegliendo una particolare forma morfologica, spiegando perché si è scelta, per vedere se c'è associazione tra essa e un particolare parametro diacritico. Sempre per la procedura categoriale, Di Biase ha AnnalSS 3, 2003 (2005) 76 Assunta Giuseppina Zedda selezionato anche il suffisso -to del participio passato che non prevede scambio di informazione con altri costituenti della frase e che richiede la sola operazione locale di aggiunta del suffisso -to alla fine della radice lessicale del verbo il quale si trova nella sua forma base, cioè il tema verbale (Bernini 2003: 92; 94). Anche il presente studio adotta questa struttura, concordando con Di Biase (2002), ma aggiunge alle strutture rilevanti anche quella dell'imperfetto che si forma con gli stessi principi del participio passato, cioè aggiungendo l’affisso -v- alla radice lessicale del verbo. Per la procedura sintagmatica (livello tre) si discutono gli stessi argomenti sollevati per la selezione delle strutture nella category procedure, in quanto anche qui Di Biase (2002) considera validi per testare l'operatività della procedura, solo i sintagmi plurali in -i con l'esclusione dall'analisi di sintagmi come, ad esempio, Le macchine rosse, dove è chiaramente presente uno scambio di informazione tra elementi dello stesso sintagma. Pertanto in questo lavoro si è scelto di testare l'accordo dentro il sintagma di nomi maschili e femminili, sia singolari che plurali, evitando così una troppo stretta fattorizzazione dei parametri. La scelta delle strutture-test per la procedura frasale (livello quattro) comporta una serie di chiarimenti in ordine alle fonti di difficoltà (Pienemann 1998) che possono interagire con la gerarchia di Processabilità. Ad esempio, la scelta di una struttura marcata per verificare l'operatività di una procedura, soprattutto a stadi alti della gerarchia, è fonte di difficoltà perché la sua ritardata comparsa non è univocamente spiegabile: il ricercatore si ritrova a chiedersi se il ritardo è dovuto all'alto rango della struttura o ad altri motivi concorrenti oppure a entrambi. Di Biase e Kawaguchi (2002) hanno selezionato, per la S- procedure, l'accordo fra il pronome clitico e il suo oggetto in frasi come I biscotti li compra Giovanni. Un tipo di struttura particolarmente complicata non solo perché prevede una procedura di alto livello ma anche per altri fattori quali, ad esempio, il fatto di essere una struttura non trasparente, quindi marcata, che si rintraccia soprattutto nel parlato e solo in particolari contesti pragmatici; il fatto che i pronomi clitici devono essere collocati in posizione pre-verbale4; inoltre il participio deve accordare con l'oggetto nel caso di una frase al passato, come nello stesso esempio ma modificato I biscotti li ha comprati Giovanni; infine i clitici compaiono tardi nelle interlingue (Berretta 1986) perché sono più difficili da imparare in quanto presentano un loro paradigma, diverso e poco saliente rispetto quello dei pronomi posti in rilievo. Pienemann (1998) spiega perché strutture differenti che prevedono la stessa procedura non compaiono tutte insieme nello stesso momento, ma in AnnalSS 3, 2003 (2005) La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italiano L2… 77 tempi diversi nell'arco di sviluppo di un’interlingua. Egli attribuisce il motivo a fonti di complessità interagenti, una di queste è proprio la trasparenza formafunzione di una struttura (marcatezza/non marcatezza). Pertanto, quando si scelgono le strutture-test è necessario accertarsi che queste non richiedano altre competenze specifiche oltre alla loro processabilità, per non correre il rischio di non poterne spiegare la comparsa ritardata o l'assenza. La struttura scelta da Di Biase appare quindi troppo rischiosa, meglio identificare delle costruzioni meno complesse, ad esempio, quelle copulative già utilizzate nell'applicazione della Teoria alle lingue scandinave (Glahn e al. 2001). Esse prevedono l'unificazione dei parametri tra nome e aggettivo predicativo: nel caso di una frase come La bambina è bella i parametri ‘singolare’ e ‘femminile’ del soggetto saranno trasferiti sul nome del predicato5 producendo un accordo intersintagmatico. Un'altra struttura selezionabile per testare questa procedura potrebbe essere rappresentata dall'accordo tra il soggetto e il participio passato di verbi inaccusativi, ad esempio Le rondini sono tornate, anch'essa però presenta qualche difficoltà: innanzitutto, la conoscenza di verbi che richiedono l'ausiliare essere nei tempi composti, e dopo la capacità di saper accordare il loro participio per ‘genere’ e ‘numero’ con il soggetto. Più adatto allo scopo della ricerca può essere il semplice accordo soggetto-verbo in frasi attive il quale non prevede, come le costruzioni copulative, regole particolari per essere attivato. L'unico problema, semmai, nel caso di questa struttura, è che può emergere prima dello stadio previsto poiché in lingue con soggetto zero (pro-drop), come l'italiano e lo spagnolo (Vigliocco e al. 1996), i parametri del soggetto e del verbo possono venire attivati dalla struttura concettuale separatamente l'uno dall'altro. Dal momento che spesso il soggetto non viene espresso, i parametri del verbo si attivano autonomamente senza fusione con quelli del soggetto6. Per evitare i rischi metodologici esposti sopra, cioè quello di una troppo stretta fattorizzazione dei parametri e quello di una selezione di strutture che comportano difficoltà oltre alla Processabilità, il presente studio focalizza la sua attenzione per il livello 4 su tutto il repertorio possibile delle strutture selezionabili, e in particolare sulle due costruzioni più facili da acquisire: l'accordo soggetto-verbo e le costruzioni copulative. Per quanto riguarda la procedura della proposizione subordinata (livello cinque), non considerata nello studio di Di Biase e Kawaguchi (2002), si è deciso di selezionare l'uso del congiuntivo in frasi subordinate come struttura-test per questa procedura. Una struttura di livello alto difficilmente rintracciabile in apprendenti iniziali di italiano L2, come pure in molti parlanti nativi. AnnalSS 3, 2003 (2005) Assunta Giuseppina Zedda 78 Si sintetizzano brevemente le strutture scelte per il presente studio: 1. Accesso lessicale 2. Proc. categoriale 3. Proc. sintagmatica 4. Proc. frasale 5. Proc. subordinata - nessuna struttura → - o/a, marche sg. su nomi → Libro/Settimana; - i/e, marche pl. su nomi → Libri /Settimane; - to, marca del passato su verbi → Mangiato; -v-, marca dell’imperfetto → Mangiavo; - accordo nel SN: sg. M/F → Il gatto giallo/La casa grande; pl. M/F → I giorni belli/Le mani rosse; - accordo S-V → Andrea mangia, ha mangiato, …; - accordo S-cop-agg. → La bambina è bella; - congiuntivo → Penso che Mario non vada al lavoro. 6. La raccolta dei dati 6.1 I dati di Pavia La raccolta dei dati è una fase importante di ogni studio empirico, ma quando si tratta di voler testare la teoria di Processabilità, essa lo diventa ancora di più. Infatti, quasi tutti gli studi sull'applicabilità della Teoria alle diverse lingue si fondano su corpus di dati assemblati appositamente dato che non tutti i corpora interlinguistici sono adatti per indagare le previsioni della Gerarchia. Essa predice l'ordine di comparsa di determinate strutture legate a specifiche procedure, per cui prima di affermare che una struttura non è emersa bisogna essere sicuri che nei dati ci siano sufficienti contesti per far emergere quella struttura. Ad esempio, se in un corpus non sono presenti domande su eventi passati, probabilmente saranno assenti le forme del passato, ma non sarà possibile affermare che esse sono mancanti dall’interlingua dell'apprendente. Avere dati adeguati è il problema principale quando si tenta di affrontare lo studio sulla Processabilità con raccolte di dati già esistenti, cioè non creati ad hoc, come ad esempio quello assemblato dall'Università di Pavia (Andorno 2001) su apprendenti di italiano L2, con svariate L1 di partenza, e utilizzato nella fase iniziale di questo studio. AnnalSS 3, 2003 (2005) La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italiano L2… 79 Il corpus, pur essendo assai ricco, risulta non adeguato agli scopi della ricerca per ragioni diverse. Innanzitutto, il livello degli apprendenti: molti di loro, a partire dall'intervista uno, hanno già superato tutti gli stadi della Gerarchia sino alla S- procedure, anche se ci sono comunque molti errori nelle loro produzioni; altri, al contrario, si trovano quasi fossilizzati in una varietà di base e dunque con uno sviluppo minimo sull'asse longitudinale delle loro produzioni; solo due informanti (Markos e Peter) sono adeguati allo studio della TP, hanno cioè un livello linguistico, dall'inizio alla fine delle registrazioni, sufficientemente differenziato per mostrare un progresso lungo la scala di Processabilità. In secondo luogo, la densità dei dati (Pienemann 1998) e la loro massimizzazione, cioè aumentare nei dati la probabilità di contesti per la produzione delle strutture selezionate. I dati del progetto di Pavia sono stati raccolti con altre finalità. Sono costituiti in minima parte di task comunicativi e maggiormente di interviste in cui il ricercatore è impegnato dall'apprendente-informante in conversazioni semispontanee, che seguono un elenco di argomenti pianificato in precedenza per l’elicitazione di differenti tempi e modi verbali7. La loro limitatezza sta, prima di tutto, nella mancanza o scarsezza di certe strutture fondamentali per testare la Teoria: come l’accordo sintagmatico, raro e spesso formulaico in una conversazione spontanea. Un altro limite, correlato ai criteri di emergenza, è rappresentato dalla difficoltà di rintracciare in questi dati 'coppie minime morfologiche' dello stesso lemma, cioè parole che appaiano in almeno due forme morfologiche (ad esempio, bambino/bambini; studia/studiamo). Infatti, con una produzione singola non siamo in grado di dire se l'informante sta applicando una regola (ad esempio 'singolare' e 'maschile' nel caso di bambino) oppure recuperando dalla memoria una formula fissa. Un ultimo ostacolo si ritrova nella mancanza o scarsezza di contesti per l'espressione di soggetti pieni, un punto di fondamentale importanza per poter affermare che la procedura frasale è attiva (Pienemann 1998). Il soggetto pieno compare raramente in interviste spontanee in cui l’apprendente è occupato tutto il tempo a parlare di sé con l'uso del pronome e molto più spesso del soggetto zero. E anche quando parla di altri, spesso omette il soggetto dato l'alto grado di continuità argomento/referente. 6.2 Il nuovo corpus Tenendo conto dell'esperienza derivata dall'analisi di dati come quelli di Pavia, non raccolti con le finalità che interessano questo lavoro, è necessario AnnalSS 3, 2003 (2005) 80 Assunta Giuseppina Zedda costituire un nuovo corpus attraverso procedure di elicitazione specifiche. Si predispongono, così, una serie di task a obiettivo comunicativo, adatti a massimizzare la resa dei dati8 facendo attenzione, soprattutto, a favorire la produzione di coppie minime morfologiche singolare/plurale; di sintagmi complessi nome-aggettivo, rari nel parlato spontaneo; e di soggetti pieni, importanti per la corretta verifica della S-procedure. Nella preparazione dei task non si deve trascurare una certa varietà, finalizzata a sostenere la motivazione e a prevenire la noia, dal momento che studi come questo si conducono di preferenza longitudinalmente. Molti dei materiali utilizzati per l’elicitazione sono reperibili in libri di testo, settimanali di svago, collezioni di disegni e di immagini, e ancora in fumetti, siti Internet, CD-rom per bambini e sono adattabili ai vari scopi; altri materiali possono invece essere costruiti ad hoc, come ad esempio disegni, sequenze di film, video-clip. Nelle prime quattro interviste di Georges, l’apprendente francofono di italiano L2 analizzato nel presente lavoro, sono stati impiegati i seguenti tipi di task. Un primo tipo consiste nel rilevare le differenze tra due immagini quasi uguali in cui gli oggetti sono stati colorati in modo diverso e realizzati in numero e grandezza differente (per esempio, fra gli altri oggetti, nella prima immagine: una bottiglia rossa grande, e nella seconda: due o più bottiglie piccole gialle) affinché fosse comunicativamente rilevante la produzione di nomi/aggettivi/sintagmi/frasi singolari, come La bottiglia rossa e/o grande oppure La bottiglia è rossa e/o grande e di nomi/aggettivi/sintagmi/ frasi plurali, come Le bottiglie gialle e/o piccole oppure Le bottiglie sono gialle e/o piccole; se le differenze da rilevare non sono tra oggetti, ma tra esseri umani intenti a fare qualche azione è necessario dare un nome proprio ad ogni persona per favorire la produzione di soggetti pieni in coppie minime verbali (ad esempio, Paolo mangia/Maria e Chiara mangiano). Un secondo tipo di compito riguarda due storie disegnate in due diverse vignette, una rappresentante l'evento e l'altra le conseguenze dell'evento. L’informante deve rispondere alla domanda Che cosa è successo?, utilizzando alcuni tempi passati, e in particolare il participio nel caso di principianti assoluti. Anche in questo caso alle figure umane viene dato un nome proprio. Una variante di questo task consiste nel proporre una storia con molte vignette e nel concluderla con un finale dubbio, poco chiaro, affinché si possa chiedere all'apprendente di dare un'interpretazione sua attraverso la domanda Secondo te, che cosa è successo?. Altri task prevedono la visione di ritagli di scene prese da un film proposto nei giorni precedenti in classe. I vari spezzoni devono essere molto corti sia per permettere all'informante di ricordare il più possibile sia per creare discontinuità tra una scena e l'altra al fine di elicitare verbi con soggetto AnnalSS 3, 2003 (2005) La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italiano L2… 81 pieno; si possono rivolgere domande sulla trama del film, sui personaggi, si può chiedere di esprimere un'opinione, di descrivere le scene, ecc.; durante le interviste sono stati utilizzati anche alcuni video amatoriali, senza audio, nei quali a recitare erano le intervistatrici che potevano così proporre domande del tipo E dopo cosa ho fatto? per sollecitare la produzione della seconda persona del verbo che, per quanto pronominale, non potrebbe mai emergere in una situazione come l'intervista che non prevede scambio di domande tra l'intervistatore e l'informante, ma una direzione a senso unico. Altri tipi di compiti, proposti in queste prime quattro interviste, si possono realizzare con l'ausilio del computer e di immagini: l'apprendente deve descrivere un’immagine dando istruzioni su di essa all'intervistatore che deve ricostruirla sullo video del computer in base a tali indicazioni. Si tratta di giochi interattivi stampabili, i cui oggetti sono modificabili in numero e dimensioni, ricavati da Internet e da CD-rom per bambini, come ad esempio quelli della Disney. Essi offrono con le opportune domande la possibilità di produrre sintagmi di aggettivo-nome e l'imperativo. Alcuni sono musicali, altri sono animati e risultano essere sempre molto divertenti, e per questo da inserire alla fine dell'intervista quando all'informante è meglio proporre un'attività ‘leggera’. Nella creazione dei materiali, l’attenzione si è concentrata sulle strutturetest delle procedure centrali della gerarchia di Processabilità con esclusione della prima, che non comporta alcuna struttura, e della quinta, per la quale il livello basico degli apprendenti ha fatto pensare a un uso altamente improbabile di proposizioni subordinate con congiuntivo. Tuttavia, dati mancanti dei contesti per le strutture da far emergere sono dati non sufficientemente affidabili e quindi non paragonabili con altri dati in un secondo tempo. Infatti, non è possibile affermare semplicemente che la struttura-test per la sub-clause procedure è assente dai dati quando è mancata la possibilità di produrla. Nel presente studio un certo numero di contesti sono apparsi nelle interviste attraverso domande non pianificate come, ad esempio, Cosa pensi di x? oppure Secondo te, cosa pensa x di y? che avrebbero potuto stimolare risposte con il congiuntivo in soggetti che lo conoscevano. Si può affermare che i soggetti analizzati non sono in grado di usare questa struttura al loro livello di sviluppo. 6.3 Gli apprendenti, le interviste, la registrazione e la trascrizione dei dati Nel nuovo corpus, i dati sono elicitati in maggioranza da apprendenti guidati, che sono informanti validi quanto quelli spontanei per testare la TP. AnnalSS 3, 2003 (2005) 82 Assunta Giuseppina Zedda Pienemann (1998) sostiene infatti questa tesi, anche se specifica che con soggetti guidati è necessario preparare task altamente comunicativi onde evitare che essi recuperino le conoscenze grammaticali esplicite apprese durante le lezioni in classe. I soggetti che sono rientrati in questo studio hanno frequentato il corso di italiano per principianti dell'Università di Sassari, sono apprendenti con un livello medio alto di cultura e con un’età compresa tra i venti e i venticinque anni, provenienti un po’ da tutta Europa. Hanno fatto parte del gruppo di base anche pochi altri studenti extra-comunitari, anch'essi con un livello culturale medio alto ma un po’ più grandi d’età. Per poterli selezionare in base alle esigenze di ricerca, si è condotto un primo screening su tutti i corsisti, attraverso un’intervista di circa venti minuti, e si sono scelti quelli 'migliori': l’apprendente ideale per testare le ipotesi della TP é uno straniero appena giunto in Italia, che non abbia mai studiato l'italiano prima, e che sia disponibile per uno studio longitudinale, cioè a farsi osservare nel suo apprendimento durante un certo periodo di tempo. Generalmente il ciclo di interviste di quasi tutti gli informanti, ogni due settimane per circa due mesi, si chiude con il livello quattro della scala gerarchica poiché attendere la comparsa dell'ultima procedura (sub-clause procedure) comporta una disponibilità troppo grande di tempo, impossibile da ottenere con soggetti che non soggiornano a lungo in Italia. Tuttavia, alcuni di loro sono ancora disponibili e stanno permettendo un'osservazione completa della loro interlingua. Le interviste durano normalmente quaranta minuti, in alcuni casi anche di più, e iniziano con una conversazione spontanea che serve non solo a diminuire l'ansia e l'imbarazzo derivati dalla necessità di esprimersi oralmente in una lingua non nativa (Pallotti 1998: 220-222) ma anche a introdurre temi e ambiti lessicali che verranno affrontati nei task proposti durante la seconda parte dell'intervista. Nella scansione dei materiali da utilizzare nell’intervista è bene proporre i task a partire da attività più complesse per arrivare a quelle più semplici e meno faticose. I dati si registrano su due supporti diversi, i mini-disk digitali che forniscono un'alta qualità dell'audio e le cassette a nastro tradizionali che assicurano il corpus contro le eventuali perdite del primo supporto (imprevisti, malfunzionamento, etc.). I dati registrati possono essere trattati con l'ausilio delle tecnologie informatiche e dei software al fine di essere copiati su pratici Cd in modo da essere facilmente trascritti con l’aiuto, per esempio, di un dittafono elettronico. Questo sistema permette di salvaguardare i dati originali che possono così essere subito archiviati. La trascrizione deve essere fatta di più fedelmente possibile, trascurando solo gli elementi di scarsa importanza per indagare la AnnalSS 3, 2003 (2005) La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italiano L2… 83 Processabilità, come ad esempio l'intonazione o le sovrapposizioni. In questo studio è stata prestata molta attenzione all'identificazione delle terminazioni fonologiche delle singole parole poiché in una lingua come l'italiano, con una morfologia desinenziale molto abbondante, esse costituiscono elementi fondamentali per gli scopi della ricerca. Il sistema di trascrizione utilizzato si ispira a quello jeffersoniano (Sacks e al. 1974) molto semplificato e modificato riguardo alle pause: il trattino indica la mancanza della fine di una parola; i due punti rappresentano l'allungamento di una sillaba; le parentesi possono indicare due tipi di dubbi, su una parola (casa) e su una terminazione can(e), oppure possono segnalare un'espressione assolutamente incomprensibile, in questo caso si pongono sul testo le parentesi vuote ( ) con una lunghezza pari a quella del testo indecifrabile; le doppie parentesi contengono annotazioni varie al di fuori del testo, ad esempio ((ride)); le pause vengono indicate con il simbolo # per ogni secondo di silenzio e la durata è calcolata attraverso un'espressione di quattro sillabe corrispondente a circa un secondo (ad esempio un gorilla, due gorilla, tre gorilla, etc.); le intonazioni sospese sono segnalate con la virgola (Pallotti 1999). La trascrizione di ogni intervista prevede l'intestazione contenente informazioni sintetiche riguardanti: il nome dell'intervistatore, lo pseudonimo dell'apprendente, la sua prima ed eventuale seconda lingua, la data e il luogo dell'intervista, le eventuali terze persone presenti, la durata e la fonte di registrazione, il trascrittore e i revisori, il contenuto della registrazione e, infine, una breve biografia del soggetto. Tutte informazioni che sono necessarie per costituire un archivio dei dati ben organizzato. A questo scopo è bene predisporre un registro delle interviste e un loro protocollo. 7. Interpretazione dei dati 7.1 Analisi distribuzionale Una volta raccolti e trascritti, i dati devono essere inseriti in apposite tabelle per una prima interpretazione condotta sulla base della loro distribuzione. Pienemann (1998) parla infatti di analisi distribuzionale finalizzata a identificare sistematiche relazioni forma-funzione dell’interlingua, indipendenti dalle regole della lingua target, adatte a fornire prove che certe procedure sono operative. Con questo scopo si costruiscono delle tabelle contenenti, da una parte, le funzioni possibili (ad esempio, I persona/III persona; maschile/femminile; AnnalSS 3, 2003 (2005) 84 Assunta Giuseppina Zedda aspetto durativo/perfettivo, etc.) e dall'altra le forme possibili. Scegliere le forme da includere è però impegnativo, in quanto si hanno a disposizione differenti possibilità: a) includere solo le forme previste dalla lingua d'arrivo con l'esclusione di quelle che appaiono nell’interlingua e che potrebbero però indicare una certa sistematicità d'uso; b) includere tutte le forme possibili, cioè tutte le possibili terminazioni di parola, operando così una scelta non molto pratica; c) includere i suffissi che l'apprendente usa effettivamente, sperando che non siano troppi; d) oppure, con un compromesso tra le varie possibilità, includere in singole colonne i suffissi che appaiono con una certa frequenza e quelli appartenenti alla LT, e aggiungere una colonna speciale denominata ‘altro’ contenente tutte le ‘altre’ terminazioni (in Georges, ad esempio, il suffisso -s di vacationes o -k di danemark) per verificare eventuali impreviste regolarità. Quest'ultimo tipo di analisi distribuzionale è quella scelta dal presente studio e permette, a questo livello, di non escludere nessuna forma che potrebbe indicare l'operatività di una certa procedura e fornisce il quadro completo dell’interlingua di ogni apprendente. - Procedura categoriale La costruzione di apposite tabelle per le diverse categorie è condizionata dalle strutture-test selezionate, infatti nessuna tabella deve essere allestita, ad esempio, per i pronomi in quanto essi non sono previsti per testare l'operatività di questa procedura, mentre è necessario costruire tabelle per i nomi (-o/-i; -a/-e), gli aggettivi (-o/-i; -a/-e), i participi (-to), gli imperfetti (-v-) e i gerundi (-ndo). Per distribuire nomi e aggettivi è sufficiente predisporre tabelle con le stesse caratteristiche, cioè formate da otto colonne per le diverse forme: quattro per le terminazioni vocaliche dell'italiano LT, una per la terminazione zero (ad esempio, ingles-), una per la vocale schwa (‘ə’: vocale centrale neutra), una per le ‘altre’ terminazioni e una per i casi dubbi (problemi di udibilità o di interpretazione); le colonne vengono incrociate da quattro righe che corrispondono alle funzioni, cioè le classi semantiche associate alle varie forme: una per il maschile singolare, un'altra per quello plurale, una per il femminile singolare e un'altra per quello plurale; un'ultima riga segnala i casi dubbi per i quali il referente non è molto chiaro. A questo livello gli apprendenti non sono ancora pronti ad assegnare correttamente il genere a nomi e aggettivi, per questo motivo e per praticità i dati entrano in tabella seguendo il genere che hanno in italiano, senza pregiudicare la validità dell'indagine dal momento che l'esatta attribuzione del genere grammaticale non è una struttura-test. Per i nomi, che AnnalSS 3, 2003 (2005) La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italiano L2… 85 rappresentano la categoria più numerosa, è conveniente una distribuzione su due distinte tabelle: una per quelli che appaiono in una sola forma e un'altra per quelli che presentano forme diverse. Quando una stessa forma di uno stesso nome/aggettivo occorre più di una volta è necessario segnalarlo accanto alla voce con le parentesi, indicandovi il numero di occorrenze. Se il nome è prodotto con l'articolo, anch'esso viene inserito in tabella perché potrebbe essere utile per individuare il referente del nome nei casi dubbi. Per distribuire i participi, che con la marca -to costituiscono l'altra struttura selezionata per testare la procedura categoriale, si costruisce una tabella con cinque colonne: una per l'ausiliare e il verbo con -to; una per il solo verbo con -to; un'altra per l'ausiliare e il verbo senza -to; un'altra ancora per le ‘altre’ forme; e un'ultima per i casi dubbi. Le prime due costruzioni rispecchiano la LT, la terza può ricorrere come tentativo di produrre un passato prossimo (ad esempio, ho mangiare). A questo stadio comunque l'interesse è concentrato sul solo participio come esempio di operazione locale senza scambio di informazioni con gli altri costituenti della frase. La tabella prevede anche tre righe: una per il riferimento passato puntuale, un'altra per un diverso riferimento temporale, un'ultima per i riferimenti temporali dubbi. L'ultima struttura-test scelta per verificare l'emergenza di questa procedura è il suffisso -v- dell'imperfetto. La tabella di raccolta è molto semplice, essa prevede solo tre colonne: una per il verbo con -v-, una per le ‘altre forme’; un'altra per i casi incerti. Le colonne si intersecano con tre righe: una per il riferimento al passato durativo; una per altro riferimento temporale; l'ultima per riferimenti temporali non chiari. Pur non portando nessun contributo a livello di analisi quantitativa poiché non è una struttura-test, anche il gerundio, il cui uso prevede solo una modifica locale dei costituenti lessicali senza scambio di informazioni con altri componenti della frase, è catalogato in una tabella comprendente cinque colonne: una per stare/essere e il verbo con -ndo; una per il solo verbo con -ndo; un'altra per stare/essere e il verbo; un'altra ancora per le ‘altre forme’; e un'ultima per i casi di dubbia attribuzione. La tabella comprende anche tre righe: una per il riferimento durativo/progressivo; un'altra per un diverso riferimento aspettuale; l'ultima per riferimenti aspettuali di difficile attribuzione. - Procedura sintagmatica Quando si devono predisporre tabelle per i sintagmi nominali l'analisi distribuzionale di forme e funzioni risulta molto più difficile di quella attuata per AnnalSS 3, 2003 (2005) 86 Assunta Giuseppina Zedda la procedura categoriale, in quanto sono moltissime in italiano le combinazioni di forme per creare un sintagma di determinante, nome e aggettivo (ad esempio, -oo-o; -a-a-a-; -i-i-i-; -e-e-e; -o-e-o; -o-e-a; -e-i-e; ecc.) Non c'è nella nostra lingua una regola di base semplice per attribuire a ogni componente del sintagma una determinata forma, anche se sono molti i casi di sintagmi in cui la determinazione della testa del nome è presente anche negli altri target ad essa riferiti, come ad esempio questo bravo maestro o quella bella ragazza. Tuttavia sono molte anche le eccezioni a tale criterio fonologico: infatti i target seguono una loro declinazione che corrisponde solo in parte quella del nome testa. Si prenda esempio il sistema degli articoli: sono presenti una/la e uno/lo, ma anche un/il; oppure si consideri sistema degli aggettivi, dove si possono trovare quelli a quattro uscite (es. bello, -a, -i, -e), ma anche quelli a due sole uscite (es. grande, -i) e quelli invariabili (es. blu); e infine si tengano presenti tutti i nomi maschili e femminili che terminano in -e/-i (es. m. cane, -i; f. nave, -i) oppure quelli maschili in -a/-i (es. teorema, -i). Per cui sono grammaticalmente corretti i sintagmi come una nave blu, questo difficile teorema, ecc. che non contengono nessuna terminazione uguale. Oltre alle molteplici forme, a complicare l'analisi distribuzionale intervengono anche le funzioni. Non è sempre facile, infatti, determinare il genere e il numero della testa del sintagma, per cui si deve o ricorrere al contesto se può aiutare nell'attribuzione oppure si devono scartare sintagmi come, ad esempio, -l- sui amica. L'analisi potrebbe essere ulteriormente complicata da un altro problema, quello di decidere quale criterio utilizzare per stabilire se in un sintagma c'è accordo, e cioè riferirsi solo alle norme della LT o solo a quelle dell’interlingua, oppure utilizzarle entrambe. Se un apprendente produce sintagmi come una casa granda o lo tavolo verdo sta accordando secondo una strategia interlinguistica, detta "della rima"9 e non secondo le norme dell'italiano. Tuttavia queste produzioni sono la prova di una consistenza interna dell’interlingua e non andrebbero scartate anche se nel corpus dello stesso apprendente si hanno esempi di sintagmi corretti secondo la LT. Nel caso degli apprendenti analizzati in questo studio, il problema non si pone poiché gli accordi prodotti rispettano quasi sempre le regole dell'italiano, per cui il criterio di riferimento per contare i casi di accordo e non accordo è la lingua target. Anche nei sintagmi, come nel nome, non si dà importanza alla corretta assegnazione del genere (es. il pianto fiorito, per una pianta fiorita): l’accordo deve considerarsi valido perché l’uso dei morfemi è coerente. La tabella per distribuire i sintagmi nominali si costruisce sulla base del tipo elementi compresi nel sintagma dal momento che, come si è detto, le AnnalSS 3, 2003 (2005) La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italiano L2… 87 combinazioni di forme suffissali sono moltissime. La tabella prevede sei colonne: una per determinativo-nome; una per aggettivo-nome; un'altra per articoloaggettivo-nome; e un’altra ancora per determinativo-aggettivo-nome; le ultime due colonne, per le altre possibilità (ad esempio, aggettivo-aggettivo) e i casi dubbi. Le righe sono cinque e servono a indicare: il maschile singolare, il maschile plurale, il femminile singolare e il femminile plurale; l'ultima riga comprende i casi con riferimento incerto. La prima colonna, determinante-nome, comprende aggettivi dimostrativi, possessivi, numerali ma non gli articoli anche se rientranti nella categoria dei determinanti. Le ragioni risiedono nella difficoltà di interpretazione, infatti si ritiene che spesso l’articolo sia acquisito insieme al nome che accompagna, comportando il rischio di aver a che fare con una collocazione fissa, invece che con un accordo (Pallotti 2005). Per quanto non portino nessun contributo a livello di analisi quantitativa, poiché non sono stati scelti come struttura-test, i sintagmi verbali possono essere catalogati in una loro tabella per completare il quadro delle produzioni di un apprendente. Costituita di sole due colonne, la tabella non comprende nessuna riga: la prima colonna contiene i sintagmi formati da verbi modali e aspettuali con un infinito (es. devo andare; comincio a cantare); la seconda riporta quelli formati da un verbo modale o aspettuale con un verbo finito (es. posso entro). - Procedura frasale La preparazione delle tabelle di raccolta degli accordi soggetto-verbo e di quelli soggetto-copula- aggettivo predicativo, quali strutture-test per la Sprocedure, non comporta complicazioni nella distribuzione di forme e funzioni. Per i predicati verbali sono necessarie tre distinte tabelle: una per i verbi con soggetto pieno, una per quelli con soggetto pronominale, un'altra per quelli con soggetto zero. Ogni tabella riporta nelle colonne le sette forme che rispecchiano i suffissi della coniugazione dell'italiano LT (due forme per la terza persona singolare), riporta inoltre la colonna ‘altro’ e quella per i casi dubbi. Le funzioni sono indicate in sei righe di incrocio, contenenti le tre persone del verbo al singolare e le tre al plurale. Una riga aggiuntiva indica i casi in cui persona/numero del referente sono incerti. Per le costruzioni copulative, la tabella è molto semplificata in quanto non indica né funzioni né forme. Essa comprende tre colonne indicanti: le frasi con copula, quelle con omissione della copula, e i casi incerti come, ad esempio, copula zero vs sintagma nominale. AnnalSS 3, 2003 (2005) 88 Assunta Giuseppina Zedda Anche se non rientrano tra le strutture scelte per verificare l'emergenza della procedura frasale, per dovere di completezza si raccolgono in un apposita tabella anche le costruzioni esistenziali. Pienemann (1998) sostiene che tali costruzioni non sono da considerarsi ‘buoni’ modelli di accordo soggetto-verbo, in quanto il rischio di essere state apprese in maniera formulaica è troppo alto data la minima alternanza morfologica e lessicale del verbo. La tabella contiene due sole colonne, una per il c’è/c'era e l'altra per il ci sono/c'erano; e prevede tre righe: una per il riferimento singolare, un’altra per quello plurale e un’ultima per i riferimenti non chiari. - Procedura della proposizione subordinata Nella sub-clause procedure, il congiuntivo è stato selezionato quale strutturatest per verificarne l'attività. Per quanto sia altamente improbabile una sua comparsa con apprendenti di livello così basico, può essere utile costruire una tabella che indichi i contesti in cui un certo soggetto ha la possibilità di produrlo ma opta per un'altra forma verbale oppure evita del tutto la subordinata. La tabella ideata per questa raccolta prevede tre colonne: la prima per le subordinate con congiuntivo; la seconda per le subordinate con altra voce verbale, anziché il congiuntivo; la terza per l'evitamento della subordinata. Due righe indicano le persone che forniscono il contesto: l'intervistatore e l’apprendente. Tutte le forme in alternanza, presenti in ogni tabella, sono sottolineate e colorate in modo che siano più facilmente individuabili le coppie minime di nome, aggettivo, sintagmi e verbi. Nel sintagma l'alternanza è evidenziata quando almeno un suo elemento alterna con lo stesso elemento di un altro sintagma (es. macchina rossa/macchine verdi, libro giallo/fiori gialli) oppure con un elemento isolato (un nome o un aggettivo della category procedure). Tutte le tabelle sono dotate di note esplicative, che possono riportare annotazioni, commenti o brani integrali dell’intervista oggetto dell’analisi. Per una visione delle tabelle di raccolta si rimanda al sito: www.lingue.uniss.it/docenti/pallotti (v. anche http://www.nebrhijos.com/processability). 7.2 Il criterio di emergenza Una volta finita l'analisi distribuzionale delle strutture-test, il passo successivo è quello di verificare l'operatività delle varie procedure nell'ordine predetto dalla gerarchia di Processabilità. Secondo Pienemann (1998) se tale ordine non fosse rispettato, una procedura di livello più alto dovrebbe comparire AnnalSS 3, 2003 (2005) La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italiano L2… 89 prima di una di livello più basso, e questo falsificherebbe la Teoria. Ma se due procedure dovessero emergere nello stesso momento, la TP non verrebbe falsificata. Essere sicuri della comparsa delle procedure in un dato ordine è dunque molto importante per la falsificazione della Teoria e Pienemann fornisce allo scopo il “criterio di emergenza” (1998: 144 sgg.) presentandolo come un'alternativa possibile ad altri metodi per misurare lo sviluppo di un’interlingua (es. i tassi di accuratezza). Nella definizione operativa di emergenza di una struttura linguistica, Pienemann discute validamente molti argomenti anche se alcune osservazioni non risultano del tutto chiare. Al fine di esplicitarle, queste sono state recentemente ridiscusse da Pallotti (2005) che fornisce precisazioni operative molti utili agli scopi della ricerca. Al fine di stabilire se una data struttura è emersa oppure no si incorre in tre possibili fonti di errore: l'affidabilità dei dati, le formule e i random hits. Riguardo all'affidabilità dei dati, egli afferma che le osservazioni empiriche devono essere ripetute e che deve essere stabilito un numero minimo di casi di presenza di una certa struttura-test per poter dire che una determinata procedura è emersa; per poter applicare il criterio deve essere stabilito anche un numero minimo di contesti per una data struttura (3 type per cella). Riguardo alle formule, per scongiurare il rischio che le forme prodotte correttamente non siano il risultato di un processo morfologico, ma espressioni non analizzate, deve essere assicurata la presenza di coppie minime e deve essere stabilito un numero minimo di esse: tre10. Si ritiene che, nel caso del sintagma, il numero possa essere diminuito a due, adottando qui un criterio più largo, data l’improbabilità che siano formule. Riguardo ai random hits, per escludere che una certa variazione morfologica e lessicale di forme e funzioni nel corpus di un apprendente sia frutto del caso, egli suggerisce di utilizzare un test statistico di distribuzione binomiale che, attraverso il numero dei contesti, il numero delle osservazioni e il modello distribuzionale, sia in grado di stabilire la probabilità percentuale di avere una certa distribuzione attraverso il caso: tale probabilità deve essere inferiore al 10%. In questo calcolo si dovrà fare attenzione a separare i casi di distribuzione casuale da quelli di regola multifunzionale dal momento che in molte lingue una stessa forma può essere associata a diverse funzioni (es. in italiano -a per il femminile singolare ragazza e per il maschile singolare teorema). Nella formulazione del criterio operativo, Pallotti (2005) affronta un interessante argomento, escluso da Pienemann nella sua discussione: quello della sovrageneralizzazione come fonte per calcolare l'emergenza di una struttura. Ad esempio la parola inglese child al plurale può essere prodotta da un apprendente AnnalSS 3, 2003 (2005) 90 Assunta Giuseppina Zedda come childs, e non come children, dimostrando che è in atto un processo morfologico secondo cui i plurali si creano con l'aggiunta del suffisso -s al nome, inoltre il ricercatore non corre il rischio che essa possa essere una formula dato che sono bassissime le probabilità che essa appaia nell’input. Tali sovrageneralizzazioni, o formazioni creative, vengono considerate da Pallotti molto forti, almeno quanto le coppie minime che insieme a un certo numero di lemmi flessi correttamente costituiscono i diversi tipi di evidenza contro l’“ipotesi zero”, secondo la quale le strutture verrebbero prodotte casualmente o come formule non analizzate. Si presenta lo schema riassuntivo del criterio utilizzato in questo lavoro. Una struttura è emersa se: - la possibilità che la sua distribuzione sia casuale è inferiore al 10%; - ci sono almeno tre coppie minime per nome/aggettivo/verbo; ognuna sostituibile da: • 1 formazione creativa (al plurale per nomi/aggettivi); • 5 coppie spaiate corrette di type: singolare/plurale per category-procedure; alternanza di persone possibili per s-procedure; - ci sono almeno due coppie minime per il sintagma; ognuna sostituibile da: • 1 formazione creativa al plurale; • 2 coppie spaiate corrette di type, singolare/plurale. Si è deciso di applicare tale criterio all’analisi quantitativa di tre strutture legate all’emergenza delle rispettive procedure: la marca morfologica del nome/aggettivo nella category procedure, l’accordo modificatore-nome del sintagma nominale nella phrase procedure, il paradigma della coniugazione verbale dell’accordo soggetto-verbo nella s-procedure. 8. Analisi quantitativa dei dati Dopo l'analisi distribuzionale delle forme e l'adozione di un criterio d'emergenza (Pallotti 2005), si procede con l'analisi quantitativa che viene condotta sui type e sui token e che prevede una serie di fasi: inclusione/esclusione (con barratura), conteggio, somma, calcolo, conclusione. Sono necessarie anche un certo numero di scelte operazionali. Nella trattazione di questa parte del AnnalSS 3, 2003 (2005) La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italiano L2… 91 presente lavoro si è preferito esporre direttamente i punti che hanno comportato le diverse scelte in modo che fosse più chiaro il senso delle decisioni operate. 8.1 Inclusione/esclusione Questa operazione consiste nel decidere quali dati sono validi per accertare l’accessibilità alle diverse procedure e quali invece non lo sono: dunque, quali dati includere e quali escludere. Prima fra tutte, si opera l’esclusione delle tabelle di verbi con soggetto zero, secondo le disposizioni di Pienemann esposte nel paragrafo riguardante una nuova applicazione della Teoria all’italiano. - Esitazioni e autocorrezioni Si è scelto di includere tutte le forme prodotte solo se presentano variazioni nella morfologia, come in Georges per la sequenza la sede, la seda, la sedia, poiché ogni produzione deve essere considerata indipendente dalle altre dato che cambia la desinenza. Se invece in una sequenza la variazione non riguarda la desinenza ma la radice della parola, in Georges ad esempio capello, càpolo, capollo, si è deciso di includere solo l'ultima produzione; se in altri momenti dell'intervista un apprendente dovesse produrre altre di queste versioni, esse si dovranno unire alla prima produzione. - Le parole straniere Si è stabilito di escludere tutte le parole straniere (senza considerare ovviamente i prestiti) contenute nella colonna ‘altro’, in Georges ad esempio esposa, cavaglios selvage, e di includere le parole con radice straniera, ma suffisso italiano, distribuite nelle colonne corrispondenti alla loro terminazione (es. permissione, questi computri, lui preventa). Si dovrà stare però attenti con gli informanti aventi lingue tipologicamente simili all’italiano come, ad esempio, lo spagnolo che presenta un certo numero di radici lessicali e marche morfologiche corrispondenti all’italiano o comunque molto simili. - Le costruzioni creative Vengono incluse quelle formazioni in cui l'applicazione di un morfema a una radice produce un'espressione non corrispondente alla LT, in Georges ad esempio arbori, anda, vole. - Gli echi Si è deciso di escludere dall'analisi gli echi di parole/espressioni usate nei quattro turni precedenti dall'intervistatore, si includono invece quelli che superano questo spazio di tempo e ovviamente quelli che appaiono in forme diverse da quella fornita. AnnalSS 3, 2003 (2005) 92 Assunta Giuseppina Zedda - Formazioni ‘invariabili’ Esistono nomi che nell’italiano, ma anche in altre lingue, sono espressi solitamente o solo al singolare o solo al plurale (es. Giovanni, Parigi, l’informatica, il giapponese; le forbici, i pantaloni): questi devono essere esclusi dall’analisi perché non forniscono la possibilità di formare coppie minime. - Il numero Si è stabilito di escludere tutti i nomi, aggettivi, sintagmi e verbi ai quali non è possibile attribuire con certezza il numero (es. la militaria, -l- sui amica; Etiopia lavora molti italiani) e che si trovavano già in tabella nella riga destinata ai casi dubbi. - I suffissi E’ sembrato ovvio non includere nell’analisi tutte le formazioni che presentano terminazioni inudibili o comunque poco chiare o mancanti poiché la presenza certa di queste è fondamentale in una lingua come l’italiano che esprime nella morfologia tutte le informazioni necessarie per la sua catalogazione (es. ingles(e); moltissimo ingles(e); mangi(a)). - Le formule Sono presenti nella produzione di un apprendente un certo numero di formazioni fisse che non lasciano spazio alla possibilità di formare coppie minime. Nel presente lavoro si è deciso di escluderle tutte (es. settimana scorsa, ristorante cinese, non so, si chiama), anche quelle in cui la formulaicità è solo probabile, come nei sintagmi11. Si è stabilito anche di escludere dall’analisi le costruzioni contenenti un numerale con termine plurale relativo a misure perché è troppo alto il rischio di una collocazione fissa: parole come giorno o minuto sono accostate solitamente ad un numero e producono sempre un plurale (es. 30 giorni, 60 minuti); vengono però incluse altre formazioni con numerale più parole non collegate a misure (es. due bambini). Seguendo sempre il principio della formulaicità di certe produzioni, si è ritenuto di escludere anche quelle dei verbi essere e avere. 8.2 Conteggio La seconda fase prevede la numerazione e l’annotazione delle voci rimanenti, non escluse nella prima fase dell’analisi. Si contano le voci valide delle tabelle sulle quali verrà fatto il calcolo e si inserisce in ogni cella il numero di queste scrivendo prima i type e dopo i token, poiché si è deciso di fare il calcolo sia sul totale dei tipi di voci prodotte che sul totale di tutte le effettive produzioni, AnnalSS 3, 2003 (2005) La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italiano L2… 93 secondo le ragioni che vengono spiegate, di seguito, nel calcolo. Si distinguono anche le voci corrette da quelle scorrette in modo da permettere il conteggio delle coppie minime e delle coppie spaiate (es. lavoro-bambini; maestra-finestre; bambino grande-alberi verdi; mangia-parlano; vedo-prende). Tale conteggio si effettua solo sui type corretti. Nelle diverse celle si annotano le eventuali formazioni creative, nel caso di nomi/aggettivi e sintagmi solo quelle plurali (es. compiutri, filmi americani), nel caso di verbi sia quelle derivate da una radice verbale (es. io vuolo) sia quelle provenienti da forme inventate con le regole dell’italiano (es. io speranzo). Per la procedura sintagmatica il conteggio è più complicato rispetto a nomi/aggettivi e verbi e bisogna tenere presenti altri fattori che influiscono su un’analisi corretta di questa procedura. Ad esempio, è necessario non correre il rischio (maggiormente al singolare) di considerare corretti i sintagmi formati con parole invariabili nell’interlingua dell'apprendente: egli, per esempio, conosce il lemma cappello e il modificatore rosso e li compone insieme 'correttamente' quando ancora non sa che cappello e rosso hanno anche le varianti cappelli, rossa, rossi, rosse. Per evitare questa possibilità, si è stabilito che tre sintagmi corretti devono contenere almeno un modificatore corretto che si trovi in forme diverse in altri sintagmi o anche in isolamento. Si deve anche escludere la possibilità che i sintagmi siano prodotti con la “strategia della rima” (Chini 1995, 2003) per questo è necessaria la presenza di due sintagmi corretti senza rima (es. macchine grandi, tavolo verde). Per questa procedura si è deciso di fare due conti separati includendo prima e escludendo dopo i sintagmi composti da numerale con nome non relativo a misure (quelli che rimangono dalla prima esclusione) nel dubbio che anche questi possano essere collocazioni fisse. 8.3 Somma Questa fase serve di preparazione a quella successiva del calcolo. Un modo pratico per gestire questa operazione consiste nel creare una colonna e una riga aggiuntiva ad ogni tabella da considerare nell'analisi. Si prosegue sommando il contenuto delle righe (maschili e femminili singolari e plurali, per i nomi/aggettivi e per i sintagmi; le diverse persone, per il verbo) e indicando il totale nella colonna predisposta lateralmente. La somma deve essere distinta in type e token e in voci corrette e scorrette. Si è deciso di considerare corrette le voci conformi all’italiano standard e quelle corrette da un punto di vista morfologico: ad esempio, il porto al posto di la porta oppure il pianto fiorito al posto di la pianta AnnalSS 3, 2003 (2005) 94 Assunta Giuseppina Zedda fiorita. Si somma il contenuto delle colonne solo per nomi/aggettivi e verbi (somma -a/-e per la III singolare), distinguendo sempre tra type e token, tra voci corrette e scorrette. Le somme vengono riportate nella riga aggiuntiva alla base delle tabelle. Per le colonne della category procedure, si sommano i plurali della colonna della -i considerando corretti gli usi di -i in associazione al plurale (es. due coltelli, due forchetti; verdi [camicie], rossi [camicie]) e scorretti tutti gli altri usi; nella colonna della -e si considerano solo le celle plurali (maschili e femminili), ignorando quelle singolari dal momento che altrimenti risulterebbero erroneamente scorrette parole come, ad esempio, l’attore, la cornice: si considerano corretti gli usi di -e su parole che al singolare non finiscono in -e (es. due forchette, due coltelle; [camicie] rosse, [mani] rosse) e scorretti quelli di parole che al singolare finiscono in -e (es. due pane, [neve] rosse). 8.4 Calcolo Inizia a questo punto la fase finale, che consiste nell'applicazione della formula statistica excel o binomiale al fine di scongiurare il pericolo che le produzioni di un informante considerate valide per l’analisi siano il frutto del caso (random hits). La formula binomiale si applica su righe e colonne, su type e token delle tabelle considerate da quest'analisi. La binomiale applicata alle righe dice quanto è probabile che un apprendente per esprimere una funzione, ad esempio il maschile plurale, usi varie vocali a caso: se il risultato del calcolo mostra che su quella funzione si concentrano soprattutto delle -i, la scelta di quell’apprendente deve considerarsi non casuale. La binomiale applicata alle colonne dice quanto è probabile che un apprendente prenda una vocale, ad esempio la -i, e la applichi a caso dappertutto: se il risultato del calcolo dimostra che l’uso di quella vocale è mirato, cioè si concentra sul maschile plurale, la scelta deve ritenersi non casuale. La binomiale si calcola sui token per verificare se i random hits sono dovuti ad applicazioni casuali di una regola: ad esempio, per 5 volte un apprendente ha avuto l’occasione di produrre bambin+suffisso e per 5 volte ha scelto il suffisso -o in contesti plurali, andando così a caso nella scelta del suffisso. La binomiale si calcola sui type per constatare se i random hits sono dovuti ad applicazioni casuali di una formula: per 5 volte egli ha avuto occasione di richiamare dalla memoria AnnalSS 3, 2003 (2005) La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italiano L2… 95 l’unità fissa ‘bambino’ e per 5 volte questo è successo in contesti plurali affidando dunque al caso la scelta del suffisso. - Procedura categoriale La formula binomiale viene applicata solo nelle righe dei plurali sommando, per i nomi, quelli delle due tabelle, e solo nelle colonne della -i e della -e. Il calcolo si fa separatamente per maschili e femminili plurali. In generale, esattezza significa scelta del suffisso giusto morfologicamente: ad esempio, filmi e computri per referenti maschili plurali sono esatti. Si è deciso di effettuare il calcolo sia con due che con quattro alternative: quello con due alternative è più restrittivo perché diminuisce la probabilità di ottenere una percentuale bassa, ma aumenta l'attendibilità della formula. Si è deciso che per l'emergenza è sufficiente che in almeno uno dei due casi la percentuale sia inferiore al 10%. - Procedura sintagmatica La formula binomiale viene calcolata sulle produzioni di sintagmi distinguendo tra singolari (maschili e femminili insieme) e plurali (maschili e femminili insieme). Come si è detto sopra, sono corretti i sintagmi che rispecchiano le norme dell'italiano, ma anche quelli che rispettano le regole morfologiche (es. il pianto fiorito, i filmi spagnoli). E’ stato stabilito di applicare il calcolo con sole due alternative, adottando quindi un criterio più restrittivo dal momento che le coppie minime sono state ridotte da tre a due. - S-procedure Si applica la binomiale sul totale delle righe (persone del verbo) e delle colonne (suffissi), separatamente per i verbi con soggetto pieno e con soggetto pronominale, escludendo dunque quelli con soggetto zero. Per le righe si è pensato di fare il calcolo con due alternative e ma anche con n alternative: queste ultime si ottengono con il numero di suffissi effettivamente usati, sommando quelli delle tabelle con soggetto pieno e soggetto pronominale, e non tutti quelli possibili (-a e -e della III singolare valgono come due suffissi diversi). Per le colonne si effettua il calcolo con due alternative e con n alternative che sono date dal numero di persone realmente usate, unendo quelle delle due tabelle da considerare, e non tutte quelle a disposizione. 8.5 Conclusione AnnalSS 3, 2003 (2005) 96 Assunta Giuseppina Zedda Una volta fatti i calcoli, si deve concludere dicendo se una struttura è emersa oppure no seguendo lo schema riassuntivo fornito nel paragrafo relativo al criterio di emergenza. Tale criterio appare tuttavia schematico: o c’è emergenza oppure non c’è. Per questo motivo si sono voluti considerare diversi livelli d’emergenza o non emergenza (Pallotti 2005) di una procedura, adottando in questa sede una serie di simboli adatti a questo scopo. Quando ci sono tutte le condizioni d’emergenza12 si utilizza il segno +; se invece ci sono tutte le condizioni ma le prove contro formule e random hits sono insufficienti si utilizza (+); quando l’emergenza è scarsa e sono nulle o minime le prove che escludono la presenza di produzioni formulaiche o casuali si adotta il segno (-); nel caso ci siano chiare prove contro l’emergenza, risultando questa scarsissima, si è deciso di segnalarlo con il -; infine se i contesti sono mancanti o insufficienti, si indica la non emergenza con il simbolo /. 9. Analisi di un’interlingua: l’apprendente francofono Georges Dal corpus di dati appositamente raccolti per condurre la ricerca sulla Processabilità proviene l’insieme delle produzioni analizzate nel presente studio che verranno trattate secondo un’analisi quantitativa e qualitativa. Si tratta dell’interlingua di Georges, un apprendente di italiano L2, francofono. Il corpus delle sue produzioni è costituito di quattro interviste rilevate nell’arco di tre mesi. Durante questo periodo di permanenza in Italia, egli ha frequentato un corso di italiano per stranieri. Georges si trovava in Italia non per ragioni di studio o di lavoro, ma per una motivazione legata soprattutto alla conoscenza di un'altra cultura. Il livello culturale di questo informante è alto: egli ha fatto studi universitari, conosce perfettamente l'inglese per averlo studiato e praticato, e conosce abbastanza bene lo spagnolo per averlo appreso spontaneamente. Prima di giungere in Italia non era mai stato esposto all'italiano e i suoi rilevamenti sono iniziati due giorni dopo il suo arrivo: per questo si può definire un apprendente ideale secondo i parametri visti sopra. Per quanto si sia mostrato disponibile alle interviste, la sua partecipazione è contenuta. Il suo apprendimento linguistico non è stato molto disciplinato in quanto spesso, per velocità di comunicazione, AnnalSS 3, 2003 (2005) La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italiano L2… 97 preferiva usare l'inglese e lo spagnolo; ha iniziato il corso d’italiano con due settimane di ritardo. Nonostante queste condizioni iniziali e intermedie, il suo apprendimento dell’italiano è andato avanti, procedendo anche celermente. Nel suo corpus si può vedere, infatti, già dalla seconda intervista, l'emergenza contemporanea delle tre procedure centrali che, se si esclude la prima in quanto basica e l'ultima poiché non raggiungibile in tempi pratici per la ricerca, rappresentano l'ossatura dell'acquisizione di una lingua quando sono automatizzate. Certo il fatto che siano emerse quasi pienamente alla seconda intervista non significa che continuino ad emergere allo stesso modo, cioè con la stessa densità anche nelle interviste successive. Nelle interviste tre e quattro, infatti, si può notare che l’emergenza delle procedure è debole. Non è sempre facile dare una spiegazione univoca di tali oscillazioni in quanto potrebbero dipendere da fattori diversi, anche concomitanti, che non possono essere sempre ben decifrabili, per cui certe spiegazioni rimangono a livello di sole ipotesi non confermabili. Potrebbe dipendere, ad esempio, dai materiali somministrati nelle diverse interviste che potrebbero non essere stati perfettamente bilanciati e anche se lo fossero stati non sempre un apprendente, diversamente da un altro, produce quanto è stato preventivato nella preparazione del task; anche la lunghezza dell'intervista potrebbe incidere sul risultato produttivo così come il tipo di conduzione della stessa da parte dell’intervistatore. E’ possibile anche che fattori motivazionali possano influire sul risultato di un rilevamento: si può supporre infatti che un apprendente di L2 appena giunto in un paese straniero sia molto più bisognoso e motivato ad acquisire velocemente ciò che gli serve per sopravvivere prima e per potersi muovere liberamente dopo, di quanto non lo sia alla fine del suo periodo di permanenza. Nel caso dell’apprendente francofono si è trattato, come si è detto, di pochi mesi di permanenza durante i quali Georges non ha avuto necessità di relazionarsi con italiani a livello formale ma, al contrario, si è presto accorto di potersi appoggiare sulle altre tre lingue conosciute per la comunicazione informale. Inoltre, non si può escludere la possibilità che nel periodo di massima motivazione la sua produzione fosse guidata da conoscenze dichiarative, frutto quindi di regole acquisite esplicitamente e probabilmente non del tutto automatizzate, così come non si può escludere che nel periodo successivo, quando egli potrebbe aver abbassato il controllo sull’italiano per i vari motivi visti sopra, le sue produzioni abbiano iniziato ad essere più spontanee e quindi meno corrette13. Dunque, quando si decide di testare la TP su apprendenti guidati bisogna mettere in conto che essi AnnalSS 3, 2003 (2005) 98 Assunta Giuseppina Zedda forniscono risultati in tempi brevi se paragonati a quelli che possono offrire gli apprendenti naturali, ma nello stesso tempo la certezza che le loro produzioni siano sempre il risultato di un processo implicito e automatico non è nelle mani dei ricercatori: da qui la necessità, da una parte, di costruire task altamente comunicativi, cioè adatti a far emergere tali conoscenze implicite e dall’altra di assicurare il corpus dei dati anche con rilevazioni su apprendenti non guidati. La comparsa simultanea di diverse procedure, come è avvenuto per la citata seconda intervista di Georges, non significa che la Teoria è falsificata, per questo servirebbe infatti che procedure di livello più alto si attivassero prima di quelle livello più basso; inoltre, si è già detto, è possibile con lingue come l’italiano e lo spagnolo, in cui l’accordo soggetto-verbo appare più precocemente di altre lingue, che la procedura frasale emerga contemporaneamente a quella sintagmatica così come la procedura sintagmatica, con o senza l’emergenza di quella frasale, possa apparire insieme a quella categoriale. - La prima rilevazione dura solo 6 minuti ed è servita da screening per decidere il suo inserimento nel corpus. Le produzioni sono il risultato di una brevissima conversazione (presentazioni, arrivo in Italia, motivazione allo studio dell'italiano) e della somministrazione di un task sulle differenze tra due immagini (una classe di studenti ordinata/una disordinata) e di due filmati amatoriali per l'elicitazione del verbo. Niente è stato proposto per i sintagmi. La tabella della sprocedure non contiene nessun contesto come quella della phrase procedure e quella degli aggettivi della category. La tabella dei nomi fornisce invece il quadro dell’accesso al lessico della LT (lemma access): sono presenti un certo numero di contesti ma con minime prove contro formule e random hits. A livello di analisi qualitativa si può notare che l’apprendente è in grado di capire semplici domande che gli vengono rivolte, ma è capace di rispondere solo in francese o in inglese: -- I: Uhm da quanto tempo sei in Italia? A: Deux jour ; -I : Ah ok ehm :: quanti anni hai?; A: ## quara- quarante un ; -- I : Uhm:: da quanto: tempo studi l’italiano?; A: Une heure; -- I: Va bene eh: cosa studi nel tuo paese; A: Eh:::: xxxxxxxx school; -- [Georges, tab. 1 analisi]. Durante questa intervista Georges si limita a nominare gli oggetti che vede senza riferirsi mai a nessuna azione; produce un solo nome plurale (Bambini); non conosce la parola panino che sostituisce con Sandwich; cerca di produrre la parola sedia, che non conosce, attraverso il lemma spagnolo cadrega creando la parola Carriera, esclusa dall’analisi quantitativa avendo una desinenza equivoca corrispondente al femminile singolare spagnolo. Questo tipo di esclusioni sono ricorrenti anche nelle successive interviste analizzate dal momento che Georges, si è detto, utilizza tra AnnalSS 3, 2003 (2005) La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italiano L2… 99 le lingue d’appoggio specialmente lo spagnolo, una lingua con caratteristiche tipologiche molto simili all’italiano sia nella morfologia desinenziale che lessicale e per questo motivo spesso non è possibile definire se le produzioni di questo tipo sono tentativi di raggiungere l’italiano attraverso radici straniere associate a suffissi della LT o sono semplici ‘prestiti’ dello spagnolo con desinenze comuni all’italiano. Sono anche presenti due forme prive della finale vocalica (InformazionAmor-), tipiche delle fasi iniziali, dovute in parte a interferenze dal lessico delle altre lingue conosciute e non accompagnate da articoli o altri target che possano indicare quale genere sia stato loro attribuito (Chini 2003: 43-44). - La seconda intervista, registrata sedici giorni dopo la prima, dura 39 minuti. Le produzioni contenute emergono da una conversazione ampia su temi vari (studio dell'italiano, classe di italiano, tempo libero, motivo di permanenza in Italia, attività professionale), da una serie di task (differenze tra immagini, scene prima/dopo, gioco al computer) e da un certo numero di spezzoni di film da commentare. Il quadro che si presenta in questa intervista è completamente cambiato, molto evoluto rispetto alla prima. Nel corso di questa rilevazione Georges ha fornito molte produzioni adatte a far emergere pienamente la procedura categoriale, sia nei nomi (3 coppie minime: libro/libri; settimana/settimane; fiore/fiori; 7 coppie spaiate) che negli aggettivi (4 coppie minime: piccolo-piccoli; verde-verdi; nera-nere; bianca-bianche; 4 coppie spaiate), e quella sintagmatica (2 coppie minime: grigio quaderno/calze grize; piccolo pantalone verde/militari verdi; 4 coppie di sintagmi spaiati); meno pienamente emerge la procedura frasale (0 coppie minime; 2 coppie spaiate: 10 III sg. / 1 III pl. + 1 I sg; 1 costruzione creativa: Anda): qui le condizioni necessarie per l'emergenza sono scarse e non ci sono sufficienti prove contro le formule e i random hits. Ci sarebbe emergenza piena se nel conto si unissero anche le risultanze della tabella dei verbi con soggetto zero (2 coppie minime: Parlo/Parleno; Fa/Facciamo; 3 coppie spaiate: 3 I sg./5 III sg.; 1 costruzione creativa: Perturba). Secondo un’analisi di tipo qualitativo, questa intervista contiene un’abbondante produzione di nomi e aggettivi anche se una certa quantità di essi è espressa utilizzando il supporto dello spagnolo (Ingles; Nort; Sapatero; Los cursos, ecc. e Otro; Possible, Selvage ecc.; anche due forme diverse per la stessa parola: Tiempo e Tempo, accompagnate però dall’articolo spagnolo el); un’altra parte è costituita di termini ‘internazionali’, cioè comuni a più lingue e privi di terminazione finale (Abitasion; Comunicasion; Direction; ecc.), pronunciati variamente. Il lemma Amor della prima intervista è presente ora con la corretta desinenza dell’italiano –e, Amore: tale passaggio potrebbe indicare un’evoluzione AnnalSS 3, 2003 (2005) 100 Assunta Giuseppina Zedda nell’acquisizione della morfologia nominale con un nome però che si presenta prevalentemente nella forma singolare. Ci sono un buon numero di lessemi e sintagmi flessi per numero, maggiormente al maschile che al femminile. In effetti nei francofoni la flessione del numero compare precocemente anche se può presentarsi con morfemi sbagliati (Chini 2003: 52): in questa rilevazione solo due casi Libero (=Liberi) tra gli aggettivi e Molto spagnolo (=molti spagnoli) tra i sintagmi. Il corpus non fornisce prove evidenti di un uso consapevole della categoria genere, l’assegnazione di esso, in questa fase, è guidata soprattutto dalla L1 di partenza: più due lingue sono vicine tipologicamente più aumenta la possibilità di interferenza, sia positiva che negativa, nelle assegnazioni del genere. In questa intervista se ne trova un solo esempio nell’accordo aggettivo - nome testa Cornice gaio (=cornice gialla), la cui errata attribuzione è dovuta probabilmente al francese Corniche (m., termine architettonico vs l’italiano cornice, f.) In apprendenti francofoni come Georges (ma anche tedescofoni) le categorie numero e genere comportano un disorientamento minore rispetto ad altri tipi di apprendenti (es. persianofoni) poiché esse sono presenti nella loro L1 (Chini 2003: 45). Non ci sono tracce di uso dell’ imperfetto. Sono presenti un certo numero di participi con e senza ausiliare, in diversi casi sovraestesi alla III sg.: ad esempio, E’ andato (=sono andato), E’ guardato (= ho guardato). Anche la scelta dell’ausiliare è molto imprecisa, ma a questo livello ciò che dovrebbe emergere è solo l’uso sistematico del participio. Si possono notare due participi influenzati dal francese (Cadè; Guardè) e uno dallo spagnolo (Parado= significato non chiaro). E’ presente anche la formazione creativa Penduto. L’elaborazione autonoma di forme è una delle tre strategie di elaborazione morfologica delle forme verbali, che l’apprendente di lingua può mettere in atto al fine di acquisire il sistema verbale dell’italiano, insieme con la sovraestensione delle forme e le formazioni analitiche (Bernini 2003: 100 sgg.). Si possono osservare anche un certo numero di sintagmi verbali: oltre alle costruzioni modali, alcune formazioni ‘ibride’ come Ha bisogna de scappar de esconderse, Torna a chieder-, Fa cadute (= fa cadere). I predicati verbali sono tutti corretti escluso uno, tra i verbi con soggetto zero, Apprenda (=apprende) che presenta un ‘errore’ di sovraestensione della prima coniugazione sulla seconda. - La terza intervista, raccolta venti giorni dopo la seconda, dura poco rispetto alla media delle interviste dell’intero corpus, solo 25 minuti e probabilmente per questo motivo presenta un'emergenza più problematica rispetto alle altre. Le produzioni contenute sono il risultato di una conversazione AnnalSS 3, 2003 (2005) La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italiano L2… 101 un po’ troppo lunga, in parte non mirata (ad esempio, informazioni di tipo personale già richieste in precedenza), e di un tempo troppo breve dedicato alla somministrazione dei task che per quanto bilanciati (due sulle differenze per i sintagmi, due scene prima/dopo per il verbo presente e passato, un gioco animato al computer per il verbo presente/progressivo) non sono stati ben utilizzati, cioè sottoposti con le opportune domande: inoltre non sono stati proposti task con video. Il corpus di questa intervista non è quindi completamente sufficiente a far venire fuori in modo pieno tutte le diverse procedure: per la category procedure si ha emergenza piena sia nel nome (2 coppie minime: Bottiglia/Bottiglie; Scarpa/Scarpi; 9 coppie spaiate) che nell'aggettivo (4 coppie minime: rosso/rossi; nero/neri, verde/verdi; gialla/gialli; 2 coppie spaiate); mentre per la phrase procedure non ci sono tutte le condizioni (solo 3 coppie di sintagmi spaiati) con evidenze insufficienti ad escludere formule e produzioni casuali; l'emergenza della la s- procedure è anche più scarsa (0 coppie minime; 0 coppie spaiate: 7 type corretti senza alternanza; 0 formazioni creative), le prove contro le produzioni formulaiche e i random hits sono ancora più deboli e, in questo caso, a niente servirebbe unire le produzioni di verbi con soggetto zero (solo 3 coppie spaiate) per avere un'emergenza piena. A livello di analisi qualitativa, si notano tra nomi, aggettivi e sintagmi molte produzioni dallo spagnolo e alcune sovraestensioni in –e del tipo riscontrato in persianofoni e francofoni da Chini (2003: 44; 58): al singolare Un filme; El Uome; Azzurre concordato con uome; Contente; e al plurale Altre paise trasformato dall’eco dell’intervistatore Altri paesi. E’ presente la forma Cantanta (f. sg.) costruita a partire dalla forma cantante offerta nell’input durante l’intervista: tale formazione si collega all’acquisizione dei mezzi per la mozione di genere, cioè la capacità di formare nomi femminili da quelli maschili attraverso eteronimi e mezzi lessicali, suffisso –a, suffisso –essa, pseudodiminutivi, conversione, e infine suffisso - trice, se si segue la gerarchia di acquisizione proposta da Chini (2003: 48). Si registrano degli errori nella flessione del numero di nomi che restano invariabili in presenza di quantificatori, come nei seguenti sintagmi di Georges: Tre mese, Due moglie (Chini 2003: 52). Un solo imperfetto, il primo, Era (x 3). I participi con o senza ausiliare sono in parte ancora influenzati dallo spagnolo (Ho aprendito, Abbiamo vistado; Emparato); la scelta dell’ausiliare non è precisa: ad esempio il verbo andare è presente con entrambi gli ausiliari (Siamo andato e Abbiamo andato); in questo gruppo di participi non ci sono forme sovraestese; secondo le aspettative non si vede ancora nessun accordo o tentativo di accordo del participio con il soggetto, AnnalSS 3, 2003 (2005) 102 Assunta Giuseppina Zedda pur essendo tale regola presente nella L1 dell’apprendente. Le produzioni di sintagmi verbali sono poche e senza originalità rispetto a quelle della seconda intervista. I predicati verbali sono pochissimi, in tutto solo sette produzioni valide tra soggetti pieni e pro- con un uso limitato alla sola III sg.; un po’ più dinamica è la tabella dei predicati di verbi con soggetto zero che presenta l’uso di quattro persone diverse per un totale però di sole sei produzioni valide. Non ci sono sovraestensioni. - La quarta rilevazione è stata registrata due settimane dopo la terza e ha una durata di 42 minuti. Gli argomenti di conversazione hanno riguardato, essendo ormai clima natalizio, le feste, il rientro a casa ma anche interessi più generali (letteratura, cinema, gite) e occupano oltre la metà del tempo di raccolta. I task proposti non sono stati molto variati e comprendono la descrizione di tre serie di scenette e tre spezzoni di filmati a cartone animato; un compito specifico è stato preparato per l’elicitazione del sintagma ma il task (da svolgersi con l'ausilio del computer) è sembrato più adatto a testare la capacità di dare indicazioni nello spazio su oggetti i quali, essendo tutti colorati come la scena che li conteneva, non hanno permesso una corretta ‘interpretazione’ dell'esercizio da parte dell'apprendente. Si pensa, tuttavia, che con domande meglio impostate e più mirate forse anche questo task avrebbe potuto funzionare come gli altri. Da queste produzioni emergono comunque le diverse procedure ma con un indice vario di debolezza. Nei nomi (2 coppie minime: arbore/arbori; amico/amici; 8 coppie spaiate; 0 formazioni creative) della category procedure l'emergenza è piena, ci sono tutte le condizioni necessarie e quasi tutte le evidenze contro formule e random hits; tra gli aggettivi (0 coppie minime; 2 coppie spaiate; 0 formazioni creative), invece, l'emergenza è debole e si accompagna a esili prove contro produzioni casuali e formulaiche. Presentano un’emergenza un po’ scarsa sia la phrase procedure (0 coppie minime; 3 coppie di sintagmi spaiati; nessuna formazione creativa) che la s-procedure (0 produzioni nei verbi con soggetto pro-; nessuna coppia minima; 2 coppie spaiate: 11 III sg a/e / 2 III pl; 2 formazioni creative: Schia, forse da to ski o da sciare; e Vole): quest’ultima procedura emergerebbe però pienamente se si decidesse di unirvi le abbondanti produzioni dei verbi con soggetto zero (2 coppie minime: Mangiamo/Mangiano; Va/Vanno sommando i verbi con soggetto zero e pieni; 6 coppie spaiate: 6 III sg / 3 I sg - 1 I pl - 2 III pl ; 4 formazioni creative: Kama, Anda, Vole, Cadeno). Secondo un’analisi di tipo qualitativo, tra nomi, aggettivi e sintagmi si rilevano ancora molte produzioni dipendenti dallo spagnolo: alcuni lemmi presentano due forme (Tempo/Tiempo). Ci sono tre coppie di nomi con AnnalSS 3, 2003 (2005) La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italiano L2… 103 terminazione doppia: le prime due Il cane (x2)/Il canò, Uno autoro/Lo autore potrebbero dimostrare un tentativo ‘consapevole’ dell’apprendente di chiarire l’attribuzione del genere (maschile) in nomi con forma poco trasparente in –e, secondo la regola di base: nomi in –o genere m., nomi in –a genere f. (Chini 2003: 46); la terza Vestito (x3)/Una vestita è più difficile da interpretare, non può trattarsi di mozione di genere che riguarda nomi riferiti a persone o esseri animati anche se nell’intervista si rileva che quando Georges parla di vestito (niente de vestito; no vestito) si sta riferendo a un uomo mentre quando parla di una vestita si sta riferendo a una capra (una cabra, un cabri): l’apprendente sembrerebbe trattare i lemmi come se fossero participi ma con le caratteristiche del nome, ad esempio con l’articolo una o la preposizione de. Riguardo all’accordo di genere si notano alcuni sintagmi con omissione del morfema desinenziale nel target: Romanò anticipal, Un proverbo frances; si trova una sovraestensione al maschile singolare non marcato in –o (Tanto musica), comune a molti tipi di apprendenti secondo Chini e altri (cfr. Chini 2003: 58). Un certo numero di errori si registrano nella flessione di numero, ad esempio, il nome che in presenza di quantificatore resta al singolare, come in Molti curva (Chini 2003: 52); alcuni plurali mancati, come nell’eco di Un topo parzialmente ‘trasformato’ in Li topo, o in Le scalera e Li scalera, di influenza spagnola, compresenti al corretto lemma italiano per individuare lo stesso oggetto Le scale. In questa intervista si può notare un certo uso dell’imperfetto: 4 produzioni corrette di Era; con funzioni di copula, predicato verbale, e ausiliare; un Avia dallo spagnolo. Escluso Bebito bevuto, gli altri sono sempre accompagnati da ausiliare, che è sempre corretto compreso quello del verbo andare (x3) che presenta anche l’accordo del participio con il soggetto: Siamo andati. Tra i sintagmi verbali si notano 2 costruzioni modali, alcune formazioni influenzate dallo spagnolo come Ha bisogna de nasconderse; Ha bisogno di bibere. I predicati verbali sono ormai poco influenzati dalle altre seconde lingue. C’è un discreto numero di sovraestensioni della persona: Voi (=voglio) al posto di lui vuole (x2); Sai e Sa al posto di io so; Scrive per io scrivo; Ricorde per io ricordo: in questo caso è sovraestesa anche la coniugazione, cioè la II sulla I, così come nel caso di Guarde. Queste abbondanti sovraestensioni di Georges si incrociano con le sue numerose formazioni creative (6 in totale) e presentano una situazione alquanto dinamica nello sviluppo della morfologia delle forme verbali. Si riporta di seguito lo schema riassuntivo dell'emergenza delle varie procedure nelle diverse interviste: AnnalSS 3, 2003 (2005) Assunta Giuseppina Zedda 104 Intervista 1 Intervista 2 Intervista 3 Intervista 4 category procedure nome (-) + + + category procedure aggettivo / + + (-) phrasal procedure sintagma / + (+) (+) Sprocedure verbo / (+) (-) (+) Non essendo possibile presentare le interviste e le tabelle d’analisi, si rimanda al sito dell’Università di Sassari: www.lingue.uniss.it/docenti/pallotti (v. anche: http://www.nebrhijos.com/processability). AnnalSS 3, 2003 (2005) La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italiano L2… 105 Note 1 A questo livello si possono notare anche esempi di fenomeni sintattici da attribuire a strategie pragmatiche, non linguistiche, come il "principio di salienza" per il quale le parole poste in rilievo (inizio o fine frase) sono più facilmente percepite e quindi riprodotte (Kintsch 1974; cit. in Pienemann 1998: 78). 2 Si desidera ringraziare Alessandra Ghiaccio, Federica Ledda, Gabriele Pallotti, Alessandra Peloso, e Alessandra Salis per il prezioso contributo prestato in questo lavoro di ricerca. 3 Molte lingue marcano il genere e il numero sui nomi. Il numero però esprime un valore semantico recuperabile direttamente dal livello concettuale, il genere invece si distingue in naturale e grammaticale, il primo associa il genere al sesso (ad esempio la maestra), il secondo riguarda la classificazione delle parole e deve essere acquisito come parte di ogni entrata lessicale. Quest'ultimo non rientra negli scopi della Teoria. 4 Questa posizione del topic è contraria alla "strategia del morfema libero" che descrive una generale tendenza dell’interlingua che porta a preferire elementi liberi a forme semilibere e quindi, nel caso dei pronomi clitici, conduce a evitarli per lungo tempo e a sostituirli con forme pronominali piene, ad esempio ha visto lei anziché l’ha vista (Berretta 1992: 139). 5 Secondo la teoria di Processabilità (1998), una struttura copulativa come questa può emergere nell’interlingua solo dopo l'uso di frasi come la bambina bella. Questo trova conferma in una ricerca (Chini 1992: 445-73) sull'acquisizione della morfologia nominale in apprendenti di italiano L2. 6 Vigliocco (1995) nota che nell’italiano il verbo recupera dalla struttura concettuale non solo il parametro tempo ma anche quello di persona, numero e, quando necessario, genere. Anche in presenza di un soggetto esplicito il verbo può essere attivato prima del nome, permettendo un’inversione dell’ordine delle parole SV in VS. 7 Tale corpus è servito come base per gli studi sull'espressione della temporalità e della modalità del verbo, ma anche di forme sintattiche (articoli, negazione, subordinazione) e di fenomeni pragmatici (focalizzazione, continuità di argomento). Cfr. Andorno 2001; per il progetto di Pavia, Bernini, Giacalone Ramat 1990 e Giacalone Ramat 2003. 8 Lo scopo comunicativo dei compiti è molto importante perché evita la pura esibizione di abilità linguistiche. Ad esempio, per far produrre sintagmi nome-aggettivo in coppia minima, sarebbe facile far vedere all'informante il disegno di una palla rossa e, anche non consecutivamente, quello di due palle rosse, chiedendo "che cos'è ?". Ma questo somiglierebbe molto a un esercizio grammaticale e, inoltre, farebbe aumentare la possibilità di elicitare conoscenza esplicita piuttosto che competenza implicita, soprattutto in soggetti guidati (Pallotti 2005). 9 Chini (1995; 2003: 46) spiega che l’apprendente di italiano L2 di fronte a sintagmi come questo bravo maestro o quella bella ragazza può crearsi l’idea errata che l'accordo sintagmatico sia spiegabile attraverso la "strategia della rima" o principio di assonanza tra le desinenze per cui, ad esempio, nell'accordo tra articolo e nome l'apprendente potrebbe ricorrere alla seguente ‘regola’: AnnalSS 3, 2003 (2005) 106 Assunta Giuseppina Zedda nome in -o > articolo lo (es. lo sciopero ma anche lo gatto); nome in -e > articolo le (es. le bambine ma anche le cane). 10 Pienemann stesso, in una comunicazione personale con Pallotti, suggerisce questo numero minimo. 11 Si dice probabile perché non è possibile una definizione operazionalizzata di formulaico dato che al momento i corpora di italiano parlato sono insufficienti a mostrare conclusioni attendibili sulla frequenza delle collocazioni. 12 Come detto sopra, le condizioni d’emergenza riguardano: la robustezza, cioè il numero di contesti necessari dentro ogni cella per poter applicare il criterio; le formule, cioè la presenza di coppie minime, coppie spaiate, formazioni creative in numero sufficiente per escluderle; i random hits, cioè il calcolo statistico percentuale che permette di escludere la presenza di produzioni casuali. 13 In questo senso un apprendente naturale dà maggiori garanzie ma con tali informanti i tempi della ricerca si allungherebbero eccessivamente. AnnalSS 3, 2003 (2005) La Teoria della Processabilità e l'acquisizione dell'italiano L2… 107 Bibliografia Andorno, C., 2000, Banca dati di Italiano L2, Università di Pavia, Dipartimento di Linguistica., versione Cd-rom (1.0); Bernini, G., 2003, “Il percorso di acquisizione del sistema verbale italiano”, in Verso l’italiano. 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