Di casa nel legno I Picchi

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ADIGE
ALTO
IN
NATURALI
PARCHI
Ripartizione
natura
e paesaggio
Di casa nel legno
I Picchi
In un mondo verticale
Un corpo per l’arrampicata e lo scavo
La sicurezza di una cavità
Le foreste sono ambienti a forte sviluppo verticale. Gli alberi, grazie allo spessore della parete delle
cellule ed alla struttura dei vasi conduttori, sono i
vegetali con più elevata robustezza strutturale, ciò
ha permesso loro di svilupparsi enormemente in
altezza, estendendosi talora per alcune decine di
metri, tra l’apparato radicale e le chiome. Essi configurano cosí, tra l’oscuro mondo delle radici, il
complesso intrico dei fusti e dei rami e le ampie
fronde espanse a catturare la luce, un’ampia serie di
nicchie ecologiche strutturate per piani, dal basso
verso l’alto, ed utilizzate, come un grande condominio verde da un folto numero di occupanti, soprattutto Insetti ed altri invertebrati, in grado di utilizzare il materiale vegetale come risorsa alimentare.
Un gruppo di Uccelli distribuiti a livello planetario ad esclusione dell’Australia, in modo da ricalcare la distribuzione delle foreste, ha fatto dell’abilità
a muoversi lungo i tronchi, a utilizzare le cavità del
legno e a scavare nel materiale vegetale alla ricerca
di cibo e spazio, la chiave del proprio successo
evolutivo. Si tratta dell’ordine dei Piciformes, o
„picchi ed affini“.
In maniera ancor più netta che per altre specie di uccelli, la morfologia
e gran parte dell’anatomia dei picchi sono state condizionate, da forti spinte evolutive. Il becco, dritto, lungo, ma sempre massiccio, è rivestito da un
robustissimo astuccio corneo dall’apice acuminato, che ne fa un potente
scalpello per scalfire le cortecce e scavare senza difficoltà il legno.
Appositi adattamenti della scatola cranica e dei sistemi articolari delle
vertebre cervicali alla continua attività di percussione (fino ad oltre 20
colpi al secondo, per un totale di 8000–12 000 colpi al giorno, nell’attività
di tambureggiamento del Picchio nero) proteggono gli organi interni, in
particolare il cervello, da lesioni da impatto. Le zampe sono conformate
per le ascensioni e l’ancoraggio verticale; le timoniere (penne della coda)
sono rigide, di forma lanceolata e con apice acuminato. La coda assume
cosí una caratteristica forma a cuneo e funge da puntello facilitante i movimenti di arrampicata.
I picchi sono predatori che hanno raggiunto un elevato grado di specializzazione nell’estrazione delle loro piccole prede invertebrate dalla corteccia, dal legno o dal terreno. Un’alimentazione fortemente insettivora non
significa tuttavia una coincidenza delle specie predate da parte di diversi
picchi, che al contrario, mostrano una certa segregazione sia dello spettro
alimentare che delle modalità di ricerca delle prede.
Con un becco che è in assoluto il più lungo e robusto tra le specie europee il Picchio nero è un predatore di insetti e larve xilofaghe, che raggiunge sia scalpellando la corteccia dei tronchi, sia scavando nei ceppi marcescenti al suolo.
Analogamente entomofago elettivo senza grosse capacità di scavo, il Picchio tridattilo integra l’apporto proteico con un frequente prelievo di
linfa, che raggiunge costellando gli alberi di serie di piccoli fori disposti ad
anello o a spirale lungo i tronchi.
La lingua, lunga
ed estroflettibile (oltre
10 cm nel Picchio
verde), in fase di
riposo è retratta in
direzione della nuca.
Essa è uno strumento
di grande efficacia
che grazie alla saliva
vischiosa ed alla presenza di strutture
simili ad uncini (barbe) nella sua porzione
apicale, consente di
estrarre gli insetti
dalle gallerie che essi
scavano nel legno.
Costante di tutti i picchi è l’utilizzo di una cavità
nel tronco di un albero come sito per la nidificazione, la deposizione delle uova e l’allevamento della
prole.
Non sempre l’inizio della stagione riproduttiva
coincide con lo scavo di un nuovo nido, in quanto
le stesse cavità, a meno che non divengano per qualche motivo inutilizzabili, vengono spesso usate,
anno dopo anno. Il corteggiamento, che prelude
all’individuazione dell’area nido, prevede sonori
tambureggiamenti, voli di esibizione e vocalizzi del
tutto analoghi a quelli utilizzati per la delimitazione
territoriale.
La nidificazione in
cavità è una modalità riproduttiva di
notevole importanza
per la sopravvivenza
dei nidiacei, in particolare in termini di
efficienza antipredatoria, di stabilità termica e di protezione
dalle intemperie.
L’incertezza dell’involo
Tronchi da difendere
Il periodo dalla schiusa all’involo rappresenta
probabilmente la fase più sicura nella vita dei giovani picchi: per quanto completamente nudi e ciechi
alla nascita, vengono al mondo in un ambiente
chiuso e termicamente stabile.
Blandamente protetti da colorazioni un po’ più
criptiche di quelle degli adulti, dopo l’involo, i
giovani picchi seguono i genitori per ogni dove; in
alcune specie entrambi i genitori si occupano
dell’intera figliolanza, in altre la nidiata involata
viene ripartita in misura di 1–3 immaturi per ciascun adulto. Le famiglie si disgregano entro 1–8
settimane dall’abbandono del nido.
Il possesso di adeguati territori di approvvigionamento e di un’opportuna densità di alberi, la cui età sia sinonimo di abbondanza o potenzialità
di prede, riveste una tale importanza per la sopravvivenza dei picchi e la
loro possibilità di portare a termine il ciclo biologico, da giustificare appieno l’elevata aggressività di questi animali nel difendere tali risorse localizzate e puntiformi sia da conspecifici che da altre specie potenzialmente
competitrici.
Il sistema di comunicazione finalizzato alla difesa territoriale, è imperniato su segnali acustici (vocalizzi, tambureggiamenti su tronchi) e display
visivi (arruffamento del piumaggio, apertura delle ali,) e compare anche
nelle fasi iniziali del corteggiamento.
Al momento dell’abbandono della cavità,
la protezione del nido
viene a mancare e la
predazione, dei giovani ad opera di rapaci
e carnivori arboricoli
(Martora), puó essere
eventualità tutt’altro
che remota.
La presenza del
Picchio nero per via
dell’attività di scavo
dei grandi nidi, favorisce l’insediamento
della Civetta capogrosso (Aegolius funereus).
L’escavazione di un
nido richiede dai 10
ai 28 giorni di attività congiunta dei
futuri genitori, che
con infiniti colpi di
becco riducono ed
asportano migliaia
di trucioli di legno
(fin oltre 10.000 per
il Picchio nero).
Per
saperne di piú:
Brichetti P. 1987. Atlante degli
uccelli delle Alpi italiane
Editoriale Ramperto, Brescia
Glutz von Blotzheim U. N.,
Bauer K. M. e Bezzel E.
1973. Handbuch der Vögel
Mitteleuropas
Niederfriniger O., Schreiner
P. e Unterholzner L. 1996.
Atlante degli uccelli dell’Alto
Adige. Tappeiner/Athesia
Testo:
Osvaldo Negra
Alberi contorti, spezzati o danneggiati
dagli agenti atmosferici, rappresentano
aree di rapida colonizzazione per gli
insetti xilofagi e
quindi opportunità
di alimentazione per
i picchi.
Coordinamento:
Renato Sascor
Fotografie:
Maurizio Azzolini (3), Maurizio
Bedin (3), Bruno Gheno (1),
Roberto Maistri (1), Walter Nicolussi
(1), Walter Pallaoro (1), Renato
Sascor (1), Andras Vettori (3),
Illustrazioni:
Simonetta Varchetta
Grafica:
Hermann Battisti
Prestampa:
Typoplus
In assenza di esigenze mimetiche, le uova, come è
norma nelle specie a nidificazione cavitaria, sono
bianche e lucide. Non dovendo evitare il rotolamento fuori dal nido, esse hanno forme subsferiche. La
costante custodia del nido da parte di almeno uno
dei due partner diviene la norma da che è stato
deposto il primo uovo. In genere il maschio pernotta con la femmina nel nido sia in fase di incubazione, sia durante le cure parentali.
Durante il giorno vi è alternanza dei due partner
alla cova ad intervalli di 30–150 minuti.
Stampa:
Tipografia ••
Provincia autonoma di
Bolzano-Alto Adige
Ripartizione
natura e paesaggio
Ufficio parchi naturali
Fragili guardiani dei boschi
In tutti gli ecosistemi forestali della Terra i picchi
assolvono ad un rilevante ruolo ecologico, contribuendo al controllo delle popolazioni di specie
entomologiche corticicole che aprendo cunicoli
sotto la corteccia, minano l’integrità strutturale dei
tronchi e facilitano l’attecchimento di parassiti. Il
numero di esemplari di insetti e loro larve utilizzato
da una coppia di picchi per l’allevamento di una
sola nidiata è infatti dell’ordine di alcune decine o
centinaia di migliaia. La loro rimozione da parte dei
picchi ha dunque un effetto benefico per l’albero e
l’attività di disinfestazione svolta da questi uccelli
arboricoli compensa ampiamente l’eventuale
„danno“ arrecato al singolo esemplare arboreo
dallo scavo della cavità-nido.
Inoltre, laddove è entrato in azione un picchio
con il suo scalpello, altre specie ornitiche più piccole (cince, picchi muratori, rampichini) possono tro-
Le specie
Picchio cenerino (Picus canus)
Ghiri, rapaci notturni, martore, ed altri
Mammiferi traggono
a loro volta beneficio
dagli scavi dei picchi,
che utilizzano come
rifugio o per la riproduzione.
vare nuove opportunità alimentari, catturando sul
legno aperto insetti sopravissuti e sfruttando le nicchie ottenute in qualità di nidi.
Essenziale è poi la funzione dei picchi nel ciclo di
decadimento e rigenerazione della materia vegetale.
Lavorando „incredibili quantità di legno marcescente, frammentandolo in minute scaglie e sparpagliandolo al suolo, lo rendono più facilmente accessibile
all’azione degli organismi decompositori (funghi,
muffe, batteri).
Inconsapevoli custodi dell’integrità della foresta, i
picchi mostrano a loro volta elevata sensibilità allo
stato di conservazione dell’ambiente e possono
entrare seriamente in crisi in seguito ad interventi
erronei di conduzione del patrimonio boschivo.
Entità a legno tenero o poco pregiato per gli usi
umani, come pioppi, salici, betulle, ontani e ciliegi
selvatici sono, in virtù della loro relativa facilità di
perforazione, estremamente rilevanti per la presenza dei picchi, ma, spesso penalizzati nei tagli a favore delle essenze premiate dal mercato del legname.
Pratiche di gestione dei boschi non improntate
anche a criteri naturalistici, che determinino un’uniformazione „monoculturale“ della biodiversità
arborea o portino alla scomparsa di tutti gli alberi
annosi, alla rimozione dei ceppi marcescenti e dei
tronchi caduti, o ad un eccessivo ringiovanimento
dello strato degli alberi da fusto, sono fortemente
impattanti.
Non diversamente, una ceduazione portata all’eccesso, che non risparmi un opportuno numero di
grandi alberi e lasci solo il tempo per la ricrescita di
esili fustaie risulta assolutamente incompatibile con
le possibilità di scavo di una cavità-nido.
Lungh. = 25–26 cm; Frequentatore di boschi umidi di fondovalle o foreAp. alare = 38–40 cm; ste montane, in Alto Adige non è raro, ma localizzato, soprattutto in boschi misti di latifoglie e talora in
Peso = 120–160 g
boschi misti di conifere tra i 250 e i 1600 m.
Picchio verde (Picus viridis)
Lungh. = 31–33 cm; Specie ad ampia distribuzione ecologica che lo
Ap. alare = 40–42 cm; rende osservabile nei boschi riparii di fondovalle,
nelle formazioni a latifoglie miste o pure (soprattutPeso = 150–220 g
to castagneti) ed anche nelle foreste di conifere
non del tutto prive di latifoglie e talora nelle laricete. È scomparso o si è
drasticamente ridotto nei meleti in seguito all’introduzione delle cultivar a
fusto sottile e contenuto accrescimento.
Picchio nero (Dryocopus martius)
Picchio rosso minore (Picoides minor)
Lungh. = 45–47 cm; È la specie in assoluto più grande e frequenta, pur
Ap. alare = 64–68 cm; con basse densità (necessitando di ampi territori)
tutta la provincia. Vive preferibilmente in boschi
Peso = 290–370 g
misti con presenza di faggi ed abeti bianchi, talora
anche in vecchie laricete, fino attorno ai 2000 m di quota.
Lungh. = 14–15 cm; Proprio dell’Europa continentale è legato a boschi
Ap. alare = 25–27 cm; di latifoglie e misti, soprattutto planiziali. È per la
nostra provincia un nidificante dubbio di cui si
Peso = 17–25 g
hanno segnalazioni molto sporadiche che vanno
dalla Val Venosta ai dintorni di Bressanone e Brunico, agli ambienti boscati
nei pressi del Lago di Caldaro.
Picchio rosso maggiore (Picoides major)
Picchio tridattilo (Picoides tridactylus)
Lungh. = 22–23 cm; È il picchio a più ampia
Ap. alare = 34–39 cm; distribuzione ed elevata densità in Alto-Adige. Diffuso dal
Peso = 70–100 g
fondovalle fino al limite degli
alberi e presente con particolare frequenza nei
boschi misti con alta percentuale di latifoglie. Un
tempo presente anche nei frutteti in virtù dell’esistenza di vecchi meli contorti e ricchi di cavità, vi si
è ora notevolmente rarefatto.
Picchio rosso maggiore
Lungh. = 21–22 cm; Specie dell’Europa settentrioAp. alare = 32–35 cm; nale presente anche su alcune montagne di quella
Peso = 57–74 g
centro-meridionale. In AltoAdige frequenta soprattutto le coniferete alpine e
subalpine, prediligendo le peccete ma frequentando anche formazioni a larici, pini silvestri e cembri.
Torcicollo (Jynx torquilla)
Unico Piciforme europeo con comportamento
schiettamente migratorio e quartieri di svernamento
subsahariani. Frequenta i boschi di latifoglie in
minor misura di conifere e gli ambienti alberati ed
è presente alle nostre latitudini dalla seconda metà
di marzo alla seconda metà di agosto. In provincia
di Bolzano nidifica diffusamente in fondovalle, in maniera più discontinua
all’aumentare della quota, fino attorno ai 2000 m; La sua densità è condizionata dalla disponibilità di cavità-nido che non è in grado di scavare.
Lungh. = 14–15 cm;
Ap. alare = 25–27 cm;
Peso = 30–45 g,
in migrazione
fino a 52 g
Picchio muratore (Sitta europaea)
Particolarmente eclettico, con un becco
relativamente corto e
massiccio e grandi
doti di arrampicatore,
il Picchio rosso maggiore ha forse la dieta
più varia, comunque
dominata dagli insetti (occasionalmente
uova e nidiacei o
vegetali)
Lungh. = 14 cm;
Ap. alare =
22,5–27 cm;
Peso = 21–26 g
Il Picchio verde mostra probabilmente il
più alto livello di
selezione alimentare,
nutrendosi quasi
esclusivamente di formiche che invischia,
al suolo, con la mobilissima lingua.
Torcicollo
Picchio cenerino
Il picchio muratore
nidifica in cavità
(naturali o scavate
da veri picchi), il cui
ingresso viene ridotto
fino a dimensioni
opportune alla propria taglia modellandone i bordi con
fango o argilla (da
cui il nome).
Picchio
rosso minore
Picchio tridattilo
Con un becco corto e
conico, da Passeriforme più che da
picchio, il Torcicollo
risulta inadatto allo
scavo nel legno e concentra la sua attenzione prevalentemente
sulle formiche
Non un picchio, ma un Passeriforme della fam. Sittidae. Affine alle cince, frequenta boschi di latifoglie,
di conifere, parchi, giardini. In Alto Adige è comune dal fondovalle fino oltre i 1500 m di quota.
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