GUARDANDO IL CIELO Presentazione della conferenza tenuta per i giovani di Prato nel 1970 Dal professor ENRICO MEDI Enrico Medi, grande astrofisico italiano, che ha collaborato anche con Enrico Fermi è nato a porto Recanati il 26 aprile 1911 e morto a Roma il 26 maggio 1974. Sposato, padre di 6 figlie, questo grande scienziato ha avuto il dono di guardare al di là della materia e degli spazi infiniti, dando a chi lo ascoltava la possibilità di contemplare il mistero racchiuso nelle meravigliose leggi della creazione. Lo spunto è tratto da una delle tante avventure spaziali che in quegli anni avevano avuto il massimo successo con il primo allunaggio di un essere umano. Questo fatto dà a Medi l'opportunità di parlare, in maniera semplice ed entusiasta, dei misteri dell'universo della sua impressionante grandezza, della sua "ragguardevole" età e della infinita quantità di corpi celesti che lo compongono. Il microcosmo, poi, è affascinante nella sua incredibile piccolezza. Anche la luce, con la sua incredibile velocità - 300.000 Km. al secondo - pari a quella delle onde elettromagnetiche, ci serve da unità di misura, persino insufficiente rispetto alle infinite proporzioni dell'universo. Per me, come credente, è particolarmente significativo ed emozionante il constatare che la luce, assieme alla comunicazione (parola), sotto forma di impulsi elettromagnetici, si diffonda alla velocità massima oggi conosciuta e sperimentata dall'uomo! Perchè dico questo? Perchè Gesù, che è a immagine del Padre, si presenta come LUCE per il mondo e come incarnazione della PAROLA DEL PADRE. Certo, San Giovanni, nel prologo del suo Vangelo dice che: "La Luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta". Il Verbo, la Parola, si è fatta carne e ha posto la sua tenda in mezzo a noi, ma noi non lo abbiamo accolto. E prosegue dicendo:"A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio ". Pare incredibile ma il grande dono della libertà ci mette nella possibilità di negare l'evidenza: la luce, infatti, brilla nelle tenebre e la Parola fa fatica a farsi strada, prima perchè, come dicevo, è troppo rispettosa della nostra libertà e poi perché non è impositiva, come l'amore. Teniamo presente inoltre che in questi nostri tempi è soffocata da un "oceano" di parole più o meno interessanti e costruttive ma sovente vuote che ci vengono elargite a piene mani dai mezzi di comunicazione. Credo che questa conferenza, anche se con, i limiti della trascrizione, possa fornire degli ottimi spunti di riflessione su un tema tanto affascinante e sconosciuto: "l'uomo come centro dell'universo". Tutto ciò che è stato creato, è stato creato per noi, perchè lo potessimo ammirare e, fin dove possibile, utilizzare, con la nostra scienza, intelligenza e capacità conoscitive. Certo, se l'uomo si riconosce grande, appunto per queste sue facoltà e doni che gli rendono intelligibili quelli che fino a pochi anni fa erano dei misteri, deve però pur sempre riconoscere anche la sua limitatezza rispetto a queste immense grandezze e piccolezze, che sono il segno di un mistero più grande, e che a noi e alla nostra storia è stato dato il privilegio di conoscere Colui che ci ha svelato il significato di questo nostro meraviglioso e terribile vivere. In tutta la storia dell'uomo, nelle varie civiltà ed epoche, gli esseri umani si sono posti dei perché. Le religioni sono dei tentativi dell'uomo di andare verso Dio. La nostra, più che una religione, è un fatto: e ci parla del Figlio di Dio che si fa uomo per rivelarci il Padre e farci eredi del suo Regno. Coloro che desiderano saperne di più hanno la possibilità di ascoltarla cliccando http://www.enricomedi.it/discorsi.html Si può trovare anche la biografia e ascoltare altre conferenze. qui: Eccellenza, io mi sento qui tanto piccolo. Parlare in una chiesa così bella! Una chiesa nella quale solo la parola di Dio può risuonare, e non quella di un povero papà di famiglia. Ma lei e i suoi collaboratori con tanta bontà mi hanno invitato. Quindi prego i nostri angeli custodi di trasformare la pochezza di un dire in profondità di un sentire nel cuore di ciascuno di voi, amici di Prato, affinché nel silenzio di questa notte, nel raccoglimento del vostro meditare, le anime si incontrino e 1 i pensieri si scambiano. E in una comunione di intenti possiamo elevarci nelle cose più alte, più belle e più profonde e nel cammino della nostra vita lasciare una traccia e un segno delle aspirazioni che fanno salire i nostri cuori verso l’alto. È inutile nascondersi, siamo tutti sotto l’impressione di fatti che certamente come pochi altri fatti rimarranno in quelle che noi diciamo le pagine della storia. Quando si vive un evento, quando ci si è dentro, come quando siamo in trasmissione alla tv o al telegiornale, ci si rende poco conto dell’inquadramento o delle reazioni che ciò che si fa può produrre. Chi sta al di fuori molte volte vede meglio, giudica meglio perchè è più sereno; così, coloro che verranno dopo di noi, giudicheranno quanto è avvenuto nella giornata di ieri come un fatto saliente, un fatto fondamentale che caratterizza la nostra umana natura e in parte il corso della nostra storia. Vedete, si può sempre dire - quante volte accade! -: “Beh, ma di fatti di questo genere, di vite umane in pericolo e poi salvate ce ne sono tante e tante: ogni giorno avviene di dover salvare delle vite o vite che periscono”. La morte è una cosa tanto comune. La nascita si verifica 199.000 volte al giorno sulla faccia della terra. Questo è vero, ma se noi dovessimo vivere pensando o meditando o riflettendo delle cose così folli, la vita diventa impossibile. E allora, ogni tanto, avvengono dei fatti che raccolgono l'attenzione del nostro pensiero e quindi ci permettono di approfondire realtà che generalmente ci sfuggono. Quindi è opportuno e prezioso che questo avvenga. E non dobbiamo far passare (scusi sa, sennò mia moglie non me vede e questo mi dispiace) - risatine -(... fra cinquanta anni mi vedrete, andrò a finire sulle riviste di Hollywood). Dunque questi momenti di raccoglimento non li dobbiamo perdere perchè raramente ritornano, e io vorrei insieme a voi questa sera guardare un poco gli uomini e il cielo e la nostra terra, anche perchè al cielo non ci guardiamo mai. Siamo una civiltà così strana che nelle città, anche se questa città si chiami Firenze o Roma o Prato, o come volete, gli uomini non guardano più verso il cielo. Tra pochi giorni noi avremo la festa dell'Ascensione: oggi il latino non si usa più perchè disturba lo spirito, vero eccellenza? Una volta si diceva: "Piter statis vide Galileo respicentem in coelo”. La celebre frase che venne commentata qui a Santa Maria del Fiore all'epoca di Galileo e che destò una terribile discussione e terribili vicende. Ebbene, noi verso il cielo non ci guardiamo più perchè il cielo lo guardiamo alla televisione, lo vediamo nei film, lo vediamo nei libri, ma il cielo vero è raro che lo si guardi. Mi ricordo che una sera alla televisione, io ho domandato al pubblico di tutte le città d'Italia: «C'è qualcuno che saprebbe dirmi, nelle città, se questa sera c'è la luna o no?». I fidanzati evidentemente non avevano voglia di dirlo, gli altri non lo sapevano. Nessuno guarda mai verso il cielo per vedere se c'è la luna o no, per vedere se brillano le stelle, se passano o no i messaggi dei misteri delle profondità. Quindi non abbiamo più familiarità con le stelle. Quante volte - non per fare il professore - ma come gusto, sopratutto agli amici di vacanza, chiedo: «Dov'è la stella polare? Dov'è l'Orsa Maggiore, l'Orsa Minore, Andromeda, l'Alfa del Cigno?». La gente non lo sa. Ma poi quando gli si mostra ad una ad una le varie stelle del cielo, la gente s'incanta e s'innamora e dice: "ma guarda come sono belle! Ma guarda quanti misteri raccolgono!" Così questa sera, eccellenza, al di la di questa arcata fatta dall'uomo per l'espansione delle sue preghiere, noi guardiamo su verso il cielo e vogliamo raccogliere dentro i nostri cuori l'anelito e il messaggio delle stelle e faremo insieme, cari amici di Prato – non per stancarvi - alcuni calcoli semplici; perchè nella scuola, escluso Prato – perché a Prato c'è tutta gente perfetta - ma fuori di qui insomma… non so che cosa insegna la scuola ai nostri giovani, la fisica, l'astronomia, la chimica, le scienze spesso diventano delle cose barbose e inconcepibili per cui il ragazzo va all’esame terrorizzato da domande come quelle dei quiz televisivi, tipo. Rischiatutto o rischia niente, sul tipo: «A che temperatura bolle l'acqua? Dice: “A cento gradi… No, a novanta. No guardi a cento. (Questo era un maresciallo.) No, guardi, ha ragione,. ho sbagliato. A novanta gradi bolle l'angolo retto!». Vedete come le cose vengono spiegate in un modo così poco appassionante, mentre invece il veder le cose, il conoscerle, è fatto dagli uomini per gli uomini, e quindi è più facile dirle con chiarezza di 2 comprensione che non con confusione di parolone. Perchè spesso si adoperano le parole grosse e difficili per nascondere ciò che non si è capito dentro di noi. Perciò con tanta semplicità incominciamo a camminare dentro questo universo. Facciamo un poco un calcolo di proporzioni. E non vi spaventate! Questo per far sentire qual’è la piccolezza nostra. Noi che ci crediamo - almeno ci credevamo fino a tre giorni fa - i padroni dell'universo, i dominatori delle stelle, l'uomo che sorge ed esce dalle ombre di vecchie tradizioni e fantasmi e si lancia alla conquista dei cieli e degli spazi; dominatore assoluto e incontrastato, ecc. ecc. e le generazioni future avranno in mano lo splendore delle stelle! Poi si sfascia un transistor, non funziona un sistema di raffreddamento, scoppia il serbatoio di ossigeno e tutta la gente dice: beh, ci è andata male! Passando così dalla massima esaltazione al massimo sconforto. Vediamo invece, con un po' di saggezza, le nostre proporzioni. Ed è bène meditarci su questo, perchè è tanto ricco di insegnamenti. Vedete, l'uomo, andando sulla luna compie una distanza di circa, dico circa, perchè varia questa distanza, di circa 380.000 Km. La luce compie questa distanza in un secondo - tac, tac, tac, tac, tac, tac; andata e ritorno. Quindi noi abbiamo questo battito di cuore da qui alla luna. Noi abbiamo conquistato questo battito di cuore! Bene, andiamo a vedere allora che cosa succede intorno a noi. andiamo verso il sole. La distanza della terra dal sole è di 500 secondi. Quindi, aver fatto terra-luna, è grosso modo, come aver fatto un centimetro per una distanza da me a lei, eccellenza, quindi piccolo piccolo. Già dal sole, la distanza terra luna, si vede, ma poi non è tanto distinguibile bene. Se poi ci allarghiamo solo di poco nel nostro sistema planetario: Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno… Beh, noi troviamo già Giove a una distanza dieci volte la nostra distanza Terra-Sole. Poi diventa circa venti, circa quaranta, cinquanta. Già da Nettuno il Sole si vede debole debole e le temperature là sono al di sotto dello zero. Poi andiamo verso le stelle. La stella più vicina: Alfa del Centauro, è a 4 anni luce. Quindi quando voi ragazze, vi sceglierete un fidanzato in Alfa del Centauro e dite: «Mi vuoi bene?», la risposta arriva dopo otto anni perchè impiega quattro anni ad andare e quattro a tornare. Quindi immaginate se si combina un matrimonio! Oh, quattro anni luce sono tanti eh? Perchè ho detto che la luce va a 300.000 Km al secondo quindi sette volte e mezzo il giro dell'equatore, in un secondo. Se noi oggi facessimo questa considerazione: e parlo proprio da amico: non arrivo a capire - e lo dico sinceramente, e lo dico soprattutto a voi giovani che, con tanta gioia, vedo qui raccolti in questa vostra bellissima chiesa - perchè l'uomo ha perduto la testa ogni volta che ha fatto un piccolo passo in più? Voi che lo studiate o lo avete studiato, vi ricordate la mongolfiera, quel povero palloncino riscaldato ad aria calda che saliva stentatamente nel cielo, per cui Vincenzo Monti ci fece un carme, un'ode, e l'uomo si sentiva già dominatore dello spazio. Quindi avvenivano le crisi di fede perchè c'era la mongolfiera! Meno che ridere non si può! La mongolfiera poi, quando fu inventata una macchinetta che andava a 40 Km all'ora, in discesa, col vento dietro, facendo ciù, ciù, ciù, ansimando la vaporiera, viene fuori l'inno a satana! - Il progresso! - Sta pora macchinaccia fa impazzire il mondo e fa credere al mondo, l'uomo, il progresso e la scienza, eccetera, travolti i principi, la fede... e non c'è bisogno più di Domineiddio perchè si brucia malamente qualche chilo di carbone dentro una caldaia sporca che fà ciù, ciù! Poi, quando si è passati ai primi aerei, via via, a ogni aumento di velocità dell'uomo, l'uomo è sembrato impazzito. Oggi, l'uomo giunge a 10, 11 Km al secondo. La navicella di Lowel è entrata ieri nell'atmosfera a una velocità di 40.000 Km all'ora, quindi a una velocità di 10,5 Km al secondo. È parecchio no? E allora uno dice: allora il mondo cambia! Le nostre tradizioni, il nostro pensiero, le nostre verità non reggono più in un mondo moderno. Oggi non vogliamo più sentire parlare di cose ormai vecchie: siamo all'epoca nucleare, all'epoca spaziale, l'uomo domina tutte le distanze, le sue velocità sono favolose mentre una volta si andava a 10 chilometri all'ora adesso andiamo a 10 chilometri al secondo… E beh, quando siamo andati a 10 chilometri al secondo, di fronte a una realtà che dura da dieci miliardi di anni, di una luce che va a 300.000 Km al secondo, noi ci muoviamo più lenti di una 3 formica rispetto a un boeing. E quale sarebbe quella sciocca formica che si sente più grande del boeing? Com'è possibile che un fatto così piccolo nei valori assoluti possa cambiare gli assoluti valori della vita e del pensiero? È imperdonabile questo! VUOL DIRE NON AVERE IL SENSO DELLE PROPORZIONI, vuol dire non conoscere nulla e di non approfondire il valore intrinseco e di invertire le cose: “È meraviglioso, è stupendo!.. e ci sono aggettivi che potete inventare quanto volete, andando a dieci chilometri al secondo, ma di fronte a una realtà che esiste, che si chiama 300 mila al secondo, che cosa sono i piccoli sforzi dell'uomo? Di fronte ai valori assoluti. Come può questo cambiare, o la tavola pitagorica o le verità più profonde dell’essere che trascendono i dieci o i venti, i cento o i mille o i centomila chilometri al secondo? Tornando allora alla nostra luce, questa luce che in un anno - e in un anno ci sono 30 milioni di secondi – 300 mila chilometri al secondo, un miliardo di miliardi di centimetri. Questo numero, noi per dirlo semplice, voi lo sapete, viene espresso coi logaritmi (non diciamo parolacce, Eccellenza, non la prenda come una parolaccia), cioè con le potenze del dieci. Cosa vuol dire? Dieci moltiplicato .per uno. Esempio: cento è dieci moltiplicato per dieci, cioè dieci al quadrato, mille è ., dieci al cubo, e così via di seguito. Allora si lavora meglio con gli esponenti perchè sono numeri più piccoli, perciò se io dico un milione vuol dire dieci alla sesta (10 per 10 per 10 per 10 per 10 per 10). Voi, qui a Prato siete abituati ai miliardi e quindi al dieci alla nona, auguri per cifre più elevate, quindi se io dico un miliardo di miliardi vuol dire dieci alla nona per dieci alla nona. Sommando gli zeri diventa un dieci alla diciotto ed abbiamo un anno luce di percorso. La stella più vicina è a quattro anni luce. Ora guardate, per fare un paragone, la distanza che noi percorriamo da qui alla Luna, rispetto alla stella più vicina è come il primo passo che la mia nipotina Veronica ha fatto, appoggiandosi da una sedia all'altra, di fronte all'attraversata dell'Oceano Pacifico da Los Angeles fino a Tokio. Chi è che avrebbe la presunzione di dire: ecco, questa mia nipotina ha conquistato l'oceano? Perchè? Perchè ha fatto un passetto di 22 centimetri? Questa è la proporzione della nostra conquista. Che poi si tratta della stella più vicina. Ma già da questa stella la terra è invisibile. Qualunque strumento, idealmente posto sulla stella più vicina non riuscirebbe a vedere la terra (pulviscolo ormai sperduto a quattro anni luce di distanza). La terra .ha dimensioni di circa dieci alla otto; no, dieci alla nove (12.000 chilometri) quindi, fatte le proporzioni, vuol dire un centimetro visto alla distanza di diecimila chilometri. Questa è la terra! Guardiamo alle altre stelle del nostro ammasso stellare, la galassia. Se voi guardate, speriamo che una volta tanto ci guardiate, ma non guidando la macchina, potrete contare ad occhio nudo circa seimila, settemila stelle; queste stelle fan parte di una grande città dei cieli, la nostra Galassia, quella che viene impropriamente chiamata la Via Lattea. E sono tante e tante queste sorelle stelle, sono intorno ai cinque, dieci miliardi di stelle. Ci son di quelle che distan da noi dieci, venti, cinquanta, cento anni luce (quando Napoleone si ritirava alla battaglia di Waterloo, allora è partito il fotone che è arrivato questa notte a Prato e raccoglie il messaggio della nostra storia ed è partito da Betel Goss circa 160 anni fa, ed ha viaggiato sempre alla stessa velocità. E se guardiamo più lontano ancora mille anni luce, duemila anni luce, ci ,sono dei fotoni che son partiti nell'istante in cui Cristo spirava sulla Croce. E ancora, diecimila anni, centomila anni, centocinquantamila anni luce. La luce è partita dalle estreme frontiere della nostra galassia 150.000 anni fa, quando forse il primo uomo toccava il suolo della terra. Facciamo ora questa proporzione, perchè è vera, il nostro sole nella nostra galassia è come un granello di borotalco nell'oceano Pacifico, e la Terra è un milione di volte più piccola del Sole. E di queste galassie oggi si calcola che ce ne siano un miliardo di miliardi, ognuna con circa dieci o cento miliardi di stelle. Un milione di anni luce, dieci milioni di anni luce, cento milioni di anni luce. La nostra Prato era ancora immersa nell'oceano e nel mare, chiamiamolo così. Le cime dell'Appennino non erano ancora uscite fuori alla luce del sole, quando il messaggio delle lontane galassie è partito e arriva oggi a noi dopo un viaggio di trecento milioni di anni. E avanti: un miliardo di anni luce, cinque 4 miliardi di anni luce, dieci miliardi di anni luce (dieci alla potenza 28). E allora, cari amici di Prato, vogliamo fare una carrellata, diremmo una zumata. Andiamo a colpi di centomila alla volta; e non è difficile farlo perchè il concetto dei chilometri ce l'avète piuttosto chiaro perchè anche nell'autostrada dite, fra mille metri stop, poi, il centimetro ce l'avete, centomila di questi centimetri fanno il chilometro. Adesso andiamo a contrazioni: prendiamo una grande fotografia, poi più piccola, poi più piccola... e via dicendo. Bene, cominciamo dall'universo. Attenti: l'universo, vi ho detto, dieci alla 28 cm, 28 -5 fa 23, tac, riduciamo di centomila volte l'universo e abbiamo le dimensioni di una galassia: centomila anni luce. Dieci alla 23 -5 = dieci alla diciotto: abbiamo ancora una contrazione di 100 mila volte, quindi siamo alla dimensione della distanza da qui alla stella più vicina, circa qualche anno luce. Dieci alla diciotto, dieci alla tredici, tac, 100.000 volte di meno e siamo alla distanza Terra-Sole. Dieci alla Tredici meno 5, Dieci alla otto e siamo alla dimensione della nostra Italia: mille chilometri. Dieci alla otto meno 5 = dieci alla terza = dieci metri: la casa dell'uomo. Dieci alla terza centomila volte e abbiamo i nostri insetti, una formica = dieci alla -2 (meno due) centimetri. Ancora centomila volte e abbiamo le molecole: dieci alla meno sette, dieci alla meno otto. Ancora centomila volte e abbiamo il nucleo dell'atomo: dieci alla meno tredici. Quante volte abbiamo fatto meno 100.000? Per arrivare all'Italia abbiamo fatto meno 100.000 per 4 volte e dall'Italia in giù ancora 4 volte meno 100.000. L'Italia è in media proporzionale fra il nucleo dell'atomo e le dimensioni dell'universo. Quindi vuol dire che se noi andiamo a cercare la Terra nell'universo, è come cercare il nucleo dell'atomo di uranio in tutta la Terra stessa. E ora pensate che il nucleo dell'atomo, non l'atomo, è un milione di miliardi di volte più piccolo dell'atomo. Ciò vuol dir questo, che se io prendo in un centimetro cubo una possibilità di mettere a contatto fra di loro tutti i neutroni e tutti i protoni, a contatto diretto, come avviene nell'universo, noi potremo concentrare in un centimetro cubo un miliardo di tonnellate!!! Non vi racconto storie, sono cose vere! Pensate di concentrare tutte le flotte del mondo in un centimetro cubo. Questa è la densità del nucleo atomico. E le più recenti scoperte dell'astrofisica dimostrano, e non si possono vedere, che esistono nell'universo delle stelle fatte di neutroni, che vuol dire nuclei senza carica, particelle senza carica, tutti appiccicati li uni sugli altri, per cui, come densità, aspetta che conto, pare impossibile, è come aver preso la Terra, così, tutta la Terra con i suoi 6.370 chilometri di profondità, condensata in un grattacelo di New York con un'altezza di cento metri per cento. Quindi pensate la densità: tutta la terra raccolta in un raggio di cento metri. Questo nelle lontane stelle che un giorno esploderanno creando le splendenti fiaccole dell'universo. Ora voi capite, seconda riflessione, permettetemi di farla, ogni tanto bisogna pur pensare a queste cose, siccome mi è stato gentilmente chiesto da una cara creatura prima di venire qui: di che cosa volete che vi parli? Non ci parli di problemi religiosi, ci parli di cose scientifiche! Per quanto, e ve lo dico, io non riesco a vedere che differenza vi sia fra cose scientifiche o religiose o no.. È tutta una unità nella vita, per cui la mia mano, il mio respiro, il mio piede e il mio cuore, pur distinti tra loro, respirano della stessa potenza, dello stesso anelito, dello stesso valore e dello stesso palpito!!!! (applausi) A parte questo (è come ieri sera con Zàvoli, gli ho detto: «Tu fà le tue domande, io rispondo». Com'è possibile che di fronte a un problema formidabile, più grande di questo, universo, di fronte al quale si pone il problema - l'intelligenza se lo deve porre - qualunque sia la sua soluzione, e se non parlo di soluzione parlo di un problema che nessuno può rinnegare, né di Prato né un abitante di Sidney: il problema della origine di questo universo. La cosmogonia che ha affascinato i popoli e le genti fin dai primordi dell'umanità e della civiltà. Di fronte a questo problema - e ci insisto, ripeto non guardiamo alla soluzione per ora. Ditemi, che importanza può avere l'essere nato a Prato o a Porto Recanati, a Sambuca di Sicilia o A Cape Town? Essere nato diecimila anni fa o fra diecimila? C'è della gente che dice: “Siamo nell’epoca moderna, dobbiamo cambiare idee!”. Ma che volete che glie ne importi all'universo coi suoi sette miliardi di anni dei 25 annucci che ci separano come un soffio dall'ultima guerra ad oggi? 5 È un film che nella durata di un giorno fa passare un fotogramma: tac! Manco si vede, perchè per vedere ce ne vogliono 24. Da quel fotogramma invisibile, che passa in un attimo, voi giudicate i 4 miliardi di anni! Ma che cosa ve ne importa che siano passati? È un soffio! Neppure si vede! Tutta la storia dell’umanità in un film dell'universo non si vede!!! Tutta la storia del genere umano, sono dieci fotogrammi! Là dentro c'è Napoleone, c'è nostro Signore, c'è Adamo. Su 4 miliardi di anni parlo di storia conosciuta – beh,, 20.000 anni, manco si vede! E la gente dice: «No, no, tutto dipende da qui!». Ma cosa vuole che mi importi, cento anni di più, cento anni di meno, mille anni più, mille anni meno, essere moderno, non essere moderno... che cosa vuol dire? Ma che vuol dire di fronte all'immensità di queste grandezze del tempo e dello spazio? Che cosa importa a me se sono nato qui, se sono nato là, a sinistra o a destra del Po, se l'ambiente che mi circonda è comunista o democristiano, cattolico o non cattolico, se mio papà era buono, non era buono o cattivo, se soffro o non soffro, di fronte a un assoluto di spazio e di tempo e di grandezza. di potenza, di forza e di energia, di fronte al quale devo decidere che c'è Uno che l'ha fatto, o c'è uno che non l'ha fatto?! Quale è la nostra grandezza umana? È di farsi spaventare che se sulla Luna fosse arrivata la falce e il martello, questo Uno non c'era. Se invece ci arriva una bandiera con le stelle e le righe forse c'è. Se ci fosse arrivata la bandiera bianca e gialla del Vaticano, Dio c'era di sicuro! (risate e applausi). Queste cose le dico, perchè esistono, lo so. Lo so che esistono ma io non me le spiego. Ecco perchè vengo a parlare con gioia a voi, persone, fratelli, amici, persone care, a qualunque età apparteniate: a un certo momento l'uomo deve DECIDERE, liberandosi da tutti i fantasmi, da tutte le fantasie, da tutte le preoccupazioni: che si viva o che si muoia non ha nessuna importanza! L'importante è che sulla essenzialità di cose così grandi, uno grandezza rispetti ed amore conservi! Poi, vèrranno le altre conseguenze, eccetera, ma queste no. Cos'altro vi devo dire? Una delle obiezioni più grandi che si fanno è: «Ma allora, c'è il dolore nel mondo, come ce lo spiega???». Ma in questo momento non interessa nulla di spiegare i dettagli di una cosa che se non è spiegata completamente non dovrèbbe essere vera. Anche poco fa, dopo 80.000 km., quella povera bestiola dell'Alfa Romeo, entrando qui, all'uscita dell'Autostrada del Sole, non è ripartito il motorino, s'era forse incantato il relé di comando. Per fortuna che non ero sul LEM! Ecco sarebbe come se io dicessi: «Questa macchina non parte, quindi questa macchina non l'ha fatta nessuno!». Perchè non parte! Ma che discorsi sono? Per un particolare che su tutti i particolari, io non arrivo a capire, devo rinnegare una realtà più grande?! Se io guardo a voi o stelle, vi guardo con i miei telescopi, con le mie grandi antenne riceventi, i disturbi che vengono dalle Pulsar. Guardo a voi stelle nane ed abissali profondità di cieli che racchiudete nel vostro scrigno le nebulose oscure, guardo a voi Stelle Nove che esplodete nel girar di pochi secondi e diventate immense come cento volte il Sole. Raccolgo queste radiazioni, le esamino al mio spettrografo e trovo che a un milione di anni luce di distanza c'è il ferro, il silicio, il carbonio, il calcio, l'ossigeno, l'idrogeno: gli stessi elementi, identici a quelli che ho sul mio pianeta "Terra! Determino le frequenze: dieci milioni di miliardi di vibrazioni al secondo, tremila Hengson di lunghezza d'onda, 5790, 5.792, scopro le righe del sodio: identiche con la precisione del milionesimo di miliardesimo a quelle che posso produrre su questa terra con un arco al carbone. E allora dico, lassù - e questo lassù lo ripeto, dieci alla ottanta volte (un dieci seguito da ottanta zeri), tanti sono i protoni, neutroni, mesoni che compongono il peso dell'universo - l'universo pesa... non pesa, ha un ammasso di dieci alla 55 grammi, ogni grammo ci mettete circa dieci alla 22 particelle, quindi siamo intorno alla dieci alla 77, 78, 80. Ebbene, siete tutte uguali nelle differenziazioni. L'identità esclude la probabilità, ricordatevelo ragazzi! La probabilità ha le sue leggi: la curva di Gauks. Quindi la possibilità, nei grandi numeri, di trovare tutte le variabili delle componenti risultanti. L'esattezza esclude il caso e la probabilità, parlo in termini scientifici. Quindi,. queste particelle, dovrebbero essersi messe d'accordo, tutte dieci alla ottanta, così come sono, prima di esistere. Perchè una volta nate nell'essere, il proprio essere non lo decidono più... non gioco sulle parole, meditate! Allora questo è assurdo! Perchè nessuna delle particelle di quella galassia ha mai 6 potuto incontrare le particelle di un'altra galassia, perchè la luce che è partita di là dieci miliardi di anni or sono, è partita all'inizio dell'universo stesso - e la luce è il messaggio più veloce che esista nell'universo creato - allora io ne deduco razionalmente, che c'è, deve esserci un'unica causa fuori dello spazio, perchè spazio collegante non c'è, fuori del tempo, perchè tempo utilizzabile non c'è; fuori di quegli esseri perchè una causa che ha dato all'essere di esistere così com’è, quindi padrone dell'intrrinsecità dell'Essere e della sua essenza: Una Causa fuori dello spazio, fuori del tempo, fuori della materia, padrone dell'essere, io la chiamo e la proclamo: MIO DIO! Io ti adoro! Questa è la mia fede! (Applausi). Potete chiamarla come volete: Jeova, Allah, dategli il nome che volete, ma non mi venite a dire quella idiotissima parola - mi perdoni, Eccellenza, dentro questa chiesa, ma il Signore di parolacce ne ha dette e il Vangelo ce le riporta, e non era nato a Roma Nostro Signore - dunque proprio ieri, parlando con un mio amico tanto bravo, mi diceva: Mah, ci può essere l'Essere Immanente…!. La vogliamo finire con quèste parole, che rivelano una cretinità immanente! Queste parole che ci stordiscono: «Uh, uh, che vorrà dire?». Che vuol dire immanente? C'è o non c'è? Dove non c'è? In quel protone? Allora non c'è in quest'altro! No son separati! Se questo che tu chiami Essere, tu lo metti, lo localizzi con la sua potenza in quel protone, in quell'atomo, allora non c'è in quell'altro. No, c'è in questo e in questo! Allora è molteplice. Allora non è una potenza capace di creare l'uno e l'altro, è collegata materialmente o spiritualmente? Materialmente, no. Allora non può essere. La materia non si collega. Spiritualmente? Allora non è più materia. Non puoi più parlare di immanente, no? Cominciate ad analizzare - adesso non possiamo fare un trattato di filosofia qui dentro - e vi dico, parlo così per voi, per darvi una tranquillità di spirito. Fuori 'ste parolacce che non servono a nulla! O, se le volete affrontare, allora affondo col bisturi e accetto qualunque sfida, non a botta e risposta, ma a spremuta di cervello fino a morire! E vi garantisco che molte volte la gente rimane “stesa per terra" fino a quando giu, giù, voglio sapere... che vuol dire, che vuol dire? Ta, ta, ta, ta! Alla fine ti metti con le spalle al muro eh? È la superficialità che ci rovina, è l'accontentarci di frasi fatte! Andiamo fino in fondo, anche in campo morale, e sfido chiunque non a me, povera creatura, che son come gli altri - sfido chiunque di fronte alla propria coscienza, di obiettare. Ne parlavo proprio ieri con Zavoli, con Antonini, e poi siamo andati in trasmissione... ed è venuto fuori il terribile problema: «Immaginiamo - diceva Zavoli - che venga a mancare l'ossigeno e che il motore del LEM non funzioni. Poteva anche avvenire questo. E allora "questi tre uomini rimangono in orbita (non so se voi avete visto il film "Abbandonati nello spazio", film nel quale la Columbìa mi ha fatto correggere la stesura prima dì mandarlo in trasmissione in Italia), ebbene, si pone di nuovo questo terribile dramma. Il dire, io sono sicuro, sicuro, che fra quindici minuti e quarantadue secondi io devo morire. L’ossigeno è tarato, i manometri ci sono. Si sa esattamente che tre minuti di mancanza di ossigeno danno la necrosi delle cellule cerebrali, che non sì rigenerano più; quindi, tre quattro minuti di mancata ossigenazione e ancora può riprendere. Di mancata ossigenazione al cervello ed è la fine. La fine per tutta l'attività cerebrale. Quindi, questa persona sa che dopo quindici minuti e trentadue secondi, deve morire. Allora, si dice: «È autorizzato a prendere una pasticca e a togliersi la vita o ad aprire l'oblò della navicella spaziale». Dico: «Perchè dovrebbe farlo?». E un amico mi ha detto: «O c'è una ragione metapsichica…». Mamma mia, sempre 'ste parole complicate…! E di parole religiose non se ne parla neanche più… «O c'è la ragione metapsichica, oppure l'uomo ragionevole si toglie la vita per non soffrire nell'agonia». E io gli ho detto: «Perché se la dovrebbe togliere quindici minuti prima di morire e non quindici anni prima di morire?». Se io sono a questo mondo - pensateci! - non ho risposte. Io sono a questo mondo, vivo, e ho la certezza che un giorno non sarò più niente. Vi dico da un punto di vista di consequenzialità, mi capite? Dunque, Dio non c'è, l'anima non c'è. Bene, cosa sono io? Un aggregato di molecole? Vi dico pressappoco quante. Dieci alla 25, dieci alla 26 molecole. E che queste molecole siano composte insieme o sparse sulla faccia della terra o nel vento, beh, che 7 differenza fa? Non se ne accorge nessuno, e anche se se ne accorgessero gli altri? Non me ne accorgo io. E allora io dovrei vivere nella certezza di diventare nulla! Attenti, che fa impazzire a pensarci bene, essere nulla! C'è della gente che lo dice: «Io non credo in niente. Con la morte è finito tutto!». Ma lo dice perché dentro di sé ha una PREPOTENZA DI FEDE RINNEGATA! E sa che lui nel nulla non ci andrà, perchè andare nel nulla è la disperazione più assoluta! Di te non rimane più niente, di te non rimane pensiero, di te non rimane anima, di te non RIMANE anelito, il RICORDO di te non servirà a nulla perché tu non ci sei! Che i tuoi figli ti benedicano o ti maledicano, che vengano a venerare la tua tomba o a non venerare non serve a nulla! È idiota venerare la tomba di colui che non c'è! Perchè in realtà è come non fossi mai esistito: polvere prima, polvere dopo, polvere durante! Si dice: «Ma rimane il ricordo!». No, non rimane niente! Ricordo di che? Di te che non ci sei più? E' il ricordo di un genitivo inesistente: PAUROSO! Pauroso! Qualche volta ho pensato… a pensarci ti prende lo sgomento! Ti ringraziamo, Signore, che non ci fai capire cosa vuol dire il nulla: questo abisso! ZERO! Un giorno la nostra umanità, per questa gente, quando scoppierà il Sole - ed è certo che scoppi - la terra scomparirà non se ne accorgerà neppure Giove, neppure Saturno, neppure il Sole perchè la Terra non conta niente. L'umanità che scompare, nell'universo non rimane traccia del genere umano. IL NULLA NEL NULLA! Tutti. Che sia chiamato Dante Alighieri, Cesare, quello che vi pare… Napoleone… niente, nulla, nulla, nulla! E allora, io metto al mondo delle creature per dar loro l'illusione di essere qualche cosa, e l'anelito di una vita sapendo che diventeranno NIENTE? No strangolati, no a pezzetti, no maciullati, no prigionieri, no all'Inferno! NIENTE! È meglio il dolore, del niente! Il non essere, il nulla! Capite che cosa vuol dire il nulla? Allora è meglio togliersi la vita subito. Capite cosa vuol dire la consequenzialità dell'idea? Allora Zavoli mi ha detto: professore, per carità, non mettiamo il popolo italiano di fronte a un discorso così! Tagliamo fuori, tagliamo fuori! Questi discorsi fatti a metà sono terribili! Bisogna portarli fino in fondo, alla consequenzialità delle cose! Quindi, tornando nel nostro spazio, voi pensate che cosa stupenda che c'è nel ritorno di ieri? Facevamo una riflessione: queste navigazioni nello spazio hanno un porto di approdo. È l'unico viaggio dell'uomo in cui il porto di rifugio è solo il porto di partenza! Quando Cristoforo Colombo partì da Palos, sperava, era certo di trovare un lido a cui approdare. Così, nelle nostre gite in barca: sappiamo che c'è un porto di approdo, perchè se non c'è porto di approdo e non c'è nello spazio! La tristezza della superficie della luna è paurosa: Lo avete visto! Temperature che vanno da 150 gradi sopra lo zero a 120, 130 gradi sotto lo zero. Venere, pianeta pauroso: la pressione atmosferica sulla superficie di Venere è di cento atmosfere. Cento per 10.000 fa un milione di chili per metro quadrato ecco la ragione per la quale, i vari Orbiter, Explorer, Lunik, sono scomparsi appena entrati nell'atmosfera di Venere. Poi si è capito perché: venivano stritolati dall'enorme pressione. Andiamo su Marte, un'atmosfera che potrebbe andare bene per l’Ente Nazionale Idrocarburi: tutto metano e anidride carbonica. Quindi, niente da fare. Su Giove ci sono temperature al di sotto dello zero: impossibile lo sviluppo della vita. Saturno, Urano, Nettuno, gelidi e privi di vita. Questo è il mondo che ci circonda! Mercurio è incandescente: quattro volte l’intensità solare rispetto alla Terra. E allora andiamo verso le stelle… ma è tanto difficile che intorno agli astri – e lo vedremo tra poco – ci possa essere una zona, una casa dove abitare. L’hanno detto gli astronauti: “How beautiful the Earth!”, com’è bella la Terra! Quando Bormann – mi ricordo ci siamo incontrati un giorno poco tempo fa – diceva: «Non c’è cosa più bella nella vita dell’uomo che vedere la terra tornando dallo spazio!». Questa nostra terra stupenda. Non so se voi avete visto dei film, ma forse non a colori, questo nostro stupendo piccolo pianeta, di un colore bianco-azzurro con le sue nubi vorticanti, quasi un manto di benedizione e di speranza; questo cielo che rimanda come delle ondate di azzurro verso l’universo. E poi l’estensione dei mari luccicanti, verdi, azzurri, violacei, le biancheggianti calotte polari. E giù, giù, le vette delle montagne: l'Himalaya, il Caucaso, le Ande, le 8 Montagne Rocciose, le formazioni dell'Africa, e dopo i continenti, la corrente del Golfo la Corrente del Pacifico, la corrente Nera, il muover dei ghiacciai, l'avanzare degli iceberg, lo scorrere dei fiumi, il brulicare delle foreste, l'alitare della vita, il guizzare dei pesci, il volo degli uccelli, il canto dell'uomo, la sua nobiltà e la sua preghiera! Ecco la Terra! O magnifica Terra! O stupenda Terra! E guardatene la preziosità nella sua distanza dal Sole, un Sole che manda, dieci alla 33 Herg al secondo nello spazio. Se l'energia del Sole fosse raccolta da un immenso specchio parabolico, in dieci secondi evapora tutto l'oceano Pacifico. Allora attenta Terra! mettiti a 150.000.000 di chilometri, in modo che l'energia che ricevi e che tu irradi, quella che tu rifletti e che tu assorbi si faccian perfetto equilibrio intorno ai 300 gradi assoluti cioè intorno ai 27 gradi centigradi. Inclina il tuo asse di 23,30 gradi rispetto alla normale dell'ellittica, affinché possa esserci l'alternarsi della densità di illuminazione sul tuo volto stesso, di modo che, a volte, la calotta polare è tutta illuminata al nord e altre volte al sud. Altre volte i raggi cadono, a mezzo giorno, perpendicolari all'Equatore, altre volte ai tropici. Così, alternando il tuo presentarti ai raggi solari, tu possa uniformemente e con saggezza aver distribuita la radiazione e quindi la temperatura e quindi il circolare dei fenomeni dell'atmosfera. Abbi tanto ossigeno, un quinto di ossigeno, affinché i polmoni dell'uomo possano non bruciarsi. E abbi tanto ossigeno e tanto azoto affinché possa respirare. Abbi la tua pressione giusta da resistere alla pressione del sangue. Copri la tua atmosfera meravigliosa di uno strato di ozono che ti protegge dalle radiazioni ultraviolette e dai raggi cosmici. Metti nel tuo grembo silicio, carbonio, azoto, calcio, affinché l'uomo, coltivando il tuo seno, da esso tragga sostanza e vita. E abbi tanta acqua e tanta terra, tanto ghiaccio e tanto caldo, tanti deserti e tanti monti. Fai emergere i tuoi continenti nella spinta del magma e abbia una crosta sottile di 30 chilometri. affinché alle tempeste resista e alle variazioni ubbidisca. Ecco, che magnifica Terra a reggere un essere spettacoloso come l'uomo! O lontana Antares! O voi misteriose galassie! Voi mandate luce ma luce non intendete. Voi mandate bagliori di bellezza ma bellezza non possedete. Voi avete immensità di grandezza, ma grandezza non calcolate. E io vi vedo, vi calcolo, vi intendo, vi studio e vi scopro, vi penetro e vi raccolgo. Da voi io prendo la luce e ne faccio scienza; prendo il moto e ne fo’ sapienza; prendo lo sfavillio di colori e ne fo' poesia! Io prendo voi o stelle nelle mie mani e tremando nell'umiltà dell'essere mio, mi alzo al di sopra di voi stesse e in preghiera vi porgo a quel Creatore, perché solo per mio mezzo, voi stelle potete adorare: l'uomo è più grande delle stelle! (applausi). L'immensa grandezza dell'uomo, della vita umana! Godete di questo dono che ci è stato dato! Non perdete un'ora sola di giovinezza, perchè un'ora sola di giovinezza perduta non torna più! Non la perdete in vani clamori e in vane angosce e in vani timori o in folli pazzie, ma nella saggezza e nell'amore, nella gioia e nella festa, nel prepararvi con entusiasmo e con speranza! Da una cosa Dio vi protegga: dallo scetticismo, dal criticismo, dal cinismo. Il giovane sprezzante di tutte le cose è un vecchio che è risorto dalla tomba. Guai se la giovinezza perde il canto dell'entusiasmo! Guai a chi cerca di soffocare in tutti i modi la festa della vita! Non potete credere quanto ho sofferto io ieri sera alla televisione. Sofferto nella profondità del mio cuore,. nel vedere come una specie di misterioso turbine che passava, in quella stanza nello studio 3. Amici carissimi, che io stimo profondamente, a un certo punto, io non so perchè, ognuno si è lasciato trascinare dall'ondata di criticismo e di pessimismo, non pensando - e io ci pensavo -che eravamo davanti ad almeno 15.000.000 di italiani desiderosi di cantare la festa dell'uomo, che non era morto e vivo fra noi era tornato. Per abbracciare dei fratelli che hanno segnato la pagina umana più gloriosa di tutta la nostra storia. Perchè condurre in porto una. barca quando il mare è calmo, tutti son bravi, ma salvarla nel mare in tempesta e in avaria, ci voglion gli eroi per farlo! (applausi) Ci vogliono delle grandezze di equilibrio, di saggezza, di fortezza, di prudenza, di sanità, di armonia, di ascetismo, di umiltà, di ardimento, di fiducia, di fede, di fede, di fede! È la fede la forza del mondo! Se dovessi alzare un nuovo obelisco come quello che alzarono i nostri padri in piazza San Pietro, scriverei sotto: "Hoc est fides, victoria nostra!”. (Questa. è la fede, la nostra vittoria). 9 Noi dovremmo mettere il povero piccolo LEM, ormai sfracellato in fondo all'oceano, e farne il monumento dell'era nuova che si alza per voi o gioventù dell'italica terra! Una gioventù che ha bisogno di risorgere nella speranza, rifortificarsi nella saggezza, illuminarsi nella sua fede e coraggiosamente intraprendere il cammino dei tempi nuovi che si preparano per noi con una maestà orgogliosa nella sua umiltà, umile nella sua grandezza, forte nella sua. miseria, misericordiosa nel suo pianto, affinché preghiera diventi e in canto di cuori si trasformi! Ebbene, amici di Prato, talvolta, pensando a questi nostri trasvolatori dello spazio prendo coraggio. Per questo vi dico: coraggio! Coraggio, gente nostra! È vero che stiamo passando momenti un po' difficili, ma io vorrei che dentro questa chiesa, Eccellenza, ci fossero, ma non soltanto tutti questi visi gioiosi e belli, pieni di fede, io vorrei anche qualche fratello sbandato e triste. Io ieri sera ho abbracciato un amico che era stato così duro… Gli ho detto: «Perchè non fai un po' di festa dentro al tuo cuore? Esci dal pessimismo! Canta le stelle! Le stelle cantano dentro di te!». Io sono nato nella terra di un grande ottimista poeta: Giacomo Leopardi. Il suo pianto non era pessimismo, era tristezza nel vedere la bellezza delle cose deturpata dalla malignità dell'uomo: "Vergine Luna, tale è la vita mortale,/ ma tu mortal non sei/ e forse del mio dir poco ti cale". Ma non è della Luna che diceva Leopardi, era l'uomo che della Luna non sapeva raccogliere la vibrante speranza contenuta nella sua stanca luce. E allora noi guardiamo a queste stelle, guardiamo a questo cielo e sentiamo la gioia immensa di poter trasformare in parola vivente ciò che la materia inerte parola vivente non può donare! Siamo noi i fabbricanti del mondo! La natura non canta, l'usignolo non canta, fa poche note disarticolate. E' l'uomo che ascoltandolo, col suo cuore lo fa cantare! È l’uomo che prendendo una corda metallica, fa che le vibrazioni di quella corda si trasformino in musica! È l'uomo che raccogliendo, a, bi, ci, di, e, elle, emme, eccetera,. compone quelle parole che pensiero esprimono, pensiero diventano e, cuore a cuore, anima ad anima, in un canto sublime di verità e di amore uniscono! Sentite quanto e bello essere creature! Essere uomo, donna, bambino, vecchio, giovane! meglio un uomo deforme che una stella splendente nel più alto dei cieli! Perchè l'uomo deforme, se avesse vissuto anche un solo secondo di vita, quel secondo di vita non vale un miliardo di storia di una nebulosa! Di più, di più! Tanta è la grandezza dell'uomo. Quindi, noi guardiamo tutti gli uomini. Non ci sono uomini grandi e uomini piccoli. Ognuno ha la sua grandezza e la sua perfezione. Non ci sono uomini sapienti e uomini ignoranti e, per quanto possa essere accusato di essere pelagiano, Eccellenza, io non credo che ci siano uomini cattivi. Sbandati si, inaspriti si, isolati si, addolorati si. Ma forse, se una carezza vostra, in questa carissima città di Prato potesse in questa notte, o domani o dopodomani, portar dolce carezza a colui che ha soltanto rughe di disperazione, io son certo che in quel cuore, la campana dell'alleluia pasquale risuonerà. Io ricordo, eran circa vent'anni fa, stavamo camminando in quella strada piena di sassi e ancor di terra e di fango, nel mese di febbraio con una fredda pioggerella che scendeva, li, alle falde del Gargano. La mattina presto, andavamo a veder padre Pio... (applausi). E questo mio amico era incerto e mi diceva: «Mah, credi proprio, credi che sia un santo? Ne dicono tante… La Chiesa non si è pronunciata, (eravamo nel '50 e io già da due, tre anni andavo là. Era un momento difficile come poi altri ne sono venuti. Io ancora non conoscevo gli astronauti, non c’erano. Però già sapevo che cosa significasse prepararsi a delle particolari responsabilità, o della ricerca o della navigazione: si stavano già preparando gli aerei. Già c'erano, Dico gli aerei supersonici. Ancora non si era arrivati. Quindi non pensavo agli astronauti, pensavo ai piloti che si sarebbero dovuti preparare negli anni immediatamente futuri. Dicevo: «Ma guarda, a me non sta il giudizio e nemmeno mi interessa: che Padre Pio faccia miracoli, apparizioni o altre cose, questo riguarda la Chiesa. Io sono un laico e non voglio dar giudizi.. È importante per altri ma per me non è importante. Quello che io sento in Padre Pio è "la naturalezza del soprannaturale", cioè l'armonia delle perfezioni umane e soprannaturali. L'armonia». E io dico «Ora vedrai, quando arriviamo là, dopo la Messa andremo in giardino, nell'orto». Siccome ancora, non era nato il sole ma prometteva una bella giornata. «Vedrai che Padre Pio si metterà seduto e noi ci metteremo tutti intorno, e io gli racconterò una barzelletta, 10 l'ho preparata. Son sicuro che Padre Pio mi dirà: «Tu Enrico le barzellette non le sai raccontare, sei un fisico e i fisici non, sanno far ridere, tranne quando sbagliano e sbagliano spesso. Ora la barzelletta ve la racconto io». E questo mio amico non ci credeva, ed era così, la barzelletta la raccontava lui, e bene, e pungente, e arguta, e fresca. «Vedi, lui ha nelle mani le piaghe di Cristo, da tanti anni, dal I9!8 ah, ma non $i sa se son vere o no no». Io dico: «Non mi importa qùesto, ti dico soltanto che le porta come se non le avesse, ma ne soffre come se profondamente in ogni istante si rinnovassero. Vedi, Padre Pio parla un linguaggio come si parla a Pietralcina o a Benevento o qui nella pianura di Foggia. Come tutti gli altri. Ma la profondità del suo dire trapassa l'anima e si sente che rimane nei secoli. Vedi la sua figura provata dal dolore e dalla sofferenza, ma è la figura dì un atleta. I muscoli non li mostra, ma quando ti dà un pugno sulla spalla ti piega fino a terra! È capace di soffrire e di godere, di piangere e di pregare, di innalzarsi e di umiliarsi, di donarsi, di ritirarsi, di frenarsi e di slanciarsi. Ha l'equilibrio armonico in tutte le cose. È un'opera d'arte, e l'opera d'arte si chiama santità. Oggi lo possiamo dire di ogni astronauta,. Io li conosco, ne conosco diversi. Non sono dei geni della scienza, altrimenti s'incanterebbero ad osservare i fenomeni nuovi e non guiderebbero le navicelle spaziali, ma hanno tanta di quella profonda conoscenza che possono salvare un astronave nell' avaria più paurosa che si possa concepire, e non prevedibile. Hanno tanto senso di umor da poter tener su gli spiriti delle famiglie rimaste a terra e tanto senso di serietà da non perdere la testa né nell'esaltazione del successo, né nella disperazione del pericolo. Hanno prontezza ma non precipitazione, hanno il senso della stanchezza, ma non dell'abbandono; sanno dormire tante ore quanto devono dormire, svegliarsi quando si devono svegliare. Ma quando sono arrabbiati con Huston, non dormono, stanno svegli e non ubbidiscono secondo come vogliono. Qui si può osservare, no? Questa sanità, questo equilibrio... Finiamola di avere, tutti quanti, questo senso di eccitazione: sempre le cose grandi, le cose immense No, la santità e come l'astronautica, perchè l'una e l'altra camminano nelle vie dei cieli! Quindi hanno bisogno di questo sereno equilibrio che non è prosopopea ma è opera d'arte! La santità è un'arte come viaggiar nei cieli. È l'arte più squisita dell'uomo! Questo è l'augurio che vi faccio, cari amici. Ve lo faccio nel ricordo dell'amico carissimo, del Padre amatissimo che io ho avuto per 26 anni. Questo dolcissimo Padre Pio da Pietralcina, di cui posso dire ho raccolto le ultime parole. Quel sabato sera ero andato là quasi con stanchezza al Gargano, e due giorni prima avevo detto al Santo Padre: "Santità, domani è il cinquantesimo delle stimmate di Padre Pio, dopodomani io vado laggiù, posso portare la sua benedizione?” "Con tutto il cuore, professore." E il volto di Paolo VI, quel volto così pensoso, ma, per chi lo conosce di persona, così immensamente e profondamente sensibile; quel cuore, che se fosse possibile dirlo di un papa, è fin troppo spasimante del dolore e della sofferenza di ciascuno dei suoi figli, per cui è un crocifisso come Padre Pio da Pietralcina: crocifisso nell'anima e nel cuore, nell’anima e nei piedi e nel costato. Ebbene, io ho portato a Padre Pio, mentre scendeva il sole dietro le colline di Lucera, in quel pomeriggio meraviglioso, ho portato la benedizione del Santo Padre. E lui l'ha accolta. Lui lo sapeva, io no, che era la benedizione in articulo mortis. E lui s'è tutto composto, mentre, pur mancandogli il respiro, voleva quasi scherzare. Eravamo soli in quella cella. Ho detto: «Guardi Padre…». «Adesso che c'è?». «Le porto la benedizione di Sua Santtà». Si è raccolto, ha guardato verso l'alto con un fiammeggiante sguardo che sembrava illuminato dal riflesso delle ali degli angeli, e ha preso questa benedizione. Ho sentito come un piccolo fremito... Io non ho visioni, non ho sogni, niente, piatto, piatto come siamo noi ma... un senso di fremito, di qualche cosa che... sospendeva il tempo e sembrava inarcarsi nelle vie dell'eterno. Quindi l’ho salutato. Dovevo vederlo nuovamente trenta ore dopo, immobile, fermo, col volto illuminante l'arco dei cieli! Ecco, Padre Pio da Pietralcina: il Cristo Crocifisso! O giovani,è bello il trionfo! Questa sera, un amico mi domandava, non so com’è entrato nél discorso della scienza del bene e del male, dell' albero che era descritto là nel Genesi. Io ci credo, 11 Eccellenza: credo all'albero dell'Eden; credo alla mela presa da Adamo e da Eva! Iddio non ha bisogno del calcolo differenziale assoluto per manifestare la sua grandezza e per soddisfare la superba vanità di supercritici e supersoddisfatti! Si serve delle umili cose. S'è servito di un poveretto come me per parlare questa sera a voi. Immaginate se c'è cosa che può somigliare, quando è toccata dalla mano dell'Infinito? Ebbene, quel gesto di Adamo, forse era disobbedienza si, ma sopratutto era mancanza di amore. Lui ha voluto chiedere all'albero della scienza del bene e del male perchè Dio avesse permesso il bene e il male! E chi ha suggerito questo, lo sappiamo, è Lucifero. Lucifero che aveva rifiutato la chiamata all'amor di Dio, dichiarandosi uguale a Dio. Non era un ateo Lucifero. Non era iscritto a nessun partito di estrema sinistra. Però non aveva l'amore. E chi non ha l’amore è più ateo di colui che in Dio crede, perché rinnega Dio stesso, che è amore! E allora Lucifero avrà forse voluto dall'uomo risposta al perché di Dio. E Dio non ha perché: Lui è il PERCHE'! Se Dio avesse un perché, questo perchè sarebbe superiore a Dio e lo vincolerebbe, no Eccellenza? Iddio non ha perchè: Lui è il Perchè! E l'amore non ha perché. Lui è il perché di se stesso! Se voi amate perché è bella, perché è ricca, perché è buona, perché è iscritta alla san Vincenzo e all'Azione Cattolica, perché va alla Messa ogni mattina... questo non è amore! Allora sposate la bontà, la bellezza, la pietà e il sacrificio! Una persona si ama perché è quella persona. Io amo te senza perché. Tu ami me senza perché, altrimenti il perché diventa oggetto dell'amore. Finito quel perché, l'amore finisce. Io amo te senza perché, tu ami me senza perché, altrimenti finito quel perchè l'amore finisce. E così ancor più riguardo a Dio, quindi o Signore, noi non ti domandiamo nessun perchè, nessun perché: perché c'è il dolore nel mondo. Io non lo so. So soltanto che l'amore ripara il dolore. Quindi ti ringrazio del dolore che c’e nel mondo. Mi diceva giorni fa una donna: «Professore, sono trentasei anni che sono in un letto, ma sono passati come trentasei giorni, perché il Signore gli anni se li è presi tutti con sé sulla Croce! Professore, sono da vent'anni paralizzata. Già ero bambina, io non so cosa vuol dire camminare... ma come e bello!... così il Signore può aiutare a camminare coloro che non lo vogliono trovare sulla strada e sulla via. A camminare nel cammino che lo porta ai piedi della sanguinante croce! Questa è la nostra terra, Eccellenza! Benedite il dolore, la sofferenza, che ripara nel dono l’amore rifiutato. Questo ridonarsi totale in una festa: amore e vita, gioia e dolore, sacrificio e dedizione, incanto e sorriso, speranza e freschezza, poesia e musica, canto e preghiera! Cari amici, io vi lascio, gente di Prato. Non lo posso dire io, ma attraverso la bocca del vostro pastore: che Dio vi benedica, che la Vergine Immacolata, dal manto più bianco e più bello delle più belle nevi delle Calotte Polari, dallo sguardo più penetrante dell'abisso dei cieli e del fulgor delle stelle, da quella mano che carezza e che solleva, che conforta, che benedice e che al seno palpitante d'amore ti stringe! Che siate tanto felici! Guardate nell'alto dei cieli, perchè quel Dio che dei cieli è padrone, ha bisogno di un'astronave della grazia per entrare nell'abisso del cielo del nostro cuore! Noi vediamo 'le cose dal centro delle coordinate verso l'alto, no? E parliamo di milioni di anni luce. Iddio, che ha la quinta dimensione dello spazio, vede l'abisso interno del nostro cuore. E in questo abisso di spazio sperduto si getta. e lo riempie, tanto più di umiltà, questo spazio è pieno! Ave Maria Grazia plena… perchè ha guardato all'umiltà della Sua ancella. Ha guardato l'abisso del nulla della sua serva, per questo in amore in Lei si è precipitato. E in un canto magnificante è esploso nel fuoco dell'amore il Divino Spirito! Ecco, che ognuno dei vostri cuori possa esultare, o amici, affinché gioia e pace, amore e festa, vi accompagni nel cammino della vita e oltre la vita! 12