ANALISI DEL FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA AGROALIMENTARE ANALISI DEL SISTEMA AGROALIMENTARE:GLI SQUILIBRI Sono squilibri di natura strutturale. Sono in funzione dei diversi assetti organizzativi delle singole componenti; Diversi assetti organizzativi dipendenti dalle differenti caratteristiche strutturali delle singole componenti: la struttura del settore agricolo è caratterizzata da un gran numero di aziende polverizzate e frammentate. Assai elevato è anche il livello di concentrazione presente nei vari comparti che definiscono il settore di fornitura dei mezzi tecnici. Gli attuali rapporti di forza sono squilibrati; I rapporti di forza sono squilibri dal pov economico nel controllo delle dinamiche di mercato. Squilibri strutturali tra i settori all’interno di questi(dualismo strutturale); fisiologicamente legati alla natura dei singoli settori. Gli agricoltori subiscono tutti gli altri settori in termini di prezzo; Controllo e condizionamento dell’offerta (sia agricola che alimentare)da parte della distribuzione in termini di prezzo; Controllo e condizionamento dell’offerta agricola da parte dell’industria in termini di natura delle produzioni; Condizionamento della domanda finale da parte della distribuzione. Penalizzazione degli agricoltori in termini di prezzo a causa della polverizzazione dell’offerta e del potere di mercato di distribuzione e industria(posizione di preminenza di chi agisce da compratore). Offerta controllata grazie al ruolo di intermediazione esercitato e al controllo di grandi volumi. Il condizionamento dell’industria sull’agricoltura è assicurato attraverso una efficiente organizzazione , l’utilizzo di marchi industriali per la differenziazione dei prodotti e la certificazione dei processi produttivi( Grandi marchi). L’industria alimentare stipula contratti di fornitura che indicano le caratteristiche che devono avere i prodotti per essere acquistati (esclusione di chi non si adegua). Controllo e condizionamento della domanda finale da parte della distribuzione(su ciò che deve essere acquistato quando dove e in che quantità) che possiamo considerare il referente principale del sistema alimentare. Tutto ciò dimostra l’esistenza di obiettivi diversi e interessi contrastanti. Assenza di una strategia condivisa anche per la influenza delle politiche agroalimentari pubbliche. LE DIVERSE STRATEGIE La strategia del settore agricolo poggia sulla qualità della materia prima basata sull’origine L’origine del prodotto ne determina la qualità, legata al fatto che la sua qualità dipenda dal luogo in cui viene prodotto. Le strategie di sviluppo si basano sui marchi d’origine o denominazioni d’origine. La strategia del settore industriale poggia sulla qualità dei processi produttivi All’industria non interessa la qualità della materia prima, ma il processo produttivo che è in funzione delle manipolazioni che subiscono i prodotti nel processo di trasformazione. La strategia di sviluppo si basa sulla certificazione di processi standardizzati e innovativi che soddisfano la qualità igienico sanitaria e quella nutrizionale. 2 La strategia del settore distributivo poggia sul rapporto prezzo/qualità Il rapporto prezzo qualità si basa sull’applicazione da parte della distribuzione di prezzi in grado di offrire al consumatore un adeguato assortimento di prodotti. Le strategie dei consumatori poggiano su prezzi, reddito disponibile e preferenze Ci sono altri fattori che condizionano i consumi alimentari, quelli richiamati sono quelli che condizionano le scelte individuali: minor prezzo e minor reddito indirizzano verso scelte di tipo quantitativo ; mentre le preferenze tendono a manifestarsi una volta superato un determinato livello di reddito, che consente scelte di tipo qualitativo. Le preferenze variano nel tempo in funzione degli altri fattori che condizionano l’assetto socio economico complessivo. Conclusione: obiettivi diversi e interessi contrastanti legati tra loro e che dovrebbero trarre profitto dal darsi una strategia comune e non dal prevalere dell’uno sull’altro. L’ipotesi di una strategia comune basata sul portare sul mercato più prodotti italiani ottenuti da materie prime Nazionali e gradite ai nostri consumatori, è contrastata dall’industria che rifiuta l’etichettatura e dalla distribuzione che più che la qualità in quanto tale preferisce il rapporto qualità/prezzo. ANALISI DEI SISTEMA AGROALIMENTARE: LE POLITICHE L’attuale assetto del sistema agroalimentare è il frutto delle politiche portate avanti nel corso del tempo. Non hanno consentito di colmare i deficit strutturali Ricerca del consenso più che strategie di sviluppo Permangono i deficit strutturali tra i settori e all’interno di questi. Consenso attraverso interventi a pioggia che soprattutto nel settore agricolo hanno riguardato un gran numero di piccole aziende beneficiarie di interventi pubblici. 3 Non hanno favorito aggregazioni di prodotto nel settore agricolo L’attuazione della PAC non ha favorito l’aggregazione di prodotto e lo sviluppo delle aziende agricole. Non hanno favorito lo sviluppo dimensionale delle imprese nel settore agricolo politica della produzione orientata dai soggetti forti(distribuzione); politiche pubbliche residuali : tutela del consumatore e antitrust. La tutela del consumatore ha l’obiettivo di garantire i diritti dei consumatori nei confronti dei produttori e della salute. L’Antitrust da parte dell’autorità pubblica con l’obiettivo di evitare che si raggiungano posizioni troppo spinte di monopolio e oligopolio, dannose sia per i consumatori che per la concorrenza delle imprese. LE NECESSITA’ STUTTURALI ­ Necessità di un integrazione più accentuata tra le varie componenti del sistema e le diverse funzioni svolte; ­ Necessità di aggregazione (strutturale e di prodotto)nel settore agricolo; ­ Necessità di ridurre gli effetti negativi(posizioni dominanti) del processo di concentrazione nei settori a monte e a valle di quello agricolo; componenti del sistema : integrazione verticale lungo gli stadi della filiera per efficientare il sistema. Funzioni svolte all’interno dei singoli settori: integrazione orizzontale tra le imprese dello stesso settore L’integrazione si realizza attraverso la definizione di obiettivi comuni e di complementarietà tra le parti. Attraverso essa si riduce il margine distributivo: i costi di transazione e di conseguenza si riducono i prezzi applicato a vantaggio dei consumatori. Obiettivi comuni per la collaborazione tra imprese: efficientamento del canale commerciale e riduzione del margine distributivo. 4 ­ Necessità di valorizzare gli effetti positivi(economie di scala, rendimenti di scala) della concentrazione. Gli effetti positivi rappresentati dal conseguire economie di scala(aumento delle varie capacità dimensionali) e riduzione dei costi unitari di produzione con conseguente possibile riduzione dei prezzi di vendita dei prodotti grazie ai minori costi sopportati. LE NECESSITA’ AGGREGATIVE NEL SETTORE AGRICOLO Aggregazione vuol dire associarsi . Queste necessità si determinano quado gli agricoltori non possono o ritengono di fare da soli , o lo reputano più economico. La convenienza economica è data dal confronto economico tra investire da parte del singolo agricoltore(passaggio dalla piccola alla grande impresa individuale) o associarsi ad altri agricoltori. Maggior ampiezza nei confronti del mercato che consente una maggiore remunerazione dei fattori produttivi apportati. La maggior ampiezza può essere ottenuta investendo o associandosi. ­ Si determinano quando gli agricoltori si associano per fare ciò che da soli non possono o non ritengono conveniente fare; ­ Attraverso l’associazionismo si realizza una più conveniente ampiezza dell’impresa individuale per determinati atti produttivi e di consumo; ­ Rappresenta il tentativo di riequilibrare le forze in campo; ­ La cooperazione rappresenta la principale e più immediata forma di associazionismo in agricoltura e più in generale nel sistema agroalimentare; ­ L’associazionismo e quindi la cooperazione hanno un ruolo strategico sia nell’approvvigionamento dei fattori produttivi sia nelle diverse fasi di gestione dell’offerta di prodotto. 5 LE COOPERATIVE L’organizzazione cooperativa mira a creare(per i soci) condizioni più vantaggiose economicamente di quelle date(che otterrebbero) dal mercato; Attraverso la forma associativa i soci della cooperativa tendono al raggiungimento dell’organizzazione economicamente più conveniente. Si prefigge come scopo quello mutualistico e non quello del lucro; Più conveniente dal pov della remunerazione dei fattori della produzione. Mutualismo: intento di fornire beni ,servizi o occasioni di lavoro direttamente ai soci a condizioni più vantaggiose di quelle di mercato. Lo scopo mutualistico si contrappone a quello di lucro. Vantaggi della cooperazione : economie di scala e riduzione dei costi unitari di produzione, migliore utilizzo delle attrezzature, prodotto migliore, prezzi di vendita più alti. La cooperazione a mutualità prevalente gode di agevolazioni fiscali e tributarie; La tassazione sugli utili è agevolata tuttavia non sono distribuiti internamente ma utilizzati per remunerare ulteriormente i fattori apportati. Tratti distintivi: principio democratico, principio della porta aperta, principio del divieto di redistribuzione tra i soci del patrimonio in caso di liquidazione. Azione politica: cooperazione sia nel Codice Civile e D.L. 14 Dicembre 1947 che nella Costituzione(art.45); Necessità di regole amministrative e di controllo indispensabili in quanto si tratta di un affidamento a terzi dei propri interessi; Utile raggiunto attraverso lo sforzo di partecipazione dei soci e non con metodi imprenditoriali(massima utilità dei fattori produttivi); Rappresentano la possibilità concreta di allargare il campo d’azione degli agricoltori; Sono facilitate dall’esistenza di un ambiente favorevole e da un comune 6 sentire(religioso o politico). Nel cc la cooperazione è definita SOCIETA’ A CAPITALE VARIABILE CON SCOPI MUTUALISTICI. Le modiche al d lgs hanno portato alla riduzione della quota di utile da destinare a riserva e la possibilità di dar luogo a cooperativa a mutualità prevalente con possibilità di trasformarsi in società di capitali. Massima utilità dei fattori produttivi=organizzazione efficiente con riduzione dei costi. Allargare il proprio campo d’azione appropriandosi di fasi non legate alla sola produzione ma anche alla trasformazione e alla commercializzazione del prodotto. Allargamento del campo d’azione attraverso la vendita dei prodotti trasformati o l’acquisto dei mezzi tecnici appropriandosi degli utili destinati ad altre categorie. Ambiente favorevole e comune sentire : solidarietà, reciproca stima e fiducia, minor individualismo, minor diffidenza per il prossimo, comune sentimento sociale o religioso. Nel caso del liberalismo economico: cooperazione frutto di spontanee iniziative determinate da precisa convenienza economica. LE COOPERATIVE DI TRASFORMAZIONE DEI PRODOTTI Esistono diverse forme di cooperazione che riguardano il settore agroalimentare . cooperative di distribuzione(soci consumatori, soci dettaglianti); ­ Funzionamento : al conferimento del prodotto viene consegnato un acconto (minore del prezzo di mercato) ed alla fine della gestione la cooperativa chiude il bilancio e l’utile viene diviso tra i soci in proporzione alla quantità di prodotto conferito; ­ Si sviluppano nel caso di numerosi piccoli produttori slegati tra loro che trovano vantaggi economici nell’ associarsi; ­ Esistenza di produzioni che si prestano ad essere lavorate collettivamente; ­ Presuppongono l’esistenza di spirito associativo; 7 ­ Il loro sviluppo è in funzione della concorrenza esercitata dalle imprese individuali. banche di credito cooperativo: riuniscono LA SITUAZIONE ITALIANA ­ Quasi 6000 Cooperative agricole(in Europa 40.000); ­ 34 Miliardi di Euro di fatturato(3/4 al Nord); ­ Valore del fatturato medio per cooperativa inferiore a quello Europeo; ­ Quasi 100.000 addetti e quasi 1 milione di soci; ­ Differenze strutturali (produttività e dimensioni economiche)a livello territoriale tra Nord e Sud; ­ Dualismo strutturale. In Europa operano circa 40 mila cooperative agricole: le cooperative incidono per il 60% delle produzioni europee e il 50% degli input. Differenze strutturali tra Nord e Sud Italia in merito a livello di produttività e livello di fatturato. Dualismo strutturale : numerosissime imprese cooperative di minor dimensione economica che assorbono una piccola parte del fatturato/ L’ASSOCIAZIONISMO: LE ASSOCIAZIONI DI PRODUTTORI Trattato di Roma: riconoscimento della situazione di svantaggio competitivo del settore agricolo; Necessità di una PAC sancita dagli articoli dal 38 al 44 del trattato. Reg 26/1963: disapplicazione al settore agricolo delle norme sulla concorrenza contenute nel Trattato se non viene leso quanto indicato nell’articolo 39; Situazioni di svantaggio competitivo riconosciute dalla Commissione attraverso il reg.26/1962 (relativo all’applicazione di alcune regole di concorrenza alla produzione al commercio dei prodotti agricoli) che disapplica le norme sulla concorrenza agli accordi, decisioni e pratiche di imprenditori agricoli favorendo la costituzione di associazioni. 8 ­ I settori a monte e a valle di quello agricolo non hanno comunque risentito dell’applicazione delle norme sulla concorrenza(limiti poco stringenti e oligopoli); ­ L’applicazione del regolamento non ha favorito l’associazionismo puramente agricolo per di più viziato da concorrenzialità teorica all’interno del settore. Le norme sulla concorrenza definiscono incompatibili con il mercato comune gli accordi tra imprese, le decisioni di associazioni di imprese e tutte le pratiche concordate che possono pregiudicare il commercio dei Paesi membri. L’applicazione del regolamento non ha favorito l’associazionismo puramente agricolo per di più viziato da concorrenzialità teorica all’interno del settore. Concorrenzialità teorica in quanto non si realizza effettivamente all’interno del settore agricolo una concorrenzialità di prezzo ma i prezzi sono imposti esternamente al settore. L’ASSOCIAZIONISMO AGRICOLO Le organizzazioni comuni dei mercati (ocm) previste dall’articolo 40 del Trattato di Roma sono state create nel quadro della PAC. L’OCM disciplina l’offerta e il commercio dei prodotti agricoli e rappresenta lo strumento utilizzato per regolare i rapporti esternamente ed internamente al mercato. Le OCM coprono circa il 90% della produzione agricola dell’unione. ­ Il Reg.26/1962 è stato oggetto di successive modifiche; ­ Il Reg.1360/78 ha rappresentato il riconoscimento Comunitario dell’ associazionismo agricolo (Organizzazioni di produttori agricoli); ­ Ha definito le Organizzazioni di produttori agricoli strumento chiave attraverso cui intervenire nelle varie fasi di gestione dell’offerta; ­ Conserva tuttora valore generale in termini di contenuti anche se si sono avute successivamente altre disposizioni. 9 ­ Reg.2200/1996(riforma OCM ortofrutta) conferisce alle Organizzazioni di produttori il ruolo di gestori della politica Comunitaria di mercato del settore ortofrutticolo; ­ L’esercizio del ruolo di gestori è vincolato dalla quota di prodotto gestita da ogni associazione su un dato territorio; ­ La quota di prodotto gestita è in funzione di parametri di significatività delle quote di produzione definiti per non ledere gli obiettivi indicati nell’art.39 del Trattato; ­ Reg.1182/2007 (nuova riforma OCM ortofrutta)demanda agli Stati membri il compito di definire i parametri di rappresentatività delle associazioni e determinarne i requisiti da soddisfare per operare. L’ASSOCIAZIONISMO AGRICOLO IN ITALIA ­ In Italia l’Associazionismo agricolo è stato oggetto di norme antecedenti l’istituzione della Comunità Economica Europea(Consorzi Agrari); ­ Con la legge 674/1978 viene recepito , integrandolo il reg.1360/1978; ­ Il decreto legislativo n.228/2001 riprende il tema procedendo ad un riordino della normativa; Attualmente l’associazionismo agricolo è disciplinato dal decreto legislativo 102/2005. I consorzi agrari sono sorti alla fine dell’800 con il limitato scopo di facilitare l’acquisto di mezzi di produzione. Legge 674 definisce le norme sull’associazionismo agricolo. Articoli dall’uno all’otto disciplinano il funzionamento delle Organizzazioni dei produttori. Gli articoli dal 9 al 12 definiscono le modalità di funzionamento delle intese di filiera e contratti quadro. L’associazionismo agricolo:D.L.102/2005 Individua finalità ,forme giuridiche, obblighi statutari, requisiti minimi da soddisfare per il riconoscimento, programmazione delle attività, forme di finanziamento; 10 In particolare prevede che le Organizzazioni di produttori debbano avere tra le altre le seguenti finalità(articolo 2): ✓assicurare la programmazione della produzione e l'adeguamento della stessa alla domanda; ✓concentrare l'offerta e commercializzare la produzione degli associati; ✓ridurre i costi di produzione e stabilizzare i prezzi alla produzione; ✓promuovere pratiche colturali e tecniche produttive rispettose dell‘ ambiente e del benessere degli animali. ▪ Strumento delle Organizzazioni è il Programma Operativo. Gestione dell’offerta al fine di adeguarla alla domanda attraverso la programmazione, concentrazione e commercializzazione incluse le azioni volte a ridurre i costi di produzione e stabilizzare prezzi, nonché il coinvolgimento nella gestione delle crisi di mercato al fine di assicurare trasparenza e regolarità nella formazione dei prezzi. Adeguamento qualitativo e quantitativo allo scopo di migliorare la qualità delle produzioni e l’igiene degli alimenti, di tutelare la qualità delle acque, dei suoli e del paesaggio e favorire la biodiversità. Altre finalità dell’art 2.: logistica, tecnologie innovative, favorire l’accesso a nuovi mercati attraverso l’apertura di sedi e uffici commerciali. Programma Operativo finanziato con contributi dei soci e intervento pubblico finalizzato alla valorizzazione della produzione agricola e dal suo legame con il territorio. Azioni del programma operativo: miglioramento della qualità, tecniche di produzione sostenibili, sviluppo di contratti quadro. Definisce i requisiti minimi(articolo 3) ai fini del riconoscimento delegandone l’applicabilità alle Regioni(oggi circa 500 Associazioni di produttori in Italia) ; Obbligo statutario degli associati a vendere almeno il 75% della propria produzione alla Associazione; Devono essere associazioni il cui capitale sia sottoscritto da agricoltori o da forme associative agricole(società di agricoltori,cooperative,consorzi, società cooperative); 11 Intese di filiera (articolo 9)hanno l’obiettivo di favorire accordi approvati dal Ministero tra i componenti della filiera tenendo conto degli interessi in gioco(integrazione e adozione di modelli contrattuali da utilizzare per la stipula dei diversi contratti); Contratti quadro (articolo 10)sottoscritti nell’ambito di intese di filiera per singolo prodotto hanno l’obiettivo di favorire la commercializzazione. L’art 3 definisce i requisiti minimi : delega alle regione di definire i parametri di rappresentatività : numero minimo di 5 produttori nell’organizzazione e avere un volume e valore delle produzioni da commercializzare inizialmente pari a 3 mln da commercializzare e vendere. Le Regioni possono stabilire limiti superiori. Le intese di filiera (art 9 ) sono stipulate sulla base dei tavoli agroalimentari istituiti dall’art 20 del d.l. 228/2001. Integrazione di filiera attraverso la promozione di azioni di varia natura (valorizzazione del prodotto, rispetto dell’ambiente. Le intese di filiera sono stipulate dagli organismi maggiormente rappresentativi. L’associazionismo agricolo: I Consorzi Agrari ­ Hanno rappresentato la principale organizzazione economica associativa su base volontaria e legalmente riconosciuta nel settore agricolo; ­ Sono nati in modo spontaneistico (privati) diffondendosi capillarmente con il limitato scopo di favorire l’acquisto dei fattori produttivi ; ­ Nel 1892 nasce la Federconsorzi che riunisce tutti i consorzi(rete di strutture private) dando mezzi e disciplina uniforme ed acquisendo via via nuove funzioni: Produzione ,acquisto e vendita di tutto ciò che può risultare utile per l’agricoltura; Operazioni di ammasso dei prodotti agricoli , loro utilizzazione ,difesa delle coltivazioni; 12 Operazioni di credito agrario in natura rimandando ad epoche opportune il pagamento delle merci fornite agli agricoltori; Attività di divulgazione agricola. I CONSORZI AGRARI ­ Nel 1924 quasi mille strutture Consortili private e accrescimento del ruolo e dei compiti; ­ Legge 159/1939 (controllo pubblico)trasforma i consorzi in Enti morali sotto controllo pubblico al servizio delle finalità della politica agraria del governo e li fonde per ogni provincia in unica organizzazione a sua volta afferente alla Federazione Nazionale; ­ D.L.1235/1948 trasforma i consorzi in soggetto ibrido con restituzione della forma giuridica privata e funzioni di interesse pubblico (intervento sui mercati agricoli):Società cooperativa inquadrata al di fuori dell’ambito della cooperazione ordinaria; ­ Maggio 1991: dissesto finanziario e commissariamento; ­ Legge 410/1999: riordino delle strutture. Soggetto ibrido né pubblico né privato. Forma giuridica assimilabile ad una società cooperativa a responsabilità limitata. Svolgimento di funzioni sulla base di finanziamenti pubblici. Dissesto finanziario provocato dalla concessione di finanziamenti non coperti da garanzia(condanna del sistema bancario per la concessione di finanziamenti senza garanzia) con conseguente revoca dei fisi bancari e commissariamento. I Consorzi Agrari:la legge 410/1999 ­ Modifica la natura giuridica dei Consorzi(attività di cooperazione ordinaria); ­ Semplifica l’emanazione di norme successive atte a favorire il ritorno alla amministrazione ordinaria o alla liquidazione( accorpamenti, fusioni); 13 ­ Riconosce i crediti vantati nei confronti dello Stato (ammassi volontari); ­ Degli 89 consorzi titolari di crediti solo 21 erano in amministrazione ordinaria; ­ Le strutture consortili oggi esistenti a seguito del processo di riorganizzazione sono 31( solo 4 nell’Italia Meridionale). Emanazione di norme successive tese al rientro dei consorzi in amministrazione ordinaria o alla loro liquidazione (accorpamenti, fusioni). Realtà territorialmente ampie e solide nelle Regioni centro-settentrionali. 14