ARISTOTELE Vive in un periodo di crisi della poleis in cui il cittadino non è più direttamente coinvolto nel governo della città e quindi Aristotele perde la passione politica vista in Platone e si interessa ad altri argomenti, soprattutto la conoscenza disinteressata del reale. Nasce a Stagira nel 384 a.C. ed entra nella scuola di Platone a 17 anni e vi rimase per 20 anni, fino alla morte di Platone. Si occupò dell’educazione di Alessandro Magno ma si staccò da lui quando Alessandro scelse di dare al proprio governo le forme di un principato orientale. Rientra quindi ad Atena, fonda la sua scuola, il Liceo (la scuola stava dentro un giardino dedicato ad Apollo Linceo, da qui Liceo). I suoi scritti si suddividono in: - Essoterici: in forma dialogica destinati al pubblico. Sono rimasti pochi frammenti Esoterici: privati, in realtà sono gli appunti di cui si serviva per fare lezione LA LOGICA La logica Aristotelica si fonda sulle proposizioni. Il termine logica non è stato utilizzato da Aristotele ma è successivo. Per indicare questa disciplina Aristotele preferiva usare la parola “analitica” cioè l’arte di dividere il discorso nelle sue parti partendo dai termini per passare ai concetti, giudizi e ragionamenti. TERMINI: sinonimi, omonimi, paronimi (stesso lemma ma diverso significato) CONCETTO. Quando ragioniamo l’elemento base è il concetto. Secondo Aristotele i concetti possono essere disposti in una scala di maggiore o minore universalità, cioè possono essere generi (o contenitori) o specie (contenuti) di altri concetti. Es. col concetto di “gatto”, ad esempio, ci riferiamo tanto ad un persiano quanto ad un siamese. Quindi il concetto di “gatto” sarà genere rispetto al concetto di “siamese” o “persiano”, ma allo stesso tempo sarà specie rispetto al concetto di “animale”. In base a questa distinzione possiamo notare che: 1. I concetti che hanno una maggiore universalità sono anche quelli dotati di minori caratteristiche e viceversa. 2. In una scala di concetti classificati, in modo ascendente, in base alla loro universalità esisteranno due estremi: - la “specie infima”, cioè un concetto che non può essere “contenitore” di nessun altro concetto. (chiamata da Aristotele “sostanza prima”). Corrisponde quindi all’individuo specifico: Chiara, Giovanna o il mio gatto siamese; - i “generi sommi”, cioè dei concetti che non possono essere “contenuti” in nessun altro concetto. Corrispondono alle dieci categorie, cioè ai concetti più generali che esistono (ad esempio quello di “qualità” o “quantità”). GIUDIZI (proposizioni dichiarative) Nel concetto singolo non è contenuto nessun pensiero, non è espressa alcuna verità o falsità. Cominciamo a pensare, a giudicare la realtà, quando connettiamo un soggetto ad un predicato, quando uniamo concetti tra loro e costruiamo dei giudizi. Facciamo un esempio: il concetto di “gatto”, in sé, non presuppone alcun pensiero, non è né vero né falso; al contrario, affermare: “il gatto è sul tavolo”, rientra in un’affermazione che può essere considerata vera o falsa. Aristotele classifica le proposizioni dichiarative (giudizi) in base alla: - Qualità: possono essere affermative o negative, - Quantità: possono essere universali o particolari. Per mostrare quali connessioni Aristotele rintraccia tra le proposizioni, i logici medievali hanno costruito un “quadrato degli opposti” (Figura 1), dove: - A corrisponde alle proposizioni universali affermative (“tutti i gatti sono neri”). - I corrisponde alle proposizioni particolari affermative (“qualche gatto è nero”). - E corrisponde alle proposizioni universali negative (“nessun gatto è nero”). - O corrisponde alle proposizioni particolari negative (“qualche gatto non è nero”). Secondo tale schema: 1. Due proposizioni contrarie non possono essere entrambe vere, ma possono essere entrambe false. 2. Nelle proposizioni contraddittorie se una delle due è vera, l’altra dovrà essere falsa o viceversa. 3. Le proposizioni sub-contrarie possono essere entrambe vere ma non entrambe false. 4. Nelle proposizioni subalterne dalla verità o falsità dell’una dipende la verità o la falsità dell’altra. RAGIONAMENTI Il ragionamento è l’insieme di più giudizi. I logici medievali avevano dato due nomi diversi ai ragionamenti messi in atto: - Induttivi: si parte dal particolare per arrivare a conclusioni universali. (il passaggio da particolare ad universale si basa sull’osservazione e avviene con l’intuizione. L’intuizione viene utilizzata per interrompere un’osservazione che sarebbe infinita) - Deduttivi: si parte da universale per giungere a conclusioni particolari. Secondo Aristotele, solo i ragionamenti deduttivi veri necessariamente e il ragionamento perfetto è il sillogismo. Quest’ultimo è formato da tre proposizioni, di cui due sono le premesse (maggiore e minore) e una la conclusione. Ricorriamo al celebre esempio aristotelico di sillogismo: Premessa: Ogni animale è mortale Premessa: Ogni uomo è animale Conclusione: Ogni uomo è mortale Come è possibile che il sillogismo, cioè la sua conclusione, sia valida? Ciò è possibile grazie alla presenza, all’interno delle due premesse, del termine medio (nel nostro caso “animale”) che fa da cerniera tra gli altri due termini (è contenuto in quello maggiore – “mortale” - e contiene quello minore “uomo”). Secondo Aristotele, il sillogismo dimostrativo o scientifico (usato per la scienza) è solamente quelli che parte da premesse vere. Per il filosofo, dunque, alla base delle scienze (e di ogni deduzione) ci sono dei principi generali (o assiomi) e delle definizioni indimostrabili ma evidenti, che è possibile cogliere solo attraverso un atto di intuizione del nostro intelletto. In ultimo, esistono dei sillogismi dialettici, che si fondano sempre su dei ragionamenti, ma su delle premesse sono probabili, accettate dai più, ma non necessariamente vere. Rientrano nel novero delle discussioni e sono fondati sul procedimento dialettico e non su quello scientifico (o dimostrativo). Tutte le opere di logica sono state raccolte sotto il nome di Organon (in greco “strumento”), nome che spiega perfettamente come la logica risulti essere, per tutte le scienze, uno “strumento” fondamentale e preliminare. LA METAFISICA (o FILOSOFIA PRIMA) Il termine metafisica (dopo la fisica) non è stato utilizzato da Aristotele ma sembra che ad utilizzarlo per primo fu Andronico di Rodi mentre metteva in ordine gli scritti di Aristotele il quale, per indicare la metafisica, utilizzava l’espressione “filosofia prima”. Nella sua opera, costituita da 14 libri, Aristotele dice che la metafisica (o filosofia) prima studia: - Le cause e i principi primi l’essere in quanto essere la sostanza Dio e la sostanza immobile (parla delle cose divine, intese come separate rispetto al profano) Ma quella su cui si concentra di più è “lo studio dell’essere in quanto essere” cioè non ha per oggetto una realtà particolare ma l’aspetto fondamentale comune a tutta la realtà (affrontato nel IV libro) I LIBRO Nel primo libro dice: - che cos’è la scienza - quali sono i tipi di scienza - che cosa significa fare scienza (ricerca cause e principi primi) COSA È LA SCIENZA La scienza è la conoscenza delle cause. La scienza e la conoscenza nascono dalla MERAVIGLIA. La meraviglia è il senso di dubbio che assale l’uomo e lo spinge a cercare qualcosa che sia stabile. Quindi la meraviglia porta a chiedersi la causa delle cose. Per Aristotele, si può dire di conoscere una qualsiasi cosa quando conosciamo le sue cause. I TIPI DI SCIENZA Aristotele classifica le scienze in: FILOSOFIA PRIMA TEORETICHE: hanno come oggetto la verità attraverso il metodo dimostrativo. Hanno come scopo una conoscenza disinteressata SCIENZE MATEMATICA FISICA PRATICHE (etica e politica): hanno come fine il bene POIETICHE (arti): hanno come fine il bello (a differenza di Platone le arti sono rivalutate perché è rivalutato il mondo sensibile) La filosofia prima è la scienza più importante perché studia l’essere, cioè il fondamento comune di tutte le altre scienze. E’ detta prima perché viene prima in senso ontologico rispetto alle altre. A queste si deve aggiungere la logica, che non ha un oggetto specifico, ma studia i procedimenti generali del ragionamento ed è perciò uno strumento per tutte le altre scienze. LE QUATTRO CAUSE Per Aristotele ci sono 4 tipi di cause prime (Le cause prime sono quelle che vengono prima e non hanno sopra altra causa. Noi conosciamo quando arriviamo alla causa prima. Le cause prime sono un numero definito perché se fossero infinite non sarebbe possibile definire nulla): FORMALE (la forma) MATERIALE (la materia) CAUSA EFFICIENTE (il principio del movimento) FINALE (lo scopo del movimento) Le 4 cause sono specificazioni della sostanza che quindi risulta la vera causa dell’essere. CRITICA ALLE IDEE PLATONICHE Nel primo libro inizia anche una critica della filosofia passata a partire dal concetto di causalità: - I NATURALISTI (sia monisti che pluralisti) hanno individuato solo la causa materiale - I PLATONICI hanno individuato sia la causa materiale che la causa formale. Ma anche ai Platonici mancano la causa efficiente e la finale. Alla fine del primo libro critica la filosofia platonica: 1° critica: quella per cui la realtà sensibile è spiegata da Platone attraverso le idee (metasensibile) L’idea per Aristotele è la causa formale dell’essere mentre la materia esprime la causa materiale. Per Aristotele la causa formale non può essere collocata in un mondo metasensibile e quindi il sensibile non va assolutamente spiegato con il metasensibile, il mondo ideale non esiste. (Ci sarà un mondo metasensibile anche in Aristotele ma non avrà la caratteristica di un mondo ideale) 2 critica: Platone non ha mai dimostrato l’esistenza delle idee Le prove utilizzate da Platone per dimostrare l’esistenza di un mondo metasensibile sono inconsistenti: il fatto che noi riconduciamo la molteplicità ad una unità non costituisce la prova che esista l’idea (in senso ontologico) di questa unità. Es. se vedo i banchi e dico che esiste l’idea di banco, Aristotele dice che questa è solo una deduzione logica che non dimostra che esista un’idea ontologica del banco. Per Platone l’idea coincide con l’essere (anche per Parmenide) Per Aristotele non c’è una perfetta identità tra essere e pensiero perché il pensiero è una descrizione dell’essere e quindi prima viene l’essere e poi il pensiero. Critica a Platone il fatto che una prova per dimostrare il mondo ideale si riferisca alla possibilità di ricordare le idee contenute nell’anima; ma questo non prova che queste esistano ontologicamente. (io posso ricordare qualcosa ma non è detto che ciò che ricordo sia qualcosa di eterno ed immutabile) 3 critica: detta del 3° uomo Ogni idea ha la funzione di cogliere qualcosa comune a due o più oggetti individuali; per esempio, l’idea di bianco fa sì che si possa dire sia ‘questo gatto è bianco’ sia ‘questa parete è bianca’; l’idea di bianco indica ciò che è comune tanto al gatto quanto alla parete. Ma allora ci sarà qualcosa di comune anche fra gatto, parete, e idea di bianco. Per indicare cosa è comune a tutti e tre i termini si dovrà porre un’idea che li racchiuda tutti e tre, e così via all’infinito. Aristotele presenta questa obiezione utilizzando l’idea di uomo e perciò essa viene spesso chiamata “argomento del terzo uomo”. 4 critica: svaluta tutta la filosofia Platonica fondata sul mondo delle idee definendola una semplice produzione poetica, una fantasia. II LIBRO (chiamato α piccolo perché ha poche pagine) In questo secondo libro Aristotele definisce la filosofia come ricerca della verità e quindi la filosofia è conoscenza dell’universale, non del particolare. La verità da un certo punto di vista è facile da raggiungere mentre da un altro punto di vista è difficile da raggiungere. Quando la conoscenza è nel particolare allora è facile da raggiungere (io guardo il tavolo e lo descrivo: è di legno, è marrone,…) . La verità universale secondo Aristotele non si può cogliere pienamente; ciò non è dovuto alla negligenza della persona ma ad una caratteristica dell’essere dell’uomo (esempio nelle nottole che sono un tipo di pipistrello che hanno la caratteristica di non riuscire a vedere la luce del sole). Per questo motivo la scienza della verità (cioè la filosofia) è una scienza che cerchiamo di realizzare ma non riusciamo mai a completare (la verità non può essere conosciuta dall’uomo veramente). III LIBRO Nel III libro parla delle APORIE (non si giunge ad una conclusione, come gli scritti di Platone). Lo saltiamo IV LIBRO (chiamato libro delta è il più celebre ed importante Nel IV libro definisce il concetto di metafisica (o filosofia prima) Per Aristotele la metafisica è lo studio dell’essere in quanto essere o dell’ente in quanto ente. La filosofia prima è chiamata scienza prima perché viene prima delle altre; infatti, ogni ente prima di essere studiato deve esistere. Come abbiamo visto la scienza è la conoscenza delle cause e quindi la filosofia prima va alla ricerca delle cause dell’ente in quanto ente. I naturalisti hanno indagato le cause prime ma hanno individuato solo la causa materiale (acqua, fuoco…) Ma non posso dire che l’essere è acqua, l’essere è aria…perché l’essere starebbe ad indicare cose diverse e quindi si genera un equivoco di OMONIMIA, cioè chiamiamo con lo stesso nome cose diverse. Si genera quindi l’EQUIVOCITA’ dell’essere. L’essere non si dice neanche per SINONIMIA come per Platone. Platone diceva che l’essere è l’idea (idea del gatto, idea del cane…) cose diverse hanno tutte il medesimo significato di essere idee e quindi in questo caso il significato di essere diventa un significato UNIVOCO. Per Aristotele l’essere non ha né significato equivoco né univoco ma L’ESSERE SI DICE IN MOLTEPLICI MODI. L’essere si manifesta in molteplici modi e l’ENTE è uno dei molteplici modi in cui si manifesta l’essere (ente libro ≠ ente tavolo ≠ ente penna) Quindi possiamo definire l’essere solo sulla base di come si manifesta, cioè l’ENTE L’essere in quanto essere non è universale perché si esprime in molteplici modi. Questa molteplicità dei modi di manifestarsi ha una unità di riferimento che è la SOSTANZA (che è quindi l’unità di riferimento dell’ente) (l’ente penna, l’ente libro, l’ente sedia hanno in comune il fatto di essere) La scienza che studia l’essere che si esprime in molteplici modi si chiama USOLOGIA (da USIA cioè sostanza) e come tutte le scienze va alla ricerca delle cause e dei principi. Per studiare l’ente va prima definito e lo si fa con: Il PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE (detto anche “principio dei principi” perché sopra non ha altri principi) è un assioma e dice che è impossibile che la stessa cosa sia e non sia ad un tempo e a un determinato rispetto. Nel principio di non contraddizione viene introdotto il tempo e lo spazio perché deve rendere conto della realtà in cui si esprime l’ENTE. (un telefonino non può essere una penna ma anche in rapporto ad un tempo e ad uno spazio (se do fuoco alla penna, non è più una penna, quindi in un tempo diverso può cambiare) Quindi il principio di non contraddizione serve per dire che ciascuna cosa ciò è che è (altrimenti potrei dire che il banco è un libro) e quindi potrei non definire nulla. A questo punto, avendolo definito, è possibile dire qualcosa sull’essere in quanto essere. Il principio di IDENTITA’ è una formalizzazione del principio di non contraddizione per cui dice che una cosa è identica a sé stessa. VIII libro Aristotele dice che l’essere non lo troveremo mai perché ci sfugge nella sua definizione perché si manifesta sempre in qualcosa e quindi siamo costretti a parlare di quella cosa; ma quella cosa non è l’unico modo in cui si manifesta l’essere (si manifesta nel tavolo, nella sedia, nella penna…). Non posso parlare dell’essere in quanto essere perché l’essere in quanto essere non è. Lo possiamo definire solo sulla base di come si manifesta, cioè l’ENTE. GENERI DI SOSTANZA Esistono 3 generi di sostanza: - Di natura sensibile e corruttibile (si vedono, si muovono, appartengono alla FIUSIS) (studiati dalla fisica) - Di natura sensibile e incorruttibile (hanno movimento perfetto, sono i cieli, gli astri (studiati dalla cosmologia) - Di natura metasensible e incorruttibile (studiata dalla teologia) LA SOSTANZA SI DICE: 1. SECONDO LE CATEGORIE Le cose sono diverse tra loro perché hanno caratteristiche diverse. Queste caratteristiche Aristotele le chiama categorie. Le categorie definite da Aristotele sono 10 (la sostanza, la qualità, la quantità, la relazione, l’agire, il subire, il dove, il quando, l’avere, il giacere). La sostanza è la categoria principale. ed è l’unica categoria che ha significato ontologico. Le altre categorie esprimono dei significati dell’essere, fanno riferimento alla sostanza e non hanno significato ontologico. (Es. la penna è rossa. Il soggetto è la sostanza mentre “è rossa” è un predicato che esprime una categoria) 2. COME SINOLO (unione) tra MATERIA e FORMA. MATERIA: è il materiale FORMA: non è l’aspetto esterno di una cosa ma la sua natura propria (Es. penna. Materia: è la plastica, Forma: serve per scrivere) Nella realtà la materia e la forma non possono essere divise. La sostanza è il sinolo che corrisponde all’ENTE. La materia e la forma sono delle astrazioni che compie l’intelletto per meglio descrivere i molteplici significati dell’essere. Anche le categorie viste prima erano delle astrazioni che compie l’intelletto per meglio descrivere i molteplici significati dell’essere. 3. La sostanza si predica come SOSTANZA e ACCIDENTE L’ACCIDENTE è ciò che si predica della sostanza ma non incide sulla forma (Es. Luca è alto – è alto non modifica la forma, cioè l’essenza Luca) 4. SECONDO il VERO o FALSO Questa penna è nera. Se la dipingo rossa la proposizione precedente diventa falsa. Cosa permane sempre identico? Il fatto che è una penna. Quindi c’è qualcosa che rende la penna una penna, che cosa è? E’ l’essere. Quindi il manifestarsi di qualcosa è indipendente dai possibili predicati L’essere vero è ciò che si manifesta 5. Sostanza in quanto POTENZA e ATTO È il più importante significato della sostanza. POTENZA (dynamis) è la possibilità della materia di assumere una forma È relativa alla materia ATTO (energheia) è la realizzazione della possibilità. È relativa alla forma ATTO e POTENZA spiegano il movimento, il divenire (quindi è una teoria fisica poiché la fisica studia il movimento) Ogni ente ha in sé la capacità di divenire altro, ma non un altro qualsiasi ma sempre relativo alla propria forma (il seme di zucca può diventare zucca, non pomodoro) Dal punto di vista metafisico l’atto (zucca) viene prima della potenza (seme) Dal punto di vista empirico la potenza (seme) viene prima dell’atto (zucca) Teoria del telos Il TELOS è il compimento del proprio atto. Tra potenza ed atto ci sono momenti intermedi (bambino, adolescente, adulto, vecchio) e quindi il telos si realizza in maniera graduale. Come è possibile il passaggio da potenza ad atto? È spiegato dalla CAUSA EFFICIENTE Per Aristotele la causa del movimento è esterna (altrimenti si avrebbe un paradosso che la potenza coincide con l’atto). La causa del movimento delle sostanze sensibili e corruttibili è data dalle sostanze sensibili e incorruttibili, cioè si spiega con la cosmologia. Il movimento delle sostanze sensibili e incorruttibili è generato da “il motore immobile”, cioè DIO. (Motore immobile significa che muove senza essere mosso). Dio non crea il mondo ma lo muove. Dio non si muove e quindi non può essere costituito da potenza ed atto ma è atto puro. Non avendo la potenza allora Dio manca di materialità e quindi è una sostanza metasensibile. La teologia è la filosofia prima per eccellenza perché studia l’essere metasensibile, Dio. L’essenza di Dio è il pensiero. Quindi Dio è pensiero che può pensare solo sé stesso quindi Dio è pensiero di pensiero (non può pensare altro perché sarebbe un passaggio da potenza ad atto) Dio è la causa finale di tutte le sostanze (legata alla teoria del TELOS) Il telos del seme è diventare zucca e poi finisce. Se non ci fosse Dio non ci sarebbe movimento e quindi non ci sarebbe il passaggio da potenza ad atto, in questo senso. Dio è la causa finale di tutte le sostanze. La teoria del telos da un punto di vista metafisico ha un carattere necessario (la zucca non può diventare altro), da un punto di vista etico è l’uomo che decide L’ANIMA L’anima per Aristotele significa principio di animazione. Tutto ciò che si muove possiede un’anima. Tutti gli esseri viventi sono costituiti da corpo e anima: il corpo è legato alla materia, l’anima corrisponde alla FORMA. Quindi l’anima è una sostanza perché esprime la forma di un corpo fisico. L’anima dell’uomo è chiamata da Aristotele ENTELECHIA perché rispetto alle altre ha caratteristiche diverse. Per Platone l’anima è divisa in 3 parti (razionale, irascibile e concupiscibile) mentre per Aristotele l’anima è un tutt’uno ma esprime funzioni diverse. Queste funzioni sono: - VEGETATIVA (presiede alle funzioni fondamentali: nascita, nutrizione riproduzione ed è tipica del mondo vegetale) - SENSIBILE (presiede alla sensibilità e al movimento) - RAZIONALE (legata alla conoscenza e alla volontà) Chi ha la funzione razionale (che è quella superiore) possiede anche le altre due. Quindi l’anima va considerata in senso unitario ed è sempre legata al corpo. Non c’è un’eternità ma è immortale. (Significati: Eternità= non ha né nascita né morte – Immortalità= ha nascita ma non morte) ETICA È una scienza pratica che ha per oggetto il bene. Non ha carattere di necessità. Problema etico di Aristotele: 1. Che cosa è il bene 2. In base a cosa si sa che qualcosa è bene? Per Aristotele non esiste un concetto di bene assoluto. Ciò che rende un’azione buona oppure no dipende dal fine che noi vogliamo realizzare attraverso quell’azione. I fini dell’uomo sono infiniti. Uccidere una persona è un bene o un male? Dipende dal fine, se il fine è buono quell’azione diventa buona. Da rifinire con lezione 2021-02-01 Per Platone la visione è legata all’idea, quindi dal metasensibile si arriva al sensibile. Per Aristotele a partire dal sensibile si arriva al metasensibile. Il vedere è essenziale per la conoscenza. Per Aristotele l’anima di ogni uomo è una tabula rasa e per riempirla serve l’esperienza sensibile(prima tra tutti la vista). L’esperienza fa acquisire scienza ed arte. Aristotele dice che non abbiamo nulla di innato e che la nostra conoscenza deve formarsi a partire dall’esperienza. L’esperienza è l’origine della conoscenza che però è solo nell’universale. La Fisica La fisica è una scienza teoretica (insieme alla metafisica e alla matematica) che si occupa dello studio della realtà (o essere) in movimento. Il movimento fondamentale è quello locale. L’universo è diviso in un mondo celeste (eterno e dominato dal movimento locale circolare) e un mondo terrestre (corruttibile e dotato di un moto rettilineo). Sulla Terra, i quattro elementi tendono a tornare alla loro naturale collocazione (teoria dei “luoghi naturali”). L’universo è: geocentrico, eterno, chiuso, perfetto. Dio costituisce, come oggetto d’amore, la causa finale dell’universo.