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Hegel

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SHELLING
Shelling è pienamente romantico in quanto la sua filosofia interessa la natura ed inoltre l'arte è
usata come strumento per il raggiungimento dell'assoluto.
Il suo pensiero si può dividere in due fasi:
- una prima fase dove segue la filosofia di Fichte, per poi interessarsi alla filosofia della natura.
- Una seconda frase invece dove prende le distanze dalla filosofia di Fichte, criticandone anche
alcuni aspetti, dedicandosi alla filosofia positiva e alla filosofia della religione.
Egli critica Fichte te la concezione negativa della natura, definita come un ostacolo da superare
dell'infinito e ritenuta priva di autonomia; critica poi anche di conseguenza la definizione dell'io
assoluto, definito invece come unità o identità indifferenziata tra soggetto e oggetto, spirito e
natura, ideale e reale, conscio e inconscio, finito e infinito. Mentre per Fichte l'assoluto è solo
soggetto, Shelling afferma invece che è unità fra soggetto e soggetto e di conseguenza non vi è
una svalutazione della natura.
Affermando quindi l'identità di finito e infinito, il filosofo sostiene l'immanenza dell’assoluto.
Filosofia della natura
La filosofia della natura di Shelling dimostra la presenza dello spirito nella natura e loro
collegamento; difatti spirito e natura hanno una relazione di implicazione reciproca e di
interdipendenza genetica: lo spirito produce la natura e viceversa.
Nella natura lo spirito è presente in forma inconscia, in quanto l'assoluto è immanente nella
natura ed è identità di spirito e natura (ragionamento deduttivo).
La natura è un'infinita capacità di produrre sempre nuove forme e opere in modo dialettico, come
quindi rapporto fra gli opposti (principio di repulsione e di attrazione).
La natura è poi una totalità organica, in cui ogni forma è funzionale al bene del tutto e l'unità è
garantita dalla presenza dell’anima nel mondo.
Essa è poi organizzata finalisticamente, a uno scopo a cui tende, e in particolare si parla di
finalismo immanente in quanto tende a un fine interno alla natura stessa.
Shelling definisce poi la natura anche con il progressivo emergere dello spirito attraverso i
passaggi del mondo organico e inorganico, Dove il fine ultimo è l'uomo: lo spirito che raggiunge la
consapevolezza.
La concezione della natura di Shelling e tipicamente romantica e si allontana quindi da quello
illuminista, empirica e meccanicista.
Teoria dell’arte
Shelling divide l'arte in due aspetti: l'intuizione e la produzione.
- poesia / ispirazione: che consistono nell'inconsapevolezza e nella spontaneità.
- L’arte / esecuzione cosciente (produzione): consapevolezza e riflessione
L'arte viene pensato da Shelling come lo strumento di rivelazione dell'assoluto, in quanto identità
indifferenziata di natura e spirito poiché comprende sia l'aspetto conscio che quello inconscio
(stesse componenti dell’assoluto).
L'artista quindi nel momento della produzione assomiglia all'assoluto, in questa creazione delle
due componenti.
HEGEL
Hegel nelle opere giovanili critica il cristianesimo poiché religione positiva, che dipende quindi da
una rivelazione divina; ad essa contrappone invece una religione naturale, tipicamente
illuminista, che afferma che l'uomo conosce Dio attraverso la ragione (visione condivisa da Kant).
Nella sua ultima opera però, , rivaluta il cristianesimo, in quanto religione dell’amore che
concilia gli opposti, infinito e finito, per il raggiungimento di Dio. Afferma inoltre che la religione
positiva è quella di Kant, che assoggetta l'uomo a un'autorità interna, la legge morale che
assoggetta la sensibilità.
Lo strumento per la conciliazione di finito e infinito e il raggiungimento dell'assoluto, secondo la
concezione idealista (l'assoluto è immanente nella realtà e nell'uomo stesso).
Hegel critica Fichte te per la non completa identità fra soggetto e oggetto, finito e infinito, in
quanto il non io è ostacolo insuperabile e non viene mai raggiungimento io assoluto, di
conseguenza neanche suo perfezionamento. Hegel condivide la critica di Shelling per la quale
l'assoluto e troppo soggettivo e non si riesce quindi a spiegare la natura.
Per Hegel l'immanenza dell'assoluto nel finito è la condizione necessaria per averne una
conoscenza, attraverso la ragione e non la fede.
Per Hegel e si giunge all'assoluto attraverso la conoscenza del finito, che si trova nella totalità
dell'assoluto; critica quindi anche la definizione dell'assoluto di Shelling, troppo indeterminata per
spiegare la realtà
Hegel, nel testo prefazione alla fenomenologia dello spirito, individua nel modo per raggiungere
l'infinito troppe somiglianze con la fede; la fede l'intuizioni sono due forme di conoscenza
immediata.
Finito e infinito
Hegel afferma che l'infinito si manifesta nel finito; il finito è parte dell’infinito, che è totalità
organica (ogni parte funzionale al bene del tutto) ; quest’ultimo è quindi il fine del finito e di
conseguenza il finito è lo strumento attraverso il quale l'infinito giunge alla realizzazione; essendo
l'infinito totalizzazione del finito, l’assoluto è quindi dinamico e il finito invece è un momento
dell’assoluto.
Il processo dell'assoluto consiste nella produzione e nella progressiva ricomprensione del finito
al suo interno.
"Il finito è l'infinito stesso": afferma che il finito in quanto tale non esiste ma esiste solamente
all'interno dell'infinito e grazie adesso. Con monismo panteistico si intende un'unità che è
totalmente immanente.
Hegel giustifica poi l’autonomia del finito attraverso la sua appartenenza alla totalità dell’assoluto.
Giungerà alla giustificazione dimostrando quindi la sua razionalità.
La legge del processo dell'assoluto è la dialettica; attraverso essa si collegano i vari momenti del
processo. L'assoluto dialetticamente si sussegue: in primo momento/ idea e ragione, natura e
spirito.
Filosofia
Hegel intende la filosofia come l'ultimo momento del processo dell'assoluto, consistente nella
presa di coscienza dell'assoluto come totalità organica; la filosofia è l'autocoscienza
dell’assoluto e il sapere assoluto dell'assoluto, non quindi solo dell'oggetto ma anche del
soggetto. La filosofia nei confronti della realtà è in un rapporto di giustificazionismo.
Giustificazionismo
Hegel afferma che tutto ciò che è reale è razionale e tutto ciò che è razionale è reale; vi è quindi
un'identità fra ragione e realtà.
La realtà è intrinsecamente razionale poiché l'assoluto fin dal primo momento è idea e ragione e
di conseguenza anche immanente; la razionalità invece non è qualcosa di astratto, ma già
presente nella realtà poiché l’assoluto, che è ragione, necessariamente si esprime nella realtà.
Il giustificazionismo è proprio il riconoscimento della razionalità della realtà; esso si può puoi
interpretare in due modi: nel senso per il quale razionale la struttura della realtà
(giustificazionismo moderato) oppure quello per il quale razionale tutta la realtà.
La prima interpretazione, per la quale è razionale solamente la componente più profonda, il
concetto, è quella più invalsa.
Per Hegel la filosofia prende atto della realtà e descrive la struttura razionale che la costituisce.
Dialettica
La dialettica è sempre divisa in tesi, antitesi, sintesi
tesi (in sé / momento intellettuale astratto)
Consiste nel darsi di determinazioni finite, statiche e separate fra di loro (separate=astrazione,
considerare solo una cosa non in rapporto con le altre). Questo momento è chiamato intellettuale
poiché per Hegel può conoscere solo il finito.
Antitesi (fuori di sé / negativo razionale)
Momento nel quale le determinazioni finite si trasformano nel loro posto; per questo è chiamato
negativo razionale, poiché la ragione mette rapporto vari elementi per giungere progressivamente
all’assoluto.
La negazione della tesi da l'opposto di ciò che è negato, che deve essere concepito secondo il
concetto di superamento. La tesi produce l’antitesi.
Si parla di negazione determinata: stesso contenuto ma diversa forma, quella negativa.
La tesi per determinarsi necessita di qualcosa che adesso si opponga (il principio della reciproca
determinazione degli opposti); la tesi produce, si trasforma, nell'antitesi in modo necessario per
potersi determinare.
Sintesi (positivo razionale)
Consiste nella conciliazione degli opposti.
La sintesi è una negazione dell'antitesi ed è quindi una riaffermazione della tesi, non però nelle
stesse caratteristiche, in quanto la tesi si determina, raggiungendo il proprio fine.
La dialettica e quindi per Hegel la legge del processo dell'assoluto, che è finalista e necessaria
(per la determinazione della tesi). E inoltre a sintesi chiusa, vi è un punto attraverso il quale non si
procede e ha un andamento a spirale: la sua struttura formale si tripartisce infatti dialetticamente
(in tesi, antitesi e sintesi).
Fenomenologia dello spirito
Hegel tratta il percorso attraverso cui la coscienza comune giunge alla coscienza di essere
spirito, tutta la realtà; giunge quindi a rendersi conto di essere l'assoluto, la filosofia
La fenomenologia dello spirito allo scopo di informare la coscienza e indicare i passaggi per
arrivare alla filosofia; essa è inoltre divisa in coscienza autocoscienza e ragione, a loro volta
tripartiti dialetticamente.
Coscienza
È il momento in cui ci si rapporta con l’oggetto.
La tesi della conoscenza e la certezza sensibile, l'esperienza immediata, che considera l'oggetto
come presente in un determinato momento nel tempo e dello spazio.
La percezione, il secondo momento, è sempre esperienza sensibile dell’oggetto ma è una
conoscenza più complessa.
L’intelletto consiste nel ricondurre l'oggetto alle proprie leggi, giungendo all’autocoscienza.
Autocoscienza
L'autocoscienza è il rapporto fra soggetto e oggetto. Essa è assoluta, riconduce a sé il proprio
oggetto, cosa che non riesce a fare la coscienza. Vi sono però molte autocoscienze che, assolute,
pretendono ognuna il proprio riconoscimento e rivendicano la propria assolutezza; vi è quindi una
lotta fra le autocoscienze dalla quale scaturisce la dialettica servo-signore: l'autocoscienza che
avuto paura di morire abbandona la lotta e diventa servo dell'autocoscienza dominante, signorile
(il momento storico a cui fa riferimento è il medioevo).
Il signore quando guarda se stesso e vede se stesso come superiore al servo e guardando il servo
vede quindi prima di tutto se stesso. L'autocoscienza signorile ottiene così di ricondurre a sé
l'autocoscienza servile.
Il servo guardando se stesso vede invece il signore a lui superiore; la condizione di servo e quindi
di alienazione: l'autocoscienza servile e alienata.
Il lavoro, terzo passaggio; consiste nel dare la propria impronta all'oggetto e attraverso esso
quindi l’oggetto è ricondotto all'autocoscienza, è una sorta di specchio. Il lavoro viene svolto dal
servo a vantaggio del signore e di conseguenza il servo fa da mediatore fra gli oggetti e
l'autocoscienza signorile, dando l’impronto del proprio signore.
L'ultimo momento è la liberazione dell'autocoscienza servile, che diventa indipendente (in questo
momento il suo volta tripartito dialetticamente); solo il signore tra i vantaggi del rapporto con il
servo, che, prendendo coscienza di ciò, può liberarsi.
La coscienza infelice è una coscienza scissa al proprio interno, divide in due parti opposte.
La coscienza proietta all’esterno la propria essenza, sottomettendosi ad essa; in ciò si identifica
quindi la religione: la proiezione da parte del fedele della propria essenza, facendone Dio e
sottomettendosi ad essa. La condizione della coscienza in infelice è quindi un esempio di
alienazione. (Storicamente la conoscenza infelice si colloca nel medioevo).
Essa è infelice in quanto non sa di essere tutta la realtà; risolverà questa condizione
comprendendo il significato del proprio cammino quando, con la filosofia, comprende di essere
tutta la realtà.
Stoicismo: nel confronto fra l'autocoscienza dell'oggetto, il soggetto non si fa determinare dalla
realtà esterna (è autosufficiente e autarchico).
Scetticismo: l'autocoscienza sospende il giudizio nei confronti della realtà, non la nega ma la
mette in dubbio.
La ragione
La ragione viene definita come certezza di essere ogni realtà; questa certezza passa attraverso
vari momenti. Hai ragione sbocca poi nella religione e nel sapere assoluto, cioè la filosofia, la
meta finale.
Filosofia matura
La filosofia matura di Hegel presenta alcune caratteristiche della fenomenologia dello spirito,
anche se quest'ultima si occupa solamente dello spirito (la coscienza) e non quindi degli altri
momenti nei quali si articola assoluto.
Cambia anche il metodo di Hegel, che nella fenomenologia si mette dal punto di vista della
coscienza comune, che non si rende conto però che il negativo è funzionale a raggiungimento
dell’assoluto. Si mette quindi dal punto di vista dell'assoluto usando un metodo deduttivo.
Hegel articola l'assoluto in idea o ragione, natura e spirito
Idea o ragione
Hegel afferma che l'idea è Dio come nella sua eterna essenza prima della creazione della natura e
dello spirito finito. L’idea rappresenta quindi la struttura razionale della realtà che si realizza nella
natura e nello spirito finito.
La logica
- La logica di Aristotele è la logica formale, per la quale il soggetto oggetto sono separati e
attraverso la logica stessa il soggetto conosce l'oggetto; la logica formale e studia le leggi del
pensiero a prescindere dal contenuto
- La logica trascendentale di Kant afferma invece che l'oggetto è inconoscibile e quindi la
verità si trova nel rapporto fra oggetto e soggetto, il fenomeno; studia quindi la componente
formale, le forme a priori.
- La logica metafisica di Hegel studia invece la struttura razionale della realtà.
La logica di Hegel si divide in tre momenti: essere, essenza e concetto:
- Il momento dell'essere è rimandato da Hegel nella filosofia presocratica
- Nel secondo momento l'essere si ripiega su se stesso e fa emergere il proprio fondamento,
l’essenza
- Il concetto è anche definito come universale concreto; si differenzia quindi dal concetto
astratto definito nella logica formale aristotelica il concetto universale è definito come ciò che
accomuna diversi individui e che si ricava considerando solo ciò che accomuna, prescindendo
da ciò che li differenzia. Il concetto universale per Aristotele è quindi astratto, poiché considera
solo un aspetto, prescindendo da altri; per Hegel è invece concreto non astratto in quanto
comprende in sé tutti gli elementi. Si può per questo definire anche totalità organica.
Il Concetto
Il concetto, cioè il pensiero ritornato a sé come totalità, che si tripartisce dialetticamente in:
concetto soggettivo, concetto oggettivo e idea.
Concetto soggettivo
Il concetto soggettivo riguarda la struttura del concetto: il concetto come tale, il giudizio e il
sillogismo (definito da ristoro come ragionamento, composizione fra più giudizi)
Concetto oggettivo
Il concetto oggettivo è la struttura nel quale corrisponde il concetto soggettivo, applicato alla
natura
L’idea
L'idea, la sintesi, riguarda invece la struttura nel quale corrisponde il concetto soggettivo
applicato all'uomo, lo spirito; la posizione dialettica dell'idea assoluta e la sintesi dell'idea che a
sua volta è sintesi del concetto che a sua volta è sintesi dell'idea come il primo momento
dell’assoluto, la logica.
Natura
La natura è caratterizzata dall'esteriorità e dalla necessità: esteriorità in quanto la natura è l'idea
fuori di sé, la decadenza di essa, e poiché le sue determinazioni sono separate fra di loro, mentre
necessità definisce una necessità meccanica, legata quindi alla causalità efficiente che
comporta che causa e effetto siano separate e che la causa produca l'effetto; questo fatto è
intrinsecamente legato all'esteriorità della natura.
Hegel afferma che la natura è una struttura dualista, essendo antitesi e composta dalla forma
negativa della tesi, l’idea; afferma quindi che sulla superficie della natura, la forma, essa avrà le
caratteristiche precedentemente citate, mentre in profondità si trova il contenuto, il concetto/idea,
Dove la natura è caratterizzata dall'unità organica e da un diverso tipo di necessità, quella finale,
in quanto ogni parte dell'unità organica ha come fine il bene del tutto.
Natura è poi caratterizzata dall'accidentalità e dall'irregolarità; essa non è effetto necessario di
una causa (e accidentale) e non segue quindi necessariamente le leggi naturali (Irregolarità).
Spirito
Spirito soggettivo
Lo spirito soggettivo si divide a sua volta il antropologia fenomenologia e psicologia:
antropologia
Il soggetto dell'antropologia è l'uomo, aspetto dello spirito che media fra natura e spirito; E quindi
più legata al corpo e si interpreta come la personalità e il carattere dell’individuo.
fenomenologia
Riprende i vari momenti della fenomenologia, tranne la religione e la filosofia.
Psicologia
La psicologia articolata nello spirito teoretico (la conoscenza), lo spirito pratico e lo spirito libero.
Lo spirito pratico consiste nell'attività pratica, attraverso la quale l’io raggiunge la propria libertà,
nel senso di non farsi determinare dall'esterno, bensì si autodetermina.
Spirito oggettivo
Consiste nell'applicazione delle libertà alla realtà, soprattutto nell'ambito sociale; il soggetto è
quindi la collettività. In questo ambito Hegel colloca diversi fenomeni collettivi, come la cultura.
La dialettica dello spirito soggettivo è storica: il rapporto fra i momenti temporali.
Diritto astratto
Il diritto astratto riguarda l'individuo, non ancora la collettività, e le manifestazioni della sua
libertà. E astratto poiché il protagonista è proprio il singolo, separato dalla collettività.
Il soggetto è la persona in quanto dotata di capacità giuridiche, titolare di diritti, che crea intorno a
sei una sfera della propria libertà di sua pertinenza esclusiva (la proprietà, tesi). Affinché la
proprietà sia tale deve essere riconosciuta anche da altri (contratto, antitesi).
La sintesi è quindi il diritto contro il torto: compiere un torto, un delitto, è la violazione del diritto,
che porta poi alla sua restaurazione, attraverso la pena, che per Hegel deve avere valore
educativo. Un esempio di reato è il furto, che viola il diritto di proprietà.
Moralità
È il momento in cui la volontà individuale persegue un fine universale, il bene.
Nella moralità il bene è un "Dover essere", che sta alla volontà trasformare in essere, nel bene.
Hegel giunge ad affermare che il bene è irrealizzabile attraverso giustificazionismo, secondo il
quale tutto ciò che è reale è razionale. Afferma poi che la moralità è individuale; questo limite deve
essere superato nel momento successivo: l’eticità. Vi è quindi una separazione fra volontà e
moralità, che è irrealizzabile e astratta, in quanto come afferma Kant manca il movente.
Eticità
Nell'eticità il bene si realizza poiché presente nelle istituzioni sociali; esso riguarda quindi la
collettività, che ha il primato sull'individuo poiché viene intesa come totalità organica.
L’eticità si articola dialetticamente in famiglia, società civile e Stato; questi momenti si distinguono
per il tipo di unità che li forma e per l’estensione.
La famiglia
La famiglia è il rapporto naturale fra i sessi e i suoi momenti principali sono il matrimonio, il
patrimonio e l’educazione dei figli (intesa anche come seconda nascita). La famiglia e quindi
esempio di unità organica, ma è anche limitata nella sua molteplicità e nella sua durata.
La società civile
La società civile è invece un'unità atomistica: una mediazione di estremi indipendenti, separati
fra di loro. Intende quindi rapporti economico-sociali e anche giuridico-civili; e quindi lo spazio
di un incontro e scontro di interessi particolari, disciplinato dalle leggi e quindi della sfera
giuridico-amministrativa.
Il primo momento è il sistema dei bisogni cioè l'aspetto economico-sociale; Hegel afferma che
gli uomini soddisfano i propri bisogni attraverso il lavoro e lo scambio di beni, in funzione della
dimensione del lavoro, da cui dipende anche la divisione fra i vari gruppi sociali: la classe
naturale, che si occupa dell’agricoltura / la natura, quella formale, gli artigiani che danno forma
alle materie prime, e quella universale, cioè I funzionari, il tramite tra Stato e società civile.
I funzionari svolgono funzioni amministrative, che appartengono al secondo momento della
società civile: il diritto pubblico, la sfera giuridico amministrativa e quindi l'amministrazione delle
leggi per la tutela degli individui.
Il terzo momento sono la polizia e le corporazioni, quindi la tutela dei cittadini e l'organizzazione
economica (che protegge gli interessi dei membri). Hegel conferisce anche ruolo politico alle
corporazioni, in quanto agiscono per un interesse comune (è la prima riconduzione a una totalità);
è quindi una "cerniera" fra società e Stato.
Lo stato
È definito come una sostanza etica consapevole e come totalità organica, che, come la
società civile, ricomprende tutti gli individui.
Hegel si oppone al contrattualismo liberale in quanto ritiene che lo Stato non debba essere
limitato.
Non condivide neanche l'idea della sovranità popolare, in quanto vi sarebbe l'inversione di ruoli
fra popolo e Stato, definiti invece nella sua filosofia, dove lo Stato è sovrano poiché espressione
più perfetta. Afferma però anche che lo Stato non deve essere dispotico, riconoscendo quindi le
leggi diritti dei cittadini (Stato di diritto), attraverso anche una costituzione, l’organizzazione
concreta e storica.
Il filosofo ritiene che lo Stato più perfetto sia la monarchia costituzionale moderna, in quanto il
re riunisce in sé tutti i poteri; vi è però poi anche il parlamento ha potere legislativo e che è dotato
di una camera elettiva, nella quale hanno diritto di voto le corporazioni e non gli individui.
Hegel studia anche il rapporto fra gli Stati, individualità separate e non comprese in unità
superiori; nega il diritto internazionale in quanto i rapporti fra gli Stati non sono regolati da leggi
ma dalla guerra, attraverso la quale ogni Stato dimostra il proprio valore e si stabilisce quindi una
gerarchia
Hegel sostiene quindi una Statolatria: l'adorazione dello Stato, poiché esempio di totalità
organica, poiché non è tenuto a rispettare le leggi morali e poiché viene definito come il primo
ingresso di Dio nella storia. La storia è il contesto nel quale avviene la realizzazione dell’assoluto.
La storia
La storia è il processo attraverso cui lo spirito del mondo, oggettivo, si realizza progressivamente
passando attraverso lo spirito dei popoli ed eleggendo via via un popolo a ruolo di popolo guida.
La storia si giudica attraverso il soggetto, che per Hegel è l'assoluto, che si realizza attraverso
essa; il soggetto proprio però lo Stato, poiché sintesi della sintesi dello spirito oggettivo.
Hegel definisce quindi la storia come finalista in quanto ha come fine la realizzazione
dell'assoluto e come fine specifico anche la libertà.
La legge della storia, che riguarda il rapporto fra le epoche, e per Hegel è una legge dialettica,
attraverso la quale si può affermare che ciascuna epoca è il frutto necessario dell'epoca
precedente; il loro rapporto è quindi caratterizzato dalla negazione dell’epoca precedente, la tesi,
con il mantenimento del contenuto.
Hegel afferma inoltre che la storia è il tribunale della ragione: chi prevale prevale a buon diritto,
perché ha ragione; giustifica quindi il diritto del più forte.
La concezione della storia di Hegel e quindi prettamente romantica, anche in quanto sostiene lo
storicismo: la visione delle varie epoche come passaggio necessario per il raggiungimento del
fine; le epoche sono quindi positive e non giudicabile attraverso principi anacronistici.
E quindi una visione di mezzo tra il tradizionalismo e il progressismo
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