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LEGISLAZIONE SCOLASTICA
TFA SOSTEGNO 2021- VI
CICLO
Diritto
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
63 pag.
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Gli ordinamenti didattici
Le norme attualmente in vigore sono:
- riordino della scuola dell’infanzia e del primo ciclo (DPR 89/2009; DLGS
65/2017)
- il coordinamento delle norme per la valutazione degli alunni (DLGS 62/2017)
- il riordino delle scuole del secondo ciclo (DPR 89/2010; DLgs 61/2017)
SCUOLA DELL’INFANZIA
Prima della riforma Moratti le scuole dell’infanzia erano chiamate scuole materne. Il loro
ordinamento è stato disciplinato dal ​DPR 89/2009 ​(che fa parte del pacchetto normativo
denominato Riforma Gelmini).
Durata: 3 anni - frequenza non obbligatoria
sezioni: minimo 18 massimo 26 (se c’è un disabile in classe, max. 20)
orario: 40 ore settimanali con possibile estensione a 50
SCUOLA PRIMARIA
E’ il primo ciclo di istruzione e si articola in due percorsi scolastici consecutivi e obbligatori:
-scuola primaria, durata di 5 anni
-scuola secondaria di primo grado, durata di 3 a​nni.
La scuola primaria era chiamata in precedenza scuola elementare ed era anch’essa regolata
dal DPR 89/2009 ed è articolata in
-un primo anno (continuum della scuola dell’infanzia)
- due periodi didattici biennali al termine dei quali l’alunno passa alla scuola secondaria di
primo grado.
Frequenza obbligatoria in ottemperanza all’obbligo di istruzione disposto dal DM
139/2007.
Classi: alunni minimo 15 massimo 26; pluriclassi con non meno di 8 massimo 18. Se
c’è un disabile non più di 20 ( limite confermato dal DLGS 66/2017 attuativo della
Buona scuola in materia di inclusione scolastica).
Sono iscritti alla scuola primaria i bambini che compiono 6 anni di età entro il 31 dicembre e
possono iscriversi bambini che compiono 6 anni entro il 30 aprile (anticipo di iscrizione).
Orario: dalle 24 alle 30 ore o 40 nel caso del tempo pieno.
Il tempo pieno prevede 2 insegnanti titolari sulla stessa classe e uno specifico progetto
formativo integrato attivabile sulla base della disponibilità di organico assegnate all’istituto. Il
tempo scuola ordinario della primaria è svolto secondo il modello dell’​insegnante unico di
riferimento ​attivabile a richiesta delle famiglie. Di fatto l’insegnante non è mai davvero
unico, perchè è sempre accompagnato da altri colleghi specializzati, quindi si parla di
insegnante prevalente. L’insegnante unico è stato restaurato dalla L. 169/2008.
Discipline di studio obbligatorie: ita,sto,geo,inglese,cittadinanza e
costituzione,mate,scienze,musica,arte e immagine, ed. fisica e tecnologia. Per chi se
ne avvale 2 ore a settimana di religione cattolica. ​Nel settembre 2019 è entrata in vigore
la L. 20-08-2019 n 92 di introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica, la
cui applicazione è stata rinviata all’a.s. 2020-2021.
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SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO
Conclude il primo ciclo di istruzione. Prima era chiamata scuola media. ​Frequenza
obbligatoria.
Classi: minimo 18 massimo 27, se con disabile massimo 20.
Orario annuale 990 ore, cioè 29 ore settimanali. Nel tempo prolungato 36 ore
settimanali. Sono previste 33 ore annuali da destinare ad attività di approfondimento
delle materie letterarie, per un totale di 30 ore settimanali.
SECONDO CICLO D’ISTRUZIONE
La scuola secondaria di II grado costituisce nell’impianto della Legge 53/2003 della Riforma
Moratti il secondo ciclo d’istruzione ha la finalità di preparare lo studente agli studi
universitari e a fornire un’adeguata preparazione per il mondo del lavoro. La legge 20 del 2
aprile 2007 lascia la pari dignità tra i percorsi del sistema dell’istruzione secondaria
superiore (licei, ist. tecnici e professionali) e quelli dell’istruzione e formazione professionale,
in cui si realizza il diritto dovere all’istruzione e alla formazione di cui al DLGS 76/2005.
Ci sono:
- 6 licei
- istituti tecnici suddivisi in 2 settori con 11 indirizzi
- istituti professionali suddivisi in 11 indirizzi (DLGS 61/2017)
Con la Riforma Gelmini i quadri orari delle lezioni sono stati alleggeriti in media del 10-15%.
La normativa fissa un tetto massimo di 30-32 ore per l’orario settimanale (35 per l’istruzione
artistica).
I LICEI
Il quadro normativo di disciplina dei licei è rappresentato dal DLGS 17 ottobre 2005 n 226 e
dal DPR marzo 1010, n 89.
Tutti i percorsi dei licei sono accomunati dal ​monte ore annuale obbligatorio:
- 891 ore per ciascun anno del biennio
- 990 ore per secondo anno del biennio e ultimo anno, prolungato a 1023 nel
secondo biennio e nell’ultimo anno del liceo classico, al fine di rafforzare la
lingua straniera e l’area matematico-scientifica.
Orario annuale: ​attività e insegnamenti obbligatori per tutti gli studenti e in insegnamenti
eventualmente previsti dal PTOF. Tutti i percorsi liceali hanno durata quinquennale:
-​il primo biennio o vecchio ginnasio;
-secondo biennio;
-quinto anno.
Il percorso si conclude con l’esame di Stato.
Tipologie di liceo: artistico, classico, linguistico, musicale/coreutico, scientifico, delle scienze
umane.
● LICEO ARTISTICO: come precisato all’art. 4 del DPR 89/2010​ è indirizzato allo
studio dei fenomeni estetici e alla pratica artistica. Si articola a partire dal biennio nei
seguenti indirizzi: arti figurative; architettura e ambiente; desing; audiovisivo e
multimediale; grafica; scenografia.
Orario: 1122 ore nel primo biennio - 34 settimanali; 759 nel secondo biennio- 23 ore
settimanali; 693 ore nel quinto anno - 21 ore settimanali.
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LICEO CLASSICO: art. 5 del DPR 89/2010 ​indirizzato allo studio della civiltà
classica e della cultura umanistica.
Orario: 891 ore nel primo biennio - 27 ore settimanali; 1023 nel secondo biennio - 31
ore settimanali.
LICEO LINGUISTICO: art. 6 DPR 89/2010 ​indirizzato allo studio di più sistemi
linguistici e culturali.
Orario: dal primo anno del secondo biennio è impartito l’insegnamento in lingua
straniera di una disciplina non linguistica; dal secondo anno del secondo biennio è
previsto inoltre l'insegnamento in una diversa lingua straniera di una disciplina non
linguistica. Nel primo biennio sono 891 ore - 27 settimanali; nel secondo biennio e
nel quinto anno 990 ore - 30 ore settimanali.
LICEO MUSICALE E COREUTICO: art 7 DPR 89/2010 ​indirizzato all’apprendimento
tecnico-pratico della musica e della danza e allo studio del loro ruolo nella storia e
nella cultura.
Orario: 594 nel primo biennio, nel secondo, e nel quinto anno, corrispondenti a 18
ore settimanali + per ogni sezione musicale e coreutica 462 ore ore corrispondenti a
14 ore settimanali.
LICEO SCIENTIFICO: art. DPR 89/2010 ​indirizzato allo studio del nesso tra cultura
scientifica e tradizione umanistica. Può essere attivata l’opzione ​scienze applicate
che fornisce competenze avanzate negli studi afferenti alla cultura scientifica
tecnologica e ​ad indirizzo sportivo.
Orario: 891 ore primo biennio - 27 ore settimanali; 990 nel secondo biennio 30
settimanali.
LICEO SCIENZE UMANE: art. 9 DPR 89/2010 ​studio delle teorie esplicative dei
fenomeni collegati alla costruzione dell’identità personale e delle relazioni umane e
sociali. Può essere attivata l’opzione ​economico-sociale ​con studi riguardo le
scienze giuridiche, economiche e sociali.
Orario: 891 ore nel primo biennio, 27 ore settimanali; 990 nel secondo biennio e nel
quinto anno - 30 ore settimanali.
ISTITUTI PROFESSIONALI:
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CONTINUITà EDUCATIVA E ORIENTAMENTO
La continuità didattica mira alla conoscenza dell’alunno e in questo modo il percorso
formativo viene visto in una logica di sviluppo progressivo. La continuità ha come oggetto il
bambino che apprende, considerato nelle sue complessità e unicità, valorizzando lo sviluppo
progressivo secondo potenzialità umane, culturali e sociali. La continuità è VERTICALE E
ORIZZONTALE.
● CONTINUITà VERTICALE: ​è finalizzata al raccordo tra diversi ordini di scuola e tra
classi dello stesso istituto. L’obiettivo è costruire un percorso unitario che eviti
frammentazioni. Si sviluppa in tre ordini: INFANZIA, PRIMARIA E SECONDARIA DI
PRIMO GRADO. Nel passaggio agli istituti superiori la continuità verticale si traduce
in attività di orientamento.
La ‘prima scuola’ si configura come scuola della ​simbolizzazione;
l’elementare-primaria procede verso sistemi simbolico-culturali, giungendo ​dal
predisciplinare alle discipline; ​la scuola media-secondaria di I grado è la ​scuola
disciplinare ​per eccellenza. In questa logica il sistema scuola si caratterizza come
un insieme di esperienze che favoriscono la formazione armonica della persona
attraverso l’alfabetizzazione culturale. Continuità vuol dire:
- successione non traumatica di esperienze diverse;
- creare le condizioni operative educative per un positivo sviluppo della
persona nella conoscenza e nella formazione.
La riforma 0-6 DLGS 65/2017 ​è tesa a favorire coerenza educativa tra nido e scuola
dell’infanzia valorizzando anche il ruolo delle sezioni primavera che sa sperimentali
diventano realtà ordinarie.
CONTINUITà ORIZZONTALE: ​fa leva sulla comunicazione e scambio tra le diverse
agenzie educative coinvolte nel processo formativo: scuola, istituzioni, famiglia,
territorio. Sul piano educativo i fini della didattica sono:
- prevenire la dispersione scolastica
- garantire un percorso formativo coerente ed organico
- consolidare un’attitudine degli insegnanti alla continuità
Continuità vuol dire creare le condizioni educative perché lo sviluppo della personalità
dell’alunno possa avvenire in modo armonico senza richieste eccessive o inadeguate
(adultocentrismo) o fissità (puerocentrismo).
Come si realizza? ​attraverso la costruzione di rapporti tra scuola, famiglia ed enti territoriali
e istituzioni come musei, biblioteche ecc. La continuità orizzontale riguarda 3 fattori:
1. stili relazionali (analisi da parte dell’educatore della relazione tra bambino e figura
parentale);
2. spazio e materiali (è fondamentale che il bambino si senta a suo agio nello spazio
scolastico, infatti può anche portare un oggetto al quale si sente legato);
3. gestione della routine ( è importante che l’insegnante conosca la routine di ogni
bambino, ad esempio a che ora mangia o a che ora va a dormire).
Tra scuola e famiglia deve esserci un ​patto educativo.
●
GLI ISTITUTI COMPRENSIVI→ ​dal 2011-2012 la L. 111/2011 (art 19 co 4) ha imposto che
le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di I grado devono essere
OBBLIGATORIAMENTE AGGREGATE in istituti comprensivi. Ciò ha creato le condizioni per
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l’affermazione di una scuola unitaria di base che prende in carico bambino di 3 anni per
guidare fino al termine per primo ciclo d’istruzione. Negli istituti comprensivi è prevista anche
l’unitarietà degli organi collegiali dei 3 ordini di scuola: unico consiglio d’istituto e un unico
collegio dei docenti articolato in sezioni. Il ​decreto 65/2017 che ha istituito il Sistema
integrato 0-6 ann​i ha inoltre disposto la costituzione di POLI DELL’INFANZIA anche presso
direzioni didattiche o istituti comprensivi del sistema nazionale di istruzione e formazione
(art.3).
ORIENTAMENTO → ​nel passaggio dalla scuola del primo ciclo a quella del secondo ciclo la
continuità verticale si identifica con attività di orientamento. Oggi è considerato UN DIRITTO
DI OGNI CITTADINO DI OGNI ETà intendendosi tutte le attività tese a mettere un individuo
in grado di gestire e pianificare il proprio apprendimento e le proprie esperienze di lavoro in
coerenza con i personali obiettivi di vita. L’orientamento deve essere un’attività che
accompagna ogni persona lungo l’intero arco della vita, ​LIFELONG LEARNING. ​Può essere
un orientamento:
-educativo
-formativo
-informativo
-personale
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Organizzazione e autonomia delle istituzioni scolastiche - V ciclo TFA so​stegno
L’autonomia scolastica e l’offerta formativa
Principi costituzionali e riforme della scuola
La Costituzione dedica alcuni articoli all’istruzione:
Art. 9, comma 1 ​: ​La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Art. 33, comma 1​:​L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. La Repubblica detta le
norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il
diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
Art. 34, comma 1 ​: ​La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è
obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi
più alti degli studi.
Nel comma 1 dell’art 33 Cost. ‘arte’ e ‘scienza’ devono essere intese nell’accezione più ampia possibile
in modo da abbracciare qualsiasi manifestazione dello spirito compatibile con l’insegnamento. La libertà
d’insegnamento si specifica nella:
-libertà di manifestare il proprio pensiero con ogni mezzo possibile di diffusione;
-libertà di professare qualunque tesi o teoria si ritenga degna di accettazione;
libertà di svolgere il proprio insegnamento secondo il metodo che appaia opportuno adottare.
La libertà nell’insegnamento si estrinseca relativamente all’aspetto del metodo e dei contenuti
nell’​autonomia didattica: ​l’art. 1 del Testo unico istruzione (D.Lgs. 297/1994) stabilisce che: ai docenti
è garantita la libertà di insegnamento intesa come autonomia didattica e come libera espressione
culturale del docente. 2. L'esercizio di tale libertà è diretto a promuovere, attraverso un confronto aperto
di posizioni culturali, la piena formazione della personalità degli alunni.
L’insegnamento deve sempre rispettare il rispetto del buon costume, dell’ordine pubblico, della pubblica
incolumità, nel rispetto delle norme costituzionali e degli ordinamenti della scuola, e del rispetto della
coscienza morale e civile degli alunni.
La libertà dell’insegnamento si qualifica come ​libertà della scuola. ​L’istruzione tuttavia non è
monopolio dello Stato, sempre l’art. 33 Cost. che ​Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti
di educazione, senza oneri per lo Stato. ​Esistono due tipi di scuole:
-statali
-non statali
La possibilità di ​parificare ed equiparare gli studi ​compiuti in istituti di istruzione privati, a quelli
compiuti presso scuole statali è legata a precise valutazioni tecniche: la parità con le scuole statali viene
accolta alle scuole che ne facciano richiesta, in base alla legge dello Stato che ne fissa i diritti e gli
obblighi (art. 33, co. 4 Cost.). Collegandosi al dettato costituzionale, la ​legge sulla parità scolastica L.
10 marzo 2000 , 62 ​riconosce e istituisce un sistema nazionale di istruzione a carattere misto costituito
da scuole statali e da scuole gestite da privati o enti locali col riconoscimento della parità (scuole
paritarie).
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Collegata alla libertà d’insegnamento è la ​libertà d’istruzione, ​al dovere statale di istituire scuole di
ogni ordine e grado fa fronte il diritto dei cittadini (compresi inabili e minorati - art. 38 Cost.) ad accedere
liberamente al sistema scolastico (art. 34, primo comma Cost., che recita ​La scuola è aperta a tutti). ​Il
diritto all’istruzione si identifica come potere-dovere di ogni cittadino di frequentare i gradi
dell’istruzione obbligatoria e gratuita, nonché di accedere ai gradi più alti degli studi anche se privo di
mezzo ma capace e meritevole. Ciò si definisce ​diritto allo studio ​(cioè la Costituzione, garantista e
solidarista, afferma che è compito della Repubblica garantire l’estensione a tutti dell’offerta d’istruzione
e la fruibilità di essa con elargizioni, aiuti finanziari alle famiglie degli studenti bisognosi con assegni,
borse di studio etc.) realizzando così la vera eguaglianza sociale sancita dall’art. 3 della Cost.
L​’art. 34, co. 1 Cost​. stabilisce che ​L’istruzione inferiore, impartita per almeno 8 anni è obbligatoria e
gratuita. ​Il ​D.Lgs n 76 del 15 aprile 2005 ​in attuazione alla Riforma Moratti partiva dal presupposto che
l'obbligo scolastico di cui all’art. 34 Cost. poteva essere ridefinito e ampliato come ​diritto all’istruzione
e formazione e correlativo dovere ​per almeno 12 anni. Cioè, la fruizione dell’offerta dell’istruzione e
formazione deve costituire per tutti i minori, compresi quelli stranieri nel territorio dello Stato, un diritto
soggettivo e , ai sensi dell’.art 4, co. 2 Cost., un d​overe sociale​, appositamente sanzionato. Un
diritto/dovere di formazione così concepito diviene una sorta di ​diritto di cittadinanza sociale​.
Con la ​L. 296/2006 (art.1) ​l’obbligo scolastico previsto dalla Costituzione è innalzato di due anni
(dunque portato a 10). In questo modo, fino al sedicesimo anno di età è obbligatorio frequentare la
scuola: il legislatore, all’art.7 del decreto, predispone un ​meccanismo sanzionatorio per gli eventuali
inadempimenti al dovere di istruzione e formazione ​, responsabili sono i genitori del minore o
coloro che a qualsiasi titolo ne hanno fatto le veci, con l’obbligo per entrambi di iscrivere i minori alle
istituzioni scolastiche o formative.Alla vigilanza sull’adempimento devono provvedere:
-Comune (in particolare il Sindaco) in cui hanno residenza i giovani;
- II Ds presso le quali scuole sono iscritti i ragazzi o ove hanno fatto richiesta di iscrizione;
-i servizi per l'impiego in relazione alle funzioni di loro competenza a livello territoriale.
Attualmente l’​obbligo di istruzione riguarda la fascia compresa tra i 6 e i 16 anni: i genitori hanno il
diritto- dovere di iscrivere i propri figli a scuola. Diverso è invece l’​obbligo formativo ​che è il
diritto-dovere dei giovani maggiori di 16 anni che hanno assolto l’obbligo scolastico e che non vogliono
proseguire gli studi nel sistema dell’istruzione scolastica, di frequentare attività formative fino ai 18 anni.
Il ​diritto allo studio ​è diverso dal diritto all’istruzione. Il diritto allo studio trova fondamento nei co. 3 e 4
dell’art. 34 della Cost. nei quali si afferma il ​diritto dei capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi
economici di raggiungere i gradi più alti degli studi, nonché il dovere della Repubblica di
rendere effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ecc. ​Gli interventi
possono riguardare sia la scuola che l’università. Per quanto riguarda la scuola, il ​D.LGS. 63/2017
prevede per gli studenti del quarto e quinto anno della scuola secondaria di secondo grado
l’esonero dal pagamento delle tasse scolastiche in base alle fasce ISEE.
Uno dei più recenti interventi finanziari statali è il ​D.Lgs. 13 aprile 2017 N 63 ​di attuazione della Buona
scuola, che detta nuove disposizioni: scopo del decreto è garantire su tutto il territorio nazionale
l’effettività del diritto allo studio degli alunni del sistema nazionale di istruzione e formazione, statale e
paritario, fino al completamento di tutto il percorso di istruzione secondaria di secondo grado. Il
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provvedimento riorganizza per prestazioni per il sostegno allo studio (borse di studio, sussidi digitali,
potenziamento della Carta dello studente, servizi per gli alunni ospedalizzati o per i quali è richiesta
l’istruzione domiciliare). A tal fine è stato istituito il ​Fondo unico per il welfare dello studente ​per il
diritto allo studio.
Le ​PRINCIPALI RIFORME DELLA SCUOLA DEGLI ULTIMI ANNI SONO:
-Leggi BASSANINI: ​promosse dal ministro della funzione pubblica, Franco Bassanini, si
realizzò una riforma del sistema amministrativo volta a creare amministrazioni più
efficienti, snelle capaci di assicurare servizi di maggiore qualità. Tale obiettivo è stato
perseguito tramite le linee di semplificazione amministrativa e federalismo
amministrativo.
-Riforma MORATTI L. 53/2003: ​delinea ​nuova articolazione degli studi e della
formazione scanditi in scuola dell’infanzia ( 3 anni non obbligatori e anticipabile), primo
ciclo (scuola primaria di 5 anni + scuola secondaria di 3 anni con esame di Stato alla fine
del ciclo), secondo ciclo (sistema dei liceo, con durata di 5 anni e sistema dell’istruzione
e della formazione professionale 3+1) ed esame di Stato; ​istituzione di nuovi licei
(economico, tecnologico, musicale, linguistico, delle scienze umane); ​valorizzazione del
sistema dell’istruzione e della formazione professionale ​attraverso il sistema
dell’alternanza scuola lavoro riservato ai giovani tra i 15 e i 18 anni; ​valorizzazione della
qualità del sistema dell’istruzione, ​l'Istituto nazionale di valutazione (INVALSI), ha il
compito di monitorare con verifiche nazionali la qualità complessiva dell’offerta formativa
e dei livelli degli apprendimenti per valutare il livello culturale degli studenti. In sintesi la
riforma Moratti fu caratterizzata dal principio della ‘personalizzazione’ che ribadiva la
centralità della persona nel percorso educativo: il diritto all’istruzione diventa così un
dovere sociale cioè, un diritto soggettivo e un dovere sociale.
-RIFORMA GELMINI ​avvenuta tra 2008 e 2011. Il processo di riorganizzazione
scolastica ha avuto il suo avvo con un Piano programmatica di razionalizzazione delle
risorse umane (manovra finanziaria contenuta nel D.L. 112 /2008 convertito in L.
133/2008) ed è proseguito con una completa revisione del sistema scolastico:
- reintroduzione del maestro unico nella scuola primaria;
-reintroduzione dei voti da 1 a 10 nel primo ciclo di istruzione;
- innalzamento dell’obbligo scolastico fino ai 16 anni;
- introduzione delle Indicazioni nazionali degli obiettivi specifici di apprendimento, atti a
definire le Linee guida delle conoscenze fondamentali che lo studente dovrebbe
possedere al termine del proprio percorso di studi individuando i nuclei fondamentali di
ogni disciplina, rappresentando un riferimento per l'insegnante.
- riordino degli istituti professionali, istituti tecnici e licei.
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- RIFORMA DELLA BUONA SCUOLA
​ a legge della Buona scuola (​L. 13-7-2015, N 107) ​contiene disposizioni che incidono su
L
aspetti cruciali della scuola come:
- ​programmazione triennale dell’offerta formativa con il nuovo PTOF
- ​rafforzamento del collegamento tra scuola e mondo del lavoro ​si prevede infatti la
durata minima dei percorsi di alternanza scuola lavoro negli ultimi 3 anni della scuola
secondaria di secondo grado; l’alternanza può essere svolta anche nei periodi di
sospensione delle attività didattiche e con le modalità dell’impresa simulata. (Cos’è
l’azienda simulata? È
​ un’​azienda virtuale animata dalle studentesse e dagli studenti, che svolge un’attività di
mercato in rete (ecommerce) e fa riferimento ad un’azienda reale (azienda tutor o madrina) che costituisce il modello di
riferimento da emulare in ogni fase o ciclo di vita aziendale. La ​metodologia didattica utilizza in modo naturale il
problem solving, il learning by doing, il cooperative learning ed il role playing, costituendo un valido strumento per
l’acquisizione di ​competenze spendibili nel mercato del lavoro​. Le studentesse e gli studenti, con l’impresa
formativa simulata, sono dei veri e propri giovani imprenditori e acquisiscono lo spirito di iniziativa e di imprenditorialità
con gli strumenti cognitivi di base in campo economico e finanziario. Un’esperienza che si può rivelare ​utile in tutti gli
indirizzi di studi​, se si considera come strumento di orientamento delle scelte delle studentesse e degli studenti che,
anche dopo un percorso universitario, hanno l’aspirazione di essere inseriti in una realtà aziendale. L’IFS può avvalersi
di ​piattaforme informatiche al fine di costituire delle reti telematiche in grado di sostenere i percorsi formativi
indirizzati alle studentesse e agli studenti delle scuole che ne fanno parte. Il sistema consente di realizzare delle
aziende virtuali in rete che simulano tutte le azioni legate alle aree specifiche di qualsiasi attività imprenditoriale.).
- ​Adozione
del PNSD (piano nazionale scuola digitale)
- Organico dell’autonomia costituito dai posti comuni, per il sostegno e per il potenziamento
dell’offerta formativa. Viene assegnato alle scuole sulla base del fabbisogno risultante dal PTOF.
- piano straordinario di assunzioni del personale docente, cioè tutti gli idonei del concorso 2012 e
iscritti nelle graduatorie ad esaurimento;
-istituzione del ​Portale unico dei dati aperti della scuola ​relativi ai bilanci della scuola, al
Sistema nazionale di valutazione, all’Anagrafe degli studenti, ai provvedimenti di incarico
docenza, ai Piano dell’offerta formativa, e dei dati dell​’Osservatorio tecnologico ​(Cos’è l’OST?
Compito dell' Osservatorio Tecnologico è il trasferimento tecnologico dai settori più avanzati dell'Information e
Communication Technology (ICT) alla scuola, per realizzare un collegamento stabile tra mondo accademico, ricerca,
imprese della net-economy e Scuola. L'Osservatorio Tecnologico nasce in forma sperimentale nel 2000-2001 e la sua
realizzazione è affidata all'Ufficio scolastico Regionale per la Liguria MIUR che nel 2002-2003 ha stipulato una
convenzione con l'Università degli Studi di Genova per l'ampliamento dell'attività. Sede e laboratorio dell'Osservatorio
Tecnologico sono ora presso l'Ateneo genovese.
Obiettivi dell'Osservatorio Tecnologico per le scuole sono:
monitorare le linee di tendenza delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione;
realizzare un supporto di rete per le scuole sui problemi di gestione delle risorse tecnologiche;
fornire esempi di soluzioni adottate ed adottabili;
fornire un servizio di raccolta e diffusione in rete del software libero. L'Osservatorio Tecnologico è una misura di
supporto alla Comunità professionale dei docenti del “livello C”.
L'Osservatorio Tecnologico, finanziato dal Servizio Automazione Informatica e Innovazione Tecnologica-MIUR produce
e diffonde in rete approfondimenti, recensioni, linee guida e novità sull'ICT. L'Osservatorio Tecnologico è un servizio
telematico, disponibile agli utenti solo su Internet. Il servizio non effettua una consulenza diretta on-site alle singole
scuole, né alfabetizzazione informatica di base. L'Osservatorio Tecnologico è realizzato interamente mediante
cooperazione a distanza da un gruppo di ricercatori, professionisti ed insegnanti impegnati nell'ICT, dislocati sul
territorio nazionale. Le ricerche, gli studi e tutta l'attività dell'Osservatorio tecnologico è pubblicata sotto licenza
Creative Commons.​)
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Le leggi introdotte dalla ​L. N 107 DEL 2015 ​acquistano maggiore significato sul presupposto
della piena ​attuazione dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, sul fondamento dell’art.
21 L. 59/1997, ​realizzare alcuni obiettivi tra i quali:
-innalzamento delle competenze degli studenti;
-prevenzione e recupero dell’abbandono scolastico;
-garanzia del diritto allo studio per tutti gli studenti;
-educazione permanente per tutti i cittadini.
Il comma 5, art 1 L. 107/2015 prevede nelle scuole l’istituzione dell’​organico dell’autonomia, ​in
base alle esigenze didattiche, organizzative e progettuali (RIPETIAMO COS’è L’ORGANICO
DELL’AUTONOMIA: per ​organico dell​'​autonomia​, si intende l'​organico complessivo della scuola, incluso quello
di potenziamento. Il suo compito è di soddisfare le esigenze e le necessità formative/didattiche e ampliare i progetti
della scuola​).
IL PTOF (PIANO TRIENNALE DELL’OFFERTA FORMATIVA) ​è collegato all’attuazione
della piena autonomia scolastica. Prende il posto del vecchio POF (il POF era
predisposto per ogni anno scolastico). Questo documento riflette il progetto educativo
della scuola per il triennio, come un insieme omogeneo. Contiene oltre alla progettazione
curricolare anche la programmazione delle attività formative rivolte al personale docente
e amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) e la definizione del fabbisogno di risorse
umani e materiali occorrenti in base alla quantificazione disposta per le istituzioni
scolastiche. Il piano può essere rivisto annualmente.
Da chi è elaborato? dal collegio docenti, sulla base degli indirizzi e delle scelte di
gestione e amministrazione definiti dal DS
Da chi viene adottato/approvato? Dal consiglio di Circolo o d'istituto ​ed è
pubblicato sul sito della scuola.
Di che cosa deve tener conto il DS nella scelta degli obiettivi da raggiungere? ​delle
proposte formulate dalle associazioni dei genitori e per le scuole secondarie superiore
dagli studenti. Inoltre:
- risultanze del RAV (COS’è IL RAPPORTO DI AUTOVALUTAZIONE? ​Si tratta di un
Rapporto di Auto-Valutazione, composto da più dimensioni ed aperto alle integrazioni delle scuole, in grado di
fornire una rappresentazione della scuola attraverso un’analisi del suo funzionamento e costituisce inoltre la
base per individuare le priorità di sviluppo verso cui orientare il piano di miglioramento.
A compilare questo prospetto sono il Dirigente Scolastico e il cosiddetto Nucleo di Valutazione, un gruppo di
docenti scelto: la direzione dovrebbe essere quella della collaborazione e del confronto tra le varie anime
della scuola a disegnare un quadro completo di quella che è la condizione complessiva dell’istituzione​.)
-
esigenze provenienti dal territorio
risorse dell’organico dell'autonomia
individuazione della mission corrente sul territorio
Al ​comma 28 della Buona Scuola L. 107 /2015 si introduce il curriculum dello studente. ​Le
scuole secondarie di secondo grado nel PTOF introducono insegnamenti opzionali nel secondo
biennio e nell’ultimo anno, anche utilizzando la quota di autonomia e gli spazi di flessibilità. Tali
insegnamenti sono inseriti nel curriculum dello studente che ne individua il profilo associandolo
a un'identità digitale e raccoglie i dati utili ai fini dell'orientamente, dell’accesso al mondo del
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lavoro, relativi al percorso degli studi, alle competenze acquisite, alle eventuali scelte degli
insegnamenti opzionali, alle esperienze formative alternanza scuola lavoro e alle attività svolte
in ambito extra scolastico. Le modalità di individuazione dello studente da associare all’identità
digitale, le modalità di trattamento dei dati personali e la trasmissione al Ministero dei dati ai fini
di renderli accessibili nel Portale UNICO sono individuate con decreto MIUR.
Nella legge della Buona scuola trova più volte spazio l’​alternanza scuola lavoro. ​Tra i soggetti
presso i quali, attraverso convenzioni, è possibile svolgere l’alternanza vi sono gli ordini
professionali, i musei e istituti pubblici e privati operanti nel settore del patrimonio culturale,
ecc.E’ prevista anche la definizione della ​Carta dei diritti e dei doveri delle studentesse e
degli studenti in alternanza con possibilità per lo studente di esprimere una valutazione
sull’efficacia e sulla coerenza dei percorsi stessi con il proprio indirizzo di studio. Chi individua
le imprese con le quali stipulare le convenzioni? il DS.
Il comma 127 della Legge sulla Buona scuola prevede che il DS possa attribuire un bonus
(comma 128) ai docenti di ruolo destinato a valorizzarne il loro merito e ad attingere ai fondi di
cui al comma 126 sulla base dei criteri individuati dal ​Comitato per la valutazione dei docenti
istituito sulla base dell’art. 11 TU istruzione ma interamente sostituito dal comma 129, art 1 L.
107/2015. Il Comitato agisce valutando i docenti sulla base dei seguenti criteri:
- qualità dell’insegnamento e del miglioramento apportato alla scuola, in base al successo
formativo degli studenti;
- risultati ottenuti dai docenti in relazione alle competenze degli alunni e dell’innovazione
didattica e della collaborazione alla ricerca;
- responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo.
Dopo la nomina di ruolo il docente effettua un anno di prova ai fini della conferma di ruolo che in
caso di esito sfavorevole può ripetere al massimo per una sola volta.
APPROFONDIMENTO SULLA BUONA SCUOLA O LEGGE 107 da universoscuola.it
Si tratta di una legge, ovvero la legge 107, proposta come ddl (disegno di legge) dal governo Renzi, con lo scopo di operare
una riforma significativa nel grande universo della scuola, focalizzandosi in modo maggiore su studenti e docenti, considerati i
due protagonisti principali del processo di insegnamento-apprendimento che edifica i pilastri delle società future.
Si tratta di una vera e propria rivoluzione, un nuovo approccio al modo di vedere il mondo dell'istruzione che ha generato non
pochi dissidi.
BUONA SCUOLA: ENTRATA IN VIGORE DELLA NORMATIVA E DECRETI ATTUATIV​I
Ci sono voluti mesi di aspri dibattiti prima che il Disegno di Legge avanzato dal governo Renzi venisse approvato, mesi di
audizioni e confronti tra il mondo della scuola, sindacati, associazioni e politici.
La svolta è giunta il 7 aprile 2017, quando il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva i Decreti Legislativi volti a
rivoluzionare e disciplinare il sistema scolastico.
Successivamente, in data 16 maggio 2017, il Presidente della Repubblica Mattarella ha apposto la sua firma sui provvedimenti
del governo ed essi sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale per poi entrare in vigore il 31 maggio.
Ecco quali sono gli 8 decreti approvati
Decreto Attuativo Argomento
Articolo di riferimento della legge 107
D.Lgs n. 59 del 13 aprile 2017
"Sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria"
Articolo 1, commi 180 e 181, lettera b
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D.Lgs n. 60 del 13 aprile 2017
"Promozione della cultura umanistica, valorizzazione del patrimonio culturale e sostegno
della creatività" Articolo 1, commi 180 e 181, lettera g
D.Lgs n. 61 del 13 aprile 2017
"Revisione dei percorsi dell'istruzione professionale" Articolo 1, commi 180 e 181, lettera d
D.Lgs n. 62 del 13 aprile 2017
"Valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato" Articolo 1,
commi 180 e 181, lettera i
D.Lgs n. 63 del 13 aprile 2017
"Effettività del diritto allo studio attraverso la definizione delle prestazioni"
Articolo 1,
commi 180 e 181, lettera f
D.Lgs n. 64 del 13 aprile 2017
"Disciplina della scuola italiana all'estero"
Articolo 1, commi 180 e 181, lettera h
D.Lgs n. 65 del 13 aprile 2017
"Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni"
Articolo 1, commi 180 e 181, lettera e
D.Lgs n. 66 del 13 aprile 2017
"Norme per la promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità" Articolo 1,
commi 180 e 181, lettera c
COSA PREVEDE LA RIFORMA DELLA BUONA SCUOLA: I 12 PUNTI
Dopo aver visto quali sono i decreti legislativi che hanno attuato la legge 107 del 2015, scendiamo nel dettaglio e cerchiamo di
scoprire cosa prevede la riforma della Buona Scuola.
Essa ruota attorno a 12 punti cardine, uno dei quali sono proprio gli 8 decreti attuativi sopra citati, gli altri 11 sono i seguenti:
Autonomia Scolastica;
Il PTOF;
Il curriculum dello Studente;
Alternanza Scuola-Lavoro;
Innovazione digitale e didattica laboratoriale;
Organico dell'Autonomia;
Il Superpreside;
Piano da 100.000 assunzioni;
Carta del Docente;
Agevolazioni Fiscali;
Edilizia scolastica;
Autonomia Scolastica
L'autonomia scolastica è sicuramente il principio che maggiormente ha ispirato e contraddistinto la legge 107 della Buona
Scuola.
La riforma infatti punta a fornire alle scuole gli strumenti finanziari ed operativi per permettere loro di poter riorganizzare
autonomamente l'intero sistema dell'istruzione. A parlare di autonomia sono proprio i primi due articoli, all'interno dei quali si
individua anche la figura che deve ergersi a garante di questa riorganizzazione autonoma delle risorse umane, finanziarie,
tecnologiche e materiali della scuola: il Dirigente.
Il Piano Triennale dell'Offerta Formativa
L'articolo 3 prosegue parlando del Piano Triennale dell'Offerta Formativa, definendolo letteralmente:
[...]il documento fondamentale costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la
progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell'ambito della loro
autonomia.[...]
Il PTOF o nuovo POF dovrà essere coerente con gli obiettivi educativi delle diverse tipologie di indirizzo di studio presenti sul
piano nazionale e, in parole povere, dovrà:
Dare visibilità a proposte della scuola rispetto all'utenza e al territorio;
Rendere facile il riconoscimento delle condizioni culturali e organizzative della scuola;
Stabilire finalità educative, rispettive metodologie e criteri di valutazione;
Essere uno strumento di informazione al servizio delle famiglie;
Essere uno strumento operativo per i docenti.
Il curriculum dello Studente
Ora veniamo ad un punto che riguarda una categoria specifica e circoscritta all'interno dell'universo della scuola: gli studenti.
Nei limiti delle risorse assegnate, nelle scuole superiori potranno essere attivati negli ultimi tre anni degli "insegnamenti
specifici" basati su due principi: autonomia e flessibilità.
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Questi insegnamenti permetteranno agli studenti di personalizzare il proprio percorso scolastico plasmandolo in base alle
proprie esigenze, vocazioni o preferenze, in modo da gettare delle solide basi per la costruzione di una futura carriera post
scolastica.
Alternanza Scuola-Lavoro
La Buona Scuola interviene anche sull'enorme dispersione scolastica per cui puntualmente l'Europa accusa l'Italia, tentando di
arginarla appunto con l'Alternanza tra scuola e lavoro.
Non a caso, negli ultimi tre anni, sono stati attivati con successo percorsi di alternanza scuole lavoro pensati appositamente per
i diversi indirizzi scolastici.
Nello specifico si tratta di:
Percorsi di 400 ore negli istituti tecnici;
Percorsi di 400 ore negli istituti professionali;
Percorsi di 200 ore nei licei.
La particolarità di queste attività di alternanza scuola-lavoro è che potranno essere svolte anche nel periodo in cui le attività
didattiche sono sospese, come in estate per esempio, o durante le vacanze di Natale o Pasqua.
Innovazione digitale e didattica laboratoriale
Un altro degli obiettivi che la legge 107 intende raggiungere è quello di rinnovare la didattica.
A tale scopo sono stati stanziati 30.000.000 € da suddividere e ripartire nelle scuole in base al numero di classi e alunni
presenti.
Il principio che ispira questo provvedimento è la voglia di "svecchiare la didattica scolastica" dando un occhio di riguardo alle
nuove discipline nate nel presente e proiettate verso il futuro: le competenze digitali.
Questo non vuol dire che le materie tradizionali verranno accantonate, anzi, potrebbe essere un'occasione per creare, nel
presente, un ponte tra passato e futuro.
Organico dell'Autonomia
Ogni scuola potrà richiedere risorse di personale docente per poter realizzare al meglio l'azione educativa proposta nel PTOF,
in maniera circoscritta tuttavia ai precari delle graduatorie provinciali ad esaurimento e ai vincitori degli ultimi concorsi.
Si tratta di un incremento stimato in media nel numero di 7 docenti in più per ogni scuola.
Il Superpreside
Veniamo ora all'argomento forse più contestato in assoluto: le competenze del dirigente scolastico.
L'articolo 9 punta a rilanciare la scuola italiana tramite un incremento di poteri e libertà per la figura del capo d'istituto,
conformandoli alle sue responsabilità e garantendogli un maggior margine di manovra.
I presidi avranno i seguenti poteri:
-scegliere i neoassunti dagli albi territoriali;
-formare la squadra di collaboratori (10% del personale docente);
-decretare il risultato dell'anno di prova dei neoassunti;
-premiare i docenti migliori;
-Tuttavia a fronte di tutto ciò, il Superpreside verrà valutato ogni 3 anni, e dall'esito della valutazione dipenderà la cosiddetta
retribuzione di risultato.
Piano da 100.000 assunzioni
Il Piano di assunzione è certamente il punto che tutti i precari della scuola attendevano con più fervore.
L'obiettivo del governo era dare una svolta al precariato scolastico e iniziare con il reclutamento di insegnanti "freschi" e pronti
per soddisfare le esigenze della scuola del futuro.
In commissione, tuttavia, i deputati hanno optato per fare qualche modifica rispetto al progetto iniziale.
Si è deciso quindi di inserire i 100.000 neoassunti, di cui fanno parte docenti inclusi nelle graduatorie ad esaurimento e vincitori
degli ultimi concorsi a posti, all'interno degli albi territoriali da cui i Dirigenti scolastici potranno attingere per rimpolpare il loro
personale docente.
Carta del Docente
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Si tratta di un bonus di 500 € annuali a disposizione degli insegnanti per spese relative all'aggiornamento professionale, alla
formazione e a tutto ciò che può essere considerato fonte di cultura, come: acquisto di libri; manuali;biglietti teatrali; biglietti di
musei;
Agevolazioni Fiscali
Sono previste delle agevolazioni fiscali tra cui lo school bonus e la detrazione fiscale per i genitori che iscrivono i figli nelle
scuola paritarie.
Tali agevolazioni nascono dalla presa in considerazione del fatto che la diseguaglianza tra scuole ricche e scuole povere
potesse acuirsi; durissimi sono stati gli scontri tra maggioranza ed opposizione riguardo a questo punto.
Edilizia scolastica
Questo punto ha a cuore la sicurezza delle scuole italiane.
Verranno stanziati finanziamenti per 4.000.000.000 € per rendere più sicure 36.000 scuole italiane.
Gli interventi verranno fatti tenendo conto anche delle "indagini diagnostiche sugli edifici scolastici" con lo scopo di prevenire,
eliminare o quanto meno ridurre al minimo il verificarsi degli incidenti per insegnanti ed alunni.
Un altro provvedimento importante è nato dalla considerazione del fatto che i tre quarti delle scuole italiane sono stati edificati
oltre 30 anni fa, per questo il governo ha stabilito che in ogni regione dovrà essere presente almeno una scuola innovativa.
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VALUTAZIONE E AUTOVALUTAZIONE DELLE SCUOLE
La valutazione può essere:
- strettamente didattica: che deve apprezzare i processi e gli esiti
dell’apprendimento;
- d'istituto: finalizzata a rilevare le caratteristiche del servizio scolastico erogato;
- del sistema scuola: orientata a cogliere le tendenze, il rapporto costi-qualità e
i macro-indicatori di riferimento.
Vi è una valutazione:
-interna: che coinvolge i soggetti stessi che compiono un’attività e che sono chiamati
ad autovalutarsi
-di sistema: condotta da soggetti esterni e finalizzata a testare il raggiungimento di
obiettivi definiti per il sistema scuola.
SNV (SISTEMA NAZIONALE PER LA VALUTAZIONE DEL SISTEMA
EDUCATIVO) DPR 28-3-2013 n 80 → ​con l’entrata in vigore dell’autonomia è
subentrato un duplice sistema di controllo della qualità delle prestazioni e del
funzionamento del sistema scolastico in rapporto agli standard nazionali. ​La
valutazione esterna, svolta da organismi nazionali, si combina con
l'autovalutazione di istituto. ​Il DLGS 19-11-2004, n 286 ​ha istituito un articolato
SERVIZIO NAZIONALE DI VALUTAZIONE (SNV) ​del sistema educativo e di
formazione.
E’ regolato oggi dal DPR 28-3-2013 ed è articolato su 3 livelli:
1. INVALSI​: sono affidati all’INVALSI i poteri di porre proporre protocolli di
valutazione e i programmi delle visite alle istituzioni scolastiche da parte degli
ispettori esterni, di definire gli indicatori di efficacia ed efficienza per
identificare le scuole in crisi e gli indicatori per la valutazione dei Dirigenti e
redigere un rapporto periodico sul sistema scolastico formativo. La sigla
INVALSI vuol dire ​ISTITUTO NAZIONALE PER LA VALUTAZIONE DEL
SISTEMA EDUCATIVO E DI ISTRUZIONE E DI FORMAZIONE. ​E’ soggetto
alla vigilanza MIUR ed è anche un ente di ricerca che si occupa di effettuare:
- verifiche periodiche sulle conoscenze degli studenti e sulla qualità
dell’offerta formativa delle istituzioni d istruzione e formazione
professionale (cioè le ​prove invalsi attraverso le quali le istituzioni
italiane sono OBBLIGATE a periodiche rilevazioni nazionali sugli
apprendimenti e competenze degli studenti);
- svolge attività di ricerca;
- studia le cause di insuccesso e dispersione scolastica;
- assume iniziative rivolte ad assicurare la partecipazione italiana a
progetti di ricerca europea;
- svolge attività di supporto e assistenza tecnica all’amministrazione
scolastica;
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-
-
svolge attività di formazione del personale dirigente e docente della
scuola, connessa ai processi di valutazione e autovalutazione delle
istituzioni scolastiche;
-formula al Ministro dell’istruzione proposte per la piena attuazione del
sistema di valutazione dei ds;
monitora il sistema di valutazione;
studia e predispone strumenti e modalità oggettive di valutazione degli
apprendimenti;
promuove periodiche rilevazioni nazionali;
studia modelli e metodologie per la valutazione;
predispone prove a carattere nazionale per gli esami di Stato;
svolge attività di ricerca al fine di realizzare iniziative di valorizzazione
del merito anche in collaborazione con il sistema scolastico;
svolge attività di supporto e assistenza tecnica alle Regioni e agli enti
territoriali.
2. INDIRE (ISTITUTO NAZIONALE DI DOCUMENTAZIONE, INNOVAZIONE E
RICERCA EDUCATIVA): ​ha il compito di fornire sostegno ai processi di
miglioramento e innovazione educativa, di formazione in servizio del
personale della scuola e di documentazione e ricerca didattica. E’ il più antico
ente di ricerca MIUR ed è articolato in 3 nuclei territoriali con sedi a Torino,
Roma e Napoli e si accorda con le Regioni. Ha competenze in materia di:
- formazione del personale docente;
- formazione del personale non docente e dei DS;
- utilizzo di nuove tecnologie per l’innovazione didattica;
- sviluppo della dimensione di collaborazione internazionale delle
istituzioni scolastiche ed universitarie;
- monitoraggio dei fenomeni del sistema scolastico italiano e
documentazione dei processi e delle esperienze di innovazione
qualitativa e quantitativa dei sistemi di istruzione di primo e secondo
grado, post secondario e della formazione integrata;
- aggiornamento continuo alle scuole e agli insegnanti, dirigenti e
personale ATA sulle iniziative di cambiamento e innovazione del
sistema scuola.
Ha il compito di istituire dei PIANI DI MIGLIORAMENTO delle qualità dell’offerta
formativa.
3. Contingente ispettivo: caratterizzato da autonomia e indipendenza, ha la
funzione di valutare le scuole e i DS.
Gli organi che compongono il SNV hanno ruoli definiti dal REGOLAMENTO n
80/2013.
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PROCESSO DI VALUTAZIONE E AUTOVALUTAZIONE DELLE SCUOLE
Il contrappeso dell’autonomia scolastica è proprio il sistema di controlli e valutazioni
che sono imposti alle istituzioni scolastiche per verificare che le loro azioni sia
efficaci ed efficienti. Esiste dunque una valutazione esterna ma anche un
autovalutazione che permette alla scuola di autovalutare l’efficacia per proprio
intervento formativo. Sono 3 le fasi di valutazione:
1. Autovalutazione: ​tutte le scuole- le scuole devono elaborare un ​RAV ​in
formato elettronico secondo un quadro di riferimento predisposto dall’INVALSI
e formulare un piano di miglioramento. La gestione del processo di
autovalutazione interna è affidata al DS.
★ RAV (RAPPORTO DI AUTOVALUTAZIONE) → i​ l primo processo di valutazione
delle istituzioni scolastiche è l’autovalutazione che si effettua attraverso la compilazione del
RAV.
❏ Che scopo ha ? ​fornire una descrizione della scuola e del suo funzionamento. E’ il punto di
partenza per l’individuazione delle priorità di sviluppo su cui fondare poi il PIANO DI
MIGLIORAMENTO​. I​ l RAV deve essere compilato da TUTTE le istituzioni scolastiche, sia
statali che paritarie.
❏ Da chi è curato? ​Dal DS responsabile della gestione del processo di miglioramento, e dal
NIV, cioè il NUCLEO INTERNO DI VALUTAZIONE. del NIV possono far parte tutti i docenti in
servizio presso la scuola, purché in possesso della casella di posta istituzionale (per le scuole
paritarie i docenti della scuola indicano i dati anagrafici e indirizzo email). I membri di NIV e
Ds possono operare sul RAV in maniera paritetica.
❏ Come è costituito il RAV? ​come una versione semplificata del MODELLO INVALSI CIPP
(Contesto-Input-Processi-Prodotti). Ci sono 3 differenti aree di analisi: esiti,contesto,processi.
E’ composto da 5 sezioni:
- contesto e risorse→ la scuola esamina il contesto socio-economico in cui opera, le
opportunità che esso offre e i punti di debolezza. Sono evidenziati popolazione
scolastica, territorio, capitale sociale, risorse economiche e materiali e professionali.
- esiti degli studenti→ sono analizzati i risultati scolastici degli studenti come quelli che
riguardano le prove standardizzate, il raggiungimento delle Competenze-chiave
europee e di cittadinanza e i risultati a distanza di tempo come l'inserimento nel
mondo di lavoro.
- processi messi in atto dalla scuola→ si analizzano pratiche educative e didattiche
attuate nella scuola, stato degli ambienti di apprendimento, eventuali metodologie
innovative metodologie relazionali, processi di inclusione e differenziazione e pratiche
gestionali e organizzative della scuola.
- processo di autovalutazione→ metodi effettuati per l’autovalutazione le persone
coinvolte, ad esempio analisi dei soggetti che fanno parte del NIV.
- individuazione delle priorità→ individuazione dei traguardi che si intendono
raggiungere o obiettivi di processo con elaborazione del PIANO DI
MIGLIORAMENTO.
*DIFFERENZA TRA ESITI E PROCESSI (guardare la tabella a pag. 49):
- ESITI: valutazione dei risultati raggiunti dagli studenti;
- PROCESSI: attività e interventi effettuati dalla scuola per realizzare un progetto e perseguire
degli obiettivi.
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❏ COME SI COMPILA IL RAV? O​gni area inizia con domande che servono da guida alla
riflessione sui risultati raggiunti dalla scuola in quell’area . si potrà giungere ad un giudizio
complessivo su quell’area e all’assegnazione di un livello. Le sezioni contengono degli
indicatori che servono a collocare la scuola in un contesto nazionale, regionale e provinciale.
La rubrica di valutazione è uno strumento utilizzato per esprimere un giudizio di qualità su un
prodotto o servizio. Contiene descrittori analitici nei quali la scuola deve posizionarsi. Questi
descrittori sono elementi variabili e non devono essere considerati tassativi ma devono
fungere da guida per la collocazione della scuola nella scala di valori che vanno da 1
(situazione molto critica) a 7 (situazione eccellente). Importante è poi la formulazione di una
corretta motivazione, cioè serve ad argomentare il giudizio che si è assegnato alla propria
scuola. Terminata questa fase si giunge ad individuare le priorità generali del programma di
miglioramento (bisogna individuare quale delle 4 aree degli esiti si intende affrontare tra i
risultati scolastici, ed esempio quella dei risultati nelle prove standardizzate nazionali) e i
traguardi che sono attesi in lungo periodo.
❏ Per le ​SCUOLE DELL’INFANZIA ​il RAV è facoltativo e ha carattere sperimentale stando alla
nota MIUR 27-1-2016 n 829. L’obiettivo è di dare vita ad un dibattito sugli strumenti più idonei
ad una corretta autovalutazione della scuola dell’infanzia. Il RAV va pubblicato nella sezione
del portale ‘Scuola in chiaro’ dedicata alla valutazione.
★ PDM (PIANO DI MIGLIORAMENTO) → ​una volta chiuso e pubblicato il RAV la fase
successiva prevede la formulazione e attuazione del PIANO DI MIGLIORAMENTO
(art. 6 co 2 DPR 80/2013). ​Indica il percorso che la scuola intende affrontare per
raggiungere i traguardi relativi alle priorità indicate nel RAV.
❏ Da chi è curato? ​DS e NIV. E’ fondamentale il coinvolgimento di tutta la comunità
scolastica. L’INDIRE fornisce un modello di PDM basato su due tipi di interventi:
- pratiche educative e didattiche
- pratiche gestionali ed organizzative
❏ Quante sezioni ha? 4
- scelta degli obiettivi di processo più utili alle proprietà individuate nel RAV
(opzionale)
- individuazione della azioni da mettere in atto per raggiungere gli obiettivi
(opzionale)
- pianificazione obiettivi (obbligatoria)
- valutazione condivisione e diffusione del lavoro svolto dal NIV (obbligatoria)
❏ Come costruire un PDM efficace? ​una possibile scelta operativa potrebbe essere
la seguente:
- priorità strategica (ex. innalzare gli esiti nelle prove standard)
- obiettivo di miglioramento ( innalzare gli esiti nelle prove di matematica)
- traguardo di lungo periodo ( aumentare del 3% gli esiti in matematica)
❏ Rapporto tra PDM E PTOF: ​il PTOF (documento fondamentale della scuola)non può
prescindere dal PDM e con esso deve essere integrato. Anche qui saranno indicate
priorità, traguardi e obiettivi di processo.
2. Valutazione esterna: ​10% delle scuole ogni anno- individuazione delle
situazioni da sottoporre a verifica, ossia quale siano le scuole in difficoltà sulla
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base di indicatori forniti dall’INVALSI e le conseguenti visite dei nuclei di
valutazione che portano alla ridefinizione dei piani di miglioramento in base
agli esiti delle analisi effettuate. E’ affidata alla Conferenza per il
coordinamento funzionale del Sistema nazionale di valutazione, e adotta
protocolli di valutazione e il programma delle visite delle scuole, formula
anche proposte in merito all’individuazione delle priorità strategiche della
valutazione. La valutazione esterna delle scuole è finalizzata a:
- miglioramento delle qualità dell’offerta formativa e degli apprendimenti;
- riduzione della dispersione e delle differenze tra scuola e aree
geografiche;
- rafforzamento delle competenze di base degli alunni;
- valorizzazione degli esiti a distanza.
La valutazione esterna è affidata ai NUCLEI DI VALUTAZIONE ESTERNA (NEV)
costituiti da ispettori (dirigenti tecnici) iscritti in appositi albi. Ha come punto di
partenza il processo di autovalutazione effettuato dalla scuola. Come il PDM
anch’esso trova punto di partenza nel RAV. La valutazione esterna è composta da 3
fasi:
1) lettura documenti da parte del NEV;
2) visita che ha durata di 3 giorni con incontro iniziale con il DS, il NIV, visita
degli spazi scuola, raccolta di interviste;
3) formulazione del giudizio.
Il NEV dunque formula un giudizio collegiale per ciascun ambito di valutazione con
attribuzione di un livello da 1 a 7.
Dopo la visita, il NEV predispone un ​RVE (RAPPORTO DI VALUTAZIONE
ESTERNA) ​che invia alla scuola che dovrà tenerne conto ai fini della compilazione
del PDM.
3. Azioni di miglioramento:​ tutte le scuole- anche con il supporto dell’INDIRE.
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SCUOLA DELLE COMPETENZE
CONCETTO DI COMPETENZA → ​insieme delle conoscenze, abilità, e atteggiamenti che
consentono a un individuo di ottenere risultati utili al proprio adattamento negli ambienti per
lui significativi e che si manifesta come capacità di affrontare e padroneggiare i problemi
della vita attraverso l’uso delle abilità cognitive e sociali.
Si distinguono tre tipi di conseguenze:
1) cognitive​ ossia l’acquisizione di concetti;
2) metacognitive​ ossia la consapevolezza e il controllo dei processi di apprendimento;
3) trasversal​i e che consentono di affrontare e risolvere problemi.
TROVIAMO IL CONCETTO DI COMPETENZA NELL’AMBITO SCOLASTICO A PARTIRE
DA:
- Regolamento relativo al nuovo esame di stato art. 1 -1998;
- nella legge di riforma Berlinguer/De Mauro del 2000;
- nella Legge di riforma 53 del 2003 art 2;
- nel Profilo educativo, culturale e professionale dello studente (Dlgs 19 febbraio 2004
n 59 attuativo del 1° ciclo), nel quale vengono precisate le competenze che uno
studente dovrebbe possedere alla fine del I ciclo di istruzione.
Un ragazzo è riconosciuto competente quando:
- esprime un personale modo di essere e lo propone agli altri;
- risolve i problemi;
- riflette su se stesso;
- comprende i sistemi simbolici e culturali;
- matura il senso di bello;
- conferisce senso alla vita.
In seguito alla Raccomandazione europea del 2006 le competenze sono state recepite nel
nostro ordinamento scolastico attraverso le indicazioni nazionali.
L’Italia fa parte dell’UE e questa fissa alcuni obiettivi comuni a tutti gli Stati membri, al fine di
garantire un livello di ricerca e istruzione uniforme per tutti. Gli Stati quindi, rimangono
sovrani in materia di istruzione e formazione, ma l’UE svolge un ruolo di sostegno alle
politiche nazionali. A livello europeo l’autonomia scolastica (che caratterizza il nostro
sistema di istruzione) riflette un processo col quale viene stabilito che la comunità europea
contribuisce all’incremento di un’istruzione di qualità nel pieno rispetto delle diversità culturali
degli Stati membri. L’art. 126 del TUE (trattato sull’UE) stabilisce che la comunità
contribuisce allo sviluppo di un’istruzione di qualità incentivando la cooperazione tra Stati
membri.
Il miglioramento del livello formativo generale è stato ribadito anche nel Vertice di Lisbona
del 2000 ( Strategia di Lisbona) incentrato sulle evidenziare gli obiettivi da raggiungere entro
il 2010. Il 3 marzo 2010 la Commissione europea propose una Strategia per l’Europa
denominata Europa 2020 che rappresentava la prosecuzione della Strategia di lisbona
Europa 2020 è concentrata su quegli ambiti di intervento chiave che possono migliorare la
collaborazione tra UE e Stati membri e rilanciare l’economia dell’ UE. La Commissione ha
individuato 3 motori di crescita dell’UE:
- crescita intelligente (promuovendo l’istruzione);
- crescita sostenibile (rendendo la produzione dell’Europa più efficiente sotto il profilo
delle risorse);
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- crescita inclusiva ( acquisizione di competenze e lotta alla povertà).
L’obiettivo della Strategia di Lisbona 2000 era quello di rendere entro il 2010 il sistema
economico europeo basato sulla conoscenza, competitivo e dinamico. Per garantire a tutti
l’accesso alle competenze di base furono definite le competenze chiave che ogni alunno
doveva raggiungere al termine del periodo obbligatorio di istruzione. Con la
Raccomandazione del Parlamento e del Consiglio 18 dicembre 2006 relative alle
competenze chiave per l’apprendimento permanente, l’UE ha invitato gli Stati membri a
sviluppare, nell’ambito delle politiche educative, strategie per assicurarsi che:
- istruzione e formazione iniziali offrano ai giovani strumenti per sviluppare le
competenze chiave a un livello che preparino alla vita adulta;
- si tenga conto dei giovani che a causa di svantaggi educativi hanno bisogno di
sostegno particolare;
- gli adulti siano poi in grado di aggiornare le loro competenze in tutto il corso della vita
(lifelong learning).
Le competenze chiave indicate dalla Raccomandazione 2006 sono 8:
1) comunicazione nella madrelingua;
2) “ “ nelle lingue straniere;
3) competenza matematica e di base in scienza e tecnologia;
4) “ “ digitale;
5) “ “ sociali e civiche;
6) imparare ad imparare;
7) spirito di iniziativa e imprenditorialità;
8) consapevolezza ed espressione culturale.
L’Italia si è uniformata nel tempo alle istruzioni della Raccomandazione europea del 2006
nelle indicazioni nazionali e Linee guida attualmente vigenti per tutti gli ordini e gradi di
scuola. Ricordiamo che le raccomandazione europee non sono vincolanti per gli Stati
membri.
In Italia le competenze precisate dalla Raccomandazione europea sono state richiamate
nell’ambito del decreto 22 agosto 2007 n 139 (Regolamento recante normative in materia di
adempimento dell’obbligo di istruzione) che ha individuato le competenze chiave dei
cittadini:
- imparare da impare;
- progettare;
- comunicare;
- collaborare e partecipare;
- agire in modo autonomo e responsabile;
- risolvere problemi;
- individuare collegamenti e relazioni;
- acquisire ed interpretare informazioni.
Il 22 maggio 2018 il Consiglio dell’UE ha adottato una nuova Raccomandazione sulle
competenze chiave per l’apprendimento permanente: ​rinnova e sostituisce la precedente
Raccomandazione 2006. ​Tale Raccomandazione, non è vincolante, ma fornisce agli Stati
membri solo orientamenti. Il documento fa emergere una crescente necessità di maggiori
competenze imprenditoriali, sociali e civiche.
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Il Pilastro europeo dei diritti sociali, adottato dall’UE il 17 novembre 2017 durante il vertice di
Goteborg, sancisce come suo primo principio che ogni persona ha diritto ad un’istruzione.
Promuovere lo sviluppo delle competenze è uno degli obiettivi della prospettiva in uno
spazio europeo dell’istruzione che possa sfruttare le potenzialità rappresentate da istruzione
e cultura come forze propulsive per occupazione e giustizia sociale. Molte indagini
internazionali però indicano che una quota costantemente elevata di adolescenti e adulti
dispone di competenze base insufficienti. E’ pertanto diventando importante per l’UE
investire nelle competenze di base che non possono essere considerate statiche ma devono
cambiare nel corso della vita dell’individuo.
Le Competenze sono definite nella nuova Raccomandazione come una combinazione di
conoscenze, abilità e atteggiamenti in cui:
- la conoscenza si compone di fatti e cifre già stabiliti;
- per abilità si intende sapere ed essere capaci di eseguire processi e applicare
conoscenze esistenti;
- gli atteggiamenti descrivono la disposizione e mentalità per agire.
Le competenze chiave si sviluppano in una prospettiva di apprendimento permanente dalla
prima infanzia a tutta la vita adulta. Sono considerate tutte ugualmente importanti e sono 8;
- alfabetica funzionale;
- multilinguistica;
- matematica,in scienze, tecnologia e ingegneria;
- digitale;
- personale, sociale e di capacità di imparare a imparare;
- in materia di cittadinanza;
- imprenditoriale;
- in materia di consapevolezza ed espressioni culturali.
Agli Stati membri vengono poi raccomandate:
-di sostenere il diritto all’istruzione, formazione e apprendimento;
-assicurare a tutti di sviluppare le competenze chiave.
Al completamento della ​Raccomandazione sulle competenze chiave, sempre il 17
gennaio 2018 il Consiglio europeo ha adottato la Raccomandazione sulla promozione di
valori comuni, di un’istruzione inclusiva e della dimensione europea dell’insegnamento:
rafforzare la coesione sociale, contrastare il populismo, la xenofobia spesso alimentate da
fake news.
Alcune indagini condotte dall’UE nei paesi membri hanno evidenziato un livello
notevolmente basso di conoscenza dell’Unione europea tra i suoi cittadini. E’ necessario per
l’UE promuovere l’identità europea grazie all’istruzione e alla cultura.
Per adeguarsi alle direttive dell’UE del 2006 e per garantire maggiore autonomia alle scuole
nella progettazione educativa, con DM 31 luglio 2007 furono emanate le nuove indicazioni
per il curricolo per la scuola dell'infanzia e per il primo ciclo di istruzione, il cui obiettivo
principale era quello di ridefinire la finalità e le linee guida di questi gradi di scuola. Le nuove
indicazioni intendevano prepare i giovani al futuro e alla vita adulta, fornendo loro le
competenze indispensabili per essere protagonisti nella realtà socio-economica in cui
vivranno. Le indicazioni nazionali del 2012 confermano, soprattutto nella scuola primaria, il
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tema delle competenze: il sistema scolastico italiano assume come orizzonte di riferimento
verso cui tendere, il quadro delle competenze chiave per l'apprendimento permanente
definite dal Parlamento europeo e dal consiglio dell’UE (Raccomandazione del 18 dicembre
2006). Il termine competenze rimanda a un’idea di apprendimento attivo, a qualcosa che
rimane negli alunni anche al di fuori della scuola. Nelle indicazioni viene promossa anche
una didattica per le competenze. Gli apprendimenti attesi vengono denominati ‘traguardi per
lo sviluppo di competenze’ e non risultati finali o competenze di uscita. Il termine traguardo
infatti connota l’individualità di ogni percorso ma apre anche a pluralità di percorsi. La
valutazione è ‘formativa’, e non deve giudicare ma stimolare. Le prove invalsi non devono
condizionare la didattica, ma raccogliere ed elaborare dati per fornire alla scuola dati
statistici utili per il miglioramento della didattica.
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OFFERTA FORMATIVA E PROGRAMMAZIONE
PTOF (PIANNO TRIENNALE DELL’OFFERTA FORMATIVA)
L’autonomia didattica delle scuole si estrinseca attraverso la realizzazione della propria
offerta formativa e quindi con l’approvazione dell’atto di pianificazione. Originariamente
previsto dal DPR 275/1999 IL POF prende il posto dei vecchi programmi ministeriali
attribuendo a ciascuna scuola il compito di definire, nel rispetto delle indicazioni nazionali e
delle Linee guida, la propria identità culturale e progettuale.
Con la L. 107/2015 (Buona scuola) il POF è stato sostituito dal PTOF. La principale novità
consiste nel fatto che ora la progettazione contenuta nel PTOF guarda al triennio, anche per
le risorse finanziarie. E’ la carta d’identità della scuola e la sua presentazione nei confronti
dell’utenza. Esso deve essere adeguatamente pubblicizzato in nome della trasparenza.
Ci sono due documenti imprescindibili a cui fare riferimento per una corretta elaborazione
dell'offerta formativa:
il RAV in cui si individuano i punti di forza e debolezza dell'istituto e il PDM (piano di
miglioramento) che monitora l’offerta formativa e stabilisce gli obiettivi di crescita.
Nel DPCM 7 GIUGNO 1995 venne precisato che fra i documenti di cui la scuola si doveva
dotare vi fosse anche il PEI (PROGETTO EDUCATIVO D’ISTITUTO) il quale conteneva le
scelte educative e organizzative delle risorse e costituiva un impegno per l’intera comunità
scolastica.
Come si elabora il PTOF? ​Tutte le scuole devono predisporre entro il mese di ottobre
dell’anno scolastico precedente al triennio formativo il PTOF. Esso è elaborato dal Collegio
docenti sulla base delle scelte di gestione e amministrazione definiti dal DS che a tal fine
tiene conto delle proposte formulate da associazioni di genitori e per le scuole secondarie
dagli studenti. ​Da chi viene approvato? ​Viene approvato dal Consiglio di Circolo e d'istituto
ed è pubblicato sul sito della scuola.
Quali sono gli ambiti di intervento del PTOF? ​riguardano:
- predisposizione del curricolo verticale, linguistico, matematica ecc.
- progettazione di attività didattiche curricolari ed extracurricolari;
- individuazione del fabbisogno dei posti comuni e di sostegno dell'organico
dell'autonomia dei posti di potenziamento dell’offerta formativa e dei posti del
personale ATA;
- promozione di iniziative;
- pianificazione di attività;
- attuazione dei principi di pari opportunità
Le iniziative da incrementare con l’offerta formativa devono anche scaturire dalle risultanze
al Rapporto di autovalutazione RAV di cui al DPR 80/2013 e dal relativo Piano di
Miglioramento che è allegato al PTOF.
Come si struttura il PTOF? ​Si articola in 4 parti:
1) le fonti in cui si descrive la situazione dell’istituto, l’esperienza passata e le
prospettive di sviluppo;
2) le offerte e i programmi, ossia la parte centrale del PTOF;
3) il regolamento con il quale si disciplinano i diritti e doveri di docenti e alunni;
4) valutazione nella quale vengono indicati metodi, modalità di verifica e valutazione.
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Come si attuano modifiche al PTOF? ​se durante l’anno emergono criticità si possono
apportare modifiche al documento entro il 30 ottobre, ogni anno.
Quali sono gli obiettivi formativi del PTOF? ​gli obiettivi sono individuati dalla L. 107/2015:
pag. 78
Con Nota 11-12-2015 n 2805 il MIUR ha fornito indicazioni operative e orientamenti per la
redazione del PTOF sempre nel rispetto dell’autonomia delle scuole, affinché lo stesso sia
coerente con il procedimento di valutazione. Il PTOF deve essere coerente con
l’autovaliutazione RAV. Con la Nota 16-10-2018 n. 17832 il MIUR ha indicato la procedura
de seguire per rinnovare il PTOF al termine del primo triennio di vigenza e a valere per il
triennio 2019-2022. A tal fine è stata predisposta un’apposita area applicativa SIDI, la
piattaforma PTOF per le istituzioni scolastiche che possono modificare il modello.
Nel PTOF le scuole determinano il ​curricolo obbligatorio ​per i propri alunni (art. 8 DPR
275/1999). Il curricolo è il percorso educativo didattico che la scuola, all’interno del suo
PTOF, progetta e segue per garantire il successo formativo degli alunni. Il curricolo è
elaborato dal Collegio docenti, in sinergia con le famiglie e le componenti civili e sociali el
territorio. Il curricolo può essere costruito in:
1) verticale, ossia per vedere come si articola il percorso per raggiungere le mete che
l’istituto propone ai suoi alunni;
2) orizzontale tra le varie discipline per evitare la frammentazione dei saperi.
La scelta del curricolo è a discrezione della scuola, è dunque il piano di studi della singola
scuola che deve essere elaborato nel rispetto del monte-ore stabilito a livello nazionale. In
ogni curricolo c’è una quota obbligatoria di attività e discipline stabilite a livello nazionale e
una quota definita autonomamente da ogni istituto come ampliamento dell’offerta formativa.
Ogni scuola predispone il curricolo rispettando le finalità, i traguardi per lo sviluppo delle
competenze e gli obiettivi posti dalle indicazioni nazionali. Il curricolo si articola attraverso:
- campi di esperienza nella scuola dell’infanzia;
- discipline nella scuola di I ciclo;
- individuazione dei traguardi per lo sviluppo delle competenze;
- obiettivi di apprendimento.
Una volta definito il curricolo si avvia l’attività di PROGRAMMAZIONE DELLA SCUOLA che
si esplica in 3 momenti fondamentali:
1) programmazione di istituto che è elaborata dal Consiglio di istituto;
2) programmazione educativa elaborata dal Collegio docenti che si riferisce agli obiettivi
che riguardano lo sviluppo della personalità: area sociale, cognitiva, motoria,
affettiva;
3) programmazione didattica:elaborata e approvata dal Consiglio di intersezione,
interclasse, classe che delinea il percorso formativo della classe e del singolo alunno,
adeguando ad essi gli interventi operativi.
Il lavoro del Consiglio di istituto o del Collegio docenti è preposto a quello del Consiglio di
classe al quale compete un’analisi più realistica della situazione di partenza degli alunni. La
prima azione da compiere è la verifica dei prerequisiti e delle abilità, dopodiché occorre
individuare interventi didattici mirati. La programmazione didattica dunque consiste in una
serie di operazioni compiute dagli insegnanti per organizzare il proprio lavoro didattico in un
tempo definito , traduce così gli obiettivi educativi in attività da compiere in classe per
raggiungere traguardi prefissati.
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PIANO ANNUALE DELLE ATTIVITÀ DEI DOCENTI→ ​trova il suo fondamento nelle scelte
operate nel Piano dell’offerta formativa (art. 28 co 4, CCNL 2006-2009) e viene formulato a
inizio anno scolastico dal DS. Esso formalizza gli obblighi di lavoro dei docenti
complementari e le funzionali alle attività di insegnamento. E’ deliberato dal Collegio docenti.
Il PTOF si inserisce nella MACROPROGETTAZIONE (o progettazione di massima) che è il
primo livello di progettazione e che si pone a monte della microprogettazione, cioè della
progettazione di dettaglio. La progettazione/programmazione si esplica nella elaborazione di
tutti i documenti necessari che formalizzano e pubblicizzano le strategie didattiche. La
programmazione è un obbligo di legge nel nostro sistema scolastico ed è la più alta
espressione dell’autonomia didattica delle scuole. La macro progettazione è a monte della
microprogettazione in cui rientrano la programmazione annuale ma anche la singola lezione.
I docenti elaborano la programmazione didattica individualmente per le discipline che
insegnano, e collegialmente nell’ambito dei Collegi docenti e dei Consigli di classe.
I principali riferimenti della microprogettazione sono:
-PTOF;
-indicazioni nazionali e Linee guida:
peculiarità culturali del territorio di riferimento ed esigenze formative della comunità in cui si
opera;
caratteristiche socio-culturali e cognitive degli studenti.
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CONTINUITà EDUCATIVA E ORIENTAMENTO
La continuità didattica mira alla conoscenza dell’alunno e in questo modo il percorso
formativo viene visto in una logica di sviluppo progressivo. La continuità ha come oggetto il
bambino che apprende, considerato nelle sue complessità e unicità, valorizzando lo sviluppo
progressivo secondo potenzialità umane, culturali e sociali. La continuità è VERTICALE E
ORIZZONTALE.
● CONTINUITà VERTICALE: ​è finalizzata al raccordo tra diversi ordini di scuola e tra
classi dello stesso istituto. L’obiettivo è costruire un percorso unitario che eviti
frammentazioni. Si sviluppa in tre ordini: INFANZIA, PRIMARIA E SECONDARIA DI
PRIMO GRADO. Nel passaggio agli istituti superiori la continuità verticale si traduce
in attività di orientamento.
La ‘prima scuola’ si configura come scuola della ​simbolizzazione;
l’elementare-primaria procede verso sistemi simbolico-culturali, giungendo ​dal
predisciplinare alle discipline; ​la scuola media-secondaria di I grado è la ​scuola
disciplinare ​per eccellenza. In questa logica il sistema scuola si caratterizza come
un insieme di esperienze che favoriscono la formazione armonica della persona
attraverso l’alfabetizzazione culturale. Continuità vuol dire:
- successione non traumatica di esperienze diverse;
- creare le condizioni operative educative per un positivo sviluppo della
persona nella conoscenza e nella formazione.
La riforma 0-6 DLGS 65/2017 ​è tesa a favorire coerenza educativa tra nido e scuola
dell’infanzia valorizzando anche il ruolo delle sezioni primavera che sa sperimentali
diventano realtà ordinarie.
CONTINUITà ORIZZONTALE: ​fa leva sulla comunicazione e scambio tra le diverse
agenzie educative coinvolte nel processo formativo: scuola, istituzioni, famiglia,
territorio. Sul piano educativo i fini della didattica sono:
- prevenire la dispersione scolastica
- garantire un percorso formativo coerente ed organico
- consolidare un’attitudine degli insegnanti alla continuità
Continuità vuol dire creare le condizioni educative perché lo sviluppo della personalità
dell’alunno possa avvenire in modo armonico senza richieste eccessive o inadeguate
(adultocentrismo) o fissità (puerocentrismo).
Come si realizza? ​attraverso la costruzione di rapporti tra scuola, famiglia ed enti territoriali
e istituzioni come musei, biblioteche ecc. La continuità orizzontale riguarda 3 fattori:
1. stili relazionali (analisi da parte dell’educatore della relazione tra bambino e figura
parentale);
2. spazio e materiali (è fondamentale che il bambino si senta a suo agio nello spazio
scolastico, infatti può anche portare un oggetto al quale si sente legato);
3. gestione della routine ( è importante che l’insegnante conosca la routine di ogni
bambino, ad esempio a che ora mangia o a che ora va a dormire).
Tra scuola e famiglia deve esserci un ​patto educativo.
●
GLI ISTITUTI COMPRENSIVI→ ​dal 2011-2012 la L. 111/2011 (art 19 co 4) ha imposto che
le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di I grado devono essere
OBBLIGATORIAMENTE AGGREGATE in istituti comprensivi. Ciò ha creato le condizioni per
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l’affermazione di una scuola unitaria di base che prende in carico bambino di 3 anni per
guidare fino al termine per primo ciclo d’istruzione. Negli istituti comprensivi è prevista anche
l’unitarietà degli organi collegiali dei 3 ordini di scuola: unico consiglio d’istituto e un unico
collegio dei docenti articolato in sezioni. Il ​decreto 65/2017 che ha istituito il Sistema
integrato 0-6 ann​i ha inoltre disposto la costituzione di POLI DELL’INFANZIA anche presso
direzioni didattiche o istituti comprensivi del sistema nazionale di istruzione e formazione
(art.3).
ORIENTAMENTO → ​nel passaggio dalla scuola del primo ciclo a quella del secondo ciclo la
continuità verticale si identifica con attività di orientamento. Oggi è considerato UN DIRITTO
DI OGNI CITTADINO DI OGNI ETà intendendosi tutte le attività tese a mettere un individuo
in grado di gestire e pianificare il proprio apprendimento e le proprie esperienze di lavoro in
coerenza con i personali obiettivi di vita. L’orientamento deve essere un’attività che
accompagna ogni persona lungo l’intero arco della vita, ​LIFELONG LEARNING. ​Può essere
un orientamento:
-educativo
-formativo
-informativo
-personale
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LA GOVERNANCE DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE
Nella PUBBLICA AMMINISTRAZIONE si comprendono tutte le amministrazioni dello stato.
Ai vertici vi è il MINISTERO che costituisce l’amministrazione centrale da cui dipendono tutti
i vari uffici, dipartimenti ed enti pubblici che sono organi delle amministrazioni statali che
hanno competenza territoriale limitata e costituiscono l’amministrazione periferica dello
Stato.
➢ MIUR (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca)= ​ente di governo
centrale. Fu istituto per la prima volta nel 1847 da CARLO ALBERTO e nel tempo
ha ricevuto varie denominazioni. Sotto il fascismo divenne MINISTERO
DELL’EDUCAZIONE NAZIONALE e con il RIORDINO DEI MINISTERI del 1999
(Dlgs 300/1999) divenne Ministero dell'istruzione, dell’Università e della Ricerca. Il
MIUR è suddiviso in dipartimenti ed aree che a loro volta sono suddivisi in direzioni
generali:
- Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione;
- dipartimento per la formazione superiore e per la ricerca;
- dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane,
finanziarie e strumentali.
In ogni Dipartimento i capi svolgono compiti di: coordinamento, direzione e controllo degli
uffici. Gli USR dipendono dai capi Dipartimento in relazione alle specifiche materie da
trattare.
Per lo svolgimento delle proprie funzioni di indirizzo politico-amministrativo il Ministeri si
avvale degli UFFICI DI DIRETTA COLLABORAZIONE (UFFICI DI STAFF) come: l’ufficio di
gabinetto, la segreteria del Ministero ecc.
QUALI SONO LE COMPETENZE DEL MINISTRO? ​il TU istruzione (Dlgs 279/1994)
stabilisce all’art. 605 che il Ministero ha il fondamentale compito di promuovere l’istruzione
sociale e pubblica e di sovrintendere all’andamento dell’intera sistema scolastico. Il Ministro
è l’organo di direzione politica del Ministero. Deve occuparsi della:
● definizione degli obiettivi;
● individuazione delle risorse umane/materiali/economico-finanziarie;
● definizione dei criteri e parametri per l'organizzazione della rete scolastica;
● valutazione del sistema scolastico;
● assegnazione delle risorse finanziarie dello Stato al personale e alle istituzioni
scolastiche;
● funzione relative ai conservatori di musica, alle Accademie delle belle Arti ecc.
Si riuniscono in ​CONFERENZA ​i capi dei dipartimenti, i dirigenti preposti agli uffici di livello
dirigenziale generale compresi nei dipartimenti e i dirigenti titolari degli Uffici scolastici
regionali. Trattano in questa sede questioni attinenti al coordinamento delle attività dei
rispettivi uffici e formulano proposte al Ministro.
Altri organismi collegati all’amministrazione centrale sono:
● CSPI (CONSIGLIO SUPERIORE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE)​: istituito
nell’aprile 2015 è un organo collegiale di supporto tecnico scientifico composto da 36
membri (rappresentanti delle scuole, esponenti del mondo culturale ecc) il cui
compito è formulare proposte al Ministro sulle politiche da perseguire;
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●
●
OSSERVATORIO DELL’EDILIZIA SCOLASTICA​: promuove iniziative di studio,
ricerca, relativamente alla manutenzione delle scuole;
INVALSI E INDIRE​.
➢ USR (Uffici regionali scolastici)= ​a livello periferico la governance della scuola è
affidata agli USR che sostituiscono i precedenti Provveditorati agli studi. Il MIUR è
articolato a livello periferico in Uffici Scolastici regionali in ciascun capoluogo di
regione, sono in tutto 18 perchè mancano in Valle d’Aosta e Alto Adige che hanno un
bacino di popolazione studentesca più basso. L’USR si configura alla stregua di un
ministero regionale con poteri autonomi e vigila:
● sul rispetto delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali
delle prestazioni;
● sull’attuazione degli ordinamenti scolastici;
● sui livelli di efficacia dell’azione formativa e vigila anche su scuola
statali e paritarie.
In ciascun ufficio operano due organi collegiali:
1. a composizione mista;
2. il consiglio regionale dell'istruzione.
Ogni URS è a sua volta organizzato in ​Uffici scolastici provinciali (USP) che operano a
livello provinciale in supporto alle scuole.
La Riforma della Buona scuola L. 107/2015 definisce la composizione dell’organico e
individua anche il ​meccanismo per la sua ripartizione fra Regioni, ambiti territoriali e tra
singole istituzioni scolastiche. Il comma 66 dispone che i ruoli del personale docente sono
regionali, articolati in ambiti territoriali, suddivisi in sezioni separate per ogni grado
d’istruzione, classi di concorso, tipologie di posti. L’ampiezza degli ambiti territoriali è
INFERIORE ALLA PROVINCIA O ALLA CITTà METROPOLITANA, avendo considerazione
della popolazione scolastica, della prossimità delle scuole e delle caratteristiche del
territorio. In base alle indicazioni del Ministero (Nota 726/2016) gli ambiti:
- devono avere una dimensione sub provinciale e non comprendere scuole di province
diverse;
- comprendere scuole sia del primo che del secondo ciclo in modo da garantire ampia
offerta formativa;
- non possono prevedere una popolazione scolastica superiore a 40 mila alunni né
inferiore a 22 mila alunni. Per le aree metropolitane si potrà arrivare a 70mila.
Abbiamo detto che lo Stato è l’ente pubblico per eccellenza e ha competenza su tutto il
territorio nazionale, invece molti sono gli ​ENTI TERRITORIALI ​che operano nell’ambito di un
territorio circoscritto per proseguire fini istituzionali pertinenti a tale territorio. Tra questi vi
sono, secondo l’articolo 114 della Costituzione:
-Regioni→ ​l’art. 117 Cost. attribuisce ad esse in materia di istruzione la potestà legislativa
esclusiva dello Stato in tema di norme generali. Inoltre la competenza legislativa esclusiva
sul sistema di istruzione e formazione professionale. I livelli essenziali di prestazione che le
Regioni devono garantire comprendono il rispetto degli standard formativi minimi. In materia
di istruzione scolastica poi Stato e Regioni hanno su alcune materie competenza legislativa
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concorrente. E’ stato demandato alle Regioni il compito di determinare il calendario
scolastico e programmare l’offerta formativa integrata tra istruzione e formazione
professionale.
-Province→ ​in materia di istruzione hanno competenze solo in materia di scuole
secondarie: istituzione, fusione, soppressione delle scuole, fornitura di edifici, arredi e
strumenti per le scuole secondarie superiori, cura delle rete dei trasporti scolastici, supporto
organizzativo per alunni con disabilità, ecc.
-Comuni→​la principale competenza dei comuni in materia di istruzione riguardano
l'educazione degli adulti, l’orientamento scolastico professionale, il supporto alle strategia di
continuità verticale e orizzontale, attuazione delle pari opportunità di istruzione, prevenzione
della dispersione scolastica, servizio mensa, fornitura di arredi e attrezzature per le scuole
dell'infanzia e del I ciclo.
-Città metropolitane.
➢ Organi collegiali e DS= ​è demandato a loro il governo dei singoli istituti. Come
sancito dall’art. 3 del TU 297/1994, l’istituzione in ambito scolastico degli organi
collegiali risponde all’intento di favorire la gestione sociale, di non relegare in uno
sterile isolamento l’istituzione scolastica e coloro che in essa vi operano.
Con la legge 477/1973 si sovvertì l’assetto piramidale originariamente strutturato in
Ministero a livello nazionale, provveditorati agli studi a livello provinciale e presi a
livello scolastico, in cui genitori e studenti non avevano alcun ruolo istituzionale.
Furono così istituiti il CONSIGLIO NAZIONALE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
(CNPI) destinata ad affiancare il Ministro; il CONSIGLIO SCOLASTICO
PROVINCIALE (CSP) che affianca il provveditorato agli studi - il consiglio di circolo o
d'istituto che si affiancava in ogni scuola al direttore didattico o preside.
Successivamente il DLGS 297/1994 suddivise il territorio regionale in comprensori,
detti DISTRETTI SCOLASTICI (con estensione non superiore a quella provinciale)
nell’ambito dei quali doveva essere assicurata la compresenza di ogni ordine e grado
di scuola (escluse università, conservatori di musica e Accademia delle belle arti).
Organo di governo del distretto scolastico era il CONSIGLIO SCOLASTICO
DISTRETTUALE.
Qualche anno dopo in attuazione alla delega di cui alla legge 59/199/ venne emanato
il DLGS 30 GIUGNO 1999 N 233 per la RIFORMA DEGLI ORGANI COLLEGIALI
TERRITORIALI DELLA SCUOLA che rinnovò l’articolazione territoriale, prevedendo
che la rappresentanza e la partecipazione della vita scolastica avvenisse oltre che a
livello di singola istituzione anche a livello centrale, regionale e locale.
La base della struttura partecipativa della scuola prima disegnata dal DPR 416/1974
poi fatta propria dal TU istruzione (DLGS 297/1994) è rappresentata dagli ​ORGANI
COLLEGIALI CHE OPERANO A LIVELLO DI CIRCOLO E D'ISTITUTO.
A norma degli artt. 5 e ss. del TU essi sono:
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-
CONSIGLIO DI INTERSEZIONE NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA:
composto dagli insegnanti delle sezioni dello stesso plesso e dai docenti di
sostegno e da un rappresentante eletto dai genitori. E’ presieduto dal DS.
-
CONSIGLIO DI INTERCLASSE NELLA SCUOLA PRIMARIA: ​composto dai
docenti dei gruppi classe parallele o dallo stesso ciclo o dello stesso plesso;
un rappresentante eletto dai genitori per ciascuna delle classi interessate e i
docenti di sostegno. E’ presieduto dal DS.
-
CONSIGLIO DI CLASSE NEGLI ISTITUTI DI ISTRUZIONE SECONDARIA:
composto dai docenti di ogni singola classe (compresi quelli di sostegno) e si
occupa dell'andamento generale della classe. E’ presieduto dal DS.. Le
competenze riguardanti valutazione periodica e finale degli alunni spettano al
Consiglio senza la presenza dei genitori e degli alunni. Sono organi a
composizione differenziata in relazione alle varie attribuzioni conferite dalla
legge. Altre competenze: deliberazione accoglimento domande di alunni che
chiedono di trasferirsi all'istituto nel corso dell’anno, nella scuola secondaria
invece può disporre sanzioni disciplinari agli studenti con una sospensione
non superiore a 15 giorni.
-
COLLEGIO DEI DOCENTI: ​i consigli sopra elencati devono formulare al
Collegio Docenti proposte in ordine all’azione educativa e didattica e iniziative
di sperimentazione e di agevolare ed estendere i rapporti reciproci tra docenti,
genitori e alunni. Il Collegio dei Docenti (art. 7 DPR 297/1994) è un organo
collegiale composto esclusivamente dal personale insegnante. La sua
formazione è automatica. Ne fanno parte anche gli insegnanti di sostegno che
assumono la contitolarità delle classi del circolo o istituto. E’ presieduto dal
DS: il suo voto prevale in caso di parità a una deliberazione. Il Collegio si
insedia all'inizio di ogni anno scolastico e si riunisce ogni qualvolta il DS ne
ravvisi la necessità, o quando ⅓ dei componenti e faccia richiesta, almeno
una volta ogni trimestre o quadrimestre. Le riunioni hanno luogo durante
l’orario di servizio in ore non coincidenti con le lezioni e compatibilmente con
gli impegni di lavoro di componenti. Il Collegio esercita poteri:
POTERI DELIBERANTI: ​delibera su tutto quello che riguarda il
funzionamento didattico. La sua funzione più importante è l’elebaorazione del
PTOF (che viene poi deliberato dal Consiglio di istituto); inoltre cura
l’adozione dei libri di testo, la scelta del sussidi didattici tenendo conto del
parere espresso dal Consiglio di interclasse o classe; delibera ai fini della
valutazione degli alunni e la suddivisione dell’anno scolastico in due o tre
periodi.
POTERI DI PROPOSTA: ​nei confronti del dirigente riguardo composizione
delle classi e assegnazioni di esse ai docenti; formulazione orario scolastico e
attività didattiche.
POTERI PROPULSIVI: ​promuove iniziative di aggiornamento docenti e
programma e attua iniziative per il sostegno di alunni disabili.
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POTERI DI VALUTAZIONE: ​valuta periodicamente l’andamento complessivo
dell’azione didattica proponendo se necessario misure per il miglioramento
dell'attività scolastica.
POTERI DI INDAGINE: ​esamina eventuali casi di scarso profitto o
comportamento irregolare degli alunni.
POTERI CONSULTIVI: ​formula pareri al DS in ordine alla sospensione dal
servizio e alla sospensione cautelare del personale docente.
Dunque, al Collegio Docenti, spettano poteri in ambito TECNICO-DIDATTICO, rimanendo
comunque sottordinato al Consiglio d’istituto.
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CONSIGLIO DI CIRCOLO O D'ISTITUTO E GIUNTA ESECUTIVA: ​ai sensi
dell’art. 10 del TU istruzione Il consiglio di Circolo (scuola primaria) e di
istruzione (secondaria) è affidato il governo economico finanziario della
scuola. E’ composto da: 14 membri negli istituti con popolazione scolastica
fino a 500 alunni e 19 membri superiore a 500 alunni. Fanno parte di esso i
rappresentanti del personale docenti e del personale non docenti, i
rappresentanti dei genitori degli alunni e i rappresentanti degli studenti nella
scuola secondaria e il DS. Il consiglio è presieduto da uno dei suoi membri
eletto tra i rappresentanti dei genitori degli alunni; la funzione di segretario è
affidata dal presidente a un membri del Consiglio stesso. L’organo dura in
carica 3 anni scolastici e i rappresentanti degli studenti vengono eletti anno
per anno. Delibera sull’organizzazione e la programmazione della vita e
dell’attività della scuola. Svolge un ruolo fondamentale nell'individuazione
degli obiettivi che la scuola si propone di raggiungere. Inoltre:
approva il PTOF
approva il bilancio preventivo e il conto consuntivo
adotta il Regolamento di Istituto
adotta il calendario scolastico
determina i criteri per la programmazione o l’attuazione della attività
para-extra e interscolastiche
promuove contatti con altre scuola
adotta iniziative dirette all’educazione della salute e prevenzione e
tossicodipendenze.
Per quanto riguarda l’attività consultiva esprime pareri circa l’andamento
generale didattico e amministrativo del circolo o istituto. Si riunisce in orario
non coincidente con quello delle lezioni o compatibile con gli impegni lavoro
dei suoi componenti.
I consigli di circolo o istituto eleggono al proprio interno la ​GIUNTA
ESECUTIVA ​della quale fanno parte DS e DSGA, un docente, non docente,
due genitori ma 1 genitore e 1 studente nell'istituto di istruzione secondaria e
artistica. La giunta resta in carica 3 anni.
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Il documento emanato dal Consiglio di istituto è il ​REGOLAMENTO DI
ISTITUTO ​che disciplina le attività quotidiane della scuola, art. 10 DLGS
297/1994. Il Regolamento comprende norme riguardanti: vigilanza sugli
alunni, comportamento degli alunni, ritardi, uscite, assenze e giustificazioni,
uso degli spazi comuni, laboratori, mensa, viaggi di istruzione ecc.
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COMITATO PER LA VALUTAZIONE DEL SERVIZIO DEI DOCENTI: ​la L.
107/2015 comma 129, ha sostituito interamente l’art. 11 DLGS 297/1994 in
merito al COMITATO PER LA VALUTAZIONE DEI DOCENTI. E’ composto
da 3 docenti (2 scelti dal Collegio docenti e 1 dal consiglio di istituto); 2
rappresentanti dei genitori (nell’infanzia e primo ciclo), 1 studenti 1 genitori
(nel secondo ciclo) scelti dal Consiglio di istituto; 1 componente esterno scelto
dall’USR. Il comitato è poi chiamato ad esprimere il proprio parere sul
superamento del periodo di formazione e di prova del personale docente ed
educativo. .
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ASSEMBLEE STUDENTESCHE E DEI GENITORI: art. 12 TU. ​sono proprie
della scuola secondaria superiore. Le assemblee dei genitori possono essere
di classe o istituto e vi partecipano: a quelle di classe 1 genitore e anche a
quelle di istituto. Nell’infanzia invece ci sono le assemblee di sezione. Le
assemblee possono svolgersi entro o fuori i locali del circolo o istituto.
L’assemblea è convocata su richiesta dei genitori eletti nei consigli di
intersezione, interclasse o classe ed è autorizzata dal DS.
Con la RIFORMA DELLA BUONA SCUOLA assume un ruolo importante il ​DIRIGENTE
SCOLASTICO​. La legge 25 Dlgs 165/2001 (TU su pubblico impiego) dispone che il DS
assicura la gestione unitaria dell'istituzione ed è responsabile della gestione delle risorse
umane, finanziarie e strumentali, organizza l'attività scolastica ed è titolare delle relazioni
sindacali. E’ un vero e proprio datore di lavoro pubblico. Il capo di istituto è chiamato ad una
gestione imprenditoriale delle proprie funzioni, ovvero alla conduzione di una vera e propria
azienda scuola. Nello svolgimento delle sue funzioni si può avvalere di docenti da lui
individuati che possono essere delegati a compiti specifici ed è coadiuvato dal DSGA (art.
25, co 5 DLGS 165/2001). Tali collaboratori sono riferibili a due unità di personale docente
retribuibili in sede di contratto di istituto con i finanziamenti a carico del fondo per le attività
aggiuntive FIS) previste per le collaborazioni con il DS (art. 34 CCNL scuola). Il DS può
scegliere un ​COLLABORATORE VICARIO ​(il vecchio vicepreside)che possa sostituirlo in
caso di assenza o impedimenti brevi. Ciò può avvenire su diritto o delega.
Il docente che sostituisce il DS assente non ha altra competenza se non semplicemente
quella di esercitare tutto o in parte i poteri dell’organo primario impossibilitato ad agire.
Il ds può anche avvalersi di DOCENTI COLLABORATORI DA LUI INDIVIDUATI ai quali
possono essere delegati compiti specifici: è nato così lo STAFF DI DIRIGENZA O
PRESIDENZA. La L. 107/2015 al co 83 ha previsto che il DS possa individuare fino al 10%
dei docenti che lo coadiuvano in attività di supporto organizzativo didattico all'istituzione
scolastica.
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Le ​FUNZIONI STRUMENTALI ​corrispondono a quelle che una volta erano le funzioni di
obiettivo. secondo il dettato dell’art. 33 co 2 del cotratto nzionale, vengono identificate con
delibera del Collegio docenti in coerenza con il POF che contestualmente ne definisce criteri
di attribuzione numeri e destinatari. Una funzione strumentale può essere affidata a
qualunque docente ne faccia richiesta e sarà retribuita con trattamento accessorio. Chi
svolge un incarico in collaborazione con DS non può svolgere anche un ruolo di funzione
strumentale perché il compenso non è cumulabile con quello delle funzioni strumentali.
DSGA→ ​organo che supporta il nucleo operativo attraverso procedure tecniche e di analisi.
Ha alle sue dipendenze il personale ATA. La sua area di competenza si divide in:
-servizi generali: organizza il lavoro del personale non docente cioè collaboratori scolastici e
assistenti tecnici.
-servizi amministrativi: erogati dalla segreteria (didattica, contabilità ecc. )
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LA CULTURA DEL RAPPORTO SCUOLA TERRITORIO
TERRITORIO→ ​esprime unità decisionali di tipo amministrativo e giurisdizionale. Dentro alla
territorialità si rinvengono Enti di riferimento, ossia comune-provincia-regione. Il territorio è
dunque: laboratorio potenziale, luogo di partecipazione, luogo in cui si concretizzano forme
di convivenza. Oggi assistiamo all’ibridazione tra cultura locale (che attiene specificità
definite) e cultura globale ( che mira alla standardizzazione): la scuola si pone nel mezzo tra
le due.
REGIONALISIMO→ ​processo avviato negli anni 70 in cui si sono costituite le Regioni in
Italia. Fu messo allora in atto un processo di articolazione della territorialità all’interno di uno
Stato-nazione rimasto in sostanza piuttosto integro. La legge costituzionale 18 ottobre 2001
n 3 ha modificato l’art. 11 Costituzione per la materia istruzione, infatti la potestà legislativa
vde concorrere lo Stato (al quale spetta la determinazione delle norme generali, di principi
fondamentali, oltre che dei livelli essenziali per la fruizione del diritto allo studio) e le Regioni.
PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA’ → ​la prima elaborazione di sussidiarietà si deve alla
Chiesa cattolica nel contesto della sua ‘dottrina sociale’. Il principio fu enunciato
nell’Enciclica Quadragesimo anno 1931 e consisteva nell’affermazione che non si possono
togliere ai singoli per trasferirli alla comunità, attributi che essi stessi sono in grado di
acquisire di propria iniziativa e con i propri mezzi. Questo principio è basato su una visione
gerarchica della vita sociale e afferma che gli enti di ordine superiore devono aiutare e
promuovere lo sviluppo di quelli minori (come la famiglia ad esempio) che si trovano tra
singolo cittadino e Stato e che vengono definiti ‘corpi intermedi’. Se i corpi intermedi
svolgono una funzione sociale lo Stato deve sostenere anche finanziariamente. E’ nella
seconda metà degli anni 80 che il concetto giuridico di sussidiarietà fa il suo ingresso
nell’UE, cos’ come ridisegnata nel Trattato di Maastricht. L’UE (livello sovranazionale) - Stato
membro (livello nazionale). In questo livello l’​ente sovraordinato svolge una funzione
‘sussidiaria’ rispetto a quello più vicino al cittadino. ​Nel nostro ordinamento è stato
favorito dal fatto che la nostra Costituzione già riconosceva alle regioni funzioni
amministrative e potestà legislativa in alcune specifiche materie ed era perciò pronta ad
accogliere il principio di sussidiarietà nella modifica del TITOLO V DELLA COSTITUZIONE
ad opera della LEGGE N 3 DEL 2001.
Di sussidiarietà si cominciò a parlare con la LEGGE BASSANINI (LEGGE 59 DEL 1997)
quando il Parlamento si proponeva di realizzare la massima espressione possibile di
regionalismo avanzato a Costituzione invariata. Ci fu allora la stesura dell’art. 118 della
Costituzione: Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l'esercizio
unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei princìpi di sussidiarietà,
differenziazione ed adeguatezza.
I Comuni, le Province e le Città metropolitane sono titolari di funzioni amministrative proprie e di quelle conferite
con legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze.
La legge statale disciplina forme di coordinamento fra Stato e Regioni nelle materie di cui alle lettere b) e h) del
secondo comma dell'articolo 117, e disciplina inoltre forme di intesa e coordinamento nella materia della tutela
dei beni culturali Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei
cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di
sussidiarietà.
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Il principio di sussidiarietà dunque colloca l’attuazione delle funzioni amministrative al livello
di governo più vicino ai cittadini, tenendo conto delle effettive dimensioni e potenzialità degli
enti locali. L’arte 118 attualizza il processo che va ad incrociarsi con l’affermazione di uno
STATO FUNZIONE IN GRADO DI SOSTITUIRSI ALLO STATO PERSONA. L’autonomia
funzionale riconosciuta alle istituzioni scolastiche si inserisce nel nuovo disegno del sistema
dell’istruzione evidenziando la relazione funzionale tra i diversi soggetti: Ministero - USR,
istituzioni scolastiche (nell’art. 3 del DPR 309/ 2003 in più punti si trova la locuzione
‘raccordo funzionale’ per indicare i rapporti tra i capi dei dipartimenti e gli USR) si tratta
dunque di coordinamento.
Quali sono gli obiettivi della sussidiarietà?
1) apertura:​la scuola deve spiegare in che modo agisce e in che cosa consistono le
decisioni che adotta con un linguaggio accessibile.
2) partecipazione: ​l'interesse dei cittadini va sollecitato attraverso forme collaborative e
partecipative.
3) responsabilità: ​che deve essere amministrativa e professionale.
4) efficacia: ​delle politiche scolastiche.
5) coerenza: ​riguardo le politiche dei vari soggetti.
Nel sistema scolastico la sussidiarietà:
- orizzontale: nell'istruzione è stata consolidata con la ​Legge 62 del 200 ossia la
LEGGE SULLA PARITÀ’ SCOLASTICA​. Si applica attraverso una libera scelta delle
famiglie che valutano il livello di offerta formativa da parte della scuola pubblica o
privata ed esercito il suo diritto di scelta;
- verticale: si riconosce su 4 livelli, cioè nazionale, regionale, territoriale, singola
scuola.
PRINCIPALI FORME DI COLLABORAZIONE INTERISTITUZIONALE
PARTENARIATI EDUCATIVI → ​le istituzioni scolastiche operano per la realizzazione di
patti formativi educativi sul territorio, attraverso i partenariati locali, cioè partenariati
istituzionali tra soggetti istituzionali che si fanno portatori delle istanze locali o misti (come le
associazioni). L’integrazione tra scuola e le istanze presenti sul territorio trova riferimento
normativo nell’art.8 del Regolamento sull’autonomia scolastica (DPR 275/1999).
L’integrazione tra scuola e territorio è poi esplicitamente richiamata all’art 9 del DPR
275/1999:
​1. Le istituzioni scolastiche, singolarmente, collegate in rete o tra loro consorziate,
realizzano ampliamenti dell'offerta formativa, consistenti in ogni iniziativa coerente
con le proprie finalità, in favore dei propri alunni, della popolazione giovanile e degli
adulti.
2. I curricoli determinati a norma dell'articolo 8 possono essere arricchiti con
discipline e attività facoltative, che le istituzioni scolastiche programmano anche sulla
base di accordi con le Regioni e gli Enti locali, per la realizzazione di percorsi
formativi integrati.
3. Le istituzioni scolastiche possono promuovere e aderire a convenzioni o accordi
stipulati a livello nazionale, regionale o locale, anche per la realizzazione di specifici
progetti.
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4. Le iniziative in favore degli adulti possono realizzarsi, sulla base di specifica
progettazione, anche mediante il ricorso a metodi e strumenti di autoformazione e a
percorsi formativi personalizzati. Per l'ammissione ai corsi e per la valutazione finale
possono essere fatti valere crediti formativi maturati anche nel mondo del lavoro,
debitamente documentati, e accertate esperienze di autoformazione.Le istituzioni
scolastiche valutano tali crediti ai fini della personalizzazione dei percorsi didattici,
che può implicare una loro variazione e riduzione.
5. Nell'ambito delle attività in favore degli adulti possono essere promosse specifiche
iniziative di informazione e formazione destinate ai genitori degli alunni.
I protocolli d’intesa, le convenzioni, gli accordi, i consorzi di scuole sono gli strumenti
più utilizzati nella creazione delle reti di scuole.
Le varie forme di partenariato educativo prevedono la partecipazione di diversi componenti
tra le quali: enti locali, Camere di Commercio, organismi di partecipazione decentrata sul
territorio, associazioni culturali, musei ecc. Il risultato è un progetto educativo.
L’​ART. 7 DPR 275/1999 ​prevede la possibilità di effettuare ‘accordi’ tra scuole che reputano
di poter condividere percorsi di diverso genere, in base ad affinità strutturali o per finalità
condivise al fine di migliorare il servizio erogato all’utenza. Si possono quindi creare RETI DI
LIBERO SCAMBIO; RETI LOCALI DI SCUOLE; RETI DI SERVIZI; RETI NAZIONALI E DI
PROGETTI. Nelle istituzioni scolastiche tra gli organi coinvolti nella stipulazione delle reti vi è
in primo luogo il Collegio dei docenti che predispone il progetto da realizzare e che richiede
la collaborazione con altre scuole. Il confronto con il DS è indispensabile. Da lui proviene la
proposta alle altre istituzioni scolastiche alla realizzazione della RETE DI SCOPO definita
dal punto di vista didattica dopo aver messo a punto uno studio di fattibilità. L’accordo viene
poi deliberato dal Consiglio di circolo o istituto. Con l’avvento della BUONA SCUOLA
(LEGGE 107/2015) si sono costituite delle reti di scuole in proporzione all’ambito territoriale
di riferimento, le RETI DI AMBITO, all’interno delle quali è possibile individuare una
scuola-capofila e diverse scuole-polo. Si pensi alle scuole-polo per la formazione o
l’inclusione.
➔ PIANO EDUCATIVO TERRITORIALE. ​Una concreta espressione di collaborazione
tra diversi soggetti istituzionali presenti sul territorio è il ​PIANO EDUCATIVO
TERRITORIALE ​ossia un contratto formativo sottoscritto scuola / famiglie /territorio
(enti locali, ASL, agenzie, associazioni) sulla base di reciproci impegni. Interlocutore
privilegiato è la famiglia. E’ un documento che attesta l’identità progettuale del
territorio costituisce l'applicazione pratica e l'esigenza di integrazione dell’offerta
formativa delle istituzioni scolastiche con le risorse presenti sul territorio.
➔ PATTO EDUCATIVO DI COORESPONSABILITA’. ​Nasce in un provvedimento
quale il DPR 35/2007 di modifica dello Statuto degli studenti della scuola secondaria
che era destinato ad inasprire le misure sanzionatorie previste per gli allievi autori di
illeciti, da cui il nome e che richiama le famiglie all’assunzione delle proprie
responsabilità nell'educazione dei propri figli. E’ una sorta di contratto tra la comunità
scuola e le famiglie da firmare all’atto di iscrizione in maniera da definire la misura
della condivisione della responsabilità. Si articola in una precisa enunciazione dei
doveri da rispettare sia parte degli insegnanti che delle famiglie e degli studenti.
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➔ CONTRATTO FORMATIVO. ​Ha lo scopo di codificare il reciproco impegno che
docenti e discenti assumono a fronte delle finalità e degli obiettivi che si debbono
perseguire e realizzare in un percorso formativo. Il DS e docenti dichiarano ed
esplicitano l’offerta formativa delle famiglie e gli allievi riconoscono il Curricolo
d'istituto ed esprimono il loro parere e collaborano alla sua realizzazione.
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